Supremazia sulla Terra

[Aurora Occidentale]

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    «Fa' ciò che devi.»
    asserì Namas, posando una mano sulla spalla di Amon
    «Ti aspettiamo dentro.»

    Decretando il suo implicito beneplacito a quella richiestadi grazia, il Principe Naga si congedò dal compagno d'armi per precederlo all'interno della struttura, spezzando la spirale di pensieri che tormentava l'anima dell'Egiziano e seguendo docilmente la saggia guida dello Specchio.

    Credo che tu abbia espiato la tua pena.

    Rimasto solo con il moribondo, Amon sembrò infine ritrovare il suo equilibrio interiore: il suo lato oscuro -figlio di tanti anni vissuti nell'ombra e nel sangue- non si era certo dissipato al suono di quelle parole o al tocco incoraggiante dell'alleato, ma... il Serpente comprendeva la natura dello Scorpione, e quel muto e pacato sentimento di accettazione fu più che abbastanza per neutralizzare la paura che ogni uomo ha di sé stesso.

    Mi auguro che tu sia veramente pentito.
    proseguì il giovane guerriero, normalizzando il respiro
    -ma non avrai il mio perdono. Non ancora.

    Inspirando profondamente, Amon sguainò la spada, e mentre la realtà si sfuocava un poco oltre l'umida patina di lacrime che pungeva i suoi occhi verdi, la lama calò sul petto dello sventurato, trafiggendo un cuore ancora umano e donando espiazioni alle carni corrotte; poi, abbandonò il cortile e seguì Namas e Odayaka all'interno dell'edificio.

    Percorrere i corridoi del laboratorio fu un'esperienza irreale; per certi versi, sembrava di camminare in un sogno... o -forse, piuttosto- in un incubo, una lugubre e sinistra visione di un bianco accecante: solo le sobrie targhe di metallo -recanti i numeri dei vari settori del plesso- interrompevano occasionalmente la monotonia di muri asettici, il ronzio delle algide luci al neon era l'unica presenza costante in quegli anditi deserti, e il tanfo opprimente del disinfettante aleggiava ovunque come un oscuro presagio, dando alla Dama di Undarm la sensazione di star errando nel vuoto di un mondo sospeso.

    Quando -improvvisamente- arrivò il black-out e la luce venne meno, fu quasi un sollievo: il luogo era precipitato nell'oscurità, ma se non altro il ronzio basso e persistente della corrente elettrica era finalmente cessato; d'un tratto incerta nei suoi passi, lo Specchio Tranquillo tese cautamente la mano alla propria destra, alla ricerca -ancora una volta- del braccio del Principe Naga.
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    « L'alimentazione elettrica si è interrotta...! »
    esordì la donna, in un sussurro accresciuto da quel silenzio assoluto
    « Il raid al Picco dell'Acqua deve essere andato a buon fine. »

    Un suono imprevisto la fece trasalire, una singola vibrazione simile all'onda di un diapason echeggiò tutto intorno a loro, e le luci di emergenza si accesero, consegnando quel luogo ad una penombra opprimente e soffusa... comunque insufficiente a discernere con chiarezza dove dirigere i piedi.

    « Luci di emergenza...? »
    mormorò la fanciulla, pensierosa e sorpresa
    « Kikio deve aver dotato il settore di un generatore d'emergenza... »

    ...e nel silenzio amplificato nitido -sebbene distante-,
    echeggiò il pianto di un bambino.

    Behind the Enemy Lines

    Arriva un black-out mentre esplorate i laboratori rimasti del tutto deserti, e -a qualche istante dall'interruzione di corrente- un generatore autonomo attiva delle luci di emergenza; invece che nel buio pesto, vi ritrovate nella penombra, ma con le vostre abilità oculari non sarà un problema proseguire.
    D'un tratto, sentite provenire da qualche parte più avanti il pianto di un bambino.

    Prossima scadenza: 12 Aprile, compreso.
    Per dubbi o qualunque altra cosa, potete chiedere in Bacheca. :kisu:

     
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    deva


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    Lasciò che il braccio dello Specchio di Undarm lo sfiorasse, appoggiando quel candido timore che solo una donna del suo calibro poteva provare e celare allo stesso momento.

    «Odayaka, non allontanarti dalle mie spalle.
    Rimani dietro di me.»


    Ruotò il capo di lato, affinché potesse guardarla negli occhi: le riservò un timido sorriso, così lontano da quella situazione che nessuno avrebbe mai potuto raccontare di averlo mai visto prima sul volto del nagavandari.
    Necessitava di quell'espressione, quel velo di confusa serenità che per qualche attimo convinse persino il portatore: poi, però, quando l'oscurità sfumò nella volgare elevazione di una penombra, il Principe mutò la maschera da osservatore in predatore.
    Perché lui e la sua razza erano predatori,
    di istinti e virtù.
    Erano animali a cui era stata concessa una consapevolezza più alta di tutto il genere umano e che loro, senza ritegno, avevano sempre indossato come un vanto.
    Mai come un traguardo, mai come una debolezza.
    E fra tutte le lezioni apprese da Namas, la più gelida ma consolatoria era stata proprio quella: che la consapevolezza di un essere vivente è vuota se non viene adoperata per un bene più grande.
    Se non è luce che acceca gli angoli tetri ma solo orgoglio di una solitaria candela, allora, quella consapevolezza perde vigore.


    Nelle fragilità dei suoi ragionamenti, il guerriero avanzò in testa al gruppo, facendo affidamento sul suo Atharvaveda e sul fatto che Amon, dotato anch'egli di una vistra ultraterrena, avrebbe agevolmente seguito i loro passi.
    Il corpo del combattente catturava tutto di quel flebile alito di luminosità, piegandolo nelle curve dei muscoli guizzanti del petto, disperdendo ogni albedo nelle pieghe dei vestiti, fra i capelli corvini ed indomabili.

    «Ci siamo.»

    Le parole furono prologo al pianto che giunse poco dopo.

     
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    black s c o r p i o

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    -L'hai ucciso, alla fine.-

    Sentì dentro di sé, come se quella stessa voce volesse metterlo alla prova.

    «Era un atto dovuto.», pensò.

    Un atto di pietà verso un povero diavolo. Nulla di più.
    Avrebbe dovuto odiarlo con ogni fibra del suo essere, ma non ci riusciva; nonostante le sue parole avessero lasciato presagire ben altro, non riusciva a provare odio verso quella persona. Forse, inizialmente, era così ma attimo dopo attimo la situazione era cambiata.
    Si era evoluta senza che potesse rendersene conto.
    Era difficile, forse impossibile provare a tornare ad essere uno Scorpione Nero, un verso Scorpione, spietato verso il prossimo, per chiunque non fosse suo amico o compagno o gregario. Eppure, in quella sua nuova veste di paladino, piuttosto che di assassino, aveva dovuto ricredersi.
    Persino lui aveva un cuore e questa volta non temeva di mostrarlo al mondo, rigettando decenni di duro addestramento – fisico e psichico – e secoli di tradizioni, sulle quali la congrega aveva posato stabili fondamenta. Almeno fino alla notte degli intrighi che videro tra i protagonisti anche Amon.
    Con la diligenza impostagli dal suo ruolo, seguì Namas ed Odayaka sommessamente, cercando di provocare il minor rumore possibile, come se non esistesse.
    (alcune abitudini, infatti, erano restie a morire)

    Passo dopo passo, l'aria si faceva pesante provocandogli asfissia.
    Mano a mano che avanzava sentiva come una sensazione di claustrofobia, temendo di non riuscire ad uscirne e di rimanere a girovagare in eterno all'interno di quel fittissimo labirinto – così come appariva ai suoi occhi ed ai suoi sensi. Sentiva fastidio agli occhi, provando ad attenuare quella sgradevole sensazione richiamando a sé l'Occhio di Ra, che aveva la peculiarità di rendere incolore qualsiasi cosa non fosse energia. Peccato, però, che il bianco non aveva modo di essere represso in qualche modo.
    Pertanto, nonostante i suoi sforzi – e la necessità di controllare la situazione in ogni anfratto, in ogni luogo – dovette farsi forza cercando di sviare l'attenzione da quel bianco luminoso.
    Checché se ne volesse dire, comunque, era più facile a dirsi che a farsi.
    (tenuto nel dovuto conto il fatto che lui ne era particolarmente colpito
    senza possibilità di ripararsi
    )

    Quella monotonia cromatica era interrotta unicamente dalle targhette presenti sulle porte.
    Aveva ancora poca dimestichezza con l'idioma presente su Endlos – in particolar modo quello più utilizzato nell'Ovest – pertanto non si curò di leggere cosa vi era scritto.
    L'unica costante, oltre a quella luminosità oltremodo fastidiosa, era il ronzio emesso molto probabilmente dagli apparecchi che la emanavano: non riusciva a distinguere nessun altro rumore, se non quello e ciò voleva dire due cose soltanto: o si era abituato a quel suono, isolandosi da tutto il resto o effettivamente non c'era nessuno in quei cunicoli. In entrambi i casi, si trattava di una situazione sospetta.
    Per chi, come lui, era abituato ad assassinare nel silenzio o delle ombre o a combattere nel clangore di una battaglia, quel silenzio era surreale. Fastidioso, per certi versi.
    Lasciava modo di ascoltare il chiasso prodotto dai propri pensieri, così forte da rimbombare nella sua mente martellandola di dubbi, perplessità e persino un filo d'angoscia; frattanto, nonostante fosse stranamente calmo, poteva sentire i battiti del suo cuore.
    Lenti. Inesorabilmente lenti.

    -Tum- -Tum- -Tum-

    --

    -eh?

    La luce svanì, con grande sollievo (iniziale) dello Scorpione.
    Ma questi ben sapeva quante insidie poteva nascondere l’oscurità, essendo egli stesso (stato) una creatura della notte, avvolta dal gelido abbraccio delle tenebre. A dirla tutta, comunque, nonostante l’iniziale cecità dovuta all’assenza di luce, cominciava a star bene in quelle gelida e cupa atmosfera.
    Era il suo ambiente, seppure avesse non poche difficoltà a vedere pur confidando nel fatto che ben presto i suoi occhi si sarebbero abituati lasciandogli intravedere qualcosa.
    I sensi, affilati – ed affinati – come rasoi scandagliavano l’ambiente circostante al fine di percepire anche il benché minimo movimento portando poi la mancina a stringere l’elsa del pugnale al fine di poterlo sguainare qualora ve ne fosse stato il bisogno.
    Accelerò il passo, abituandosi gradualmente al precario equilibrio causato dal non riuscire a vedere alcunché, cercando di ridurre il distacco tra lui ed i due: Namas ed Odayaka, facendo bene attenzione ad ascoltarne le parole. A quanto pareva, infatti, il raid era andato a buon fine.
    Un sorriso si disegnò sul volto dello Scorpione, ben conscio che ora era tutto nelle loro mani; ripromettendosi di fare la propria parte, sporcando le proprie mani con dell’altro sangue.
    Dentro di sé, il suo ‘Io’ più oscuro e tremendo ne bramava sempre di più.

    --

    Un altro suono, poi, catturò nuovamente la sua attenzione.



    Era stato diverso dal precedente, da quello che aveva preannunciato il black-out.
    D’improvviso si accesero delle altre luci, più soffuse rispetto alle precedenti e pertanto meno fastidiose per i suoi occhi. Per un momento, comunque, dovette chiuderli per farli riabituare nuovamente alla presenza della luce. Qualche attimo, non di più.
    Se li strofinò e li riaprì mostrandosi mostruoso alla vista altrui, con le vene rigonfie intorno agli occhi ed alle tempie, nonché all’assenza di pigmento di iride e pupilla che avevano assunto invece un’omogenea e più consona colorazione perlacea. Ma non doveva temere, visto che sia Namas, sia Odayaka lo avevano già visto in azione.
    Nonostante tutto, comunque, l’illuminazione era sufficiente abbastanza a distinguere malamente la strada da seguire, provando a non incespicare nell’andatura più sicura che aveva assunto.
    A rompere quel silenzio oltremodo innaturale, fu il pianto di un bambino.
    Che fosse la il bambino di cui parlava l’ex sentinella?

    Namas parlò per primo, indicando che fossero vicini.
    Il cuore di Amon ebbe un sussulto.

    È lui?!”, chiese più a sé stesso che ai suoi compagni d’avventura.
    Dobbiamo andare, ma lasciate che sia io ad andare avanti.”, consigliò Amon con tono sicuro. “Il mio dono mi permette di guardare al di là delle pareti: sarà più facile per me individuare lui-
    disse ancora avvicinandosi a loro.

    -e di eventuali trappole o uomini pronti ad attenderci!”, affermò infine,
    con altrettante sicurezza.

    Bisognava fare in fretta: il tempo, in quel contesto
    era tiranno.



    « B l O c K n O t E s »

    { Critico ~ 40% . Alto ~ 20 % . Medio ~ 10 % . Basso ~ 5% }

    Energia ~ 100%
    Status Fisico ~ Ottimo

    « EQUIPAGGIAMENTO »

    . Lama del destino .

    Lama del destino”, così come rinominata da Amon, è una spada composta dalle più pregiate e resistenti leghe metalliche in possesso dello Scorpione Nero. La sua forma è inusuale per le spade dell'epoca, assegnate all'esercito regolare egiziano e difatti ricorda solamente le più comuni “khopesh”, essendo più assimilabile per forma e resistenza ad una scimitarra; anche il suo aspetto è il frutto di esperimenti, dovuti soprattutto alle contaminazioni culturali di altre popolazioni confinanti che hanno permesso ai fabbri dell'ordine di trovare la forma e la resistenza più adatte per un più efficiente ed efficace utilizzo dell'arma in battaglia. Nel complesso, “Lama del destino” è il risultato di un pregevole lavoro di manifattura dovuto all'abilità manifesta dei fabbri e degli 'ingegneri' dell'ordine dello Scorpione Nero: la lama, infatti, lucente come non poche è lunga all'incirca cinquanta centimetri ed è rifinita con intarsi e rilevi lungo tutta la sua superficie, sul cui lato destro è inciso il simbolo dell'ordine: uno scorpione nero, proprio come il tatuaggio che ha sulla spalla; l'elsa è lunga all'incirca venti – anche venticinque – centimetri ed è composta di legno e lega, uniti insieme con intarsi d'oro e fascette di cuoio nero, per renderne la presa confortevole. Nel complesso, l'arma risulta ben bilanciata ed equilibrata nel suo peso – forse eccessivo per alcuni – con un filo resistente ed affilato, utilissima sia in difesa che in attacco. Quando non è sguainata, “Lama del destino” è conservata in un fodero di cuoio nero, solitamente posizionato dietro alla schiena ed assicurato al corpo di Amon grazie ad ulteriori fasce della medesima fattura per una duplice ragione: anzitutto gli è possibile sguainare la spada in modo semplice ed immediato, in qualsiasi situazione; ciò gli permette di nasconderla sotto ampi mantelli, consentendogli di passare inosservato laddove lo desideri.

    . Oracolo della Morte .

    Oracolo della morte”, così come chiamato da Amon, è un pugnale composto dalle più pregiate e resistenti leghe metalliche in possesso dell'ordine dello Scorpione Nero. La sua forma è molto particolare, studiata appositamente per poter essere potenzialmente mortale per chiunque ne incontri il filo; principalmente utilizzato nell'assassinio, non è difficile vedere Amon utilizzarlo anche nel corso di un normale combattimento, come ausilio e supporto nel corpo a corpo. La lama è lunga all'incirca venticinque centimetri, ed è ricurva sul fronte, con una zigrinatura sul retro ed è finemente rifinita con intarsi e rilievi lungo tutta la sua superficie; il manico, a sua volta, è lungo all'incirca quindici centimetri presentandosi leggermente ricurvo, sul lato opposto rispetto al fronte della lama. È composto da legno e metallo, uniti tra loro con intarsi dorati e lacci di cuoio nero che ne rendono l'impugnatura comoda e confortevole, in modo da non comportare difficoltà nella presa; nel suo lato interno presenta un piccolo anello, grande abbastanza da farci passare il dito indice ed utile per cambiare la presa del pugnale per ogni evenienza, permettendo di rivolgere la lama verso l'alto o verso il basso a seconda della situazione contingente. Per via della particolarità della lama, zigrinata sul retro, è abbastanza utile per bloccare le altre spade e consentirgli un vantaggio – laddove possibile – nella corta distanza. Frutto di un lavoro di pregevole manifattura, si presenta bilanciato e ben equilibrato nel suo peso, potendo essere utilizzato anche come arma da lancio, per ogni evenienza; il filo della lama, infine, è molto affilato e resistente. Quando non è impugnato, “Oracolo della morte” è riposto in un fodero di cuoio nero agganciato al bacino di Amon con altrettante guaine della medesima fattura; è solito posizionarlo dietro al bacino, ben nascosto, con il manico rivolto verso il lato sinistro e permettergli di impugnarlo con semplicità in qualsivoglia situazione.

    « POTERI SPECIALI »

    . Occhio di Ra .

    Byakugan

    Nell'ordine dello Scorpione Nero sono diverse le abilità che – sono state e che – vengono tramandate di adepto in adepto, di generazione in generazione fin dalla sua istituzione; ve ne sono alcune però che sono legate in modo particolarmente stretto al sangue ed all'innato talento di pochi, che non è stato possibile tramandare per via di particolarità intrinseche delle medesime abilità. Gli studiosi dell'ordine e gli alti vertici hanno pertanto deciso di studiare e documentare simili capacità in rotoli segreti, conosciuti a pochi – e sconosciuti ai molti – al fine di facilitare l'apprendimento di coloro i quali fossero riusciti ad ottenerle per una ragione, piuttosto che per un'altra, e di indirizzarli verso il loro sviluppo. È stato riscontrato nel corso della lunga vita dell'ordine, che tali e particolari abilità si ripresentassero ciclicamente in ogni generazione, alle volte saltandone anche una o due, permettendo pertanto una sorta di studio previsionale in tal senso e comprendere più o meno quando simili capacità si sarebbero ripresentate a vantaggio esclusivo dello Scorpione Nero e del Faraone.

    L'“Occhio di Ra”, in particolare, appartiene alla schiatta delle abilità che si tramandano con il sangue, piuttosto che con il talento, finendo per essere appannaggio di pochissimi elemento nella storia dello Scorpione Nero in quanto legata al sangue reale: il sangue del Faraone; era accaduto infatti che alcuni eredi, rinunciando al titolo reale, si fossero uniti all'ordine con lo scopo precipuo di essere d'aiuto al futuro Faraone ed allontanarsi così dai futili giochi di intrighi e potere di palazzo. Si tratta dell'abilità più rara e più imprevedibile in fatto di presentazione, in quanto ben pochi erano stati i membri della famiglia reale che si erano uniti all'ordine, destando difficoltà nel prevedere quando e come l'occhio sarebbe potuto rivelarsi utile agli scopi dello Scorpione Nero, nonché dell'ordine.

