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    Ezazél

    Non aveva portato nulla da leggere durante il viaggio. Questa fu una cosa tragica, perché il viaggio da Merovish a lì fu molto lungo.
    Così guardò il panorama. La carrozza su cui viaggiavano aveva ampie finestre, e fu bello vedere le dune di sabbia diventare steppe e poi prati e infine foreste.
    Arthur continuava a parlargli di come fosse bella Palanthas, di come fosse bello avere un nuovo bibliotecario e di come fosse felice che lui avesse accettato la sua offerta.
    Sorrisi e parole di circostanza. Si sentiva così nervoso.


    La carrozza si fermò davanti a un palazzo grande grande. Un'enorme struttura tutta arcate, pareti candide e tetti azzurrini, affacciata su un giardino curatissimo.
    Gli sembrava troppo troppo grande, però non ne era sicuro. Non aveva mai visto dal fuori la Biblioteca in cui era nato lui, e chissà, forse era enorme e regale e imponente come quel posto lì.
    A lui era sempre sembrata così piccola, dopo i primi due lustri passati lì dentro.
    Scese con Arthur giù dalla carrozza, e d'istinto si appese con una manina alla manica dell'amico. I loro bagagli erano sul tettuccio del mezzo, e il cocchiere stava già provvedendo a scaricarli.
    Dunque si sarebbero fermati lì.
    «È davvero questa?» domandò ad Arthur, alzando la testolina per incontrare gli occhi del collega.
    La sua segreta speranza era che quello fosse l'Importante Palazzo Reale di Qualcosa, e la Biblioteca fosse un qualche sgabuzzino sul retro. Oppure una stanzetta dentro, piccina piccina, con un caminetto e tante poltrone e degli scaffali. Anzi, a ben pensarci non gli piacevano tanto i caminetti, perché aveva sentito queste storie su grossi uomini ciccioni che ci passavano attraverso per entrarti in casa d'inverno. Che poi, non era un modo un po' stupido per infiltrarsi? Lui avrebbe avuto un sacco paura di finire arrostito vivo...
     
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    croceart

    Paanthas, Grande Biblioteca.
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    Era partito con l'intenzione di controllare lo stato di una biblioteca ed era tornato con un bibliotecario. Curiosa come situazione, ma non gli dispiaceva affatto; i Custodi delle Sette Vie erano una gilda attiva ed influente, ma era molto difficile che qualcuno domandasse loro di farne parte. Non si trattava di popolarità o altro... semplicemente individui come loro erano abbastanza rari. E quando c'erano a nessuno importava: se ne stavano quasi sempre per fatti loro a studiare, lontano da tutti, ed era oggettivamente improbabile che nel loro distacco dal mondo venissero a conoscenza di Palanthas.

    «È davvero questa?»

    La voce spaurita dell'esserino riscosse Arthur dai suoi pensieri. Abbassando lo sguardo, avrebbe incrociato quello del suo ospite, ora intento a tenersi aggrappato al lembo della sua giacca. Di risposta, il vampiro sorrise.
    Nonostante Ezazèl fosse insicuro, asociale e totalmente spaesato, in lui il vampiro riusciva a vedere tutte le qualità di un buon Saggio. Innanzitutto non disdegnava i libri, poi il suo essere schivo gli avrebbe permesso di non distrarsi da contrattempi fastidiosi per chi aveva da studiare. Infine non era nemmeno lontanamente spavaldo: chi preferiva riempirsi la bocca di parole per compensare il vuoto di conoscenza che aveva nel cervello non era certo benvenuto fra uomini e donne che, il sapere, ce l'avevano davvero.

    -Se fosse stata piccola non sarebbero stati necessari così tanti bibliotecari, non credi?

    Percorrendo il viale che conduceva all'entrata, preferì rispondere ai sottintesi, intuendo quale fosse la vera preoccupazione del giovanotto. Infondo, dopo un viaggio intero in cui non era nemmeno riuscito ad ottenere completamente la sua fiducia, l'aveva capito il suo rapporto con tutto ciò che non era un libro. Beh, poco male: Palanthas ne aveva migliaia: c'era solo l'imbarazzo della scelta.

    -L'interno è diviso in più sale, ma ogni cosa è tenuta costantemente in ordine: ti basterà un giorno per orientarti perfettamente. In ogni caso, non devi preoccuparti: io ed il mio collega Brifos saremo felici di aiutarti.

