Un arrivo inaspettato

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    Prologo: Il Dio sopito



    Oscurità e silenzio; questi furono i compagni di Takheloth per innumerevole tempo. Il suo permanere nel Maelstrom per quello che parve un'era, distrusse la sua psiche e il suo stesso essere stesso. Nonostante la protezione del suo Necrodermis e del sarcofago di stasi avessero impedito alle possenti energie magiche di annichilire la sua essenza, non riuscirono a preservarlo completamente; le infiltrazioni sporadiche a lungo andare danneggiarono sia lui che il suo corpo artificiale. Per il Nehether'Rhae si trattava più che altro di un brutto, bruttissimo sogno da cui non si sarebbe mai potuto risvegliare: il suo impero scomparso, le sue forze andate perse e la sua razza sull'orlo della distruzione.

    Lui si era salvato grazie ad uno dei suoi tanti atti di codardia mista a rabbia, ma soprattutto al destino che fece trasportare la sua intera nave nel Maelstrom impedendo quindi ai suoi nemici di catturarlo ed ucciderlo, anche se fra la morte e la prigionia sempiterna all'interno di una tomba non era un destino molto migliore.

    Decise quindi di rinchiudersi in una specie di sono letargico per risparmiare energie e lenire il dolore di quella maledetta situazione. Se avesse avuto un respiro sarebbe stato affannoso e veloce. Egli aveva paura, paura di non poter più riuscire a rivedere una cosa ormai scontata da un'esistenza passata fra le stelle.

    -Anaqa kew en Rhae?-



    Si addormentò scollegandosi dal suo corpo, cercando di dimenticare tutto ciò che gli era capitato, rimembrando solo gli antichi fasti in cui milioni di schiavi si inchinavano a lui, lodando la sua eterna persona.

    Senza direttive il Necrodermis azzerò completamente le memorie interne dopo che i continui danni danneggiarono il suo sistema inconscio. Una volta riparato il danno il corpo di metallo vivente cercò di assimilare le prime informazioni raggiungibili ed utilizzabili a scopo di creare un'identità. Dato il mancato input del Dio Stellare per via del sonno le informazioni vennero direttamente dal malevolo Maelstrom ed il Necrodermis agì immediatamente per adattare la sua forma ai nuovi dati presente nei banchi: un tale Naruto Uzumaki. I sensori assorbirono ciò che poterono, anche se molte parti presentavano lacune vistose vista la mancanza di continuità nel ricevere le informazioni stesse.

    Nel mentre il sarcofago venne a più riprese investito da grandi turbolenze e rapide eteree, facendogli cambiare spesso percorso e traiettoria e mettendo a dura prova gli scudi e le leghe con cui esso era fatto. Probabilmente ancora qualche secolo all'interno di quell'inferno e la capsula sarebbe stata distrutta e con esso il suo contenuto; ma il fato volle diversamente per fortuna di Takheloth (e per la sfortuna di molti altri). Il sarcofago dopo l'ennesimo colpo violento venne lanciato verso un portale vorticante, entrandoci pochi attimi dopo.

    Il paesaggio portò il letargico Takheloth fuori dal Malestrom, lanciandolo nei cieli di Endlos sopra Geisine a grandissima velocità. Presto le nuvole lasciarono il posto a densi banchi di pulviscolo cinereo che venne fenduto come il burro dal proiettile in arrivo.

    L'impatto col terreno fu molto violento, rilasciando una grande quantità di energia e alzando un'enorme quantità di schegge e polvere nera. Il sarcofago resistette perfettamente all'impatto grazie alla sua struttura rinforzata, conficcandosi diagonalmente nella roccia lavica, per poi ricadere in virtù della massa. Dopo una rapida analisi esterna i sistemi di supporto vitale inviarono una richiesta di soccorso su tutte le frequenze nehekhariane, per poi lanciare alcuni flare, dopodiché gli strumenti si spensero così come i generatori di stasi all'interno, facendo cadere il corpo sul fondo con un suono sordo. Visto dall'esterno ormai il sarcofago era ridotto in pessime condizioni, pieno di tagli e abrasioni ed i suoi un tempo bellissimi geroglifici erano spariti da tempo, sostituiti dall'incuria del luogo ove sostò per tempo indicibile.