    Quest'abilità, come tante altre, non richiedeva la 'purezza' del sangue, ma necessitava unicamente della presenza di sangue reale per poter essere – potenzialmente – risvegliata; il che, comunque, non significava che potesse risvegliarsi automaticamente, in quanto richiedeva comunque che il soggetto avesse sviluppato la capacità di richiamare ed utilizzare il “Respiro divino”, appannaggio esclusivo degli adepti dello Scorpione Nero. Ad un normale essere umano era dunque precluso il suo risveglio.

    L'“Occhio di Ra” comincia a risvegliarsi nel soggetto in un età compresa tra i sette e gli undici anni, qualora abbia già avuto modo di padroneggiare – anche in modo abbastanza incompleto – il “Respiro divino” così che quella stessa energia possa essere utilizzata come catalizzatore dell'abilità stessa. Nel presentarsi, il soggetto denota fortissimi mal di testa, accompagnati da cecità temporanea o da vista estremamente sensibile alla luce, tanto da costringerlo in quest'ultimo caso a tenere gli occhi chiusi; tali sintomi verranno accompagnati da senso di vertigine e spossatezza, in quanto il soggetto non è ancora in grado di controllare il proprio potere ed utilizzare il giusto quantitativo di energia per poter fare completo affidamento sull'abilità oculare. Poco a poco, man mano che il soggetto continua nei suoi addestramenti per affinare la padronanza nel “Respiro divino”, affiorano in modo confuso le singole capacità donate dall'abilità, confondendosi tra loro e costringendo il soggetto ad interrompere forzatamente i propri allenamenti in quanto potrebbe essere soggetto anche a perdita di sensi, mettendo a serio rischio la sua vita. Il completamento dell'addestramento d'uopo previsto specificatamente per la sola abilità – unitamente agli sforzi per padroneggiare in modo completo il “Respiro divino” –, gli consente di poter incanalare le proprie energie ed i propri sforzi su di una capacità per volta o sulla combinazione di più capacità per volta, senza alcuna difficoltà; l'utilizzo dell'abilità resta comunque legato alle forze ed alle energie residue: da questo dipende infatti l'effettiva fruibilità delle sue capacità nel suo complesso. [Malus: al raggiungimento di determinate soglie di riserva energetica, Amon non sarà in grado di accedere alle proprie capacità passive; le percentuali di riferimento saranno indicate in corrispondenza delle singole capacità.] Il soggetto, custode dell'abilità, ha presentato nel corso dei secoli un'indole riflessiva e mai impulsiva, affidandosi ciecamente alle capacità donategli dall' “Occhio di Ra” e risultando prezioso nella fasi strategiche, per evitare ingenti perdite di adepti.

    Fisicamente e visivamente, l'“Occhio di Ra” si presenta agli occhi altrui per una sorta di mutazione che avviene nel volto del soggetto, del custode, il quale viene trasfigurato per permettere al “Respiro divino” di apportare i propri benefici agli occhi; per poter fare affidamento sulla propria abilità, il custode non dovrà fare altro che concentrare il proprio potere negli occhi e lasciare che il “Respiro divino” interagisca con gli stessi. Le vene alle tempi, sino alle orbite, cominceranno a gonfiarsi pompando il sangue – e l'energia – più velocemente; i bulbi oculari, frattanto, perderanno la loro consueta colorazione assumendo un pigmento perlaceo, sovrapponendosi quasi completamente sia alla pupilla, sia alla cornea, di cui permangono semplicemente i contorni sbiaditi.

    Amon ha apprendeso i primi rudimenti sul “Respiro divino” all'età di sette anni, riuscendo nell'intento di controllarlo indirettamente all'età di circa otto anni; ciò gli ha consentito di risvegliare l'“Occhio di Ra” a questa età. Infine, è riuscito a perfezionare il controllo sull'abilità e sulla propria energia all'età di dodici anni, con grande sorpresa dei suoi istruttori.

    L'“Occhio di Ra” consente al suo custode di poter vedere distintamente l'essenza degli altri soggetti – siano essi amici o nemici –, sotto forma di un fittissimo reticolato energetico che ricorda molto il complesso sistema circolatorio del sangue, la cui colorazione risulterà essere differente a seconda dell'entità che si troverà di fronte. In questa fase, i colori si sbiadiranno assumendo tinte spente, tenenti al grigio, mentre la trama energetica assumerà ai suoi occhi una colorazione più vivida e brillante, consentendogli di concentrare l'attenzione su questo particolare; ad una osservazione più attenta e meticolosa – sostituita, con il tempo, dall'esperienza – è possibile notare che vi sono dei punti nella trama energetica, nei quali l'energia è più condensata rispetto ad altri e ciò in quanto si trovano in corrispondenza degli organi vitali, permettendo al custode una maggiore precisione nei suoi colpi. La visione della trama gli consente un vantaggio ulteriore, soprattutto se lo si combina con una efficace tattica difensiva, poiché ciò gli permette di reagire in modo più veloce ad una offensiva avversaria basata strettamente sull'utilizzo della trama stessa; infatti, in tali situazioni contingenti, la trama energetica subisce una repentina accelerazione dovuta all'utilizzo dell'energia vitale convogliata in quello specifico attacco, potenziando di gran lunga riflessi e reazioni del custode. In tali situazioni, il custode avrà quindi la possibilità di reagire più velocemente alle tattiche offensive avversarie, consentendogli di agire per tempo nella manipolazione del “Respiro Divino” e rispondere così in modo più efficace alle sollecitazioni rinvenienti dalle differenti situazioni contingenti. [Auspex passivo per visione della trama energetica; passiva di Istant Casting dovuta all'osservazione del moto repentino della trama energetica, giustificata dai riflessi repentini rinvenienti nella capacità in oggetto. Malus: al raggiungimento della soglia del 20% della riserva energetica, Amon non sarà in grado di utilizzare ulteriormente questa capacità nel corso dell'evento.] Altra caratteristica peculiare legata alla vista, è quella che consente al custode di poter avere una visuale completa di tutto quanto lo circonda, tranne che un unico punto cieco posto dietro alla sua nuca; si tratta di un cono d'ombra nel quale gli è impossibile vedere o percepire alcunché, trattandosi potenzialmente del vero ed unico punto debole di questa capacità. Per sfruttare un più ampio raggio di visione, deve trovarsi nella più completa immobilità per consentirgli di concentrarsi pienamente su quanto gli accade intorno; qualora voglia sfruttare questa capacità – combinandola con altre – in movimento, il raggio della visuale è più contenuto. [Visuale di 359° intorno a sé per un raggio di 20m. Malus: se Amon si trova in movimento, il raggio della visuale si riduce a 5m; al raggiungimento della soglia del 30% della riserva energetica, Amon non sarà in grado di utilizzare ulteriormente questa capacità nel corso dell'evento.] Ulteriore capacità donata dall'“Occhio di Ra”, è quella di vedere al di là di cose e persone, senza alcun impedimento; solitamente, questa capacità è abbinata alle altre donate dall'occhio – in special modo, se sfruttata per scandagliare la zona circostante –, seppure sia valida anche se utilizzata da sola. [Possibilità di vedere ogni cosa aggirando gli ostacoli; Malus: l raggiungimento della soglia del 25% della riserva energetica, Amon non sarà in grado di utilizzare ulteriormente questa capacità nel corso dell'evento.] Anni ed anni di esperienza nella “lettura” della trama energetica consentono al custode di poter leggere l'aura emotiva altrui, permettendo a questi di conoscerne lo stato d'animo, a meno che non vi siano incanti o protezioni che ne blocchino la percezione. Infatti la trama energetica rappresenta uno specchio, una sorta di riflesso di quelli che sono i diversi stati emotivi che colpiscono l'animo altrui; ciò è dovuto, in particolare, al moto del flusso energetico, al suo scorrere nel fittissimo reticolato del sistema circolatorio, permettendo al custode – dopo una fase di conoscenza e di studio più o meno breve – di comprenderne lo stato d'animo con uno scarto di errore infinitesimale. Ovviamente, per la stragrande maggioranza dei soggetti i segnali sono più o meno simili, se non identici; ma è possibile che vi siano dei soggetti particolari che poco si prestino alla lettura dell'aura emotiva, rendendo più difficoltoso al custode comprendere quale sia il loro stato d'animo, riuscendo persino a raggirarlo vanificando così ogni suo sforzo. Ciò non toglie che la lettura dello stato emotivo sia estremamente utile al custode in situazioni contingenti particolari, poiché potrebbe consentirgli – a titolo di esempio – di scoprire attraverso questa “lettura” se il soggetto che ha davanti gli sta mentendo o meno. Si tratta pertanto di una capacità estremamente versatile, potendo essere utilizzata nelle situazioni più disparate. [Lettura dell'aura emotiva utilizzando come tramite la visione della trama energetica. Malus: al raggiungimento della soglia del 20% della riserva energetica, Amon non sarà in grado di utilizzare ulteriormente questa capacità nel corso dell'evento.]

    . Essere un adepto dello Scorpione Nero .

    Gli adepti dello Scorpione Nero vengono sottoposti fin dalla più tenera età ad allenamenti fisici e psichici molto particolari, il cui scopo è quello di formarli anzitutto come guerrieri, dotandoli di fisici forti e resistenti, agili e veloci, in virtù dei ruoli e dei compiti che andranno a ricoprire una volta divenuti membri dell'ordine; secondariamente, vengono formati – con altrettanta attenzione e dedizione – come assassini, fornendo loro una preparazione (teorico-pratica) completa sulle tecniche di omicidio, sviluppando principalmente le particolari capacità fisiche – e psichiche – necessarie per metterle in atto.

    Concluso l'addestramento, Amon possiede una forza fisica notevole considerato il livello medio di un normale essere umano, retaggio degli intensi allenamenti cui è stato sottoposto sin da piccolo che gli hanno consentito di sviluppare la propria vera forza, rendendolo oltremodo pericoloso in un confronto corpo a corpo; ciò gli consente anche di sopportare pesi notevoli, ma mai eccessivi, in virtù del fatto che gli allenamenti erano basati proprio su questo: sollevamento di pesi e macigni e loro spostamento come fossero una sorta di zavorra dalla mattina alla sera, anche durante le sessioni di combattimento. La sua muscolatura, in tal senso, risulta tonica, scolpita ed asciutta: un buon compromesso che non lo vincola nei movimenti. [Power Up passivo + 50% Forza] Le sessioni di combattimento corpo a corpo e con le armi, gli hanno consentito inoltre di sviluppare una resistenza fisica impareggiabile: concluso l'addestramento, infatti, la sua pelle e le sue ossa sono divenute coriacee, tanto da consentirgli di resistere anche ai colpi più duri se corroborati da una buona tattica difensiva. Ciò gli consente di resistere meglio ai colpi altrui, riuscendo a rialzarsi in piedi laddove altri si sarebbero già arresi; inoltre ciò gli consente di risentire meno dello sforzo e della stanchezza, in virtù di questa sua stessa resistenza.
    [Power Up passivo + 50% Resistenza]

    « TECNICHE E STILI »

    Tecnica ~ n.a.

    Tecnica ~ n.a.

    _ ___ ______________________ ___ _

    Note a margine ~ mi faccio avanti, vista la mia abilità oculare in modo da poter anticipare eventuali pericoli o insidie. Tutto questo, qualora le mura non siano sotto l'effetto di un incanto. =)

    Ps. essendo in movimento, il raggio d'azione della vista a 359° è ridotto rispetto al normale. =)

     
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    «Odayaka, non allontanarti dalle mie spalle. Rimani dietro di me.»

    La raccomandazione del Naga giunse quieta attraverso le ombre del corridoio, e anche se l'oscurità le rese impossibile dirlo con certezza, lo Specchio Tranquillo ebbe la sensazione che il Principe le avesse rivolto un sorriso; il ronzio delle luci al neon in accensione spezzò l'idillio, e quando la penombra restituì la vista anche ai suoi occhi, la donna trovò il volto di Namas fiero e concentrato sui doveri della loro comune missione.

    «Ci siamo.»

    Ciò che il Trascendente disse -guidando i passi di Odayaka nella penombra- fu appena un sussurro, ma nel silenzio tonante che aleggiava in quell'ambiente asettico anche il più flebile dei suoni vibrò con violenza: il laboratorio sembrava del tutto deserto, e non doveva davvero esserci rimasto più nessuno... nessuno se non un bambino, e il mugolio lontano del suo pianto.

    È lui?!

    Lo Scorpione -silente e marziale- aveva seguito la coppia ad appena un passo di distanza, immerso nei suoi pensieri ma non per questo poco presente alla situazione, e subito fu pronto all'azione: con la mano stretta sull'elsa del pugnale, stando bene attento a quel luogo alieno e opprimente ai suoi sensi -tesi a scandagliare ogni anfratto-, l'Egiziano avanzò così di qualche falcata, per prendere la posizione di testa.

    Dobbiamo andare, ma lasciate che sia io ad andare avanti.
    asserì con tono sicuro, espandendo le proprie percezioni
    Il mio dono mi permette di guardare al di là delle pareti: sarà più facile per me individuare lui e di eventuali trappole o uomini pronti ad attenderci!

    Una premura più che logica, quella di Amon, tuttavia destinata alla snervante attesa dell'assenza: nonostante sarebbe stato facile aspettarsi di veder balzare fuori nemici a frotte dietro ogni angolo -o, chissà, qualche fantasma degli sventurati morti tra quelle mura-, il trio non trovò ostacoli sulla sua strada.

    Nella luce spettrale del neon di emergenza, la targa del settore 7C si stagliava davanti a loro come un monito misterioso, a sentinella del braccio intervallato da porte sigillate, tutte affiancate dal quadrante metallico con bottoni numerati per il codice d'accesso, in tutto e per tutto uguale a quello in cui già si erano imbattuti nel cortile; un altro spazio bianco, vuoto e finto come sanno apparire solo le artificiose opere dell'uomo.

    I sensi dello Scorpione non faticarono a trovare la cella giusta -l'unica ancora abitata da una piccola forza vitale-, ma fu una caccia facile: anche senza alcun tipo di vista mistica, sarebbe stato impossibile ignorare i piccoli singhiozzi soffocati che provenivano da lì dentro, echeggiando in quella vastità deserta con una violenza inaudita; esitando un istante -con incertezza-, l'Ambasciatrice di Undarm si staccò dal braccio del Naga per avvicinarsi alla porta.

    « Elia...? »
    mormorò piano, con voce gentile e rassicurante
    « Sei Elia, vero...? »

    Dall'altra parte, non ci fu alcuna risposta...
    e, tuttavia, il pianto si interruppe.

    « Non avere paura... »
    continuò la donna, posando lo sguardo sulla serratura elettronica
    « Siamo venuti a portarti via da questo posto... »

    Le dita affusolate si mossero agili e delicate sulla tastiera, componendo a memoria il codice che aveva trovato tra i fascicoli sottratti ai laboratori della Signa -confermato dai prigionieri sotto interrogatorio-, e un "bip" leggero si levò dal dispositivo, accompagnato dallo sfarfallio di una lucetta verde, da uno sbuffo di depressurizzazione e dal lento scivolare da una parte del pannello di metallo...e all'aprirsi del primo spiraglio, violente vertigini avrebbero colto il Naga insieme ad una nausea pesante - improvvisa e feroce come una pugnalata sferrata a tradimento-, e persino Amon avrebbe accusato qualche fastidio agli occhi, vacillando sotto l'effetto di un capogiro.

    Dopotutto, erano al cospetto della matrice originaria di tutti i mali dell'Ovest:
    il Paziente Zero, da cui discendevano i poteri dei Pacificatori.

    jpg

    Quando il pannello scomparve dentro alla parete, spalancando il passaggio, i membri della Resistenza se lo trovarono davanti, seduto sul freddo pavimento d'acciaio: era solo un bambino di appena sette o otto anni, e già i suoi occhi mostravano i segni di un dolore più grande della sua età; il visetto pallido e smunto era rigato di lacrime, e anche se aveva smesso di singhiozzare, la quiete nella sua espressione vacua fu forse persino peggiore di un pianto a dirotto.

    Eppure, la maschera apatica si dissolse non appena il suo sguardo si posò sul Prescelto dell'Atharvaveda, tramutandosi -nel volgere rapido di un battito di cuore- in sorpresa, contrizione e infine paura... perché quella non era la prima volta che si trovava a vedere ciò che era capace di causare agli altri - l'aveva visto succedere a Yuu, e mai l'avrebbe dimenticato. E quel signore con i capelli neri e il volto tatuato aveva la stessa aria sofferente di Yuu...

    « N-no... Non venite qui... »
    pigolò piano, facendo leva con i piedini per arretrare
    « Non voglio farvi male... »

    Behind the Enemy Lines

    Avete trovato il bambino di cui parlava il Caduto, e -trattandosi della materia prima per la creazione dei Pacificatori- la sua sola presenza infligge un forte malessere a Namas (equiparabile ad un danno Alto da avvelenamento), provocando fastidio (danno Basso) agli occhi di Amon, che è un umano, finché l'Occhio di Ra è attivo.
    A voi decidere cosa fare; la prossima scadenza è il 30 Aprile, compreso.
    Per dubbi o qualunque altra cosa, potete chiedere in Bacheca. :kisu:

     
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    Passato avanti, quindi, chiese loro di lasciargli un po’ di distanza.
    Si trattava di semplice precauzione, soprattutto per Odayaka: sapeva che Namas era bene in grado di pensare a sé stesso, pertanto sarebbe stato più saggio per ella stargli vicino; lui, d’altro canto, avrebbe pensato a spianare la strada ed a prevenire eventuali trappole o imboscate.
    Il suo ruolo principale anche nello Scorpione Nero, d’altronde, era stato sempre quello: andare in avanscoperta – in prima linea – per essere d’aiuto e di supporto al resto del gruppo.
    (che poi provvedesse da sé anche agli assassinii era tutta un’altra storia)

    Amon si muoveva lento, con circospezione senza mai girare lo sguardo.
    Quel semplice gesto era sopperito infatti dall’Occhio di Ra che gli permetteva una visuale (quasi) completa dell’ambiente che lo circondava, permettendogli di scandagliare ogni antro – anche se per un raggio ridotto, rispetto a quando veniva utilizzato da fermo – al fine di individuare anche la più flebile energia e dare così l’allarme ai suoi due compagni d’avventura.
    Per il momento, comunque, nonostante il silenzio fosse oltremodo sospetto non c’erano pericoli che potessero attentare alla vita dei tre invasori che si muovevano indisturbati nel corridoio.
    Dopo qualche tempo, finalmente giunsero dinanzi ad una parete metallica – una porta, presumibilmente – sulla quale vi era la targa ‘7C’.

