Strada in comune

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    Mago guerriero, amante dei gufi e signore della piromanzia.

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    Alcuni dicono dal cimitero, altri dal cielo notturno... Decidete voi da dove vengo.

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    Gli eventi che avevano portato al Nord i due quasi-fratelli erano stati tanti e difficili da descrivere e più difficile ancora era riassumerli. Probabilmente solo loro avrebbero potuto conoscerne e comprenderne ragioni e conseguenze e solo a loro spettava la decisione di condividere o meno le loro deduzioni.

    Ma in quel momento si ritrovavano a percorrere assieme una strada apparenemente solitaria in mezzo ai monti perennemente bianchi e freddi del Koldran, diretti verso il Pentauron e intenti a lasciare quella regione tanto suggestiva quanto inospitale.
    Ad un certo punto si sarebbero trovati vicini ad una sorta di strada più ampia, quasi fosse un tentativo di collegamento commerciale in mezzo ai passi di quella lunga catena montuosa... possibile?
    Dopo pochi minuti di cammino, avrebbero poi visto una cosa inatttesa dopo aver svoltato un picco roccioso: una caovana apparenemente impantanata lungo la trada poco sotto di loro!
    "Ehi! Voi due lassù!" li chiamò a gran voce uno di loro, un tipo abbatanza giovane, subito richiamato all'ordine da un altro tipo più robusto e con un arco sulle spalle, che prese un braccio dell'altro e lo abbassò a forza abbastanza facilmente per impedirgli di sbracciarsi, dicendogli qualcosa a bassa voce in tono però visibilmente poco carino, quai di rimprovero per qualche errore.
    Come si sarebbero comportati i due?
     
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    Se solo sapessero cos'altro li aspetta!
    Di corsa al Koldran, attraverso un ignoto portale, a contendersi la propria metà dagli sguardi avidi di chi non ha morale alcuna? Già fatto, purtroppo.
    Spersi nel nulla scintillante di bianco, con la sola promessa di un falò lontano, ignari del prezzo che quello comporta? Arriverà anche questo, non temete.
    Per ora, comunque, la coppia d'amanti sta con lentezza scendendo lungo la catena ai confini di Endlos -arrangiandosi come può, il duo percorre sentieri e mulattiere nel tentativo vano di ripararsi dal freddo: il vento taglia loro le mani, le ossa congelano pur sotto la carne, una sola pelliccia non è sufficiente. Hanno assai bisogno di qualcosa di meglio, ma tra le guglie e gli spuntoni di gelida roccia è difficile trovare persino anima viva, figuriamoci qualcuno che voglia separarsi da un caldo piumino!

    (C'è qualcuno che non se la passa affatto bene.)

    Interrompe il silenzio, dopo che ad una svolta secca -lungo una pista innaturalmente ampia per quei luoghi- il minore scorge una modesta carovana in evidente difficoltà.

    [Peggio di noi? Impossibile.]

    Sbotta in risposta il Gallo, tra i due sicuramente quello più indifferente alla cosa giacchè è lui ad affrontare il rigore invernale con la sola felpa indosso.

    (La neve crea maggiori disagi a chi non viaggia a piedi.)
    [Affari loro: anche il voler mantenere le scarpe asciutte ha il suo prezzo.]

    E' acido, scontroso e insofferente -lui solo (Miron e lo scrivente compresi, in realtà) sa quanto la sua pazienza sia al limite: poche altre cose desidera quello più del ritornare celeri a Kisnoth, perfino Yuuko e sgobbare al negozio sono una prospettiva migliore dell'assideramento all'estremo Nord.

    (Così l'orgoglio e la solitudine: non sono atteggiamenti che pagano in queste lande desolate, sono certo tu ci abbia già riflettuto.)
    [E quindi? Dobbiamo per l'ennesima volta darci da fare ad aiutare gli altri nonostante chi abbia bisogno di una mano siamo proprio noi?]

    E' una domanda retorica, perchè giunti a questo punto entrambi i quasi-fratelli conoscono la risposta: Miron obietterà che l'alternativa tradirebbe gli ideali cui s'erano un tempo votati, Skarn replicherà che così facendo serviranno in eterno il primo venuto, l'Arma -dopo un breve assenso- dirà all'altro ch'è sempre meglio del voler comandare, l'Artigiano chiuderà la questione annunciando come la morte di stenti non fosse ciò che sperava.
    Per poi, come sempre, darla vinta alla Rondine, secondo un gioco contorto sostenuto da innocui bisticci.

    »»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»««««««««««««««««««««««««««««««

    "Problemi?"

    Fa di rimando al richiamo, notando poco dopo come un secondo individuo proceda a zittire il primo.

    "Se serve possiamo aiutare!"

    Aggiunge, nell'intento di ridestare l'interesse così malamente interrotto.


