Tutto ciò è regolamentare?

Ispezione ai Giardini

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  1. Zerst
     
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    Quei giardini erano assolutamente una M.T.F.!
    Ah, si, una "Meraviglia da Togliere il Fiato".
    Quando il suo corpo sfilò via dalla fessura intra-dimensionale, il piede rischiò quasi di finire in una piccola pozza d'acqua, creatasi a ridosso del bordo di una larga fontana a pianta circolare.
    Aveva impiegato ben tre ore nel deserto, giù sotto, sfogliando il Codex come un S.E.N.A.R.P., ovvero uno "Stregone con Esaurimento Nervoso in Avviamento per la Riabilitazione Psichiatrica": doveva esserci un modo per accelerare il recupero di tutti i suoi poteri.
    Con sua somma gioia, era nascosto sotto il cavillo burocratico #324, il quale
    (come tutti sanno, ovviamente)
    concedeva al Tribunale la facoltà di interdire un praticante della magia bianca qualora egli avesse adoperato la trama arcana per
    -e qui cito testualmente-
    "guadgnare beneficio nell'accrescimento di una propria parte del corpo, ricorrendo all'incanto che sacrifica dodici falli in buone condizioni degli orchi pellenera".
    Ecco, quello era un rarissimo caso in cui lo TSURMA adoperava misure coercitive contro gli Stregoni Bianchi.
    Tale metodo, però, aveva anche evidenziato un enorme dispiacere per Zerst: la ripresa sarebbe stata necessariamente graduale e vincolata a quanto egli sarebbe stato in grado di adoperare il dono della trama arcana insito nel suo stesso sangue.
    Insomma, doveva darsi da fare.
    E molto.

    “Ma-ma-ma...ma avranno i permessi per tutto questo?!?!”

    C'era di tutto lassù, in quella che lo strano tizio fra le rovine gli aveva detto chiamarsi Laputa.
    Si sistemò i capelli neri, stringendo il nastro che li teneva raccolti in una coda proprio dove nasceva la ritrosa del suo crine; gli occhi smeraldo accoglievano lo spettacolo verde offerto dal paesaggio, mentre un sole
    (incredibilmente più vicino)
    picchiava inesorabilmente su tutto.
    Pietra, panchine, rugiada.

    CITAZIONE

    # Ars Arkana: Passo felpato del Gatto Nero #

    Si tratta di una banale tecnica di teletrasporto entro lo stesso piano (o semipiano). Il vantaggio è che, a differenza di molte altre, non crea portali di partenza (o arrivo) appariscenti, limitandosi ad una blanda distorsione dell'etere. Ciò non vuol dire assolutamente che tali distorsioni non siano rilevabili, per esempio, da strumentazioni magiche o sigilli ed incanti sentinella.
    Con il teletrasporto non è possibile valicare incantesimi protettivi sulla zona di destinazione superiori al livello medio; l'incantesimo è inoltre a prova di idioti: qualora non ci sia una zona di minima superficie sicura per il caster, il portale risulterà inaccessibile (non si può capitare, per esempio, in mezzo ad un muro o nel bel mezzo di un vortice energetico, per dire).

    [Consumo Medio - 1 pt]

     
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    Si accasciò su di una panchina come un morto, mentre con lo sguardo implorava pietà al cielo sopra di loro. Drusilia Galanodel, quel giorno, si era rifugiata ai giardini della Città Alta. Non poteva andare nel Mastio, perchè fra quelle mura di pietra e marmo era troppo facile essere trovati. Non poteva nemmeno varcar la soglia dell'Albero Casa perchè -sapeva- Khatep aveva messo alcuni aviatori blu di guardia con l'intento di cercarla e, se avesse avuto l'intenzione di chiedere asilo a Yoko... beh, al Magisterium avrebbe incontrato proprio la mummia che da quella mattina l'aveva tormentata con documenti e trattati così lunghi da farle venire il mal di testa.
    Mal di testa e sonno.
    Si era già addormentata un paio di volte da quella mattina, ed al secondo risveglio aveva preso la decisione di andarsene: che leggesse lui quella roba, anche perchè lei non ci capiva nulla di scoli delle fogne, irrigazioni differenziate fra tulipani e piante carnivore o, peggio, suddivisione dei quartieri per reddito medio dei cittadini.

    -Ma che, stiamo scherzando?

    Disse fra se, come se stesse interloquendo con qualche fantasma.

    -No, ma non esiste...

    Mosse il capo in segno di disapprovazione, agitando la folta chioma castana e consegnandola alle dolci carezze del suo vento.

