Cercando la Luna

Grande Arcana: Appeso

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    "Dio mi liberi dalla saggezza che non piange,
    dalla filosofia che non ride,
    dall’orgoglio che non s’inchina davanti a un bambino".


    Kahlil Gibran.


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    Misericorde, Nido degli Angeli.
    Presidio Orientale, Endlos.

    Tornata dalle fredde lande del Nord, sotto suggerimento di Desdemona, l'Alfiere Errante aveva deciso di cercare chiarimenti da Kalia riguardo la misteriosa moneta consegnatale da Kora durante lo scontro con Aisiling. Nel mentre, però, aveva approfittato della presenza del Camaleonte all'Albero Casa per invitarlo a continuare la ricerca in sua compagnia. Certo, il suo lavoro di spia come Sergente Rosso lo costringeva a rimanere al Sud per lunghi periodi e, ovviamente, si era perso alcuni passaggi di quella ricerca così contorta, tuttavia ebbero abbastanza tempo per recuperare tutto con una lunga chiacchierata.

    Gli disse che, durante la terribile battaglia contro la minaccia del Drago Divoramondo, era stata quasi uccisa da quella che poteva considerarsi la sua più acerrima nemica. Non che i loro poteri si equivalessero, ma di fatto era stata lei, molti anni fa, la causa della distruzione del casato dei Galanodel e della persecuzione che ne seguì fino al suo risveglio da Arcano.
    Proprio in quell'occasione, aveva incontrato la Luna. Non ricordava bene le dinamiche e personalmente si sentiva abbastanza confusa riguardo quel singolare evento, ma sta di fatto che al suo risveglio si era ritrovata con una moneta fra le dita, la stessa che Kora le aveva dato durante lo stato d'incoscienza. Incerta su cosa farne, si era rivolta all'Imperatrice, una tale Desdemona, che le aveva rivelato sia il nome che la funzione dell'oggetto. Si chiamava "sileo", cioè silenzio, ed era un "invito" a non parlare. In caso contrario, avvenivano cose orribili; in quella particolare moneta c'era anche una maledizione estremamente potente.
    Restava da capire se il sileo fosse stato dato a Kora -quindi era la ragione per cui non parlava- oppure era lei a consegnarlo a loro. Considerando le attuali informazioni, Drusilia era giunta alla prima soluzione, ma non poteva esserne davvero certa.

    A ciò si aggiungeva la questione del Dreamer della Luna e del ruolo che aveva nella vicenda: non più nemico -o almeno, non il fautore della maledizione- ma forse preda, vittima di un nuovo avversario che iniziava ad assumere la forma ben precisa di un Demone, patrono di una delle più potenti casate di Najaza: i Darcia.
    Che la stesse ricattando usando l'unico suo punto debole?
    Oppure c'era dell'altro?

    -...ed è per questo che voglio tornare da Kalia- concluse il suo racconto allargando le braccia e tirando un profondo respiro -Desdemona mi ha detto che fra gli Arcani attualmente "attivi" è l'unica con poteri divinatori. Potrebbe arrivare dove nemmeno l'Imperatrice è riuscita a scoprire.

    Terminata la spiegazione, erano giunti nei pressi del distretto di Misericorde. Mancava ancora un pò prima di arrivare a Lordaeron, quindi potevano perderne dell'altro discutendo.

    -Cosa ne pensi?


    Ciò di cui Dru ha parlato si trova QUI e QUI. Alla fine del post, Adam sarà a conoscenza di tutto ciò che riguarda l'ultima giocata linkata. Riguardo la prima... Drusilia non ricorda molto, quindi non contarla ^_^