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    Scongiurato dunque il pericolo di un prematuro abbandono -triste realtà che tuttora imperversa sul genere umano- rimane ad ogni buon conto da affrontare il vastissimo ventaglio di circostanze che un legame così intenso generosamente concede ai propri fruitori: tra i tanti agi disponibili, infatti, figurano la possibilità di un perpetuo scambio di pareri e percezioni -una sorta di telepatia operata tramite l'essenza ultima dell'individuo- ma anche -ed è forse questo uno dei vantaggi più interessanti- la prospettiva di un pari ripartirsi tanto delle gioie quanto dei dolori di cui è costellato il quotidiano vivere.
    [Le anime della giovane coppia sono in perenne contatto l'un l'altra, consentendo al duo un libero dialogo di pensieri e sensazioni a prescindere dalla distanza o dagli ostacoli che si frappongono loro.]

     
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    L'altro individuo, quello armato di arco, non sembrava molto per la quale e pareva il tipo tutto muscoli tuttofare con una buona dose di arroganza mista ad un certo qual grado di stupidità quasi ursina, mentre l'altro tacitato sembrava l'opposto. Per fortuna Mirion aveva preso la situazione in mano, in un certo senso, e aveva inconsapevolmente detto le parole giuste per far desistere quasi istintivamente cedere l'arciere forzuto.
    "Sì! Se potete darci una mano, ve ne saremmo grati."
    L'altro borbottò qualcosa e aprendo le braccia esasperato sparì più avanti tra le rocce.
    Una volta che i due quasi-gemelli fossero arrivati nei loro pressi, avrebbero trovato un giovane abbastanza magro e pallido di carnagione, intabarrato in un manto bello caldo e spesso e stranamente bianco, ma soprattutto dai modi affabili.
    "Salve ragazzi. Io mi chiamo Wulfric. Lui è mio cugino Hans" disse indicando il tipo forzuto, che aveva più l'aspetto di quello che ai due terrestri sarebbe assomigliato a quello di un barbaro vichingo, con tanto di pelliccia di lupo addosso e ascia alla cintura, che ricambiò l'indicazione con un grugno non proprio amichevole. "E... ma come fai ad andare in giro così? Ti prenderai una polmonite e mezza così! Tieni, mettiti questo" aggiunse rivolta verso Skarn, prendendo un vecchio mantello logoro ai bordi, ma abbastanza integro da svolgere ancora bene la sua funzione.
    "E ti pareva... Bravo, Wulfric: già abbiamo i nostri problemi senza bisogno di fare la carità al primo che passa..." brontolò Hans.
    "Dai, non essere così orso, Hans!" cercò di rabbonirlo il cugino
    "Sai bene che io sono un lupo quando voglio e ora di voglia me ne sta venendo!" abbaiò di rimando lui prima di essere richiamato più avanti in quella che sembrava una vera e propria carovana di mercanti composta da ben cinque carri.
    "Dovete scusarlo, mio cugino a volte ha un carattere un po'... difficile con gli sconosciuti. Allora" soggiunse come a voler cambiare argomento. "spero che possiate aiutarci: come vedete, stiamo viaggiando su questa strada per portare le nostre merci nei territori di Shea, ma purtroppo uno dei nostri carri si è impantanato e avremmo bisogno di qualcuno che ci aiuti a spingerlo fuori e di qualcun altro che tenga d'occhio i paraggi. Mio cugino vorrebbe fare tutto da solo, ma questo è un po' troppo anche per lui. Potrete aiutarci? Naturalmente non sarebbe gratis e possiamo accordarci sul prezzo una voltta disimpantanati. Affare fatto?"
    Quel tipo embrava incero ed individuare il carro in difficoltà non sarebbe stato poi così difficile, dato che c'erano proprio di fianco e pendeva su un lato come se la uota fosse sprofondata in una buca piuttosto ampia e profonda.
    Stava ai due accettare o rifiutare... ma avere qualcosa solo per tirare un carro fuori da una buca nella neve non sembrava un cattivo affare.
     
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    Assenso del primo, grugnito dell'altro. E' fatta.
    La coppia di giovani adulti colma le distanze e procede a scendere fino al carro precedentemente avvistato, là dove i due umani di cui hanno nota costituiscono la coda di una carovana ben più lunga: ad occhio e croce saranno almeno un quintetto di vagoni -ciascuno con il suo mercante, il suo conducente e magari qualche altro per la sicurezza lungo la via.
    Lì giunti, però, non c'è il tempo di esplorare con attenzione la colonna -con discrezione accertarsi di cosa trasportino le vetture e di chi le abbia guidate per quei sentieri impervi- perchè dei due il più esile offre loro un manto vecchio ma caldo -rinfrancando Skarn dalla sua crudele condizione, quello si prodiga con parole e gesti amichevoli quanto altruisti.

    «Grazie.»
    "Grazie!"

    Replicano entrambi in sincrono, benchè con differente entusiasmo (ma è comunque un grazie davvero gradito a ciascuno, un'offerta che appiana le prospettive e concede ai forestieri maggiore attenzione dal duo).