    La parte superiore si muovette a scatti, fermandosi e ripartendo più volte, aprendosi come le ali di un rapace. Dopo che tutte le lastre protettive interne si ritirarono il fumo e la fuliggine entrarono per effetto della pressione, investendo il Necrodermis. Grazie a tutti gli stimoli esterni il falso corpo iniziò a risvegliare tutte le sue funzioni primarie con lentezza, facendo sembrare Takheloth un morto in una bara se non fosse per gli occhi leggermente aperti. Gli organi visivi videro per la prima volta la luce, anche se flebile e oscurata dalla coltre vulcanica.

    -Anaqa..kew en..Rhae?-



    Traduzione: Dove è il sole?
     
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    Sbuffò, mentre indietreggiava sul cocente terreno della culla rossa delle fiamme.
    Di fronte a lui due segugi di LavaProfonda che ruggivano minacciosamente.
    Era entrato nel loro territorio e volevano fare del cavaliere la loro preda da portare alla loro femmina alfa, per guadagnare rispetto e magari potersi accoppiare con lei durante la prossima stagione amorosa. Solo i migliori maschi si accoppiano con la matriarca del branco.
    Le placche del loro corpo diventarono arancioni e si rizzarono, come fossero i peli di un gattino non proprio gentile. Scattarono e con un balzo tentarono di avventarsi sul corpo privo di protezioni del cavaliere.
    Xehanort si mise indietreggiò il busto lateralmente ed quando furono abbastanza vicini da tagliargli la gola, lo fece lui a loro.
    Decapitò sadicamente tutte e due i cacciatori di lava, invertendo i ruoli e facendo di loro la sua preda.
    Disevocò il Keyblade e si avvicinò ai corpi dei cucciolotti per controllare le condizioni dei due corpi.

    Le scaglie del busto sono completamente intatte, mi pagheranno molto per i loro corpi al Bazar.



    Se li caricò in spalla e fece dietro front per tornare verso la capitale, mentre si asciugava il sudore della fronte con un panno. Faceva moltissimo caldo a Geisine, era insopportabile persino per lui.
    Poi uno strano evento richiamò la sua attenzione: una scia luminosa si faceva strada nel cielo tra le nubi cenerose ed il cielo rosso sangue. Si chiese cosa potesse essere...
    Non si fece troppi problemi ed avvolse i corpi delle due bestiacce in bende che posizionò sulla schiena come se portasse uno zaino.
    Iniziò a correre frettolosamente verso la zona in cui sarebbe caduto, magari avrebbe potuto trovare qualcosa di interessante da portare alla mummia di Laputa.
    Correva e correva quando sentì un fortissimo tonfo seguito da un'esplosione, la velocità dell'oggetto era altissima e di conseguenza l'energia rilasciata fu altrettanto potente da creare anche un piccolo cratere.
    Si avvicinò quindi, a debita distanza di sicurezza, ed osservò onniscente il susseguirsi degli eventi.
    L'oggetto precipitato all'apparenza era una semplice bara, ma logicamente non era così.
    Non ci voleva molto per capirlo, un oggetto semplice come quei contenitori di natura umana in uno schianto del genere si sarebbero frammentati in miliardi di frammenti microscopici.
    Sorrise, massaggiandosi il mento mentre attendeva di vedere se ci fossero segnali di vita o se fosse solo un oggetto anomalo dalle proprietà meccaniche sorprendenti.
    Spalancò sempre di più gli occhi scrutando la bara aprirsi e poi richiudersi, per aprirsi e richiudersi ancora tante volte finché un umano, un ragazzo uscì da codesto misterioso sarcofago.
    Era alto più o meno quanto lui, biondo con gli occhi azzurri. Indossava un coprifronte con impresso un simbolo sconosciuto all'Heartless. Era solo un altro naufrago portato lì dal Maelstorm.
    Quindi tranquillamente iniziò ad avvicinarsi verso di lui, si trovava a 5 metri quando il giovine pronunciò qualcosa che l'Heartless non comprese.

