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Arrivo di Drath Da'Goth

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  1. Drath Da'Goth
     
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    In caduta libera.
    Questo era Drath Da'Goth: un corpo in caduta libera.
    Precipitava a testa in giù, il muso puntato verso il basso, la schiena dritta, le braccia lungo i fianchi, le gambe e la coda distese, in linea col resto del corpo.
    L'attrito con l'aria gli faceva socchiudere e lacrimare gli occhi e gli fischiava nelle orecchie, il mantello nero si agitava e gli sbatteva addosso rumorosamente.

    Intravide, a grande distanza, un'isola in mezzo a un mare di nubi.
    Non aveva paura, Drath Da'Goth; non perché fosse coraggioso, anzi; ma semplicemente perché l'immensa meraviglia e lo stupore attonito non lasciavano spazio a nient'altro nel suo animo.
    L'isola si avvicinava sempre di più: su di essa di estendeva una splendida città, con quattro cinte di mura concentriche; al centro della cerchia più interna, un'imponente fortezza turrita. Nelle strade e nelle piazze, come microscopici insetti, i cittadini.

    Nitida, sotto di lui, apparve una vasta distesa coltivata e alberata, un pezzo di campagna tra le mura cittadine; era lì che stava andando a finire. Ebbe appena il tempo di vedere la chioma di un grande albero che che gli veniva contro, ed ecco che la pianta cominciò a percuoterlo e a graffiarlo impietosamente con tutte le sue fronde.
    Mentre, nella caduta, sbatteva di ramo in ramo, istintivamente Drath Da'Goth allungò la coda in cerca di un appiglio.
    Fu fortunato: riuscì ad aggrapparsi al ramo più basso, fermandosi a circa due metri e mezzo da terra. Restò sospeso per la coda, oscillando come un pendolo, per due o tre secondi; poi non ce la fece più a reggersi, e così dovette lasciarsi andare, cadendo di schiena sul terreno erboso. "THUMP!"

    Drath Da'Goth restò a lungo disteso, supino, immobile, come morto.
    Poi, lentamente, si rialzò. Gli dolevano la schiena e il bacino, ed era pieno di contusioni ovunque.
    Non appena poggiò a terra il piede destro, fu subito costretto a sedersi per un dolore lancinante alla caviglia: doveva essersela slogata, o peggio... Sbuffò infastidito.
    Cominciò a tastarsi in vari punti del corpo, per accertarsi di essere ancora tutto intero. Si rincuorò: a parte la caviglia, nessun osso rotto. "Be', almeno questo...".
    Volle controllare se per caso non avesse perso in volo gli oggetti che indossava. Il mantello con cappuccio era ancora allacciato sotto il collo, la sacca a tracolla con il suo "prezioso" contenuto era sempre al suo posto, e dal fodero appeso alla cintura, sul fianco destro, spuntava l'elsa argentea della sua arma fidata. Non aveva perso nulla: si sentì sollevato.
    Guardò verso l'alto, e con lo sguardo rifece tutta la traiettoria che aveva percorso, dal cielo, alla chioma dell'albero, fino alla terra. "L'ho scampata bella", pensò. Poi la sensazione di sollievo lasciò il posto a un sentimento di rabbia mista a preoccupazione.

    Rabbia, per l'incantesimo fallito. Preoccupazione, per il fatto di trovarsi in un luogo completamente sconosciuto.
    L'incantesimo... sicuramente l'incantesimo di esilio era fallito. O meglio, aveva funzionato male. In effetti l'incantamento non era diretto verso di lui, eppure era proprio lui, Drath Da'Goth, a ritrovarsi esiliato chissà dove.
    Un moto d'ira gli salì dal profondo, come spesso gli accadeva quando le cose non andavano per il verso giusto. Non sapeva nemmeno a chi o a cosa dare la colpa dell'accaduto, se non a se stesso; e questo lo faceva infuriare ancora di più. Strinse i pugni, serrò le mascelle, iniziò a dimenare nervosamente la coda...
    Si guardò attorno, e si calmò. Era seduto in un'ampia radura erbosa; davanti a lui, altissima, imperturbabile, vecchia di secoli, la pianta da cui era caduto; tutto intorno, altri alberi più giovani; più in là una collinetta verde, e ancora oltre, modeste fattorie e campi coltivati.
    Il paesaggio agreste gli era familiare, la campagna assomigliava tanto a quella delle sue parti. Tuttavia una cosa lo inquietava: aveva ancora viva negli occhi l'immagine dell'immensa isola sospesa in un mare di nuvole, e a sua memoria non aveva mai letto né sentito parlare di alcunché di simile.
    L'uomo rettile chinò la testa e si nascose il volto tra le mani.
    Non aveva la più pallida idea di dove potesse essere. Era lontano da casa, solo e sperduto.
    Fu preso dallo sconforto.
     