    -Se la firmi lui quella roba.

     
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  3. Zerst
     
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    La vegetazione sembrava non del tutto autoctona.
    Riconosceva, ogni tanto, delle piante e dei fiori che aveva visto altrove, in una delle innumerevoli
    (troppe)
    giornate di lavoro straordinario non retribuito nè contabilizzato ai fini pensionistici.
    Il suo olfatto, il sesto senso per la magia, stava letteralmente andando in corto-circuito, inebriato com'era da tutta quella magia; una traccia persistente aleggiava nell'aria e sapeva di brezza fresca, di rose sbocciate, aveva l'odore tipico degli angeli quando piangono e ridono.
    Seguì attentamente quel torrente di malia e perdizione, finendo chissà come a qualche metro da una bellissima ragazza seduta ad una panchina, intenta a borbottare con se stessa.
    Non seppe dire quale emozione nacque in lui nel vederla, ma di certo rimase li immobile come un idiota, vedendo in lei la ferrea disciplina che struttura i regolamenti, il sessuale desiderio di ricordare a memoria tutte le postille del Contratto sulla Resurrezione degli Amanti Defunti.

    “Sa-salve.”

    Qualcosa non andava.
    Sapeva benissimo che quel posto andava scandagliato da cima a fondo perchè sicuramente, in un modo o nell'altro, i responsabili avevano violato si e no metà della sezione sulle installazioni permanenti di flora extra-planare.
    Eppure, quel giorno, sedersi un attimo a prendersi un po' di tempo per conversare appariva all'Inquisitore come l'unica azione giusta da compiere.

    “Posso sedermi?”

     
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    Portò indietro il capo e fissò il cielo. La Dama del Vento sbuffò così forte che per un attimo il rumore continuo e martellante dei suoi pensieri cessò di infastidirla. Quei giardini erano meravigliosi, perchè mai avrebbe dovuto rovinarsi quegli attimi di quiete con lo stress ed i rimorsi di coscienza?

    “Sa-salve.”

    Lo sguardo smeraldino si spostò verso destra con fare distratto per posarsi infine sulla figura di un elegante giovanotto che, personalmente, non ricordava di aver mai intravisto da quelle parti. Che fosse straniero? O magari il parente di qualche cittadino, giunto lì in visita di cortesia.

    “Posso sedermi?”

    Lo fissò ancora per qualche attimo con sguardo perso, poi ricordò di non essere seduta in modo propriamente "composto"; braccia allargate sulla panchina, gambe completamente distese... messa in quel modo non permetteva certo agli altri di condividere un luogo per riposare, distendersi dopo le passeggiate lungo i vialetti alberati.

    -Oh, s-salve!- rispose anche lei, completamente rossa in volto per la magra figura -Mi perdoni la scortesia, prego, si accomodi.

    A quelle parole, si trascinò su di un lato della panchina, tenendo ben strette braccia e gambe, così da concedergli più spazio possibile. Abbassò lo sguardo, tentando di riacquistare il controllo della situazione.

    -Mi perdoni la domanda, ma è nuovo di queste parti? Non credo di averla mai incontrata.

     
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  5. Zerst
     
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    Avrebbe voluto prendere il Codex, materializzarlo davanti ai suoi occhi e ripeterle a menadito tutte le norme-quadro violate dal flusso magico della fontana, dalle emissioni arcane delle piante disposte attorno a loro, per non parlare del solo fatto che un'isola fluttuante di quella portata avesse verosimilmente come motore un meccanismo non regolamentare.

    “In realtà sono arrivato da poche ore su Endlos.
    Sono qui per lavoro.”


    Si accomodò sulla panchina, tenendosi a debita distanza dalla fanciulla, tentando goffamente di non far pesare quella scelta di posizione: in fondo, lui era solo strapieno di D.O.C. e non di certo inorridito dalla splendida presenza al suo fianco.
    Oltre all'altra presenza, si, quella dell'ansia sociale.
    (Ah, D.O.C. sta ovviamente per disturbi ossessivo-compulsivi)

    “Quest'isola è...veramente eccezionale.
    Voglio dire, mai vista di persona una tale struttura magica.”


