Azure Harmony

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    Il viaggio non era stato molto lungo, né eccessivamente faticoso: una volta condotti i due compagni sulla strada maestra, il Capo-Ranger aveva richiesto e ottenuto un passaggio verso Istvàn da uno dei tanti carretti di contadini diretti alla Capitale... così, Isha aveva potuto smettere di tentare la fortuna con una ferita che minacciava di riaprirsi ad ogni movimento, e Zephyrus era stato indebitamente abbracciato da una bella bambina di otto anni che non aveva mancato di ripetergli quanto lo trovasse incredibilmente “Cariiiino! ♥”

    Un'intensa ora più tardi, il trio aveva raggiunto le porte di Lordaeron -il Maniero della Dama Azzurra-, dove i soldati di guardia si erano fatti rispettosamente da parte per lasciar passare l'elfa incappucciata, e uno di loro si offrì di portare in braccio l'Eldar ferita per risparmiarle l'ultima camminata; il resto fu una processione di pochi minuti dietro al paggio che li avrebbe annunciati all'Alfiere: un tragitto breve, che sarebbe terminato dopo quell'ultimo corridoio fiancheggiato da armature, nella Sala delle Udienze.

     
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    Erano stati fortunati, sulla via che li avrebbe portati dalla Veggente di quei luoghi avevano incontrato un carretto con una famiglia diretto alla capitale, i conducenti erano stati tanto gentili da permettere loro di salire.
    Almeno la sua ferita non era peggiorata e doveva ammettere che aveva trovato divertente vedere il povero Lancaster venir stritolato da una bambina che pensava di aver trovato un nuovo amichetto del cuore, era quelle le scene che mancavano al suo popolo da ormai troppo tempo, in fondo gli Eldar erano stati in guerra letteralmente fin da quando erano stati creati dagli Antichi.
    Prima i Necron, poi il Chaos, i loro oscuri cugini che di quanto in quanto razziavano gli arcamondi, minacce aliene e l’impero dell’Uomo, gli Eldar non avevano mai conosciuto la pace.

    Comunque fosse per la stanchezza riuscì persino a dormire e riposare sul traballante carretto, la ferita evitò di riaprirsi grazie alla pozione che l’affascinante Sylvanas le aveva dato e tutto sommato era arrivata in condizioni quasi decenti fino al cosiddetto Maniero della Dama Azzurra.
    Le guardie si fecero rispettosamente da parte di fronte all’incedere sicuro di quella signora elfica, una però si fece avanti sfiorando Isha con il chiaro intento di prenderla in braccio per risparmiarle gli ultimi metri ma essa si spostò con un gesto rapido e inconsulto, schiaffeggiando via la mano del soldato.

    NON TOCCARMI UMANO!


    lo scatto le aveva fatto riaprire la ferita, ma non vi badò molto, continuando stoicamente a camminare dietro Sylvana, leggermente dispiaciuta per lo scatto che aveva avuto dato che comprendeva che gli umani in quel luogo non erano suoi nemici, eppure dopo una vita passata a combatterli non riusciva a farsi avvicinare tanto da farsi anche solo sfiorare.
    Provava un forte ribrezzo per tutto ciò che non era un elfo o un animale, le era stato insegnato così.
    Continuò a camminare in silenzio dietro il paggio che li guidò fino alla sala delle udienze, sguardo basso e mano a tamponare la ferita ormai riaperta.
     
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    Continuava il viaggio di Sir Zephyrus Lancaster verso la capitale d'oriente.

    Questa volta non era da solo, anzi faceva da scorta ad un'Eldar ferita e al Capo Ranger di Fanedell. Anche se a dirla tutta non avevano realmente bisogno della sua protezione.