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    Adam avanzò nella radura a passo svelto e deciso, seguito da uno svolazzante Pyro in preda a un improvviso attacco di sonnolenza. Il primo canalizzava tutta la sua concentrazione nella vista, frugando il bosco alla ricerca della cosa che era precipitata poco prima dal cielo, andandosi a schiantare lì vicino. Il secondo invece era più concentrato sul proprio olfatto, fiutando la strada alla ricerca di cibo. Entrambi si trovavano in uno dei numerosi frutteti che popolavano il Latifondo, impegnati in un ricco saccheggio di fragole fresche quando Adam aveva puntato il cielo al dito, indicando l'essere in picchiata che aveva tutte le intenzioni di andarsi a sfracellare al suolo. E adesso eccoli lì, ufficiali dei liberi aeris milites impegnati in una doverosa missione di soccorso. Adam sperò con tutto il cuore di doverla chiamare così, e non "missione di recupero corpi".

    « Dev'essere caduto qua vicino, ne sono sicuro. »

    « Pyro.. »

    « Ti ripeto che non ho fame, smettila. »

    « Py..ro, Pyro. »

    « No, non credo sia finito nel Santuario delle Spine. »

    « Pyro? »

    « Beh, perché avremmo sentito delle urla. Le spine pungono e fanno male, non mi piacciono. »

    « ... »

    « Dai, a nessuno piacciono le spine. »


    Pyro era in procinto di sfoggiare ancora una volta la sua ben nota arte oratoria quando entrambi si dovettero bloccare. Di fronte a loro si estendeva un'ampia radura circolare al cui centro torreggiava una colossale quercia antica quanto il mondo. E sotto di questa, giaceva uno degli esseri più bizzarri che Adam avesse mai visto. Corpo umanoide, pelle color antracite squamosa, simile a una corazza di scaglie, artigli e coda serpentesca. Un uomo lucertola.

    Il Camaleonte aveva viaggiato molto per le terre di Endlos, e aveva ascoltato un sacco di storie, fiabe, leggende. Una di queste parlava di un eroe trasformato da una strega in un asino, colpevole di non aver ricambiato l'amore ch'ella serbava nel cuore. Un'altra raccontava di un principe egoista tramutato in una belva feroce come punizione per le sue colpe. Un'altra ancora narrava di una donna tramutata in ragno per aver osato sfidare e offendere una dea. Ma erano tante, tantissime storie accomunate dal sol fatto di avere come protagonisti -e vittime- esseri umani i cui spiriti finivano rinchiusi in involucri animaleschi. Storie fantastiche che Adam dovette giudicare degne di essere raccontate.
    Perché sotto i suoi occhi il Camaleonte aveva un'altra di quelle storie. una che questa volta avrebbe potuto raccontare lui. e lui soltanto.
    Studiò l'uomo lucertola, visibilmente disperato, il viso nascosto tra le mani. Gli venne un tuffo al cuore.
    Non si sarebbe limitato a raccontarla. Adam avrebbe creato quella storia. Giurò a se stesso di aiutare l'uomo lucertola a tornare solo uomo, di riacquistare il suo corpo originario come Adam stesso era stato aiutato, tempo prima, dai cinque spiriti. Adam dopo tutto sentiva di essere forte e coraggioso.
    Non poteva non aiutarlo.