    -Anaqa..kew en..Rhae?-



    Non era una lingua a lui conosciuta. Non aveva mai sentito una parlata simile durante tutta la sua vita di viaggiatore dimensionale.
    Provò ad approcciare nella lingua conosciuta al popolo del semipiano, tanto se non la capiva avrebbe dovuto impararla se voleva riuscire a sopravvivere in quel mondo, era meglio iniziare subito ad inculcargliela in testa.

    Chi sei?? Da dove vieni??



    Scandì bene le parole mentre gesticolava con movimenti ben precisi ed eleganti, tutto per tentare di fargli recepire il messaggio. Sperava che l'essere fosse pacifico, non aveva voglia di combattere lì nella culla rossa nuovamente. Era davvero un lavoraccio. Ma alla fine avrebbe solo ottenuto un corpo da analizzare e controllare, nient'altro che un vantaggio per lui in fin dei conti.
    Magari portando a Kathep questo corpo nuovo ed altri doni lo avrebbe accettato molto più facilmente nei Liberis Aeris Milites. Quanto cazzo odiava quella stupida mummia...

     
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    Il torpore era ancora grande in tutte le membra; l'inattività completa per un così grande periodo di tempo aveva dilatato di molto i tempi di reazioni delle varie parti del corpo di metallo vivente. Il fumo copriva tutta la sua visuale già di sua scarsa impedendo di recepire le informazioni necessarie a capire ove esso si trovasse.

    Iniziarono a ripartire uno per uno tutti i sistemi interni quali la simulazione del respiro, del battito cardiaco e la superficie esterna iniziò a riprendere colorito e calore. Fece un profondo respiro, come se non respirasse da tempo, anche se l'aria inspirata era tutto meno che limpida. Allungò la mano verso la tenue luce solare proveniente dall'alto, in un patetico tentativo di toccarla, afferrarla e farla sua. Infondo per la maggior parte degli esseri viventi un raggio di luce poteva essere poco ma per un Nehether'Rhae era l'essenza stessa della vita, un concentrato di tutto il creato e parte di loro stessi.

    Il movimento dell'arto fu accompagnato da una serie di sinistri scricchiolii; completò quindi il tutto chiudendo lentamente la mano, afferrando solo ed esclusivamente una manciata di cenere nera che presto scivolò via dalla sua presa.

    A fatica mosse l'altro braccio, appoggiando la mano lentamente sulla parte del sarcofago per poi far lava su di esso per aiutarsi ad alzarsi dalla sua posizione sdraiata, mantenendo comunque l'altro in posizione tesa verso l'alto. Il movimento ascendente fu regolare e armonico, anche se a tratti si poteva ancora sentire il rumore scricchiolante del Necrodermis. Lo sguardo era fisso avanti a lui, bloccato dall'assenza di qualsivoglia ordine interno, continuando ad osservare svampito l'orizzonte nebuloso e fumoso di fronte a lui. Sarebbe rimasto in questo stato per giorni se non fosse stata per una voce nitida in mezzo al caotico rumoreggiare di fondo.

    CITAZIONE
    Chi sei?? Da dove vieni??


    Inizialmente la voce fu ritenuta dai processi cognitivi un mero errore uditivo e quindi ignorata, ma dopo una più accurata elaborazione fu considerata una frase di senso compiuto proveniente da un essere vivente. La conclusione mise in moto la testa, la quale con calma quasi snervante si girò verso la fonte di tale suono.

    Takheloth, o per meglio dire il Necrodermis, si trovò davanti un individuo di razza sconosciuta assimilabile agli umani. Gli occhi azzurri erano vuoti e catatonici, la bocca leggermente semiaperta, lasciando il viso in una specie di amorfa inespressività. Inclinò leggermente la testa continuando ad osservare l'essere, tentando di carpire quante più cose possibili. Il processore centrale tentò di richiedere l'immissione di ordini da parte del dio stellare, il quale d'altro canto nelle pietose condizioni in cui era, non riuscì a ordinare alcunché. Dato il silenzio ricevuto come risposta dal suo padrone, venne avviata la procedura di emergenza rimpiazzando i comandi manuali con una personalità provvisoria, basata sui pochi ricordi ancora presenti di Takheloth e delle informazioni presenti nei banchi di memoria.

