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    Meta pericolosa



    Luogo: Endlos - Fuori Klemvor



    Eravamo arrivati, dunque, che lo spartan era arrivato tranquillamente su una città sconosciuta, ancora nei pressi era pronto a proseguire verso la sua vera meta: Koldran. Un attacco causato da tre ragni metallici, probabilmente robot, rovinarono la pace con la sua guida e furono costretti a separarsi.
    "Sono piuttosto veloci" - disse correndo come più poteva, era inseguito da due ragni a cui fu costretto sparare. Sembrava non ci fosse nessuna via di fuga, erano instancabili, erano chiaramente dei robot, forse sentinelle della città vicina. Pattugliavano la foresta in cerca d intrusi ed, evidentemente, lui era uno di loro. Appoggiò la mano su un tronco d'albero, che gli sbarrava la strada, e lo scavalcò rapidamente e continuò a correre avanti. Man mano si rendeva conto che il sentiero non era propriamente in linea retta, ipotizzò che circondasse la città difesa. Intanto gli inseguitori sembravano avere qualche fatica con gli ostacoli naturali, erano molto veloci ma non sfruttavano le proprietà fisiche come solo gli umani ed altre particolari razze sapevano fare. Naturalmente non si bloccavano mica, solo ci correvano sopra. Sperimento lo slaloon tra gli alberi varie volte, questo gli faceva compensare la differenza di velocità tra lui e le macchine.
    "Devono avere dei buoni sistemi di localizzazione.." - pensò, tutto vero, anche se mancavano delle precisazione che avrebbe scoperto a sue spese. Gli venne in mente di produrre un ologramma per dividerli o magari per depistare le sue tracce, farli perdere di vista la loro preda.
    Mirò ad un albero e, appena tagliato su di esso, attivò il sistema per produrre un ologramma identico in tutto a lui, il quale andò dritto senza fermarmi. Oregon, invece, si spostò su un secondo albero e lì attese. Non immaginò che i ragni avessero un sistema a rintraccio calore, per cui lo stavano guardando, sia lui che l'ologramma poiché riproduce anche il calore nel momento dell'attivazione. Ne aveva come il sospetto, infatti si era spostato apposta, era una questione di secondi che i ragni cercarono di circondarlo, inseguivano la preda più vicina, dopotutto era anche logico.

    Luogo: Stazione Orbitale di Malta
    Tre anni e mezzo fa circa..



    Le grida dei Grunt e gli spari allarmarono Oregon e Michigan, quest'ultimo fece il gesto di indietreggiare al primo. Infatti se non si allontanava un po' dalla porta, essa sarebbe rimasta aperta tutto il tempo e gli alieni fuori avrebbero potuto mandare qualche sorpresa ai due spartan. La stazione orbitale veniva bombardata continuamente e, in quella stanza, Michigan aveva intravvisto i tubi di abbordaggio. "Sono entrati da questa stanza" - informò il compagno, poi riprese - "Creo un diversivo e prendiamo le torrette", entrambi conoscevano la pianta della struttura, la stanza era divisa in due piani: i due sarebbero entrati al piano superiore all'inizio del corridoio, le torrette erano al centro della sala sul medesimo piano, mentre a quello inferiore vi erano due grossi tubi rossicci vuoti, che i Covenant utilizzavano per attraversare le pareti in vetro. "Sincronizzato?" - chiese - "Sincronizzato" - rispose Oregon dopo uno sbuffo. La porta si aprì e lasciò passare un ologramma di Michigan piuttosto veloce, il quale saltò giù per il piano terra, giusto per fare un po' d trambusto tra gli alieni, che non persero tempo a sparare sul bersaglio. Come da programma, i due si unirono e invece di seguire il clone, si diressero verso il loro bersaglio. Oregon ripulì la zona lanciando una granata in mezzo, facendo volare via i piccoli alieni appostati e distratti. "Io destra, tu sinistra" - disse Michigan, l'altro confermò e rapidamente misero mano ai giocattoli e cominciarono a sparare una pioggia di proiettili sugli invitati non graditi.

    Luogo: Endlos - Fuori Klemvor



    Ripartì la corsa, non avrebbe retto ancora a lungo e doveva trovare una soluzione in fretta. Gli artigli di quelle bestie avevano l'aria di essere molto pericolose, non temeva la morte, mica si sarebbe fatto uccidere da un paio di aracnidi. Effettivamente lo spaventava affrontare qualcosa su cui non conosceva nulla, in un mondo di cui non sapeva assolutamente niente. Quando sembrava che era costretto a lottare, ecco che ricordò come li aveva attirati: aveva attirato la loro attenzione facendo fuoco, per cui era stato catalogato come il più pericoloso, bastava trovare un'escamotage da depistarli su qualcosa di più pericoloso. Fece uno sforzo e aumentò la velocità come poteva, voltò la testa per vedere la posizione dei due affamati di morte, tornò a guardare avanti e immagino il tragitto che avrebbe dovuto fare il nuovo ologramma. Quindi attivò nuovamente il sistema e stavolta l'ologramma non andò avanti, bensì indietro verso i ragni, dopotutto era in parte consistente, in quei pochi secondi, l'ologramma replicò i movimenti offensivi pensati. Le sentinelle cominciarono subito a balzargli addosso e a colpirlo con foga, mentre Oregon se la dava a gambe deviando ancora una volta il percorso. Si ritrovò in uno spiazzò verde senz'alberi, dunque si fermò un attimo, controllò il luogo vuoto.

    Stato Mentale: Concentrato e un po' stanco
    Stato Fisico: Normale
    Energia: 90%
    Passive:
    CITAZIONE
    Liquido Reattivo Cristallino: [Aumento del 25% sulla Velocità e Agilità]
    Circuiti Moltiplica-Forza: [Aumento del 25% sulla Forza e Resistenza]

    Attive:
    CITAZIONE
    Ologramma:

    In quanto sia stato nella classe Infiltratore, è esperto nello spionaggio e nell'assassinio.
    Questa abilità consiste nel creare un clone perfetto, con una consistenza minore dell'originale.
    Il clone effettuerà le azioni pensate dall'utente, ovviamente comprende alcuni difetti: durata massima di 5 secondi, non può interagire e nemmeno utilizzare armi, in quanto anch'esse ologrammi, o attaccare.
    Se viene colpito si scoprirà subito la sua natura diventando trasparente, mentre se subisce un danno pesante scomparirà immediatamente.
    [Consumo Basso 5 secondi]
     
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    Una ragazza dai buffi abiti giullareschi si trovava nella foresta ai pressi di Klemvor. Quel luogo gli ricordava vagamente il bosco dove era cresciuta, non che ne avesse nostalgia, odiava tutte quelle Selvatiche "purosangue" che non facevano altro che tirarsela dalla mattina alla sera. Comunque la giovane era seduta su un ramo di una quercia e aveva uno specchietto, si stava calcando con l'ombretto rosso una stella sulla guancia destra e quando ebbe finito ciò si disegnò un rombo nero che iniziava a metà tempia sinistra e percorreva tutta la palpebra fino ad arrivare alla guancia. Il tutto canticchiando una filastrocca senza senso...

    -Se la luna è alta,
    Tu felice salta!
    Se la luna è bassa,
    Attento e lo sguardo abbassa...-

    Il motivetto finì quando Jester sentì delle armi da fuoco. Il Giullare arrivò alla fonte del rumore e osservò la scena da sopra un albero: Due robot dalle sembianze di ragni giganti smembravano un uomo, la ragazza alzò le spalle ormai per il povero malcapitato non poteva farci niente. La mezza Selvatica che dimostrava all'incirca 17 anni decise di continuare per la sua strada, quando si accorse di un particolare interessante, vi erano due persone e una se la stava dando a gambe. Il Giullare si innervosì pensando a quale razza di vigliacco lasciasse un suo compagno nelle grinfie di due esseri così orribili e anche se in realtà non erano affari suoi seguì il fuggiasco. Lo rincorse per una decina di minuti finché l'individuo si fermò davanti davanti ad una radura. A quel punto la giovane si sistemò la treccia castana ornata da scintillanti perline color cremisi e uscì da dietro l'albero che celava la sua presenza...

    -Che razza di amico...
    Pensi di essere fico?
    Quel tizio è finito
    E la sua vita hai sminuito!-

    Disse ciò puntandogli l'indice contro e scuotendo la testa in modo infantile mentre i due campanellini alla fine del cappello blu notte a due punte tintinnavano. La strana ragazza lo fissò con i suoi occhi scuri, quasi lo volesse incenerire con lo sguardo, e portandosi le mani ai fianchi aspettò una giustificazione e sarebbe stato meglio che quel tizio ne avesse una convincente...
     