    Il viaggio era stato tutto sommato tranquillo e sereno.
    Il Bianco Cavaliere aveva dovuto ricorrere a tutta la sua compostezza e forza di volontà per mantenere un certo decoro nonostante le attenzioni di una piccola bimba.
    Imbarazzato a dir poco, magari la candida pelliccia avrebbe nascosto il rossore non proprio degno di un soldato.

    Un'ora più tardi ecco giungere l'insolito trio alle porte del Maniero della Dama Azzurra, la dimora della più alta autorità dell'intero presidio.
    Seguendo Sylvanas superarono i soldati di guardia, che si erano rispettosamente fatti da parte, e si stavano addentrando nel Maniero.

    Presto avrebbero raggiunto la Sala delle Udienze e sarebbero stati annunciati all'Alfiere.

    Quale onore per un Cavaliere del lontano Regno di Leanfalia!

     
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    Nel varcare la soglia della Sala del Trono venite immediatamente investiti dall'aura di potere che la permea, ma non si tratta della sensazione opprimente di qualcuno che impone la sua autorità, bensì di qualcosa di più profondo e complesso... è come incontrare il confortante abbraccio di una madre al risveglio di un incubo, come venir lambiti da un'ondata di calma che dipana il silenzio nel vortice del caos... come sentir scaturire nel cuore la sicurezza che non dubita e il coraggio che non trema: un'ispirazione<i> a raggiungere le vette più alte dello spirito.

    La donna che ne è l'origine siede sullo scranno a ridosso della parete opposta a quella da cui siete entrati, ma non appena i suoi occhi blu zaffiro si posano sul vermiglio che impregna gli abiti dell'Arlecchina, la vedete alzarsi con infinita grazia in un unico movimento fluido.

    « Mia Regina... »
    esordisce l'Elfa, eseguendo un lieve inchino del capo
    « ...devo richiedere il vostro aiuto per una questione di una certa urgenza. »

    La Capo-Ranger non ha ancora finito di parlare, che la Castellana già discende i gradini che sopraelevano il suo seggio quasi fluttuasse senza peso, e mentre vi viene incontro i lunghi capelli turchini le ondeggiano morbidamente sulle spalle come se fosse una visione sospesa nell'acqua.

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    « Permettimi di aiutarti... »
    mormora la Dama Azzurra rivolta ad Isha
    « ...ed estinguerò il tuo dolore all'istante. »

    La voce dell'Alfiere è gentile e posata, e la curva che piega le sue belle labbra in un sorriso conciliante trasmette sicurezza... ma la luce dolce e calda delle iridi blu recita una preghiera: la preghiera di qualcuno che non sopporta la sofferenza e che chiede di potervi porre fine; la sua mano candida e delicata è già tesa verso la ferita, ma non la sfiorerà senza permesso. Come se i suoi occhi vedessero la diffidenza che anima il cuore dell'Eldar e non volessero violarne la volontà.

     
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    Come arrivarono nella sala del trono l’Arlecchina notò subito lo strano potere che la inondava, era qualcosa di caldo e famigliare, le ricordava la sua fanciullezza sull’Arcamondo assieme agli altri Eldar, i suoi coetanei, la chiamata del Dio Ridente giuntale in sogno e i primi anni di addestramento che, per quanto duri, erano stati tra i più felici della sua vita.
    Tutto si fondeva e confondeva in quella sensazione di pace che le si insinuava sotto la pelle fino a raggiungere i più oscuri recessi della sua anima, la fonte di quell’estasiante potere si trovava sullo scranno, evidentemente era colei che regnava su quelle terre a emanare tale magnificenza.
    Sembrava umana, ma per qualche motivo il disprezzo tipico che provava nei confronti di quella razza così ottusa, barbara, sgraziata e indelicata non si manifestò minimamente ma anzi, poteva percepire che quella donna era diversa da qualsiasi altra appartenente alla sua bifolca razza, lei era qualcosa di speciale.
    Era diamante lavorato che brillava alla luce delle stelle, spiccando tra un marasma di sassi e ciottoli grezzamente arrotondati.

