Senza Nome

Sotto la polvere

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  1. L'Ordine
     
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    E si erano divisi i compiti, alla fine. Raccattare informazioni come i turisti quando si perdono.
    Che vita. Anzi, nel loro caso, che morte.
    E senza troppe chiacchiere ognuno era andato più o meno dove gli pareva, sperando che ancora ci fossero quelli che una volta conoscevano. Eh va be', onestamente: si erano fatti un circolo di immortali, quindi a meno di catastrofi dovevano esserci per forza!
    E infatti tutto di fretta uno dei quattro cosi, perché umani non erano, animali neanche, esseri in genere neppure, sfrecciò a tuta forza verso la landa dei fulmini, Garwec, in cerca di uno degli immortali.
    Sembrava una nebbia densissima, quasi liquida, che attraversava case e strade delle città, e desolazioni elettriche, come se non avesse tempo da perdere. E si spaventavano al passaggio! In fondo, dico io, tu stai a casa tua a farti gli affari tuoi, quando in un istante ti ritrovi immerso fino al collo in uno slime multicolor che ti passa fra i muri e lorte, e anche dentro di te, come se non esistessi! Anche se urlavano, non serviva a molto: la massa era già lontana verso la prossima casa o la prossima desolazione. A volte sembrava un cavallo imbizzarrito mezzo punk, mezzo demone, a volte una farfalla coi colori assurdi, a volte era pure invisibile ma suonava come un disco rotto.
    Una poltiglia di forme e cavolate.

    E poi scese a capofitto nella terra, si immerse e continuò a passare fra tutte le cose che trovava, sempre più giù, neanche volesse toccare il centro di Endlos! All'ultimo girò a destra e risalì, un po', come se l'avessero strattonato a forza.
    Era finito in una grande stanza piena di ogni diavoleria meccanica: per intenderci, prendete un chimico, Frankenstein e un nerd e frullateli insieme; aggiungete la follia e la morte e bum! Ecco un piatto fatto di un scienziato vampiro con tanta voglia di sperimentare. Almeno quello non era cambiato.

    Quindi, questa cosa informe, fatta di colori sflescianti, stava attaccata al soffitto, come una grossa macchia di umidità, o di muffa; l'immortale intanto se ne stava chino su un qualche strano aggeggio, probabilmente gli montava un super-turbo o una padella...
    La macchia scolò un po', ma invece di perdere gocce, andò a formare una testa un po' umana un po' da drago, che cambiava colore ogni istante, e restava appesa al contrario giù dal soffitto. Non potevi dire che cosa fosse drago e cosa fosse ragazzo, perché i dettagli cambiavano sempre, tanto che arrivava ad essere anche o l'uno o l'latro interamente, ma solo per un battito di ciglia, e poi via col prossimo cambiamento.

    -"Un giorno ti spezzerai la schiena mentre monterai l'ennesimo reattore su un tostapane..."-

    Un bel saluto davvero! Così bello che non capivi se era affetto o sarcasmo, o solo una caziata stramba, ma forse era tutto insieme, o forse invece non era niente di quello appena detto. Come non aveva una forma quella tetsa appesa a quella macchia di umido-schifo-slime, così non ce le avevano neanche le parole, tutte storte e piene di effetti strani, un po' techno un po' vecchia radio, ma un po' anche normali, su.

     
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    Chino sui suoi esperimenti, Arthur trascorreva la quasi totalità del suo tempo. Sguardo concentrato, occhialini sul naso, labbra corrugate, perfino le espressioni facciali lasciavano intendere quanto si impegnasse nel suo lavoro. Infondo era lui la massima autorità dell'Est in quel campo: non poteva deludere certo la Dama Azzurra! Quindi trascorreva le sue giornate a lavoro; il tempo che gli restava era completamente riservato ai libri... o a tener a bada quella testa calda di Kerobal.

    -Non è un reattore- spiegò con una calma innaturale, come se fosse certo di avere un assistente al suo fianco – è una batteria ad energia solare. Kalia non gradirebbe il nucleare nel suo Presidio.

    Solo allora si rese conto che qualcosa non andava. Non c'era nessun seguace al suo fianco: era un giorno festivo e Pandora -l'unica assistente che non dava peso a queste cose- era sparita da un bel po', intenzionata a trovare la sua strada. Folgorato da questa novità, scattò sul lato, revolver rivolto alla fonte di quella voce.
    Rimase qualche attimo così, immobile, pistola puntata finchè... non abbassò la guardia.