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    Nonostante la riluttanza per quel mondo degenere, Takheloth necessitava di tutti i materiali recuperabili per poter mettere su uno straccio di base avente un minino di tecnologia, se pur di scarsa qualità. Dopo aver raccolto varie informazioni in quel buco di fogna malfamato quale era Merovish, comprese che uno dei luoghi maggiori ove si potesse trovare del materiale utile era Klemvor. I dati raccolti confermarono una grande concentrazione di metalli utili, oltre che grandi quantità di conduttori e materiali affini.

    Avrebbe effettuato un sopralluogo personalmente, non avendo ancora prodotto droni d'esplorazione e soprattutto non fidandosi dello squallido popolo di Merovish. Fece incetta di energia prima di partire, non sapendo bene quali effettivi pericoli avrebbe incontrato lungo il cammino. Se Klemvor si fosse dimostrata di una qualche utilità avrebbe iniziato un proficuo riciclo.

    Faticò non poco per tenere a freno la personalità di Naruto, dovendo attendere parecchi giorni, in modo da sopprimerla per un tempo sufficientemente lungo. Detestava abbastanza i modi troppo gentili di quel biondino incompetente, oltre a rimproverarli una totale mancanza di stile ed un eccessivo buonismo, il quale si ripercuoteva poi su Takheloth stesso.

    Di recente aveva scoperto una insana passione per il gusto della menta, tanto da renderlo quasi dipendente, come Naruto lo era per il ramen. Aveva prodotto in modo casereccio un sacco di caramelle a suddetto gusto, oltre ad alcuni ghiaccioli (alla faccia dei poveri assetati di Merovish) avvolti in una confezione termoisolante per non farli sciogliere. Prese una manciata di caramelle e due ghiaccioli ponendoli in alcune tasche interne del suo vestito.

    Prima di partire però si guardò un ultima volta allo specchio, osservando i capelli biondi del suo corpo. Sbuffò, arrabbiandosi con se stesso per la dimenticanza madornale. Fece rapidamente cambiare il colore dei capelli, che divennero corvini. Sorrise compiaciuto, infondo indipendentemente da che corpo avesse lui sarebbe rimasto sempre un gran bel figo.

    Si pose la maschera di soppressione sul viso, tenendola in sede con la fascia attaccata, mettendosi in bocca prima però una sua amata caramello. Diede una poderosa succhiata al piccolo confetto e finalmente aprì il portale verso il Processo delle Macchine; la sagoma del suo corpo iniziò a comprimersi e a ruotare intorno all'anomalia aperta davanti a lui, mentre la sua massa veniva via via assorbita. In pochi secondi il corpo fu completamente risucchiato, mentre contemporaneamente a Merovish avvenne l'effetto opposto, con l'apparizione improvvisa del corpo del Nehether'Rhae in Klemvor. Il viaggio ovviamente si svolse in sicurezza; il problema invece fu l'arrivo. Difatti il corpo di Takheloth apparve proprio lungo la traiettoria di corsa di un tizio bardato di una strana armatura. Il dio stellare non avrebbe certo potuto reagire in tempo, non capendo bene cose stesse succedendo, sarebbe stato tutto nelle mani di quel misterioso individuo.


    Stato fisico: normale
    Stato psicologico: Normale
    Personalità: Takheloth
    Energia: 95%

    Passive

    Hanel en Djehuty (Volo del sacro Ibis) (passiva)

    Io non arranco è la natura che si piega per lasciarmi il passaggio.

    Takheloth possiede una naturale predisposizione a manipolare le leggi fisiche ai suoi voleri. Normalmente per interagire con ciò che lo circonda dovrebbe spendere energia ma alcune cose semplicemente accadano perchè la sua stessa presenza lo permette. Una di queste è l'alterazione del campo gravitazionale intorno a lui che gli permette di levitare o volare durante gli spostamenti.
    L'altezza massima è di cinque metri. Se di suo gradimento Takheloth può estroflettere una minima parte della sua essenza sotto forma di ali diafane incorporee di colore bianco acceso, simili a quelle di un insetto. Il numero è variabile e tali ali non influiscono con l'ambiente vista la loro natura eterica. Takheloth può levitare anche senza la formazione di suddette ali

    Nehethery'Akh (Anima Divina)(passiva)


    Takheloth è pura energia solare resa manifesta tramite la sua mera volontà. Allo stato nativo il suo corpo permeerebbe l'atmosfera di un pianeta o una stella per centinaia di chilometri, nutrendosi dell'energia naturale. Non potendosi quindi manifestare da solo egli necessita di un vettore con cui comunicare: il Necrodermis (vedi sotto). Normalmente l'energia degli Dei stellari non può essere rinchiusa in una singola forma, venendo quindi distribuita equamente fra più Necrodermis; mentre una parte rimarrà esterna a formare una sorta di coscienza perennemente attiva e che controlla effettivamente il corpo. Se il corpo dovesse venire distrutto l'essenza del dio solare verrebbe espulsa verso l'esterno disperdendosi nell'etere. Takheloth quindi semplicemente focalizzerà la propria coscienza in un altro corpo.

    Necrodermis (Assenza di Organi) (passiva)

    Questo involucro di metallo è il carapace di un mostruoso parassita fasciato di ingannevole luce.

    Essendo principalmente un corpo cavo di metallo senziente con all'interno energia eterica; il Necrodermis non possiede organi veri e propri. Ogni funzione è delocalizzata e non vi sono centri nevralgici. Il corpo può comunque simulare in caso di necessità l'intero apparato di organi umano o di altre razze e specie, con annesse funzioni quali: respirazione, battito cardiaco, impulsi neurali, calore cutaneo ecc. Se viene colpito il Necrodermis si crepa e nel peggiore dei casi si frattura rilasciando parte dell'essenza del Nehether'Rhae; provocando momenti di stordimento a seconda della gravità del danno allocato. In caso di danni gravi il Necrodermis non riesce più a resistere all'immensa pressione interna e collassa.

    Il Necrodermis funge da strumento con cui il Nether'Rhae interagisce ed incanala i suoi poteri fisici.


    Tecniche usate:

    Uau'kem (lett: Vortice nero).

    L'attacco consiste nel far collassare una parte della realtà, creando tramite una singolarità un tunnel spazio-temporale il cui scopo è attrarre qualsiasi cosa nelle vicinanze, per trasportarlo poi da qualche altra parte. Normalmente Takheloth apre l'altra parte del tunnel in modo da equilibrare le correnti all'interno ed evitare danni. Viene risucchiato Takheloth e qualsiasi cosa o persona che sia a contatto diretto con lui. Al contrario in combattimento il Dio solare non apre il passaggio trasformando il passaggio dimensionale in un vicolo cieco. Ciò genera un risucchio gravitazionale distorsivo a seconda dell'intensità della potenza della singolarità. Ai livelli più potenti è capace di strappare arti o risucchiare direttamente gli avversari se essi sostano direttamente sulla singolarità. L'avversario avvertirà un'attrazione verso il punto di apparizione della singolarità. In entrambi i casi data la distorsione della luce dovuta alla gravità le immagini si verranno distorte, prendendo una forma elicoidale sempre più accentuata man mano che la massa viene risucchiata.

    Il rumore generato dalla tecnica è assimilabile a quello di un sinistro fischio che a seconda del consumo aumenta di intensità (dovuto all'aria che viene violentemente risucchiata), contornato a volte dalle grida dei nemici e dal rumore della loro carne e delle loro ossa che si spezzano.

    (Costo variabile+Teletrasporto gdr basso)
     
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    Le sabbie del tempo.

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    Un baccano assordante la svegliò dal suo sonnellino pomeridiano…mattiniero…serale…qualsiasi ora fosse in quel momento, alzandosi lentamente e stropicciandosi gli occhietti dall’espressione assonnata con le minuscole manine, lo spiritello si sporse dalle rovine dell’edificio in cui aveva deciso di appisolarsi solo per vedere un tizio che correva a perdifiato ricorso da un paio di ragni giocattolo giganteschi.
    Forse non erano giocattoli, ma allora perché stavano giocando a rincorrersi?