    Mia Regina...
    ...devo richiedere il vostro aiuto per una questione di una certa urgenza.


    La donna si mosse con una leggiadria che nemmeno Isha si rendeva conto di possedere, lei era agile e scattante ma la loro Veggente si muoveva come se non avesse peso, era come uno spirito incorporeo.

    Permettimi di aiutarti...
    ...ed estinguerò il tuo dolore all'istante.


    La osservò, era come se capisse la sua repulsione verso le altre razze, come se riuscisse a comprendere tutto l’odio che e la rabbia, tutta la sofferenza che gli umani e con essi molte altre popolazioni avevano inferto a lei e al suo popolo.
    Però quell’odio, che la ragione aveva trasformato in disprezzo e disgusto, non comparivano in presenza di quella splendida dama, assopiti di fronte alla certezza che paragonarla al resto del suo stolto popolo fosse come paragonare uno stupido orco a uno splendido elfo.
    Improvvisamente si vergognò di aver urlato contro la guardia, più perché temeva di aver disturbato la pace di quel luogo in cui Lei abitava che non per la paura d’aver ferito i sentimenti del soldato.

    Io…mi spiace aver urlato contro il vostro guardiano…Vi prego, fate ciò che potete per la mia ferita e sarò al Vostro servizio.
    La gratitudine degli Eldar e degli Arlecchini sarà con voi.


    Non riuscì più a continuare a causa del dolore che la lacerazione provocata dal demone le causava, ma aveva detto ciò che sentiva di dover dire, al resto avrebbe pensato Cegorath.
    In fondo il suo Dio l’aveva portata fin lì perché parlasse con la Signora dell’Est, era ovvio pensare che volesse che lei lavorasse per la donna, inoltre la gratitudine degli Eldar era davvero qualcosa di famoso dalle sue parti, famoso e assai difficile da ottenere.
     
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    Varcare quella sala del trono innescò tutta una serie di lontani ricordi.
    Dalla fanciullezza passata a giocare nella Sala delle Querce con tutti i suoi fratelli alle udienze del Re, suo Padre, a cui aveva dovuto assistere in qualità di Principe di Leanfalia. Ma il momento che più si faceva strada tra le memorie era stato quando nella stessa sala si era inginocchiato dinnanzi al sovrano per il giuramento di Cavaliere. Quella era stata la prima volta che aveva avvertito la potenza e fierezza del Re a cui erano soggetti tutti coloro che erano ammessi alla Sala della Querce e non solo la benevolenza paterna.

    Quello era il lontano giorno in cui era nato il Cavaliere Bianco.

    Ed adesso varcando quella soglia venne investito da un'aura in qualche modo simile e per diversi tratti molto differente. Un'ondata di potere lo travolse, ma senza sopraffarlo per imporre il suo dominio. Era più come un abbraccio che tra le altre cose sembrava invitarlo ad avanzare.

    « Mia Regina... »

    Sylvanas si era rivolta alla donna dagli occhi azzurri seduta sullo scranno.
    Senza dubbio era lei la fonte del potere e la Signora di quella Sala e del Presidio.

    « ...devo richiedere il vostro aiuto per una questione di una certa urgenza. »

    La donna scivolò accanto ad Isha con leggerezza offrendole un aiuto per alleviare le sue sofferenze.

    Io…mi spiace aver urlato contro il vostro guardiano…Vi prego, fate ciò che potete per la mia ferita e sarò al Vostro servizio.
    La gratitudine degli Eldar e degli Arlecchini sarà con voi.

    Zephyrus si tenne in disparte e in silenzio col capo chino in segno di rispetto verso la Signora dai capelli turchini.

