Lo sbarco di un nuovo naufrago su Endlos.

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    La guerra era ben lungi dall’essere conclusa e questo Alanaea lo sapeva bene.
    Insieme agli altri cerusici si occupava incessantemente dei feriti che copiosi giungevano da ogni parte del fronte, con le ferite più orripilanti e mutilazioni orribili. Vi era chi chiedeva aiuto, chi conforto e chi, semplicemente, dell’affetto prima di esalare l’ultimo respiro.
    Come si era arrivati a tanto? Perché non si poteva fare altrimenti?
    Queste ed altre domande affollavano i pensieri degli uomini di pace e di altri cerusici che, nonostante tutto, seguitavano ad elargire i propri servigi sino allo sfinimento, sicuri che prima o poi il conflitto si sarebbe concluso, riportando la pace in un territorio ormai consunto dai conflitti.
    Eppure non era possibile fare alcun pronostico, né alcun oracolo su quando e come si sarebbe potuta mettere la parola fine al tutto, tanto che si giunse a sprigionare poteri terribili e dagli effetti potenzialmente mortali persino per coloro che vi ricorrevano, aumentando a dismisura il numero delle vittime.
    Quel potere era labile, tanto ne veniva emesso.
    Permeava l’aere, giungendo in ogni angolo – persino il più lontano – causando una sensazione di soffocamento in chiunque riuscisse a malapena a percepirla; si trattava di una sensazione strana, variabile da persona a persona, ma quell’accozzagli di potere risultava sgradevole ad ognuno di questi.
    La terra tremava ad ogni colpo vibrato e le vittime crescevano ogni giorno di più
    Sempre di più, in un circolo vizioso senza fine.
    Cosa fare?


    Ok, vediamo di dare una introduzione "degna" per lo sbarco del tuo Pg, cominciando con raccontare un po' meglio il risvolto della guerra cui la tua Pg si trova forzosamente coinvolta nella veste di guaritrice. =)

    Ps. son sempre Aioros/amon. XD
     
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    Laryon era un regno pacifico; questo le avevano detto tanti anni prima quando ancora non riusciva a stare bene in piedi sulle gambine. Nonostante il re fosse suo padre, Alanaea non aveva mai oltrepassato i confini del santuario in cui era nata: le alte e candide mura che difendevano il tempio dedito alla dea della guarigione erano praticamente inespugnabili e sembravano così pure e perfette da non ammettere alcuna impurità al loro interno.
    Quello era il luogo in cui i cerusici studiavano le arti della guarigione, isolati sin da piccoli per non cedere alle tentazioni del sangue; Alanaea era nata proprio al suo interno per volere di suo padre, che non la poteva condurre a palazzo dal momento che sua madre era la concubina e non una delle mogli regolari. E alla fine ci era rimasta: la madre era morta pochi mesi dopo la sua nascita, lasciandola così sola e con un destino incerto. Ad Alanaea andava comunque bene così: dopo un'intera vita trascorsa in quel luogo, era sicura che non avrebbe potuto adattarsi ad altro. La pace e la tranquillità, da sempre costante nella sua vita, l'avevano resa psicologicamente stabile e pronta ad affrontare le emergenze; che poi in verità era difficile che nel tempio ve ne fossero e di rado poteva ricordare momenti in cui le era stato chiesto di impiegare tutte le sue forze per salvare qualcuno.
    Tutto questo era però ormai soltanto un ricordo: un giorno di alcuni anni prima, mentre raccoglieva alcune erbe rare nel giardino, un improvviso e assordante rumore era calato sul tempio e le porte del santuario erano state spalancate. Centinaia di valorosi guerrieri di Laryon si erano riversati all'interno delle mura sicure, feriti gravemente; incredibilmente l'intera nazione sembrava essere precipitata in guerra e con il passare del tempo i feriti venivano portati proprio lì.
    Alanaea aveva così scoperto l'acre sapore della morte e la potenza del dolore: senza avere più un momento per se stessa, la ragazza era stata costretta ad alternarsi con le altre compagne per cercare di salvare più vite possibile. Oppure di alleviare il dolore accompagnando con la sua presenza chi non poteva più essere restituito alla vita; la prima volta che aveva tenuto un guerriero morto tra le braccia, aveva creduto di vomitare. E non per la sua tunica rovinata dal sangue, o dal fetore di morte che emanava l'uomo. No, a sconvolgerla era stata l'assoluta certezza di non avere voce in capitolo: nonostante tutto l'impegno che aveva impiegato per aiutarlo, il guerriero era morto.
    Poi aveva sentito il bisogno di fare una passeggiata da sola: la neve cadeva lentamente, ma la giovane non aveva neppure indossato un mantello, incurante del gelo. Il solo di cui aveva accettato la compagnia era il suo fedele compagno, Donnchadh: era raro trovare animali aggressivi tra quei ghiacciai, eppure la pantera bianca non aveva mai fatto del male a nessuno. Lui e Alanaea si erano incontrati per caso, quando la giovane sacerdotessa aveva appena compiuto quattordici anni ed era stata inviata a raccogliere l'acqua pura che sgorgava sul ghiacciaio più alto, poco lontano dal santuario. Poco più grande di un cucciolo, l'animale l'aveva squadrata con occhi assetati di sangue, ma quando aveva capito che la ragazzina non aveva intenzioni ostili si era avvicinato.
    In quel momento si erano scelti: Alanaea lo aveva portato con sé, incurante della disapprovazione degli altri, ed era diventato il suo solo amico. Anzi, era parte del suo stesso cuore.
    Donnchadh era il suo scudo, nessuno poteva osare farle del male se lui era nelle vicinanze; Alanaea gli era sinceramente molto legata e se questo preoccupava le sue compagne, a lei non creava alcun fastidio. Erano una cosa sola.