    Si trovava alle spalle dello sconosciuto. Quindi, quando avanzò in sua direzione, non fu visto mentre il suo corpo emanava una sfavillante luce verdastra. In pochi istanti la sagoma del Camaleonte mutò totalmente: in ogni parte del corpo spuntarono scuri ciuffi di peli, e orecchie divennero a punta e le mani delle zampe artigliate, il busto snello e sinuoso, una coda si dilatò dalla schiena e il muso divenne ferino, le pupille verticali su iridi giallognole. Un uomo gatto.
    Sperava, in cuor suo, che l'uomo lucertola si sentisse più a suo agio e potesse confidarsi sinceramente con un altro metamorfo, un altro "uomo condannato in un corpo di animale". Pyro continuò a seguirlo sorvolandolo dall'alto, lo sguardo inebetito che si alternava tra l'uomo lucertola e l'uomo gatto, indeciso su quale dei due fosse il più singolare.

    mh6gpy

    « Devo ammettere che voli bene...anche se dovresti perfezionare un po' l'atterraggio. »

    Esordì Adam, tanto per catturare l'attenzione dell'uomo lucertola.
    Abbozzò un sorriso, puntandosi il petto con un pollice artigiato che non sarebbe dovuto esistere, ma per comodità meramente funzionali decise di lasciar lì.

    « Il mio nome è Adam, sergente dei milites di Laputa. »

    « Pyro! »


    E dopo che anche il moguri ebbe deciso di presentarsi squittendo da sopra le loro teste, Adam si avvicinò ancora più all'uomo lucertola, tendendogli una mano -una zampa- per aiutarlo a rialzarsi da terra. La prima necessità era di assicurarsi che l'essere rettiliano stesse bene e non avesse nulla di rotto. Dopodiché avrebbe ascoltato la sua storia, e scoperto chi aveva rinchiuso la sua anima nel corpo di una lucertola. Entro sera, magari anche prima di cena Adam contava d'averlo già aiutato a riottenere le sue originarie spoglie, sconfiggendo la strega, lo stregone o il dio che lo avevano ridotto in quello stato pietoso.

    « Ti sei fatto male?
    Se serve c'è una ottima infermeria al nostro Albero Casa.
    »


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    ~ Basso 5% ~ Medio 10% ~ Alto 20% ~ Immenso 40% ~

    Energia residua: 110% -0%
    Status Fisico: Illeso
    Status Psicologico: Ottimale

    Skills

    NoOne_Metamorfismo scenico passivo & bonus energetico del 10%
    Scopulae_Bonus del 50% alla Resistenza & Possibilità di adesione e spostamento su pareti lisce o soffitti & Salti potenziati
    Sensualism_Scurovisione & potenziamento olfattivo & Difesa passiva da auspex olfattivi
    Assurance_ individuazione degli assalti-influenze psioniche fino a potenza media
    Pyro_Compagno animale in grado di volare

    Note: La tecnica di trasformazione a costo nullo è NoOne, presente in scheda assieme a -se serve- la descrizione di Pyro. Spero il post piaccia ^^

     
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  3. Drath Da'Goth
     
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    "Devo ammettere che voli bene... anche se dovresti perfezionare un po' l'atterraggio."
    Alla voce inaspettata, Drath Da'Goth sobbalzò.
    Alzò la testa e istintivamente arretrò, poi, senza alzarsi da terra, si fermò a guardare il nuovo arrivato.

    I nuovi arrivati erano due. Quello che gli aveva rivolto la parola era una creatura umanoide dalle movenze eleganti, coperta da una pelliccia scura, e con la coda, le zampe e la testa come quelli di un grosso felino. Da qualche parte aveva letto che in una remota regione del suo mondo vivevano esseri simili, ma non ricordava dove...
    "Il mio nome è Adam, sergente dei milites di Laputa."
    L'altro era una bestiola che svolazzava sopra di loro con due alucce da pipistrello. Simile a un micio bianco, ma più rotondo e grassottello; due sottili fessure al posto degli occhi; sulla testa, una piccola appendice terminante con una palla di pelo rosso. Probabilmente un animale da compagnia.
    "Pyro!"

    L'uomo rettile rimuginò le parole con cui si era presentato quel tipo curioso. "Devo ammettere che voli bene... anche se dovresti perfezionare un po' l'atterraggio", gli aveva detto con un sorriso di scherno.
    Drath Da'Goth non apprezzava l'ironia degli altri, soprattutto se era rivolta verso di lui. Si irritò alquanto. In un'altra occasione avrebbe risposto per le rime, ma in quella situazione...
    Il felino umanoide gli tese una mano, come per aiutarlo ad alzarsi. Drath Da'Goth era sospettoso, non sapeva se fidarsi, temeva che quello sconosciuto potesse giocargli qualche brutto scherzo.
    Rivolse uno sguardo fugace all'elsa della propria spada, appesa alla cintola, sul fianco destro. Il metallo argentato risplendeva chiaro e limpido. La spada senziente non mentiva mai, e in quel momento gli stava dicendo che l'altro non aveva cattive intenzioni verso di lui. Si sentì più tranquillo.