    Edited by Drusilia Galanodel - 10/1/2015, 00:39
     
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    Adam ascoltò con apprensione mista a un pizzico d'irritazione il lungo racconto di Drusilia. Una parte di lui si sentiva in colpa per non aver avuto l'opportunità di essere al suo fianco, difendendola al meglio dalla Succube durante l'attacco del Drago Divoramondo, un'altra era addirittura risentita dal fatto che la Dama del Vento non lo avesse chiamato. Come sempre aveva dimostrato di poter fare, Adam avrebbe risposto alla richiesta d'aiuto di Drusilia catapultandosi in un batter di ciglia nell'Albero Casa, risparmiando all'Alfiere Errante le tante pene e i tanti dolori che invece aveva subito. Il pensiero che Drusilia potesse davvero morire non aveva mai sfiorato la sua mente, perché sapeva che lui sarebbe sempre stato lì a proteggerla come paladino di Laputa. E invece, altri obblighi di importanza infinitamente minore -il lavoro alla Quinta Bolgia, la rappresentanza di Laputa nel Sud- lo avevano tenuto lontano da chi realmente contava. Le cose alla fine erano andate -più o meno- bene, ma difficilmente Adam sarebbe riuscito a perdonarsi per la sua assenza, anche se nessuno lo aveva chiamato.
    La domanda che Drusilia li porse, mentre si avvicinavano alla dimora di Kalia, riscosse Adam dai suoi mesti pensieri.

    « L'ultima volta ci è stata d'aiuto. Oggi dovremmo cercare di essere più..convincenti, sisi. »

    Fu tutto ciò che gli venne in mente, e che confessò con una scrollata di spalle. C'erano ancora troppi misteri da svelare in quella storia, e viaggiare, indagare, combattere, tutto il gioco valeva la candela se ciò avrebbe significato ritrovare Kora.
    Per fini esclusivamente funzionali -non voleva rischiare figuracce nel caso Kalia non lo avesse riconosciuto- aveva deciso di assumere lo stesso aspetto della sua ultima visita al maniero della Dama Azzurra: era un uomo sulla trentina, alto e slanciato, vestito e pantaloni eleganti scuri, occhiali di vetro a specchio, lunghi capelli nero pece tenuti stretti a coda che gli ricadevano fino a un terzo della schiena.
    Una figura complessivamente compunta e formale. Appena boicottata, forse, dal micio alato di nome Pyro intento ad arrampicarsi sulla sua spalla sinistra.

    « Dopotutto deve solo darci un po' di informazioni, non chiediamo mica la luna...cioè in realtà si, ma indirettamente, ecco. »


     
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    Dall'alto dei tetti del quartiere del Mercato aveva tenuto d'occhio i loro spostamenti come un gatto fa con la preda inconsapevole, rimanendo quieto ad una distanza di sicurezza e tenendo occultata la sua presenza a tutti i livelli di percezione che gli riusciva.

    ...ed è per questo che voglio tornare da Kalia: Desdemona mi ha detto che fra gli Arcani attualmente "attivi" è l'unica con poteri divinatori.
    concluse l'Arcano, tirando le somme del lungo resoconto fatto a voce
    - Potrebbe arrivare dove nemmeno l'Imperatrice è riuscita a scoprire. Cosa ne pensi?

    « L'ultima volta ci è stata d'aiuto. Oggi dovremmo cercare di essere più..convincenti, sisi. »
    fu il commento del Marchiato, corredato di una scrollata di spalle
    « Dopotutto deve solo darci un po' di informazioni, non chiediamo mica la luna...
    ...cioè in realtà si, ma indirettamente, ecco. »


    Restare ben desto in pieno giorno, appostato sotto il sole che lo fissava ostile, e così vicino ad una di quelle creature amate dal dio che l'aveva abbandonato e dimenticato -per di più invisibile ai sensi umani e soprannaturali- gli stava richiedendo uno sforzo che solo l'Anello donatogli dalla Luna gli permetteva di sopportare... eppure, l'idea di rinunciare al suo proposito non lo sfiorò nemmeno per un momento.

    <i>Perché aveva visto le loro intenzioni nel momento in cui avevano varcato i confini della città -il campo massimo entro cui i suoi poteri mentali potevano spandersi-, e aveva visto cosa sarebbe potuto succedere...
    E non poteva permettere che quella cosa raggiungesse la Papessa.
    Troppe cose di quel mondo dipendevano dal benessere della Dama Azzurra: dalla stabilità della terra che calpestavano alla mitezza della natura che li circondava... e, non ultimo, la felicità e la serenità dei suoi abitanti, compresi i bambini del Nido degli Angeli, di cui si era nominato protettore.