    "Però non vogliamo privarvi del necessario: non possiamo pagarla perciò prima di riprendere la nostra strada ve la renderemo."

    Decreta il minore, costringendo così uno dei due a patire il gelo nei giorni a venire (ma soprattutto permettendomi di essere coerente con quanto ho già scritto nell'altra scena).
    Se poi quelli dovessero insistere... beh, posso sempre raccontare che l'hanno barattata con qualche altro viandante per un po' di cibo -in fin dei conti sono sprovvisti di tutto (e non tutti sono così generosi).

    «Noi siamo Min e Han-wo.»

    Interviene anzi il Gallo, indicando rispettivamente Miron e se stesso in quest'ordine.

    (Ancora con quei nomi falsi?)
    [Non mi piacciono le allusioni di quello grosso: in montagna i lupi sono pericolosi.]
    (Su questo hai ragione.)

    Stanno dunque a sentire quel che tal Wulfric racconta loro -s'immaginano la destinazione, decidono rapidamente che non è il caso di spingersi troppo ad Est visto cos'era successo l'ultima volta. Ciò non significa, comunque, che si dimostreranno ingrati -stanno solo pensando che finito il lavoro ritorneranno alla loro meta prevista, Kisnoth ovviamente.

    «Non abbiamo nulla con cui ricambiare...»
    "...se non l'aiuto che vi abbiamo offerto."

    S'intervallano nel dialogo in un modo che a loro pare più che naturale ma che, come sempre, alle orecchie di uno sconosciuto fa sempre effetto per la precisione degli stacchi e delle riprese.

    "Perciò sì:"
    «se quello che state facendo non è illegale, saremo a vostra disposizione per farvi superare lo spiacevole intoppo.»

    Conclude l'Artigiano, facendo quindi per avvicinarsi al carro sbilanciato e rimboccandosi figurativamente le maniche, pronto a sobbarcarsi lo sforzo fisico appena preventivato a parole.


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    "Oh no, per carità" rispose Wulfric ai timori dei due viaggiatori. "La vita qui è dura, ma siamo gente onesta e viviamo del nostro."
    Quel tipo sembrava tanto sincero quanto il cugino era scontroso e non sembrava esserci pericolo alcuno nell'aiutarli.
    In quel modo Skarn avrebbe potuto anche dare una sbirciatina nel carro che doveva disincastrare, trovandovi solo un carico di pellicce e altri prodotti derivanti dalla caccia, alcuni grezzi e altri lavorati: zampe, zanne, artigli, vestiti di pelliccia, persino carne conservata. Nulla di nulla di illecito o che potesse anche solo lontanamente sembrare tale. L'unico inconveniente fu rappresentato da Wulfric, che con una spinta non molto elegante avrebbe "chiesto" spazio e una volta ottenutolo, avrebbe lanciato un'ulteriore provocazione a Han-wo: "Ora che hai il pelo, vediamo anche se hai dei muscoli che lo valgano o se sei solo un cucciolotto!"
    A Skarn stava dimostrare il contrario o ignorare semplicemente il "grand'uomo".

    Nel frattempo Wulfric si rivolse a Min: "Grazie per il vostro aiuto. Ora devo andare a tirare il carro per convincere il bue a tirare ancora il carro fuori dall'avvallamento. Tu resta qui a guardarci le spalle: queste strade sono abbastanza sicure, ma possono venire fuori ancora degli animali che non vorremmo vedere arrivarci troppo vicino. Se ne vedi uno, segnalami qualsiasi cosa dovesse venire dal sentiero: io sono più avanti."
    Nel bel mezzo delle manovre atte a togliere il carro dagli impicci, mirion avrebbe effettivamente visto in lontananza una macchia di bianco di una tonalità leggermente diversa muoversi per qualche minuto sullo sfondo del panorama visibile e da cui i gemelli-amanti provenivano. Tuttavia dopo qualche secondo, il tempo di aguzzare la vista, era come sparita.
    Cosa sarebbe convenuto fare lo avrebbe saputo solo Mirion: avrebbe potuto disturbare Wulfric e gli altri e interrompere tutte le operazioni oppure prendere nota dell'evento e riferirlo solo a carro disincastrato... oppure anche dimenticarsene del tutto: in fondo una macchia di bianco in mezzo al bianco cosa sarebbe mai potuta essere?

    Edited by Warwizard - 30/9/2013, 16:30
     
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    [Si direbbero cacciatori. Il carro contiene vari trofei animali.]

    Avverte mentalmente il maggiore, quando finalmente riesce a scorgere l'interno del mezzo (confermando quindi, almeno di primo acchito, ciò che Wulfric ha assicurato loro circa la legittimità del commercio).

    [Magari sono di Rhinox...]