    Il visino corrucciato della piccola Wydwen si sporse ancora un poco per vedere meglio l’inseguimento, sembravano tutti divertirsi un sacco e voleva giocare anche lei, in quel posto a parte qualche strano tizio su pattini che aveva fritto perché le stava antipatico non c’era niente e nessuno con cui giocare, le strane bestie di metallo di quelle parti non la consideravano nemmeno.
    Fu proprio osservando lo svolgersi di quell’acchiapparella che vide qualcosa di interessante, mentre l’uomo in armatura correva a perdifiato si venne a creare un suo esatto duplicato che si lanciò verso i ragni, che si fermarono per farlo a pezzi usando i loro artigli ma senza penetrare altro che il velo di menzogne che l’uomo aveva gettato loro contro.
    Quel tizio aveva usato un’illusione e lei sapeva riconoscerne una quando la vedeva, soprattutto perché quei cosi aveva sventrato il niente quindi non c’erano molte altre possibilità.
    Con curiosità cominciò a seguire quello strano figuro finché non entrò in una specie di piazzetta, allora gli arrivò vicina all’orecchio volando alla massima velocità consentitale dalle sue piccole ali per stargli dietro.

    Bello il trucco che hai usato per i cosi metallocosi, mi è piaciuto un sacco davvero!
    Sei bravo con i giochetti e le illusioni, chi sei?


    Che razza di amico...
    Pensi di essere fico?
    Quel tizio è finito
    E la sua vita hai sminuito!


    Non aveva neanche notato l’altra ragazza che si trovava in quel luogo, il che era curioso dato che per lei che era alta dieci centimetri apparivano più o meno tutti come dei giganti grandissimi ma ciò era solo un’altra dimostrazione della sua scarsissima capacità di attenzione.
    Comunque quando la giullare parlò tutta in rima non potè non voltarsi a osservarne la figura, trovandola indescrivibilmente enorme come tutti gli altri tizi che vivevano in quello strano piano di giganti senza il benché minimo senso, in ogni caso a lei le cose senza senso piacevano e quindi andava tutto bene!
    Stava per risponderle quando quella scosse la testa facendo tintinnare i campanellini siti sul suo cappello scatenando uno stupore indescrivibile nel minuscolo esserino volante, QUEL CAPPELLO ERA BELLISSIMO!

    La figura dello spiritello rimase immobile con posa estasiata alla vista dei campanellini tintinnanti, ma presto la giullare avrebbe sentito un peso aggiuntivo sul suo cappello, infatti non appena la figura della fatina scomparve dal fianco della testa dell’uomo ricomparve aggrappata da uno dei campanelli muovendosi avanti e indietro facendolo suonare a più non posso ridendo come una bambina felice di aver trovato un giocattolo fantastico.
    In quel momento era probabilmente la creatura più felice di Endlos.

    Mana: 100-5= 95%

    Scomparire per Incanto
    Un trucco divertentissimo, in un momento sei lì e quello dopo sei da tutt’altra parte, sembrerebbe quasi un teletrasporto ma tu sai bene che non è così…
    Quando lo desidera, ad esempio perché deve schivare qualcosa che vorrebbe farle del male o perché deve imbastire uno scherzo più divertente del solito, Wydwen può utilizzare questa tecnica che consiste dapprima nel creare un clone illusorio di se stessa proprio nella sua posizione, tale copia è estremamente precisa tanto che potrà persino continuare a parlare o muoversi.
    Secondariamente Wydwen diventa completamente invisibile per un lasso di tempo abbastanza breve, ma sufficiente a infondere il potere del fulmine nel proprio corpo in modo da potersi muovere a velocità estreme per qualche tempo; purtroppo invisibilità e illusione sono strettamente correlate quindi se la seconda dovesse essere colpita e fatta svanire, scomparirebbe anche la prima facendo tornare visibile lo spiritello, così come se Wyd decide di tornare visibile, scomparirà la sua copia.
    L’effetto è fantastico, poiché sembrerà a tutti che la piccoletta alata si sia effettivamente teletrasportata, scomparendo da un luogo per ricomparire istantaneamente nell’altro, ma sono solo fumo e specchi, niente di più.
    Consumo: Variabile
    Lunghezza dello scatto: in base al consumo crescente -> 5,7,10,15 metri
     
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    Dai cattivi ai buoni



    Luogo: Endlos - Fuori Klemvor



    Pareva in parte preoccupato, sentiva che c'era un qualche possibile pericolo. Correva ma nessuno lo inseguiva, andava dritto come se fosse programmato ad andare avanti, non sentiva nemmeno fatica e non aveva neppure la facoltà di pensare. Improvvisamente sulla sua traiettoria, dal nulla, si aprì una sorta di portale spazio-temporale e vi uscì all'apparenza un uomo, poiché in quel mond aveva già conosciuto altri umanoidi particolarmente ostili e primitivi. Nessun battito di ciglia, continuò dritto ancora per poco, infatti ci fu la collisione e il suo corpo cominciò a scintillare. Il tipo doveva essersi accorto di essere andato a finire contro qualcuno, un ultimo sguardo e quel primo ologramma di Oregon scomparve. Forse nella confusione non si sarebbe accorto della sua sparizione. Lo spartan non ci pensò su, era riuscito a seminare quei due inseguitori letali, però non abbassò la guardia, non sapeva fino a quanto quei ragni potevano vedere o individuarlo, controllò ogni punto della radura chiusa dagli alberi, pronto ad afferrare le due pistole in caso di bisogno.

    Luogo: Stazione Orbitale di Malta
    Tre anni e mezzo fa circa..



    I due gruppi di alieni sottostanti presto vennero imbottiti di proiettili, i comandanti più abili sfruttarono le casse in metallo per proteggersi, oltre a loro alcuni Jackal dotati del loro scudo energetico portatile di forma circolare, quasi grande come loro, i quali riuscirono a ripararsi prima che il loro scudo crollasse. "Non resisteremo a lungo, presto le munizioni finiranno!" - esclamò Oregon al collega - "Ed ecco anche i ritardatari" - disse ironicamente Michigan. Dal secondo tubo uscirono tre Elite, il colore della loro armatura determinava il loro grado, quello c'era spiccava tra i suoi due subordinati in rosso. Erano in totale sei, tre da una parte e tre dall'altra. "Ho un piano, doppio fuoco dalla tua parte, ci separiamo qui" - disse ad Oregon, il quale annuì, non c'era altro da fare, se avrebbe continuato a sprecare così quelle due, al momento, preziose armi, presto sarebbero stati schiacciati dall'abile maggioranza. Quindi smontò la torretta e si preparo a saltare dal lato del compagno - "Sincronizzato?" - chiese - "Sincronizzato" - lanciò la sua granata contro i tre nuovi arrivati, giusto per distrarli, e si lanciò sul piano inferiore, aggirò la cassa usata come protezione spingendo l'Elite fuggitivo allo scoperto. Molto presto la piccola zona fu ripulita in fretta, compresi quei sciocchi Jackal, razza aliena simili a polli, i quali non avrebbero potuto coprire più di un lato con i loro scudi. Per aiutare il compagno, Oregon si affrettò a smontare la sua di torretta per impegnare nuovamente quelli che parevano più pericolosi.

    Luogo: Endlos - Fuori Klemvor



    Qualcosa apparve quasi come se fosse un proiettile al suo fianco. Vedendo quella creatura protrasse all'indietro la testa per riflesso. L'attimo dopo riconobbe quella creaturina alata, l'ultima volta che la vide fu su alcune illustrazione, sembrava proprio una fatina, tutta vestita di blu, la quale cominciò a parlare in fretta riguardo a "cosi metallosi", ipotizzando che si stesse riferendo alle due sentinelle, e a "giochi e illusioni", cioè il suo metodo di fuga. Gli aveva chiesto chi era, nemmeno il tempo di rispondere, che da oltre la fila di alberi una ragazza vestita da giullare, non azzardava a collocarla dal medioevo, le due probabilmente si accorsero una dell'altra dopo aver parlato, quest'ultima presentò una sorta di lamentela in rima. Lo spartan comprese rapidamente il significato e di cosa stava parlando - "Devono aver assistito alla mia fuga.." - pensò ed evidentemente era così. Il piccolo spavento per poco non gli fecero tirar fuori le armi.
    "Scusate..prima di tutto, chi sareste voi?" - chiese ignorando le loro domande, vi era una nota di aggressività nei loro confronti, non era il tipo che divulgava ogni informazione immediatamente, preferiva prima estorcerle agli altri e, poi, se fosse stato necessario si sarebbe comportato da educato. Prestò si calmò del tutto e osservò meglio la coppia di sconosciuti, sembravano innocui e strani, magari dava la stessa impressione anche lui - "Quella è proprio una fatina" - pensò osservandolo, poi scomparve e riapparve sul cappello della ragazzina. Non c'era bisogno di dire che era rimasto un po' stupito da quella capacità.