    Si aggrappò alla zampa che l'uomo gatto gli offriva e si tirò su. Si arrischiò a tentare qualche passo, e...
    "AHIA!"
    Niente da fare, la caviglia destra gli faceva troppo male. Zoppicando e saltellando sul piede sinistro, raggiunse il tronco enorme della quercia lì vicino e vi si appoggiò con la schiena, restando in piedi sulla gamba sana.
    Socchiuse gli occhi, come per studiare i due che aveva di fronte. Quel "tenente Adam", o come si chiamava, lo fissava con aria serena e fiduciosa.
    "Chissà cosa vuole da me."
    L'animaletto volante stava lì, sopra le loro teste, guardandoli entrambi con stupore e curiosità. Sembrava in attesa di vedere cosa sarebbe successo.

    "Ti sei fatto male? Se serve c'è una eccellente infermeria al nostro Albero Casa."
    "Ah, sì, ecco, come no, proprio quello che ci vuole!"
    E così sarebbe finito nelle mani di un medico o di un guaritore, pensò, magari uno di quelli che facevano il loro mestiere "per amore del prossimo". Tipi come quelli gli davano sui nervi; l'idea di doversi affidare a uno di quei "benefattori" non gli andava affatto a genio.
    No, un momento, non sarebbe andata in quel modo... ci doveva essere... anzi, c'era un'altra soluzione... tuttavia, per metterla in pratica, gli serviva la collaborazione, volontaria o involontaria, di qualcuno.
    "Potrò confidarmi con lui? Certo, sembra ben disposto, ma..."
    Rimase un po' in silenzio, a cercare le giuste parole, poi si decise.
    "Senti... ehm... sentite..."
    Si ricordò che l'altro gli aveva dato del tu, e quindi fece altrettanto.
    "Stammi a sentire. La mia caviglia qui è messa male, però forse non mi serve un guaritore. Se mi dai una mano, penso di riuscire a curarmi da solo."
    Dopo una breve pausa:
    "Ascoltami. Anche se non posso ricompensarti in nessun modo, e anche se quello che ti chiederò ti sembrerà assurdo o insensato, tu dovrai aiutarmi. Te ne..."
    Stava per dire "Te ne prego", ma si fermò: gli pareva troppo umiliante.
    "Te lo prometto: se farai come ti dico io, non te ne pentirai."

    Credevo che lo spoiler fosse necessario solo durante il combattimento. Comunque, se serve:

    • Energia: 60% (appena prima del suo arrivo, Drath Da'Goth ha fatto qualcosa che gli è costato parecchia energia).

    • Condizione fisica: diverse contusioni in tutto il corpo; caviglia destra slogata (forse fratturata?).

    • Condizione psicologica: dapprima sconfortato, poi irritato e sospettoso nei confronti di Adam, infine più tranquillo e possibilista (anche se ancora incerto e dubbioso).

    • Abilità passive disponibili:
      La spada senziente [abilità passiva da oggetto - auspex su creature ostili nel raggio di 30 metri];
      Vista oscura [vedere al buio senza penalità].

    • Abilità usate nel turno: auspex passivo della spada senziente (vedi sopra).

    • Formattazione del testo: testo normale, "parlato", "pensato", "parlato di altri".


    Per altre considerazioni vedi post in Bacheca.
     
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    Adam si scambiò un'occhiata interrogativa con Pyro. Senza neanche presentarsi, l'uomo-lucertola aveva bruscamente rifiutato la sua offerta d'aiuto richiedendogli invece un favore con aria sospetta. Si, chiunque l'avrebbe vista in questo modo. Ma Adam aveva un modo molto particolare di vedere le cose, e in quella ambigua richiesta vide soltanto un'opportunità da cogliere al volo: conquistarsi la fiducia dell'uomo-lucertola per scoprire chi fosse -un eroe? un principe? un semidio?- e perché l'avessero ridotto in quello stato a dir poco riprovevole.

    Represse a stento un sorriso a trentadue denti, limitandosi ad annuire lievemente col capo e a contrarre appena i muscoli facciali. Venne fuori la pantomima ridicola di un sorriso cordiale.

