Cercando la Luna

Grande Arcana: Appeso

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    « Ho guardato dentro la moneta.
    L'odio... Il dolore... la rabbia... il risentimento... Sono esplosi fuori al primo spiraglio apertosi con l'esterno: si sono manifestati a livello fisico, concreto. »


    Una triste verità venne a galla, pugnalandola in pieno petto. Era stata quella moneta a fare questo? Perchè? Perchè l'aveva lasciata a quel bambino e non l'aveva studiata lei? Perchè diavolo dovevano sempre esserci altre vittime a subire le conseguenze delle sue azioni sconsiderate???

    « È stato un bene che sia successo a me e non a Kalia - o a te.
    Su Endlos, le condizioni di un Alfiere hanno ripercussioni sul mondo intero. »


    La Dama del Vento strinse i pugni, fino a farsi male. Non le importava cosa doveva o non doveva accadere agli Alfieri, e non le importava chi doveva essere designato ad agnello sacrificale ad ogni situazione ostica. Il punto era un altro... il problema non se lo sarebbe nemmeno dovuto porre.

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    -Non doveva accadere... non doveva farti del male.

    Rispose seccamente, estremamente triste e profondamente mortificata riguardo quella brutta faccenda. Aveva indirettamente ferito un Fratello e quello ritenne che fosse in qualche modo uno dei più grandi fallimenti a cui sarebbe mai potuta andare incontro. Si vergognava orribilmente.

    -Dicono che il sangue dei Galanodel abbia più applicazioni arcane di quello delle vergini e... che sia più nutriente degli altri.

    Disse infine, avvicinandosi al piccolo e sbottonando all'altezza del seno la veste color pesca da lei indossata quel giorno. Non terminò di spogliarsi, ma fece in modo di scoprire il lungo collo dalla pelle bianca e morbida celato fra le stoffe eleganti ed i capelli profumati di rose fresche. Scostò anche quelli, inginocchiandosi davanti al piccolo cainita così da permettergli di servirsi come meglio lo aggradava.

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    -Mi hai salvato la vita... ti prego di accettare il mio sangue.

     
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    -Non doveva accadere... non doveva farti del male.
    secca e triste, gli giunse la voce della Dama – e la sua mortificazione lo ferì
    -Dicono che il sangue dei Galanodel abbia più applicazioni arcane di quello delle vergini e...
    che sia più nutriente degli altri.


    Il Veggente la sentì avvicinarsi alla sua schiena, e nonostante fosse consapevole che ella si muovesse per aggirare il tavolo e raggiungerlo, non poté far a meno di sobbalzare nel trovarsela di nuovo davanti... perché per una creatura della notte, condannata a bere solo sangue e mangiare solo ceneri, non c'era niente di più sconvolgente -e doloroso- di dover contemplare da così vicino la grazia che aveva perduto per sempre.

    -Mi hai salvato la vita... ti prego di accettare il mio sangue.

    Allentando la veste che le allacciava il candido collo da cigno, l'Angelo gli porse la sua offerta, e per quanto il raziocinio -e il suo desiderio di essere un “bravo bambino”- gli dicesse che sarebbe stato giusto rifiutare, l'istinto del predatore -un predatore indebolito dalla fame e le ferite- lo costrinse a guardare in faccia alla realtà: aveva bisogno di rimettersi in forze, e ne aveva una necessità immediata, perché l'oscurità e quello che vi aveva scorto avevano ridestato una parte sepolta del suo spirito... e la Bestia si agitava irrequieta nella sua mente infrante, bramosa di vendetta.

    « Ti ringrazio, Sorellona... »
    asserì, recuperando il suo solito sorriso di facciata
    « ...ma così rischi di prendere freddo. »

    Le mani sottili del Malkavian, segnate da vistose cicatrici, si sollevarono per ghermire con delicatezza i lembi di stoffa della casacca per richiuderla; poi, la destra si strinse attorno al polso dell'Angelo, e anche se già solo quel tocco lo scottò, il dolore era per lui solo una sensazione vaga e remota: guidò i movimenti della donna facendole stendere il braccio, e con l'unghia dell'indice disegnò una rossa incisione nella pelle lunare, prima di chinarvi il capo e raccogliere sulla lingue un assaggio di quella vitae.