    Stato Mentale: Calmo e un po' stanco
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    Jester ignorava che l'uomo vestito con l'armatura spaziale avesse usato un ologramma e quando questo non rispose alla sua domanda si innervosì al quanto, stava per urlargli contro quando improvvisamente notò qualcosa di meraviglioso. Una fatina apparve dalla vegetazione e volò fino a lei per poi adagiarsi su uno dei campanellini alla fine del suo cappello a due punte e cominciò a dondolarsi, Jester la guardava meravigliata. La giovane sorrise cordiale e rassicurante...

    -Ciao piccola creatura
    Che ti piaccia il mio cappello ne son sicura
    E se hai voglia lì puoi rimanere
    Il Giullare ti accoglie con piacere!-

    Ma come il sorriso si era disegnato all'improvviso dal suo volto scomparve rivolgendosi nuovamente a quello che considerava uno scellerato...

    -Io sono il Giullare
    Jester mi puoi chiamare
    Ma come l'hai potuto abbandonare?
    Sto parlando del tuo compare!-

    Disse la mezza Selvatica portandosi le mani ai fianchi e esibendosi in un broncio arrabbiato. In quel momento sentì un rumore alle sue spalle e si girò. Un giovane dai capelli corvini e una maschera era apparso come per magia, anzi quasi sicuramente con la magia. Jester lo fissò con gli occhi sfavillanti...

    -Non ci credo che divertente,
    Un maghetto qui è sorprendente!
    Mi insegni qualche qualche trucco?
    Adoro queste cose e vorrei rimaner di stucco!-

    Detto ciò guardò la fatina negli occhietti e parlò...

    -Fatina anche a te uno spettacolo può piacere?
    A me tantissimissimo andiamo a vedere!-

    Così la giovane ignorò del tutto l'uomo a cui aveva dato tanta attenzione e si precipito dal nuovo arrivato...
     
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    Il primo approccio con quella terra desolata non fu dei migliori; a dire il vero fu alquanto burrascoso. Takheloth forse sbagliò coordinate per aprire il portale di passaggio, ma quando arrivò lo fece nel bel mezzo di una fuga da parte del tizio in armatura da un non ben specifico nemico.

    Girò la testa verso la direzione del rumore provocato dalla corsa del fuggiasco, quando si vide lo stesso in procinto di investirlo in pieno. L'istinto primario fu quello di prepararsi all'urto che sarebbe seguito al loro scontro. Portò il più possibile vicino le braccia e le mani alla faccia per evitare che la maschera si danneggiasse. Quando il suo corpo cozzò contro quello dello Spartan, per via delle differenze di dimensioni l'esile Necrodermis venne proiettato indietro, facendo rotolare la "augusta" figura di Takheloth per terra. Non era ferito ovviamente, a parte una sensazione di dolore leggero. Se c'era una cosa che a Takheloth non piaceva era il dolore, e meno ancora provare dolore.

    Quello stupido omuncolo avrebbe pagato caro l'affronto ad un Nehether'Rhae, probabilmente con la vita. Il corpo del dio stellare puntò i piedi per terra e grazie ai suoi poteri il resto del suo corpo si rialzò con fluidità, mantenendo però la schiena inarcata, facendo così in modo che la testa fosse l'ultima parte a tornare eretta. Riuscì ad osservare quindi in faccia l'altro incidentato, o meglio vide il suo elmo di pessimo gusto. Con un rapido gesto della mano scostò la sua maschera dal volto, togliendosela e mostrando quindi il suo giovane volto.

    I suoi gelidi occhi blu squadrarono da capo a fondo lo Spartan, mentre il suo corpo si alzò in aria fino a che fra entrambi non vi fosse almeno una spanna di differenza. Sorrise mentre il braccio con la mano libera iniziò ad alzarsi, puntandolo contro l'altro.


    -Meuty-*



    Avrebbe caricato una potente scarica di plasma un'altra voce non avesse attirato la sua attenzione. Voltò con noia la testa in direzione del perturbante suono. Il suo sguardo cadde sulla fonte del rumore, una donna, o meglio una pagliaccio donna, vestita con degli abiti al limite dell'osceno. Inarcò un sopracciglio, rimasto basito dalla domanda delle ragazza fatta in rima.

    CITAZIONE

    -Non ci credo che divertente,
    Un maghetto qui è sorprendente!
    Mi insegni qualche qualche trucco?
    Adoro queste cose e vorrei rimaner di stucco!-


    La risposta di Takheloth una semplice smorfia con accento interrogativo, assimilabile ad un "Eeeh?". Il giullare fu alquanto avventato dato che diede a Takheloth del mago. Grave errore, davvero grave, soprattutto per una femmina. Ad una più attenta analisi il Nehether'Rhae notò comunque una terza presenza, sita sul cappello del giullare, ancora più chiassosa della prima.

    Ma dove era finito? Nel piano dei malati di mente? Sbuffò rassegnato socchiudendo gli occhi. Non avrebbe potuto ucciderli tutti, avrebbe consumato troppa energia ed inoltre non era in vena di massacri. Decise quindi per la linea "morbida", cercando quindi scendere al livello di quella plebaglia insignificante. Nel frattempo mentre Takheloth, intento a rimuginare piani di vendetta e controvendetta, il gigante in armatura domandò stizzito i nomi dell'oca giuliva rimaiola e dell'insetto a lei appresso. Rigirò di nuovo il capo verso lo Spartan e si presentò.


    -Mi chiamo Naruto. Mi scuso sinceramente di avervi intralciato il cammino, non era mia intenzione intralciare il vostro cammino..-



    Coronò il tutto con un sorriso ammiccante, specialità della personalità Naruto. Senza girarsi ribatté alla domanda di Jester.

    -Mi dispiace per te queshi* non sono un mago, ma un trucco posso fare..-



    Volse la testa verso di lei. I suoi occhi erano chiusi, il sorriso di finta felicità ancora presente sulle sue labbra.

    -Te e la tua amica volete viaggiare verso luoghi che non potrete nemmeno immaginare?-



    Traduzioni:
    1) Muori
    2) Cagna

    Stato fisico: sano
    Stato psicologico: Seccato e arrabbiato
    Personalità: Takheloth-Naruto
    Energia: 95%

    Passive utilizzate:

    Hanel en Djehuty (Volo del sacro Ibis) (passiva)

    Io non arranco è la natura che si piega per lasciarmi il passaggio.

    Takheloth possiede una naturale predisposizione a manipolare le leggi fisiche ai suoi voleri. Normalmente per interagire con ciò che lo circonda dovrebbe spendere energia ma alcune cose semplicemente accadano perchè la sua stessa presenza lo permette. Una di queste è l'alterazione del campo gravitazionale intorno a lui che gli permette di levitare o volare durante gli spostamenti.
    L'altezza massima è di cinque metri. Se di suo gradimento Takheloth può estroflettere una minima parte della sua essenza sotto forma di ali diafane incorporee di colore bianco acceso, simili a quelle di un insetto. Il numero è variabile e tali ali non influiscono con l'ambiente vista la loro natura eterica. Takheloth può levitare anche senza la formazione di suddette ali.

    Oggetti:

    Maschera di Soppressione:

    Questa maschera di colore bianco osso le cui fattezze la rassomigliano al viso di una volpe con tanto di orecchie. Sembra essere fatta di ceramica o porcellana. In verità essa è fatta di metallo vivente; lo stesso materiale di cui è fatto il corpo di Takheloth. Questo oggetto non ha particolari proprietà difensive dato che è stata creata per uno scopo ben preciso: sopprimere l'identità del Necrodermis. Tale maschera infatti permette di spegnere temporaneamente alcune aree dei sistemi logici del falso corpo; impedendo ad esso di opporre resistenza quando Takheloth decide di agire di persona. Normalmente la maschera è portata al fianco, agganciata saldamente. Se la maschera si dovesse rompere improvvisamente ciò potrebbe (a seconda dei danni) portare un accavallamento di personalità con effetti estremamente sgradevoli per tutti. [non indosso]
     
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    Alla domanda del tipo Wyd smise di scampanellare sul cappello della giullare per osservarlo, il minuscolo faccino contratto in una smorfia di fastidio a mala pena trattenuta, quel gigante tutto ricoperto di metallo non aveva risposto alla sua domanda e per di più aveva un atteggiamento aggressivo che a lei non piaceva per niente.
    Forse, si ritrovò a pensare, se l’avesse ucciso il suo atteggiamento sarebbe migliorato!

    Mentre ancora la sua piccola smorfia perdurava alcune piccole scintille e scariche elettrostatiche cominciarono a serpeggiare tra i suoi cornini, caricando energia, ma all’improvviso cambiò idea scaricando l’elettricità in eccesso sui suoi capelli che divennero tutti gonfi e puntuti, risolvendo la situazione con uno scimmiottio dell’uomo.