    « Va bene, ma a una condizione. »

    Rispose, e tese in alto dinanzi a sé un eloquente e artigliato dito indice.

    « Dopo mi dirai chi sei, e quale strega ti ha trasformato in una lucertola gigante. O in un geco gigante? Vediamo.. »

    Fissò intensamente lo sconosciuto, squadrandolo dal basso verso l'alto e poi dall'alto verso il basso, gli occhi ridotti a due fessure. Sembrava uno critico immerso nella visione di qualche astratta opera d'arte moderna. Solo dopo una manciata di secondi si riprese, abbandonando del tutto la riflessione e sancendo il suo verdetto con una scrollata di spalle.

    « ..effettivamente direi più lucertola, sisi. »


     
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  5. Drath Da'Goth
     
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    La caviglia si stava gonfiando a poco a poco. Drath Da'Goth era ancora in piedi, appoggiato al tronco dell'albero, e teneva il piede destro sollevato da terra, per non sforzarlo.

    Si accorse che, all'ultima sua affermazione, l'uomo gatto e l'animaletto volante si erano guardati con aria perplessa.
    Forse aveva detto qualcosa di sbagliato? Sperava di non averlo irritato, in quel momento non poteva permettersi di farselo nemico.
    In effetti, anche se l'altro si era presentato, Drath Da'Goth non sapeva realmente con chi aveva a che fare.
    Ricordò di aver letto, più e più volte, storie di creature potentissime che si trasformavano in esseri deboli e insignificanti al solo scopo di mettere alla prova gli ignari viandanti che li incontravano. Se questi ultimi si comportavano in maniera sgradita, andavano incontro a una punizione esemplare.
    Ecco, sperava di non trovarsi nella stessa situazione, e di non venire punito per quello che aveva detto, o che stava per dire.

    Decise di mostrarsi anche lui più affabile e amichevole.
    L'altro ora gli sorrideva: "Va bene, ma a una condizione."
    "Dopo mi dirai chi sei, e quale strega ti ha trasformato in una lucertola gigante. O in un geco gigante? Vediamo... "

    Questa poi! Perché pensava che fosse stato trasformato in quello che era? Non gli passava per la testa che potesse essere nato proprio così? Mah... vallo a capire...
    "...effettivamente direi più lucertola, sisi."
    Voleva sapere chi era lui? E va bene: gli avrebbe detto tutto.
    Beh, insomma, quasi tutto...

    "Guarda, per me non ci sono problemi, posso dirti anche subito chi sono e cosa faccio qui."
    "Il mio nome è... Shandrazar!"

    Anche se era inutile, mentì spudoratamente, perché comunque non si fidava completamente. "In fondo è pur sempre una specie di guardia, o di militare, o qualcosa del genere... così ha detto, mi pare."
    "Cosa faccio nella vita? Be', si dà il caso che io abbia un po' di conoscenza delle arti arcane."
    Disse ciò con finta modestia, ma nel tono della voce e nella postura si atteggiò come se fosse il principe degli arcimaghi.
    "La mia limitata conoscenza è la causa delle mie disavventure, infatti sono finito qui proprio in seguito a un... incidente capitato durante i miei esperimenti.
    Tuttavia quel poco che so potrebbe anche aiutarmi, come dicevo prima, a guarire queste mie ferite."


    A questo punto cominciò a parlare con l'aria del professore che impartisce la sua lezione a un'allievo ignorante della materia.
    "Vedi, gli incantamenti, per come li ho studiati io, richiedono quasi tutti una formula da pronunciare e alcuni gesti da compiere."
    "Alcune magie, per funzionare, richiedono anche la presenza di un certo tipo di oggetto o di sostanza: è quello che si definisce componente materiale dell'incantesimo."
    "Ad esempio, per poter lanciare un certo sortilegio è necessario impugnare un cristallo di quarzo, per un altro puó servire un pizzico di polvere di zolfo, e così via. Chiaro?"


    Si fermò un attimo. Era preoccupato. Non sapeva come l'altro avrebbe reagito a quello che stava per dirgli.
    "Benissimo. Ora, io conosco un potente incantesimo di cura che potrei usare su me stesso. Solo che mi manca il componente materiale."
    "Quello che mi serve è..."

    Abbassò lo sguardo e si passò la mano dietro la nuca, nervosamente.
    "...il cadavere di una persona appena morta."