     
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    Nel contemplare lo sguardo premuroso di quelle iridi blu zaffiro, la fanciulla-elfo parve cadere preda di una positiva agitazione: il disprezzo, la diffidenza e l'odio che aveva proiettato attorno a sé come un'impenetrabile corazza vennero meno come ghiaccio che si sciolga sotto la calda carezza di un raggio di sole, e sebbene non potesse leggerne i pensieri ma solo intuirne lo stato d'animo, la Castellana le sorrise con dolcezza.

    Io…mi spiace aver urlato contro il vostro guardiano...
    esordì, quasi mortificata dallo scatto d'ira avuto con la guardia
    Vi prego, fate ciò che potete per la mia ferita e sarò al Vostro servizio.
    La gratitudine degli Eldar e degli Arlecchini sarà con voi.


    Nel vederla contrarre le labbra ben disegnate in una smorfia sofferente, Kalia pose gentilmente il palmo -coronato da un'aureola cerulea- sul fianco della giovane, lasciando che il suo potere arcano fluisse dentro di lei, risanandola completamente; poi, la mano si ritrasse per risalire fino alla guancia di Isha e deporvi una carezza materna.

    « Ti ringrazio per la nobiltà con cui vuoi prestarmi servigio, fanciulla immortale,
    ma non posso aprrofittare di un giuramento dettato dal bisogno – non sarebbe onesto. »

    esordì la donna, paziente e comprensiva, mentre scuoteva il capo con leggerezza
    « Ti invito a fermarti nelle mie terre come mia ospite per tutto il tempo necessario a riaverti dalle tue fatiche; finché non ti sarai ristabilita, rifletti liberamente se è tuo reale desiderio fare di questa valle la tua casa. »

    Così dicendo, l'Alfiere dai capelli turchini mosse un cenno in direzione di Sylvanas e si congedò dalla paziente, domandando permesso con un leggero inchino; mentre la Capo-Ranger si avvicinava per sostenere Isha, la Dama Azzurra si avvicinò quindi al Leprotto, e -posando la mani sulle ginocchia- si piegò in avanti per rivolgersi a lui con sul volto un'espressione tenera.

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    « Ringrazio anche voi per l'assistenza fornita, Cavaliere del Bosco... »
    lo salutò, mostrandosi cordiale e rispettosa nonostante lo sguardo già covasse affetto
    « ...posso chiedervi qual'è il vostro nome? »

     
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    Il tocco della Dama Azzurra aveva quasi del miracoloso, le sue ferite quasi mortali erano state completamente risanate da un potere mistico di cui non riusciva a comprendere completamente la natura, sebbene non ce ne fosse bisogno.
    Sentiva tuttavia di dover rispondere alla Signora dell’Est, dirle qualcosa.

    No, Veggente d’Oriente, i miei desideri sono nulla di fronte alla volontà di Cegorath, il Dio Ridente di cui sono gioiosa servitrice.
    Egli mi ha portato in queste terre perché vi rimanessi, altrimenti mi avrebbe fatto apparire in altri luoghi e anche la presenza del cavalier leprotto e della ranger Sylvanas nelle vicinanze non potevano essere casuali.
    Se me ne andassi non potrei assistere allo scherzo che mio Dio ha architettato apposta per me.



    Una lieve risata cristallina le sfuggì dalle labbra, piegate in un sorriso enigmatico e misterioso.

    Inoltre ho già trovato più di un motivo per legarmi a queste terre, non solo il mio debito di gratitudine nei Vostri confronti.



    E qui concluse con un inchino tanto profondo che quasi arrivò a toccare terra con il viso, appoggiò una mano a terra e dopo una verticale si riappoggiò sul pavimento marmoreo in piedi, senza essersi spostata di un millimetro dalla posizione iniziale.

    Come ho detto, le mie abilità sono al vostro servizio.

     
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    Dopo essersi dedicata alle cure dell'Eldar la Dama Azzura si avvicinò al Cavaliere Bianco in rispettosa attesa.