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    Il rituale non durò che pochi istanti: il sanguinamento si interruppe, e mentre Bess lasciava la presa e raccoglieva le ginocchia al petto per scattare in piedi sul lettino, la saliva avrebbe cicatrizzato e richiuso il taglio senza lasciar tracce.

    « ...è sufficiente, grazie. »
    esclamò, di nuovo con voce festante
    « Ora sto molto meglio! ♪ »

    ...se si eccettuava il sotterraneo desiderio di uccidere, certo.
    Senza dar a vedere nulla del suo reale stato d'animo, l'Oracolo si chinò per radunare tutti i barattoli vuoti sparsi in giro -perché non si lasciano i rifiuti in giro dopo il pic-nic- e appallottolò l'asciugamano su cui era giaciuto durante la degenza -perché qualcuno avrebbe potuto preoccuparsi delle macchie di sangue, l'indomani-; poi, saltellò a terra -in direzione della porta-, e raggiunse la soglia, dove si fermò.


    « Possiamo fare una passeggiata? »
    domandò, col tono dolce di un bambino che chiede un gelato
    « Vorrei vedere la Luna, adesso... »

     
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    « ...è sufficiente, grazie.
    Ora sto molto meglio! ♪ »


    Rispose il figlio di Malkav con un dolce sorriso, nascondendosi dietro la propria maschera. A quella vista, dopo aver osservato per alcuni secondi la propria ferita cicatrizzarsi come se nulla fosse mai accaduto, Drusilia si trovò a credere a quella mezza bugia. Infondo sembrava davvero essersi ripreso... e lei altrettanto, perchè il senso di colpa sembrava gravare meno sulla propria coscienza.

    Non si sarebbe mai perdonata di averlo messo in pericolo, questo si... ma ora era sano e salvo.

    Mentre era immersa nei suoi pensieri, Bess si era levato di scatto per poi dirigersi verso l'uscita, prima di voltarsi in direzione dell'ospite. La Dama del Vento reclinò la testolina, curiosa.

    « Possiamo fare una passeggiata? Vorrei vedere la Luna, adesso... »

    Per qualche attimo, la bella mora rimase a contemplarlo. Era quella alta nel cielo la luna a cui si riferiva? O parlava di Kora, quello stesso pomeriggio?

    -Certo, Fratellino. Ti accompagno ovunque tu voglia!

     
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    Sentire la brezza della sera che giocherellava con i ciuffi ribelli della zazzera castana diede sollievo ai suoi sensi torturati, e mentre trotterellava lungo il sentiero per fare strada alla sua ospite, Bess constatò quanto quella di spostarsi all'esterno fosse stata una buona idea: la vastità del cortile gli dava la possibilità di tenere casualmente le distanze dall'Angelo senza darle l'impressione di volerla evitare, e... camminare all'aria aperta sembrava far bene anche ai suoi collerici istinti repressi.

    Per sicurezza -prima di dedicare le ultime ore di buio a quella passeggiata notturna-, Bess aveva rimesso Miriam nel suo lettino, e nello sciorinare le chiacchiere più frivole e assurde per intrattenere la sua ospite, i due Arcani raggiunsero la fontana che antistava l'ingresso al complesso di edifici che costituivano Miséricorde; zampettando come un passerotto, il Malkavian saltò sul muretto in marmo del monumenro, e -nel levare lo sguardo al cielo dai mille occhi stellati- gli occhi bigi si posarono sulla sfera d'argento.


    « Mi piace la luce della Luna. È delicata, dolce, gentile... »
    esordì, addolcendosi un istante
    « Sa consolarti quando sei solo e triste... perché sa cos'è il dolore... »

    Un brivido gli percorse la schiena -l'istinto omicida-
    facendolo trasalire e costringendolo a serrare denti e palpebre per dominarsi.


