Nella tempesta vi sarà una festa!

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    In un palcoscenico tra terra e cielo, fulmini e saette la facevano da protagonisti. Trasportata da quel mix di colori e rumori vi era una ragazza con vestiti giullareschi. Aveva gli occhi chiusi e muoveva le braccia flessuose al cielo plumbeo con movenze simili ad un maestro d'orchestra, come a voler dirigere le forze naturali. Ogni volta che si muoveva i campanellini sulle due punte del suo cappello blu notte tintinnavano. Il vento faceva ondulare la sua treccia castana i cui ornamenti, perline color cremisi, risplendevano ad ogni sprizzo di luce ma i suoi capelli non erano l'unica cosa portata da quelle invisibili carezze...

    Se il tuono rimbomba,
    Non aver paura
    Non vi è bomba
    E non vi è sventura...

    Se il cielo pare nero
    E se l'oscurità t'avvolge
    Sappi che è sincero
    E ti protegge non ti stravolge!


    Una melodia malinconica era intonata dalla graziosa giovane all'apparenza completamente umana. Ma quella musica dalle rime alternate, se ascoltata nel più intimo del suo significato, poteva infondere serenità e anche coraggio. Ogni nota era al ritmo della tempesta, un ritmo tribale, basso e pulsante. Poi Jester, sì era questo il suo nome, aprì gli occhi simili a due buchi neri e si lasciò cadere sul suolo ignorando il dolore procuratogli dal violento contatto con la nuda terra. Il vasto velo grigio-azzurro incombeva su di lei, ma la mezza Selvatica non si sentiva sovrastata da esso anzi se ne sentiva parte...

    Stato fisico: 100
    Stato psicologico: Serena


    Edited by Jester - 3/11/2013, 19:45
     
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    Il Garwec. L'altopiano della Tempesta. Un nome più che azzeccato per un posto dove tuoni e lampi non smettono mai di squarciare il cielo. Un posto brullo, scuro, dove pochi alberi son sopravvissuti e dove, probabilmente, non ne cresceranno altri, per via del vento e dei fulmini che imperversano costantemente.
    Insomma, un posto perfetto per imparare a sparare senza spaventare nessuno. Con tutti i tuoni che c'erano, chi poteva distinguere da quei rombi assordanti lo sparo di una pistola? Insomma, sembrava un'idea intelligente quando, steso sul letto della stanza dove alloggiava, aveva deciso di recarsi li per fare pratica. Poi si era incamminato...

    Il rombo dei primi tuoni gli iniziò ad arrivare all'orecchio da un chilometro di distanza. Poi arrivò la pioggia. Prima piano, poi sempre più forte, sempre di più. Dopo due o tre secondi era già fradicio. La felpa pesante lo proteggeva dal freddo, poi, da bagnata, iniziò a passargli il freddo pungente della tempesta. Il cappuccio calato sulla testa, tenuta più in basso ed incassata nelle spalle possibile, avanzò fino ad un punto dove si trovava un'altra persona. Un altro folle che come lui si era recato in quell'inferno.

    La voce era quasi sempre coperta dai tuoni, ma sembrava che la strana figura, che diventava più nitida ogni passo che il ragazzo compieva, stesse cantando. I gesti erano ampi e rivolti al cielo. Ok, si forse era impazzita...
    ImpazzitA, si, perché era una ragazza. Vestita da giullare.
    Il ragazzo si fermò immobile e lasciò che la mascella gli si aprisse automaticamente quando la ragazza cadde per terra. O meglio, si lasciò cadere...!

     
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    Jester si girò di lato raggomitolandosi, era stanca aveva camminato per giorni e non aveva chiuso occhio ora si sentiva protetta nel suo guscio invisibile li non c'era nes... La giovane si sedette di botto quando vide un ragazzo sui 18 anni dai capelli corvini che la fissava con la mascella slogata. Il Giullare pregò di non esser stata spiata durante la sua performance e avvampò indecisa sul da farsi, poi prese coraggio e mettendosi a gambe incrociante e con uno dei suoi sguardi più teneri lo salutò con la mano.