    Scusate..prima di tutto, chi sareste voi?


    E infine una sonora pernacchia.
    Dopo che la sua nuova amica si fu presentata però, dicendo di chiamarsi Jester e continuando a parlare stranamente in rima (che cosa bella!) Wyd decise di abbandonare il suo attuale atteggiamento offeso per uno più accomodante.

    Io il mio nome non te lo dico perché sei antipatico.


    Forse non così tanto più accomodante, anche se il tipo era piuttosto fortunato dato che la piccola fata non aveva deciso di renderlo più divertente scaricandogli immani dosi di elettricità addosso solo perché trovava abbastanza svagante la compagnia della giullare, soprattutto il suo vestito colorato e quel cappello tintinnante le piacevano tantissimo.
    Quanto all’altro tipo arrivato, era strano, levitava e parlava lingue bizzarre ma la cosa non le interessava molto, o almeno era così finché Jester non si rivolse direttamente a lui con una delle sue solite parlate stranissime.

    Non ci credo che divertente,
    Un maghetto qui è sorprendente!
    Mi insegni qualche trucco?
    Adoro queste cose e vorrei rimaner di stucco!
    Fatina anche a te uno spettacolo può piacere?
    A me tantissimissimo andiamo a vedere!


    Un’espressione interrogativa le apparve sul volto, sul quale si potevano leggere i suoi stati d’animo come fosse stato un libro aperto, non aveva voglia di vedere cosa sapeva fare quello strano tipo di nome Naruto, che per inciso era un nome orribile.

    Mi dispiace per te queshi non sono un mago, ma un trucco posso fare..
    Te e la tua amica volete viaggiare verso luoghi che non potrete nemmeno immaginare?


    Ci pensò su un po’, cosa per lei tutt’altro che scontata prima di rispondere.

    Non mi sembra un trucco molto divertente quindi no, ma lo posso fare un giochetto divertente!


    Voleva stupire la sua amica quindi sarebbe ricorsa al suo trucchetto migliore!
    Schioccò le dita e da esse partì una piccola scintilla, la quale cominciò a svolazzare allegra nell’aria prima di dividersi in due, le quale si mossero rapide in una zona sgombra della piazza sufficientemente grande per ospitare ciò che stava per materializzarsi.
    Le due scintille una volta arrivate a destinazione si fermarono, immobili, a mezz’aria mentre un denso fumo cominciava a fluire da esse, questo non si espandeva uniformemente ma sembrava che andasse a riempire come un contenitore vuoto ed invisibile.
    Il primo tratto riconoscibile divenne la testa dell’enorme creatura che si stava formando, l’enorme capo di un drago, che quando si fu completato pochi istanti dopo misurava ben dieci metri dal muso alla coda, tale bestia titanica ruggì violentemente mentre Wyd scampanava allegra trepidante d’eccitazione.
    Infine il mostro ruggì un fiume di fulmini e folgori direttamente contro il gruppo lì (s)fortuitamente riunito ma, sebbene questi sembrassero essere in tutto e per tutto folgori reali, nessuno di loro si sarebbe fatto alcunché.
    Si trattava solamente di una divertente, secondo Wydwen, illusione.

    Mana: 95-5= 90%

    Immagine Fantasma
    Beccati questo fulmine, ti brucerà fino alle ossa!...o forse no…hahaha!
    Basta poco per convincere coloro che ti circondano che ciò che gli stai lanciando addosso sia reale, raccogli un po’ di menzogne da qua, un po’ di nebbia da là e condisci tutto con un pizzico di magia et voilà!
    Si ottiene una splendida copia di un’altra tecnica, anche se ovviamente è possibile copiare solo magie che si conoscono alla perfezione, l’immagine fantasma sarà tanto perfetta da risultare assolutamente indistinguibile dalla versione reale, il che è sempre uno spasso!
    Ovviamente le illusioni in quanto tali sono completamente prive della capacità di fare alcun danno, ma è molto divertente vedere l’avversario che si contorce e fa mosse strane per schivare fulmini inesistenti o combattendo contro bestie che non esistono.
    Per uno spiritello questa tecnica è praticamente l’apice del divertimento.
    Consumo: basso
    Effetto: è possibile lanciare una copia illusoria di qualsiasi presente nella lista seguente, tale magia potrà avere qualsiasi livello di consumo sebbene rimanga un'illusione formata da fumo e specchi e sia per questo completamente innocua, anche se identica in tutto e per tutto all'originale sia negli effetti primari che in eventuali effetti secondari.
    Tecniche Copiabili: Bestia Fantasma, Drago Fantasma, Fulmine Globulare

    Drago Fantasma
    Anche se plasmato da nebbia e bugie, la sua fame e la sua collera non sono certo trascurabili
    Grosso, enormemente grosso, questo drago spettrale semitrasparente è lungo almeno dieci metri e alto tre, un apertura alare colossale, nelle sue dimensioni massime è creato apposta per incutere quanta più paura e soggezione possibile in tutti coloro che siano così sfortunati da trovarsi ad osservarlo, sebbene quando sia in questo stato sia troppo massiccio per lanciarsi in un combattimento corpo a corpo rimanendo al contempo integro, può utilizzare solo il suo soffio.
    Altra questione invece, se si decide di evocarlo piccolo o ridurre le sue dimensioni durante la battaglia, in questo caso il drago fantasma diventerà lungo quattro metri e alto uno e mezzo, e sarà più che capace di scagliarsi contro gli avversari di Wydwen per farli a brandelli con le proprie mascelle tonanti, le corna appuntite, i rostri ossei acuminati, gli artigli affilati o qualsiasi altra appendice incredibilmente letale possa disporre.
    Il Drago Fantasma è però in grado, sia nella sua forma spaventosa che in quella da combattimento, di utilizzare il proprio soffio, sostanzialmente a costo di non attaccare fisicamente il nemico (che consta un gran dispendio delle energie che lo tengono assieme) esso è in grado di scagliare dalla bocca un fulmine con una gittata di sette metri che, se colpisse l’avversario, causerebbe danni non proprio leggeri.
    Consumo: Alto
    Durata: 2 turni
    Altro: possibilità di rinunciare all’attacco fisico per scagliare un fulmine di livello Medio dalla bocca, ciò conta come attacco per quel turno, possibilità di passare dalla forma da combattimento a quella spaventosa (è grande ma non può scagliare assalti fisici) e viceversa.
     
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    Luogo: Endlos - Fuori Klemvor



    Il suo atteggiamento scontroso provoco qualche malumore ostile tra i presenti, oltre a loro si aggiunse un altro sconosciuto. A causa di un piccolo incidente, sembrò anch'egli un po' arrabbiato nei confronti dello spartan. Rimase sorpreso nel vederlo levitare per arrivare al suo sguardo, non si mosse da lì e non diede alcun segno di impressione, semplicemente rispondeva quell'arroganza con la medesima. Non si sarebbe certo fatto mettere i piedi in testa da un ragazzino, quest'ultimo, forse con reali intenzioni o giusto per spaventarlo, sollevo il braccio fino a indicarlo, pronunciò una parola in una lingua non conosciuta, ma poi si placcò. Oregon si fidava parecchio della sua armatura per temere un attacco mortale diretto. L'arrivo di costui suscitò interesse alle altre due, tecnicamente gli rubò la scena che tanto indesiderava. Alla fine fu il momento delle presentazioni, decisero quasi uno a uno a rispondere alla sua domanda, la giullare si identificò col nome di Jester, parlando sempre in rima e tornando ancora una volta sul discorso di quella strana guida - "Devono avere assistito alla scena.." - pensò, ma forse sfuggiva loro qualche dettaglio, poiché aveva anche cercato anche di salvarlo e allo stesso tempo di togliersi un peso a cui badare.
    La fatina si rifiutò di rispondere, mostrandosi chiaramente offesa da Oregon, infine l'ultimo si identificò come Naruto e sottolineò il fatto di non essere un mago, un dettaglio che non sfuggiva allo spartan, ma fece finta di nulla. Si comportò allo stesso modo quando cambiò radicalmente il suo carattere, non era sicuro che oltre a lui ci fossero altri sani di mente, dopotutto sembravano appartenere tutti a mondi e culture diverse, anche lui probabilmente appariva strano a loro.

    Luogo: Stazione Orbitale di Malta
    Tre anni e mezzo fa circa..