    Rialzò immediatamente la testa con uno scatto fulmineo, in netto contrasto con le azioni fatte sino a poc'anzi. L'espressione prima vuota si trasformò in un misto di curiosità e stupore nonostante fosse già da qualche secondo che osservasse l'Heartless. La lingua utilizzata dal suo interlocutore era assimilabile a una già registrata in passato, quindi i processori vocali tentarono una approssimativa traduzione. Socchiuse gli come a voler aguzzare la vista e finalmente proferì parola.

    -Waj..kal..-



    Si arrestò quasi subito per poi ripartire con voce rotta dall'esitazione.

    I..io m..mi chiamo Naruto..credo...



    La prima domanda era stata efficacemente risposta; la seconda era di più difficile discernimento. In effetti egli non sapeva da dove veniva ne dove era nato.Questo mise alla prova i processi logici, messi a dura prova dalla situazione; dovettero quindi trovare una risposta adeguata alla situazione.

    -Non..non so da dove ve..vengo..io..mi chi..chiamo Na..Naruto..credo..



    Ripetè come rafforzativo e tampone sperando di aver soddisfatto le aspettative. Portò quindi la mano sinistra sulla guancia, grattandosela un poco.

    Dov..dove ci troviamo?



    Traduzione: Io..sono..

    OT Scusami prima non l'ho specificato ma lui è completamente nudo; non ha nemmeno il copricapo. Mi scuso per la mia inettitudine è che lui non si rende conti di esserlo. :geez: OT
     
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    Il nuovo arrivato dal cielo sembrava molto strano, per non dire inquietante. I suoi movimento era sempre accompagnati da un cigolio metallico come se fosse una macchina di Klemvor ed inoltre muoveva il corpo irregolarmente, a volte andava a scatti mentre altre volte si muoveva fluidamente.
    Sicuramente la creatura che aveva di fronte non aveva natura umana come voleva far credere il suo aspetto.
    Tra l'altro non portava nessun vestito!! ERA COMPLETAMENTE NUDO!! Meno male per lui che Xehanort era un uomo virile e queste inezie non scalfivano il suo pensiero diamantino.
    L'uomo piovuto dal cielo fanfugliò qualcosa in un linguaggio sconosciuto, per poi tradurre queste parole nel parlato corrente del semipiano. Era già un inizio parlava la sua lingua e si chiamava Naruto... o almeno credeva così.
    Il suo caro interlocutore era molto riluttante, indeciso su come si chiamasse ed inoltre non sapeva da dove veniva.
    Xehanorth inarco un soppracciglio e sospirò.
    Si tolse il mantello da caccia, color terra di siena, che portava quando attraversava il deserto, e glielo lanciò delicatamente per passarglielo.

    " Indossalo."



    Sancì superbo e privo del dubbio che avesse avuto obiezioni. Geisine era sì il posto più caldo di quel mondo ed era più comodo portare un equipaggiamento leggero, ma a girare nudo ci avrebbe ottenuto solo qualche braccio bruciato dalle ceneri fumanti e dai gaiser lavici che fuoriescono dal terreno.
    Continuò quindi a parlare con il nuovo arrivato. Anche lui era arrivato per caso su Endlos per qualche problema di trasporto temporale. Almeno lui sapeva chi fosse però...

    " Ti trovi ad Endlos, più specificamente nella culla delle fiamme: Geisine."



    Mentre descriveva specificamente la loro locazione indicava gli indicava anche i fiumiciattoli di lava che scorrevano minacciosi e lì vicino gli altri vapori bollenti pericolosi.
    Insomma fece capire che non si trovava nel posto più accogliente possibile.
    Nel frattempo i suoi occhi guardavano la bara con cui era arrivato. Poteva essere un ottimo aggeggio da portare ai LAM come dono per la sua entrata in essi.
    Così quella mummia scontrosa avrebbe finito di fare il superbo.


     
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    Anche se dall'esterno Takheloth pareva integro ed in perfette condizione fisiche, così non lo era per il suo interno. Normalmente l'essenza di un Nehether'Rhae è intoccabile, quasi impossibile da danneggiare. Il contatto prolungato con energie magiche però, aveva provocato reazioni mai sperimentate prima a memoria del dio stellare. Egli non riusciva più a ricomporre la sua psiche distrutta. Come schegge di vetro spazzate da un turbine esse vorticavano senza sosta, impossibilitati a ricomporsi.

