Sangue Freddo

[Aurora Occidentale]

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    Le dita sottili ma forti del giovane frugavano con calma e metodo tra i mucchi di carta reclamati d'urgenza sulla sua scrivania, e mentre gli occhi azzurri e la destra seguitavano a suddividere i documenti in due pile ordinate -quelli da esaminare e quelli non più utili- la mancina danzava rapida e indipendente sul piccolo display di un apparecchio non più grande del palmo della sua mano, che -con efficienza- stava nutrendo con una mole di dati spaventosa.

    Attorniato da quella marea di
    files riguardanti segreti di stato ed argomenti riservati -che sarebbero stati distrutti una volta ultimata la digitalizzazione-, il Capofamiglia del Casato Ho sedeva da solo nella Sala del Consiglio... la stessa dove -solo un anno prima- si era riunito assieme agli altri rappresentati delle Grandi Famiglie nel Summit per decidere i nuovi ruoli all'interno del Presidio in seguito alla sfortunata scomparsa dell'Alfiere Aranwe.

    Era strano pensare che, se solo allora avesse assecondato il suo istinto, ora si sarebbe risparmiato tante grane: certo -per quanto poco lo ispirasse- Usama Kuroi era stato un utile alleato nella prima fase di realizzazione della sua utopia, e il vecchio Ijzer Vuist si era limitato a mettersi da parte in buon ordine per assolvere alla sua mansione di sorvegliante del fronte aperto con Klemvor, senza dargli il benché minimo problema, ma... già allora il suo intuito l'aveva avvertito del fatto che
    quella donna sarebbe diventata un ostacolo.

    Che era sua nemica, l'aveva saputo non appena aveva avuto modo di capire quanto infida fosse: Odayaka Mira, lo Specchio tranquillo, aveva pronunciato un discorso convincente, suonando la musica che tutti volevano sentire... e nulla di quello che era uscito dalle sue labbra ben disegnate l'aveva convinto. Il tempo, gli stava dando ragione.

    Si era ritirata nei domini della sua famiglia, a svolgere le sue mansioni di supervisore della costa, e a distanza di un anno, eccola presentarsi ai suoi cancelli, alla testa di un esercito composto dai samurai di Undarm -costretti dal loro stesso onore a prestare fedeltà e devozione ad una pazza- e dalla feccia mostruosa che -invece di strisciare lontano dalla sua terra, dentro le buche e le paludi da cui erano usciti- aveva mostrato l'impudenza di sollevarsi contro la Sequerus di cui avevano per decenni abusato, pretendendo di venire trattati come
    uomini.

    Se avesse tagliato la gola di quella donna, quella notte di un anno fa, molti bravi soldati -fieri figli del sogno di un Ovest prospero, forte ed unito- non avrebbero perso la vita per difendere le loro case e le loro famiglie, i progressi nelle ricerche per lo sviluppo dei Pacificatori -i prescelti che li avrebbero liberati dalla piaga dei non-umani- non sarebbero proceduti così a rilento, e -soprattutto- non si sarebbero trovati nella condizione di dover retrocedere davanti all'invasione degli altri paesi di Endlos. Perché -di questo ne era certo- ad aggiungere onta al disonore del suo tradimento, Odayaka si era abbassata persino ad allearsi con le genti straniere dell'Est e del Pentauron.

    Il rintocco distante di passi in carica lungo il corridoio lo strappò alle sue riflessioni, spingendolo a levare lo sguardo verso l'ingresso della vasta Sala-Riunioni del Palazzo Reale mentre le mani proseguivano il loro meccanico mestiere di trascrittura; i doppi battenti si spalancarono con voeemenza, e non appena gli occhi cerulei ebbero riconosciuto il suo visitatore, Kikio tornò a prestare attenzione ai propri dispacci.


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    « ...prego, accomodatevi. »
    invitò con voce posata, come se non ci fosse nessuna minaccia alle loro porte
    « Avete bisogno di qualcosa, Lord Kuroi? »

     
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  2. -Mille Voci-
     
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    Usama Kuroi

    Non ricordava di aver mai percorso i corridoi del Palazzo con così tanta furia e foga; il Picco della Guardia era caduto nelle mani dei ribelli e ben presto, come qualsiasi stratega gli avrebbe detto, si sarebbero mossi verso la sede centrale del Governo di Sequerus.
    A casa sua, pronti a reclamare vendetta e libertà.