    • Energia: 60%

    • Condizione fisica: diverse contusioni in tutto il corpo; caviglia destra slogata (forse fratturata?), in netto peggioramento.

    • Condizione psicologica: all'inizio abbastanza tranquillo, poi preoccupato per la possibile reazione di Adam alla sua richiesta.

    • Abilità passive disponibili:
      La spada senziente [abilità passiva da oggetto - auspex su creature ostili nel raggio di 30 metri];
      Vista oscura [vedere al buio senza penalità].

    • Abilità usate nel turno: nessuna.

    • Formattazione del testo: testo normale, "parlato", "pensato", "parlato di altri".



    Edited by Drath Da'Goth - 21/9/2013, 01:47
     
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    Adam ascoltò con sguardo rapito la breve spiegazione di Shandrazar riguardante le arti arcane. Dire che gli brillavano gli occhi dalla meraviglia sarebbe stato riduttivo: da sempre il Camaleonte era affascinato dalla magia, vista come un'arte per lui -purtroppo- irraggiungibile, se non nelle sue fantasie notturne. Immaginava che conoscere le arti arcane di cui Shandrazar stava parlando significasse poter far scoppiare in cielo fuochi d'artificio a piacimento, poter trasformare un uomo in una rana -o in una lucertola?- potersi sollevare in aria con la forza del vento e da lì far cadere sulla terra una pioggia di fiori. Cose di questo genere, insomma, poco produttive ma in compenso molto teatrali. Ecco cos'era la magia.

    Ne consegue che a partire da quel momento Adam provò nei confronti di Shandrazar un reverenziale rispetto che l'altro, qualora fosse stato furbescamente malintenzionato, avrebbe potuto tranquillamente sfruttare a proprio piacimento. E tanto sembrò fare alla fine, chiedendo al sergente dei milites di poter violare il corpo di un defunto per guarire la ferita al piede. Qualsiasi persona dotata di un briciolo di buonsenso avrebbe aborrito quella malsana idea, ma Adam era troppo esaltato all'idea di poter vedere qualche trucco magico per osare un diniego. E poi i morti sono morti, pensò, che gli avrebbe mai potuto importare a loro di come fossero stati usati i loro involucri. Meglio poter fare del bene a un abile mago lucertoloide che ingrassare i vermi.

    «Non c'è nessunissimo problema Shanny, ti serve un cadavere e avrai il cadavere di una persona appena.. »

    Si bloccò di colpo. Solo in quel momento si capacitò del fatto che Shandrazar non desiderava il corpo di un defunto morto e sepolto da chissà quanto tempo, bensì voleva il corpo di una persona appena morta. Il che significava dover fare del male a qualcuno totalmente estraneo a quella faccenda.
    Adam si rabbuiò, combattuto tra l'aiutare e il rifiutare Shandrazar, visto ora come portatore di magia oscura. Non era qualcosa di carino, la magia oscura, non come l'altro tipo di magia che Adam si era sempre immaginato. Quando si rivolse di nuovo a Shandrazar fu con voce tremolante, quasi temesse la risposta dell'altro.

    «In che senso "appena morta"? Non..non è una cosa molto carina da fare. Uccidere persone, intendo. »




     
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  7. Drath Da'Goth
     
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    "Non c'è nessunissimo problema Shanny..."
    "Shanny? ma che razza di..."
    "...ti serve un cadavere e avrai il cadavere di una persona appena..."
    Drath Da'Goth guardò la sua spada: da chiara e argentea che era, cominciava ad offuscarsi a poco a poco.
    "In che senso "appena morta"? Non... non è una cosa molto carina da fare. Uccidere persone, intendo."
    Ecco, stava per perderlo, il sentimento di fiducia si tramutava in sospetto, e di lì a poco poteva trasformarsi in aperta ostilità. Doveva correre ai ripari.
    "Ma no, io...ehm..."
    Mentre farfugliava confuso, gli vennero alla mente un paio di argomenti che potevano risultare decisivi.

    "Ma, scusa, chi ha mai detto che il morto devi ucciderlo tu, o noi?" Mise le mani avanti, come a discolparsi da quella grave accusa.
    "La gente muore per mille ragioni. Va benissimo anche qualcuno morto di vecchiaia, di fame, in un incidente, di malattia... eh, no, di malattia forse è meglio di no."
    "Certo, farlo noi sarebbe il modo più facile e veloce..."
    Si corresse al volo. "...se fossimo gente malvagia e senza scrupoli. Ma noi, io e anche tu, siamo rispettosi della vita degli altri, vero?"