    «È qui.», si disse.
    Ma non ne era ancora troppo sicuro, trovandosi a scandagliare quel punto per la prima volta.
    Fece segno agli altri due di fermarsi ad almeno un metro di distanza, giusto per dargli modo di osservare se vi fosse qualche sorta di pericolo prima di procedere all’apertura della porta.
    Strategicamente, infatti, quel punto sarebbe stato ottimale per organizzare un’imboscata ed il pianto del bambino non faceva altro che aumentare i sospetti dello Scorpione.
    Fermatosi, non gli fu difficile individuare l’energia vitale del piccolo, solitaria all’interno di quel luogo angusto, di certo non adatta ad un bambino di quell’età. I suoi singhiozzi, poi, echeggiavano come terribili urla all’interno di quel labirinto di corridoi.
    C’è solo lui.”, si affrettò a dire.

    Si scansò del tutto, lasciando campo libero ad Odayaka che nel frattempo si era già avvicinata.
    Aveva chiesto notizie al piccolo già mentre lui stava osservando all’interno della stanza, premurosa come una madre. Lo stava incoraggiando, donandogli speranza.
    Una speranza che a lui fu sempre negata, anche quando gridava e si disperava a gran voce per i patimenti e le torture subite dagli aguzzini dello Scorpione quando era un bambino, nel momento in cui veniva esaminato. Scosse la testa, dunque, allontanando quei pensieri negativi.
    Osservò quindi Odayaka armeggiare con quella strana macchina con il preciso scopo di aprire le porte e donare la libertà ad Elia.

    -bip-

    La porta, infine, si era aperta.

    «-ma che cos-», si disse accusando un terribile capogiro.

    -i miei occhi.”, sussurrò chiudendoli per il fastidio.

    Scosse la testa, cercando di scacciare quella sensazione di malessere.
    Persino il Principe aveva dovuto piegarsi all’impulso di quel potere strabordante, dovuto alla presenza del ragazzino. E fu proprio in quel momento che capì le parole dell’uomo a cui aveva estirpato la vita: quel ragazzino era davvero la causa dei mali dell’Ovest, di tutti i ‘diversi’.
    Ma non poteva odiarlo, non riusciva a farlo: forse era un qualcosa di suo, una sua caratteristica peculiare; peggio ancora, poteva trattarsi del risultato di un esperimento in essere proprio su quel ragazzino, costretto suo malgrado a subire le angherie di quegli stolti.
    Cercò di avvicinarsi al principe, ma il suo equilibrio era precario: nonostante il capogiro non fosse molto forte, stava provando una sensazione mai provata prima legata strettamente alla vista.
    Aveva le vertigini, compromettendone la stabilità ad ogni passo.

    Sta tranquillo, ragazzino-”, provò a confortarlo Amon piegato sulle ginocchia,
    -non c’è niente che tu possa fare, per farci del male.”, disse con un po’ di sofferenza, pur tuttavia cercando di mostrarsi il più spavaldo possibile. “-sta tranquillo e lascia fare a noi, ok?
    Gli sorrise, poi, alzando un poco lo sguardo.

    La situazione era abbastanza grave, nonostante i precedenti vaneggiamenti.
    Namas risentiva molto più di lui dell’influenza del ragazzino e lui non era al cento per cento: in quel momento sarebbero stati facili prede di qualsivoglia nemico, purtroppo.

    «-perché?!», pensò riferendosi a quella situazione.
    «Questo tipo di potere attacca soltanto i non-umani di solito, perché attacca anche me?», si chiese ancora rimuginando (sofferente) sulla situazione. «Sarà perché è lui la matrice? L’originale?!»
    Ma nonostante tutto, non aveva una risposta ai suoi quesiti.

    Vista l’inutilità momentanea del suo dono, decise di disattivare l’Occhio di Ra.
    La pratica fu istantanea e nell’immediato cominciò a percepire i benefici di quella scelta del tutto casuale: il capogiro cominciava ad alleggerirsi – seppure lentamente – così come i fastidi alla vista.
    Restò ancora un poco piegato sulle ginocchia, con il fiato corto e la fronte madida di sudore; ancora qualche attimo, prima di alzarsi lentamente ed asciugarsi la fronte con il braccio destro.
    «Allora attaccano anche i nostri talenti?!», si chiese ulteriormente.



    Vi prego-”, disse subito dopo rivolgendosi ad Odayaka,
    -stategli vicino ed allontanatelo da qui: io sto meglio e non corro alcun pericolo.”, le si mostrò in netta ripresa, almeno per rassicurarla sulle sue condizioni. “Stare qui per lui è deleterio.
    Queste ultime parole furono quasi soffocate, per non farle sentire al ragazzino che già si era preoccupato per le condizioni del giovane Principe.

    «Ed ora a noi, Elia.»

    Osservandolo più da vicino, poteva vedere quanto profondo fosse il suo sguardo;
    quanto smunto fosse il suo viso e quanto pallida fosse la sua pelle. Doveva aver patito le pene dell’inferno, di questo non aveva alcun dubbio.
    Gli tornarono alla mente le immagini della sua infanzia e di come era stato trattato lui prima di poter entrare nell’ordine; ma gli tornarono alla mente anche i ricordi della sua vita da reclutatore ed addestratore di giovani reclute dell’ordine. Forse quella sarebbe stata una buona occasione per redimersi e cercare di fare ammenda di quel suo – ulteriore – peccato.
    Cominciò ad avvicinarsi a lui lentamente.

    Vedi?”, gli chiese, “Non mi stai facendo del male.
    Ad essere del tutto sinceri, aveva ancora i postumi del precedente malore ma tutto sommato in quel momento si difendeva abbastanza bene. “Io sono Amon e loro sono Odayaka e Namas: siamo venuti qui per salvarti dalle grinfie di questi uomini.

    Nel dire quelle parole, cercò di tirare fuori il suo sorriso migliore.
    Nell’avvicinarsi, invece, teneva le mani bene in vista e lontano dalle armi, in modo da non spaventare il piccolo e conquistarne la fiducia; cercò anche di nascondere quel po’ di fastidio che provava, ancora, per via della precedente malia.

    Ora, però, dobbiamo sbrigarci.”, gli disse con tono serioso.
    Fidati di me: non lascerò che ti torcano un solo capello, te lo prometto!”, esclamò con un’espressione distesa ed un ampio sorriso sul volto porgendogli poi le spalle per invitarlo a salire.
    Andiamo via, Elia.



    « B l O c K n O t E s »

    { Critico ~ 40% . Alto ~ 20 % . Medio ~ 10 % . Basso ~ 5% }

    Energia ~ 100%
    Status Fisico ~ con i postumi del capogiro e gli occhi ancora indolenziti;

    « EQUIPAGGIAMENTO »

    . Lama del destino .

    Lama del destino”, così come rinominata da Amon, è una spada composta dalle più pregiate e resistenti leghe metalliche in possesso dello Scorpione Nero. La sua forma è inusuale per le spade dell'epoca, assegnate all'esercito regolare egiziano e difatti ricorda solamente le più comuni “khopesh”, essendo più assimilabile per forma e resistenza ad una scimitarra; anche il suo aspetto è il frutto di esperimenti, dovuti soprattutto alle contaminazioni culturali di altre popolazioni confinanti che hanno permesso ai fabbri dell'ordine di trovare la forma e la resistenza più adatte per un più efficiente ed efficace utilizzo dell'arma in battaglia. Nel complesso, “Lama del destino” è il risultato di un pregevole lavoro di manifattura dovuto all'abilità manifesta dei fabbri e degli 'ingegneri' dell'ordine dello Scorpione Nero: la lama, infatti, lucente come non poche è lunga all'incirca cinquanta centimetri ed è rifinita con intarsi e rilevi lungo tutta la sua superficie, sul cui lato destro è inciso il simbolo dell'ordine: uno scorpione nero, proprio come il tatuaggio che ha sulla spalla; l'elsa è lunga all'incirca venti – anche venticinque – centimetri ed è composta di legno e lega, uniti insieme con intarsi d'oro e fascette di cuoio nero, per renderne la presa confortevole. Nel complesso, l'arma risulta ben bilanciata ed equilibrata nel suo peso – forse eccessivo per alcuni – con un filo resistente ed affilato, utilissima sia in difesa che in attacco. Quando non è sguainata, “Lama del destino” è conservata in un fodero di cuoio nero, solitamente posizionato dietro alla schiena ed assicurato al corpo di Amon grazie ad ulteriori fasce della medesima fattura per una duplice ragione: anzitutto gli è possibile sguainare la spada in modo semplice ed immediato, in qualsiasi situazione; ciò gli permette di nasconderla sotto ampi mantelli, consentendogli di passare inosservato laddove lo desideri.

    . Oracolo della Morte .

    Oracolo della morte”, così come chiamato da Amon, è un pugnale composto dalle più pregiate e resistenti leghe metalliche in possesso dell'ordine dello Scorpione Nero. La sua forma è molto particolare, studiata appositamente per poter essere potenzialmente mortale per chiunque ne incontri il filo; principalmente utilizzato nell'assassinio, non è difficile vedere Amon utilizzarlo anche nel corso di un normale combattimento, come ausilio e supporto nel corpo a corpo. La lama è lunga all'incirca venticinque centimetri, ed è ricurva sul fronte, con una zigrinatura sul retro ed è finemente rifinita con intarsi e rilievi lungo tutta la sua superficie; il manico, a sua volta, è lungo all'incirca quindici centimetri presentandosi leggermente ricurvo, sul lato opposto rispetto al fronte della lama. È composto da legno e metallo, uniti tra loro con intarsi dorati e lacci di cuoio nero che ne rendono l'impugnatura comoda e confortevole, in modo da non comportare difficoltà nella presa; nel suo lato interno presenta un piccolo anello, grande abbastanza da farci passare il dito indice ed utile per cambiare la presa del pugnale per ogni evenienza, permettendo di rivolgere la lama verso l'alto o verso il basso a seconda della situazione contingente. Per via della particolarità della lama, zigrinata sul retro, è abbastanza utile per bloccare le altre spade e consentirgli un vantaggio – laddove possibile – nella corta distanza. Frutto di un lavoro di pregevole manifattura, si presenta bilanciato e ben equilibrato nel suo peso, potendo essere utilizzato anche come arma da lancio, per ogni evenienza; il filo della lama, infine, è molto affilato e resistente. Quando non è impugnato, “Oracolo della morte” è riposto in un fodero di cuoio nero agganciato al bacino di Amon con altrettante guaine della medesima fattura; è solito posizionarlo dietro al bacino, ben nascosto, con il manico rivolto verso il lato sinistro e permettergli di impugnarlo con semplicità in qualsivoglia situazione.

    « POTERI SPECIALI »

    . Occhio di Ra .

    Byakugan

    Nell'ordine dello Scorpione Nero sono diverse le abilità che – sono state e che – vengono tramandate di adepto in adepto, di generazione in generazione fin dalla sua istituzione; ve ne sono alcune però che sono legate in modo particolarmente stretto al sangue ed all'innato talento di pochi, che non è stato possibile tramandare per via di particolarità intrinseche delle medesime abilità. Gli studiosi dell'ordine e gli alti vertici hanno pertanto deciso di studiare e documentare simili capacità in rotoli segreti, conosciuti a pochi – e sconosciuti ai molti – al fine di facilitare l'apprendimento di coloro i quali fossero riusciti ad ottenerle per una ragione, piuttosto che per un'altra, e di indirizzarli verso il loro sviluppo. È stato riscontrato nel corso della lunga vita dell'ordine, che tali e particolari abilità si ripresentassero ciclicamente in ogni generazione, alle volte saltandone anche una o due, permettendo pertanto una sorta di studio previsionale in tal senso e comprendere più o meno quando simili capacità si sarebbero ripresentate a vantaggio esclusivo dello Scorpione Nero e del Faraone.

    L'“Occhio di Ra”, in particolare, appartiene alla schiatta delle abilità che si tramandano con il sangue, piuttosto che con il talento, finendo per essere appannaggio di pochissimi elemento nella storia dello Scorpione Nero in quanto legata al sangue reale: il sangue del Faraone; era accaduto infatti che alcuni eredi, rinunciando al titolo reale, si fossero uniti all'ordine con lo scopo precipuo di essere d'aiuto al futuro Faraone ed allontanarsi così dai futili giochi di intrighi e potere di palazzo. Si tratta dell'abilità più rara e più imprevedibile in fatto di presentazione, in quanto ben pochi erano stati i membri della famiglia reale che si erano uniti all'ordine, destando difficoltà nel prevedere quando e come l'occhio sarebbe potuto rivelarsi utile agli scopi dello Scorpione Nero, nonché dell'ordine.

    Quest'abilità, come tante altre, non richiedeva la 'purezza' del sangue, ma necessitava unicamente della presenza di sangue reale per poter essere – potenzialmente – risvegliata; il che, comunque, non significava che potesse risvegliarsi automaticamente, in quanto richiedeva comunque che il soggetto avesse sviluppato la capacità di richiamare ed utilizzare il “Respiro divino”, appannaggio esclusivo degli adepti dello Scorpione Nero. Ad un normale essere umano era dunque precluso il suo risveglio.

    L'“Occhio di Ra” comincia a risvegliarsi nel soggetto in un età compresa tra i sette e gli undici anni, qualora abbia già avuto modo di padroneggiare – anche in modo abbastanza incompleto – il “Respiro divino” così che quella stessa energia possa essere utilizzata come catalizzatore dell'abilità stessa. Nel presentarsi, il soggetto denota fortissimi mal di testa, accompagnati da cecità temporanea o da vista estremamente sensibile alla luce, tanto da costringerlo in quest'ultimo caso a tenere gli occhi chiusi; tali sintomi verranno accompagnati da senso di vertigine e spossatezza, in quanto il soggetto non è ancora in grado di controllare il proprio potere ed utilizzare il giusto quantitativo di energia per poter fare completo affidamento sull'abilità oculare. Poco a poco, man mano che il soggetto continua nei suoi addestramenti per affinare la padronanza nel “Respiro divino”, affiorano in modo confuso le singole capacità donate dall'abilità, confondendosi tra loro e costringendo il soggetto ad interrompere forzatamente i propri allenamenti in quanto potrebbe essere soggetto anche a perdita di sensi, mettendo a serio rischio la sua vita. Il completamento dell'addestramento d'uopo previsto specificatamente per la sola abilità – unitamente agli sforzi per padroneggiare in modo completo il “Respiro divino” –, gli consente di poter incanalare le proprie energie ed i propri sforzi su di una capacità per volta o sulla combinazione di più capacità per volta, senza alcuna difficoltà; l'utilizzo dell'abilità resta comunque legato alle forze ed alle energie residue: da questo dipende infatti l'effettiva fruibilità delle sue capacità nel suo complesso. [Malus: al raggiungimento di determinate soglie di riserva energetica, Amon non sarà in grado di accedere alle proprie capacità passive; le percentuali di riferimento saranno indicate in corrispondenza delle singole capacità.] Il soggetto, custode dell'abilità, ha presentato nel corso dei secoli un'indole riflessiva e mai impulsiva, affidandosi ciecamente alle capacità donategli dall' “Occhio di Ra” e risultando prezioso nella fasi strategiche, per evitare ingenti perdite di adepti.

    Fisicamente e visivamente, l'“Occhio di Ra” si presenta agli occhi altrui per una sorta di mutazione che avviene nel volto del soggetto, del custode, il quale viene trasfigurato per permettere al “Respiro divino” di apportare i propri benefici agli occhi; per poter fare affidamento sulla propria abilità, il custode non dovrà fare altro che concentrare il proprio potere negli occhi e lasciare che il “Respiro divino” interagisca con gli stessi. Le vene alle tempi, sino alle orbite, cominceranno a gonfiarsi pompando il sangue – e l'energia – più velocemente; i bulbi oculari, frattanto, perderanno la loro consueta colorazione assumendo un pigmento perlaceo, sovrapponendosi quasi completamente sia alla pupilla, sia alla cornea, di cui permangono semplicemente i contorni sbiaditi.

    Amon ha apprendeso i primi rudimenti sul “Respiro divino” all'età di sette anni, riuscendo nell'intento di controllarlo indirettamente all'età di circa otto anni; ciò gli ha consentito di risvegliare l'“Occhio di Ra” a questa età. Infine, è riuscito a perfezionare il controllo sull'abilità e sulla propria energia all'età di dodici anni, con grande sorpresa dei suoi istruttori.