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    « So perché non può parlare. L'ho visto. »
    annunciò, voltandosi a fronteggiare la Dama del Vento
    « Posso mostrartelo, se lo vuoi – ma devo avvertirti che è alquanto spiacevole:
    stare nella testa di quell'uomo... fa sentire sporchi. »

     
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    « Mi piace la luce della Luna. È delicata, dolce, gentile...
    Sa consolarti quando sei solo e triste... perché sa cos'è il dolore... »


    La Dama del Vento lo seguiva in silenzio, fra di loro solo pochi passi. Non parlava, perchè infondo condivideva ogni pensiero di quel bambino: solo la Luna conosceva infatti gli eterni tormenti delle sue notti insonni e chissà, incubi di cui non ricordava nemmeno l'esistenza. Spettatrice di amore ed inganni, nella sua lunga esistenza le era stato concesso di osservare il mondo nelle sue infinite sfaccettature, fino agli angoli più bui.
    Si, sicuramente la Luna conosceva il dolore.
    Chi meglio di lei, infondo?

    « So perché non può parlare. L'ho visto.
    Posso mostrartelo, se lo vuoi – ma devo avvertirti che è alquanto spiacevole:
    stare nella testa di quell'uomo... fa sentire sporchi. »


    Il piccolo Oracolo decise infine di fronteggiarla, ma Drusilia si riscoprì stranamente preparata a quel momento. Non era sconsideratezza o cuor leggero il suo, ma una cosciente e ben ponderata accettazione di ciò che sarebbe accaduto di lì a breve. Da quando aveva iniziato la sua ricerca sapeva che il gioco si sarebbe presto trasformato in tormento, che qualunque cosa avesse zittito Kora era abbastanza potente da spazzarla via in un soffio... ma aveva accettato tutte le conseguenze.
    Per questo era lì, in quel momento.
    Infondo... funziona così il "libero arbitrio", no?

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    -Non ho paura di sentirmi sporca: per la Luna e la Curtis sono disposta a macchiarmi di qualsiasi colpa.

    Asserì fissandolo intensamente.
    Nel verde intenso dei suoi occhi, uno sguardo eternamente freddo, un'anima di cristallo.

    -Mostramelo pure... e non avere più dubbi su come possa sentirmi.

     
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    -Non ho paura di sentirmi sporca:
    per la Luna e la Curtis sono disposta a macchiarmi di qualsiasi colpa.

    la dichiarazione della Dama del Vento gli suscitò un sorriso amaro
    -Mostramelo pure... e non avere più dubbi su come possa sentirmi.

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    « Allora dovrai stare attenta due volte, Sorella mia... »
    asserì, tendendo verso di lei la mano aperta in un muto invito
    « L'assenza di paura rende avventati, e il troppo amore...
    È proprio il suo amore che ha usato contro di lei. »


    Bastò sfiorare le dita del Veggente perché la vista si offuscasse, cancellando il mondo dietro una cortina di fumo denso, e rivelando lentamente i contorni -man mano più a fuoco- di una strada cittadina lambita dalle fiamme e velata da una coltre nera ed acre.

    Una decina di metri più là, in piedi davanti a lei, stava la figura bionda ed esile della Luna, e nella luce aranciata ed incerta degli incendi che lambivano le case circostanti, potè -attraverso occhi che non erano più i suoi- scorgerle addosso i segni dello scontro: gli abiti erano rovinati, la pelle diafana era coperta di tagli e velata di fuliggine, e a giudicare dal modo affaticato con cui respirava doveva essere esausta... e mentre un brivido le gli attraversava i lombi a quella vista, emozioni furenti l'investirono... intense come la sgradevole sensazione di star venendo violata a un livello che trascendeva il mero involucro fisico.


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    « Non temere... »
    la rassicurò con voce melliflua, sorridendo intenerito davanti alla sua titubanza
    « Non ti chiederò di venire meno ai tuoi doveri; non potrei nemmeno se lo volessi:
    i miei poteri non possono alterare il destino deciso dalla Corte. »


    La fanciulla parve rassicurarsi, e nel suo sguardo timido e verde si affacciò persino una scintilla di fiduciosa, speranzosa aspettativa.. una luce pericolosa, che andava spenta al più presto, prima di cadere vittima del suo incantesimo: perché la Luna è profondamente ingenua, i suoi occhi mistici non vedono che il buono nelle cose - e ti convincono che quella parte esista davvero, finché non finisci per illuderti anche tu. Sarebbe stato appagante vederla ad andare in pezzi.