    Nonostante il ristabilimento di tutte le funzioni operative del corpo dall'interno continuavano a non arrivare ordini; per cui il corpo stesso continuò ad utilizzare la "sua" nuova personalità. Abbassò il braccio che fino ad allora teneva teso in maniera demente per afferrare il nulla, portandola sull'adiacente sponda del sarcofago, mentre con l'altro iniziò a grattarsi svogliatamente la schiena dal lato opposto, come se si fosse svegliato da un pisolino.

    CITAZIONE

    " Indossalo."


    Sbadigliò abbastanza rumorosamente, infischiandosene dell'educazione e del galateo. Inizialmente non fece caso alle parole dell'uomo di fronte a lui, preferendo guardarsi attorno con aria annoiata, più per il monotono paesaggio che per altro. Dopo qualche secondo di perlustrazione visiva rivolse la sua pigra attenzione a Xehanort, quando il mondo si scurì di colpo. Si sentì oppresso il volto da qualcosa di strano, mai provato prima nella sua vita (di cinque minuti). Afferrò subito la minaccia con ambo le mani, mentre mugugnava frasi incomprensibili bloccato com'era dal mantello lanciatogli, quasi ricascando all'interno del sarcofago stesso.

    Quando finalmente si liberò dalle spire malevole del capo di vestiario, rivelando un'espressione a metà fra il meravigliato e il seccato dal gesto. Alla fine comprese a cosa dovesse essere riferito la frase "indossalo". Effettivamente guardando più in basso vide che tutte le sue membra erano alla mercé degli elementi, senza alcun vestito a proteggerle o al minimo a coprire le intimità.

    -IAAAAAAAH!! Ma sono nudo!-



    Questa fu considerata la reazione più probabile dall'intelligenza artificiale per un essere umano in quelle condizioni abbastanza imbarazzanti. si posizionò addosso, tentando di coprirsi alla ben in meglio.

    Durante l'operazione di copertura rapida traspirò dal suo sguardo un certa insicurezza dovuta all'essere osservato da un altro uomo.


    -Grazie..grazie molte!-



    Era sincero o per lo meno credeva di esserlo; infondo quell'essere si era dimostrato clemente non uccidendolo e addirittura prestandogli il proprio manto aveva dimostrato una certa "umanità". Sorrise placidamente cercando di ringraziare con i gesti ulterioramente Xehanort, il quale intanto spiegava al Necrodermis/Naruto ed indirettamente allo sfortunato Takheloth ove esso si trovasse.

    I processori di memoria non trovarono nei loro archivi nessuna informazione ne indicazione Endlos o Geisine. Evidentemente esse erano andate perse oppure non erano mai esistite. Ciò provocò un senso di vuoto in lui, seguito da mille domande che avrebbe voluto fare al suo interlocutore; decise però di ponderare la veemenza delle sue richieste tentando un approccio il più possibile cauto. Per cui le sinapsi elaborarono un logico schema interrogativo. Appoggiò entrambe le mani sul lato del sarcofago posto di fronte all'uomo, sporgendosi poi col busto verso l'esterno in modo da essergli più vicino per poi esprimere oralmente gli interrogativi.


    -E te come ti chiami? Di dove sei? Perchè mi trovo qui? Perchè sei qui? Hai fame? Io ho fame dattebayo! Sai per caso dove si possa trovare del ramen qui??-



    La voce di Naruto si fece più sicura come se avesse preso sicurezza con la lingua che fino a poco prima non riusciva nemmeno a esprimere; inoltre il rumore metallico che produceva ad ogni movimento era sparito completamente. Ma la cosa sconvolgente fu il cambio di tonalità nell'esprimere la parola "ramen" come se si fosse esaltato nel dire il nome di per lui tale soave alimento.

    Takheloth, troppo tramortito per poter reagire riusciva comunque a percepire a grandi linee ciò che stava succedendo, iniziando già a rodersi metaforicamente il fegato per la figura che il suo contenitore stava facendo fare alla Sua augusta persona.
     