    Aggiunge, tirando ad indovinare con l'unico nome che ricorda aver letto prima di avventurarsi a Nord: in verità non ha nemmeno idea di come sia fatto un suddetto esemplare -aiutandosi con un misto di sonorità ed inglese potrebbe anzi scoprire l'origine del nome- ciononostante non possiede l'occhio allenato di chi, come Hans e cugino, saprebbero riconoscere la provenienza di un corno senza nemmeno doverlo saggiare con mano.
    Quale che sia la verità, comunque, basta poco perchè il massiccio omone scontroso interrompa l'analisi e del tutto involontariamente (ma con un gesto rude e da vero orso, con quella immediatezza rozza ma sincera che non si cura della morale cittadina) spintoni Skarn verso il lato del vagone -che con la voce beffarda tipica di chi si prende gioco d'un pivello sfidi il Gallo a dar prova dell'aiuto offerto: non sarà forza bruta, non sarà pura potenza, eppure l'Artigiano (a differenza del fratellino assai più portato per l'astratto e per le attività di ragionamento) è un ragazzo solido e che quando può trascorre il suo tempo allenandosi nel fisico e nel moto -non è un colosso, non è inamovibile, ma quanto ad impegno e a maestria bellica sa il fatto suo. E perciò -puntellandosi per bene al suolo, facendo leva sulla muscolatura ben sviluppata- riuscirà comunque a dare il suo contributo nel riallineare sul sentiero il veicolo.

    «Forse... tanto astio... è... solo invidia...»

    Replica sagace, con la voce contratta per lo sforzo -Skarn non ci sta a farsi sbeffeggiare, tuttavia non trova nulla di meglio da dire perchè (per certi versi) il lupo ha tutte le ragioni di questo mondo.
    Sull'altro lato, invece, Miron rimane solo a scrutare l'orizzonte innevato -con il compito di avvisare Wulfric in caso avvistasse belve provenire dalla spalle della carovana, la Rondine affronta quel semplice compito con un eccessivo pizzico di superficialità: per i primi tempi non c'è nulla a turbare la distesa che i due amanti hanno abbandonato nelle giornate di cammino, sul bianco di sfondo nessuna macchia svetta al pari delle catene montuose che han costeggiato; via via che il ragazzo abbandona lo sguardo, però -quando smette per noia di rimaner vigile, quando i suoi occhi vagano senza fissarsi su nulla- solo allora egli nota come un'increspatura sul candido manto che ricopre valli ed anfratti -come l'osservare una sola nube muoversi rapida contro un cielo che di nuvole è saturo, così l'Arma s'accorge a fatica che qualcosa c'è per davvero. Sempre che, ovviamente, non sia una sciocca impressione.

    (C'è... c'è come una chiazza nivea che si mimetizza con il panorama. Eppure giurerei di averla vista muoversi.)

    Riferisce senza allarmarsi troppo -non è sicuro di ciò che ha scorto in quel bianco abbacinante, perciò si confida prima con la propria metà.

    [Qualcosa di preoccupante?]
    (Non lo so. Non vorrei destare inutili allarmismi.)
    [Sempre meglio che ritrovarci sotto attacco senza nemmeno sapere chi è l'aggressore, non trovi?]

    Decisione questa che Miron condivide prontamente, chiedendo infine al quasi-fratello di avvertire Hans o il cugino senza che lui stesso debba abbandonare la posizione di retroguardia.

    «Sembra che qualcosa di bianco ci segua, confondendosi con la distesa nevosa che abbiamo dietro di noi.
    Forse è il caso di prendere precauzioni.»

    Detto-fatto.


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    Avevano da poco liberato il caro, quando Han-wo sorprese entrambi i cugini nordici con le sue parole. Entrambi loro lo guardarono strabuzzanti e se il più buto dei due coppiò a ridere e a dileggiarlo perché doveva aver visto bianco per lo sforzo appena fatto, Hans fu meno propenso alla risata e invece gli chiese serio: "E tu come fai a saperlo?"
    Poi si rivolse a Min alzando un po' di più la voce: "Va tutto bene lì?"
    Rispondere non sarebbe stato facile, perché poco prima della domanda quella macchia bianca sarebbe ricomparsa, un po' più vicina di prima, ma ancora troppo distante per poterle dare una forma definita.
     
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    «Nello stesso modo in cui due ragazzini spaesati e senza pelo possono sopravvivere per giorni tra le guglie del Koldran.»

    Non è vera e propria vendetta -piuttosto si tratta di una piacevole rivincita nei confronti dell'irrisione reiterata da Hans- ciononostante Skarn si lascia uscire di bocca quelle parole con evidente soddisfazione -operando con un po' di mistero, lasciando vibrare la minaccia dell'ignoto e del "effettivamente è strano", il sudcoreano glissa sulla domanda riportando la questione sul nocciolo da affrontare.

    «Non vi avremmo offerto aiuto se fossimo così bisognosi della vostra pietà.»

    Rincara, questa volta facendosi più serio come per mettere in chiaro che -quanto ad allusioni di sorta- i due cugini non sono gli unici da cui è bene guardarsi.