    « Naturalmente, però, la cosa ha un prezzo. »
    si affrettò ad aggiungere, prima che il dubbio della Dama diventasse sollievo

    « Ah... S-sì... Certo... »
    assentì la bionda, mostrandosi comprensiva nonostante la stanchezza
    « Che... Di cosa si tratta...?. »

    « Una cosetta da nulla. »
    minimizzò lui con voce roca e suadente, alzando le spalle
    « Non potrai mai più parlare con nessuno né di me, né dei miei affari. »

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    « ...perché? »
    le iridi le si sbrarrarono, confuse da quella condizione tanto estemporanea da suonar insensata
    « Che cos'hai in mente...? »
    chiese con sospetto, impallidendo scossa da un presagio senza forma né nome
    « Perché questa richiesta...? »

    « Non amo figurare nei quadri della tua Famiglia. »
    ribattè l'altro con nochalance, fissandola con aria neutra
    « E la tua Famiglia non ama me, quindi... non voglio che sappiano che ti ho aiutato. »

    « Continua a non avere senso. »
    si irrigidì la donna, sempre più allarmata – e preoccupata
    « Dimmi la verità... »

    « La verità è una cosa relativa... »
    filosofeggiò l'uomo, accendendosi una sigaretta con disinvoltura

    « Smettila! »
    tuonò lei, sentendo l'urgenza di uscire da quella situazione
    « A che gioco stai giocando?! »

    « È importante saperlo mentre la città brucia e i tuoi amichetti muoiono...? »
    ritorse lui, traendo una boccata di fumo senza fretta
    « Io ho tutto il tempo del mondo per aspettare... tu no.
    E loro... beh, sempre meno. »


    Con la calma di chi ha il coltello dalla parte del manico, lasciò spaziare la vista sulla città che si stendeva al di là del belvedere, godendosi il panorama di un cielo grigio rischiarato dalle fiamme e oscurato dal fumo, e assaporando quella sinfonia composta da urla strazianti di paura, dolore ed agonia che si innalzava intorno a loro - per lui, come una marcia trionfale...

    ...per la Luna, una lenta tortura - e nel riportare la sua attenzione su di lei ne gustò con sguardo avido ogni istante, ogni secondo di dolore che le suscitava udire quel lamento, rimirandone il riflesso nello specchio dei suoi teneri, grandi occhi di smeraldo; riuscì quasi a visualizzare la prima crepa aprirsi nel suo cuore di vetro, e quando le iridi verdi si velarono di una lucida patina di lacrime, lo trovò incantevole.

    « Perché fai così...? »
    esalò la fanciulla, in un sussurro addolorato

    « Perché questo è lavoro, bambolina. »
    replicò invece l'altro, con tono mieloso

    Vederla affranta gli provocava ogni volta una sensazione ambivalente: una parte di lui lo detestava, perché c'era sempre qualcosa di orribile nel contemplare quella delicata bellezza deturpata dalle ombre della sofferenza; l'altro sé -quello più oscuro- ne trasse invece un insano piacere, perché farla strisciare era la giusta punizione che le spettava per la sua stupidità.

    E poi... quando era sul punto di spezzarsi e i suoi occhi tristi svelavano perle iridescenti, la dolce Luna irradiava un fascino irresistibile...! L'avrebbe presa lì e in quell'istante, se avesse potuto. Ma... no: allontanò quel pensiero esalando un ultimo lungo pennacchio di fumo e lasciando cadere il mozzicone sul selciato; se le cose fossero andate secondo i piani, ci sarebbe stato tutto il tempo per quello - dopo.