    All'ennesima rassicurazione, il Saggio entrò finalmente in biblioteca. L'interno era enorme e, nonostante questo, la mole di libri era così elevata da costringere il visitatore a percorrere strettoie lì dove l'ambiente doveva ospitare la materia prima, ben ordinata sugli scaffali. Non mancavano tuttavia ampi spazi e zone riservate alla lettura e lo studio vero e proprio. Era tutto... semplicemente perfetto.

    -Brifos dovrebbe essere qui a momenti.

    La Biblioteca più fornita e curata di Endlos, sotto ogni punto di vista.

     
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    @Zero Stima imperitura per l'avatar di Neah :luv: Comunque, scusate il ritardo ç_ç

    Le iridi color ardesia scivolarono rapide e attente sulle nitide lettere nere stampate in inchiostro, ben allineate sulla carta -appena un poco ingiallita dal tempo- come soldati di un esercito schierato in parata, scorrendo i capitoli con la stessa disinvoltura e familiarità di un viandante che percorra il solito pezzo di strada verso casa propria.

    Aveva già terminato quel libro un gran numero di volte e ne conosceva bene la storia, ma -per qualche ragione- non gli dava mai alcuna noia tornare a rileggerlo di tanto in tanto: quando sentiva montargli dentro quello strano stato d'animo a cui -per difetto di empatia- non riusciva a dare un nome, gli veniva naturale raggiungere lo scaffale coi suoi preferiti, prendere quel volumetto che molti avrebbero trovato troppo esiguo per venir definito un racconto, e sfogliarne le pagine... ulteriormente diradate da illustrazioni tanto elementari e concettuali, da risultare -in vero- infantili.


    “Il Piccolo Principe”, si intitolava. Glielo aveva regalato la Luna.

    Nel momento in cui una vibrazione agitò l'atmosfera sacrale e quasi mistica di quel luogo, una crepitante scintilla azzurrina percorse la lunghezza del corno dorato del Demone delle Tempeste: in quanto garanti e custodi della Biblioteca, le Corone erano i referenti designati per gli incantesimi posti a protezione di Palanthas, e poiché uno di essi prevedeva un monitoraggio in tempo reale delle presenze al suo interno, era stato l'edificio stesso ad avvertirlo dell'arrivo di due visitatori.

    Il primo era il suo collega Arthur, mentre l'altro... l'altro non lo conosceva, ma se era arrivato con la Corona di Khymeia magari poteva essere qualcuno di interessante; sbattè le palpebre una volta, depose il libercolo sulla scrivania dove sedeva, e si mosse per raggiungerli nell'atrio, al piano di sotto... e nel discendere la scala centrale che dominava il labirinto di scaffalature, i sensi del Raitei si concentrarono sulla figuretta al fianco del Saggio.

    Era piuttosto piccolino, e il fatto divenne ancora più evidente quando il gigante dai capelli blu si fu avvicinato al duo per fermarsi di fronte a loro; dall'alto dei suoi due metri, Brifos fissò il viso imberbe dello sconosciuto, e -nonostante la solita faccia inespressiva- provò simpatia a pelle per i suoi colori: incarnato pallido, chiome d'oro e occhi verdi...
    gli stessi toni della Luna.

    « Ciao. Benvenuto a Palanthas. »
    esordì con voce incolore, ricordando le regole di interazione sociale
    « Il mio nome è Brifos. »
    come secondo passo del protocollo, porse educatamente la mano
    « Sei amico di Arthur? »

     
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    Ezazél
    Vista dall'interno, era tutta un'altra cosa.
    Vista da dentro, sembrava così piccola.
    Ebbe un moto di nausea al pensiero di rimanere bloccato lì. Bloccato tra quegli scaffali, costretto in una prigione che avrebbe letto nella sua interezza in poche decine di anni.
    Poi si ricordò di essere libero.
    Sarebbe potuto uscire dalla Biblioteca quando voleva! Gli venne da sorridere, e si rilassò al punto di mollare la manica di Arthur.
    Almeno finché l'altro Bibliotecario non venne a presentarsi.
    Si alzò in punta di piedi, piegò la schiena all'indietro e sollevò la testolina.