    L'“Occhio di Ra” consente al suo custode di poter vedere distintamente l'essenza degli altri soggetti – siano essi amici o nemici –, sotto forma di un fittissimo reticolato energetico che ricorda molto il complesso sistema circolatorio del sangue, la cui colorazione risulterà essere differente a seconda dell'entità che si troverà di fronte. In questa fase, i colori si sbiadiranno assumendo tinte spente, tenenti al grigio, mentre la trama energetica assumerà ai suoi occhi una colorazione più vivida e brillante, consentendogli di concentrare l'attenzione su questo particolare; ad una osservazione più attenta e meticolosa – sostituita, con il tempo, dall'esperienza – è possibile notare che vi sono dei punti nella trama energetica, nei quali l'energia è più condensata rispetto ad altri e ciò in quanto si trovano in corrispondenza degli organi vitali, permettendo al custode una maggiore precisione nei suoi colpi. La visione della trama gli consente un vantaggio ulteriore, soprattutto se lo si combina con una efficace tattica difensiva, poiché ciò gli permette di reagire in modo più veloce ad una offensiva avversaria basata strettamente sull'utilizzo della trama stessa; infatti, in tali situazioni contingenti, la trama energetica subisce una repentina accelerazione dovuta all'utilizzo dell'energia vitale convogliata in quello specifico attacco, potenziando di gran lunga riflessi e reazioni del custode. In tali situazioni, il custode avrà quindi la possibilità di reagire più velocemente alle tattiche offensive avversarie, consentendogli di agire per tempo nella manipolazione del “Respiro Divino” e rispondere così in modo più efficace alle sollecitazioni rinvenienti dalle differenti situazioni contingenti. [Auspex passivo per visione della trama energetica; passiva di Istant Casting dovuta all'osservazione del moto repentino della trama energetica, giustificata dai riflessi repentini rinvenienti nella capacità in oggetto. Malus: al raggiungimento della soglia del 20% della riserva energetica, Amon non sarà in grado di utilizzare ulteriormente questa capacità nel corso dell'evento.] Altra caratteristica peculiare legata alla vista, è quella che consente al custode di poter avere una visuale completa di tutto quanto lo circonda, tranne che un unico punto cieco posto dietro alla sua nuca; si tratta di un cono d'ombra nel quale gli è impossibile vedere o percepire alcunché, trattandosi potenzialmente del vero ed unico punto debole di questa capacità. Per sfruttare un più ampio raggio di visione, deve trovarsi nella più completa immobilità per consentirgli di concentrarsi pienamente su quanto gli accade intorno; qualora voglia sfruttare questa capacità – combinandola con altre – in movimento, il raggio della visuale è più contenuto. [Visuale di 359° intorno a sé per un raggio di 20m. Malus: se Amon si trova in movimento, il raggio della visuale si riduce a 5m; al raggiungimento della soglia del 30% della riserva energetica, Amon non sarà in grado di utilizzare ulteriormente questa capacità nel corso dell'evento.] Ulteriore capacità donata dall'“Occhio di Ra”, è quella di vedere al di là di cose e persone, senza alcun impedimento; solitamente, questa capacità è abbinata alle altre donate dall'occhio – in special modo, se sfruttata per scandagliare la zona circostante –, seppure sia valida anche se utilizzata da sola. [Possibilità di vedere ogni cosa aggirando gli ostacoli; Malus: l raggiungimento della soglia del 25% della riserva energetica, Amon non sarà in grado di utilizzare ulteriormente questa capacità nel corso dell'evento.] Anni ed anni di esperienza nella “lettura” della trama energetica consentono al custode di poter leggere l'aura emotiva altrui, permettendo a questi di conoscerne lo stato d'animo, a meno che non vi siano incanti o protezioni che ne blocchino la percezione. Infatti la trama energetica rappresenta uno specchio, una sorta di riflesso di quelli che sono i diversi stati emotivi che colpiscono l'animo altrui; ciò è dovuto, in particolare, al moto del flusso energetico, al suo scorrere nel fittissimo reticolato del sistema circolatorio, permettendo al custode – dopo una fase di conoscenza e di studio più o meno breve – di comprenderne lo stato d'animo con uno scarto di errore infinitesimale. Ovviamente, per la stragrande maggioranza dei soggetti i segnali sono più o meno simili, se non identici; ma è possibile che vi siano dei soggetti particolari che poco si prestino alla lettura dell'aura emotiva, rendendo più difficoltoso al custode comprendere quale sia il loro stato d'animo, riuscendo persino a raggirarlo vanificando così ogni suo sforzo. Ciò non toglie che la lettura dello stato emotivo sia estremamente utile al custode in situazioni contingenti particolari, poiché potrebbe consentirgli – a titolo di esempio – di scoprire attraverso questa “lettura” se il soggetto che ha davanti gli sta mentendo o meno. Si tratta pertanto di una capacità estremamente versatile, potendo essere utilizzata nelle situazioni più disparate. [Lettura dell'aura emotiva utilizzando come tramite la visione della trama energetica. Malus: al raggiungimento della soglia del 20% della riserva energetica, Amon non sarà in grado di utilizzare ulteriormente questa capacità nel corso dell'evento.]

    . Essere un adepto dello Scorpione Nero .

    Gli adepti dello Scorpione Nero vengono sottoposti fin dalla più tenera età ad allenamenti fisici e psichici molto particolari, il cui scopo è quello di formarli anzitutto come guerrieri, dotandoli di fisici forti e resistenti, agili e veloci, in virtù dei ruoli e dei compiti che andranno a ricoprire una volta divenuti membri dell'ordine; secondariamente, vengono formati – con altrettanta attenzione e dedizione – come assassini, fornendo loro una preparazione (teorico-pratica) completa sulle tecniche di omicidio, sviluppando principalmente le particolari capacità fisiche – e psichiche – necessarie per metterle in atto.

    Concluso l'addestramento, Amon possiede una forza fisica notevole considerato il livello medio di un normale essere umano, retaggio degli intensi allenamenti cui è stato sottoposto sin da piccolo che gli hanno consentito di sviluppare la propria vera forza, rendendolo oltremodo pericoloso in un confronto corpo a corpo; ciò gli consente anche di sopportare pesi notevoli, ma mai eccessivi, in virtù del fatto che gli allenamenti erano basati proprio su questo: sollevamento di pesi e macigni e loro spostamento come fossero una sorta di zavorra dalla mattina alla sera, anche durante le sessioni di combattimento. La sua muscolatura, in tal senso, risulta tonica, scolpita ed asciutta: un buon compromesso che non lo vincola nei movimenti. [Power Up passivo + 50% Forza] Le sessioni di combattimento corpo a corpo e con le armi, gli hanno consentito inoltre di sviluppare una resistenza fisica impareggiabile: concluso l'addestramento, infatti, la sua pelle e le sue ossa sono divenute coriacee, tanto da consentirgli di resistere anche ai colpi più duri se corroborati da una buona tattica difensiva. Ciò gli consente di resistere meglio ai colpi altrui, riuscendo a rialzarsi in piedi laddove altri si sarebbero già arresi; inoltre ciò gli consente di risentire meno dello sforzo e della stanchezza, in virtù di questa sua stessa resistenza.
    [Power Up passivo + 50% Resistenza]

    « TECNICHE E STILI »

    Tecnica ~ n.a.

    Tecnica ~ n.a.

    _ ___ ______________________ ___ _

    Note a margine ~ Amon disattiva l'Occhio di Ra per un caso fortuito e si rende conto di non essere più influenzato dall'abilità del ragazzino al quale si avvicina, concedendogli il suo aiuto.

     
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    Guardare il pannello scomparire nella parete fu come gettarsi ad occhi spalancati in un mare senza luce: la sensazione nacque al centro degli occhi e subito, virulenta, scivolò nel naso, poi in gola, inacidendo il palato, penetrando la cavità dell'esofago e colpendo con violenza lo stomaco.
    Il nagavandari non potè resistere, poiché repentina ed ineluttabile giunse quella nausea inumana, compenetrante al pari d'una malattia sempre esistita e solamente risvegliata in presenza di Elia.
    Namas dovette inginocchiarsi, poggiando la mano destra contro il bordo dell'ingresso che permise ad Amon ed Odayaka di avvicinarsi al soggetto zero.
    Un bambino, col quale il Principe condivideva più di quanto i presenti avessero mai potuto immaginare: entrambi cresciuti nella solitudine, schiavi di aspettative e proiezioni, nella solitudine divenuti lentamente carnefici di colpe aliene eppure sempre inflitte verso la propria coscienza.

    Lo guardò, mentre singhiozzava nella prigionia di una postura raggomitolata, spaventata, incrinata.
    Ed anche lui, guerriero selvaggio ed indomito, un Illuminato nella Consapevolezza di ciò che esula dalla sola materia tangibile, anche lui inginocchiato.
    Come un bambino, come quel bambino.


    «Elia, guardami.»

    Fece appello alla tensione dei muscoli del suo torace per non vomitare, mentre sudore sottile ed umile faceva da coperta per la sua pelle alabastro; i capelli corvini, in quell'asettica atmosfera da laboratorio, apparivano lingue della notte più tetra e gli occhi
    -eredità di una razza quasi estinta-
    sibilavano verso le profondità di qualsiasi animo osasse sottostare alla loro direttrice.


    «Non è colpa tua.
    Questo male non è colpa tua e ti prometto che lo espierò, nonostante tutto.
    Per te, per me, per chiunque.»


    Amon si rivelò un ottimo compagno, precedendo il Principe negli intenti: il discendente Brahamana si voltò verso Odayaka, con in volto la volontà di accarezzarle il viso per rassicuarla, ma nelle mani la debolezza di chi sulle spalle sta portando un peso che nessuna consapevolezza potrebbe mai alleggerire.
    Nemmeno la sua.


    «Odayaka, portate fuori di qui Elia.
    Vi seguirò a breve distanza.
    Andate.»

     
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    Avete raggiunto l'obiettivo della vostra missione, e mentre indugiate sulla soglia della cella dove giaceva recluso, molti sono i sentimenti che vi pervadono quando vi ritrovate davanti al Paziente Zero: il progenitore dei Pacificatori, l'arma di sterminio di massa dei Governatori, la chiave per l'estinzione dei Non-Umani... nulla più che un bimbo tremante.

    Non gli si può certamente imputare un ruolo nelle ideologie malate di Usama Kuroi e Kikio Oh -non è una colpa essere semplicemente quel che si è-, ma se Elia non è stato la loro ispirazione, resta incontrovertibilmente il loro punto di partenza verso un'utopia fatta di odio, pregiudizio e crudeltà... i vostri sguardi vanno a sbattere contro i suoi occhioni vuoti e tristi, e vi chiedete come si possa odiarlo, pur avendo portato sull'Ovest una così grande sventura...

    Sta tranquillo, ragazzino, non c’è niente che tu possa fare, per farci del male.
    lo rassicura Amon, accusando però un insistente fastidio agli occhi
    Sta tranquillo e lascia fare a noi, ok?

    Per eludere la pressante emicrania che ha iniziato a tormentarlo dal momento in cui la cella è stata depressurizzata, il portatore dell'Occhio di Ra disattiva il suo mistico potere, rinunciando al monitoraggio costante dell'area -non più necessario-, e... ricavandone un immediato sollievo. Com'è possibile? Eppure lui è completamente umano... Il potere di Elia è dunque forte a tal punto?

    Vi prego, stategli vicino ed allontanatelo da qui: io sto meglio e non corro alcun pericolo.
    con il fiato ancora un pò corto, il Guerriero si rivolge alla Dama
    Stare qui per lui è deleterio.

    Le ultime parole dell'Egiziano si riferiscono al loro terzo compagno, e sono un sussurro: non per timore di arrecare offesa al Nagavandari, ma per non urtare ulteriormente la sensibilità della piccola cavia; con un lieve cenno di assenso del capo, lo Specchio Tranquillo ripiega in direzione del Principe -ancora in ginocchio e duramente provato dalla vicinanza con la matrice dell'antigene- per sorreggerlo ed assisterlo.

    Vedi? Non mi stai facendo del male. Io sono Amon e loro sono Odayaka e Namas:
    siamo venuti qui per salvarti dalle grinfie di questi uomini.

    dice lo Scorpione, avvicinandosi, ma il timoroso sguardo di Elia è fisso sul Serpente
    Ora, però, dobbiamo sbrigarci. Fidati di me:
    non lascerò che ti torcano un solo capello, te lo prometto!


    Il piccolo volta il faccino verso di lui e sbatte le palpebre un paio di volte senza mutare espressione: forse non lo capisce, o forse non gli crede; dopotutto, quante volte gli adulti che lo tenevano in quel posto gli avranno mentito, dicendo che tutto era ok? Quante volte, con quanti falsi sorrisi, gli avevano ripetuto che tutto sarebbe andato bene se solo si fosse affidato a loro? ...ne avrà perso il conto, se mai ha provato a tenerlo: numeri troppo grandi per un bambino di appena otto anni.

    jpg
    « . . . »

    Abbassa lo sguardo, senza proferire parola, e non sembra né diffidente né propenso a ribellarsi - solo incredibilmente stanco: alla deriva, in balia di eventi troppo grandi, che probabilmente non deve aver neppure mai appeso e compreso... e tuttavia penetratigli sottopelle, nella fibra dell'anima, come un vago, pesante senso di colpa.

    «Elia, guardami.»
    la voce del Principe reclama la sua attenzione, e il bambino obbedisce
    «Non è colpa tua. Questo male non è colpa tua e ti prometto che lo espierò, nonostante tutto. Per te, per me, per chiunque.»

    Come si sente ora? Non sa dirlo, ma mentre gli occhi gli bruciano e la sua visione del mondo si appanna -fuori fuoco- il bambino abbassa il capo; "non è colpa tua", ha appena detto il signore con gli occhi da rettile: quelle parole riecheggiano mille volte dentro di lui, e mille sussurri nella sua testa sono pronti a dirgli che è solo un'altra bugia... ma è una bugia nuova, una bugia piacevole: una bugia che nessuno gli ha mai detto - l'unica che il suo piccolo cuore aspettava.

    «Odayaka, portate fuori di qui Elia.»
    mormora il Naga, carezzando la guancia della donna con dita esitanti
    «Vi seguirò a breve distanza. Andate.»

    Serbando per sé la sua preoccupazione, l'Ambasciatrice annuì appena, sfiorando con le dita il dorso della mano del Prescelto dell'Atharvaveda e accettando la sua richiesta, prima di alzarsi per dirigersi verso il Paziente Zero.

    Andiamo via, Elia.

    Con fare premuroso, lo Scorpione sta ancora cercando di conquistare la fiducia del piccolo: gli porge la schiena in un muto invito ad accettare la sua protezione, ma Elia non si muove; assente, come pietrificato, è di nuovo perso in qualche oscuro anfratto di sé stesso... ed è la voce di Odayaka a richiamarlo alla superficie, mentre le braccia flessuose lo avvolgono gentilmente - promessa di un porto sicuro nella burrasca.

    jpgjpg« Elia... Non è colpa tua, hai sentito...? »
    ripete la Dama, sentendolo trasalire e riscuotersi
    « E' tutto finito: sei al sicuro, adesso... »

    "Non è colpa tua": gli hanno detto, ed Elia si aggrappa a quella menzogna come al petto della donna che lo circondato e sollevato tra le braccia... e pensa di scostarsi un pò da lei, per guardarla in viso, per immaginare che i suoi occhi somiglino a quelli della mamma, ma non riesce a costringersi a staccare la faccia dall'incavo del suo collo, e in ogni caso non vedrebbe nulla al di là delle lacrime che lo accecano.

    Con istintiva tenerezza materna, l'Ambasciatrice stringe quel fardello tremolante per qualche istante, poi fa per dirigersi all'uscita, superando Amon e attendendo che Namas si scosti dalla porta, cedendole il passo.

    « A quest'ora i nostri dovrebbero aver preso il Palazzo. »
    dice, incatenando gli occhi scuri a quelli ipnotici del Naga
    « Ad ogni modo, è meglio ripiegare verso le porte e tornare alla... »

    ...la voce le muore in gola e gli occhi si sbarrano nel vedere qualcosa di terribile
    e inaspettato profilarsi improvvisamente alle spalle del suo interlocutore.

    « Ma che bel quadretto. »

    Debilitato dalla presenza di Elia, Namas non fa in tempo a girarsi verso il corridoio, né a difendersi dal calcio violento che gli viene sferrato a tradimento all'altezza dei reni, un colpo che lo proietta addosso ad Amon, così da non dar tempo nemmeno a questi di reagire... così, non potete far altro che restare a guardare mentre Odayaka viene afferrata per un braccio dal nuovo arrivato e gettata malamente fuori dalla stanza - e il piccolo con lei.

    jpg
    « Da quanto tempo, Lady Mira..! Dall'ultima riunione plenaria delle Grandi Famiglie*. »
    scandisce lo sconosciuto da sopra una spalla, quieto ma tagliente come una lama
    « ...già allora l'avevo capito, che mi eravate nemica e che sareste diventata un problema:
    avrei dovuto tagliarvi la gola quel giorno, invece di lasciarvi andare. »

    prosegue, voltandosi verso l'interno della stanza - verso di voi
    « Un errore che non ripeterò. »

    L'ultima cosa che vedete attraverso il vano della porta è un giovane uomo con indosso l'alta uniforme delle truppe governative gettarvi uno sguardo torvo e sprezzante con occhi gelidi e blu come i ghiacci del Nord; poi, la paratia di metallo bianco scivola fuori dalla parete, celandolo ai vostri sguardi attoniti - e sigillandovi all'interno.

    Behind the Enemy Lines

    *Riferimento alla scena "Summit Politico".

    Recuperate Elia e state per ritirarvi alla base quando un nuovo figuro irrompe sulla scena: Amon ha disattivato gli Occhi di Ra, mentre Namas è pesantemente indebolito dalla presenza del bambino, e questo ha fatto sì che veniste colti di sorpresa dal suo arrivo.

    Venite separati da Odayaka ed Elia -gettati in corridoio-, e rinchiusi nella cella blindata da quest'ultimo occupata per chissà quanto tempo... senza dubbio abbastanza perché la contaminazione ambientale diventi un problema per Namas: il malessere da lui accusato nel turno precedente si protrae anche in questo, e minaccia di aggravarsi se non uscite da lì al più presto.

    A voi la penna, non odiatemi troppo, e -mi raccomando- non siate auto-conclusivi!
    La prossima scadenza è fissata per il 9 Maggio, compreso. :kisu:

     
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    Come poter dare torto al piccolo Elia?
    Si era dimostrato piuttosto diffidente o, meglio, indifferente alle loro parole: sembrava non avere più alcuna speranza rinchiuso com'era stato in quelle quattro mura.
    Quante promesse (infrante) gli erano state fatte? Quante bugie, menzogne e calunnie gli erano state raccontate, per spegnere il suo desiderio di essere libero come qualsiasi altro bambino? Non sapeva cosa aveva potuto passare il piccolo Elia, ma un po' sapeva; un po' capiva come doveva sentirti e aveva dovuto sopportare fino a quel momento.
    Chinò lo sguardo con un'espressione cupa disegnata in volto, affogando nella marea di ricordi che gli erano tornati alla mente; dei suoi trascorsi da novizio e dei suoi patimenti per diventare il guerriero che forzatamente era diventato. Senza alcuna scelta.
    Senza libero arbitrio.

    « -ma io la libertà finalmente l'ho raggiunta. », si disse amaramente.

    L'unica a riuscire a scalfire quel muro fu Odayaka.
    Come una madre amorevole tentò di far breccia nel suo cuore, cercando di risvegliarlo dal torpore cui era stato costretto fino a quel momento. E infatti non impiegò molto tempo a lasciarsi andare in un pianto liberatorio, abbracciando la donna. Lo Scorpione tirò un sospiro di sollievo: finalmente aveva ceduto, riuscendo a sfogare quanto aveva dentro, liberandosi di un peso che forse aveva tenuto stretto a sé per troppo tempo, cominciando ad assaporare nuovamente la libertà.
    Si lasciò superare, alzando lo sguardo e mostrando un'espressione distesa e rilassata; riuscì perfino a sorridere, mettendo da parte nuovamente i ricordi della sua infanzia.
    (e dei suoi trascorsi da addestratore/carnefice)

    S- ”, non riuscì a concludere la sua risposta.

    Era stato un folle. Uno stolto.
    Preso dalla situazione aveva abbassato la guardia, le difese, porgendo il fianco ad un nemico che difficilmente si sarebbe lasciato assalire in quel modo; la situazione si era rivelata fin troppo semplice, come se i nemici si fossero arresi al loro arrivo. O, peggio ancora, come se li avessero fatti entrare volutamente nelle loro mura per tendere più facilmente loro un agguato.
    Gli si era gelato il sangue nel sentire quelle parole, ma gli bruciava soprattutto l'essere stato colto in flagrante e senza avere modo di ribattere o di lanciarsi contro l'incauto visitatore, visto che Namas gli era stato letteralmente lanciato contro con un calcio da questi, venendone colpito.
    Cadette indietro, attutendo però la caduta del Principe con il suo stesso corpo finendo per trovarsi schiena a terra, battendo non troppo forte la testa per fortuna.