    « Tu puoi ancora salvarli, Tasha - come è tuo dovere. »
    tagliò corto lui con calma -da perfetto insensibile-, senza tradire i pensieri che covava
    « La domanda è: intendi farlo o no? »

    Qualcosa -un guizzo dorato- attraversò lo sguardo della Luna, ma anziché farla avvampare come una fiamma, la strana rabbia che si impadronì del suo cuore la trasformò in ghiaccio; dopotutto, sapevano entrambi che -visti i loro trascorsi- non poteva pretendere un bel nulla da lui... e gli bastò guardarla in volto per indovinare i suoi pensieri: non avrebbe osato rispondergli a tono -un accesso di collera poteva costarle il ritiro dell'offerta d'aiuto e, conseguentemente, la vita degli abitanti-, ma dal momento che la bionda pareva aver compreso che era sua intenzione farle male, non gli avrebbe dato la soddisfazione di vederla in pezzi pur di fargli dispetto.

    « ...allora: che hai deciso? »
    la incalzò con un sorriso sornione
    « Guarda che non ho tutto il giorno. »

    Serrando i denti fino a farli scricchiolare, la fanciulla inghiottì un singhiozzo, abbassò le palpebre per trovare il distacco in quell'attimo di raccoglimento, e non si curò nemmeno di asciugare l'umida scia che le rigò una guancia; quando schiuse gli occhi, il suo spirito aveva abbracciato il vuoto, e fu con uno sguardo freddo che sostenne il suo prima di annuire debolmente.

    « Molto bene: il tuo silenzio per la cacciata di questi mostri. »
    cinguettò allegro, schiacciando il mozzicone sotto la scarpa elegante
    « Sai come si sigla un patto con un Demone, vero...? »

    Sfregandosi le mani, avanzò lentamente verso di lei, con le braccia aperte in un muto gesto di accoglienza, e le si fermò davanti -sorridendo trionfante-, in attesa che ella annuisse di nuovo prima di procedere: senza fretta, le circondò la vita con un braccio e la strinse contro di sé, e lei obbedì, inerte come una bambola; la mancina si mosse per raggiungere il suo volto candido e sollevarle il mento delicato, e lo sguardo indugiò un lungo istante nelle iridi di smeraldo -gelide e vuote come mai le aveva viste- prima di suggellare il loro accordo.

    Le sorrise, pervaso da un piacere sadico, si chinò su di lei per congiungere i loro visi, e la baciò con passione -e con invadenza-, ma lei non lo ricambiò; si prese lo stesso il suo tempo, abbandonandosi a sentimenti inestricabili e confusi, e prima che gli istinti più bassi si destassero oltre quanto preventivato -minacciando di fargli perdere il controllo e di minare la sua strategia-, a malincuore separò le loro labbra e si scostò da lei, arretrando di un passo per lasciarla libera.

    Senza aggiungere una parola, le volse le spalle e raddrizzò la visiera della tuba, chiudendo gli occhi per concentrarsi e aprire il contatto telepatico con i suoi servitori: “Basta così. Ritiratevi.” gli bastò pensare, perché il comando mentale raggiungesse i suoi, disseminati in giro... e docili come cani ammaestrati, quelli risposero in buon ordine, interrompendo l'attacco e sciamando lontano per abbandonare la città.

    Per quanto avrebbe trovato divertente eseguire quella dimostrazione ad alta voce e godersi l'espressione sconvolta della dolce, stupida Luna nel realizzare di essere stata fatalmente ingannata, sarebbe stato controproducente per i suoi piani a lungo termine: forse avrebbe sospettato qualcosa, ma ormai era fatta.

    « Si può sapere che cosa stai tramando...? »
    la voce melodiosa del suo usignolo tornò all'attacco, strappandogli un sorriso sornione

    « Niente di cui tu debba preoccuparti, angelo mio. »
    le rispose, gettandole uno sguardo enigmatico da sopra una spalla

    Le volse di nuovo le spalle, e affondando la mano guantata di bianco in una tasca ne estrasse una moneta: la fece danzare tra le dita, la roteò in aria una paio di volte, e infine la lanciò dietro di sé; il dischetto di metallo tintinnò rimbalzando fino ai piedi della Dama, arrestandolesi difronte con una precisione impressionante.

    « Se non ricordo male, da queste parti si usa come promemoria. »
    aggiunse, incurvando le labbra in un sorriso detestabile
    « Spero tu l'abbia trovato bello quanto lo è stato per me. ♥ »

    È proprio vero che il tempo vola quando ci si diverte... ma il tempo è anche denaro, e i suoi piani non gli permettevano di sprecarne altro in quel frangente; lo sguardo affondò nelle profondità siderali su cui il portale delle dimensioni si affacciava, e prima di oltrepassare la soglia le gettò un'ultima stoccata.