    «Non vi avremmo offerto aiuto se non fossimo in grado di badare da soli a noi stessi.»

    E qui, nel ripetere quasi ossessivamente il plurale -nel non distinguere Skarn da Miron, considerandoli anzi un'entità unica in due corpi (tutte cose che non trapelano direttamente, ma che contribuiscono a lasciare inconsapevoli indizi sulla reale natura del duo)- un mercante sveglio o un endlosiano abituato ai viandanti potrebbe cominciare a comprendere che del tutto umani i due ragazzi non sono, che -in qualche modo- qualcosa di strano li unisce e come prima è successo li fa parlare ritmati.

    «Se quella che viene è una minaccia, io e Min sapremo come difenderci. Io e lui.»

    Chiarisce che non potrà garantire sicurezza per tutti, chiarisce che ciascuno dovrà pensare per sè (o trovare una soluzione che eviti situazioni del genere, per esempio affrontare un eventuale pericolo con la consapevolezza di ciò ch'è realmente).

    «Un lupo od un orso, però, non dovrebbe temere nemici.»

    Conclude, di nuovo con atteggiamento di rivalsa, frattanto che dalla lontananza Miron risponde aggiornando la situazione con l'avvicinarsi di quella che secondo ogni punto di vista è una macchia in movimento.


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    CONDIZIONI: Skarn sa essere vendicativo. E non solo a parole.

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    Le parole di Han-wo non fecero un'impressione molto buona al suo interlocutore: la prima frase enigmaica venne infatti ricambiata da Wulfric con un'occhiata interrogativa, ma le successive parole gli parvero solo una serie di contraddittorie sbruffonate di chi straparlava ubriaco di sola fatica e avesse bisogno di un po' di tempo di riposo per tornare lucido e lasciò quindi il cucciolotto con un banale "Sarà" e un'alzata di spalle piuttosto marcata che significava abbastanza inequivocabilmente "chissenefrega".
    Hans invece non assistette alla scenetta perché aveva raggiunto nel frattempo Min e si era messo a controllare anche lui con un arco in mano e una sola freccia a disposizione e già incoccata. Per lunghi istanti non sembrò succedere niente, ma quando il cugino gentile stava per desistere, notò anch'egli il movimento, ancora più vicino di prima, riconocendolo al volo.
    "Torniamo indietro. Lentamente" gli sussurrò come per cercare di agire di nascoo o con nonchalance. Una volta arivati dagli altri, coninuò a parlare a mezza voce, facendosi sentire solo dai presenti, ovvero i nuovi arrivati e il cugino: "Hanno ragione loro, Wulfic. C'è un Baraknar dietro di noi."
    A quella parola a Wulfic si illuminarono gli occhi e gli venne da fregarsi le mani. "Uhhh, grosso grasso in arrivo!"
    "No! Non qui! Ci butterebbe giù con una zampata e finiremmo molto male. Neanche a venderlo tutto intero rientreremmo dei danni che ci pocurerebbe se ci attaccasse qui. Dobbiamo andare al crocevia con il Pentauron: lì il tereno è più largo e possiamo sperare di fare meglio. Se la fortuna ci assiste, si stancherà di noi."
    "Se la foruna ci assiste, avremo un gran trofeo" ribatté il cugino, piuttosto riluttante ad abbandonare la lotta e la possibilità di dare la caccia a qualsiasi cosa fosse quel Baraknar.
    "Ehi, là dietro, tutto bene? Dobbiamo partire" si intromise la voce lontana di un uomo.
    "Sì zio, possiamo andare" replicò ad alta voce Hans, quasi le sue preghiere fossero state esaudite. Poi si rivolse di nuovo agli altri: "Devo avvertire gli altri del pericolo. Tornerò appena possibile."
    Ciò detto, corse in avanti mentre la carovana si rimetteva in marcia.
    Ai due gemelli forse conveniva rimanere con loro, almeno finché le loro strade fossero state in comune.
     
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    "Un... Braknar?"

    Tentenna il minore dei due (peraltro sbagliando la pronuncia del termine) una volta ritornato alla coda della carovana sotto gli avvertimenti e le cautele che Wulfric gli ha imposto.

    "Sarebbe...?"

    Una presenza spettrale? Un assalitore di viandanti? Una belva che caccia tra quegli sperduti monti su cui il vento astrale spira incessante?
    Forse. O forse è solo uno spauracchio locale, che si tramanda di viaggio in viaggio per tenersi lontani dai pericoli che la neve può presentare negli incauti e in chi non tributa il giusto rispetto alle vette silenti -forse non è che una voce, nonostante le differenti reazioni dei cugini raccontino ciascuna un reale proposito.

    «Se la fortuna vi assiste, prima o poi imparerà un po' di buonsenso.»