    Era aaaaaaalto.
    Tanto aaaaaaalto.
    Troppo aaaaaaalto.

    Come persona in sé non lo disturbava: a Merovish aveva visto brutti tizi ancora peggiori. Ma non gli piaceva l'idea di averlo come collega, condividere lo stesso spazio vitale, sentire il suo sguardo vacuo su di sé mentre sfogliava qualche libro.
    E poi non aveva nemmeno gli occhiali.

    Non strinse quella mano grande quanto la sua testa: temeva che potesse stritolarlo. Andò a nascondersi dietro Arthur, invece, liquidando la questione con uno «Telospiegalui.» detto tutto d'un fiato.
    Per la prima volta in vita sua avrebbe voluto trovarsi in un posto diverso da una biblioteca.

     
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    croceart

    Paanthas, Grande Biblioteca.
    Presidio Orientale, Endlos.

    Il momento delle presentazioni non fu fra i migliori, ma ritenne di doverselo aspettare. Da un lato c'era il suo nuovo amico, Ezazèl, nato e vissuto fra le mura di una biblioteca. In un certo senso non era molto diversa dalla vita del vampiro, tuttavia divergeva per un dettaglio importante: essendoci nato, aveva iniziato il suo viaggio in totale assenza di esperienza riguardo ciò che popolava il mondo esterno e le reali dinamiche di interazione sociale. Questo giustificava ampiamente quanto fosse spaventato più o meno di tutto, compresi i giganti come Brifos.

    «Telospiegalui. »

    Ah, ovviamente Brifos era quasi completamente privo di empatia e, nonostante fosse un demone del Makai, dimostrava alcune caratteristiche degli umani affetti da autismo. Non era il massimo della compagnia, ma Arthur ritenne la mancanza positiva in quel preciso istante; non voleva certo che ci rimanesse male per un comportamento così bislacco.
    Fu così che, rivolgendosi al biondino, portò la mano pallida e fredda ad indicare il collega.

    -Lui è il mio amico Brifos, Custode e Corona di Regalia, la Via delle Leggi. Brifos- abbassò la mano e, con un cenno del capo, andò ad indicare la piccola figura nascosta dietro di lui -il suo nome è Ezàzel. Desiderava visitare questa biblioteca di persona. E' un po' introverso, ma è un bravo giovanotto, oltre che intelligente e preparato!

    Non stava mentendo al Demone: infondo era tutto vero. Aveva solo tralasciato il dettaglio che per molti la sua alta statura, il corno d'oro crepitante saette ed il fisico imponente avevano un effetto... paralizzante. Non era la prima volta che accadeva, ma Arthur non riusciva ancora a concepirlo: ai suoi occhi Brifos era solo un bambino troppo cresciuto.

    -Allora, che ne pensi di Palanthas?

    Tornò a parlare con Ezazèl, continuando a fungergli da scudo umano e copertura qualora si fosse sentito maggiormente a suo agio nel continuare la conversazione in quella strana posizione.

    Ho voglia di coccolare Ezazèl x333333
     
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    La creaturina dai capelli d'oro lo fissò dal basso con un'espressione sbigottita riflessa negli occhi verdi per un lungo istante; poi, le iridi color ardesia del gigante dai capelli blu videro il nuovo ospite tuffarsi dietro Arthur squittendo qualcosa, parole che -reclinando il testone da una parte e producendo una scintilla elettrica lungo il corno dorato- Brifos impiegò qualche istante a decodificare.

    «Telospiegalui.»

    In attesa di istruzioni, il Demone delle Tempeste riportò ubbidiente lo sguardo bigio e vacuo sul volto dell'amico e collega, e rimase paziente in attesa.

    -Lui è il mio amico Brifos, Custode e Corona di Regalia, la Via delle Leggi.
    esordì il Vampiro, eseguendo magistralmente il protocollo di presentazione
    -Brifos, il suo nome è Ezàzel. Desiderava visitare questa biblioteca di persona.
    E' un po' introverso, ma è un bravo giovanotto, oltre che intelligente e preparato!