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    « . . . »

    Quando saltò giù dalla grondaia il ragazzino dagli occhi grigi lo fece con la silenziosità del predatore in caccia; si mescolò agli umani che circolavano come impulsi neurali per le vie della città, seguendo il senso di marcia che l'avrebbe condotto vicino ai due bersagli; cominciò a correre dandosi il tempo con il ritmo a cui l'angelo faceva saltellare la moneta sul palmo, lasciò cadere l'occultamento mentre li superava con un balzello, e prese possesso del Sileo quando toccò terra con l'aggraziata leggiadria di un passerotto.

    Non perse tempo a voltarsi indietro, ed ebbe premura di restare perfettamente visibile e pienamente percepibile nel momento in cui riprese a correre: non troppo in fretta, perché voleva che non lo perdessero, ma neppure troppo lentamente, perché intendeva condurli in un luogo appartato e sicuro prima di confrontarsi con loro.
    La sua meta, Miséricorde.

    Superate le mura del giardino, scomparve nuovamente alla vista e alle percezioni,
    e là attese che la Sorella e il Marchiato varcassero le soglie del suo territorio.

     
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    « L'ultima volta ci è stata d'aiuto. Oggi dovremmo cercare di essere più..convincenti, sisi.
    Dopotutto deve solo darci un po' di informazioni, non chiediamo mica la luna...cioè in realtà si, ma indirettamente, ecco.
    »

    Le parole del Camaleonte catturarono l'attenzione della dama che, come una madre o una sorella maggiore, lo guardò con un dolce sguardo di monito. Non credeva che le sue intenzioni fossero cattive ma, considerando le compagnie che per lavoro era obbligato a frequentare nel Presidio Meridionale, preferì parlarne ugualmente.

    -Credo che la dolcezza e le buone azioni siano il metodo più convincente che possa esistere, ancor più se si parla dell'Alfiere Orientale.

    Sorrise tenera verso di lui, scompigliandogli la zazzera come un bambino nonostante in quell'occasione apparisse con l'aspetto di un uomo adulto dai capelli neri legati in una coda molto semplice.
    Fu proprio in quel momento -o in un attimo successivo, a dire il vero non ci aveva fatto particolarmente caso- che un bambino le rubasse dalle sue stesse mani il monile che, in un modo o nell'altro, era diventato per forza maggiore più prezioso d'ogni altro artefatto in suo possesso. Non per il costo, infondo era solo una moneta, ma per effettiva utilità nella missione che la Dama del Vento si era prefissata.

    Quando se ne rese conto, sbiancò.
    Si guardò intorno fino ad inquadrare il ladruncolo: un bambino dell'età di quelli che aveva intravisto a Misericorde. Forse era figlio di famiglia povera, o magari stava solo giocando... tuttavia non poteva lasciargli quell'oggetto, anche volendolo assecondare: era troppo pericoloso.

    Fu così che si mise a correre per le stradine che, lentamente, li condussero a Misericorde. Quando ne varcarono la soglia, persero le tracce del ladro.

    -E ora?- chiese drusilia in preda al panico, non tanto ad Adam quanto a sé stessa -Che si fa?

     
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    La corsa del ladruncolo terminò tra le mura protettive del cortile di Miséricorde, ma se in due si erano lanciati al suo inseguimento per le vie affollate del mercato di Epartìs, una soltanto era stata in grado di tener dietro agli angoli, superare i carretti e attraversare le bancarelle senza perderlo di vista: la Sorellona era giunta alla meta, mentre il Marchiato si era perso per strada.

    Se la cosa si sarebbe rivelata un bene o un male, neppure il Veggente seppe dirlo, ma -vista la sua rilevanza piuttosto relativa- il ragazzino preferì non approfondire la questione: per quello che aveva da dire, la donna-angelo era più che sufficiente... così, non appena ella si fermò a riprendere fiato e contemplare l'ambiente in cui era stata condotta, il giovane dai capelli castani scartò lateralmente di un passo, uscendo dal riparo del tronco di un albero e mostrando il profilo.

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    « Scusa per la corsa, Sorellona... »
    esordì, tenendo gli occhi bigi incollati sul selciato, un po' a disagio
    « ...ma non potevo permettere che portaste a Kalia una cosa così cattiva. »

    Non usò parole per presentarsi: la Risonanza avrebbe cantato per lui.