    Oregon continuò a sparare per lasciare il tempo al compagno di posizionarsi e prepararsi immediatamente al combattimento successivo. I nemici erano stati ridotti alla metà e la torretta smise di lanciare proiettili, era scarica e in quel momento i tre Elite si svegliarono, uscendo uno dopo l'altro allo scoperto. I due subordinati erano armati di una lama energetica che fecero orgogliosamente apparire, mentre quello che pareva il capo teneva ben due fucili al plasma, armi molto pericolose nonostante fossero spartan. A differenza degli alieni, gli umani non avevano nessun tipo di scudo aggiuntivo, per cui Oregon lasciò la torretta scarico e si preparò a fare fuoco con le due pistole, invece Michigan si sdoppiò prima di uscire anche lui dalla copertura in metallo. Il silenzio era disturbato dalle varie esplosioni provenienti anche dalle altre stazioni orbitali, poi tutto cominciò dopo alcune parole aliene uscite dalla bocca a quattro mandibole del capo. I due aiutanti si lanciarono all'attacco bersagliando ciascuno uno dei due Michigan, da sopra Oregon svuotò la metà dei caricatori rimasti per danneggiare gli scudi avversari, mentre il vero Michigan al momento giusto fece fuoco sull'Elite dinnanzi a lui, successivamente si occupo del secondo sorpreso per aver fallito. La situazione inizialmente favorevole si ribaltò, poiché sia la torretta di Michigan che le pistole di Oregon si erano scaricate nello stesso momento, il nemico rimasto mirò a entrambi gli spartan con ciascun fucile e cominciò a rilasciare le sfere blu luminose, Oregon fu costretto a spostarsi per trovare riparo immediato, mentre il compagno istintivamente si coprì con la torretta, che cominciò a sciogliersi molto velocemente. La fortuna giocò nuovamente uno scherzo all'Elite, infatti le armi al plasma avevano il difetto di sovraccaricarsi, per cui non poteva certo continuare all'infinito, permettendo a Michigan di tornare in difesa. Non avrebbero avuto speranza, non avevano armi molto potenti contro le difese varie dell'alieno.

    Luogo: Endlos - Fuori Klemvor



    "Oregon, io sono Oregon" - disse tranquillamente, cercava di riallacciare gli animi - "Ora me lo dici il tuo nome, piccoletta?" - chiese con un leggero tono di gentilezza alla fatina, la quale rifiutò la richiesta di probabile carattere oscuro, inteso come sconosciuto e ambiguo, e propose un suo artificio. In poco tempo si mostrò davanti a tutti loro un'enorme drago. "Oh merda.." - pensò, non aveva mai visto un drago, la bestia più mitologica che conosceva e averlo lì davanti, non poteva negarlo, provava un certo timore, la sua postura lo fregava, le braccia leggermente distanziate dai fianchi, le gambe piegate e divaricate, pronto a tirare fuori le sue pistole, comunque inutili contro un bestione simile. Fece un passo indietro, non aveva tempo di fare niente, il drago sollevò la testa e la riabbassò velocemente rilasciando verso di loro una scarica di fulmini. Temeva di essere spacciato, il fulmine era probabilmente uno dei punti deboli della sua armatura, poiché rotto lo scudo energetico avrebbe disturbato tutta la tecnologia dell'armatura, in quanto tecnocrate conosceva bene cosa comportavano. Stranamente non successe niente, il braccio destro a protezione del volto tornò pian piano a lasciare libera la visuale. Non si era fatto proprio nulla, si trattava di un'illusione, proprio come la prima volta che toccò piede su Endlos - "Non ho mai visto niente del genere" - pensò nuovamente, forse avrebbe dovuto prestare più attenzione con questa gente.

    Stato Mentale: Un po' intimorito e stupito
    Stato Fisico: Normale
    Energia: 90%


    Edited by "Gerik" - 31/10/2013, 21:42
     
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    Il Giullare stava per rispondere alla proposta del viaggio, offerto a lei e la sua nuova amica dal ragazzo di nome Naruto con entusiasmo, ma la sua compagna di giochi parlò prima di lei e declinare l'offerta, così la giovane mezza Selvatica non contrastò la sua scelta anche se evidentemente delusa. Tuttavia accadde qualcosa di spettacolare. La fatina schioccò le dita facendo apparire delle scariche elettriche che si intrecciarono e volarono fino al cielo e formando un qualcosa di leggendario, un drago. Questo si presentava possente e maestoso e Jester ne fu colpita immediatamente. Infatti rimase lì a fissarlo a bocca aperta e con lo sguardo pieno di bambinesca meraviglia. Poi l'enorme essere sputò scintille di elettricità che arrivarono fino al suolo. La giovane che si era persa in quello scenario quasi mistico non cercò neanche di proteggersi e quando quei giochi di luce quasi simili a fuochi d'artificio la toccarono non le fecero alcun male. Illusioni, fantastiche e splendenti illusioni. La ragazza cominciò ad applaudire piena di emozioni gioiose...

    -Sei una dolce meraviglia
    E il mio cuor a te s'appiglia...
    Chiedo del tuo nome
    O se preferisci soprannome!
    Che sempre tu sia serena
    Piccola fata dall'aria ultraterrena!-

    Detto ciò fece un inchino mettendo un piede dietro all'altro e facendo così una giravolta per ritornare nuovamente in posizione iniziale con le gambe non incrociate e il busto ritto, poi dandosi due baci sulla mano li soffio alla visione dall' opera e alla sua creatrice. Poi Jester si girò verso Naruto portando le mani dietro la schiena e facendo un mezzo giro e inclinando la testa...

    -Come già è stato detto
    Nella tua proposta ne abbiam trovato difetto!
    Ma una domanda la devo porre
    Queshi mi hai chiamata ma non so dove questo nome porre!-

    Sorrise in modo enigmatico, tra il sinistro e il dolce, poi si rivolse allo Spartan...

    -Oregon è il tuo nome
    Ma il tuo compagno non capisco abbondar hai potuto come?-

    Il Giullare non si demoralizzava alla prima domanda deviata glielo avrebbe chiesto finché
    la sua curiosità non sarebbe stata soddisfatta, intanto l'uomo sembrava spaventato e affascinato dalla creatura che danzava selvaggia ed esotica nel cielo!
     
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    Epureremo il mondo dai demoni, dai Tau'ri e poi dagli scarafaggi.

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    La risposta della fatina al suo invito a farsi risucchiare in un'altra dimensione andò a vuoto purtroppo. La fastidiosa bestia alata iniziò a blaterare di giochi divertenti. Il Nehether'Rhae mantenne il sorriso di circostanza, cercando di non far trapelare la voglia di staccare le zampe a quell'abominevole cosa dalla voce squittente.

    Mentre ripose la maschera in un'apposita attaccatura sulla cintola, la piccola fata agì sprigionando i suoi poteri magici da fattucchiera. La reazione emotiva di Takheloth fu alquanto statica, avendo capito già da un po' il puzzo di magia nella fata; mantenne comunque gli occhi ben aperti, osservando in maniera alquanto seccata i movimenti di una fiammella fatata scaturita dallo schiocco di dita.

    La scintilla si scisse poi in due più piccolo, portandosi a poca distanza dal trio e iniziando a generare un denso vapore simile a nebbia cupa. Tale gas iniziò a prendere sempre più consistenza, generando una sagoma sempre più nitida e marcata dall'aspetto tutt'altro che rassicurante. Alla fine la creatura che scaturì da tutto quel turbinio caotico fu una bestia di grandissime dimensioni, specie se paragonate alle cose minuti che lo generarono. Il dio solare aveva visto simili bestie dall'aspetto rettiloide su alcuni pianeti come fauna autoctona, prima che i colonizzatori nehekhariani procedessero alla distruzione dell'ecosistema originario. Quante risate nel vedere i suoi servi morire per colpa di quelle bestie o per altre amenità.

    Ma non era il momento di farsi prendere da ricordi nostalgici, quella creatura infatti ruggì con furore, scaricando su Takheloth e compagni una salva di fulmini che zizzagando, corsero verso i loro obiettivi. Non guardò minimamente le azioni degli altri, si limitò a preservare la sua persona nel modo più logico possibile. Senza scomporsi dei versi grotteschi della creatura, il figlio delle stelle rilasciò una piccola parte della sua energia nella sua mano sinistra. Tale accumulo, collassò, generando una piccola falla nel tessuto spaziale; tale apertura dava verso un particolare piano usato dai Nehether'Rhae per bandire le energie magiche per loro dannose.