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    La figura che fece Naruto di fronte al lancio del mantello fu un vero toccasana per l'umore di Xehanort, che continuava a soffrire per l'eccessivo calore di quella locazione dimenticata dagli uomini.
    Come se ci fosse stato un posto nel presidio del Sud che non fosse stato dimenticato dagli uomini. Non venitemi a dire Merovish, perché in quella tana si trovano solo lupi ed altre belve solitarie che non sono per nulla al mondo paragonabili a creature umane.
    Ritornando all'incontro tra il Necrodermis e l'Heartless...
    Quest'ultimo poggiò la mano sinistra sulla fronte, segno di disapprovazione completa dell'atto appena avvenuto - un comunissimo FACEPALM!! -, ma le sue labbra esercitavano una curva e mostravano i denti in modo felice. Insomma, si stava burlando del suo prossimo e tanto.
    Per non parlare di quando il naufrago concepì perché gli avesse detto "indossalo" ed il motivo per cui gli aveva lanciato il mantello assalitore.
    Insomma l'Heartless continuava a ridere come un cretino, senza fare un rumore ma agitandosi e muovendo completamente il corpo come se fosse un cellulare che vibrasse.
    Dopodiché vennero i ringraziamenti da parte del nuovo arrivato, che traspariva insicurezza verso il conoscente, che smise di sghignazzare e si ricompose per portare un po' di rispetto verso l'altro. Doveva sembrare una brava persona se voleva portarsi via il sarcofago tanto curioso ed affascinante, senza destare sospetti.
    Venne quindi investito da una serie quasi infinita di domande, porte con una tale maestria nella lingua, perfettamente opposta all'impacciata figura di prima mostrata nel dialogare. Che fosse rincretinito solo dal viaggio interdimensionale?? Probabile.

    " Il mio nome è Xe... "



    Stava per dire il suo vero nome, ma decise di cambiare immediatamente, idea.
    Anche se si trovava nel presidio del Sud in quel momento e non avrebbe avuto problemi con la legge, nel momento in cui si sarebbe trasferito definitivamente nei LAM avrebbe dovuto evitare scorribande irrazionali per far sentire il suo nome come mal voluto.

    " Xeifer "



    Riuscì quindi a deviare la desinenza del suo nome, diventando completamente un altro uomo, tanto alla fine del loro incontro avrebbe usato un incantesimo per far scordare completamente al Necrodermis tutto ciò che sapeva su di lui.
    Avrebbe messo all'interno del suo corpo altri elementi.

    " Sono del presidio dell'Est, più precisamente di Fanedell.
    Ero qui per dare caccia a certe creature rare di questa zona, ma questo non è importante.
    Non ho fame, adesso ma dato che tu hai fame potremmo spostarci verso un posto dove tu possa mangiare in santa pace. Non penso che lì ti serviranno del Ramen, ma di roba buona ce n'è comunque... "



    Il suo sguardo cadde poi verso la bara che ancora era localizzata alle spalle del biondo.
    La indicò col braccio.

    " Quella devi portartela dietro, credo sarebbe un buon modo per partire da chi tu sia... "



    Si avvicinò quindi a questa e caricandosi anche questa in spalle, la sua forza sovrumana non gli faceva pesare per niente il dover caricare il segugio di lava, che posizionò nel contenitore di viaggio del suo nuovo sfortunato "amico".

    " Ci incamminiamo? "



    Chiese come ultima cosa come conferma del loro incamminarsi, di sicuro il tizio avrebbe accettato. Quel suo aver fame lo aveva messo pieno di energie. Sicuramente, l'avrebbe seguito fino a Merovish solo per mangiare.

     
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    Rimase visibilmente sconvolto da una delle risposte. Un velo di disperazione gli si dipanò sul volto esterrefatto. Si portò le mani vicino alla bocca e una voce lacerata dal dolore fuoriuscì quasi gemendo.