    -maledetto! ”, disse Amon digrignando i denti.

    Frattanto aveva avuto modo di ascoltare la breve conversazione che aveva intessuto con Odayaka.
    Poi, dopo qualche istante, la porta si richiuse impedendogli di uscire e lasciando entrambi intrappolati all'interno della prigione e portando con sé i prigionieri.
    Lo Scorpione era adirato.

    Dannazione, sono uno stupido! ”, disse inveendo contro di sé,
    -un idiota! -esclamò subito dopo mordendosi le labbra dalla rabbia- Nemmeno un novizio si sarebbe fatto fregare così! Nemmeno un bambino appena arruolato l'avrebbe fatto.

    Parlava ancora senza rendersi conto della situazione occorsa.

    E IO? ”, urlò.

    Ma fu l'ultima parola che disse per sé.
    Il Principe era ancora lì, sopra di lui, sofferente come – e forse più di – prima: ma Elia non c'era, quindi perché non trovava giovamento da quell'assenza?

    Namas! ”, lo chiamò Amon.
    Ehi, Namas: tutto bene? ”, gli disse cercando di alzarsi e cercando di scostare poco a poco il suo compagno d'avventura. “ Dobbiamo uscire di qui al più presto: Odayaka ed Elia hanno bisogno di noi!
    Il tono era agitato.

    D'istinto attivò l'Occhio di Ra, per scandagliare la zona e trovare un punto più debole.
    Non poté fare a meno di notare quanto il flusso di energetico di Namas fosse scombussolato ed in preda ad una malia che difficilmente lo avrebbe abbandonato.
    Ma dopo poco, dopo qualche istante di visione, Amon accusò i sintomi precedenti: vertigini e nausea su tutti, seppure in una forma meno grave rispetto alla precedente.

    « Anche io! », pensò.

    Disattivò la sua abilità oculare, per evitare di venire debilitato alla lunga.
    Per quanto la malia si fosse rivelata più leggera rispetto alla precedente, aveva deciso di non sottovalutare nuovamente l'ambiente che lo circondava.
    D'altronde in quel momento non doveva pensare solo per sé, ma doveva pensare anche alle sorti di Namas, al fine di sfuggire a quella trappola mortale.
    Attese pertanto le parole del Principe.



    « B l O c K n O t E s »

    { Critico ~ 40% . Alto ~ 20 % . Medio ~ 10 % . Basso ~ 5% }

    Energia ~ 100%
    Status Fisico ~ leggero fastidio agli occhi;

    « EQUIPAGGIAMENTO »

    . Lama del destino .

    Lama del destino”, così come rinominata da Amon, è una spada composta dalle più pregiate e resistenti leghe metalliche in possesso dello Scorpione Nero. La sua forma è inusuale per le spade dell'epoca, assegnate all'esercito regolare egiziano e difatti ricorda solamente le più comuni “khopesh”, essendo più assimilabile per forma e resistenza ad una scimitarra; anche il suo aspetto è il frutto di esperimenti, dovuti soprattutto alle contaminazioni culturali di altre popolazioni confinanti che hanno permesso ai fabbri dell'ordine di trovare la forma e la resistenza più adatte per un più efficiente ed efficace utilizzo dell'arma in battaglia. Nel complesso, “Lama del destino” è il risultato di un pregevole lavoro di manifattura dovuto all'abilità manifesta dei fabbri e degli 'ingegneri' dell'ordine dello Scorpione Nero: la lama, infatti, lucente come non poche è lunga all'incirca cinquanta centimetri ed è rifinita con intarsi e rilevi lungo tutta la sua superficie, sul cui lato destro è inciso il simbolo dell'ordine: uno scorpione nero, proprio come il tatuaggio che ha sulla spalla; l'elsa è lunga all'incirca venti – anche venticinque – centimetri ed è composta di legno e lega, uniti insieme con intarsi d'oro e fascette di cuoio nero, per renderne la presa confortevole. Nel complesso, l'arma risulta ben bilanciata ed equilibrata nel suo peso – forse eccessivo per alcuni – con un filo resistente ed affilato, utilissima sia in difesa che in attacco. Quando non è sguainata, “Lama del destino” è conservata in un fodero di cuoio nero, solitamente posizionato dietro alla schiena ed assicurato al corpo di Amon grazie ad ulteriori fasce della medesima fattura per una duplice ragione: anzitutto gli è possibile sguainare la spada in modo semplice ed immediato, in qualsiasi situazione; ciò gli permette di nasconderla sotto ampi mantelli, consentendogli di passare inosservato laddove lo desideri.

    . Oracolo della Morte .

    Oracolo della morte”, così come chiamato da Amon, è un pugnale composto dalle più pregiate e resistenti leghe metalliche in possesso dell'ordine dello Scorpione Nero. La sua forma è molto particolare, studiata appositamente per poter essere potenzialmente mortale per chiunque ne incontri il filo; principalmente utilizzato nell'assassinio, non è difficile vedere Amon utilizzarlo anche nel corso di un normale combattimento, come ausilio e supporto nel corpo a corpo. La lama è lunga all'incirca venticinque centimetri, ed è ricurva sul fronte, con una zigrinatura sul retro ed è finemente rifinita con intarsi e rilievi lungo tutta la sua superficie; il manico, a sua volta, è lungo all'incirca quindici centimetri presentandosi leggermente ricurvo, sul lato opposto rispetto al fronte della lama. È composto da legno e metallo, uniti tra loro con intarsi dorati e lacci di cuoio nero che ne rendono l'impugnatura comoda e confortevole, in modo da non comportare difficoltà nella presa; nel suo lato interno presenta un piccolo anello, grande abbastanza da farci passare il dito indice ed utile per cambiare la presa del pugnale per ogni evenienza, permettendo di rivolgere la lama verso l'alto o verso il basso a seconda della situazione contingente. Per via della particolarità della lama, zigrinata sul retro, è abbastanza utile per bloccare le altre spade e consentirgli un vantaggio – laddove possibile – nella corta distanza. Frutto di un lavoro di pregevole manifattura, si presenta bilanciato e ben equilibrato nel suo peso, potendo essere utilizzato anche come arma da lancio, per ogni evenienza; il filo della lama, infine, è molto affilato e resistente. Quando non è impugnato, “Oracolo della morte” è riposto in un fodero di cuoio nero agganciato al bacino di Amon con altrettante guaine della medesima fattura; è solito posizionarlo dietro al bacino, ben nascosto, con il manico rivolto verso il lato sinistro e permettergli di impugnarlo con semplicità in qualsivoglia situazione.

    « POTERI SPECIALI »

    . Occhio di Ra .

    Byakugan

    Nell'ordine dello Scorpione Nero sono diverse le abilità che – sono state e che – vengono tramandate di adepto in adepto, di generazione in generazione fin dalla sua istituzione; ve ne sono alcune però che sono legate in modo particolarmente stretto al sangue ed all'innato talento di pochi, che non è stato possibile tramandare per via di particolarità intrinseche delle medesime abilità. Gli studiosi dell'ordine e gli alti vertici hanno pertanto deciso di studiare e documentare simili capacità in rotoli segreti, conosciuti a pochi – e sconosciuti ai molti – al fine di facilitare l'apprendimento di coloro i quali fossero riusciti ad ottenerle per una ragione, piuttosto che per un'altra, e di indirizzarli verso il loro sviluppo. È stato riscontrato nel corso della lunga vita dell'ordine, che tali e particolari abilità si ripresentassero ciclicamente in ogni generazione, alle volte saltandone anche una o due, permettendo pertanto una sorta di studio previsionale in tal senso e comprendere più o meno quando simili capacità si sarebbero ripresentate a vantaggio esclusivo dello Scorpione Nero e del Faraone.

    L'“Occhio di Ra”, in particolare, appartiene alla schiatta delle abilità che si tramandano con il sangue, piuttosto che con il talento, finendo per essere appannaggio di pochissimi elemento nella storia dello Scorpione Nero in quanto legata al sangue reale: il sangue del Faraone; era accaduto infatti che alcuni eredi, rinunciando al titolo reale, si fossero uniti all'ordine con lo scopo precipuo di essere d'aiuto al futuro Faraone ed allontanarsi così dai futili giochi di intrighi e potere di palazzo. Si tratta dell'abilità più rara e più imprevedibile in fatto di presentazione, in quanto ben pochi erano stati i membri della famiglia reale che si erano uniti all'ordine, destando difficoltà nel prevedere quando e come l'occhio sarebbe potuto rivelarsi utile agli scopi dello Scorpione Nero, nonché dell'ordine.

    Quest'abilità, come tante altre, non richiedeva la 'purezza' del sangue, ma necessitava unicamente della presenza di sangue reale per poter essere – potenzialmente – risvegliata; il che, comunque, non significava che potesse risvegliarsi automaticamente, in quanto richiedeva comunque che il soggetto avesse sviluppato la capacità di richiamare ed utilizzare il “Respiro divino”, appannaggio esclusivo degli adepti dello Scorpione Nero. Ad un normale essere umano era dunque precluso il suo risveglio.

    L'“Occhio di Ra” comincia a risvegliarsi nel soggetto in un età compresa tra i sette e gli undici anni, qualora abbia già avuto modo di padroneggiare – anche in modo abbastanza incompleto – il “Respiro divino” così che quella stessa energia possa essere utilizzata come catalizzatore dell'abilità stessa. Nel presentarsi, il soggetto denota fortissimi mal di testa, accompagnati da cecità temporanea o da vista estremamente sensibile alla luce, tanto da costringerlo in quest'ultimo caso a tenere gli occhi chiusi; tali sintomi verranno accompagnati da senso di vertigine e spossatezza, in quanto il soggetto non è ancora in grado di controllare il proprio potere ed utilizzare il giusto quantitativo di energia per poter fare completo affidamento sull'abilità oculare. Poco a poco, man mano che il soggetto continua nei suoi addestramenti per affinare la padronanza nel “Respiro divino”, affiorano in modo confuso le singole capacità donate dall'abilità, confondendosi tra loro e costringendo il soggetto ad interrompere forzatamente i propri allenamenti in quanto potrebbe essere soggetto anche a perdita di sensi, mettendo a serio rischio la sua vita. Il completamento dell'addestramento d'uopo previsto specificatamente per la sola abilità – unitamente agli sforzi per padroneggiare in modo completo il “Respiro divino” –, gli consente di poter incanalare le proprie energie ed i propri sforzi su di una capacità per volta o sulla combinazione di più capacità per volta, senza alcuna difficoltà; l'utilizzo dell'abilità resta comunque legato alle forze ed alle energie residue: da questo dipende infatti l'effettiva fruibilità delle sue capacità nel suo complesso. [Malus: al raggiungimento di determinate soglie di riserva energetica, Amon non sarà in grado di accedere alle proprie capacità passive; le percentuali di riferimento saranno indicate in corrispondenza delle singole capacità.] Il soggetto, custode dell'abilità, ha presentato nel corso dei secoli un'indole riflessiva e mai impulsiva, affidandosi ciecamente alle capacità donategli dall' “Occhio di Ra” e risultando prezioso nella fasi strategiche, per evitare ingenti perdite di adepti.

    Fisicamente e visivamente, l'“Occhio di Ra” si presenta agli occhi altrui per una sorta di mutazione che avviene nel volto del soggetto, del custode, il quale viene trasfigurato per permettere al “Respiro divino” di apportare i propri benefici agli occhi; per poter fare affidamento sulla propria abilità, il custode non dovrà fare altro che concentrare il proprio potere negli occhi e lasciare che il “Respiro divino” interagisca con gli stessi. Le vene alle tempi, sino alle orbite, cominceranno a gonfiarsi pompando il sangue – e l'energia – più velocemente; i bulbi oculari, frattanto, perderanno la loro consueta colorazione assumendo un pigmento perlaceo, sovrapponendosi quasi completamente sia alla pupilla, sia alla cornea, di cui permangono semplicemente i contorni sbiaditi.

    Amon ha apprendeso i primi rudimenti sul “Respiro divino” all'età di sette anni, riuscendo nell'intento di controllarlo indirettamente all'età di circa otto anni; ciò gli ha consentito di risvegliare l'“Occhio di Ra” a questa età. Infine, è riuscito a perfezionare il controllo sull'abilità e sulla propria energia all'età di dodici anni, con grande sorpresa dei suoi istruttori.

    L'“Occhio di Ra” consente al suo custode di poter vedere distintamente l'essenza degli altri soggetti – siano essi amici o nemici –, sotto forma di un fittissimo reticolato energetico che ricorda molto il complesso sistema circolatorio del sangue, la cui colorazione risulterà essere differente a seconda dell'entità che si troverà di fronte. In questa fase, i colori si sbiadiranno assumendo tinte spente, tenenti al grigio, mentre la trama energetica assumerà ai suoi occhi una colorazione più vivida e brillante, consentendogli di concentrare l'attenzione su questo particolare; ad una osservazione più attenta e meticolosa – sostituita, con il tempo, dall'esperienza – è possibile notare che vi sono dei punti nella trama energetica, nei quali l'energia è più condensata rispetto ad altri e ciò in quanto si trovano in corrispondenza degli organi vitali, permettendo al custode una maggiore precisione nei suoi colpi. La visione della trama gli consente un vantaggio ulteriore, soprattutto se lo si combina con una efficace tattica difensiva, poiché ciò gli permette di reagire in modo più veloce ad una offensiva avversaria basata strettamente sull'utilizzo della trama stessa; infatti, in tali situazioni contingenti, la trama energetica subisce una repentina accelerazione dovuta all'utilizzo dell'energia vitale convogliata in quello specifico attacco, potenziando di gran lunga riflessi e reazioni del custode. In tali situazioni, il custode avrà quindi la possibilità di reagire più velocemente alle tattiche offensive avversarie, consentendogli di agire per tempo nella manipolazione del “Respiro Divino” e rispondere così in modo più efficace alle sollecitazioni rinvenienti dalle differenti situazioni contingenti. [Auspex passivo per visione della trama energetica; passiva di Istant Casting dovuta all'osservazione del moto repentino della trama energetica, giustificata dai riflessi repentini rinvenienti nella capacità in oggetto. Malus: al raggiungimento della soglia del 20% della riserva energetica, Amon non sarà in grado di utilizzare ulteriormente questa capacità nel corso dell'evento.] Altra caratteristica peculiare legata alla vista, è quella che consente al custode di poter avere una visuale completa di tutto quanto lo circonda, tranne che un unico punto cieco posto dietro alla sua nuca; si tratta di un cono d'ombra nel quale gli è impossibile vedere o percepire alcunché, trattandosi potenzialmente del vero ed unico punto debole di questa capacità. Per sfruttare un più ampio raggio di visione, deve trovarsi nella più completa immobilità per consentirgli di concentrarsi pienamente su quanto gli accade intorno; qualora voglia sfruttare questa capacità – combinandola con altre – in movimento, il raggio della visuale è più contenuto. [Visuale di 359° intorno a sé per un raggio di 20m. Malus: se Amon si trova in movimento, il raggio della visuale si riduce a 5m; al raggiungimento della soglia del 30% della riserva energetica, Amon non sarà in grado di utilizzare ulteriormente questa capacità nel corso dell'evento.] Ulteriore capacità donata dall'“Occhio di Ra”, è quella di vedere al di là di cose e persone, senza alcun impedimento; solitamente, questa capacità è abbinata alle altre donate dall'occhio – in special modo, se sfruttata per scandagliare la zona circostante –, seppure sia valida anche se utilizzata da sola. [Possibilità di vedere ogni cosa aggirando gli ostacoli; Malus: l raggiungimento della soglia del 25% della riserva energetica, Amon non sarà in grado di utilizzare ulteriormente questa capacità nel corso dell'evento.] Anni ed anni di esperienza nella “lettura” della trama energetica consentono al custode di poter leggere l'aura emotiva altrui, permettendo a questi di conoscerne lo stato d'animo, a meno che non vi siano incanti o protezioni che ne blocchino la percezione. Infatti la trama energetica rappresenta uno specchio, una sorta di riflesso di quelli che sono i diversi stati emotivi che colpiscono l'animo altrui; ciò è dovuto, in particolare, al moto del flusso energetico, al suo scorrere nel fittissimo reticolato del sistema circolatorio, permettendo al custode – dopo una fase di conoscenza e di studio più o meno breve – di comprenderne lo stato d'animo con uno scarto di errore infinitesimale. Ovviamente, per la stragrande maggioranza dei soggetti i segnali sono più o meno simili, se non identici; ma è possibile che vi siano dei soggetti particolari che poco si prestino alla lettura dell'aura emotiva, rendendo più difficoltoso al custode comprendere quale sia il loro stato d'animo, riuscendo persino a raggirarlo vanificando così ogni suo sforzo. Ciò non toglie che la lettura dello stato emotivo sia estremamente utile al custode in situazioni contingenti particolari, poiché potrebbe consentirgli – a titolo di esempio – di scoprire attraverso questa “lettura” se il soggetto che ha davanti gli sta mentendo o meno. Si tratta pertanto di una capacità estremamente versatile, potendo essere utilizzata nelle situazioni più disparate. [Lettura dell'aura emotiva utilizzando come tramite la visione della trama energetica. Malus: al raggiungimento della soglia del 20% della riserva energetica, Amon non sarà in grado di utilizzare ulteriormente questa capacità nel corso dell'evento.]

    . Essere un adepto dello Scorpione Nero .

    Gli adepti dello Scorpione Nero vengono sottoposti fin dalla più tenera età ad allenamenti fisici e psichici molto particolari, il cui scopo è quello di formarli anzitutto come guerrieri, dotandoli di fisici forti e resistenti, agili e veloci, in virtù dei ruoli e dei compiti che andranno a ricoprire una volta divenuti membri dell'ordine; secondariamente, vengono formati – con altrettanta attenzione e dedizione – come assassini, fornendo loro una preparazione (teorico-pratica) completa sulle tecniche di omicidio, sviluppando principalmente le particolari capacità fisiche – e psichiche – necessarie per metterle in atto.