    « Capisco. »

    Con un cenno pacato del testone, il Raitei si limtò ad annuire prima di reclinare il capo da una parte e scoccare un'ultima occhiata in direzione di Ezàzel: la Luna gli aveva spiegato che le persone che hanno difficoltà con i protocolli di interazione sociale sono “timide” e quando se ne ha davanti una della tipologia è molto importante evitare interazioni attive troppo dirette e non autorizzate; tende a metterli a “disagio” -gli aveva spiegato-, o a farli sentire minacciati... E, stanto alle sue nozioni, non erano condizioni piacevoli.

    -Allora, che ne pensi di Palanthas?

    Rivolgendo quella domanda al giovanotto, il Vampiro cercò un modo di rompere il ghiaccio; dal canto suo, in silenzio, il Demone volse il profilo agli astanti e cominciò a squadrare i volumi allineati sugli scaffali in cerca di qualcosa da leggere.

     
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    EzazélCom'era Palanthas?
    Tanto per cominciare, aveva un nome impronunciabile.
    Se fosse rimasto avrebbe dovuto trovargli un soprannome. Qualcosa di piccolo e coccoloso come... Pally? No, sembrava un cagnolino. Lanthy? Assy? Alantino piccino?
    Uhm. Lanthy gli piaceva.
    Fece un giro su se stesso, il capo alto per guardare gli scaffali. Valutò gli spazi, fece una stima mentale dei volumi, arricciò il nasino.
    «È piccola.»
    Lui non era introverso come diceva Arthur, faceva amicizia facilmente (anche perché di solito decideva che la gente era sua amica, ma la cosa non era recuproca).
    Però ogni tanto gli piaceva stare da solo. Aveva bisogno dei suoi spazi.
    E per "i suoi spazi" intendeva una decina di metri quadri di spazi.
    Troppi bibliotecari nella stessa biblioteca. E se lui e un collega avessero voluto leggere lo stesso libro? Orrore!
    Considerato il numero di persone e di libri presenti, le probabilità che accadessero equivalevano ad una su duemilionitrentacinquemilaseicentoquindici.
    Meglio non rischiare.

    Si sporse da dietro Arthur. Il tizio alto era andato via? Si stava allontanando, sì.
    Tempo di uscire allo scoperto. Scrocciò il collo e tornò a piazzarsi accanto al collega, tirandogli una manica per fargli capire che sì, stava parlando con lui.
    «Quanti altri bibliotecari ci sono? Cioè, c'è davvero bisogno di così tanti bibliotecari in un posto così piccolo? Perché qui ce ne sono tanti e a Merovish nessuno? È per la puzza? Ci posso andare io se mi date dei tappini per il naso. Sono bravissimo a respirare con la bocca.»
    Per dimostrare la cosa si tappò il naso con due dita.
    «So anche trattenere il respiro per due minuti e sei secondi.» spiegò, gonfiando il petto con orgoglio.


    Edited by Zero - 22/12/2013, 21:57
     
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    croceart

    «È piccola. »

    A quell'affermazione, Arthur inarcò leggermente il sopracciglio, perplesso. Palanthas piccola? Possibile che l'ospite provenisse da una biblioteca più grossa? Beh, non era improbabile ma... wow.

    Intanto Brifos non sembrava particolarmente attratto dal nuovo arrivato, troppo impegnato nella ricerca di un libro. Arthur rimase a scrutare il collega in silenzio finché qualcuno non prese a tirarlo nuovamente alla manica.

    «Quanti altri bibliotecari ci sono? Cioè, c'è davvero bisogno di così tanti bibliotecari in un posto così piccolo? Perché qui ce ne sono tanti e a Merovish nessuno? È per la puzza? Ci posso andare io se mi date dei tappini per il naso. Sono bravissimo a respirare con la bocca. So anche trattenere il respiro per due minuti e sei secondi.»

    Beh, si. La biblioteca del Sud puzzava.
    Non era un giudizio obbiettivo quello, ma il vampiro non potè negarlo dato che per natura possedeva un olfatto particolarmente sviluppato. Ad essere sincero, ciò che lui reputava "puzza" gli umani nemmeno lo sentivano, quindi...

    -Beh, noi siamo qui perchè è la sede della nostra gilda. Questo non toglie che possiamo girare per le altre biblioteche...

    E poi boh, non riuscì a trattenersi.
    A volte la curiosità fa far domande strane.

    -Sicuro che è piccola? Magari posso mostrarti le altre sale.
    Brifos, tu verresti con noi?

