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    Il penultimo giorno di Naos, il penultimo giorno della Luna Scura. Di lì ad un paio di notti -di lì a qualche buon pezzo di strada- i viandanti destinati all'Ovest avrebbero potuto godere del sorgere di un nuovo colore, lassù alto nel cielo, frutto di quella cosmologia ciclica ma sempre affascinante che muove il tempo (e l'esistenza) del semipiano.
    Il penultimo giorno di Naos, meno di una settimana dall'ultimo incontro con Lazarus, neanche cinquanta rintocchi dal diverbio con la violacea IA nella mente di Oregon. Un sabato, senza dubbio, se Endlos distinguesse i singoli dì come invece avviene in altri universi -un martedì, piuttosto, stando a quello che il calendario d'origine dei due amanti riferirebbe se consultato. Quale che sia, però, l'identità del momento -quale che sia l'utilità di perdersi in sì sciocchi dettagli- c'è un solo cruccio nei pensieri della coppia di giovani, un martellante ritornello cui Miron si presta in paranoica apprensione.

    (Abbiamo tutto?)
    [Tutto.]
    (Sicuro? Vettovaglie, borraccia, giaciglio, teli e tenda?)
    [Ho già ricontrollato tre volte: è tutto negli zaini.]
    (Bene! Ora manca solo di vestirsi adeguatamente.)
    [Che~?]

    Sopracciglio alto, espressione incredula, tono sbigottito. Cosa significa vestirsi adeguatamente?

    (Mi sono informato a riguardo dei luoghi in cui andremo: l'Ovest è una zona tropicale che confina col mare e ciò pone le foreste dell'entroterra a costanti precipitazioni grazie all'azione dei picchi montani come barriera contro i venti carichi di pioggia.)
    [E con ciò?]
    (Ci serve qualcosa di adatto -vestiti freschi, leggeri, che non ci facciano morire di caldo o sudar fuori l'anima!)
    [Insomma, più che una foresta ci stiamo condannando ad una giungla...]
    (Abbastanza. Spero solo che quegli intrugli che ho recuperato servano davvero per tener lontani le zanzare e gli altri insetti-vampiro.
    Ah, già -dimenticavo il liquido per Laz!)

    La Rondine che si volta di scatto e corre su per le scale -cercando di far meno rumore possibile (visto che sono appena due ore prima dell'alba e tanto Rikku quanto Yuuko si lamentano nel sonno) si prodiga di recuperare il blister da una dozzina con i suoi ordinati flaconcini di vetro colmi di soluzione.

    [Non ucciderti, abbiamo tutto il tempo di concludere i preparativi con calma.]
    (Sì, sì; dunque, che cosa ti prendo?)
    [Boh, fai tu. Purchè non sia ridicolo. Già che ci sei ricordati anche le mappe.
    E non mi piace che chiami quel ragazzino pallido con tanta confidenza.]

    Conclude, spostandosi nelle stanze private dietro agli spazi della bottega al fine di rimediare una colazione per due.
     
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    Cosa ho fatto di bello in questi giorni a Kisnoth?
    Innanzitutto, ho scoperto di essere una sorta di abominio mezz'anima.
    La cosa mi sta turbando parecchio.
    E mi ha dato spunti di riflessione.

    "Serve proprio che venda la mia, di anima, per fare un patto con il Diavolo?"

    Poi sono stato picchiato in mezzo a un vicolo per futili motivi, e ho scoperto di essere più bravo di quel che credevo nel richiamare orrori infernali.
    Ho passato il resto delle mie giornate a fraternizzare con il Balrog che ho accidentalmente evocato. È un esserino a modo, l'ho chiamato Sterminatore.
    Mi ha anche presentato qualche suo amichetto.

    «Skarn? Miron?»
    Busso alle porte del loro negozio, ancora chiuso visto l'orario mattutino. Le strade sono deserte, il cielo ha appena iniziato a schiarirsi.
    Mi porto una mano alla bocca e sbadiglio. Nemmeno io vorrei essere già alzato: sono un tipo nottambulo, raramente mi sveglio prima di mezzogiorno.

    Ho infilato le mie poche cose in uno zaino e richiamato con un fischio il mio cane fantasma, che ora scondinzola al mio fianco.
    Credo di essere pronto a partire.
    L'unico problema che ho avuto è stato con i vestiti. Mi sono informato su Klemvor, e ha il tipo di clima che più odio: afoso, umidiccio e pieno di sole.
    Sotto una leggera giacca a vento indosso jeans e una maglietta dei Metallica a maniche corte. Gli scarponi da ginnastica sono adatti a camminare, braccia e mani sono bendate fino alle spalle.
    "Per non friggermi la pelle palliduccia" è la motivazione ufficiale.
    "Per non mostrare in giro certe brutte cicatrici da emo di merda" è quella vera.
    A completare il tutto, i soliti occhiali rosso fumè che Skarn e Mirion stessi mi hanno venduto.
    La parte peggiore è che mi sto quasi abituando ad indossarli.