    Il suo interlocutore non era un bel vedere, se quello era realmente il suo aspetto: una sostanza indefinita all'apparenza mutaforme, ora bellamente appesa al suo soffitto. Razionalmente sarebbe potuto benissimo essere un qualche nemico, ma un intuito irrazionale gli suggerì il contrario.
    E poi quei colori... conosceva solo una creatura in grado di mutare così rapidamente e con naturalezza quasi disarmante.
    Inutile dire che pensò proprio a lui.

    -Amarth?



    Edited by Arthur Friederick Giles - 17/1/2014, 01:34
     
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  3. L'Ordine
     
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    Ehi! Giù le armi, bello! Ma tu guarda! Uno si presenta come una sbobba multicolor e cosa ottiene? una pistola puntata contro! I tempi sono proprio cambiati...Povera sbobba, è cosi innocua e penetrante! Ma ad ogni modo non aveva sparato, menomale. Sennò vi immaginate? Una poltiglia con un buco in mezzo, e visto che l'arma era di Arthur Giles, di sicuro poteva smaterializzare qualcosa, o friggerla, o ingrandirla, o qualunque altra diavoleria.
    Con un tonfo viscido un po'schifoso, la testa si staccò dalla melma sul soffitto, e con lei venne giù anche il corpo e il resto dello slime: all'inizio sembrava un bambino-drago a colori sgargianti ricoperto di fango fluo, ma poi le cose si fecero più guardabili ed ecco qua un ragazzo più grande con parti di drago casuali, a cui ogni tanto si aggiungevano becchi di uccello, piume e baffi di felino. Il tutto condito da una patina molle, come se fosse impacchettato in una crema televisiva che non riesce a sintonizzare il canale. Brutto, strano, e troppo colorato era quell"Amarth".

    -Sì..Più o meno...-
    Disse, un po' vaga e perplessa, la cosa multiforme, multicolor e multischifo
    -Che brutta cosa, morire e scioglierti...-
    Alzando la mano colava melma colorata, che si disperdeva nell'aria prima di toccare terra. Era alquanto annoiato e seccato di questa condizione, e come biasimarlo!
    -Ah, grazie per lo spaziotempo, fratello!-

    Schioccò le dita e puntò gli indici verso Arthur, come fosse un gesto cool e molto da gang. Credete, un'accozzaglia di stranezza così tossica fa solo male al cuore. Che poi la voce era una di quelle serie e fighe, quindi suonava strano che avesse un carattere così, ecco, emotivamente nigga. Se qualcosa poteva essere detto di quell'ammasso era che qualcuno giocando a dadi avesse tirato e dato caratteristiche in base ai lanci, perché altre spiegazioni non potevano esserci.

     
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    Quella sostanza dalle qualità simili alla gelatina e le proprietà insolite si deformò ancora e, nonostante gli desse una certa familiarità, non era comunque un bel vedere. L'essere affermò di essere qualcosa di simile ad Amarth, generando una certa perplessità nella Corona della Via della Genesi; a quanto pareva doveva esser morto ed essersi "sciolto".
    Arthur non aveva sinceramente ancora idea di cosa gli fosse accaduto, ma rimase in silenzio a fissarlo: gli occhi grigi catalizzati su di lui... qualunque cosa fosse diventato.
    Infine la creatura -che supponeva essere lo Zero- cambiò registro e lo ringraziò in modo alquanto bizzarro. Sarebbe dovuto apparire divertente, ma lo sguardo del vampiro divenne profondamente triste.
    Rinfoderò l'arma, riponendola sotto il camice.

    -Era il minimo che potessi fare.

    Tolto -o quasi- il dubbio sulla sua identità, non restava che accertarsi di alcuni fattori, magari recuperando con le domande che fino ad allora non avevano ancora trovato risposta.

    -Perchè ve ne siete andati?- fu il suo primo quesito, pronunciato con genuina sincerità -Perchè sei tornato?

    Alla seconda domanda attese qualche secondo. Non voleva sembrare indelicato, ma era realmente interessato alla ragione di quella visita. Infondo era e restava un Saggio: avido di risposte, alla ricerca della Conoscenza.
    Fu per questo che continuò.

    -Posso fare qualcosa per te?

