Behemoth

Sede Operativa degli Emirati Meridionali

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    Viaggiatore dei Mondi

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    BEHEMOTH
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    Esistono delle storie appena sussurrate fra i vicoli e raccontate davanti ai focolari, interpretate nelle leggende e distorte di voce in voce. Storie che raccontano la genesi di questo mondo e delle creature che lo abitano. Narrazioni composte da antiche dicerie e passate di generazione in generazione. Una di queste è quella del Behemoth, la divinità assopita alle porte dell’inferno, con un esercito di schiavi in sua difesa. Una divinità capace di governare il deserto, scrutandolo dall’alto. Una creatura di un altro mondo il cui potere avrebbe portato all’apice chiunque fosse riuscito a domarla.

    Per molti secoli questa storia rimase imprigionata nella carta polverosa, custodita gelosamente nei freddi scaffali delle Cave del Sapere. Nonostante fossero partiti in gran segreto, quando i predecessori degli Emirati risvegliarono la Belva tutta la Tana cominciò a mormorare e a ricordare. Nessuno dubitò del fatto che avessero trovato ciò che cercavano: il Behemoth era stato domato e aveva trovato nuovi padroni.

    Spedizione #43
    Nome in codice: “Behemoth” – Resoconto missione: Zimmertraugher, Gerarca.
    Innanzitutto, abbiamo sbagliato completamente. Non è “il Behemoth” ma “la Behemoth”. E non è una creatura mitologica, niente di più lontano. Dovevano sorgerci i primi dubbi quando abbiamo attraversato la montagna, indicata da quella mappa rinvenuta nei meandri delle Cave. La Behemoth è (o era) un vascello spaziale, costruito da una qualche civiltà avanzata. Le registrazioni ottenute dagli archivi della nave la identificano come ammiraglia del “Quarto Reich” – qualunque cosa significhi. Ad ogni modo, è naufragata su Endlos circa trecento anni fa. Lo scisma dimensionale deve aver creato l'antro dove abbiamo trovato la nave e l’equipaggio sopravvissuto probabilmente ha scavato il resto. Dopo essersi ricavato una via di fuga, il gruppo si è disperso per il semipiano, diffondendo la leggenda del Behemoth.

    La nave si è conservata abbastanza bene, ma il tempo si è fatto sentire. I motori ci hanno regalato un piccolo balzo per fuggire da quell’inferno, ma si sono fusi subito dopo. Le armi, i vari sistemi, tutta l’idraulica sembra essere andata, ma non è irrecuperabile. Dopo qualche riparazione allo scafo l’integrità strutturale dovrebbe tornare, in più i ponti interni sono intatti.

    Aggiornamento: Lavori in corso
    Siamo riusciti a mettere le mani su del materiale promettente. È come se il semipiano stesse convergendo sulla nave, fornendoci tutti i materiali necessari. Qualche mese fa è “approdato” quello che è diventato un nuovo membro, ex-capitano di una nave che doveva essere simile alla Behemoth. I suoi rottami sono stati la principale fonte di pezzi di ricambio della nostra futura base operativa. Due settimane fa una capsula di salvataggio di chissà quale impero è piombata al suolo. Ho aiutato la naufraga proprietaria a venirne fuori e ne abbiamo reclamato il possesso: i relativi sistemi di navigazione sono parecchio interessanti. Il resto lo abbiamo comprato in giro. Ancora qualche ristrutturazione e dovrebbe essere a posto. Il vero problema è il carburante: i combustibili a nostra disposizione possono pure essere efficienti, ma non sono infiniti.

    Aggiornamento: Cristallo
    È incredibile quanto possa essere idiota, a volte. Sono mesi che alimento il mio laboratorio con il cristallo energetico scoperto nella nostra miniera a Nord: quello che doveva essere un esperimento si è rivelato essere una risorsa di energia che - per quanto ne so io - è illimitata. Basterà calibrarlo in modo che l’energia venga incanalata in tutta la nave.