     
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    «È piccola: quanti altri bibliotecari ci sono?
    Cioè, c'è davvero bisogno di così tanti bibliotecari in un posto così piccolo?
    »

    udì rispondere alla creaturina bionda, che cominciò poi a ciarlare a ruota libera
    «Perché qui ce ne sono tanti e a Merovish nessuno? È per la puzza?
    Ci posso andare io se mi date dei tappini per il naso. Sono bravissimo a respirare con la bocca.
    So anche trattenere il respiro per due minuti e sei secondi.
    »


    -Beh, noi siamo qui perchè è la sede della nostra gilda.
    Questo non toglie che possiamo girare per le altre biblioteche...

    sentì rispondere al Vampiro, con una nota di genuina curiosità
    -Sicuro che è piccola? Magari posso mostrarti le altre sale.
    Brifos, tu verresti con noi?


    Nel sentirsi interpellare, Demone delle Tempeste tornò a voltarsi un poco verso i due, reclinò il testone blu cobalto da una parte, e una scintilla azzurra crepitò fino alla punta del corno dorato.

    « ...posso? »
    chiese, col candore di un bambino

    E, la traiettoria degli occhi bigi lo diceva chiaramente,
    quella era una domanda rivolta ad Ezazél.

     
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    Perdonate il ritardo, parenti/viaggi/casini da vacanze natalizie ><


    Ezazél
    "Posso?" gli chiese il signore alto alto. Lo disse con la voce sottile di un bambino e gli occhi tanto dolci, e lui si sentì il cuore come un asciugamano appena strizzato.
    «Certo che puoi venire.» disse a capo chino. Si era pentino di averlo trattato male, di aver avuto paura di lui solo perché era così grosso.
    Sembrava così piccino quando parlava. Forse era piccino dentro? Lui era vecchissimo dentro ma sembrava piccino fuori, quindi pensava che anche il contrario fosse possibile. Una volta aveva letto un libro così, c'era un bambino che però era nato vecchio e quando cresceva in realtà rimpiccioliva e poi alla fine quindi...
    Tirò fuori un fazzoletto da un taschino e si soffiò il naso. Meglio non pensarci.

    «Mi piacerebbe vedere in giro, sì.» annuì ad Arthur e iniziò a seguirlo trotterellando.
    Ogni tanto lanciava occhiatine nervose a Brifos. Non aveva ancora ben capito come comportarsi con lui.
    Perché la vita doveva essere così complicata? Nei libri i cattivi hanno tutti i cappelli neri e i buoni sono coccolosi e carini e puoi leggere nella testa della gente ed è così semplice capire di chi fidarsi...
    Devo imparare a leggere nella testa della gente.
    «Quindi i membri della gilda non sono sempre tutti qui? Quanti sono esattamente, oltre a noi?»
    Sette vie per la Conoscenza, giusto? Quindi dovevano esserci almeno sette bibliotecari.
    Una vera e propria folla. Però avrebbero potuto giocare insieme a dadi, con le carte e anche al gioco dell'oca! Giocare da solo ad un gioco per 3-4 persone non è divertente, ci aveva già provato quando viveva da solo in biblioteca.
    Il poker diventa impossibile quando i tuoi avversari sono dei libri di cucina.
    Bluffano benissimo.
     
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    croceart

    Vedendo quell'esserino trotterellare al suo fianco, Arthur riflettè sulla possibilità di presentarlo realmente all'Alfiere Errante o quello Orientale.
    Conoscendole, la sola presenza del nuovo arrivato avrebbe sollevato loro l'umore, ultimamente vacillante. Lo avrebbero accolto, coccoloto, gli avrebbero offerto biscotti e tenerezza... sarebbe stato davvero ottimo per tutti, lui compreso, ma forse Ezazèl non era ancora pronto a tutto quel contatto umano, anche se piacevole.
    Infondo, era meglio avanzare un passo alla volta.

    «Quindi i membri della gilda non sono sempre tutti qui? Quanti sono esattamente, oltre a noi?»


    In un moto concentrato, il vampiro chiuse gli occhi grigi, riflettendo sulla risposta. In cuor suo fece breccia Madama Malinconia alla sola memoria di Amarth, fondatore del loro Ordine.