    Tutte le saette che colpirono Takheloth e quelle nelle immediate vicinanze, si convertirono in una serie di vampate di fuoco etereo di un intenso blu luminoso. Tali fuochi andarono ad intrecciarsi intorno alla sua figura, sospinti dai venti eterei dell'altra dimensione, per poi dirigersi tutti verso il palmo della sua mano. Quando tutte le fiamme furono compresse in una piccola sfera delle dimensioni di una perla, egli chiuse la mano, esiliando per sempre quelle malevoli energie. Anche lui a modo suo quindi dette spettacolo, in aperto contrasto con l'orrido artropode parlante.

    Finito il patetico carnevale, il gigante in armatura si presentò infine, dicendo di chiamarsi Oregon. Takheloth finse apparente entusiasmo a questa informazione fondamentale. Puntò quindi la sua attenzione all'armatura. Di per se quella corazza avrebbe potuto contenere valenti componenti tecnologici, i quali anche se non al livello della sua tecnologia, sarebbero stati di certo utili.

    Non prestò minimamente attenzioni alle farneticazioni esaltate della pagliaccia. Mise invece con movimento lesto il braccio dentro una tasca del soprabito, estraendo soddisfatto un piccolo fagotto di carta opaca. Aperto rivelò il contenuto, composto da un singolo confettino di colore verde. Lo mise in bocca, visto che l'altra caramella durò meno del previsto. Iniziò a succhiarla per bene godendo dell'intenso sapore mentolato. Poi si rivolse con voce calma e serena al neo presentato Oregon.


    -Beh Oregon..Che ne diresti di mostrare il tuo viso-tteba..?-



    Fece una piccola pausa improvvisa dovuta ad un riflesso automatico della personalità del Necrodermis: il terribile dattebayo/ttebayo. Odiava quel dannato suffisso malefico; sembrava una parola uscita fuori per essere usata dai dementi. Si ricompose dalla momentanea interruzione e continuò il suo discorso con secondo tema, totalmente diverso dal primo, facendo finta di niente.

    -Ah..sarei anche interessato ad avere informazioni sulla natura del tuo equipaggiamento! Che ne diresti potremmo avere una conversazione di questo tipo eh? eh? eh?-


    Il suo discorso fu abbastanza veemente, mentre il suo sorriso sornione non accennava a diminuire. La sua richiesta era genuina, i suoi intenti non propriamente. Se Oregon avesse rifiutato il confronto avrebbe tentato la via della corruzione e se anche quella avesse fallito..beh un cadavere non si sarebbe mai lamentato della scomparsa di un'armatura.

    Stato fisico: inalterato
    Stato psicologico: Appagato dalla caramella e curioso.
    Energia: 95-5= 90
    Personalità: Takheloth-Naruto

    Tecniche utilizzate:

    Harka-tesh (lett: Stella decana della severità): In quanto esseri avversi totalmente ad ogni forma magia ed energia, reputata dai Nehether'Rhae puro abominio il loro essere ha sviluppato sistemi per respingere tali energie mostruose. Una di queste consiste nell'aprire un invisibile falla fra il mondo materiale ed una dimensione creata appositamente dagli dei stellari per assorbire le energie magiche. Durante il procedimento le radiazioni interagiscono col Necrodermis provocando vampe di fiamme eteriche completamente innocue di colore blu accesso. Può essere assorbita l'energia magica dei singoli attacchi oppure da evocazioni magiche. Non ha effetto su oggetti magici.

    Ai livelli più alti lo squarcio è abbastanza grande da interagire con le fiamme distorcendole ed attraendole formando una inquietante sfera blu simile ad un sole nel punto in cui viene aperta la frattura (puramente scenico non influisce sulla battaglia)

    Costo: Variabile (difesa magica) basso
     
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    Uffa!
    La sua illusione sembrava aver fatto sobbalzare un poco i presenti ma niente più, lei che sperava di provocare un po’ di panico, caos e disperazione era rimasta a bocca vuota contro ogni previsione e la cosa la intristiva parecchio.
    Alcuni grossi lacrimoni presero a scenderle dalle piccole guance quando Jester, la sua nuova amica, non le fece i complimenti in rima e il sorriso tornò a sbocciare nella bocca irta di denti della minuscola fatina.
    Anche se doveva ammettere che aveva apprezzato il trucco usato dallo strano tipo con i capelli neri, aveva fatto esplodere i suoi fulmini illusori in fuochi blu luminoso, era stato tutto sommato divertente.

    Quando poi sia la sua amica che Oregon, che aveva finalmente deciso di presentarsi, le richiesero il suo nome la piccola Wydwen si avvicinò lentamente all’orecchio di Jester per sussurrarle la risposta prima di rivolgersi al soldato e scoccargli una linguaccia, forse un po’ troppo lunga per quella bocca così minuta.
    Non aveva alcuna intenzione di rivelargli il proprio nome, quel tizio era antipatico e l’unico motivo per cui non lo friggeva in quel preciso momento era perché era ancora assonnata, infatti con uno svolazzio placido finì per appoggiarsi sul cappello di Jester, per poi sdraiarvisi e cominciare a sonnecchiare placidamente.

    In fondo tutto quel trambusto l’aveva svegliata dal suo sonnellino pomeridiano, aveva passato tutta la mattina a gettare scompiglio e devastazione in un campo di Storm Riders, quindi per il momento era ancora piuttosto stanca e sonnolenta.
     
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    Luogo: Endlos - Fuori Klemvor



    Gli argomenti cominciavano a infastidirlo e la giullare non demordeva per indirizzare ogni frase su quella storia, loro non erano amici, non si conoscevano, era semplicemente un volontario e, sopratutto, lo aveva aiutato a non fare una brutta fine. Inspirò profondamente, nessuno lo avrebbe notato, il casco attenuava il rumore, successivamente si rivolse per concludere quella faccenda - "Non è mio amico, l'ho aiutato a non dover cercare di sopravvivere contro quelle macchine" - rispose con un tono calmo. Proprio non lo conosceva, magari aveva qualche sorta di abilità anch'egli, dopotutto per sopravvivere e conoscere vari dettagli su Endlos bisognava avere una certa esperienza, sia in fatto di sopravvivenza che di conoscenze, probabilmente essersi offerto volontario di fargli da guida comportava automaticamente rischiare la propria vita, quindi era cosciente. Mentre la fatina decide si rifiutarsi, sussurrò qualcosa all'orecchio della ragazza e gli fece una linguaccia, non ci badò molto, la sua attenzione era catturata da quel Naruto. Quest'ultimo sembrava molto interessato alla sua armatura e di vedere il suo viso. Ovviamente non lo avrebbe accontentato, per ovvi motivi suoi, il suo viso sarebbe rimasto coperto e i dettagli della sua armatura segreti, nel suo mondo poche persone aveva diritto a indossarla, certamente non avrebbe spiattellato al primo che passa tutti i dettagli. Nonostante non era male nelle sue discipline scientifiche, anche lui non sapeva i dettagli con estrema perfezione, che solo un vero scienziato, presente alla costruzione, o con approfondito studio, poteva fare.
    "Mi spiace, amico, mi ricorderai come mi vedi ora" - rispose al ragazzo.

    Luogo: Stazione Orbitale di Malta
    Tre anni e mezzo fa circa..



    "Vai avanti, Oregon!" - urlò Michigan, rimase sorpreso dall'esclamazione del compagno, aveva molti dubbi sulla sopravvivenza dell'amico e, per questo, non aveva intenzione di abbandonarlo. "Possiamo batterlo!" - rispose a sua volta, Michigan mostrò parte di sé al collega gesticolando furiosamente - "La missione prima di tutto, vai avanti, concludiamo tutto" - non aveva tutti i torti, non era il momento di essere sentimentali, alla fin dei conti non avrebbe rischiato nessuno la vita. "Spero di farcela, ci vediamo dopo" - disse rapidamente e corse via seguendo il corridoio del primo piano, attraverso la porta automatica e attese. La porta si chiuse lentamente e Oregon tornò serio e cauto, avanzando per i piccoli gradini, in confronto alla sua armatura, uno a uno. Ripensò ai momenti appena trascorsi, avrebbe voluto tanto battersi con quell'Elite, il pensiero di affrontarlo lo emozionava, lo agitava particolarmente, ma i tempi erano stretti ed era più importante finire la missione, evitare la distruzione della stazione e uscire vivo da lì. Controllò rapidamente le armi appena caricate e il jetpack agganciato alle spalle, sfortunatamente stava scarseggiando con le munizioni. Attraverso un'altra porta, seguì il corridoio e in breve tempo arrivò ad un'enorme sala all'aperto, il casco automaticamente attivò le riserve d'ossigeno. Questa nuova zona era una sorta di ascensore gigante aperto che si traslava su e giù obliquamente tutto il tempo per una certa distanza. Arrivato più in basso avrebbe dovuto solo percorrere un altro breve percorso e sarebbe arrivato a destinazione. Sentì improvvisamente un rumore di ali, sembravano insetti, un grande rumore di ali, molte ali, cominciò a intimorirsi e a tener pronti i grilletti, cominciava la festa dei droni.