    Dopo due anni il conflitto si era fatto ancora più intenso: Alanaea non sapeva molto della guerra, ma le sembrava quasi impossibile che in un lasso di tempo così lungo non fosse ancora finita. C'erano stati momenti in cui Laryon sembrava sul punto di essere schiacciato; i guerrieri erano sempre più provati e le ferite sempre più difficili da guarire. Erano stanche persino loro sacerdotesse, eppure continuavano a farlo, proprio come i guerrieri tornavano a combattere, incuranti del loro stato di salute o della fatica o delle continue privazioni.
    Quel giorno Alanaea era inginocchiata di fianco alla brandina del re; per quanto fosse suo padre, non c'era mai stato un rapporto tra loro e persino in quel momento li legava solo il sangue. Il re era stato gravemente ferito, ma se la sarebbe cavata: tutte le sue compagne l'avevano elogiata per essersi impegnata e prodigata così tanto, ma Alanaea sentiva di non averlo fatto per lui. Ne per quell'invisibile legame che avevano: alla ragazza dava più piacere salvare un guerriero ignoto che il re in persona, anche se non si era tirata indietro. Lo aveva fatto per Laryon: se il re cadeva, erano tutti perduti, anche la loro casa tra i ghiacci sarebbe stata perduta. Alanaea amava il suo regno più di quanto ne amasse il re suo padre: lo rispettava per il suo ruolo, ma tutto finiva li. Anche se l'uomo l'aveva guardata con occhi nostalgici.
    “Donnchadh, andiamo.” La bianca fiera – che l'aveva accompagnata anche li, mentre guariva il re – seguì la sua fedele amica, incurante dello stupore nel volto del re quando lo aveva visto. La ragazza lasciò l'edificio con l'intenzione di passeggiare tra la neve che ricopriva il giardino; lo faceva ormai ogni giorno, era l'unico posto in cui i guerrieri non si erano accampati. Anche durante l'estate una coltre di ghiaccio ricopriva tutto, solo che in inverno era più spessa.
    La ragazza alzò la testa nello stesso istante in cui Donnchadh levò il muso, insospettito; c'era qualcosa di strano nell'aria, sembrava un richiamo proveniente da lontano. Era come se la terra stesse vibrasse: si trattava di un fenomeno a cui Alanaea non aveva mai assistito prima di quel momento e strinse gli occhi per cercare una risposta nell'aria. Era davvero strano come all'improvviso fosse giunta, che fosse un'altra conseguenza della guerra? In quei due anni aveva imparato che non c'era nulla di scontato in un conflitto e solo una potenza sovrannaturale doveva aver impedito che il loro santuario, diventato anche il fulcro della resistenza, venisse spazzato via dalla violenza.
    Donnchadh ringhiò piano e a lungo: la pressione continuava e Alanaea era stata schiacciata a terra, la fiera al suo fianco come sempre. Stava accadendo qualcosa di davvero grosso e nei giorni seguenti ciò non sparì anzi, la terra continuava a remare e quello strano potere rendeva tutto più terribile. Alanaea non riusciva più a capire il mondo.