    -Inizialmente eravamo Sette Corone. Ora siamo in quattro: io, il mio collega qui presente, Rekishi di Sophia, Via dei Mondi, ed Amelie di Obeah, Via della Guarigione. A noi si sono aggiunti da poco due studiosi: William, nello stesso ramo di Brifos, e Kerobal per Nazara, Via delle Arti.

    Annuì con calma, mostrandogli una delle grandi sale lì presenti e controllando che non vi fosse qualche dipinto del loro simpaticissimo artista. Per la prima volta in vita sua, sperò con tutto sè stesso che fosse nel suo ufficio a trastullarsi con qualche modella. A tal proposito...

    -Sono tutti persone squisite, ma consiglio di non dare troppa confidenza a Kerobal.

     
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    «Certo che puoi venire.»

    Chinando il capo, l'omino biondo mormorò un assenso, e -reclinando il testone da una parte- il corno aureo del Demone delle Tempeste fu percorso da un lieve crepitio elettrico mentre il piccolo ospite si soffiava il naso con aria pensosa.

    «Mi piacerebbe vedere in giro, sì.»
    disse poi rivolto ad Arthur, sempre scoccando qualche occhiata a Brifos
    «Quindi i membri della gilda non sono sempre tutti qui?
    Quanti sono esattamente, oltre a noi?
    »


    -Inizialmente eravamo Sette Corone. Ora siamo in quattro: io, il mio collega qui presente, Rekishi di Sophia, Via dei Mondi, ed Amelie di Obeah, Via della Guarigione.
    raccontò il Vampiro dopo un attimo di raccoglimento
    -A noi si sono aggiunti da poco due studiosi: William, nello stesso ramo di Brifos,
    e Kerobal per Nazara, Via delle Arti.

    proseguì, facendo strada fino ad una grande sala e perlustrandola con gli occhi
    -Sono tutti persone squisite, ma consiglio di non dare troppa confidenza a Kerobal.

    Muovendosi con calma, Brifos si accodò al visitatore e alla sua guida: Arthur gli stava parlando di Kerobal. Un guizzo percorse il corno del Raitei nel mettere a fuoco il ricordo Demone: la Corona di Regalia lo vedeva in giro di rado, principalmente perché -quando non era fuori per qualche indagine- amava starsene nella sua stanza a leggere, ma aveva avuto modo di catalogarlo come un tipo rumoroso fin dai suoi primi turbolenti mesi di trasferimento a Palanthas.

    E anche le signorine che lo studioso di Nazara portava quasi ogni giorno nella sua camera d'ufficio erano rumorose: a volte sentiva i loro versi fin dal piano di sopra
    -gli stessi che si sentivano anche in quel momento, attutiti dalle pareti- ma non aveva ancora capito quale attività creativa svolgesse così di frequente da necessitare tante modelle diverse.

    « Anche Kerobal ha ospiti... »
    constatò con voce neutra, rivolgendosi ad Arthur

    Era il caso di passare a salutare la vivace comitiva...?
    Nah, forse sarebbe stato meglio proseguire.

     
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    Ezazél
    Quattro Custodi, più due studiosi, più se stesso: sette persone nella stessa biblioteca.
    Però non erano sempre tutti lì. Sembravano bibliotecari strani, più interessati ad acquisire nuove conoscenze che a proteggere quelle già scritte.
    Bibliotecari che ogni tanto uscivano dalle biblioteche.
    Forse ce la poteva fare. Andare spesso via anche lui, visitare altri posti e farsi nuovi amici e trovare tanti libri e fare un sacco di cose nuove.
    Essere uno studioso, e non solo un bibliotecario.
    Avere un posto chiamato Casa in cui tornare ogni tanto.
    Però non era del tutto certo di voler vivere con certa gente.

    «Uh, e chi sarebbe questo Kerobal?» chiese, preoccupatissimo.
    Se anche i suoi colleghi ne avevano paura, doveva essere davvero spaventosissimo. Qualcosa che sembra umano, ma in realtà è qualcosa di molto peggiore. Un viscido predatore che ti aggredisce alle spalle e poi ti mangia senza nemmeno avvertirti con un "buh".
    Lui conosceva una creatura simile, e gli faceva paurissima. Che anche a Palanthas si nascondesse un essere di quel tipo?
    Sentiva degli strani versi in lontananza, mugolii di fanciulle attutiti da pareti e scaffali.
    I versi di povere signorine che stavano subendo una fine orribile! Come facevano i suoi colleghi a rimanere così impassibili? Li fissò entrambi, sbattè le palpebre, fece un profondo respiro.
    «Questo vostro collega... È per caso...»
    Deglutì.
    «Èunvampiro?» concluse tutto d'un fiato, la vocina stridula per l'agitazione.
    A lui i vampiri facevano tantissima paura.