    -Signore si è fatto la bua?!
    Immagino sia colpa sua!-


    La ragazza disse quest'ultima frase indicando il cielo e riferendosi ai tuoni ignorando il fatto che probabilmente il nuovo arrivato non avrebbe capito. Poi posò le mani a terra d'avanti a lei e si alzò in verticale sciogliendo le gambe ancora intrecciate e scendendo a ponte per poi alzarsi. Saltellò fino a fermarsi a piedi uniti ad due passi dal nuovo arrivato. E notò con un certo disappunto che era più alto di lei, ormai in quel mondo era una regola fissa superare il metro e sessantasette. La giovane inclinò la testa di lato sorridendo...

    -Piacere io sono il Giullare
    Jester mi puoi chiamare!-


    Probabilmente il ragazzo non l'avrebbe presa come una potenziale avversaria il Giullare dimostrava meno anni di quelli che aveva realmente e l'avrebbe scambiata per una sua coetanea e la mezza Selvatica lo sapeva quanto questo aspetto poteva aiutarla...
     
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    Doveva essere finito in un brutto sogno...!
    Probabilmente nel salire sull'altopiano era caduto, aveva sbattuto la testa ed ora stava sognando. Oppure non si era mai alzato dal letto: aveva partorito l'idea di andar li e la sua mente ce lo aveva portato, in un mondo onirico pieno di manifestazioni del suo subconscio.
    No, no...!
    Sicuramente era stato colpito da un fulmine!
    Si, doveva essere cosi. In questo momento in realtà giaceva a terra, morto o in fin di vita, mezzo carbonizzato, ma in coma e quel mondo non esisteva...

    Ma la pioggia era reale, il freddo era reale, lui era reale. Gli alberi, i fulmini, il terreno brullo. Tutto reale. Solo quella ragazza sembrava fuori posto. E fuori di testa...
    Si arrotolò su se stessa, come un cane che si fa fare le coccole, o un gatto che si acciambella per dormire, e solo allora si accorse del giovane che la stava guardando.
    Un incubo...
    Oddio, lei non sembrava cosi brutta. Pazza e squilibrata forse, ma non brutta. Incubo forse era eccessivo...!
    Anche le sue parole riflettevano una vena a metà poetica ed a metà caotica. Parlava del tempo, di qualcuno che si era fatto male. Non capì bene, per lo scrosciare della tempesta e perché stava pensando ad altro. Poi si riprese, capendo che la ragazza si era presentata.

    « Jester... »
    - ripeté il giovane -
    « … »

    Rimase due secondi imbambolato. Era indeciso sul da farsi. Il padre l'aveva messo in guardia sulle persone del mondo, ma mai gli aveva parlato di gente vestita come giullari che se ne vanno in giro a dirigere orchestre di tempeste, fare verticali e ponti e saltellare qua e là...
    Infine si decise.

    « Piacere, Paul... »

    Non disse, né fece altro, ma la sua attenzione era tutta sulla figura di lei.

     
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    Paul la fissava...
    La fissava e basta. Aveva ripetuto il suo nome e si era presentato e nient'altro. Ora se ne stava lì come fosse stato imbalsamato senza dire o fare nulla. Il Giullare smise di sorridere avvertendo il disagio del ragazzo che velava l'atmosfera di un imbarazzo quasi tangibile. Ma la giovane non si scoraggiò e fece un passo in avanti...

    -Sì Jester è il mio nome
    Sei strano come...
    Come un gatto salterello
    Che balla su uno sgabello!-


    Detto ciò gli premette l'indice sulla fronte per poi tornare a sorridere. Fece un piccolo balzo per allontanarsi dal giovane e portandosi le mani dietro la schiena in un gesto bambinesco continuò a parlare...

    -Di me non aver paura
    Prometto di non farti tortura!-


    La mezza Selvatica si mise una mano sul cuore in segno di promessa e fece un inchino. Poi alzò nuovamente lo sguardo per incontrare il suo. Non c'era ragione di attaccare un ragazzino, soprattutto se questo sembrava intimidito e anche un po' disorientato. La ragazza si stiracchiò poi sfrugò nelle tasche. Ne tirò fuori un taccuino, una penna, fazzoletti e un mazzo di carte. Eh sì! Era proprio per questo che le tasche di quei pantaloncini a puffo venivano spesso paragonate alla borsa di Mary Poppins. Alla fine la giovane ne tirò fuori un sacchetto da cui prese una caramella...

    -Ti piace il limone?
    Sono le più buone!-


    Disse la giovane con gentilezza porgendo il dolcetto a Paul...
     