    Dopo circa un anno di lavori, l’aeronave è nuovamente in grado di solcare i cieli del Meridione. Quella che doveva essere la belva definitiva si è dimostrata un’efficiente fortezza volante, sede operativa per ogni membro del gruppo. La Behemoth è internamente divisa in quattro ponti. Pur essendo progettata per equipaggi numerosi, molti sistemi sono stati automatizzati, in modo da garantire manovrabilità ottimale anche con un organico ristretto. La disponibilità di spazio ha favorito lo sviluppo di aree escluse dal progetto originale della nave, così da soddisfare i bisogni di alcuni rami della gilda.
    Esternamente la nave ha riportato significative modifiche rispetto al suo aspetto marziale originario. Rattoppare lo scafo è stato un lavoro impressionante e impegnativo, e non è difficile individuare le lamiere extra aggiunte durante i lavori. A prua il muso della nave è stato ricoperto da quella che sembra una grossa maschera, gli occhi dipinti di rosso e le fauci affilate di metallo – per poter richiamare la leggenda del Behemoth, la creatura mitologica.
    Gli armamenti della nave sono composti da un grosso cannone laser posto all’interno della maschera, la cui bocca di fuoco coincide con le fauci della creatura. Oltre a questa grossa arma di distruzione, sono presenti diverse torrette difensive sul dorso della nave e sui suoi fianchi, in modo da garantire una difesa accurata da ogni lato.
    Le paratie esterne sono abbastanza solide da riuscire a resistere a gran parte delle armi convenzionali esistenti nel Semipiano, e l'intera superficie dell'aeronave è ricoperta da generatori di energia cinetica alimentati dal Cristallo. Questa straordinaria tecnologia mantiene un campo di forza in grado di bloccare anche i colpi di calibro maggiore, oltre che a disperdere qualsiasi tipo di magia che vi entra in contatto.

    Ma il vero “scudo” di quest’immensa ammiraglia è il velo di leggende che la avvolge. Per chiunque la Behemoth è solo una creatura mitologica, la cui esistenza non è mai stata né confermata, né smentita. Per sfruttare questa psicosi di massa la nave è stata dotata di un filtro percettivo, che agisce attraverso le esalazioni gassose che la nave emette di continuo per mantenere temperatura e pressione costanti all’interno dei suoi scomparti: queste esalazioni - del tutto simili a uno strato di nubi - possono sia rendere la Behemoth praticamente invisibile quando staziona in cielo, sia creare un’illusione percettiva quando questa è in movimento.

    Una tale conformazione è un buon deterrente per tenere lontani i visitatori indesiderati dalla sede operativa degli Emirati Meridionali, normalmente stanziata nello spazio aereo al confine tra il Presidio Sud e Yasul.

    PONTE DI COMANDO
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    Il Ponte di Comando è la zona nevralgica dell'ammiraglia. Qui vengono impartiti gli ordini e i comandi necessari per muovere la nave e garantire le giuste reazioni in qualsiasi situazione, perfino in quelle d'attacco. Dalla plancia (2) si può monitorare ogni sezione dell’aeronave e comunicare con esse. Chi impartisce gli ordini all’equipaggio o alle funzioni automatizzate deve farlo necessariamente da qui: è impossibile aggirare i comandi della nave e questo fa della plancia uno dei luoghi più importanti della sede operativa. La zona di comando si allunga in un piccolo corridoio, tappezzato di attrezzatura di ogni tipo. Il corridoio sfocia in una piccola stanza, la zona più a prua della nave (1). Questa è la sala radio: da qui vengono intercettate, ricevute o mandate ogni sorta di tele-radiocomunicazioni, poi smistate e inoltrate ai terminali dell’ammiraglia. È inoltre presente il sofisticato sistema di puntamento dell'arma principale, il cannone laser.

    Dalla plancia si può accedere all’ascensore che porta ai ponti inferiori o a un’altra sala periferica (3). Quest’ultima - perfettamente circolare - è tappezzata da sensori e proiettori, in modo da replicare una mappa tridimensionale continuamente aggiornata dei territori degli Emirati, così da poter sempre visualizzare gli avvenimenti rilevanti che si verificano entro i confini. La mappa olografica - proiettata al centro della stanza - è circondata da una moltitudine di poltrone e all’occorrenza può essere sostituita da un tavolo rotondo. La sala è preposta ai consigli di guerra e ad ogni sorta di riunione. Da qui si può inoltre uscire sul ponte esterno (4) attraverso un portellone pressurizzato, azionabile solo dall’interno.

    PONTE EQUIPAGGIO
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    Il Ponte Equipaggio - come suggerisce il nome - è il ponte normalmente occupato dall’équipe degli Emirati, progettato per offrire un ambiente di lavoro sicuro e confortevole per chi vi è stanziato. Essendo la nave pensata originariamente per l’esplorazione interplanetaria, è naturale pensare che i membri originari dell'equipaggio avrebbero dovuto effettivamente vivere all’interno della nave. Ciò non è necessario per i membri degli Emirati, molti dei quali hanno dimora altrove e considerano l’aeronave alla stregua di un ufficio di lavoro. Nonostante ciò, il Ponte Equipaggio può comunque assolvere al ruolo di rifugio in caso di emergenza.