    "Comunque, tornando a noi, basterebbe andare in un posto dove ci sono molti morti, o dove la gente muore facilmente, che so, un ospedale, un obitorio; avete gli obitori qui da voi?"
    "Oppure in un carcere, dove ci sono dei prigionieri condannati a morte... avete la pena di morte qui da voi, no?"
    "Oppure, semplicemente, entrare in una casa dove stanno facendo una veglia funebre. Qui siamo in campagna, no? Ebbene, mi risulta che questi bifolchi muoiono come mosche..."

    Con quest'ultima frase ebbe l'impressione di essersi dato la zappa sui piedi.
    "Ma forse la cosa migliore, anche se è la più difficile, sarebbe cercare di uccidere un "cattivone", che so, un bandito, un assassino, un fuorilegge." Ecco, questa era una cosa che sarebbe piaciuta senz'altro a quel tipo così buono e altruista, che oltretutto era pure una guardia, quindi ammazzare i criminali doveva essere il suo mestiere.

    "Ah, una cosa importante: per compiere il mio rituale non dovrò danneggiare il cadavere in alcun modo. Non sarà necessario sezionarlo, né bruciarlo, né prelevare gli organi interni, come avviene in altri casi..." Questa poteva anche risparmiarsela, pensò...
    "...ma devo soltanto toccare il corpo per alcuni istanti, recitare la formula magica e il gioco è fatto. Semplice, no?"
    E stavolta, dopo tante bugie e reticenze, Drath Da'Goth diceva la verità.
    Ma sarebbe stato credibile?

    "Piuttosto, qui abbiamo un altro problema. Come vedi, non riesco a camminare. Se non puoi portare il morto qui, dovresti trovarmi un mezzo di trasporto."




    • Energia: 60%

    • Condizione fisica: diverse contusioni in tutto il corpo; caviglia destra slogata (forse fratturata?), in netto peggioramento.

    • Condizione psicologica: preoccupato perché ha notato la reazione negativa di Adam, e teme che questi possa diventargli ostile.

    • Abilità passive disponibili:
      La spada senziente [abilità passiva da oggetto - auspex su creature ostili nel raggio di 30 metri];
      Vista oscura [vedere al buio senza penalità].

    • Abilità usate nel turno: auspex passivo della spada senziente (vedi sopra).

    • Formattazione del testo: testo normale, "parlato", "pensato", "parlato di altri".

     
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    Adam si portò un pensoso pugno chiuso sotto il naso, mentre soppesava la richiesta di Shandrazar. Un tempo neanche troppo lontano -ben prima di conoscere Laputa, i liberi aeris milites, Kora e Drusilia- la pensava allo stesso modo dello stregone lucertola, e come l'altro nutriva un certo disinteresse per la vita degli esseri umani, visti come una razza maligna e a lui avversa. Per questo riusciva a comprendere piuttosto bene il mago, e fu rincuorato delle sue delucidazioni. A pensarci bene non aveva tutti i torti: difendere Laputa dal male voleva dire combattere i malvagi. Shandrazar aveva bisogno della vita di una persona per non restare zoppo a vita. Eliminando una persona malvagia Adam avrebbe aiutato Shandrazar, ripulito Laputa e elevato la propria reputazione di fiero eroe dell'isola del cielo. Si rallegrò quindi, una volta presa la sua decisione.

    « Effettivamente conosco un posto pieno di cattivoni nella città Bassa, sisi. »

    Osservò, rimuginando sulla sua ultima visita nella contrada del Toro Nero. Quella volta aveva dovuto salvare una ragazzina in difficoltà da tre delinquenti ubriachi. Gentaglia che a parer suo sarebbe stata più utile da morta che da viva. Adam aveva sempre odiato i violenti, specialmente quelli che scaricano le loro pulsioni primeve su altri totalmente innocenti. E poi emanavano un puzzo acre di sudore rancido che ancora lo faceva rabbrividire, se ci pensava.