    -Ch..Ch...niente ramen?!? Morirò di fameeee-ttebayo..-



    Il dolore nelle sue parole era palpabile, come se gli avessero appena strappato la cosa più cara al mondo. Dopo la scenata fatta per attirare l'attenzione, come ogni bravo bambino, si riprese dal suo capriccio e decise di comportarsi da uomo virile e grande quale era. Solo adesso stava iniziando a percepire il calore dell'ambiente, intenso e soffocante. Mugugnò qualcosa di incomprensibile e finalmente decise di uscire fuori dal sarcofago in cui era rimasto sopito per un tempo sconosciuto. Poco prima di sgusciare fuori però, noto sotto di lui qualcosa di strano e curioso ai suoi occhi vispi. Era un capo di vestiario, all'apparenza una specie di drappo o mantello. Dato che era lì fin da quando si era svegliato evidentemente era di sua proprietà. La cosa curiosa era le dimensioni troppo grandi rispetto al suo corpo.

    Avrebbe tanto voluto sapere il perchè di questo, ma non c'era il tempo di gongolarsi in questi stupidi quesiti; doveva iniziare immediatamente la sacra cerca del divino ramen e nessuno l'avrebbe fermato. Decise però di portarsi con se il mantello.

    Con molta fatica iniziò a fare leva con ambo le braccia per tirarsi su, trascinando a tentoni prima una e poi l'altra gamba. Essendo in parte impacciato dal mantello il risultato fu un ribaltamento a terra. L'impatto non fu violento ma causò comunque un bel po' di dolore dovuto alle rocce non proprio morbide.


    -Aiaiaiaiai! Dolore..-



    Si rialzò sulle proprie gambe, dopo qualche tentativo andato a vuoto di restare suoi propri arti. Prese quindi il mantello e se lo passò più volte sul corpo, fasciandosi ulteriormente in aggiunta alla copertura data dal manto dell'Heartless. Con quello addosso si sentiva in qualche modo più sicuro, come se fosse uno scudo verso le avversità. Fece quindi un paio di passi di controllo e notò che ora il controllo motorio era migliorato anche se le rocce appuntite e taglienti certo non aiutavano il movimento.

    Istintivamente quindi il corpo si staccò di qualche centimetro dal suolo per allontanarsi dalla minaccia dovuta ai tagli. Mentre il Necrodermis tentava di tornare in funzione, quello che si era presentato come Xeifer stava blaterando cose per lui inutili, fra cui qualcosa riguardante il sarcofago.


    -Oh dici? Ah si si prendilo pure non credo sia mio-ttebayo!-



    Si girò verso l'altro sorridendo felice, infondo era contento di non essere morto o qualcosa peggio ancora. Si sfregò le mani alacremente mentre osservava l'Heartless recuperava e si metteva in groppa l'arca che l'aveva portato in quella landa desolata.

    Takheloth intanto non potendo opporsi al ladrocinio della sua proprietà rimase in disparte, furioso per non poter lottare per ciò che suo di diritto. Ma sarebbe venuto il tempo in cui tutti avrebbero pagato in quel piccolo mefitico angolo di multiverso.

    Una volta terminati i preparativi l'altro chiese al biondino se volesse incamminarsi verso la civiltà. Sorrise ancora in risposta alla gentile offerta. Alzò il braccio, tendendolo in segno di vittoria e assenso.


    -Si si andiamo dattebayo!-



    Hanel en Djehuty (Volo del sacro Ibis) (passiva)

    Io non arranco è la natura che si piega per lasciarmi il passaggio.

    Takheloth possiede una naturale predisposizione a manipolare le leggi fisiche ai suoi voleri. Normalmente per interagire con ciò che lo circonda dovrebbe spendere energia ma alcune cose semplicemente accadano perchè la sua stessa presenza lo permette. Una di queste è l'alterazione del campo gravitazionale intorno a lui che gli permette di levitare o volare durante gli spostamenti.
    L'altezza massima è di cinque metri.
     
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    Xehanort vide disgustato - anche se seppur per un pochino divertito - lo spettaccolino infantile del naufrago nonsochisiaiomavogliotantoramendattebayo!.
    Si caricò il super sarcofago sulle spalle e con un sorriso sulle labbra disse

    " Seguimi. "


    E fece strada verso la capitale dell'illegalità, Merovish. Lì gli avrebbe trovato un posto dove dormire non in tranquillità.

     
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