    ritardissimo! però spero vada bene :8D:


    Edited by * Violet * - 21/10/2013, 15:45
     
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    La sensazione diveniva sempre più forte ed intensa.
    Non importava quanto lontano si fosse dal campo di battaglia, quanto potenti fossero le difese – anche magiche – erette per l'occasione: era impossibile sottrarsi a quella malevola forza che attraversava ogni cosa.
    Era come se il mondo si ribellasse all'idiozia dell'uomo.
    Ma era una sensazione, questa: nulla di più.

    […]

    Cos'è che si poteva fare?
    Cos'è che, invece, andava fatto per preservare il mondo così com'era?
    Nessuno poteva dirlo con certezza, tant'è che ormai sembrava non esserci più alcuna speranza: l'umanità era destinata a perire per sua stessa causa?
    Si era innescato qualcosa, questo poteva comprenderlo chiunque che avesse almeno un po' di dimestichezza con le arti magiche: troppi gli incantesimi scatenati, troppe le trame di energia intessute traendo il potere da poteri arcani e sconosciuti.
    Erano stati messi in guardia, quegli uomini, sul quali fossero le conseguenze nell'utilizzo di quei poteri, ma l'uomo è troppo stupido per comprendere.
    Gli animali, questo, l'avevano ben compreso da un pezzo cercando di rifugiarsi – nella loro incoscienza – in qualsivoglia antro ritenessero più opportuno e protetto.
    Ma nessun posto era sicuro.
    Nessuno.



    Continuiamo ancora con un post così: descrivi un po' i giorni a venire, non mancando di descrivere - come ti ho proposto nel post - il peggioramento della situazione. =)
    Il mondo, per come lo conosci, sembra essere al collasso. =)
     
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    Il mondo stava rapidamente cambiando: non era solo Alanaea ad accorgersene, ma anche tutti gli altri, Apprendisti, cerusici... persino guerrieri, tutti capivano che stava succedendo qualcosa di davvero pericoloso. Come ebbe modo di notare in quei giorni l'aria sembrava più densa e tutti cercavano di rifugiarsi all'interno del monastero: convinti che le difese magiche erette nei millenni li avrebbero protetti, invece si respirava un'aria strana anche tra le stanze.
    Alanaea aveva preso l'abitudine di non separarsi mai da Donnchadh, trovando in lui una forza che probabilmente non aveva; di solito era abituata a dormire in una stanza spoglia con altre sue compagne, ma da quando era cominciato quel curioso fenomeno preferiva indubbiamente la compagnia del suo amico felide a quella di qualunque essere umano. Anche lui sembrava inquieto ed era proprio questa la ragione per cui la ragazza rifiutava di abbandonarlo: in momenti di bisogno, non dovevano separarsi. Tuttavia non riusciva proprio a capire quello che stava succedendo: la ragazza aveva anche trascorso un po' di tempo tra le candide mura dela biblioteca, dove erano raccolti gli archivi scritti nei millenni dai grandi saggi, nel tentativo di dare un nome a quel fenomeno; alcune volte aveva addirittura pensato che il mondo si ribellasse, ma poi si era detta che si trattava solo di una follia.
    Invece con il trascorrere dei giorni quella sensazione sgradevole non solo era aumentata - al punto da farla sentire quasi claustrofobica -, ma sembrava persino darle implicitamente ragione: persino la guerra, che continuava sanguinosa come semre, aveva perso parecchie delle sue caratteristiche. Gli uomini si combattevano, ma sembravano avere perso il principale obiettivo per fare ciò: si affrontavano senza sapere se era giusto oppure no. E tutto mentre il mondo si ribellava.
    Alanaea era molto provata, tuttava continuava ad andare avanti; persino il suo amico felide non sembrava più al sicuro neppure nelle grotte in cui soleva nascondersi, rimanendo con lei e cercando quasi assieme un modo per scacciare quel malessere tanto radicato. Ogni giorno era sempre più pressante al punto che la ragazza si stava chiedendo se sarebbe un giorno mai terminato.
     