    « Fammi pubblicità con i tuoi amici, mi raccomando...! »
    iniziò col brio di chi ha concluso un buon affare, salvo concedersi una risatina
    « ...ah, già: non puoi. »

    Così se ne andò, lasciandosi alle spalle un cuore spezzato e una città in rovina.

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    Terminata la visione, la Dama del Vento lo avrebbe trovato ancora lì,
    e -chissà- magari avrebbero condiviso lo stesso sentimento.

    La furia.



    Edited by Madhatter - 2/11/2013, 21:57
     
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    Il flusso di quei ricordi la travolse come una marea e la Dama del Vento si ritrovò a fissare un mondo alieno; lo contemplò con gli stessi occhi di chi, ben presto, avrebbe desiderato sgozzare come lo sporco maiale che si era dimostrato.

    Era dentro un uomo, di questo fu certa: un essere profondamente ferito ma talmente sporco da tramutare ogni lacerazione in una voragine senza fine, un baratro viscoso in cui gettarci dentro ogni singola anima che il suo sguardo arrogante sceglieva di distruggere.
    Che fosse per capriccio o per traumi giovanili, poco importava.
    Restava un Mostro e nient'altro; l'umanità era ormai appassita nella terra arida di una mente fredda e calcolatrice, strappata via dai bestiali istinti repressi che a stento governava, annegata in quel mare di ipocrisia con cui era riuscito a strappare un Contratto alla Luna.

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    Per quanto poi Kora sembrasse nutrire speranza nei suoi confronti, l'Amore non riuscì a trovare nulla di buono in quella faccenda. Qualunque fosse la prospettiva con cui cercava di affrontarla...
    ...quell'uomo le faceva sempre, solo e maledettamente schifo,
    sotto tutti i punti di vista.

    -Un Demone...- sussurrò flebile, rimembrando alcune lezioni di Quarion nel Casato, ascoltate di nascosto -... i demoni cristiani firmano Contratti. Per farlo necessitano del consenso della vittima e li stipulano su richiesta.

    Le labbra rosse si sigillarono, come se l'Alfiere Errante avesse voluto trattenere tutto l'odio e la furia dentro di sè. Un tesoro speciale... lo avrebbe restituito tutto al mittente, quando sarebbe giunto il momento.

    -Ciò che ha fatto è ripugnante perfino per loro.

    Per la prima volta dall'inizio di quel ricordo, Drusilia sollevò le iridi smeraldine, incrociando quelle del Vampiro. Non le abbassò, ma le sostenne, incrollabile come una roccia. Nel profondo del proprio animo sapeva che, infondo, l'unico modo per non lasciarsi sommergere dai propri sentimenti era quello di tornare a galla, distaccarsene, fino a renderli semplici dati di fatto. La sua rabbia in quel momento fu tale da desiderare ardentemente la distruzione di Endlos e gli universi tutti, perchè non li reputò degni di ospitare un essere così intimamente ripugnante...
    ...ma a cosa l'avrebbe portata?
    Si sarebbe persa nel suo stesso odio... e non sarebbe riuscita a salvare Kora ed i suoi Fratelli. I suoi sentimenti, fin troppo spesso caotici, passionali, violenti, l'avrebbero resa un pericolo, anzichè un aiuto. Se si fosse lasciata trasportare dalla compassione... sarebbe caduta nello stesso errore di Kora.

    « Perdonami, Ishtar... » La voce della Madre risuonò nella sua testa fino a farle male « È solo colpa mia... »

    Le lacrime che in quegli istanti avrebbero dovuto inumidire gli occhi e segnare freschi ruscelli sulle gote morbide non si affacciarono mai, la maschera di rabbia in cui il volto si sarebbe dovuto trasfigurare non varcò mai i confini della sua anima. Aveva scelto di distaccarsene, conservarli dentro di sè come preziosi cimeli.
    Avrebbe espiato quella colpa, osservandoli tutti sul volto del colpevole.
    Anche se ci fossero voluti secoli, per vederli in successione.