     
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    Si asciugò la fronte, leggermente inumidita dalla folle corsa. Il seno morbido si muoveva a ritmo frenetico mentre la Dama del Vento cercava di riportare la respirazione a ritmi regolari. Poi, un bambino uscì dalle ombre. Lo riconobbe immediatamente: era il ladro della moneta e... un Arcano.

    « Scusa per la corsa, Sorellona ...ma non potevo permettere che portaste a Kalia una cosa così cattiva. »

    Presa alla sprovvista, Drusilia si guardò attorno. Non trovò Adam: forse era rimasto indietro nella corsa.

    -So bene che quella cosa è cattiva, piccolo. Ma per il bene della Curtis ho bisogno di capire di cosa si tratta, e la Papessa è forse l'unica in grado di dirmelo.

    Ansimò ancora, poi trasse un profondo respiro.
    Solo allora realizzò appieno il messaggio del fanciullo.

    -Hai detto che è cattiva... tu sai di cosa si tratta? Chi sei fra i miei fratelli? Quale è il tuo nome?



    Edited by Drusilia Galanodel - 27/10/2013, 23:36
     
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    -So bene che quella cosa è cattiva, piccolo. Ma per il bene della Curtis ho bisogno di capire di cosa si tratta, e la Papessa è forse l'unica in grado di dirmelo.
    rispose la donna dai lunghi capelli scuri, tergendosi il sudore dalla fronte
    -Hai detto che è cattiva... tu sai di cosa si tratta? Chi sei fra i miei fratelli?
    Quale è il tuo nome?


    Per un lungo istante rimase a fissarla in silenzio, lasciando che gli occhi bigi scivolassero sulla figura aggraziata di Drusilia con l'antica amarezza di chi contempla qualcosa di perduto: come Kalia, anche quella donna aveva lo stesso terribile potere di farlo sentire al contempo attratto e respinto... perché per quanto avrebbe desiderato esserle più vicino in quel momento, con le braccia allacciate al suo collo, con le mani intrecciate dal nodo delle dita, o col mento posato nell'incavo del suo collo a respirare il profumo dei suoi capelli, anche solo stare alla presenza del suo sguardo faceva male.

    Il suo aspetto infantile -cristallizzato immutabile nel tempo-
    non cambiava il fatto che fosse in realtà un mostro...

    e i mostri non meritano di stare al cospetto degli angeli.

    Dissimulò quei pensieri ombrosi dietro la solita maschera, reclinando la testolina castana da una parte e sfoggiando un largo sorrisone sbarazzino; poi, fece una piroetta su se stesso, e terminò l'azione battendo le mani in un applauso.

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    « Il mio nome è Balthazar Malcom Aloysium Arkham - ma chiamami Bess.
    Custode degli Angeli di Miséricorde, Figlio di Malkav dallo Specchio Infranto... »

    esordì, esibendosi in un profondo inchino da saltimbanco
    « Dodicesimo Arcano al servizio del Card Master... »
    continuò a sciorinare, raddrizzando lentamente la schiena
    « ...e -per la Veggenza donatami dalla Luna- Oracolo di Istvàn. »

    Come un attore consumato che reciti con perfetta maestria i panni del suo ruolo preferito, l'eterno fanciullo dallo sguardo antico si concesse una pausa ad effetto per dare all'interlocutrice il tempo di assorbire quelle informazioni; quando riprese la parola, il suo tono era basso e sommesso come il fruscio che agitò come un brivido le chiome degli alberi del cortile.

    « Un ricordo è stato impresso in questa moneta... »
    rivelò, dando coesione con quell'ipotesi alle impressioni psichiche che percepiva
    « Un ricordo... furente o doloroso: non lo so. Negativo, questo è certo. Molto negativo.
    Se Kalia lo desigillasse, le farebbe del male. Per questo, me ne occuperò io. »

     
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    La Dama del Vento non perse tempo nel cimentarsi in calcoli semplici, ma attese pochi attimi per comprendere a chi appartenesse la dodicesima carta della Major.