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    L'indomani si arrivò al punto di rottura.
    Il cielo si oscurò, coprendosi di nubi grigie e pesanti.
    Non c'era più tempo: il mondo era agli sgoccioli.

    […]

    I soldati, impauriti, battevano in ritirata cercando riparo nel monastero.
    I bambini urlavano dal pianto e le madri cercavano di farsi forza al fine di consolarli; i vecchi e i sacerdoti pregavano, sperando nel favore delle divinità.
    Ormai, però, era troppo tardi.
    I più avveduti – se così potevano essere definiti – fecero fagotto e tentarono di fuggire, nella speranza di trovare un luogo che potesse offrir loro la salvezza che cercavano. I più avevano abbandonato ogni cosa, persino le loro famiglie, ritenendole un peso inopportuno.
    Altri, invece, si erano uniti in gruppo cercando di farsi forza vicendevolmente al fine di riuscire a trovare la salvezza altrove, lontano da quel luogo che ritenevano ormai perduto.
    Ma era proprio lì che si rifugiavano le fiere, persino le più feroci e sanguinolente, chinando il fiero capo e chiedendo asilo in luogo che ritenevano sacro.

    I più intelligenti, infine, avevano ormai compreso che non vi era più alcuna via di scampo.
    La fine, tanto paventata dagli antichi saggi, era ormai giunta.

    […]

    Aiuto”, si sente gridare da una parte.

    Aiutate mio figlio, vi prego.”, una madre che cerca di far salvare il proprio figlio.

    Aiutatemi-”, comincia un altro, “-vi darò tutto il mio oro e le mie ricchezze!
    Esclamò infine, sperando nel buon cuore di qualcun altro. Ma nessuno, fino a quel momento, aveva cercato di aiutarlo: i preziosi non avevano più alcun valore, in quel frangente.

    Altri ancora, invece, arrivavano a darsele pur di salvarsi.
    Era ironico vedere come simili situazioni mettere in risalto il vero carattere delle persone, mostrandole per quello che sono e prive delle loro inutili maschere. Il mondo, d'altronde, doveva ben conoscere le creature che lo abitavano: così meschine, così egoiste... così stupide.
    Non c'era quindi da meravigliarsi che una qualche divinità – qualora quella situazione fosse davvero parte di un disegno divino – avesse deciso di sfogare le proprie ire sul mondo.
    O, ancora, non vi era da meravigliarsi se quello stesso mondo fosse giunto al collasso a causa di un uso sproporzionato di poteri dai quali l'uomo non avrebbe mai dovuto o potuto attingere.
    Non vi doveva essere meraviglia alcuna, per quella situazione.

    Ma non tutti erano così.

    Sta' tranquillo: io ti sono vicino.”, il tono era tranquillo e sereno.
    Un cerusico cercava di fornire le proprie cure ad un povero diavolo che era rimasto coinvolto nella ressa della fuga, senza alcuna possibilità di scampo. Le condizioni erano pessime: gli organi vitali erano stati irrimediabilmente danneggiati e l'unica cosa che poteva fare era quella di accompagnarlo nell'ignoto viaggio che lo avrebbe condotto alla morte. Lenì, pertanto, il suo dolore attendendo con pazienza che esalasse il suo ultimo respiro donandogli parole di conforto.
    Nel mentre, piangeva lacrime amare per la sua inettitudine.

    Vi era ancora del buono in quelle terre,
    ma questo non sembrava interessare a nessuno.
    Tutto era destinato a finire.

    ...o forse no?!



    Altro post di transizione, dove voglio vedere cosa pensa il tuo personaggio di queste situazioni. =)

    Puoi farla interagire con altri png, se vuoi, o parlare di altri png a tua discrezione: per il momento hai libertà di espressione. XD
     