    « Ringrazio anche voi per l'assistenza fornita, Cavaliere del Bosco... »

    Il suo tono era cordiale e sincero e per un attimo gli occhi grigi del leprotto si sollevarono verso quelli azzurri di lei. Solo un istante prima che abbassasse di nuovo lo sguardo e il capo imbarazzato, sperando di non essere risultato insolente con quella reazione impulsiva.

    « ...posso chiedervi qual'è il vostro nome? »

    Già con lo sguardo fisso a terra il Cavaliere si lanciò in un inchino ancora più accentuato -sebbene non ai livelli dell'agile Eldar- prima di rispondere alla domanda.

    “Il mio nome è Sir Zephyrus Lancaster, Cavaliere del lontano Regno di Leanfalia e come tale le porgo i miei omaggi nonché quelli del mio Re, Signora.”

    Si comportò esattamente come richiedeva l'etichetta del suo Paese al cospetto di una persona di un così alto rango, nonché la buona educazione.

    “E' stato un onore accompagnare fin qui Lady Sylvanas e Lady Isha.”

     
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    No, Veggente d’Oriente, i miei desideri sono nulla
    di fronte alla volontà di Cegorath, il Dio Ridente di cui sono gioiosa servitrice.

    obiettò l'Arlecchina, mentre i suoi occhi brillavano di determinazione
    Egli mi ha portato in queste terre perché vi rimanessi, altrimenti mi avrebbe fatto apparire in altri luoghi e anche la presenza del cavalier leprotto e della ranger Sylvanas nelle vicinanze
    non potevano essere casuali.

    argomentò, con una passione che trasmetteva entusiasmo
    Se me ne andassi non potrei assistere allo scherzo che mio Dio ha architettato apposta per me.
    Inoltre ho già trovato più di un motivo per legarmi a queste terre,
    non solo il mio debito di gratitudine nei Vostri confronti.

    proseguì, dando in una risatina e uno sguardo sibillino, e chiudendo con un'acrobazia
    Come ho detto, le mie abilità sono al vostro servizio.

    « Io... non so cosa dire...
    Ringrazio te e il tuo dio per la vostra volontà di fermarvi qui... »

    ammise l'Alfiere, rivolgendo all'Eldar un dolce sorriso, quasi commosso
    « Farò in modo che tu possa avere tutto ciò di cui hai bisogno e...
    Se dovessi incontrare qualsiasi tipo di problema, vieni a parlarne con me... »


    Timidamente, il Cavaliere Bianco -davanti a cui si era soffermata- sollevò la testolina soffice per sbirciare l'espressione della Dama Azzurra, salvo riabbassarla subito dopo, in una maniera che provocò nel tenero cuore della fanciulla eterna -richiamata da quel movimento- un moto di tenerezza; poi, il Leprotto si esibì in un secondo e più profondo inchino.

    “Il mio nome è Sir Zephyrus Lancaster, Cavaliere del lontano Regno di Leanfalia
    e come tale le porgo i miei omaggi nonché quelli del mio Re, Signora.”

    si presentò educatamente il candido esserino
    “E' stato un onore accompagnare fin qui Lady Sylvanas e Lady Isha.”

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    « Allora, visto il giuramento pronunciato da Isha, vi esprimo la mia gratitudine per aver prestato soccorso a una delle mie figlie, una figlia dell'Est... »
    proferì la Castellana, chinandosi a posare un bacio sulla testolina del Cavaliere
    « Vorrei ricompensarvi e... spero accetterete -per iniziare- di essere mio ospite per il thè.
    Sapete, non sono mai stata a Leanfalia, e mi piacerebbe saperne di più: già solo il suono del suo nome mi da l'impressione che si tratti di un posto incantevole...! »

     
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    Non avete necessità di dire nulla e grazie per l’offerta, non credo tuttavia che sarà necessario venirvi a disturbare per delle sciocchezze.
    I miei problemi tendono a svanire a passo di danza.


