Il Giudizio delle Sabbie

Pietrificato.
Il Malkavian non sapeva più cosa fare, nè come muoversi, dinanzi ad un avversario di tale potenza. Già altre volte si era trovato nella merda sino al collo ma, in un modo o nell'altro, era sempre riuscito a cavarsela.
Quella volta, invece, sembrava sarebbe stato diverso.

Aristotelis, Kozlov, Venat, guerrieri dei quali aveva già saggiato il valore sul campo di battaglia, sembravano impotenti quanto e come lui, al cospetto del campione dell'arena. Il Vampiro guardò per qualche istante gli altri Eversori, cogliendo nei loro occhi soltanto il senso di sconfitta. Il Campione, invece, da par suo, sembrava del tutto intenzionato a scrivere la parola fine al combattimento, infliggendo il colpo di grazia ai suoi avversari.

« E' finita. » sussurrò a fil di labbra, letteralmente senza speranza. Probabilmente, se avesse avuto la mente più lucida, si sarebbe tolto la vita con le sue stesse mani, senza attendere l'offensiva dell'arabo. Ma no, la psiche annebbiata, non glielo permise.

Un ultimo sguardo agli spalti, d'altronde, morire nell'Arena Nera non sarebbe stato poi così male, per uno come lui.
Poi, però, avvenne l'imponderabile; il Campione distolse la sua attenzione dagli Eversori per un attimo, e dopo alcuni secondi, la superficie dell'Arena iniziò a brillare di luce propria. Un bagliore accecante, che privò della vista il von Schneider, il quale si portò una mano a protezione degli occhi inutilmente.

« Che cazzo succede ora? » imprecò, un'istante prima di percepire una scarica elettrica risalirgli la gamba sinistra. Un colpo di modesta entità, che lo fece piegare leggermente, senza però destabilizzarlo del tutto.
Poi, infine, la terra tremò.
La rena insaguinata iniziò a muoversi sotto i piedi, come un magma incandescente prese quasi a ribollire, come se volesse sputare qualcosa dal suo ventre, dalle sue viscere.

Le scosse telluriche aumentarono d'intensità progressivamente, facendogli perdere l'equilibrio, e costringendolo in ginocchio.
Ogni speranza sembrava persa, ogni tentativo di ribaltare la situazione sembrava vano.
Le parole, non facevano altro che ripetersi.
« E' finita. »