    Il riferimento all'imprudente spavalderia con cui s'ammanta Hans è più che evidente -proseguendo sulla linea del chi è che sfotte adesso, eh?, Skarn avalla la proposta del magrolino e ribadisce ch'è il caso di evitare battaglia (Miron sorride alla provocazione del fratello, rimembrando come quei sottili giochi d'orgoglio vedano il Gallo spesso cadere nelle trame di chi ha capito come istigarlo).

    «Altrimenti avrete un cugino di meno. E nessun carro da portare a destinazione.»

    Le mani pronte a reagire se l'altro dimostra di non incassare l'allusione pungente, il corpo che si rimette in moto per seguire il lento incedere delle vetture; la Rondine cammina invece dando spesso le spalle alla loro meta, più e più volte cerca nei territori già attraversati una qualche traccia di ciò che li insegue.


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    Mago guerriero, amante dei gufi e signore della piromanzia.

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    Quel tipo non sembrò particolarmente in grado di afferrare le provocazioni o le parole, fino a quando Wulfric non si avvicinò al caro, tirò fuori qualcoa da esso e si voltò rapidamente con intento quasi omicida con un colpo diretto tra il collo e la spalla sinistra del provocatore. Tuttavia si fermò a pochi centimetri dal bersaglio e con un sorriso sornione e beffardo gli passò quella che si rivelò essere una sorta di accetta rompighiaccio.
    "Quando parli di buon senso, accertati di farlo ad armi pari" disse, come a controschernirlo di tutte le sue parole e mostrando un'intelligenza insospettabile fino a poco prima.
    La carovana procedette apparentemente indisturbata, ma ogni volta che ci si guardava indietro, c'era quella macchia bianca, sempre più grossa e sempre più vicina... sempre più simile a parti di un grosso orso bianco. Cosa ci facesse un orso bianco tra le montagne del Koldran era un miteo, ma ormai era chiaro che ci fosse e che li stesse seguendo.
    Se qualcuno avesse voluto tentare di restare o di tornare indietro ad affontare la belva, sarebbe stato dissuaso, come il giovane lupo, più volte ripreso dallo zio.
    Dopo circa un'ora di marcia i carri arrivarono ad uno spiazzo e cominciarono a disporsi... e un verso gutturrale e a tratti stridente cominicò a farsi sentire trai sentieri e le vallate. I due quasi gemelli dovevano decidere cosa fare: scappare o restare ad affrontare una bestia che ancora non vedevano.
     
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    Mani pronte a reagire. Ed infatti, quando Hans dimostra di non aver più pazienza per quel bisticcio d'orgoglio e parole -quando l'orso/lupo decide di concludere la schermaglia con il vantaggio dello spavento- Skarn Han-wo replica all'istante con ciò che negli anni ha maturato quale risposta istintiva -con un'impulso richiama il fratellino, imponendogli anzi la trasformazione in Arma). Peccato soltanto che -se le mani sono pronte a reagire- la tattica nel complesso non sia sufficientemente rapida per proteggerlo dalla minaccia fittizia -Miron giungerà stretto nei palmi solo con qualche secondo di ritardo, quando il viandante ha già svelato di non avere intenzioni offensive con ciò che ha recuperato dal carro.

    «Armi pari. Già.»

    Ribadisce, facendo sparire (ma unicamente a metà) l'accetta nella tasca posteriore degli spessi jeans invernali -incapace di concederla vinta al rude nordico (allo stesso modo di come non s'arrende mai contro l'altro bifolco del Koldran, Gajeel), Skarn sfoggia con orgoglio l'Arma che tuttora impugna (ben più di un semplice strumento rompighiaccio essa è niente di meno che una lancia da pesca, lancia che nelle sue mani sa divenir temibile quanto una da guerra).

    (Penso sia meglio se rimango in questa forma. Per precauzione.)
    [Sono d'accordo: quel tipo mi piace sempre meno.]
    (Mi riferivo al Braknar che ci segue.)

    Intona, per nulla divertito, inviando i propri pensieri attraverso l'intimo legame che i due condividono -pure sotto un'asta di gelido acciaio, un'anima in frassino permane calda e flessibile a rappresentare ciò che Miron per sua natura è sempre e comunque (nè oggetto nè umano, quanto piuttosto un connubio inscindibile degli stessi elementi).

    E così, per tutta l'ora a seguire, i due sudcoreani procedono con la marcia assistenziale -il maggiore sul lato opposto della carrozza (opposto a quello dove il massiccio cugino fa da guardia al fianco del vagone) e il più giovane stretto tra quelle dita intirizzite dal freddo, fratello e fratello lasciano che la macchia biancastra si faccia sempre più vicina (seguitando nel compito che hanno intrapreso, conducono la colonna là dove Wulfric ha promesso loro potranno proteggerla). Non c'è speranza che la coppia fugga al solo udire un ruggito nutrito dall'eco -non c'è stoltezza peggiore che spezzare il numero e farsi inseguire quali prede singole- ed infatti Arma e Artigiano attendono con i sensi in allerta la venuta del pericolo già preannunciato -pronti a rivendicare il proprio diritto alla vita, i due discepoli dell'Accademia offriranno una morte rapida quanto violenta a chiunque voglia anzi il contrario.