    Concluso l'addestramento, Amon possiede una forza fisica notevole considerato il livello medio di un normale essere umano, retaggio degli intensi allenamenti cui è stato sottoposto sin da piccolo che gli hanno consentito di sviluppare la propria vera forza, rendendolo oltremodo pericoloso in un confronto corpo a corpo; ciò gli consente anche di sopportare pesi notevoli, ma mai eccessivi, in virtù del fatto che gli allenamenti erano basati proprio su questo: sollevamento di pesi e macigni e loro spostamento come fossero una sorta di zavorra dalla mattina alla sera, anche durante le sessioni di combattimento. La sua muscolatura, in tal senso, risulta tonica, scolpita ed asciutta: un buon compromesso che non lo vincola nei movimenti. [Power Up passivo + 50% Forza] Le sessioni di combattimento corpo a corpo e con le armi, gli hanno consentito inoltre di sviluppare una resistenza fisica impareggiabile: concluso l'addestramento, infatti, la sua pelle e le sue ossa sono divenute coriacee, tanto da consentirgli di resistere anche ai colpi più duri se corroborati da una buona tattica difensiva. Ciò gli consente di resistere meglio ai colpi altrui, riuscendo a rialzarsi in piedi laddove altri si sarebbero già arresi; inoltre ciò gli consente di risentire meno dello sforzo e della stanchezza, in virtù di questa sua stessa resistenza.
    [Power Up passivo + 50% Resistenza]

    « TECNICHE E STILI »

    Tecnica ~ n.a.

    Tecnica ~ n.a.

    _ ___ ______________________ ___ _

    Note a margine ~ Amon si accerta delle condizioni di Namas.

     
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    Era un grido nella notte.
    Quella voce penetrante che pareva scuotere le costole, rimbalzare fra arterie e muscolatura, spezzargli il fiato: sapeva che l'influenza di Elia, il possessore della Matrice che aveva concesso alle milizie di Kikio la facoltà di inibire i poteri dei Diversi, sapeva che quell'influenza sarebbe stata forte.
    Eppure Namas, nell'accecante consapevolezza del suo dolore, conosceva anche la natura di quella voce remota.
    E non era dovuta ad Elia.
    Lui, si stava risvegliando.

    «Gli altri stanno aspet-»

    Le parole s'infranserò, rotte come la colonna d'aria che le stava generando: il colpo ai reni lo scaraventò in avanti, facendogli oltrepassare la maschera di terrore dipinta sul volto di Odayaka, finendo per caracollare sul compagno Amon.
    Non ebbe modo di attenuare l'impatto, compito che spettò al corpo del malcapitato alleato: il torace bruciava per via del calcio subito, una sofferenza accentuata solamente dal conoscere l'autore di tale gesto.
    L'Usurpatore.
    Tastò il pavimento con i palmi, togliendosi da essere il fardello per il corpo dello Scorpione, rotolando di lato: quella stanza aveva assorbito parte del potere del bambino ed ora il Principe, madido di sudore e vittima di conati difficilmente trattenibili, faticava persino a rimettersi seduto. Sputò del sangue, rivoli rossi che andarono a chiazzare i lati della bocca, sporcando i parimenti della sua sacra stirpe.

    Sentì, con l'udito, la porta chiudersi, la minaccia di Kikio Ho sigillarsi in un'incertezza che avrebbe danzato sopra le teste della Reggente di Undarm e di Elia.
    In trappola, proprio come quel giorno in cui tutto era iniziato, all'Enclave.
    L'Atharvaveda aveva raccontato, a modo suo, l'accaduto, dipingendo l'ingresso in scena del loro nemico come una cascata di sangue e terrore, piombata su Namas senza preavviso e senza pietà: ed ora lo specchio, impescrutabile, e la sagoma bianca erano stati portati via, lasciando due animali

    -un serpente ed uno scorpione-
    prede dell'ira e della frustrazione.


    «La porta. Dobbiamo abbatterla.»

    In quelle condizioni non sarebbe, probabilmente, riuscito a svolgere quel compito da solo.
    Fu per questo che ringraziò nuovamente la catena di eventi che aveva portato proprio Amon ad essere lì con lui: il Nagavandari aveva osservato il guerriero con umile curiosità ed ammirazione, compiacendosi di come la natura avesse forgiato, in una probabile sequenza di prove e difficoltà, uno spirito indomito e selvaggio tanto quanto il suo.


    «Ho bisogno di qualche minuto per preparmi e del tuo aiuto.»

    Riuscì a sollevarsi, prima sul ginocchio sinistro e poi in una rimediata posizione eretta, con la schiena un po' curva e le gambe divaricate abbastanza da concedergli un equilibrio precario.
    Scrutò il volto di Amon, alla ricerca della complicità che due guerrieri come loro avevano già dimostrato e lentamente stavano costruendo.


    «Se Kikio Ho avesse voluto ucciderci, l'avrebbe già fatto.
    Dubi-dubito che si trovi fuori da questa cella ad aspettarci.»


    L'Unificatore aveva attestato chiaramente la sua supremazia dissolvendo, in pochi attimi, la loro intera audacia e sicurezza.

    «Amon, devi indebolire la struttura.
    Al resto ci penserò io.»


    Quella voce.
    Profonda, un timbro che solamente il Principe poteva percepire.
    L'Imperatore si stava risvegliando.


    Status fisico: Malessere fisico di entità Alta, nausea e sensazione di disorientamento.
    Ohm: 100%
    Equip: nessuno;
    Abilità passive: Rigveda (FRZ+50%), Samaveda (RES+50%), Pranava (articolazioni snodabili); Yajurveda (doti acrobatiche); Atharvaveda (lettura Flussi + visione 360°), Aranyaka (resistenza influenze emotive)
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    La risposta, nonostante tutto, non tardò ad arrivare.

    Sono d’accordo. ”, rispose secco Amon.

    L’idea era semplice e piuttosto banale, almeno nell’idea.
    Bisognava abbattere il portone dal quale erano entrati e tramite il quale erano stati sigillati all’interno di quelle quattro mura, senza la possibilità di poter fuggire in altro modo. Dall’occhiata che aveva dato all’ambiente circostante, non sembravano esserci altri modi, altre vie di fuga o pareti meno spesso rispetto alle altre: il portone era l’unica via d’uscita possibile.

    ”, alla richiesta d’aiuto si limitò ad annuire.

    Lo Scorpione ammirava la tempra del Principe:
    nonostante le avversità era riuscito a rialzarsi in piedi con le sue sole forze e senza l’aiuto di nessuno; nemmeno del suo. Quella stessa tempra era dono di pochi: talento in alcuni, traguardo di pochi nel corso di lunghissimi ed estenuanti addestramenti volti a temprare fisico e mente.
    Namas cercò poi il suo sguardo ed Amon gli rispose con complicità, senza dire neanche una parola: tra guerrieri navigati come loro, le parole non erano necessarie; bastava infatti uno sguardo, un cenno e sapevano entrambi cosa fare o come comportarsi senza perdere del tempo prezioso.
    Ma il Principe aveva altro da dire allo Scorpione.

    Dubito anch’io possa trovarsi ancora qua fuori, ma dobbiamo sbrigarci! ”, lo esortò quindi Amon.
    D’altronde era fortemente improbabile che Kikio-Ho si trovasse ancora fuori e lui non sembrava averne rilevato la presenza. Visti i trascorsi, comunque, decise di non fare troppo affidamento su quanto aveva visto qualche istante prima. Erano già stati gabbati una volta, non avrebbe commesso lo stesso sbaglio due volte. In quella situazione.

    Va bene, ci penso io. ”, gli rispose poi sicuro di sé.

    Aveva piena fiducia nelle parole di Namas e nelle sue capacità combattive.
    Nonostante fosse preoccupato per la sua salute, non dubitava minimamente di quanto aveva affermato di poter fare: se tali erano le sue intenzioni, sarebbe stato sicuramente in grado di farlo.
    Anche in quelle condizioni.

    « Fidati di me. », pensò rivolgendosi a Namas.

    Superatolo, si avvicinò al portone ad una distanza di circa un metro (o poco più).
    Si abbassò leggermente sulle gambe, cominciando a caricare una consistente quantità di ‘Respiro divino’ nel braccio destro, lasciandolo fluire sino a farlo arrivare nel pugno ben chiuso.
    La sua figura era completamente circondata da un’aura azzurra, luminosa, che con la sua veemenza trascinava nel suo impeto anche i suoi capelli, mossi da quella forza travolgente.
    Gli occhi, chiusi per un istante a favore della maggiore concentrazione erano stati riaperti ed avevano individuato l’obiettivo di quella tecnica: il portone.

    « ORA! »

    Tirò in avanti il pugno, eseguendo la sua tecnica: ‘Spezza tempeste’.
    Si scatenò una temibile onda d’urto da quel semplice gesto, con lo scopo di indebolire la struttura e permettere a Namas di abbattere il portone.

    Ora era tutto nelle mani del Principe.



    « B l O c K n O t E s »

    { Critico ~ 40% . Alto ~ 20 % . Medio ~ 10 % . Basso ~ 5% }

    Energia ~ 100% - 20% = 80%
    Status Fisico ~ leggero fastidio agli occhi;

    « EQUIPAGGIAMENTO »

    . Lama del destino .

    Lama del destino”, così come rinominata da Amon, è una spada composta dalle più pregiate e resistenti leghe metalliche in possesso dello Scorpione Nero. La sua forma è inusuale per le spade dell'epoca, assegnate all'esercito regolare egiziano e difatti ricorda solamente le più comuni “khopesh”, essendo più assimilabile per forma e resistenza ad una scimitarra; anche il suo aspetto è il frutto di esperimenti, dovuti soprattutto alle contaminazioni culturali di altre popolazioni confinanti che hanno permesso ai fabbri dell'ordine di trovare la forma e la resistenza più adatte per un più efficiente ed efficace utilizzo dell'arma in battaglia. Nel complesso, “Lama del destino” è il risultato di un pregevole lavoro di manifattura dovuto all'abilità manifesta dei fabbri e degli 'ingegneri' dell'ordine dello Scorpione Nero: la lama, infatti, lucente come non poche è lunga all'incirca cinquanta centimetri ed è rifinita con intarsi e rilevi lungo tutta la sua superficie, sul cui lato destro è inciso il simbolo dell'ordine: uno scorpione nero, proprio come il tatuaggio che ha sulla spalla; l'elsa è lunga all'incirca venti – anche venticinque – centimetri ed è composta di legno e lega, uniti insieme con intarsi d'oro e fascette di cuoio nero, per renderne la presa confortevole. Nel complesso, l'arma risulta ben bilanciata ed equilibrata nel suo peso – forse eccessivo per alcuni – con un filo resistente ed affilato, utilissima sia in difesa che in attacco. Quando non è sguainata, “Lama del destino” è conservata in un fodero di cuoio nero, solitamente posizionato dietro alla schiena ed assicurato al corpo di Amon grazie ad ulteriori fasce della medesima fattura per una duplice ragione: anzitutto gli è possibile sguainare la spada in modo semplice ed immediato, in qualsiasi situazione; ciò gli permette di nasconderla sotto ampi mantelli, consentendogli di passare inosservato laddove lo desideri.

    . Oracolo della Morte .

    Oracolo della morte”, così come chiamato da Amon, è un pugnale composto dalle più pregiate e resistenti leghe metalliche in possesso dell'ordine dello Scorpione Nero. La sua forma è molto particolare, studiata appositamente per poter essere potenzialmente mortale per chiunque ne incontri il filo; principalmente utilizzato nell'assassinio, non è difficile vedere Amon utilizzarlo anche nel corso di un normale combattimento, come ausilio e supporto nel corpo a corpo. La lama è lunga all'incirca venticinque centimetri, ed è ricurva sul fronte, con una zigrinatura sul retro ed è finemente rifinita con intarsi e rilievi lungo tutta la sua superficie; il manico, a sua volta, è lungo all'incirca quindici centimetri presentandosi leggermente ricurvo, sul lato opposto rispetto al fronte della lama. È composto da legno e metallo, uniti tra loro con intarsi dorati e lacci di cuoio nero che ne rendono l'impugnatura comoda e confortevole, in modo da non comportare difficoltà nella presa; nel suo lato interno presenta un piccolo anello, grande abbastanza da farci passare il dito indice ed utile per cambiare la presa del pugnale per ogni evenienza, permettendo di rivolgere la lama verso l'alto o verso il basso a seconda della situazione contingente. Per via della particolarità della lama, zigrinata sul retro, è abbastanza utile per bloccare le altre spade e consentirgli un vantaggio – laddove possibile – nella corta distanza. Frutto di un lavoro di pregevole manifattura, si presenta bilanciato e ben equilibrato nel suo peso, potendo essere utilizzato anche come arma da lancio, per ogni evenienza; il filo della lama, infine, è molto affilato e resistente. Quando non è impugnato, “Oracolo della morte” è riposto in un fodero di cuoio nero agganciato al bacino di Amon con altrettante guaine della medesima fattura; è solito posizionarlo dietro al bacino, ben nascosto, con il manico rivolto verso il lato sinistro e permettergli di impugnarlo con semplicità in qualsivoglia situazione.

    « POTERI SPECIALI »

    . Occhio di Ra .

    Byakugan

    Nell'ordine dello Scorpione Nero sono diverse le abilità che – sono state e che – vengono tramandate di adepto in adepto, di generazione in generazione fin dalla sua istituzione; ve ne sono alcune però che sono legate in modo particolarmente stretto al sangue ed all'innato talento di pochi, che non è stato possibile tramandare per via di particolarità intrinseche delle medesime abilità. Gli studiosi dell'ordine e gli alti vertici hanno pertanto deciso di studiare e documentare simili capacità in rotoli segreti, conosciuti a pochi – e sconosciuti ai molti – al fine di facilitare l'apprendimento di coloro i quali fossero riusciti ad ottenerle per una ragione, piuttosto che per un'altra, e di indirizzarli verso il loro sviluppo. È stato riscontrato nel corso della lunga vita dell'ordine, che tali e particolari abilità si ripresentassero ciclicamente in ogni generazione, alle volte saltandone anche una o due, permettendo pertanto una sorta di studio previsionale in tal senso e comprendere più o meno quando simili capacità si sarebbero ripresentate a vantaggio esclusivo dello Scorpione Nero e del Faraone.

    L'“Occhio di Ra”, in particolare, appartiene alla schiatta delle abilità che si tramandano con il sangue, piuttosto che con il talento, finendo per essere appannaggio di pochissimi elemento nella storia dello Scorpione Nero in quanto legata al sangue reale: il sangue del Faraone; era accaduto infatti che alcuni eredi, rinunciando al titolo reale, si fossero uniti all'ordine con lo scopo precipuo di essere d'aiuto al futuro Faraone ed allontanarsi così dai futili giochi di intrighi e potere di palazzo. Si tratta dell'abilità più rara e più imprevedibile in fatto di presentazione, in quanto ben pochi erano stati i membri della famiglia reale che si erano uniti all'ordine, destando difficoltà nel prevedere quando e come l'occhio sarebbe potuto rivelarsi utile agli scopi dello Scorpione Nero, nonché dell'ordine.

    Quest'abilità, come tante altre, non richiedeva la 'purezza' del sangue, ma necessitava unicamente della presenza di sangue reale per poter essere – potenzialmente – risvegliata; il che, comunque, non significava che potesse risvegliarsi automaticamente, in quanto richiedeva comunque che il soggetto avesse sviluppato la capacità di richiamare ed utilizzare il “Respiro divino”, appannaggio esclusivo degli adepti dello Scorpione Nero. Ad un normale essere umano era dunque precluso il suo risveglio.

    L'“Occhio di Ra” comincia a risvegliarsi nel soggetto in un età compresa tra i sette e gli undici anni, qualora abbia già avuto modo di padroneggiare – anche in modo abbastanza incompleto – il “Respiro divino” così che quella stessa energia possa essere utilizzata come catalizzatore dell'abilità stessa. Nel presentarsi, il soggetto denota fortissimi mal di testa, accompagnati da cecità temporanea o da vista estremamente sensibile alla luce, tanto da costringerlo in quest'ultimo caso a tenere gli occhi chiusi; tali sintomi verranno accompagnati da senso di vertigine e spossatezza, in quanto il soggetto non è ancora in grado di controllare il proprio potere ed utilizzare il giusto quantitativo di energia per poter fare completo affidamento sull'abilità oculare. Poco a poco, man mano che il soggetto continua nei suoi addestramenti per affinare la padronanza nel “Respiro divino”, affiorano in modo confuso le singole capacità donate dall'abilità, confondendosi tra loro e costringendo il soggetto ad interrompere forzatamente i propri allenamenti in quanto potrebbe essere soggetto anche a perdita di sensi, mettendo a serio rischio la sua vita. Il completamento dell'addestramento d'uopo previsto specificatamente per la sola abilità – unitamente agli sforzi per padroneggiare in modo completo il “Respiro divino” –, gli consente di poter incanalare le proprie energie ed i propri sforzi su di una capacità per volta o sulla combinazione di più capacità per volta, senza alcuna difficoltà; l'utilizzo dell'abilità resta comunque legato alle forze ed alle energie residue: da questo dipende infatti l'effettiva fruibilità delle sue capacità nel suo complesso. [Malus: al raggiungimento di determinate soglie di riserva energetica, Amon non sarà in grado di accedere alle proprie capacità passive; le percentuali di riferimento saranno indicate in corrispondenza delle singole capacità.] Il soggetto, custode dell'abilità, ha presentato nel corso dei secoli un'indole riflessiva e mai impulsiva, affidandosi ciecamente alle capacità donategli dall' “Occhio di Ra” e risultando prezioso nella fasi strategiche, per evitare ingenti perdite di adepti.

    Fisicamente e visivamente, l'“Occhio di Ra” si presenta agli occhi altrui per una sorta di mutazione che avviene nel volto del soggetto, del custode, il quale viene trasfigurato per permettere al “Respiro divino” di apportare i propri benefici agli occhi; per poter fare affidamento sulla propria abilità, il custode non dovrà fare altro che concentrare il proprio potere negli occhi e lasciare che il “Respiro divino” interagisca con gli stessi. Le vene alle tempi, sino alle orbite, cominceranno a gonfiarsi pompando il sangue – e l'energia – più velocemente; i bulbi oculari, frattanto, perderanno la loro consueta colorazione assumendo un pigmento perlaceo, sovrapponendosi quasi completamente sia alla pupilla, sia alla cornea, di cui permangono semplicemente i contorni sbiaditi.

    Amon ha apprendeso i primi rudimenti sul “Respiro divino” all'età di sette anni, riuscendo nell'intento di controllarlo indirettamente all'età di circa otto anni; ciò gli ha consentito di risvegliare l'“Occhio di Ra” a questa età. Infine, è riuscito a perfezionare il controllo sull'abilità e sulla propria energia all'età di dodici anni, con grande sorpresa dei suoi istruttori.