    Luogo: Endlos - Fuori Klemvor



    "Se continuano li attireranno di nuovo" - pensò, tornando al principio, non amava stare con dei pesi, non voleva assolutamente prendersi ulteriori responsabilità se non la sua stessa vita, non apparteneva a quel mondo, desiderava solo trovare il modo di tornare a casa. Man mano avrebbe avuto sentimenti conflittuali, in quella terra sconosciuta poche persone ci arrivavano e lui era un cosiddetto prescelto. L'idea di combattere ancora, sopravvivere, come molte altre volte, lo riempiva di adrenalina, era un soldato, un guerriero, è normale questo per lui. Svolgere un'attività per una vita intera e poi godersi la vecchiaia a ripensare alla sua vita, alla sua lunga vita piena di storie da raccontare, magari scriverci qualche libro. Però era ancora alla seconda fase della sua vita e la strada era senz'altro lunga.
    "Devo arrivare a Koldran, non ho molto tempo da perdere a parlare" - disse al gruppetto, per cui si voltò e avanzò per i confini della radura, a pochi metri vi era l'entrata della città, non si trattava di Koldran, però magari da lì avrebbe avuto informazioni, non sapeva che quel luogo era pericoloso. Ancora riusciva a vedere gli strani tipi conosciuti lì vicino a lui, doveva correre a riprendersi il chip rubato così, forse, avrebbe trovato un modo per tornare a casa, o quantomeno sopravvivere con probabilità più elevate di prima.

    Stato Mentale: Un po' stressato e calmo
    Stato Fisico: Normale
    Energia: 90%
     
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    La dolce fatina si commosse alle parole del Giullare e le sussurrò il suo nome all'orecchio.

    -Wydwen-

    Jester lo trovò incantevole e non poté non addolcirsi quando la creatura svolazzò fino alla sua testa per rannicchiarsi e sonnecchiare sul suo cappello. Oregon le disse qualcosa ma il Giullare non ascoltò, tuttavia quando questo si allontanò dal gruppo dicendo di dover andare a Koldran la giovane, che si era del tutto scordata della sua domanda, decise di seguirlo ma prima...

    -Uomo con l'armatura
    Veniam con te in quest'avventura...
    Naruto!!!
    Mi sembri un tipo arguto!
    Che ne dici di venir con noi
    Sempre se puoi e vuoi!?-

    Camminò tranquillamente misurando ogni passo per non disturbare il riposo di Wid e girò intorno al mago sorridendo rassicurante. Poi si fermò proprio davanti a lui guardandolo negli occhi azzurri...

    -Allora maghetto,
    Una tua risposta aspetto!-

    Lo disse con voce argentina e gentile in totale ingenuità...
     
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    Oregon rifiutò l'invito posto in maniera gentile dal Nehether'Rhae a riguardo della sua armatura. Aumentò il suo sorriso ancora, tentando di nascondere il suo disappunto totale riguardo le posizione del suo sgradevole interlocutore. Come si era permesso di negargli qualcosa? Non avrebbe lasciato impunito un tale atto di stupidità e mancanza di rispetto nei suoi confronti.

    Mantenne comunque la calma nonostante il nervosismo sempre più crescente all'interno di lui. Forse i soldi avrebbero reso più malleabile il tizio; infondo i soldi in questo mondo piacevano a quasi tutti. Anche se in quel momento non aveva con se del denaro o dei preziosi, non ci avrebbe messo molto tempo a recuperarli. Preparò un discorsetto di media eloquenza, sufficientemente fluido e comprensibile ad un essere come la bestia decerebrata davanti a lui, quando la stessa lo sorprese con un ennesimo atto di stolto. Oregon infatti voltò bellamente le spalle a lui per dirigersi verso l'incognito, commettendo così l'ultimo sbaglio della sua breve vita. Per un breve momento il dio solare rimase basito, impossibilitato a comprendere cosa fosse successo in quei secondi.

    Qualcosa si ruppe all'interno della mente di Takheloth, o forse semplicemente si riattivò la sua parte più malvagia e fetente. Il movimento della caramella nella sua bocca aumentò vistosamente, mossa con alacrità dalla lingua irrequieta. Nonostante tutto comunque il sorriso non venne meno, mera maschera occultante di propositi molto meno simpatici e bonari.

    Contemporaneamente a ciò la pagliaccia cominciò di nuovo a blaterare in rima cose inutili e senza senso. La femmina a suo modo chiese a Takheloth di unirsi a loro per seguire il bastardo maleducato in armatura. Il sorriso sparì finalmente, lasciando il posto ad un viso serio, con un leggera nota di disappunto. Non avrebbe seguito nessuno, in special modo non una donna con appresso un abominio. Li avrebbe uccisi tutti, ma il primo sarebbe stato di certo Oregon; lo Spartan avrebbe assaggiato il potere di un figlio delle stelle.

    Alzò e distese il braccio destro in direzione del guerriero umano. La caramella venne portata fra i molari, costringendo la faccia a contrarsi di nuovo in un sorriso malevolo, molto distante da quello che fino a poc'anzi aveva sfoggiato.

    Dal bracciò di Takheloth iniziarono a fuoriuscire fasci luminosi, simili a piccoli rivoli di luce giallo-rossa pulsante, diretti tutti verso la mano aperta, in modo da formare una sfera candida. Non disse nulla, nessun suono, nemmeno il fiato venne emesso in quel momento; solo odio e astio verso tutti gli esseri inferiori.

    La caramella venne distrutta, sfondata dalla pressione improvvisa dei denti del Necrodermis, lasciando però impresso il sorrisetto inquietante. All'unisono con la fine del dolciume, la sfera di plasma lasciò la mano per lanciarsi verso Oregon. Tale agglomerato di energia dalle ingannevoli dimensioni, avrebbe certo lasciato un segno tangibile ovunque fosse impattato, rilasciando vampe al calor bianco dal devastante potere distruttivo.

    Voltò il viso verso Jester, degnandola finalmente di uno sguardo e mostrandole la sua inquietante espressione, ora intaccata da un sadico divertimento: questa è la risposta dei Nehether'Rhae a domande di stupide giullari e alla maleducazioni di scimmie troglodite.


    Stato Fisico: Inizio di perdita di energia
    Stato Psicologico: Arrabbiato e appagato
    Energia: 90-20= 70

    Passive utilizzate

    Hanel en Djehuty (Volo del sacro Ibis) (passiva)

    Io non arranco è la natura che si piega per lasciarmi il passaggio.

    Takheloth possiede una naturale predisposizione a manipolare le leggi fisiche ai suoi voleri. Normalmente per interagire con ciò che lo circonda dovrebbe spendere energia ma alcune cose semplicemente accadano perchè la sua stessa presenza lo permette. Una di queste è l'alterazione del campo gravitazionale intorno a lui che gli permette di levitare o volare durante gli spostamenti.
    L'altezza massima è di cinque metri. Se di suo gradimento Takheloth può estroflettere una minima parte della sua essenza sotto forma di ali diafane incorporee di colore bianco acceso, simili a quelle di un insetto. Il numero è variabile e tali ali non influiscono con l'ambiente vista la loro natura eterica. Takheloth può levitare anche senza la formazione di suddette ali

    (ancora in volo)

    Tecniche utilizzate

    Alak en Rhae-Deshr (Zenit del Sole Rosso)



    Zenit Rosso: Il rosso (Deshr) era il colore associato alla collera e all'ira, oltre che intuitivamente al fuoco e alle fiamme. Il rosso stava ad indicare anche la vittoria e la forza, infatti le raffigurazioni celebrativi con soggetti regali o divini era sempre contornati dal rosso. Tale colore rappresentava anche il pericolo o in generale minacce alla stabilità dell'ordine sociale dell'Impero.


    Bennu'Hah (Lett: Lingue di fuoco dell'Uccello Fiammeggiante): Takheloth fa fuoriuscire dal suo corpo una parte della sua essenza sotto forma di vampe di plasma di colore rosso o giallo. Essendo sua stessa emanazione il suo corpo non ne è intaccato (eventuali vestiti possono prendere fuoco). A sua volontà le fiamme posso concentrarsi, contrarsi o espandersi in un'area più o meno vasta a seconda dell'energia utilizzata. Più l'area colpita è estesa meno intenso sarà il calore.

    Costo: Variabile (usato Alto)
     
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