    Allora si sarebbe spigionata in un sorriso raggiante.
    Quella donna era splendida, la sua aura di pace e tranquillità si era insinuata profondamente nell’animo dell’Eldar e forse tale calma assoluta sarebbe rimasta per qualche tempo, ma più probabilmente si sarebbe sciolta come neve al sole non appena lasciata la stanza.
    Per il momento godeva di quella sensazione.

    Ascoltò poi ciò che la Veggente aveva da dire al piccolo leprotto, Sir Lancaster pareva si chiamasse, e della sua proposta di fermarsi per il the pur tuttavia non sapendo se tale invito fosse esteso anche a lei.
    Le sarebbe piaciuto rimanere qualche altro momento in compagnia di quella regnante così pacifica, così diversa da coloro che governavano gli arcamondi con la loro soverchiante aura di austera autorità.

    Se posso, rimarrei anche io per il the…mi piacerebbe sentire di mondi stranieri, inoltre la curiosità è una delle virtù di Cegorath.


    La sua solita aria di superiorità era svanita, lasciando al suo posto una ragazzina incuriosita dalle mille cose che ancora non sapeva di quello strano posto chiamato Endlos, e di tutti gli altri posti che sembravano esistere nell’universo.
     
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    Qualcuno avrebbe potuto scorgere un tenue rossore nascosto dalla candida pelliccia del Cavaliere ancora impegnato nel rispettoso inchino.

    “Accetto volentieri il vostro invito, mia Signora.
    E sarò lieto di raccontarvi del mio mondo!”


    Solo dopo aver accettato il cordiale invito della Dama Zephyrus abbandonò il suo inchino in favore di una posizione più comoda in cui continuare la conversazione, sperando sempre che il suo atteggiamento non risultasse troppo sfrontato.

    “Leanfalia è uno tra i più grandi reami eretti dalla mia gente, nonché uno dei più antichi.
    Re Pluvium, terzo nel suo nome, è il nostro 743-esimo sovrano!”


    Parlare del suo regno, nonché del re, suo padre, lo riempiva di entusiasmo, orgoglio e nostalgia.

    “Non so davvero da dove cominciare a parlarvi delle meraviglie di Leanfalia!
    Potrei parlare per ore delle colline arcobaleno e dei boschi tra il Garon ed il Braj!”

    Aveva smesso di rivolgersi unicamente alla sovrana, adesso i suoi occhi grigi guizzavano allegri fra tutti i presenti.

     
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    Se posso, rimarrei anche io per il the…mi piacerebbe sentire di mondi stranieri, inoltre la curiosità è una delle virtù di Cegorath.

    « Ovviamente l'invito è anche per te, Isha...! »
    davanti al raggiante sorriso dell'Eldar, la Dama Azzurra annuì allegra
    « Sei appena arrivata, e di sicuro ci sono tante di quelle cose che vorrai sapere su Endlos...! »

    “Accetto volentieri il vostro invito, mia Signora. E sarò lieto di raccontarvi del mio mondo!”
    affermò entusiasta il grazioso Cavalier Coniglio, rialzandosi dall'ossequio
    “Leanfalia è uno tra i più grandi reami eretti dalla mia gente, nonché uno dei più antichi.
    Re Pluvium, terzo nel suo nome, è il nostro 743-esimo sovrano!”

    iniziò a narrare con trasporto, mentre la Dama faceva loro strada
    “Non so davvero da dove cominciare a parlarvi delle meraviglie di Leanfalia!
    Potrei parlare per ore delle colline arcobaleno e dei boschi tra il Garon ed il Braj!”


    « Non dovete preoccuparvi di questo, Sir Lancaster. »
    lo rassicurò la fanciulla, rivolgendogli un dolce sorriso
    « Il tempo non mi manca davvero... »

    Così si avviarono verso la terrazza e un piacevole pomeriggio
    tra thé profumati, porcellane eleganti e dolci fragranti.

     
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