     
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    Si mise a rispondere, guardando dritto nelle palle degli occhi Arthur, ma non ci riuscì; fisicamente, dico. Non riuscì a far uscire la voce, per quanto ci provasse. E non perché fosse mutuo. Si era paralizzato, come se l'avessero spento mentre ancora era in moto. Dopo qualche istante, tornarono i primi movimenti, tutti conditi da una bella sorpresa, diciamo: non colava più alcuna melma, che adesso pendeva morta su tutto il corpo. E gli occhi erano diventati grigi, e avevano perso un po' di quella strana vitalità iniziale.

    -Questione di batterie, Arthur.-

    Più guardava il Saggio negli occhi, più la sbobba colava via, e adesso stava soltanto il ragazzo-drago; non sembrava cambiare neanche più, ormai: aveva solo molti colori addosso, ma la mutazione si era stabilizzata.

    -Sia per la scomparsa, che per la ricomparsa.-
    Storse la bocca, mostrando concentrazione e perplessità
    -Ci servono molte energie per restare qui, dove non dovremmo stare. Anche se il rituale ha funzionato, abbiamo solo scoperto, diciamo così, di dover pagare meno. Quando siamo arrivati al punto di doverci ricaricare, eravamo troppo deboli per andarcene via, e troppo deboli per continuare a stare. Quindi abbiamo staccato il potere dal corpo e ci siamo dispersi per tutta Endlos. Era la forma più comoda che potessimo assumere-
    Sembrava che, adesso, qualcosa del drago stava pian piano svanendo
    -Così facendo, abbiamo decretato che Endlos era la nostra casa, tanto quanto lo è quella vera, fuori, perché è quella la forma che assumiamo in realtà.-
    Una piccola pausa per stiracchiarsi, come avesse dormito tanto
    -E poi è stato tutto molto veloce: ci siamo accorti di poter fare tutto, visto che eravamo a casa, compreso prendere una forma visibile. Il tempo di ricaricare di nuovo le batterie e ci siamo ritrovati tutti e quattro a parlare e a muoverci. Per ora siamo solo potere solido, i corpi che utilizzavamo sono ancora nelle bare.-

    E qui veniva la parte strana. Come riattaccarsi? Come tornare normalmente strani? Con l'aiuto di Arthur, e di altri. Un aiuto passivo, per così dire. Niente rituali, niente magie multicolor. Sarebbe stato quasi istantaneo...Beh, una parte, almeno.

    -Quindi, per rispondere alla tua ultima domanda, c'è qualcosa che potresti fare. Dovresti solo stare fermo, guardarmi, e ricordarti di com'era quello che tu chiamavi Amarth. Sai, abiti, comportamento, quello che gli piaceva, quello che non gli piaceva...Robe così!-
    Ridacchiò
    -E' il metodo più veloce ed efficace per "rivivere" completamente; senza aiuti esterni, tipo te, ci metterei tantissimo tempo, a ricordarmi com'era tutto quanto.-
    Continuando a sgranchirsi un po' tutto, stava perdendo quasi tutto di draghesco, restando un ragazzetto con delle cornine, pelle un po' squamosa e qualche altro "abbellimento"
    -Allora, mi aiuterai?-

     
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    -Capisco.

    La questione, per come l'aveva posta il Guardiano, non era poi così difficile. Ciò nonostante il Saggio osservò quello che un tempo era stato un suo collega con occhi colmi di dubbio. Si fidava di Amarth, ma non riusciva a concepire una cosa simile per lui. Infondo, lo Zero era lungimirante ed attento ai dettagli: possibile che gli fosse accaduto qualcosa di simile senza che nessuno fosse intervenuto dall'esterno? Davvero aveva accettato quella condizione?

    -Se basta questo, non ho problemi a ricordarvi.

    A seguito di quell'affermazione, prese ad osservare la creatura che sarebbe dovuta essere il suo compagno. Infine ne visualizzò il volto di un tempo: giovane e dai lineamenti delicati, sguardo severo. I capelli corti, di un perlaceo iridescente, esattamente come gli abiti, portati lunghi, fra tuniche e drappi. La voce... era maschile, nè profonda e nemmeno leggera. La pronuncia dei vocaboli impeccabile, la cadenza lenta.

    -Va bene così?