    "E QUELLI SONO DEI F.R.C.D.A.?!?!?!?!"
    Pensiero che rimase nel suo cervello e che evitò di gridare in faccia alla povera sfigata che aveva avuto l'ingrato compito di incontrarlo in quelle condizioni: stanco, stranamente incapace di far pesare tutti i suoi lati caratteriali, tecnicamente limitato e magicamente "quasi-sigillato".
    Oltretutto, l'Inquisitore dubitò fortemente che la ragazza potesse decifrare F.R.C.D.A. nel suo corretto significato: "Fogli di Regolazione e Contabilità per Decreti di Attuazione".
    Aveva talento per la burocrazia ed una fugace occhiata aveva subito acceso in lui quel presentimento.
    Le sorrise spudoratamente, sapendo che lei avrebbe colto subito la falsità del gesto: eppure all'ufficio relazioni col pubblico gli avevano più volte detto di finire sempre un discorso con una visione completa dei suoi denti bianchi.
    Un po' perchè lo stregone, in divisa e con quella sfumatura così particolare di capelli neri, risultava essere un bel figliolo...e poi perchè lo T.S.U.R.M.A. aveva ben pochi consigli da dargli.
    In fondo, volenti o non, i dirigenti del Tribunale non potevano far altro che accettare la dote innata arcana e burocratica del povero Zerst.

     
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    “In realtà sono arrivato da poche ore su Endlos.
    Sono qui per lavoro.”


    Drusilia -questa volta- non rivolse solo il capo al giovanotto, ma anche l'intero busto. Il bel moro aveva appena catturato il suo interesse... Lavoro? Che tipo di lavoro?

    “Quest'isola è...veramente eccezionale.
    Voglio dire, mai vista di persona una tale struttura magica.”


    Improvvisamente si ritrovò ad arrossire. Certo, non erano completamente suoi quei giardini, e sicuramente non era stata lei a dedicarsi alle magnifiche composizioni che da mesi allietavano ormai gli sguardi di tutti i suoi concittadini. Però... beh, era l'Alfiere Errante. Ammirare il suo Presidio era come complimentarsi con lei, infondo.

    -A dire il vero non so come siano stati creati nel dettaglio, ma l'effetto che suscita mette in ombra qualunque altra cosa, non trova?

    Sorrise candida, portando le morbide chiome castane dietro l'orecchio in un moto di femminile timidezza.

    -Ma mi dica di lei, se non sono inopportuna: di che lavoro si occupa?

     
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  7. Zerst
     
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    “Sono un Inquisitore dello T.S.U.R.M.A. da molto tempo, fin troppo direi.”

    Sorrise guardando il volto della fanciulla, rendendosi immediatamente conto che ella probabilmente non sarebbe stata in grado di capire nemmeno una delle mille parole che Zerst aveva intenzione di pronunciare poco dopo.
    In realtà, la più plausibile delle risposte è che lei non fosse minimamente a conoscenza dell'esistenza del Tribunale e ciò andava ad aumentare l'enorme quantitativo di individui completamente ignari dell'organizzazione per la quale il moro lavorava fin dalla nascita.
    Diamine, ma il reparto di relazioni pubbliche che cosa aveva combinato in tutti quei secoli?

    “Presumo non lo conosca. Beh, è il Tribunale Supremo per l'Uso e la Regolamentazione della Magia Arcana.”

    La guardò ancora, convinto più che mai che un'altra sigla o ragione sociale avrebbe potuto stenderla su quella panchina per l'intera giornata.
    Sospirò, lo stregone, sistemandosi il laccio viola che stringeva i capelli neri affichè seguissero la compostezza di una coda di cavallo; la sua divisa, impeccabile nonostante la breve permanenza del deserto, catturava avidamente il calore di quel sole così innaturalmente vicino e allo stesso tempo alieno, quasi finto.

    “Per farla breve, mi occupo di burocrazia. Tanta burocrazia.”

     
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    “Sono un Inquisitore dello T.S.U.R.M.A. da molto tempo, fin troppo direi.”

    La Dama del Vento ricambiò il sorriso dello stregone. Anche lei un sorriso tirato, non perchè non gliene volesse concedere uno vero, ma perchè non si sentiva del tutto sicura di cosa diavolo fosse lo T.S.U.R.M.A. Si occupava di economia? Oppure era una setta religiosa? I testimoni di Geova erano arrivati anche su Laputa?

    “Presumo non lo conosca. Beh, è il Tribunale Supremo per l'Uso e la Regolamentazione della Magia Arcana.”

    Lo guardò reclinando il capo, con l'espressione in un misto fra una tripla A ed un P.D.C.C.I.L.S., riassumibili in un Aaah! ed un Perchè Diavolo Credevi Che Io Lo Sapessi?!?!, giusto per rendere il concetto più chiaro.

    “Per farla breve, mi occupo di burocrazia. Tanta burocrazia.”