    L'“Occhio di Ra” consente al suo custode di poter vedere distintamente l'essenza degli altri soggetti – siano essi amici o nemici –, sotto forma di un fittissimo reticolato energetico che ricorda molto il complesso sistema circolatorio del sangue, la cui colorazione risulterà essere differente a seconda dell'entità che si troverà di fronte. In questa fase, i colori si sbiadiranno assumendo tinte spente, tenenti al grigio, mentre la trama energetica assumerà ai suoi occhi una colorazione più vivida e brillante, consentendogli di concentrare l'attenzione su questo particolare; ad una osservazione più attenta e meticolosa – sostituita, con il tempo, dall'esperienza – è possibile notare che vi sono dei punti nella trama energetica, nei quali l'energia è più condensata rispetto ad altri e ciò in quanto si trovano in corrispondenza degli organi vitali, permettendo al custode una maggiore precisione nei suoi colpi. La visione della trama gli consente un vantaggio ulteriore, soprattutto se lo si combina con una efficace tattica difensiva, poiché ciò gli permette di reagire in modo più veloce ad una offensiva avversaria basata strettamente sull'utilizzo della trama stessa; infatti, in tali situazioni contingenti, la trama energetica subisce una repentina accelerazione dovuta all'utilizzo dell'energia vitale convogliata in quello specifico attacco, potenziando di gran lunga riflessi e reazioni del custode. In tali situazioni, il custode avrà quindi la possibilità di reagire più velocemente alle tattiche offensive avversarie, consentendogli di agire per tempo nella manipolazione del “Respiro Divino” e rispondere così in modo più efficace alle sollecitazioni rinvenienti dalle differenti situazioni contingenti. [Auspex passivo per visione della trama energetica; passiva di Istant Casting dovuta all'osservazione del moto repentino della trama energetica, giustificata dai riflessi repentini rinvenienti nella capacità in oggetto. Malus: al raggiungimento della soglia del 20% della riserva energetica, Amon non sarà in grado di utilizzare ulteriormente questa capacità nel corso dell'evento.] Altra caratteristica peculiare legata alla vista, è quella che consente al custode di poter avere una visuale completa di tutto quanto lo circonda, tranne che un unico punto cieco posto dietro alla sua nuca; si tratta di un cono d'ombra nel quale gli è impossibile vedere o percepire alcunché, trattandosi potenzialmente del vero ed unico punto debole di questa capacità. Per sfruttare un più ampio raggio di visione, deve trovarsi nella più completa immobilità per consentirgli di concentrarsi pienamente su quanto gli accade intorno; qualora voglia sfruttare questa capacità – combinandola con altre – in movimento, il raggio della visuale è più contenuto. [Visuale di 359° intorno a sé per un raggio di 20m. Malus: se Amon si trova in movimento, il raggio della visuale si riduce a 5m; al raggiungimento della soglia del 30% della riserva energetica, Amon non sarà in grado di utilizzare ulteriormente questa capacità nel corso dell'evento.] Ulteriore capacità donata dall'“Occhio di Ra”, è quella di vedere al di là di cose e persone, senza alcun impedimento; solitamente, questa capacità è abbinata alle altre donate dall'occhio – in special modo, se sfruttata per scandagliare la zona circostante –, seppure sia valida anche se utilizzata da sola. [Possibilità di vedere ogni cosa aggirando gli ostacoli; Malus: l raggiungimento della soglia del 25% della riserva energetica, Amon non sarà in grado di utilizzare ulteriormente questa capacità nel corso dell'evento.] Anni ed anni di esperienza nella “lettura” della trama energetica consentono al custode di poter leggere l'aura emotiva altrui, permettendo a questi di conoscerne lo stato d'animo, a meno che non vi siano incanti o protezioni che ne blocchino la percezione. Infatti la trama energetica rappresenta uno specchio, una sorta di riflesso di quelli che sono i diversi stati emotivi che colpiscono l'animo altrui; ciò è dovuto, in particolare, al moto del flusso energetico, al suo scorrere nel fittissimo reticolato del sistema circolatorio, permettendo al custode – dopo una fase di conoscenza e di studio più o meno breve – di comprenderne lo stato d'animo con uno scarto di errore infinitesimale. Ovviamente, per la stragrande maggioranza dei soggetti i segnali sono più o meno simili, se non identici; ma è possibile che vi siano dei soggetti particolari che poco si prestino alla lettura dell'aura emotiva, rendendo più difficoltoso al custode comprendere quale sia il loro stato d'animo, riuscendo persino a raggirarlo vanificando così ogni suo sforzo. Ciò non toglie che la lettura dello stato emotivo sia estremamente utile al custode in situazioni contingenti particolari, poiché potrebbe consentirgli – a titolo di esempio – di scoprire attraverso questa “lettura” se il soggetto che ha davanti gli sta mentendo o meno. Si tratta pertanto di una capacità estremamente versatile, potendo essere utilizzata nelle situazioni più disparate. [Lettura dell'aura emotiva utilizzando come tramite la visione della trama energetica. Malus: al raggiungimento della soglia del 20% della riserva energetica, Amon non sarà in grado di utilizzare ulteriormente questa capacità nel corso dell'evento.]

    . Essere un adepto dello Scorpione Nero .

    Gli adepti dello Scorpione Nero vengono sottoposti fin dalla più tenera età ad allenamenti fisici e psichici molto particolari, il cui scopo è quello di formarli anzitutto come guerrieri, dotandoli di fisici forti e resistenti, agili e veloci, in virtù dei ruoli e dei compiti che andranno a ricoprire una volta divenuti membri dell'ordine; secondariamente, vengono formati – con altrettanta attenzione e dedizione – come assassini, fornendo loro una preparazione (teorico-pratica) completa sulle tecniche di omicidio, sviluppando principalmente le particolari capacità fisiche – e psichiche – necessarie per metterle in atto.

    Concluso l'addestramento, Amon possiede una forza fisica notevole considerato il livello medio di un normale essere umano, retaggio degli intensi allenamenti cui è stato sottoposto sin da piccolo che gli hanno consentito di sviluppare la propria vera forza, rendendolo oltremodo pericoloso in un confronto corpo a corpo; ciò gli consente anche di sopportare pesi notevoli, ma mai eccessivi, in virtù del fatto che gli allenamenti erano basati proprio su questo: sollevamento di pesi e macigni e loro spostamento come fossero una sorta di zavorra dalla mattina alla sera, anche durante le sessioni di combattimento. La sua muscolatura, in tal senso, risulta tonica, scolpita ed asciutta: un buon compromesso che non lo vincola nei movimenti. [Power Up passivo + 50% Forza] Le sessioni di combattimento corpo a corpo e con le armi, gli hanno consentito inoltre di sviluppare una resistenza fisica impareggiabile: concluso l'addestramento, infatti, la sua pelle e le sue ossa sono divenute coriacee, tanto da consentirgli di resistere anche ai colpi più duri se corroborati da una buona tattica difensiva. Ciò gli consente di resistere meglio ai colpi altrui, riuscendo a rialzarsi in piedi laddove altri si sarebbero già arresi; inoltre ciò gli consente di risentire meno dello sforzo e della stanchezza, in virtù di questa sua stessa resistenza.
    [Power Up passivo + 50% Resistenza]

    « TECNICHE E STILI »

    . Funerale del deserto ~ Spezza tempeste .

    Gli stili insegnati dall'ordine non sono le uniche armi in possesso degli adepti dello Scorpione Nero, in quanto è possibile che loro stessi, grazie all'esperienza maturata sul campo, riescano ad imbastire delle nuove tecniche che si basano sulla manipolazione del “Respiro divino” fuso con il loro stesso corpo. Amon ha imparato questa tecnica in una situazione contingente e sfruttando quanto aveva imparato nel corso degli anni, implementò questa tecnica per esigenze di sopravvivenza; durante una missione, infatti, si perse nel deserto vagando per interi giorni senza riuscire a tornare indietro. Sfortuna volle che una tremenda tempesta di sabbia si abbattesse in quella zona, tant'è che per raggiungere il primo rifugio trovato – per un mero colpo di fortuna – dovette farsi largo sfruttando proprio questo colpo, aprendosi un varco in quell'inferno di sabbia. Gli bastò concentrare il “Respiro divino” nel pugno destro – imparando poi a farlo anche con il sinistro – e vibrò un colpo talmente forte da lasciare che dal proprio pugno si generasse una terribile onda d'urto capace di squarciare quella forza della natura e ripeté il colpo finché non riuscì a raggiungere il rifugio. Imparata quella nuova applicazione, si allenò giorno e notte per far proprio quel colpo dozzinale, riuscendo a migliorarlo ed a padroneggiarlo in modo da poterlo utilizzare in battaglia contro uno o più avversari contemporaneamente, sfruttandone la temibile forza di impatto. In memoria dell'esperienza vissuta, decise di chiamare questa tecnica “Spezza tempeste”, per non dimenticare mai quella forza travolgente che era stato capace di padroneggiare per salvare la pelle. [Consumo Alto]

    Tecnica ~ n.a.

    _ ___ ______________________ ___ _

    Note a margine ~ E vai di combo. :D

     
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    Un pugno.
    Avrebbe potuto concentrare gran parte delle sue energie sulle nocche di una mano, richiamare l'Ohm sul palmo oppure utilizzare due falangi.
    La precisione con cui il nagavandari era solito eseguire quel tipo di colpi rasentava la perfezione e, in altra occasione, si sarebbe addirittura preso il tempo necessario per eseguire correttamente l'intero movimento.
    Tuttavia, quella debilitante atmosfera premeva contro i suoi sensi, costringendoli ad una camminata da funambolo: difficilmente sarebbe riuscito a sfruttare appieno la coordinazione dei suoi arti, rischiando di produrre un danno inferiore rispetto a quello preventivato.

    Mentre Amon si accingeva ad eseguire, solerte, la tecnica che sarebbe servita da preludio alla propria, Namas serrò completamente le palpebre, recidendo di netto il barcollante apporto della normale vista.
    L'Atharvaveda brillò con vigore in risposta a tale scelta, sagomando l'ambiente circostante e dipingendo con un forte vento l'attacco scagliato dal suo alleato.

    Un respiro.
    Il guerriero piegò le ginocchia, abbassò il baricentro ed in un tempo che potè definirsi irrisorio si gettò con tutto il suo peso verso l'obiettivo.
    Aveva calcolato correttamente la tempistica, in modo da non trovare il corpo dello Scorpione sulla propria traiettoria: giunto in prossimità della porta, avrebbe leggermente ruotato il busto di lato, innalzando il braccio destro affinché divenisse parallelo al pavimento della loro prigione, mentre la mano sinistra avrebbe abbracciatto il pugno chiuso della gemella, per spingere e dare più impeto a quella tremenda gomitata.
    Il fulcro osseo di quell'attacco, il gomito, si sarebbe illuminato di un bagliore meraviglioso, simile alla vera essenza dello smeraldo, una traslucida dimostrazione dell'Ohm trasudato dal corpo del Principe.


    Dovevano uscire da quella stanza.
    Per Odayaka, per Elia.
    Per la Resistenza.


    Status fisico: Malessere fisico di entità Alta, nausea e sensazione di disorientamento.
    Ohm: 80%
    Equip: nessuno;
    Abilità passive: Rigveda (FRZ+50%), Samaveda (RES+50%), Pranava (articolazioni snodabili); Yajurveda (doti acrobatiche); Atharvaveda (lettura Flussi + visione 360°), Aranyaka (resistenza influenze emotive)
    Slot:
    [1] Attacco "Karma" a potenza Alta;
    [2] //

    Note Ho ritenuto plausibile l'incapacità di Namas, in quel fragente, di ricorrere a tutto il potenziale e quindi essere impossibilitato ad attaccare con potenza Critica.

    CITAZIONE

    ͼͽ Karma ͼͽ
    Il ciclo causa-effetto.
    Tramite l'impiego dell'Om che risiede nel corpo è possibile far trasudare tale energia fino a coprire una zona del corpo (più o meno estesa, a seconda dell'efficacia che si vuole dare al colpo) e renderla capace di sprigionare più potenza del normale in misura proporzionata all'obolo pagato. Poichè l'Om è una forza trascendentale, tale 'patina' traslucida dai riflessi azzurri e verdi riesce ad interagire con la trama eterea e magica, indebolendola tramite un azione uguale-e-contraria sui flussi che la sostengono; un impatto invece con corpi fisici, materiali, si traduce nella liberazione improvvisa e spontanea dell'Om il quale risuona e sfalda l'essenza stessa di ciò che colpisce. Per la natura stessa di questo Sentiero dello Spirito, la tecnica è utilizzabile anche come baluardo di difesa dell'integrità personale, laddove la zona soggetta a minaccia venga rivestita del quantitativo adatto di Om. La circolazione di questa energia permette anche il rivestimento, nell'eventualità occorra, di armi in possesso dell'utlizzatore, purchè esse siano adatte allo scopo.

    {variabile}
    [Costo: 4 pt]
    (La tecnica consiste in una utilizzabile in fase difensiva e una in fase offensiva. Il funzionamento è lo stesso ma conta come due tecniche separate. Ha effetto anche su manifestazioni eteree e forza magiche. La patina può rivestire anche armi appartenenti al caster purchè esse siano artefatti, quindi con almeno una caratteristica particolare-potere-abilità.)

     
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    «Gli altri stanno aspet-»
    -maledetto!

    La porta della cella si chiuse in silenzio, fondendosi alla parete e confinando i guerrieri in quella piccola scatola di un bianco abbagliante: la sortita dell'uomo in uniforme era stata precisa e fulminea, tanto che -forse- neppure con percezioni perfettamente funzionanti sarebbero stati in grado di reagire con la giusta prontezza; non che importi chiederselo, perché non lo saprete mai...

    Dannazione, sono uno stupido! Un idiota!
    inveì lo Scorpione, mordendosi le labbra in preda alla collera
    Nemmeno un novizio si sarebbe fatto fregare così!
    Nemmeno un bambino appena arruolato l'avrebbe fatto. E IO?


    ...e -a dirla tutta- non c'è nemmeno davvero tempo da perdere a biasimarsi, perché ogni secondo che trascorrete tra quelle mura, è un secondo di più in cui Odayaka ed Elia si trovano soli con quel tizio. Chi accidenti era, comunque? Non lo avete riconosciuto, ma la sensazione che irradiava era così palese da non aver nemmeno bisogno della vista mistica per essere decifrata: quieto disprezzo, gelida ostilità... e voglia di uccidere.

    Namas! Ehi, Namas: tutto bene?
    chiamò l'Egiziano, sincerandosi delle condizioni del Principe e provando a rialzarsi
    Dobbiamo uscire di qui al più presto: Odayaka ed Elia hanno bisogno di noi!

    Nella concitazione del momento, i gemiti del bambino non erano che un suono fantasma proveniente dal corridoio, attutito dalle paratie d'acciaio e coperto persino dal martellare del cuore dei prigionieri: forse un gioco dell'acustica, distorto dal senso di urgenza che doveva starli ghermendo, o magari uno scherzo crudele dell'adrenalina... al contrario, invece, il tonfo sordo e le voci che provenivano dall'altra parte era fin troppo reali.

    png

    « Ngh...! »

    Un gemito strozzato e una smorfia sofferente furono tutto ciò che concesse al suo nemico quando la afferrò di malagrazia per un braccio, e la scagliò contro la paratia di metallo che fiancheggiava il corridoio del settore 7C.

    Nel tentativo di salvaguardare Elia, la fanciulla dell'Ovest aveva offerto la spalla all'impatto, ma così facendo aveva finito solo per aggiungere ingiurie al suo fragile corpo -ancora debilitato dalle estese ustioni riportate durante l'incendio che l'accampamento aveva subito durante la marcia verso Sequerus- e per esporre il Paziente Zero al loro aguzzino: ghermitolo per la collottola con la mancina, Kikio le strappò il bambino dal petto, e quando le braccia della donna si tesero nel tentativo -tutto istintivo- di trattenerlo a sé, il Governatore la gettò nuovamente contro la parete con un manrovescio della destra, che ancora stringeva la spada.

    « Lord Kikio... Che altro volete farne di lui? »
    nonostante la guancia le pulsasse dolorosamente, la sua voce rimase pacata e ferma
    « Lasciate stare il bambino... »

    Elia fu scaricato al suolo come un pacco di nessuna importanza, e lì giacque -con gli occhi sbarrati e le membra molli per la paralisi del più cieco terrore-; il samurai, invece, tornò a dedicarsi al suo conto in sospeso con quell'infida traditrice della sua patria.

    « Non siete nella posizione per dettare condizioni. »
    la rimbeccò freddamente, schiacciandola contro la parete; la lama, alla gola
    « E, ad ogni modo, le domande le faccio io: voglio sapere come ci siete riuscita.
    Come avete spinto Rivenore ad appoggiare la rivolta...? »


    jpg
    « . . . »

    Sudando freddo per la domanda, lo Specchio abbassò lo sguardo.

    « Con i confini blindati non potevi lasciare il paese per infilarti nel letto di qualche straniero a sancire alleanze... »
    millantò venefico l'Unificatore, incalzandola con un sorriso sardonico
    « ....quindi devono essere stati loro a venire qui: perché mai, mi chiedo? »

    Un gelido terrore si impadronì di lei in quell'istante, e non per la sua vita, ma per il futuro della sua nazione: in quel momento fu certa del fatto che il Capofamiglia Ho fosse già giunto alla verità -o fin troppo vicino ad essa-, e il suo pensiero corse al giovane Naga... e alla speranza che rappresentava per sé, per la Resistenza, per i Diversi, e per l'intero Presidio. Per Endlos.

    jpg
    « ...perché Lord Aeon dovrebbe scomodarsi ad intervenire?
    Perché venire fin qui proprio ora, dopo tutto questo tempo? »

    incalzò il guerriero, incidendo con il filo della katana il collo ancora fasciato dalle bende
    « Che sia emersa una volontà in grado di opporsi alla mia? »

    Con la comparsa delle Milizie d'Argento sul fronte, Kikio doveva aver ormai capito che un candidato all'Insediamento fosse venuto alla ribalta... e, a quel punto, cosa c'era di più logico dell'ucciderlo? Così facendo, il Governatore avrebbe eliminato la concorrenza, fiaccato l'umore della Resistenza privandola del suo leader, e -togliendo a Rivenore l'unica ragione che li aveva condotti ad Ovest- sfoltito la lista dei loro alleati.

    Namas era coraggioso e valoroso: da che l'Ambasciatrice di Undarm l'aveva conosciuto, non c'era stata un'occasione in cui non aveva avuto di che sorprendersi della forza trascinante celata nel suo eterno oscillare tra l'esuberante emotività di un fanciullo e l'imperturbabile distacco di un asceta -o di un dio-, eppure... in quel momento, in quelle circostanze, anche con Amon al suo fianco... non sarebbe sopravvissuto se Kikio Ho avesse capito quanto importante egli fosse per il futuro di quel mondo e le speranze del suo popolo traviato da dottrine di odio, disperso dai soprusi e in parte ancora tragicamente assopito in quel sonno della ragione, buono solo a generare mostri - mostri veri.