    -Mi trovo nella mia galleria e impugno il tuo sigillo.

    Pronunciò con voce tremante, cacciando via ogni titubanza. Nella mano, ora nascosta oltre la stoffa della giacca, una carta: la prima del mazzo custodito in una delle tasche interne.

    -Matto, vieni da me!

     
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    -Un Demone... i demoni cristiani firmano Contratti.-
    in un sussurro sottile, la Dama del Vento compresse la sua giusta collera
    -Per farlo necessitano del consenso della vittima e li stipulano su richiesta.
    Ciò che ha fatto è ripugnante perfino per loro.


    Assaporando desideri di sangue il Veggente contemplò il caos calmo che si dibatteva dentro l'Angelo, affascinato da quel gioco di maschere che -con ogni probabilità- sarebbe stato il solo a comprendere davvero: la volontà di Drusilia -una volontà in grando di sostenere una parte di mondo- era riuscita ad imporre una calma di facciata al proprio cuore... ma, all'interno, la tempesta infuriava con la stessa bruciante violenza che dilaniava la sua mente infranta.

    -Mi trovo nella mia galleria e impugno il tuo sigillo.
    mormorò la donna, brandendo uno degli Emblemi
    -Matto, vieni da me!

    In silenzio, l'Appeso sarebbe rimasto ad osservare la riunione tra il Due di Coppe e il Matto -come lui, legato alla Luna- fin quando ne fosse stato in grado, ma... l'alba incombeva, e per i dolori e gli sforzi che gli aveva richiesto, quella notte era stata già fin troppo lunga.

     
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    .†.Dancing Mist.†.

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    Un fruscio e una lieve nebbiolina furono gli unici segni a predire il suo arrivo, e mentre la caligine si radunava bassa sul selciato e la terra del cortile, arrotolandosi attorno alle caviglie degli astanti e serpeggiando sinuosa come una creatura viva, l'assolo di una malinconica nota di violino richiamò l'attenzione verso il cielo.

    O, meglio, verso il basso tronco tra le chiome degli alberi,
    dove il Gufo stava elegantemente accoccolato imbracciando il suo violino.


    jpg
    « Buonasera... »
    esordì, rivolgendo un inchino al suo pubblico
    « Strano luogo per una riunione. »

    La chiamata era giunta e lui aveva risposto.

     
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    La voce del Gufo bianco irruppe in quella fredda monotonia notturna, eppure non trovò -come suo solito- l'accoglienza del dolce sorriso della Dama del Vento. Era tutto freddo... congelato.

    -Ho scoperto... abbiamo scoperto perchè Kora si è ritirata.

    Annunciò laconica al suo indirizzo, guardando altrove, in un punto imprecisato dell'orizzonte.

    -Lui è Bess, credo che possa condividere la visione anche con te.

    Non volle parlare, perchè non v'era nulla da dire. Solo osservare, comprendere ed odiare. La furia sarebbe avvampata in chiunque a quella vista, estranei come amici, allievi... figli. Non v'era ragione, nemmeno fra i più cinici, di rimanere impassibili a quell'atto di boria ed incivile prepotenza.

    -Quando la vedrai... respira profondamente e cerca con tutto te stesso di calmarti: ricorda che la Luna è ancora in pericolo. Non possiamo permetterci nessun errore o leggerezza.

    Ma loro erano Arcani... esistevano per proteggere. Qualcuno aveva appena oltrepassato un confine pericoloso e, nonostante l'odio e la rabbia, lei li avrebbe riuniti, una volta per tutte. Li avrebbe condotti verso una comune direzione, ordinati nel caos. Avrebbero combattuto insieme, esattamente come temeva il misterioso Demone della visione.
    Drusilia sapeva bene di non essere nessuno fra loro, giovane di risveglio e debole rispetto ad altri Fratelli, eppure ora aveva finalmente la certezza su quale fosse la sua Missione.

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    -Infine parti... parti e raggiungi tutti i Fratelli che si son già destati. Dì loro cosa hai visto... invita loro a prepararsi, perchè siamo vicini ad una guerra.