    Il ponte inoltre è stato attrezzato con tutto ciò di cui i componenti dell’organizzazione possono aver bisogno, tra attrezzature, spazi dedicati e sistemi informativi.
    Al centro del ponte si trova una spaziosa mensa (5) con cucina annessa. Nei piccoli magazzini a scomparsa che tappezzano il ponte si possono trovare le provviste e le vettovaglie necessarie per una prolungata sopravvivenza, mentre al centro due grosse tavolate permettono di consumare i pasti tra colleghi.

    La mensa si allunga in un corridoio, che porta alla zona di manutenzione e calibrazione del cannone laster (2). Ovviamente l’area è sigillata e l'accesso è riservato solo ai tecnici addetti. Sul lato sinistro del ponte si possono trovare gli uffici (1) con libreria annessa. Seppur la documentazione presente sia numerosa e variegata, la maggior parte dei dossier risiede nel formato digitale – accessibile da vari terminali connessi ai server criptati della nave. Sul lato opposto, invece, un’attrezzata infermeria automatizzata (3) e un avveniristico laboratorio scientifico (4) sono a disposizione degli specialisti alle dipendenze degli Emirati.

    Sul fondo della mensa, oltre all’ascensore per potersi spostare fra un ponte e l'altro, si può accedere a un piccolo corridoio. Da qui si può trovare il dormitorio dell'equipaggio (disposto in cuccette a castello (8) con dei bagni annessi), un’area relax (7) e il ponte di osservazione (6), una delle poche zone con un oblò blindato affacciato all’esterno. Entrambe le aree sono dotate di comodi divani, ma solo nell’area relax si può trovare un tavolo da biliardo e altri svaghi tanto sobri quanto gradevoli.

    SALA MACCHINE
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    La prima cosa che si avverte nella sala macchine è l'odore di olio e metallo, oltre che al rumore sommesso dei motori in azione. Usciti dall’ascensore ci si ritrova in un dedalo di macchinari e cassoni (2) contenenti scorte, pezzi di ricambio e tanto altro. Opposto all’officina (4) c'è il deposito dell’armeria (3), che contiene in sicurezza l’arsenale degli Emirati – dalle armi da fuoco alle reliquie sigillate in camere blindate.

    La zona più importante della sala macchine si trova davanti all’ascensore, oltre agli scomparti e ai macchinari della manutenzione, sigillata dietro spesse paratie di vetro blindato. Se la plancia è il cervello della nave, il Cristallo (1) è senza dubbio il suo cuore. Questa particolare gemma - recuperata anni prima in una miniera nordica - funge da reattore dell’intera nave, fornendo energia pressoché illimitata. Il trattamento per posizionarlo nella sua attuale ubicazione - una grossa area sferica sottoposta a pressione costante - ha reso il Cristallo piuttosto instabile. Per tale motivo nessuno può avvicinarsi oltre le paratie: è concesso solo ammirarne la bellezza da dietro i vetri di sicurezza. L’area è comunque rinforzata e sigillata in modo che - anche se la nave si spezzasse o precipitasse - la gemma resterebbe intatta insieme alla stanza che la contiene.

    HANGAR
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    L’ultimo ponte della nave è adibito alla funzione di hangar. È composto da un enorme salone illuminato a giorno da fari alogeni collocati sul soffitto. L’area è abbastanza spoglia, le pareti sono tappezzate da blueprint e rastrelliere cariche di attrezzi. Parcheggiate su ogni lato, piccole navette ausiliarie sono pronte in ogni momento per trasportare i passeggeri a terra. La porzione centrale del pavimento può scorrere lateralmente, aprendosi su due grosse paratie a tenuta stagna che, a loro volta, si spalancano nel vuoto; un grosso braccio magnetico a gru posiziona le navetta sulla breccia, in modo da facilitarne l’uscita. Gran parte dei carichi della nave vengono portati dai dirigibili di Yasul e stipati in questo immenso magazzino naturale, permettendo di aver sempre una riserva sufficiente di provviste, armi, vettovaglie e qualsiasi altra cosa si renda necessaria.

    Le navette ausiliarie non sono l’unico sistema di trasporto fra la nave e la terraferma: grazie alle tecnologie reperite dai rottami della Behemoth e la conoscenza congiunta dei tecnocrati degli Emirati, è stato infatti possibile creare una rete di teletrasporti in modo da azzerare le distanze fra la nave e la superficie (1). Per motivi di riservatezza è comunque meglio riservare l’uso del teletrasporto per casi di emergenza, preferendo le navette ausiliarie per l’ordinario viavai.
    Testi © Jira & Kami della Falsa Speranza / Codice e Grafica © AnimeHunter & Kami della Falsa Speranza / Art © deviantART e i rispettivi autori


    Edited by Jira - 14/10/2019, 11:04
     
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