    Se l'Unificatore avesse saputo, il Naga sarebbe morto, e tutte le speranze dell'Ovest insieme a lui. Per questo, Odayaka Mira fece l'unica cosa in suo potere per proteggerlo: sostenendo con regale determinazione lo sguardo di quelle iridi colore del ghiaccio, lo Specchio Tranquillo imbrigliò quel raggio di luce, se ne rivestì e ne fece la sua arma - abbagliò i suoi occhi... per renderlo cieco ad ogni altra cosa.

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    « E' proprio come credi, Lord Kikio Ho:
    Lord Aeon è qui perché ha identificato un nuovo Alfiere per l'Occidente. »

    asserì, calma, con una scintilla fiera negli occhi scuri e la voce composta come una lama
    « Rivenore è qui per me: per consegnarmi il trono... insieme alla tua testa. »

    png

    «Se Kikio Ho avesse voluto ucciderci, l'avrebbe già fatto.
    Dubi-dubito che si trovi fuori da questa cella ad aspettarci.»

    lottando con lo stordimento, Namas tentò di fare il punto della situazione
    «Amon, devi indebolire la struttura. Al resto ci penserò io.»

    Con una certa fatica, il Serpente si sbilanciò da una parte e rotolò sul pavimento col meglio della prestanza atletica che le sue condizioni compromesse consentivano; cercò di rimettersi in sesto alla meglio, e mentre un rigurgito rosso sangue lo lasciava debilitato al suolo per altri istanti, lo Scorpione preparò a tradurre quel pensiero in azione.

    Va bene, ci penso io.

    Concentrando il proprio potere nella destra, l'Egiziano l'incanalò in un singolo potente colpo che strappò alla porta un gemito sinistro, e il metallo vibrò e si deformò sotto l'impatto con la violenta onda d'urto... ma non era ancora abbastanza per liberare il passo, e l'apporto del Naga non si fece attendere: rimessosi in piedi ancora un pò traballante, egli rafforzò le membra con l'Ohm, abbattendo sul ripiano danneggiato una possente gomitata che ne piegò anche le ultime resistenze; la paratia blindata schizzò via dal suo incasellamento, schiantandosi con un clangore sordo sulla parete antistante, e il suo eco rimbalzò spettrale nel silenzio assoluto del laboratorio deserto.

    Imboccare la via d'uscita da quella prigione -le quattro mura che avevano intrappolato Elia, covando la sua maledizione per chissà quanto tempo- fu una decisione automatica, ma... i segni di un'avversa fortuna si mostrarono ai due prima ancora di precipitarsi fuori, varcando la soglia della libertà: un silenzio assoluto vibrava nell'aria -animato appena dall'eco dello schianto che si disperdeva in lontananza-, stagnando assieme all'odore ferrigno e pungente del sangue; il rivolo rosso che si allargava nel loro campo visivo -netto e sgargiante nel bianco asettico del laboratorio- urlava con tutta la violenza del mondo... e muto rimase il cuore nel risalire alla sua origine.

    jpg

    Dall'altra parte, solo un corpo -composto anche nella morte che le ha spento lo sguardo-
    e più nessuna presenza...

    Behind the Enemy Lines

    Chiedendo scusa per l'enorme ritardo, vi annuncio che siamo all'ultimo turno della quest. :pazz:

    Riuscite a liberarvi dalla cella di Elia, ma è troppo tardi: Odayaka è già cadavere nel corridoio. Appena fuori dalla cella iniziate a recuperare pian piano la vostra stamina, ma anche ricorrendo alle vostre percezioni extrasensoriali non riuscite a rilevare nessuna traccia del bambino, scomparso insieme a Kikio Ho.

    Per dubbi o qualunque altra cosa, potete chiedere in Bacheca;
    se avete bisogno di più di un turno per elaborare gli eventi, fatemelo sapere :kisu:

    Vorrei chiudere entro il 28 maggio, quindi ve la metto come ultima scadenza >*</

     
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    deva


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    Il gelo che provò a contatto con la porta fu simile al glaciale suono metallico dello schianto che seguì: la stanza esalò un sospiro, l'aria fuggì e varcò la soglia proprio come loro due, il bianco del corridoio a soffocare le loro viste annebbiate.
    L'Atharvaveda tornò a sintonizzarsi su quella realtà aliena, rimbalzando di parete in parete per descrivere la situazione. Non riusciva a trovare traccia di Elia, Odayaka o dell'uomo che li aveva rinchiusi.


    «Muoviamoci.»

    Iniziò a ricalcare i passi, uno dopo l'altro, ripercorrendo a ritroso la strada.
    Namas conosceva diversi modi per controllare lo spirito e frenare i tumulti delle emozioni: eppure, un'ansia crescente

    -come lune impegnate a scandire il tempo-
    gli stava scavando il petto dall'interno, andando a colpire laddove i sintomi della nausea stavano lasciando lo spazio ad una totale sensazione di conclave.
    Non si rese conto di quanto in fretta l'odore giunse ai suoi sensi e dell'impeto con cui quel rivolo di sangue brillò scarlatto nella sua mente: fu come scivolare in un abisso senza mura, sentire il vuoto aggrapparsi alle caviglie e trascinare giù il Principe nell'oblio della coscienza (non)umana.
    In quella asettica oscurità, vide lo Specchio.
    La superficie, prima perfetta, forata nel suo centro, incrinata, frantumata.
    Rotta.
    Il cuore del Nagavandari saltò diversi battiti: il flusso di Ohm, compenetrante anima e corpo, s'arrestò di netto, cancellando per qualche secondo anche i misteri dell'Atharvaveda.
    Per un esiguo e trascurabile momento, Namas fu solo un umano in lacrime, privo di qualsiasi forza.
    Burattino dello stupore, gli arti si mossero con lentezza, accovacciando quel corpo di pietra fino a che il volto del guerriero non fu a pochi palmi da quello di Odayaka.
    Sollevò una mano, mosso dal solo istinto, e le serrò le palpebre, carezzando poi la guancia: era ancora calda, appariva così viva da gettare una valanga di dubbi su quell'orrore che nemmeno una menta illuminata come la sua riusciva ad elaborare.
    Si avvicinò ancora di più, sfiorandole la fronte con le labbra, dischiudendole appena: fu un bacio ed una promessa, raccolta in qualche fonema sussurato appena.


    «Perdonami.»

    Un sussulto, seguito dal massiccio afflusso di sangue ad ogni cellula del suo corpo: l'energia aveva ripreso a circolare, intorpidita, nelle membra stravolte del nagavandari, mentre la mancina afferrava con delicatezza il mezzo con cui la Reggente di Undarm era stata condannata ad un futuro privo di vita.
    Iniziò ad estrarre lentamente l'arma, conscio che nessun dolore avrebbe mai potuto risvegliare Mira dal sonno eterno in cui era stata imprigionata: ad ogni centimetro estirpato dal suo corpo, nuove lacrime si gettavano dal volto del Principe sul vestito lurido di sangue.
    Non aveva occhi che per lei: si scostò di lato, facendo aderire le braccia alla schiena ed alle ginocchia della donna, sollevandola da terra per portarsela al petto.
    Le avrebbe dato onore e degna sepoltura.
    Avrebbe fatto di tutto affinché ogni uomo e donna, ogni individuo del Presidio, onorasse la memoria di Odayaka.
    Si sentiva pronto ad uscire da quel luogo, tornando finalmente ad accorgersi della presenza di Amon, a mostrare al mondo l'oscenità di quella morte: ma, senza che niente del suo corpo suggerisse indizio, la mente di Namas virò pericolosamente in un sentimento che agli uomini serpente non era concesso provare.

    L'ira.
    Immobile, il corpo esanime dello Specchio fra le sue braccia, l'Ohm nella carne del Principe iniziò ad agitarsi senza armonia, come acque violentate dalla burrasca: nelle più terribili segrete della sua Consapevolezza, la voce dell'Imperatore reclamava giustizia, chiedendo
    -obbligando-
    il suo alterego a concedergli libertà, un'ora d'aria dalla sua sempiterna prigionìa.
    Dalla pelle si fece visibile un'eterea patina smeraldina, sintomo della sublimazione delle energie che conferivano forza alla sovrannaturalità di Namas: alcune zone del vestito di Odayaka reagirono a quella fuoriuscita, consumandosi, mentre le prossimità del Principe venivano sferzate da correnti d'aria mosse dalla sola furia del guerriero.


    Namas andava calmato,
    in un modo o nell'altro.


    Status fisico: Malessere fisico di entità Alta, in attenuazione.
    Profondo dolore psico-fisico.
    Ohm: 80%
    Equip: nessuno;
    Abilità passive: Rigveda (FRZ+50%), Samaveda (RES+50%), Pranava (articolazioni snodabili); Yajurveda (doti acrobatiche); Atharvaveda (lettura Flussi + visione 360°), Aranyaka (resistenza influenze emotive)
    Slot:
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    -BOOM-

    Fu una questione di secondi. Di attimi.
    Come un ingranaggio bene oleato, i due si erano avvicendati nell’attaccare la porta che li teneva reclusi tra quelle quattro mura. Il primo a colpire fu lo Scorpione, che non lesinò in potenza con lo scopo precipuo di indebolirne il metallo e lasciare che il colpo di Namas l’abbattesse.
    Il principe a sua volta scatenò un colpo dalla forza sorprendente, riuscendo nell’intento di liberare entrambi: il metallo dapprima deformatosi, si scardinò abbattendosi sulla parete frontale depressurizzando la stanza dal potere maligno del ragazzino.

    Erano liberi, finalmente.

    Sì, andiamo! ”, esclamò di rimando lo Scorpione.

    Era visibilmente preoccupato per le sorti di Odayaka ed Elia, pertanto non si perse in chiacchiere.
    Riattivò l’Occhio di Ra, sicuro ormai di non poter più essere vittima di quella malia al fine di non farsi trovare nuovamente impreparato nel caso in cui volessero attaccarli nuovamente. Per quanto improbabile una simile eventualità, non poteva di certo sottovalutare nuovamente quel posto.
    Andò dietro il Principe, con il fine di guardargli le spalle e salvaguardarne – per quanto possibile – la vita da attacchi meschini e traditori, ma sapeva bene che in movimento il suo raggio d’azione era fortemente ridotto; abbastanza ampio, però, per poter reagire con solerzia comunque.
    C’era qualcosa di strano, però: tutto era insolitamente silenzioso.

    « Potrebbero attaccarci da un momento all’altro. », si disse paranoico.
    Eppure, in quel momento, non avevano nulla da temere.

    Il cuore gli batteva all’impazzata per l’ansia cumulata sino a quel momento.
    Erano stati così vicini dal liberare il prigioniero, Elia, che avevano finito per dimenticare tutto il resto; felici com’erano per essere riusciti a restituire la libertà al ragazzino, erano caduti in trappola.
    Eppure erano riusciti a liberarsi a loro volta, facendo gioco di squadra, dimostrando ancora una volta di essere in grado di imprese straordinarie.



    Un odore fin troppo conosciuto giunse alle sue narici.

    -sniff sniff-

    Si era fermato un attimo, non curandosi del Principe.
    Si trattava di una fragranza ferrosa, indistinguibile per chi come lui era stato abituato sin dalla più tenera età a combattere e ad uccidere: si trattava di-

    « -sangue! », esclamò nella sua mente.



    Per poco, scivolando su ‘qualcosa’, non stava per fare un ruzzolone.
    Abbassò lo sguardo, impietrito.

    Sangue- ”, sibilò a denti stretti.

    Mai, come in quel momento, aveva avuto in odio la vista del sangue.
    Cos’era successo? Perché c’era del sangue lì per terra? Odayaka ed Elia erano forse riusciti a sbarazzarsi del loro oppressore? Sì, doveva essere sicuramente così! Odayaka era una donna in gamba, forte abbastanza da essere stata in grado di seguirli in uno degli avamposti nemici.
    Sì, doveva essere stata sicuramente in grado di liberarsi.

    « -sì, è sicuramente così! », esclamò ancora.
    « -s- »



    « »

    Namas era li, vicino al corpo esanime di lei.
    Una lancia nel suo petto e lei era stata uccisa: era forte, sì, ma non aveva potuto far nulla contro la furia di quell’uomo. Amon strinse i pugni, disattivando l’Occhio di Ra.

    Non c’era più vita in quel corpo.
    Distolse lo sguardo, poi, chiudendo gli occhi.
    Piangeva.

    « Sono un debole! », si disse con tono da rimprovero.
    « Tutto questo potere, tutta questa forza e non sono stato in grado di proteggere una donna ed un ragazzino! », si disse ancora con ira profonda, « E chi ne ha pagato il prezzo? Fossi morto io per la mia inettitudine avrei anche potuto capirlo, ma che siano altri a pagarne le conseguenze- »

    Si morse le labbra, con veemenza.

    « -non posso accettarlo! »

    Cadette sulle ginocchia, impregnandole con il sangue di lei.

    « Sono indegno di questa forza. », aggiunse lasciandosi cadere in avanti, sulle mani.
    « Sono indegno di questa vita! »

    Nel suo piangersi addosso, però, stava trascurando qualcun altro.
    Il Principe stava soffrendo e, forse, era molto più colpito di lui per quella perdita sicuramente cara che lo aveva colpito in quel momento; non conosceva bene il legame che esisteva tra Namas ed Odayaka, ma da quando si era imbarcato in quell’impresa gli era sembrato che fosse molto forte.
    Ed in quel momento, persino il Principe si era piegato al dolore.

    Alzò lo sguardo, per guardarlo ma aveva ancora gli occhi inumiditi dalle lacrime.

    « Namas! », esclamò tra sé e sé.

    Si asciugò gli occhi alla buona, cominciando a rialzarsi in piedi.
    Respirava a fatica, ancora, per via dello shock che lo aveva colpito poc’anzi ma riuscì ad assistere alla scena lacrimevole in cui il Principe si accingeva a liberare il corpo esanime di Odayaka dal peso della lancia che le aveva privato la vita. Tentò di posargli la mano sulla spalla, al fine di cercare di dargli conforto ma non vi riuscì.
    Strinse i pugni per la rabbia che lo pervadeva, lasciando che l’ira e l’odio per quell’uomo – quegli uomini – gli annebbiasse la mente assaporando sensazioni sopite da tempo.
    Il suo animo reclamava vendetta adesso.

    La pagheranno, Principe. ”, disse in un sussurro.

    Ma Amon non era l’unico a perdere il controllo.
    In quel momento, infatti, anche Namas sembrava in procinto di diventare qualcun altro, liberando un potere fino a quel momento rimasto sopito con fin troppa sofferenza dentro di lui; per quanto non avesse attivato l’Occhio di Ra in quel momento, percepiva istintivamente un potere strabordante provenire proprio da lui. Ma non ne era spaventato, anzi ne sembrava compiaciuto.
    O meglio, ad esserne compiaciuto era lo Scorpione sopito dentro di lui pronto a bacchettare e ad inebriarsi con il sangue dei nemici che avevano osato tanto. Troppo.
    Senza volerlo, avevano scatenato l’ira funesta di due mostri e non si trattava dei non-umani ai quali erano soliti dare la caccia con le loro insulse ronde o reggi razziali; si trattava di due uomini feriti nell’orgoglio, nel fisico e nello spirito.
    Due forze inarrestabili.

    Non ora, Principe. ”, si arrischiò a riprenderlo lo Scorpione Nero.
    Non è ancora il momento per liberarsi, per sfogare gli istinti e vendicarsi- ”, aggiunse subito dopo con voce compiaciuta, “ -ma è il momento di attendere ed affilare le armi.
    Gli posò una mano sulla spalla sinistra, con ferma decisione. “ Ti prometto che ci vendicheremo e che soffriranno tanto quanto ha sofferto Odayaka.

    Un sorriso sadico comparve sul suo volto, inebriato dal sangue.

    La pagheranno ed avrai la mia spada. ”, gli disse ancora.

    Cercò di infondergli il suo spirito, tramite quella presa alla spalla.
    Approfittò di quel momento di vicinanza, quella sorta di intimità indotta, per fargli comprendere che lo capiva, ma che (parimenti) era il momento di attendere. In quel momento era Amon a parlargli, a trasmettergli la sua stessa tristezza facendosi carico a sua volta di quella del Principe.
    In quel momento stava cercando di sollevare dalle spalle di Namas tutto il peso di quella responsabilità, addossandosela su di sé.

    Andiamo, Principe. ”, gli disse ancora. Questa volta, però, era più calmo e pacato.
    Dobbiamo offrirle una sepoltura degna: questo posto è indegno e non merita la sua presenza un momento di più. ”, si inginocchiò chinando il capo pur mantenendo la presa sulla spalla, incurante delle ferite provocate dall’aura di Namas. “ E dobbiamo prepararci per mettere fine a questa battaglia.
    Chinò quindi il capo, in segno di rispetto. Per entrambi.

    Avrai la mia spada e la mia lealtà.



    Sempre.

     
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    Con un'eleganza letale che celava in sé tutta la gelida precisione della reiterata abitudine, il braccio destro scattò a descrivere un arco nell'aria, ferendola con la lama della katana -ancora sporca del sangue dei soldati che avevano cercato di intercettarlo- e strappandole un sibilo... quasi fosse rimasta interdetta da tanta violenza; tuttavia, non era lei l'obiettivo ultimo di quel gesto di fredda crudeltà, bensì i pilastri di legno e metallo che avevano sostenuto il ponte alle sue spalle.

    La loro dipartita fu silenziosa, un pò meno il crollo della struttura che avrebbe eliminato ogni possibilità di inseguimento, ma ormai era andata: il perduto Picco del Forte era alle loro spalle, adesso, e presto avrebbe varcato il confine di quello della Pena, suo dominio e ultima roccaforte; finalmente, poteva smettere di preoccuparsi di attirare le attenzioni dei suoi nemici e concedersi il lusso della parola.

    jpg
    « . . . »

    Non certamente con il Paziente Zero, nei cui occhi sbarrati l'unica cosa rimasta doveva essere il ricordo del sangue, ma con i suoi pochi ufficiali rimasti fedeli alla causa, che attendevano il suo ritorno e le sue istruzioni per riorganizzarsi.

    « Sto tornando alla base. »
    annunciò laconico attraverso la trasmittente che aveva accostato alle labbra
    « Rintraccia il dottor Blue e quella donna: li voglio entrambi al consiglio di guerra.
    La riunione è fissata tra un'ora da adesso. »


    Chiuse la conversazione senza dare all'altro nemmeno il tempo di assentire, la sola risposta che dava per scontato di ricevere, l'unica che avrebbe accettato; poi, trascinandosi dietro il bambino per la collottola -come fosse un fardello- volse le spalle al baratro e si incamminò verso l'imponente fortezza dell'Enclave.

    jpg
    « Tsk. »

    Non avrebbe abbandonato l'Ovest a quel destino di decadenza.
    Mai. Non finché avrebbe avuto vita.

     
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