     
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    -Sì, direi che...va bene...-

    Disse, studiando il vampiro; si concentrò come se dovesse iniziare a pulire il pavimento, rimboccandosi maniche che non aveva. La pelle squamata si gonfiò come se avesse sotto delle bolle, e pian piano cominciò a perdere fumo, prima molto colorato, poi che si ingrigiva sempre più.

    -Dunque, altezza così...-
    E il fumo gli ricopriva tutto il corpo
    -Capelli così, colori così...-
    Dal grigio, il fumo divenne brillante come argento, e i colori iniziavano a riflettervisi
    -Voce così, comportamento così...Sì, credo che...-

    E il fumo, divenne nebbia, e la nebbia era una sfera sul ragazzo-drago.
    Poi si dissolse.

     
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    Come l'onda che bagna la spiaggia, trascinando indietro l'acqua, torna al grande mare e torna ancora, allo stesso modo il Destino tornò al Cuore donde proveniva, e adesso si mostrava una volta ancora presso il mondo.
    Sciolta che fu la nebbia, mentre ancora si disperdeva nell'aria, apparve una figura diversa, antica per i ricordi di cui era composta.
    Alta era, e pareva un volto senza età, né ragazzo né uomo; la veste e la chioma tutta d'argento, e gli occhi pure, Vuoti di quella vuotezza che è detta Giusta, e sul corpo intero stavano i colori, tenui e mobili come armonia perfetta.
    Tese la mano in alto e ne guardò il palmo, studiandolo come non l'avesse visto mai, e già andava addensandosi una seconda nebbia accanto alle gambe di lui, e presto anche questa si sciolse: il bel Cerchio stava ora presso il Guardiano e, come non lo avesse mai abbandonato, roteava placido immerso nei suoi colori argentati.

    -E' passato molto tempo dal nostro ultimo incontro, Corona di Khymeia.-
    Disse, e gli si inchinò garbatamente.
    -Non credo esistano, a questo mondo, parole in grado di esprimere la gratitudine verso il tuo operato, ora come in passato, quando erigesti la nostra protezione.-

    E la voce che era Vuoto si spense, una voce era rimasta sopita a lungo, e che ora tingeva nuovamente il mondo del suo colore d'iride.

     
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    Davanti ai suoi occhi quella singolare essenza si sciolse, generando un corpo esattamente uguale a come il vampiro lo ricordava. Viso nè eccessivamente delicato e nemmeno troppo duro, età indefinita e sguardo vuoto. La voce era di un tono neutro, le variazioni molto difficili da percepire, nonostante la complessità. Che fosse realmente tornato o meno, Arthur non poteva certo saperlo.

    -Dovere, Amarth.

    La risposta allo Zero fu neutrale e priva di espressività, esattamente come erano abituati in passato; se con altri necessitava un certo sforzo per mostrare empatia, con il Guardiano Arthur poteva sentirsi maggiormente a suo agio. Loro due si comprendevano e lavoravano perfino bene insieme: non a caso era stato proprio Amarth a sceglierlo per coprire il ruolo di Corono da Kymeia.

    -Sono accadute molte cose durante il vostro sonno. Spero che la barriera abbia retto all'invasione di Fanedell da parte dell'esercito di immortali di Edolas.

    Perchè infondo era vero: non aveva potuto accertarsene prima. Non certo per una sua mancanza o del disinteresse, ma perchè gli era stato obbiettivamente impossibile trovare un attimo di tregua. Troppo lavoro, troppe persone da controllare.
    Kerobal compreso.

     
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    -Non conoscevo il loro nome, ma li abbiamo percepiti.-

    Assunte che furono le vecchie sembianze, lo Zero parve rilassarsi un attimo, e la visita pagata ad Arthur si trasformò nella conversazione che da molto era mancata ad entrambi, collega a collega, amico ad amico. Così mosse qualche passo, come per riflettere sull'accaduto, e quando fu pronto, raccontò al Saggio quello di cui era a conoscenza.