    Limpido e cristallino.
    Peccato che per Drusilia quella parola significasse il Demonio.
    Retrocedette ancora, la bella, spalmandosi letteralmente con le spalle sulla panchina. Iniziò a sudare freddo, temendo che fosse un inviato di Khatep con l'ordine di trovarla e riportargliela di peso. Infondo, nel suo lavoro era compresa la magia... e Khatep aveva steso le sue dita ossute anche nella politica interna del Magisterium. Che fare? Scappare? Oppure fingere di essere un'altra persona?
    Panico.

    -E-ehm...- deglutì sonoramente -lavoro mooolto interessante... si.

    Si guardò intorno, cercando un modo per distrarlo.
    O capire cosa volesse da lei.

    -E... beh... hai finito di lavorare? O stai ancora lavorando?

     
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  9. Zerst
     
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    Notò immediatamente una reazione non proprio felice della ragazza.
    D'altronde, lui c'era abituato: il suo lavoro era quello di comparire davanti alle persone, vomitargli addosso un elenco interminabile di regole, clausole e motivi per i quali erano sotto inquisizione. Dopodichè, senza preavviso, immobilizzarli con qualche incantesimo o -nel caso fossero così fastidiosi da opporre resistenza- stenderli con più energia arcana di quanta ne fosse necessaria.
    Diciamo che l'ansia sociale e il lavoro avevano temprato così tanto Zerst nel ricevere un rifiuto che, quella mattina, la panchina non sentì l'imbarazzo palpabile nell'aria e nessuno
    (nemmeno quelle meravigliose piante)
    ebbe l'impulso di consolarlo, in un moto di sincera pietà.

    “Ho appena sbrigato un lavoretto: un idiota fuggito da un piano d'esistenza dopo aver richiamato un enorme meteora distruttiva.
    Ah, ci sono megalomani ovunque ultimamente.”


    Le interessava?
    E soprattutto, perchè stava spifferando tutto?
    Quanto poteva sentirsi giù, privato di tutti i suoi poteri e confinato su un semi-piano che nemmeno le reclute più sprovvedute dello T.S.U.R.M.A. volevano mai pattugliare?
    Finì per guardarsi gli stivali, con uno sguardo a metà fra il depresso andante e il V.T.M.C.T.M., che più o meno stava per "vorrei tanto dei moduli da compilare per tirarmi su il morale" e magari in una lingua aliena sarebbe stata anche foneticamente simile ad un'imprecazione.

    “In realtà lavoro sempre. È la mia vita.
    Sono nato stregone e burocrate, oramai le due cose sono imprescindibili.”

     
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    In profondo sospiro di sollievo dell'Alfiere seguì la prima affermazione dell'Inquisitore, segno di quanto fosse sollevata nello scoprire che non era lei la ragione per cui si trovava in quel posto. E poi, si... di megalomani Endlos era davvero pieno. Bastava pensare alla setta segreta misteriosamente sterminata durante la difesa del Pentauron: quanto megalomani potevano essere per evocare un Drago Divoramondo su un piano dimensionale così piccolo?

    “In realtà lavoro sempre. È la mia vita.
    Sono nato stregone e burocrate, oramai le due cose sono imprescindibili.”


    Lei lo fissò per qualche attimo, percependone in parte i sentimenti. Si avvicinò piano, con un sorrisino gentile sulle belle labbra rosse.

    -Come sei carino... anche io conosco una persona che si occupa delle tue stesse cose. Potrei presentartela: sono certa che andreste d'accordo.

    Magari non oggi...
    Lo avrebbero incontrato il giorno seguente, nella speranza che si fosse dimenticato di costringerla a firmare moduli inutili.

    -Però oggi è il caso che tu stacchi da lavoro: alla lunga può diventare stressante, e tu non mi sembri stare esattamente bene.

    Inaspettatamente allungò la mano verso di lui, scostandogli dolcemente i capelli dalla fronte, così da sentire la temperatura del burocrate attraverso il palmo. Infine, ancora più imprevisto, giunse rapido un leggero bacio sulla guancia del giovanotto. Un atto di tenerezza, verso quel ragazzo che sembrava non conoscerne nemmeno il sapore.

    -Andiamo a bere qualcosa insieme?

     
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  11. Zerst
     
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    Laddove molti avrebbero accettato quel gesto con tenerezza, emozione, stupore, Zerst recepì il bacio della ragazza
    (caracollato dopo il contatto con i suoi capelli)
    con un imbarazzante rossore in viso, il quale virò immediatamente al bianco.
    Pallido, l'Inquisitore iniziò a sudare freddo ed ogni suo muscolo divenne come pietra, mentre il respiro
    -guidato da un tamburo che era il cuore-
    moriva lentamente, accelerando solo nei polmoni senza dare impressione alcuna tramite bocca e narici.
    Lo stregone ruotò lentamente il capo verso la fanciulla, sorridendo in maniera vistosamente isterica, mascherando l'enorme disagio interiore per quella dimostrazione d'affetto.