    -L'Appeso...- pronunciò quasi sorpresa, tornando a fissare il piccolo. Poi, irrimediabilmente, si intenerì a tal punto da sciogliersi in un'espressione materna e conciliante -... chi l'avrebbe mai detto che il nostro Appeso fosse un ometto così carino e ben educato!

    Rare erano le donne a cui poco importava dei bambini... e Drusilia aveva anche conosciuto il piacere della maternità. Nonostante tentasse a volte di rimanere impostata -causa i doveri e la figura che rappresentava- ogni volta che posava lo sguardo su di un cucciolo, non riusciva proprio a non esprimere dolcezza nei suoi riguardi.
    Bess non faceva eccezione, nonostante si fosse presentato come Malkavian.

    -Conosco un tuo fratello, nascosto fra le tombe del Latifondo. Nonostante non l'abbia mai visto in volto, si dice che sia un bimbo bellissimo, proprio come te.

    Sorrise ancora, avvicinandosi appena al piccolo vampiro. Nella sua mente, mille pensieri la tormentavano. Si era proclamato Oracolo di Istvàn... ma era vero? E perchè voleva far qualcosa in grado di ferire perfino Kalia? Certo, si fidava degli insegnamenti della Luna ma... vedere un bambino parlare come un ometto le dava un senso di smarrimento.
    Si accovacciò su sè stessa, così da raggiungere la stessa altezza del giovanotto dai capelli scuri.

    -Sei sicuro di poterlo fare? Ho paura che ti faccia male...

     
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    -L'Appeso... chi l'avrebbe mai detto che il nostro Appeso
    fosse un ometto così carino e ben educato!


    Intrecciando le manine dietro la schiena, il ragazzetto dai capelli castani dondolò il peso del corpo esile da un piedino all'altro, e con i denti serrati in un ampio sorriso raggiante, emise dalle profondità della gola una deliziata risatina argentina... tipica di qualsiasi bimbo allegro che abbia appena ricevuto un complimento da una persona che gli piace.

    -Conosco un tuo fratello, nascosto fra le tombe del Latifondo. Nonostante non l'abbia mai visto in volto, si dice che sia un bimbo bellissimo, proprio come te.

    « Cercherò di andare presto a trovarlo, allora...! E comunque... »
    cinguettò con voce festante
    « Anche tu sei bellissima, Sorellona...! »

    Quando la Dama del Vento si mosse per farglisi incontro, il Malkavian dissimulò tra le altre sue movenze -simili a passi di danza- che non la facevano star fermo un attimo il sussulto del brivido che gli attraversò la schiena insieme all'impulso di fuggire lontano da quella creatura troppo pura e luminosa... perché non poteva permettersi di cedere agli istinti del vampiro: doveva restare calmo. Per amore della Luna, per il bene della Papessa, e per essere d'aiuto al Due di Coppe.

    -Sei sicuro di poterlo fare? Ho paura che ti faccia male...

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    « Non devi preoccuparti: posso gestirlo...! »
    garantì, annuendo con convinzione - “meglio a lui che a Kalia”, pensò invece
    « ...solo, ho bisogno di un po' di tempo: potresti ripassare questa notte?
    Quando la luna sarà alta sopra la torre-osservatorio di Reverie... »

     
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    ...quella stessa notte.

    La luna splendeva alta quella notte, come predetto, sull'osservatorio di Reverie.
    La Dama del Vento aveva accettato l'aiuto del piccolo Malkavian, infine: non era ancora del tutto sicura su quanto fosse stata giusta la sua scelta di non incontrare più la Dama Azzurra e di lasciar fare tutto ad un vampirello ma... se si trattava dell'Oracolo di Istvàn e se era stata Kora stessa a donargli la Veggenza, perchè temere infondo?
    Doveva avere più fiducia nei suoi Fratelli, si ripeteva.
    Lo sperava.

    -Bess, ci sei?

    Raggiunto nuovamente il cortile di Misericorde, la bella si guardò intorno. Era completamente deserto: i bambini tutti nei loro lettini, cullati da bellissimi sogni, ispirati dalla Musica della Valle del Vento. Lei, però, non attendeva un bambino qualunque. Si guardò nuovamente intorno, ma non vide altro che buio.
    Si sedette su di una panchina, dunque attese.