    -Anche disciolti, siamo stati vigili mentre e forze tornavano. Quando abbiamo sentito stranieri nell'Est, considerammo se fosse il caso di intervenire, con quel poco di potere che avevamo accumulato.-
    I colori per un momento si fermarono, e come sangue, il rosso dominò sulla veste e su tutto il corpo dell'Essenza, e poi si alternava col nero
    -Ma il Terzo, digiuno di movimenti e di guerre, si era già attivato e, qui a Garwec, contrastò e tenen in scacco molti dei soldati; si fece Oscurità e Fuoco, e invocò contro di loro i Lampi della pianura.-
    Le varie tinte tornarono a scorrere placide, e l'argento a brillare lattescente
    -Costò a tutti un grande sforzo, permettere una cosa simile. Questo ritardò la nostra ricomparsa. Cosa sia accaduto dopo, io lo ignoro, come pure il motivo per i quale quegli uomini non cedevano alla morte. Ci siamo riaddormentati poco dopo, e solo adesso abbiamo riaperto gli occhi.-

    Gli occhi Vuoti guardarono il Saggio Vampiro, cercando di penetrare i ricordi con la vista, ma i Poteri ancora non erano del tutto completi, né facilmente governabili; non ultimo, per il rispetto verso il compagno, l'Iridescente non azzardò oltre, cessando di indagare con la mente, a favore delle parole:

    -Cosa è accaduto ad Endlos? Cosa è accaduto all'Est presso cui abitavo?-

     
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    Amarth domandò -giustamente- cosa fosse accaduto in sua assenza. Il vampiro, dal canto suo, si sentì sprofondare. Fu costretto a ricordare tutto, a provare per la milionesima volta le preoccupazioni che gli avevano rubato il sonno, necessitandogli una dose massiccia di sangue. Però non poteva esimersi dal rispondere: in un certo senso glielo doveva.

    -Grandi sconvolgimenti lo stanno dilaniando: il Drago Divoramondo è apparso nel Pentauron, evocato da una setta di incapaci. Il come conoscessero le istruzioni, è ancora un mistero. Come se non bastasse, perfino il tranquillo Est è stato costretto a mostrare di poter essere corrotto a causa dell'invasione di truppe immortali provenienti da un piano vicino. Volevano conquistarci, Amarth, volevano la nostra magia. Ma non glielo abbiamo permesso. Perfino il Presidio Errante è accorso ad aiutarci.

    Lentamente portò la mano cadaverica al volto, raccogliendo gli occhiali da sopra il naso. Prese a pulirli con un fazzoletto bianco prontamente estratto dal taschino.

    -Anche la politica sta rapidamente mutando, molto più del passato. Nuovi Alfieri sono sorti o sono sul punto di sedere al trono: il Presidio Errante ha cambiato sovrano, l'Ovest e il Sud sono sul punto di stabilizzarsi... non prima di sanguinose guerre e sacrifici. Sembra come se Lord Aeon si stia preparando a... qualcosa. In un certo senso, sono molto preoccupato su cosa possa essere di preciso.

    Lo sguardo cadde verso il basso, le iridi racchiuse nelle fredde palpebre come un tesoro custodito gelosamente. Si sforzò nel respirare, profondamente, solo per calmarsi. Non era vivo, ma poteva fingerlo se necessario.

    -Infine abbiamo "concluso" quel lavoro sul manufatto Galanodel a cui lei ha anche partecipato. In realtà mancano molti dettagli, ma ciò che riguarda la ricerca su quel fronte credo sia completamente archiviato.

     
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    -...-

    Ascoltava ogni parola di Arthur, ogni suono, ogni flessione della voce; come, come era potuto accadere così tanto in un periodo così relativamente breve? E non dissapori tra vicini, ma guerre ed invasioni. Se, davvero, qualcuno utilizzava metodi ingiusti contro Endlos, allora prostrarlo colpo dopo colpo era un modo efficace di divdere le menti e gli animi, sì da non poterli fare consci della minaccia più grande.

    -Io non credo- disse -che Lord Aeon vi sia coinvolto.-
    Gli occhi Vuoti guardavano oltre i muri e le idee, come se stessero osservato un punto lontano dentro i ricordi dell'Essenza
    -Mi parli di guerre e di sacrifici, e di mostri divoratori e di invasori. Io credo, Saggia Corona, che a tirare i fili delle sventure sia una mano sola. Io e Yang abbiamo appreso alcune cose, seppur vaghe: che qualcosa sia in agguato è certo, e saremo chiamati ad intervenire anche noi Essenze, perché sarà la via che prenderà il Destino di noi Quattro.-
    Come a volersi ricordare, come se leggesse i pensieri di un altro, continuò
    -L'unica informazione in Nostro possesso, e che sia più precisa, è questa: vi è qualcuno che, sulla terra di Endlos, sta giocando non secondo le regole, Noi Quattro siamo stati chiamati, in qualche modo, a bilanciarlo. I pezzi Neri della scacchiera imbrogliano, i Bianchi vogliono sorprenderli con pezzi non convenzionali: Noi Essenze.-
    Smise di leggere oltre le pareti, oltre ogni cosa, e tornò a guardare di nuovo il Vampiro, come fosse tornato da un viaggio
    -Quali che siano le regole della scacchiera che è Endlos, io lo ignoro, per il momento.-
    Nella decisione della sua voce, scandì i propositi
    -Ora che siamo nuovamente svegli, ora che siamo attivi e pronti, ci dedicheremo soltanto a questo nostro compito. Ti sarò grato, se tu ci aiuterai.-