     
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    croceart

    « Anche Kerobal ha ospiti... »

    Il commento neutrale di Brifos lo fece sbiancare più del solito. Avrebbe voluto domandargli quante fossero le fanciulle nel suo studio, ma si astenne per mantenere un portamento almeno lontanamente dignitoso.

    «Uh, e chi sarebbe questo Kerobal?»

    Chi era Kerobal, chiedeva lui. Eh... come poteva spiegarglielo senza inveire o sembrare inopportuno?

    -E' un principe viziato- sbottò stizzito, nonostante il contegno. Intanto i rumori della scrivania spostata "a piccole spinte" si erano uniti ai versi delle donzelle, mettendo tutti profondamente a disagio -Dato che non ha nulla da fare tutto il giorno, passa il tempo a dipingere nel suo studio e... no, non è un vampiro.

    Per quanto riguardava invece la questione "vampiri", beh... il fatto di essere già morto lo aiutò discretamente. Se fosse stato vivo sarebbe sbiancato (ancora) ed avrebbe iniziato a sudare tantissimo. Il cuore avrebbe preso ad accelerare ed il respiro sarebbe divenuto affannoso, spingendolo a balbettare. Invece Arthur riuscì a rimanere composto, nonostante tutto.

    -E comunque i vampiri non sono spaventosi come nelle leggende. Non tutti almeno.

    Perfetto, quel discorso non era per niente male. Magari prima di dirgli del suo "problemino" avrebbe potuto tentare di rendere più dolce quell'amara notizia. Intanto prese a pulirsi gli occhiali con un fazzoletto, la mano che andava a scatti per il nervosismo.

    -A volte ti mordono ma... è un pò come fare i prelievi del sangue. Hai mai letto i libri di medicina, si? Ecco, è così. Se non vogliono ucciderti, ovvio- ok, forse così era peggio. Con una disinvoltura molto forzata si voltò verso il collega Brifos alla disperata ricerca di un sostegno, e lui era l'unica spalla in quel momento -Vero che i vampiri non sono tutti cattivi?

    Sperò solo che l'amico gli reggesse il gioco, almeno per un pò.

     
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    «Uh, e chi sarebbe questo Kerobal?»
    si informò il piccolo, allarmato da un terribile presentimento
    «Questo vostro collega... È per caso... »
    domandò tutto d'un fiato, deglutendo rumorosamente
    «Èunvampiro?»

    -E' un principe viziato-
    si lasciò seccamente sfuggire Arthur, più pallido del solito
    -Dato che non ha nulla da fare tutto il giorno, passa il tempo a dipingere nel suo studio e... no, non è un vampiro.

    Nulla nell'espressione neutra e composta avrebbe fatto intuire il disagio dell'Alchimista, ma per gli occhi del Raitei -che, insieme alle auree, coglievano i moti dei flussi emozionali- fu possibile scorgere la reazione in atto; la scarsa empatia non gli permise di comprendere fino in fondo la situazione, ma... se il suo amico aveva qualche problema gli sarebbe piaciuto aiutarlo.

    -E comunque i vampiri non sono spaventosi come nelle leggende.
    Non tutti almeno. A volte ti mordono ma... è un pò come fare i prelievi del sangue.

    cominciò la Corona Azzurra, lustrandosi gli occhiali con fare nervoso
    -Hai mai letto i libri di medicina, si? Ecco, è così. Se non vogliono ucciderti, ovvio-
    in cerca di aiuto a sostegno della sua tesi, Arthur si volse verso Brifos
    -Vero che i vampiri non sono tutti cattivi?

    « Sì, è vero. »
    confermò con sincerità e senza esitazioni, fissando Ezazél
    « Arthur è un vampiro buonissimo. »

    Candidamente, il corno aureo emise una scintilla.

     
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