La colonna di fumo

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Presidio Errante;
Laputa, Latifondo

Abboccarono alla mia esca come pesci dei fondali marini. Ma come ogni arrogante pescatore pensai di averli nel palmo della mano, senza sapere che di lì a poco mi avrebbero portato via esca, lenza e canna.
Parlottarono, litigarono e confabularono per un po' di tempo, mentre io stavo ad ascoltarli lontano dal loro campo visivo con la sigaretta tra le labbra. Aspirando ed espirando, mi divertivo a giocare con le figure disegnate dai rivoli di fumo che si perdevano nell'immensità celeste. Arrivò anche un quarto ragazzo, portava con sé un binocolo. Una specie di sentinella, probabilmente. Litigarono ancora, discutendo sul da farsi finché, finalmente, arrivarono alla conclusione che sarebbe stato meglio cambiare il luogo della base segreta. Male, non potevo scoprire null'altro.
Mi sedetti sull'erba del latifondo ad occhi socchiusi. Li vidi smontare e sbarazzare tutte le loro cose, vidi poi il ragazzo mentre correva per le terre di Laputa fino ad arrivare ad un agglomerato di abitazioni, comprando beni non proprio di prima necessità. Poi interuppi il contatto con la cimice: non m'interessava indagare sui fatti di un mercante alimentare. Fatto sta che non potevo più scoprire altro. Guardai il cielo, rimuginando sul da farsi. Tirai le ultime boccate di catrame dalla tabaccosa, godendomi appieno ogni sprizzo di fumo che mi riempiva le vie respiratorie. Quando la gettai, tornai in piedi e calpestai i miei passi. Ma — coerentemente con ciò che avevo visto e sentito — i ragazzi avevano spostato tutto. Allo stesso modo, raggiungendo la bottega alimentare e domandando in giro, nessuno seppe dirmi più di quanto non vidi io stesso.
Spaesato, riconobbi che non c'era altro da fare lì.

Dopo qualche altro giro di ronda per il Latifondo, tornai all'Albero Casa, deciso ad incontrare qualche altro Aviatore Blu per informarlo di ciò che avevo vissuto quel giorno.