    Il Corvo Nero spalancò i battenti con forza, dimostrando solo però un'acerba dignità ed uno scarsissimo controllo delle proprie emozioni: trovò il discendente della Casata Ho intento a trasferire le sue preziosissime informazioni, incapace di mostare rispetto per colui che aveva dato inizio a questa miracolosa manovra di epurazione della città.
    Quel sudicio ragazzino dagli occhi azzurri aveva sempre tenuto un posto di eccellenza nella lista d'odio del Lord.

    «Si, ho bisogno di certezze.
    Avevi assicurato che i tuoi insulsi Pacificatori avrebbero difeso la città ed ora siamo costretti a ritirarci fra queste mura.»


    Raggiunse il tavolo della Sala Riunioni, soffocando i gloriosi ricordi della notte nella quale era riuscito ad avere il consenso delle figure più importanti di Sequerus e dell'intero Presidio; sotto il loro sguardo assecondante ed indifferente, aveva gettato le basi per un progetto magnifico che una traditrice
    -quella sudicia Reggente di Undarm-
    stava platealmente e senza ritegno tentando di distruggere.

    «Le altre Nobili Famiglie sono nelle loro rispettive Dimore, qui sul Picco del Forte.
    Voglio una scorta personale, la migliore che hai a disposizione.
    Dobbiamo attivare le difese il prima possibile.»

     
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    «Si, ho bisogno di certezze
    l'esordio del Corvo espresse tutta la sua paura, mascherandola con l'arroganza
    «Avevi assicurato che i tuoi insulsi Pacificatori avrebbero difeso la città
    ed ora siamo costretti a ritirarci fra queste mura.»


    Mentre lo percepiva avvicinarsi al grosso tavolo a passo di carica, Kikio non perse tempo a degnare Kuroi di un secondo sguardo degli occhi azzurri, e continuò a ritmo serrato la trascrizione di uno dei recenti fascicoli inerente i progressi del prezioso Progetto Tishbà: tutte cose che gli sarebbe servito tenere sottomano nel momento in cui avrebbe dovuto -per la seconda volta- trasferire il Soggetto Zero -e, conseguentemente, la sede delle sue ricerche- ad un nuovo laboratorio.

    «Le altre Nobili Famiglie sono nelle loro rispettive Dimore, qui sul Picco del Forte.»
    inveì ancora l'omuncolo, come se la cosa potesse richiamare le sue attenzioni
    «Voglio una scorta personale, la migliore che hai a disposizione.
    Dobbiamo attivare le difese il prima possibile.»


    All'udire quelle parole, l'Unificatore di Sequerus interruppe il suo lavoro per la prima volta da quando dal campo di battaglia erano giunte notizie circa l'intromissione di altri poteri al fianco dei sovversivi, e le sue iridi -che al ghiaccio avevano rubato tanto il colore quanto la freddezza- lo trafissero con una sola, laconica occhiata.
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    « Quello che dobbiamo fare, Lord Kuroi, è radunare le cose più utili e importanti alla nostra sopravvivenza e ripiegare. »
    ribatté con voce piatta e nessuna passione
    « Se gli eserciti dell'Est e di Rivenore supportano i Ribelli, allora Mira gode di un dispiegamento di forze maggiore del nostro.
    ...e quale sarà il loro primo obiettivo? »


    Una domanda retorica che non abbisognava di risposta; l'esito era fin troppo scontato: il Palazzo Reale, simbolo del potere sull'Ovest e sede dei capi del suo governo; con una pausa, Kikio fornì al suo interlocutore un istante di silenzio per assimilare il concetto.

    « Sarebbe saggio non farsi trovare qui
    quando gli invasori arriveranno. »

    concluse con pragmatismo il Capofamiglia Ho
    « Guadagneremo tempo per riorganizzarci, e li spingeremo all'imprudenza: è la nostra miglior speranza di vittoria. »



    Edited by Madhatter - 4/11/2013, 09:58
     
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  4. -Mille Voci-
     
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    Usama Kuroi

    Non ascoltò veramente le parole di Kikio.
    Lo fece fino a che non capì, senza dover elaborare altro, che il Capofamiglia Ho aveva già optato per una strategia differente dalla sua, una mossa che il Re Nero non condivideva in alcun modo.
    Ritirarsi?
    Erano finiti i tempi della fuga, per lui.
    Il Cappellaio ed il Demone gli aveva assicurato un futuro di potere su Sequerus se fosse riuscito nell'impresa di eliminare la feccia non-umana...e ciò avrebbe fatto.
    Dal suo Palazzo, vicino al suo trono, con le difese rubate offerte dai Komanari.