    VIGORE RESIDUO: 90% della riserva condivisa.

    CONDIZIONI: Fuggire? Per nulla al mondo!

    TATTICHE IN USO:
    10x10»Resonance [Passiva] • Skarn+Miron
    [Le anime della giovane coppia sono in perenne contatto l'un l'altra, consentendo al duo un libero dialogo di pensieri e sensazioni a prescindere dalla distanza o dagli ostacoli che si frappongono loro.]
    10x10»Lancer's Spear [Passiva/Consumo Basso] • Miron
    [Per via della sua duplice natura -tanto d'arma quanto di semplice umano- Miron possiede due distinte forme (5) nelle quali può di volta in volta mutare il proprio corpo sfruttando quella che è da considerarsi un'abilità attiva a consumo Basso. Come tale, dunque, a fini regolamentari egli ha valenza ambo di Pet (3) e di equipaggiamento (1), cui segue immantinente un'apposita postilla per giustificarne l'intrinseca complessità (5).]
    10x10»Swift Recall [Consumo Basso] • Skarn
    [Attingendo al profondo legame che condivide con il suo fratellino, Skarn è in grado di richiamare a sè e senza indugi l'anima di Miron; pertanto, indipendentemente dalla forma corrente, la presente abilità permette un recupero istantaneo dell'Arma entro gittata o -al di fuori del combattimento- ovunque essa si trovi.]

     
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    Qualcuno forse si era accoro della scomparsa del giovane e mingherlo Min, ma nessuno sembrò volersene preoccupare o segnalarlo ad altri perché se ne preoccupassero: la minaccia del Baraknar doveva essere molo viva verso tutti, a giudicare da come tutti si stavano sforzando di apparire normali ad un osservatore lontano e solo a quello: chiunque fosse vicino avrebbe potuto facilmente constatare la tensione che regnava in mezzo alla carovana.
    E quando venne il momento in cui si arrivò effettivamente ad uno spiazzo più largo ancora, in cui campeggiava una roccia che riproduceva obliquamente l'indicazione di tre locazioni (Koldran, da dove proveniva la carovana, Shea verso sud-est e Pentauron verso sud-sud-ovest), si sentì un urlo a dir poco bestiale, selvaggio e feroce.
    Solo allora fece la sua apparizione una creatura notevole, che venne subito riconosciuta al grido di "Baraknar!"
    Subito una salva di frecce piovve addosso a quella sorta di grosso orso bianco, ma la bestia si alzò sulle due zampe posteriori e con una poderosa zampata ne deviò la maggior parte. Qualcuna arrivò al bersaglio, ma nessuna alla fin fine sembrò produrre danni ilevanti e una addirittura rimbalzò su una delle protuberanze cristalline della creatura, rivelandone una durezza altrimenti insospettabile.
    "Quello è giovane. Non è gosso, ma è abbastanza grasso per tutti!" esclamò all'improvviso Hans, con un tono che non si capiva bene se volesse esortare gli altri o convincere e incoraggiare se stesso.
    Dopo quell'attacco fallito, il mostro continuò il suo avvicinamento, a cui corrispose la carica del cugino più prestante, armato di un'ascia bipenne piuttosto pesante e nomalmente pericolosa, ma non iuscì manco a tirare un colpo orizzontale da destra verso ssinitra che la creatura, più veloce del previsto, lo spiazzò afferrando letteralmente l'arma e tirandogli una poderosa testata che lo mandò a terra con il fiato spezzato. Il mostro si disfò dell'ascia lasciandola semplicemente andare, mentre si innalzava sul ragazzo ancora spezzato a terra, con il chiaro intento di finirlo.
    Wulfric era pietrificato e nessuno sembrava avere il coraggio o la forza di intervenire. Skarn e Mirion avrebbero avuto il coraggio di agire contro quel mostro a oli cinque metri da loro prima che lo sciocco facesse la fine del topo?

    Angolo di Narrazione



    Chiedo scusa per il ritardo e per l'immagine, non sono riuscito a trovare niente di più adeguato. Il mostro con cui Skarn e Mirion hanno a che fare è un bestione che in piedi come quando ha deviato le frecce raggiunge i due metri di altezza.
     