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    La spaccatura arrivò e nessuno se ne accorse; del resto in quei giorni c'erano stati talmente tanti problemi che l'aggravarsi della situazione non era stata percepita nel modo giusto. Certo la confusione non mancava: ovunque donne e uomini correvano disperati alla ricerca di familiari o amici, e di rado li trovavano. Alanaea notò anche chi offriva oro e preziosi pur di avere informazioni! Anche a lei era sfuggito il peggioramento, l'aveva solo inquadrato in ciò che accadeva: persino loro cerusici non avevano più il controllo della situazione e la ragazza cominciava a farsi prendere dal panico a sua volta.
    Se ancora non era impazzita del tutto era grazie alla presenza della fedele pantera bianca che, nonostante il clima di terrore e sventura, non la lasciava più: Alanaea non sapeva neppure più da quanto tempo il mondo fosse precipitato in quel disastro. Un bambino si era aggrappato con forza alla sua tunica dopo essere stato separato dalla famiglia; la ragazza si ricordava di lui, un volto come tanti altri, e non aveva avuto la forza di allontanarlo. Anche lui le serviva per non perdere del tutto se stessa, e poi non era tanto cinica da lasciarlo solo.
    Ma a conti fatti erano tutti quanti soli: Alanaea era rannicchiata contro Donnchadh in un vano tentativo di dormire, a teneva quel bambino tra le braccia. Era troppo piccolo per cavarsela da solo e se la sua stessa pantera non aveva sollevato obiezioni ringhiando, allora poteva restare...
    “Ma quando finirà?” Lo chiese a bassa voce, a nessuno in particolare, mentre quell'atmosfera tremenda continuava soffocandoli sempre di più. Era presente anche li, all'interno della grotta in cui si erano rifugiati.
     
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    «Non finirà mai, purtroppo.», una voce profonda si insinuò nella sua mente.
    «E forse nessuno può essere in grado di arrestare la forza che pervade il mondo intero: nessuno è tanto potente, d'altronde.», aggiunse subito dopo quasi divertito.
    «Nemmeno tu Alanaea, nonostante tutto...», concluse.

    La voce sembrò dissolversi nel nulla, così com'era arrivata.
    Chi era? Cos'è che voleva? E, soprattutto, come faceva a conoscere le vicende di quei luoghi senza esservi presente fisicamente? O forse era lì nascosto, da qualche parte, a godersi lo spettacolo?
    Nessuno poteva saperlo e neanche si poteva dire in giro di aver sentito una voce complottare e gongolare per la catastrofe che si stava abbattendo sul mondo.
    Solitamente, chi sente le voci, non è mai visto di buon occhio dal prossimo.
    Ma, forse, era un semplice delirio dovuto alla paura del momento.

    Figlio mio, ti ho trovato finalmente-”, una donna si avvicinò ad Alanaea disperata,
    -grazie. Grazie!”, esclamò poi verso di lei con le lacrime agli occhi per la gioia di aver finalmente ritrovato il proprio 'pargolo'. “Non so davvero come ringraziarti per averlo protetto.

    Si inginocchiò davanti a lei, chinando il capo.
    Grazie.



    La voce, ovviamente, la senti solo tu: per il resto libera interpretazione. =)
     
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    Il silenzio venne rotto da una voce improvvisa e inaspettata; Alanaea volse la testa, ma non vide nessuno a parte coloro che erano già presenti: la ragazza era però sicura che nè il piccolo e tantomeno la sua pantera avessero detto qualcosa. No, quelle frasi raggelanti non giungevano da nessuno, sembravano addirittura essere uscite dalla sua testa anche se non riusciva a aspiegarsene la ragione; avrebbe voluto chiederlo ad alta voce, ma temeva di incutere paura nel piccolo. All'improvviso era importante cercare di non precipitare la situazione, se non poteva controllare i fatti poteva però fare in modo di sentirsi virtualmente al sicuro: la ragazza abbassò lo sguardo sul bambino, sentiva che avrebbe voluto andare in cerca dei suoi cari, ma sapeva che era una follia lasciarlo andare con ciò che stava succedendo all'esterno. Le sembrava che l'atmosfera fosse sempre peggiore, la percepiva nelle ossa e rabbriviì senza volerlo; proprio quando stava tenendo stretto di più il bambino, comparve una donna in lacrime.
    Per un momento l'istinto di Alanaea era stato quello di attaccare, o quantomeno di tentare di difendersi perchè non aveva idea di chi fosse; un secondo più tardi invece tutto le fu chiaro e si sentì sollevata, sospirando per scaricare l'ansia che l'aveva colta. Quella voce l'aveva davvero sconvolta, forse più di quanto non avesse creduto all'inizio: osservando quella parte di famiglia riunita, la giovane comincil a chiedersi se forse qualcosa non avesse potuto essere salvato. Era contenta per loro e, d'istinto, si rannicchiò ancora più stretta a Donnchadh, bramando di sentire la pace avvolgerla e l'ansia abbandonarla.
    "Non ringraziatemi, pensate a mettervi al sicuro."
    La voce di Alanaea era dura come il diamante e sembrava priva di inflessioni nel rispondere alla donna: non pensò a consigliarle di restare, era sicura che avrebbe voluto tornare a casa propria, forse all'interno del monastero, o in qualunque altro luogo fosse riuscita a raggiungere. Da parte sua sarebbe rimasta lì', a prendersi ancora del tempo nel ripensare alla frase udita nella sua mente: da dove proveniva? E chi era a conoscenza di ciò che stava accadenso?E soprattutto perchè non faceva nulla?
     