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    Quella ragazza era completamente pazza...!
    Primo: era vestita come un giullare, ma non lo faceva per vivere, ovviamente, altrimenti che ci faceva li, dove non c'era nessuno da intrattenere ed al quale scroccare qualche quattrino?
    Secondo: parlava in rima...! Spesso nemmeno i giullari a corte lo facevano, se non interpellati, ed alcuni cantavano e raccontavano storie, ma a parte in quei momenti, parlavano normalmente (o quasi...).
    Terzo: dirigeva orchestre inesistenti in mezzo alla pioggia ed offriva caramelle agli sconosciuti...

    No. Non poteva essere normale.

    Il ragazzo rimase fermo. Stretto nelle spalle per proteggersi dal freddo. A tratti batteva i denti ed a tratti deglutiva nervosamente.

    « Ma tu che ci fai qui? »
    - chiese il ragazzo, mentre l'altra stava ancora con il braccio alzato -
    « No, grazie... »
    - rispose poi all'offerta del giullare -

    Era incuriosito e spaventato da quella ragazza, ma cercava di non darlo a vedere. Non troppo almeno.
    Si strinse nelle spalle e si mosse, nella speranza di scaldarsi un pochino, ispezionando la radura. Non c'erano altre persone, per fortuna, ed animali non se ne vedevano nemmeno per scherzo.
    Solo qualche albero qua e là... Come aveva pensato: un ottimo posto per allenarsi al tiro al bersaglio.


    Scusa il ritardo ^^"
     
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    Il ragazzo non face altro che squadrarla per tutto il tempo e questo parve poco educato a Jester che cercava in tutti i modi di metterlo a proprio agio.
    Ben presto il sorriso sul volto della giovane si trasformò in un'espressione scocciata. Ancora con la mano protesa a offrirgli un bon-bon la mezza Selvatica aveva deciso di girare sui tacchi ed andarsene quando finalmente quello cominciò a parlare e Jester sentì un coro cantare Alleluia nella sua testa...

    « Ma tu che ci fai qui? »
    Be' non erano proprio le parole che la ragazza voleva sentirsi dire ma era un almeno un inizio


    «No, grazie... »


    Amen!
    La ragazza abbassò la mano mentre nella sua mente suonavano le campane. Finalmente aveva deciso di rispondere all'offerta anche se negativamente. Poi tolse la carta alla caramella e se la portò alla bocca. Il gusto di limone la travolse, per lei non c'era niente di meglio. Grazie a questo piccolo gesto al Giullare tornò del tutto il buon umore, forse aveva rifiutato perché la sua mamma _Come ogni madre degna di questo nome_ Gli aveva detto che non si accettano regali dagli sconosciuti. Poi guardò nuovamente Paul e rispose alla sua domanda...

    -Stavo facendo una passeggiata
    E tu cosa fai in questa landa desolata?-


    Jester si chiese perché invece lui fosse un tipo così serio. Per un attimo gli saltò in testa l'idea che il giovane potesse essere un cacciatore di taglie o qualcosa del genere, poi cacciò quel pensiero. Era impossibile, pochissimi sapevano che lei non era del tutto un'umana e dall'aspetto decisamente nessuno se ne sarebbe accorto. Poi la giovane lo guardò con i suoi occhi scuri simili a due oblii e sorrise in un modo che sperava potesse apparire amichevole...
     
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    -Stavo facendo una passeggiata
    E tu cosa fai in questa landa desolata?-

    - e gli sorrise in un modo quasi inquietante -

    Si girò verso il dirupo, rabbrividendo, non solo per il freddo.

    « Cerco un posto dove allenarmi... »
    - rispose il giovane, senza smettere di guardarsi intorno -
    « E qui sembra perfetto. »

    Si girò verso uno dei pochi alberi che vi fossero. Distava cinque metri, ad occhio e croce. Estrasse la pistola e fece per prepararsi, poi si girò verso la ragazza.

    « O forse... »
    - si girò verso di lei, sorridendo malizioso -
    « ...Vuoi essere te il mio bersaglio? »

    Gliel'aveva chiesto così, d'impulso, ma non l'avrebbe mai fatto se non fosse stato per la stranezza di quella tipa. Eppure aveva qualcosa che non capiva...
    Lo stuzzicava, anche se ancora non aveva capito se in senso buono o cattivo...
    Ma, infondo, non sembrava cosi malvagia...
    Un po' di scherzo poteva tranquillamente starci.

     
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