     
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    -Bess, ci sei?

    Nessuna risposta, e nell'affastellarsi dell'attesa i minuti divennero un'ora.
    Quando anche gli spiriti più serafici avrebbero cominciato a spazientirsi -figurarsi una Silfide dell'Aria, poi- per quel ritardo che aveva l'acre sapore del raggiro o quello più gelido e pungente della preoccupazione, finalmente si palesò un segno.

    Una delle ante del doppio portone che conduceva all'edificio adibito a scuola -che sarebbe dovuto essere ragionevolmente deserto a quell'ora- si schiuse in uno spiraglio, e una bassa figuretta se ne insinò fuori: ci volle qualche secondo per poterla mettere a fuoco, il tempo che i suoi passettini la conducessero fuori dalle ombre del portico fino alla luce dei lampioni, ma anche senza l'ausilio della vista sarebbe apparso lampante alla Dama del Vento il fatto che
    non si trattasse di Bess.

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    Da lei non si emanava alcuna Risonanza né aura particolare: era solo una comune bambina di circa sei anni, dall'aspetto grazioso come quello di una bambolina, che reggeva con un braccio un orso di pezza contro il petto; nell'avvicinarsi all'Alfiere Errante, i suoi grandi occhi intimoriti le espressero l'angoscia e la preoccupazione che dovevano tormentarle l'anima, e tuttavia non parlò: solo, si limitò a guardare dal basso il volto dell'Arcano in una muta richiesta di aiuto, e la manina si levò a ghermirle un dito.

     
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    Aveva atteso pazientemente per più di un'ora, ma del bambino nessuna traccia. Il primo sentimento che si era impossessato di lei era quello del timore che gli fosse capitato qualcosa di brutto: infondo la moneta era "cattiva" e Drusilia sapeva per certo che qualcuno ce l'avesse a morte con la Curtis al punto non solo di minare la loro unità, ma anche di ricattarli e ferirli.
    Sbuffò sonoramente, frustrata.
    Considerando che fosse stata derubata quella stessa mattina, la verità poteva anche ruotare sulla sua ingenuità: poteva essere stata benissimo presa in giro, ed il furfante se ne era andato via col monile dopo averla sbeffeggiata. Eppure era un Arcano... che motivo c'era nel prenderla in giro?

    All'ennesimo sospiro, dal buio comparve una bambina. Stringeva teneramente il suo orsetto di pezza, ed aveva l'aria preoccupata. Improvvisamente, l'atroce ombra del dubbio calò sui pensieri della Dama del Vento.

    -Dov'è Bess? Ti ha mandata lui qui?

    Chiese, cercando malamente di nascondere l'apprensione nella sua voce.
    Quando poi la prese per mano, l'Alfiere comprese.

    -Ti seguo.

     
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    -Dov'è Bess? Ti ha mandata lui qui?
    domande fluirono dalle sue labbra, ma non fu necessaria risposta
    -Ti seguo.

    Stringendo l'indice della Dama del Vento nella manina fredda per lo spavento ancora impresso sul suo visetto pallido, la bambina dai boccoli ramati la condusse nell'edificio scolastico, guidandola tra i corridoi deserti in cui la notte e il silenzio avevano dipinto un'atmosfera onirica e spettrale.

    Il tragitto durò forse solo una manciata di interminabili minuti, finché non ebbero raggiunto una porta scorrevole dalla cui soglia chiusa filtrava una fredda luce al neon; la targa metallica posta sulla vicina parete recava la scritta “Infermeria” in lettere chiare ed eleganti.

    jpgjpg
    « Ouch... »

    La voce ormai nota del Custode del Nido bofonchiò un verso, a cui seguì un sospiro amareggiato e spiacente quando si accorse di non essere più solo; sapeva di essere in ritardo all'appuntamento con Drusilia, ma... avrebbe preferito prendersi qualche altro momento: così facendo, magari, sarebbe riuscito a risparmiarle quello spettacolo pietoso, ma... la piccola -sempre troppo apprensiva nei suoi riguardi-, non aveva voluto ascoltarlo ed era corsa a chiamare aiuto.