    «Certezza di vittoria, Kikio.
    Non fuggirò come un codardo: attiva le difese e lasciamo il Palazzo, non ho bisogno di sapere dove andrai a rifugiarti, coda fra le gambe.»


    Lo guardò con disprezzo, acuendo l'espressione da corvo che il suo viso, generosamente offerto come scherzo dalla natura, portava con sè fin dalla nascita.

    «Puoi portare con te anche i Pacificatori: sono dei fallimenti sul campo di battaglia, a quanto pare.»

     
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    «Certezza di vittoria, Kikio. Non fuggirò come un codardo...»
    asserì il nobile, con un'alterigia superata in dimensioni solo dal suo naso
    «...attiva le difese e lascia il Palazzo, non ho bisogno di sapere dove andrai a rifugiarti, coda fra le gambe.»

    Usama Kuroi lo guardò con disprezzo, e Kikio Ho dovette ringraziare il suo autocontrollo se non finì per ridergli brutalmente in faccia: il fatto che il Corvo fosse per natura un arrampicatore pavido, vile e meschino gliel'aveva sempre fatto trovare disgustoso, ma... che si fosse preso la briga di far sparire la Principessa Mio, spianandogli di fatto la strada, aveva portato Kikio a tributargli la -minima- stima necessaria che si riserva ad un utile strumento.

    Fintanto che non lo riguardavano direttamente, l'Unificatore aveva spesso chiuso un occhio sui suoi modi fin troppo orgogliosi per una creatura così insignificante, limitandosi a prender atto con benevolenza della sua intrinseca comicità; ora, che la paura del nemico aveva però preso possesso del suo cuoricino piccolo, duro e scuro come un pezzo di carbone, il Re Nero sembrava aver trovato nell'isteria lo scampolo di coraggio per parlargli a quella maniera.


    jpg«Puoi portare con te anche i Pacificatori:
    sono dei fallimenti sul campo di battaglia, a quanto pare.»


    Avrebbe potuto spiccargli la testa dal collo.
    Senza sforzo, con un solo fendente, e prima che se ne accorgesse... ma, così facendo, avrebbe solo rischiato di rendere illeggibili i documenti - la cosa più importante in quella stanza. Fu per quello che, con pieno distacco, incrociò le braccia sul petto e volse lo sguardo di ghiaccio su di lui, con sufficienza.

    « Sarà fatto come desiderate, Lord Kuroi. »
    assentì con nonchalance, senza la minima resistenza
    « Darò ordine di attivare i sistemi difensivi e lascerò il Palazzo insieme ai miei uomini al calare della notte. »

    Il suo volto non mostrò servilismo né ostilità, ma la sua voce ebbe una certa condiscendenza; dopotutto, non c'era bisogno di portargli alcun tipo di rancore... perché -di questo era certo- Usama sarebbe morto tra quelle mura con un topo.
    E quel pensiero lo ripagava ogni oncia della sua pazienza.

    « C'è dell'altro...? »

     
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    Usama Kuroi

    Considerati gli ultimi risvolti della faccenda, Kuroi maledisse il giorno in cui Kikio varcò la soglia della sua porta.
    I suoi Pacificatori si erano dimostrati meno efficaci di quanto lui avesse affermato e, in quell'istante, la presenza dell'esponente della famiglia Ho era soltanto motivo di rabbia, frustrazione ed odio nell'animo oscuro del Re Corvo.

    «Non accetterò altri fallimenti, Kikio.
    Sappilo.»


    Si sentì potente nel dirlo eppure, nel profondo dei suoi viscidi pensieri, il Corvo seppe di aver esagerato. Si rese conto, in pochi istanti, che il suo leverage sul guerriero era nullo e che, osando troppo, avrebbe solo rischiato di morire per mano di colui che lo aveva aiutato in quell'impresa.
    Lasciò che un suono gutturale uscisse dalla sua gola, a labbra serrate, e girò sui tacchi abbandonando la Sala delle Riunioni, non mancando di sbattere dietro di sè entrambi i battenti.

     
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