     
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    -Io non credo che Lord Aeon vi sia coinvolto.
    Mi parli di guerre e di sacrifici, e di mostri divoratori e di invasori. Io credo, Saggia Corona, che a tirare i fili delle sventure sia una mano sola. Io e Yang abbiamo appreso alcune cose, seppur vaghe: che qualcosa sia in agguato è certo, e saremo chiamati ad intervenire anche noi Essenze, perché sarà la via che prenderà il Destino di noi Quattro.
    -

    Alle parole di Amarth, Arthur rimase in religioso silenzio. Ascoltò le ragioni dell'amico senza pronunciar parola, desideroso più che mai di sapere ciò che il Guardiano pensasse.

    -L'unica informazione in Nostro possesso, e che sia più precisa, è questa: vi è qualcuno che, sulla terra di Endlos, sta giocando non secondo le regole, Noi Quattro siamo stati chiamati, in qualche modo, a bilanciarlo. I pezzi Neri della scacchiera imbrogliano, i Bianchi vogliono sorprenderli con pezzi non convenzionali: Noi Essenze.
    Quali che siano le regole della scacchiera che è Endlos, io lo ignoro, per il momento.
    Ora che siamo nuovamente svegli, ora che siamo attivi e pronti, ci dedicheremo soltanto a questo nostro compito. Ti sarò grato, se tu ci aiuterai.
    -

    Il vampiro abbassò il capo, socchiudendo appena le palpebre. La faccenda era ancora poco chiara e, data la situazione e l'impossibilità di prendere appunti, doveva ammettere a sè stesso di non aver collegato le nuove informazioni con tutti i dati già in possesso. Però... in un certo senso il ritorno della Corona di Dharma sarebbe potuto essere di grande aiuto.

    -Allora le interesseranno i dati che ho raccolto in questi mesi. Includono l'invasione dell'Est, l'apparizione del Drago Divoramondo nel Pentauron, la sede della setta che lo ha evocato a Sud, le ricerche sui Galanodel ed una serie di eventi minori sparsi per il semipiano. Sono nel mio ufficio ad Est- concluse con una freddezza rilassata e consapevole, poi continuò -Sarei più che lieto di unire le mie forze alle vostre.

     
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    Di nuovo, dopo la morte e la quiete, le Corone erano unite per un viaggio in avanti, verso neri stranieri e cupi Destini. E chi regola gli affari e i pericoli ad una vita sola, egli è cieco, perché ogni cosa è collegata, e Tutto è Uno. Così, portando pure diverse bandiere, e diversi colori nel cuore, Vampiro e Potere s'erano dati aiuto come in passato; poicheé, però, ora non restava molto da dire, giacché l'alleanza s'era ristretta, l'Essenza disse:

    -Molto bene. Quanto prima tornerò a Palanthas e, se me lo concederai, leggerò quello che è accaduto.-
    Guardò Khymeia, e nello sguardo Vuoto c'erano Pensieri di un futuro
    -Io ora, Saggio Arthur, devo tornare a Fanedell dove mi dissolsi e dove tu, col tuo potere, ci hai protetto. E' tempo, per Noi Quattro, di riprenderci i corpi anche ancora giacciono senza vita nelle teche di vetro.-
    Spiegò, cercando l'assenso dell'Azzurra Corona
    -Quando l'opera sarà conclusa, verrò ancora da te e discuteremo delle Cose che sono state. Per il momento, tuttavia, ti dico arrivederci. Presto, prestissimo, ci incontreremo di nuovo.-

    E gli si inchinò; una nebbia come iridescente avvolse l'Essenza, ma quando si fu diradata essa non era più a Garwec.

     
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