    Non lo osservò come un'allieva, non lo fissò come un'amante o un'amica. Lo scrutò come una donna d'armi, un soldato che impugnava la propria spada e compiva una scelta, nascondendo il proprio cuore e l'empatia naturalmente femminile dentro una corazza.
    Perchè la Guerra non si superava con i sentimenti: si vinceva con la tattica... e l'unione.

    -Al momento non possiamo fare altro... solo mandare a monte i suoi piani.

     
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    Che qualcosa non andasse, lo aveva capito subito: dopotutto, che motivo poteva avere una Sorella in compagnia della quale praticamente abitava di convocarlo altrove, utilizzando per di più quel canale così speciale...?

    Che si trattasse poi di qualcosa di brutto, lo sentì aleggiare nell'aria al suo arrivo, perché era una sensazione che si irradiava dai suoi due Fratelli insieme alla Risonanza: il ragazzino non intonava alcuna melodia di vita -e a questo aveva già avuto modo di abituarsi negli anni felici vissuti con la Maestra-, ma il suo orecchio da musico ne lesse conferma nello spartito eseguito dal cuore in tempesta della Dama del Vento prima ancora di incontrarne l'espressione livida e tirata.


    -Ho scoperto... abbiamo scoperto perchè Kora si è ritirata.
    il gelo in quella voce lo trafisse come una lama, e l'ansia lo ghermì
    -Lui è Bess, credo che possa condividere la visione anche con te.

    Il Matto non rispose, perché -raggelato da presagi fin troppo oscuri- non riuscì a trovare nulla da dire né la volontà per farlo; semplicemente, scivolò giù dal ramo con un movimento fluido e toccò il suolo con leggiadira, avanzando a passi spediti e nervosi in direzione dell'Appeso, per sfiorare con la propria la mano che gli veniva porta. Dietro le lenti scure degli occhialini, chiuse le palpebre e si immerse nella visione.

    -Quando la vedrai... respira profondamente e cerca con tutto te stesso di calmarti: ricorda che la Luna è ancora in pericolo. Non possiamo permetterci nessun errore o leggerezza.

    La raccomandazione di Drusilia lo raggiunse in mezzo agli spumeggianti flutti di emozioni che si levarono in alte ondate per sommergerlo, e nonostante quell'appiglio gli fu di vitale aiuto per rimanere fermo, il furore e la tristezza nel vedere la donna che più adorava trattata a quella maniera lo lambirono completamente.

    Non fu sua reale intenzione farlo, ma l'impulso omicida si sprigionò da quell'esile figura bianca come una vibrazione fisica, in un'onda concetrica che raggiunse anche il palazzetto dei dormitori, generando qualche urlo di paura quando alcuni dei bambini di Miséricorde -i più sensibili- si svegliarono di soprassalto nei loro lettini; poi, un banco di nebbia calò sul cortile -tanto fitto da non poter vedere un palmo dal naso-, avvolgendo e separando gli Arcani, perché nessuno potesse vederlo mentre si sfilava gli occhialini scuri dal volto e li scagliava a terra in un moto di rabbia, prima di iniziare a stropicciarsi gli occhi e tergere via le lacrime con gesti collerici.


    -Infine parti... parti e raggiungi tutti i Fratelli che si son già destati.
    Dì loro cosa hai visto... invita loro a prepararsi, perchè siamo vicini ad una guerra.

    lo esortò l'Amore, posata e fiera, costringendolo a tornare in sé
    -Al momento non possiamo fare altro... solo mandare a monte i suoi piani.

    « ...quando lo avrò tra le mani, gli farò ben di peggio. »

    Con quella promessa sulle labbra, le sue spoglie umane trasfigurarono in quelle del rapace di cui portava il nome, e mentre il Gufo albino si levava in volo nella notte, la coltre di nebbia -che aveva ovattato e celato quel momento- cominciò progressivamente a diradarsi.

    « Sarà meglio che vada a tranquillizzare i bambini... »

    Con quell'unico mormorio, il Veggente prese congedo svanendo insieme alla bruma,
    lasciando la Dama del Vento sola coi suoi pensieri ad accogliere l'alba.

     
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