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    Ancora una scossone e stavolta era più forte dei precedenti.
    Le mura del palazzo sembrarono incrinarsi sotto quella immane potenza, lungi dal resistere ancora se vessate in quella maniera. Era una sensazione, puro istinto che forse la fida pantera sarebbe riuscita a percepire ben prima di chiunque altro.
    Il palazzo era ancora gremito di folla, tanto che sarebbe stato impossibile provare ad uscire nell'immediato, ma forse utilizzando qualche strada ancora sconosciuta sarebbe stato possibile approssimarsi ad una ulteriore via di fuga.

    «Fuggi, sciocca!», esclamò ancora quella voce.

    Questa volta il tono era preoccupato per le sorti della ragazza.
    Anzi, a dirla tutta sembrava tutta un'altra persona, ma il timbro era il medesimo: perché quel mutamento in così poco tempo?

    «Non c'è più tempo-», aggiunse ancora teso, «-questo posto non è più sicuro: ben altre forze stanno attentando alla protezione magica che permea questi luoghi.»

    Ancora una volta quelle informazioni risultavano essere precise.
    La trama magica intessuta a protezione del palazzo cominciava ad incrinarsi pericolosamente, vessata da una forza oscura e maligna che fagocitava qualsiasi cosa incontrasse sul suo cammino, senza risparmiare niente e nessuno.

    «La fuga è l'unica via di salvezza.», disse con insistenza,
    «Fuggi!», le ordinò infine.

    Era insistente, a tratti fastidioso, ma forse aveva ragione.
    La voce questa volta era stata udita anche da Donnchadh, che guardò la sua amica cercando di tirarla via: il suo istinto, unitamente a quel monito, tentava di salvarli entrambi. Ad ogni sua resistenza avrebbe tirato più forte, tentando di perseguire l'unica strada possibile in quella improbabile situazione: la fuga.

    «Segui Donnchadh senza fare domande-», disse stavolta l'altra voce,
    «-lei sa già dove andare.» Come faceva a conoscere il nome della tua fida compagna? «Fa presto, non riuscirò a tenerlo aperto ancora per molto!»

    Di cosa parlava?
    Era il caso di fidarsi?
    Il tempo stringeva.

    Tic-tac Tic-tac
    Tic-tac


    Per quanto possibile, ho cercato di limitare al minimo azioni autoconclusive, ma alcune mi sono state richieste da esigenze di trama: durante il passaggio, questa volta, puoi interloquire con la "voce". Nel frattempo devi però compiere una scelta: seguire il consiglio di quella stessa voce e della tua fida compagna oppure seguitare a rimanere inerte di fronte alla situazione. Cerca di far trasparire al meglio emozioni e comportamenti della Pg in questa fase, eh. =)
     