    « Va bene, andiamo! Non si dica mai che il Camaleonte non aiuti il prossimo! »

    ..a fare del male all'altro prossimo, avrebbe potuto dire qualcuno. Ma troppo entusiasta all'idea di aiutare un potente mago, Adam non ci pensò più di tanto. Subito il suo corpo emanò una sfavillante luce verdastra mentre il suo corpo si dilatava nello spazio, mutando forma. Dopo pochi istanti, l'uomo gatto era svanito per lasciare il posto a qualcosa di totalmente diverso.
    Un cavallo.
    Uno stallone verde scuro.
    Un colore singolare -molto, per un equino- che Adam aveva premeditatamente scelto per il semplice e logico motivo di intonarlo bene con la squamosa pelle di Shandrazar. Forse l'unica accortezza che aveva avuto nei suoi confronti, dato che non si era curato di spiegargli nulla dei suoi poteri metamorfici. Forse se ne era solo dimenticato. Era troppo emozionato all'idea di poterlo aiutare. Fece cenno a Shandrazar di salire in groppa, pronto a scattare al trotto verso la contrada del Toro Nero.

    « Ti serve un mezzo di trasporto, no? Eccotelo qui! »



     
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  9. Drath Da'Goth
     
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    Drath Da'Goth rimase per un pezzo ad occhi spalancati: due pallini rossi in mezzo ai cerchi neri delle occhiaie.
    Sbatté un po' le palpebre, poi se le stropicciò incredulo.
    "Ma tu sei... sei..."

    L'uomo gatto non era più quello di un istante fa.
    Aveva abbandonato la postura eretta per diventare un quadrupede, la sua taglia era più che raddoppiata, gli si erano allungati il muso e il collo, le orecchie si erano rimpicciolite, le zampe si erano fatte lunghe e sottili... in pratica, si era trasformato in uno splendido stallone di uno strano colore verde scuro.
    Drath Da'Goth rammentò che anche nel suo mondo esistevano esseri capaci di cambiare aspetto con tale facilità: essi erano noti col nome di mutaforma.

    Gli risultava che i mutaforma fossero creature malvagie e infide, che per le loro doti naturali erano particolarmente adatte al ruolo di assassini e spie. Era quindi sorpreso del fatto che uno della loro specie si mostrasse così benevolo e disposto a collaborare.
    "Sei un mutaforma, è così? O forse sei un abile mago trasmutatore?"

    Ancora a bocca aperta per la meraviglia, si avvicinò al destriero con passo incerto e claudicante e, dopo un paio di tentativi, con molto sforzo riuscì ad montargli in groppa. Non era un provetto cavallerizzo, ma riusciva comunque a cavalcare decentemente.
    "Mi raccomando, ora che partiamo. Al trotto, altrimenti mi fai cadere."

    Allo stupore ancora vivo per la straordinaria scena vista poc'anzi si univa ora la soddisfazione e il senso di trionfo per aver ottenuto il favore di un alleato così potente.
    "E tutto questo grazie alla tua intelligenza e capacità di persuasione. Complimenti, Drath Da'Goth, sei un genio. Come si dice, non tutti i mali vengono per nuocere. Pensavo che fosse una disgrazia essere piombato così, senza volerlo, in questo mondo sconosciuto; invece puó rivelarsi un'opportunità."
    La disperazione e lo sconforto di poco prima erano completamente dimenticati. Nonostante il dolore fisico per l'infortunio subìto, ora si sentiva disteso, rilassato, in vena di confidenze.
    Si voltò verso l'animaletto volante, che aveva assistito in silenzio fino a quel momento, e gli si rivolse in tono brusco ma cordiale: "E tu che fai, non vieni?"

    Diede una pacca sul collo del cavallo Adam.
    "Hai fatto la cosa giusta." gli sussurrò all'orecchio. "Te l'ho detto: non te ne pentirai."
    "È lungo il cammino per la Città Bassa? Se abbiamo tempo, ci sono una o due cose che voglio chiederti."




    • Energia: 60%

    • Condizione fisica: diverse contusioni in tutto il corpo; caviglia destra slogata (forse fratturata?).

    • Condizione psicologica: dapprima stupefatto per la prodigiosa trasformazione di Adam. Poi, tranquillo, rilassato, soddisfatto di se stesso.

    • Abilità passive disponibili:
      La spada senziente [abilità passiva da oggetto - auspex su creature ostili nel raggio di 30 metri];
      Vista oscura [vedere al buio senza penalità].

    • Abilità usate nel turno: nessuna.

    • Formattazione del testo: testo normale, "parlato", "pensato", "parlato di altri".

     
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