    “Si bere ora bere, si, ecco ne avrai bisogno.
    Si a-andiamo.”


    Avrebbe volentieri bevuto un paio di sorsi di Sangue di Parnasso Nero, ma da quando aveva scoperto con cosa era fatto, da dove era estratto e
    -soprattutto-
    con COSA veniva mescolato, il ragazzo aveva optato per la più classica soluzione ai problemi:
    l'alcol.

     
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    Albero Casa, Latifondo
    Presidio Errante, Endlos

    La piccola insegna posta vicino l'entrata del Moonlight Grill lampeggiava come sempre di brillanti e colorate luci al neon; Drusilia era riuscita a condurvi l'Inquisitore con la scusa di organizzargli presto un incontro con il suo collega. Beh, infondo era vero: gli avrebbe concesso un posto per dormire negli Alloggi dell'Albero Casa e l'indomani gli avrebbe lasciato sul comò le istruzioni per raggiungere l'ufficio dell'instancabile mummia brontolona. Ovviamente non lo avrebbe condotto direttamente: non aveva intenzione di perdere la giornata sui documenti arretrati!

    Fu così che lo portò al Moonlight a bere: sapeva che gli aviatori blu erano alla sua ricerca, ma uno dei lati positivi di Khatep era che concedesse ben poche distrazioni ai suoi sottoposti. L'originaria mensa degli Aviatori -ora semplice locale- era l'ultimo posto al mondo in cui avrebbe potuto trovarli dato che, nei giorni liberi, erano tutti particolarmente restii ad avvicinarsi al loro luogo di lavoro. L'avrebbero cercata al Mastio, nei negozi, a Klemvor... perfino a Merovish, ma MAI all'Albero Casa.
    Semplice ed efficace.

    -Un altro bicchiere, forzaaah!

    Strillò gioiosa e leggermente alticcia, prima di dirigersi verso la postazione del karaoke. Tutti i presenti si voltarono, interessati. Certo, non era stata organizzata nessuna serata a tema... ma Drusilia era il Gran Maestro e, se diceva che era "serata Karaoke", così doveva necessariamente essere.
    L'Autarchia, nelle mani giuste, era infondo una gran bella cosa.

    -Zerst! Zerst! La prima canzone falla tu!!!! ♥

    Un simpatico sacco d'allenamento con due occhioni da cerbiatto -mascotte del locale dalla sua fondazione- non fu certo l'unico testimone di ciò che accadde dopo.

     
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  13. Zerst
     
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    Difficilmente qualcuno può immaginare come una persona sempre controllata e ligia al dovere, al proprio lavoro, possa diventare una volta che i suoi freni inibitori vengono rilasciati.
    Purtroppo per Zerst, in quell'occasione, tutto il Moonlight Grill, Drusilia e persino quell'inquietante..."cosa", da loro definita mascotte del locale, avrebbero assistito a quel tremendo spettacolo.
    Perchè in fondo l'Inquisitore, oltre all'eccezionale dote magica posseduta, propendeva per un buon talento canoro, macchiato tuttavia dal contenuto delle sue improvvisate canzoni.

    “E TUUUUU!
    CHE DICHIARI SOLO META'
    DEI TUOI SCIAMANI OSCURI!”


    Il microfono veniva rapito ora da una mano ora dall'altra, in un'interpretazione che aveva del terrificante: i capelli sciolti, scuri, oramai liberi dal nastro viola, frustavano l'aria e la divisa all'altezza delle spalle, mentre gli occhi smeraldini restavano celati dalle palpebre serrate, chiuse per contenere l'enorme flusso emotivo (???) riversato nel testo del karaoke.

    “SI-PROPRIO-TUUUU!
    RIEMPI I MIEI GIORNI
    CON LE DOMANDE DI ADESIONE
    PER I NEGROMANTI UN PO' TROPPO MATURI!”


    Non seppe dire quanto durò o se, dopo il settimo super-drink di fila, fosse la trama arcana a parlare al posto suo.
    Tuttavia, Zerst, fu solo attore e non protagonista dell'episodio.
    Peccato che agli Inquisitori fosse interdetto l'utilizzo di incantesimi di manipolazione della memoria: gli avrebbe fatto davvero comodo.

     
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12 replies since 19/10/2013, 18:26   177 views
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