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    A chi apparteneva quella voce? La ragazza per un momento guardò Donnchad, come se avesse pensato che quelle parole fossero scaturite dalla pantera bianca che le stava accucciata vicino. Alanaea si sentiva sempre così al sicuro quando l'aveva vicino, eppure in quel momento che tutto pareva crollare, anche le sue certezze sembravano costruite solidamente come un castello di carte. Un'altra scossa la fece tremare, era stata più potente e vistosa di quelle percepite fino a quel momento e la voce sembrava essere più incalzante , esortandola a fuggire. Io non posso scappare, devo fare il mio dovere per proteggere questa gente… era la sua gente dopotutto, la sua casa. Si poteva forse abbandonare quella che era stata la culla della propria infanzia?
    All'inizio aveva pensato di no, ma in qualche modo con il trascorrere del tempo qualche dubbio si era insinuato nella mente della giovane cerusica; in primis il fatto che quella voce continuasse a dirle che non poteva fare nulla l'aveva un po' infastidita, tanto che non sapendo neppure da dove arrivava, Alanaea era un po' propensa a pensare di essersela sognata. Solo che… se la voce era un'allucinazione o fantasia, come poteva essere in grado di dirle precisamente quello che stava accadendo? Che quella voce fosse reale oppure no rimaneva quella distruzione continua, un fenomeno che non sembrava volersi fermare neppure con tutte quelle forze impegate per combatterlo: che si trattasse di qualcosa di davvero surreale?
    Ora che ci pensava doveva riconoscere che non c'era troppa normalità in quei momenti; in quell'istante la pantera le strattonò un po' il vestito, l'espressione testarda e gli occhi che sembravano dire di seguirla, senza più perdere tempo. “Va bene, andiamo” cedette infine la giovane, rialzandosi e seguendo Donnchad: il fedele amico felide sembrava sapere dove andare, lei doveva soltanto prestare attenzione a dove metteva I piedi e cercare di non perdere l'equilibrio e di non perdersi, ma se la voce aveva detto di seguire il suo amico, lei lo avrebbe fatto.
    l'animale è masculo u__u


    Edited by Violet Tyrell - 19/4/2015, 12:44
     
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    Una domanda avrebbe potuto rimbombare nella testa della giovane ragazza in tutto quel tragitto delineato dal fato: chi è che la stava aiutando? Chi o cosa era quella voce così calda e premurosa che continuava a consigliarla in tutto quel trambusto, dal tono serafico come poche altre ed incurante di quanto stesse accadendo li attorno? Donnchad sembrava non dar peso a quei pensieri, seguendo anch’egli le indicazioni della voce senza battere ciglio, come se già conoscesse l’entità che li stava aiutando: di solito gli animali sono i primi ad accorgersi del pericolo, per istinto riescono a percepirlo in maniera così tangibile da esserne spaventati e fuggire via, il più lontano possibile dal guaio imprevisto; in quel momento, però, la pantera sembrava a suo agio, nonostante vi fossero tutte le avvisaglie per parlare della fine di quel mondo. Tirava la sua padrona, talvolta la strattonava se la sentiva incerta pur di portarla dove gli era stato indicato dalla voce senza battere ciglio, ma Alanaea conosceva molto bene la strada che avevano imboccato, perché vi era stata più d’una volta per l’apprendimento di alcuni rituali e formule magiche dedite alla guarigione: stavano andando alla Cripta del Cerusico capostipite, colui il quale aveva fondato il monastero nel quale si trovavano nonché il profondo conoscitore della trama magica e dei suoi infiniti utilizzi e per la magia bianca e per la magia nera. In quella cripta avevano ricevuto addestramento e prestato giuramento reali d’ogni sorta, per ingraziarsi la benevolenza degli dei e della figura patriarcale la cui presenza imperitura affollava ogni luogo di quel sacro tempio. Imboccate una serie di scale a chiocciola, attraversati interi corridoi, infine si ritrovarono entrambi (Alanaea e Donnchad) in una stanza molto grande ed illuminata a giorno da una serie infinita di candele dalle più disparate dimensioni, accogliendo i due ospiti in un ambiente suggestivo e pregno della magia che andavano dispensando i cerusici con i loro incantesimi curativi.