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    Un altro ruggito, questa volta assai più vicino. Una nuova sfida, immancabilmente più ardua. Un'ignota creatura, aggressiva per chissà quale motivo.
    E' questo lo scenario che i due quasi-fratelli osservano dipanarsi attorno alle loro persone -in quel poco tempo a disposizione che hanno avuto da quando la carovana s'è disposta sul trivio, Rondine e Gallo si sono chiesti cosa sia in realtà la minaccia che li segue (quante possibilità abbiano anzi di sopravvivergli, visto che nessuno dei presenti pare aver mai combattuto uno scontro reale). E quando al fine la fiera calca le scene -quando l'artefice del mugghio echeggiante si rivela agli impavidi difensori della comitiva- appare chiaro a tutti che non è un avversario alla loro portata: è un orso imponente, massiccio, completamente bianco se non fosse per delle incrostazioni bluastre che si fanno strada su tutta la pelliccia -in un'ambientazione fantasy come quella di Endlos non è strano che siano veri e propri cristalli incastonati nella bestia, così come non sarebbe incredibile scoprire che quelle gemme custodiscono una qualche sorta di potere arcano. Non a caso (quasi la pronta difesa fosse una carezza indesiderata) con facilità estrema la belva devia e spezza le frecce d'un'intera salva -senza riportare danni o ferite abbatte perfino Hans e procede con quella che, pare, è un'esecuzione brutale.

    [Non possiamo usare lo Shaver perchè quel deficiente si è fatto prendere e finiremmo per squartarlo senza che possa fuggire prima dell'irreparabile.]

    Si lamenta l'Artigiano, giacchè il colpo citato è quello che lui considera il più efficace -migliore di una semplice stoccata, ingannevole quanto un affondo qualunque, l'eredità di Gaia ha sempre fatto strage ad ogni suo utilizzo.

    (Allora preparati ad indirizzare a segno i frammenti.)

    Ribadisce l'Arma, senza necessità di spiegare al fratellone la strategia: secondo uno schema ben rodato Miron comincerà la trasformazione per ritornare in forma umana solo allo scopo d'interromperla spezzando l'energia accumulata dalla propria anima -causando una scissione della stessa in brandelli altamente instabili, produrre una temibile forma d'offesa che Skarn dovrà spedire al bersaglio senza mettere in pericolo la loro incauta guida.

    [Ho il braccio già levato.]

    Ed è vero, visto che il maggiore della coppia fa esattamente quello che dice -richiedendo l'intera operazione una piena coordinazione tra i due, ogni singolo passaggio verrà annunciato al fine di far combaciare le tempistiche e non fallire il lancio.

    (Mi serve ancora un istante.)
    [Sbrigati. Rischiamo di non fare in tempo.]
    (Ci sono.)
    «VIA TUTTI DA LA'!»
    (Ora!)

    Braccio che scatta in avanti poco dopo l'annuncio globale -Lancia che rimane fermamente ancorata tra le dita del Gallo, frammenti d'un grigio disturbato che si proiettano invece attraverso il gelo invernale, solcando le distanze contro la testa della loro preda biancastra: alla prima perturbazione (solida o meno, purchè reale) quelli esploderanno riversando contro l'incauto innesco tutto il proprio potenziale distruttivo -al primo accenno d'ostacolo essi detoneranno a catena, rivelando quanto poco Skarn e Miron siano da considerare dei ragazzini inermi.


    VIGORE RESIDUO: 85% della riserva condivisa.

    CONDIZIONI: Ka-boom!

    TATTICHE IN USO:
    10x10»Resonance [Passiva] • Skarn+Miron
    [Le anime della giovane coppia sono in perenne contatto l'un l'altra, consentendo al duo un libero dialogo di pensieri e sensazioni a prescindere dalla distanza o dagli ostacoli che si frappongono loro.]
    10x10»Fickle Flickers [Consumo Basso (4pz. x 5m)] • Miron
    [Mediante un processo di trasformazione prematuramente interrotta -e a seconda delle energie immesse per tale manovra- la buki riesce a generare un quantitativo variabile di cocci d'anima, peculiari schegge esplosive che il giovane solitamente riserva ai propri avversari -ma che, all'occorrenza, può riutilizzare in altri contesti.]



    Edited by AnimeHunter - 2/11/2013, 11:40
     
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    Il Baraknar sembrava già stare pregustando la morte e il sangue dello sprovveduto Hans, quando all'improvviso i frammenti esplosivi della coppia di fratelli amanti si schiantarono sul corpo del bestione, tramortendolo e facendolo crollare di lato per il tempo necessario a Hans per capire di doversene andare da lì prima di fare una brutta fine. Nessuno della carovana in verità aveva capito molto di cosa fosse successo, ma per fortuna avevano dato ascolto allo sconosciuto e si erano trattenuti dall'accorrere con accette ed asce in mano contro la creatura e quindi nessun altro si era fatto male.
    La brutta notizia era però che il Baraknar sembrava essersi arrabbiato e aveva individuato la causa di quell'ineruzione e di quelle bruciature sul suo pelo... e si diresse a grandi passi proprio contro il coreano, intenzionao a tirargli una poderosa artigliata, analoga a quella che aveva scalzato le frecce!

    Angolo di Narrazione



    Hai salvato Hans, ma ciò ti ha guadagnato l'attenzione del mostro. Hai a che fare con un bestione in rapido avvicinamento e che gode di un bonus del 25% a Forza e Resistenza.
     
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19 replies since 22/9/2013, 22:42   169 views
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