    « Oh, Miriam...! »
    la rimproverò il Malkavian con voce gentile
    « Che fretta c'era di portare qui la nostra ospite...? »

    Sul lettino dell'infermeria, in mezzo a molti barattoli vuoti e sporchi di rosso, stava seduto il giovanotto dai capelli castani: con nello sguardo grigio un po' di lucidità in meno, e sul corpo da adolescente mancato molte cicatrici di più.

    jpg
    « Sarò da voi in un istante...! »
    garantì sardonico, mentre riallocava la mano sul moncherino
    « ...mi serve solo un attimo per ricompormi. ♥ »

     
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    La scena era raccapricciante.
    Sangue ovunque e pezzi di carne... brandelli in parte ricomposti sul corpicino del Malkavian e in parte ancora lasciati penzoloni. Una marea di boccacci vuoti e sporchi di sangue arredava quella tavolata che tutto aveva fuorchè di appetitoso. Macabro, piuttosto.
    Drusilia si portò le mani alle labbra, cercando di trattenere l'urlo: Bess sembrava tranquillo, ma lei era inorridita. Non appena fu dotata di maggiore lucidità mentale, non perse tempo a prendere la bimba a lei vicina e coprirle gli occhi per non traumatizzarla.
    Come se avesse fatto la differenza...

    jpg

    -Chi... chi ti ha fatto questo?

    Domandò tremante, prima di voltarsi verso l'uscita.
    Doveva rimediare.

    -Devo... devo cercare aiuto... hai bisogno di cure.

     
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    Percepì l'orrore ghermire il cuore della Dama del Vento prima ancora che glielo rivelassero il suo pallore, gli occhi verdi e sbarrati, e la mimica con cui si portò le mani bianche e tenere alle labbra rosse come petali di fiore; sapeva che sarebbe successo così, ma ormai il pasticcio era fatto e... la cosa migliore -almeno a suo avviso- era mostrarsi calmo e disinvolto, così che entrambe le signorine si tranquillizzassero.

    -Chi... chi ti ha fatto questo?
    gli chiese, mentre copriva gli occhi di Miriam e si voltava verso l'uscita
    -Devo... devo cercare aiuto... hai bisogno di cure.

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    « Ho guardato dentro la moneta. »
    affermò, cambiando apparentemente discorso; ponendovi invece risposta indiretta
    « L'odio... Il dolore... la rabbia... il risentimento... Sono esplosi fuori al primo spiraglio apertosi con l'esterno: si sono manifestati a livello fisico, concreto. »

    Riattaccata la mano al polso con la forza mistica della volontà e del sangue, il vampiro spinse le gambette oltre il bordo del lettino, e -restando seduto, con le spalle rivolte a Drusilia- rinforzò la saldatura della carne morta col filo chirurgico che aveva lasciato sul vicino mobiletto, pronto all'uso.

    « È stato un bene che sia successo a me e non a Kalia - o a te. »
    proseguì, mentre le labbrucce pallide si incurvavano in un sorriso
    « Su Endlos, le condizioni di un Alfiere hanno ripercussioni sul mondo intero. »

    Finito il lavoro da sartina -grossolano, certo, ma sufficiente per lo scopo-, Bess si sporse oltre la lettiga e si tirò in grembo un vecchio zaino rimasto abbandonato sul pavimento, uno zaino che un tempo doveva essere stato allegro e colorato; vi frugò dentro per un istante, ed esitò... non perché non avesse trovato quel che cercava, ma perché non poté far a meno di chiedersi quanta e quale repulsione l'Angelo avrebbe provato per lui se l'avesse visto cibarsi.

    Sospirò, ingoiando quei pensieri infantili che gli davano l'illusione di essere ancora umano, e ora che lei -alle sue spalle- non poteva vederlo si concesse un sorriso amaro dietro la maschera; quando parlò, lo fece con voce seria e pacata – solo, un po' timida.

    « Non serve chiamare nessuno - nessuno può aiutarmi. »
    lo disse senza emozione, come fosse l'esito di un calcolo matematico
    « Non ho bisogno di cure... Devo solo nutrirmi. »

     
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