    Appena entrati, non avrebbero potuto fare a meno di notare che le energie sottratte dagli sforzi, dagli stenti e persino dall’ansia e dalla paura sembravano essere tornate rinvigorendo corpo, spirito e mente provati da quella corsa forsennata verso la sopravvivenza; i cuori agitati e sopraffatti dal timore sembravano rinfrancati e sollevati, trovando nuovo vigore nell’aura benevola che avvolgeva la stanza. Ma, nuovamente, una domanda sarebbe potuta sorgere spontanea: perché? La presenza della trama magica nella stanza era piuttosto elevata, percepibile anche a chi, normalmente sprovvisto della consapevolezza utile allo scopo, non aveva alcun legame con la magia; anzi, pareva quasi che in quella stanza vi fosse qualcuno o qualcosa dalla quale promanava, ma l’intensità dell’emanazione era così grande, così forte da impedirne una corretta localizzazione. Invero si poteva benissimo affermare che una presenza effettiva vi fosse, ma forse essendo la risposta abbastanza ovvia sarebbe potuta sfuggire a chiunque, compresa la ragazza che si trovava ad ammirare l’imponente statua del Cerusico capostipite. “ Non è per caso che ti ho condotta qui, ma non pensare di essere stata tratta in salvo: al momento corri il medesimo pericolo di coloro che si trovano in superficie. Il mio potere sino ad ora vi ha protetto, ma la trama magica si è ormai assottigliata al punto che è solo questione di tempo: questo mondo è giunto alla sua prematura conclusione. Fui uno sciocco a pensare di poter regalare questo potere a voi ed ai vostri antichi progenitori, fui uno sciocco a metterli al corrente della trama magica e dei suoi infiniti risvolti. I tuoi avi, i loro figli ed i figli dei loro figli furono avidi di conoscenza e varcarono la soglia che mai sarebbe dovuta essere varcata, aprendo le porte all’oscurità. Ne state pagando l’errore. Ne sto pagando l’errore. ”, concluse quel suo ammonimento con voce dura e severa, ma al contempo afflitta per le sorti di coloro che purtroppo non avrebbero potuto aver salva la vita (forse). “ Ho visto in te un barlume di speranza, l’unica ad avere un briciolo di umanità ancora utile ad utilizzare la trama magica in modo del tutto disinteressato e per il bene del prossimo tuo. Persino questo luogo è stato abitato da avidi e corrotti, gente senza scrupoli; lupi che vestivano i panni dell’agnello con il solo scopo di ottenere la conoscenza necessaria a sviluppare un potere al di là dell’umana comprensione. Tu anche l’hai cercato e ti sei sforzata d’ottenerlo, ma la tua causa è giusta ed io la condivido. Hai perseguito la via del bene, senza domandarti se vi fosse un potere utile a valicare la tua condizione mortale; non hai cercato la forza nell’oscurità latente in ciascuno di voi, ma hai attinto alla debole luce emessa dalle tue intenzioni traendone un potere sconfinato. ”, proseguì tessendo le lodi della ragazza con tono affabile e sinceramente soddisfatto. Ma non era ancora finita. “ Come dicevo, sei qui per un’unica ragione, ma non sei esente da pericoli. Se ti dicessi che da te, soltanto da te dipendono le sorti di questo mondo. Se ti dicessi che con la tua morte, tutto questo potrebbe aver fine, tu cosa mi risponderesti? Saresti disposta al sacrificio estremo della tua esistenza? Saresti disposta ad immolare te stessa, liberando il potere che ti sei conquistata con il sudore della fronte e far sì che questo mondo riceva nuova linfa e tutto torni com’era prima? È tutto nelle tue mani: diverrai parte di questo mondo, così come lo sono diventato io secoli orsono e continuerai a proteggere coloro che ami e che rispetti meglio di quanto tu possa aver fatto fino ad ora. ”, attese un attimo prima di proseguire, con quel suo tono profondo – quasi cupo, a dire il vero.

    Se te lo chiedessi, tu accetteresti?


    zan zan zan zaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaan

    Ok, momento serietà =P
    Sei giunta in una cripta (eventuali altri particolari sono a tua discrezione, visto che l'ambientazione è la tua XD) e ti trovi davanti alla statua dl capostipite - e, sì, la voce che hai sentito fino a quel momento è la sua.

    Ha deciso di allungarti la sua mano (inizialmente) e poi, però, conclude con una strana richiesta: immolarti per il bene del tuo mondo, liberando la tua energia per lasciare che torni alla "matrice" (mettiamola così). La scelta è ovviamente nelle tue mani: puoi fare domande, chiedere lumi e spiegazioni, o accettare/esprimere un diniego per quanto ti è stato proposto di fare in base all'indole del tuo personaggio. E' ovvio che in base alla risposta che darai la trama potrebbe subire degli scostamenti e delle modifiche sostanziali.

    Insomma, la trama è in evoluzione così come lo è stata dal primo post che hai fatto: sta a te, in soldoni, decidere del tuo destino. XD
     
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10 replies since 9/9/2013, 19:59   246 views
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