    Edited by Zero - 21/3/2014, 23:52
     
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    Luogo: Endlos - Kisnoth



    Così i tre, anzi quattro, si erano separati dalle strade del Pentauron, precisamente a Kisnoth per poi ritrovarsi un paio di giorni più tardi. C'era un piccolo problema: cosa intendevano i due fratelli? Ebbene si, "vi basterà desiderare di trovarlo e scoprirete che è nella medesima via sulla quale vi troverete allora", fortunatamente lo spartan aveva un grandissimo aiuto dalla sua parte.
    Agente Oregon, rilevo che ci sia una buona possibilità che Miron avesse parlato letteralmente - quindi, doveva proprio desiderare di trovare quella sorta di bottega, quindi era un negozio incantato. Questo avrebbe fatto suscitare una certa curiosità nell'intelligenza artificiale, capire come poteva agire in quel modo un negozio. Anche la stessa magia, per lei era rispettare e mettere in pratica alcune leggi, agire nel modo corretto per conseguire a ciò cui si puntava inizialmente.
    Desiderare veramente di arrivare al negozio? - più facile a dirsi, a pensarlo che a farlo, non aveva idea nemmeno di com'era fatto e nemmeno come si chiamava, magari intendeva proprio la parola "Reliquiario", però non ne era molto sicuro. Che altro poteva fare al momento se non riposarsi e aspettare l'ora designata? Chiuse gli occhi, sempre dentro la sua armatura, in parte una prigione, in parte la sua natura, ciò che era e che aveva fatto, le sue colpe e le sue ragioni, i suoi delitti giusti e sbagliati, forse era probabilmente l'oggetto che più teneva.
    Il giorno dopo era come il primo, fatta eccezione che non aveva fatto nessun incontro particolare, trovò il modo di mangiare da qualche parte, poiché non aveva alcuna forma di pagamento, si divertì a lavare i piatti di un locale. Una scena abbastanza buffa e insolita, l'imponente spartan, uno dei più grandi guerrieri del suo universo, nonostante fosse un semplice umano "dopato", si ritrovò con un cappello e il grembiule da cuoco, tanto per riprendere il tema del Master Chief Chef, che gira su Internet da un bel po'. Chiudendo questa parentesi, almeno passò il tempo tranquillamente, aspettando quel giorno per aiutare la coppia di fratelli e proseguire la sua avventura in solitaria.

    Luogo: Base Alpha
    Due anni e dieci mesi fa circa..



    Dopo che aveva recuperato l'intelligenza artificiale rubata, ci si doveva occupare delle faccende riguardanti alla simulazione rimasta in sospeso, o meglio nemmeno cominciata. Oregon e i suoi compagni si trovavano nella sala circolare delle simulazioni, non avevano ricevuto nessuna indicazione, quindi alcuni pensavano di sfruttare l'ora nell'esercizio delle armi a cui si erano specializzati. Ad esempio Rhode con il fucile da cecchino: si era fatto mettere dei bersagli-ologramma da sparare con l'arma dello stesso tipo. "Ho sentito che hanno quasi finito con la creazione della nuova intelligenza artificiale" - disse Michigan, Oregon intanto ascoltava senza dire nulla - "Vogliono provare a dotare ognuno di noi di un costrutto, per vedere se diventiamo più efficienti" - continuò - "Un'intelligenza artificiale ciascuno?" - chiese Oregon, non era molto emozionato all'idea di avere un computer letteralmente sempre vicino ovunque. "Si, vogliono fare una classifica della squadra con una simulazione straordinaria, cioè calibrare le nostre abilità" - concluse, si sentirono due spari di fucile, poi improvvisamente tutti gli ologrammi prodotti sparirono. Lo stesso Rhode ci rimase vedendo i bersagli e il fucile sparire. Il Direttore e il Consigliere stavano alla sala comandi e invitarono tutti a salire. Obbedirono naturalmente e presto venne indicato loro l'inizio della simulazione tanto attesa e desiderata.

    Luogo: Endlos - Kisnoth



    Parlando di desideri, era il giorno giusto per sperimentare ciò che avevano pensato il giorno prima e quello prima ancora. Sinceramente rimaneva un po' spaesato nel pensare che bastava "desiderare" - Ok, proviamoci..desidero- - e nemmeno pensato del tutto che già sentì il cambiamento nell'aria - E' lì, una bottega diversa da prima - sempre di più rimaneva meravigliato delle stranezze che accadevano o esistevano su Endlos. Si apprestò a bussare, successivamente lo avrebbe fatto entrare qualcuno e all'interno vi avrebbe trovato Skarn e Miron, ma anche qualcun altro che non aveva mai visto. Non salutò nemmeno, fece solo un gesto col capo e rimase in silenzio, senza chiedere e senza rispondere. La locanda pareva più grande di quello che si vedeva all'esterno, forse era veramente come la vedeva, un trucco magico per rendere qualcosa di piccolo in una dimensione più grande. O forse era solo proprio un effetto ottico.

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    Bussano. E una voce indistinta, al di là della porta, pone una qualche domanda.
    All'interno, in quella che funge da cucina, Skarn abbandona a metà il lavoro e si avvia verso l'ingresso principale. Sul tavolo vi sono dei tozzi di pane ed un coltello intriso di miele, una scodella di latte e qualche altra strana cibaria cui ormai i due naufraghi si sono abituati (per forza di cose non è una colazione a base di yogurt senza zuccheri aggiunti e cereali integrali, marmellata di lamponi e simili, amene comodità da terzo millennio). Indosso unicamente quel paio di slip che lo distinguono dal fratellino -assieme ai suddetti soltanto l'arroganza di presentarsi seminudo a chiunque vi sia oltre l'uscio.

    «Sei tu.»

    Lo gratifica senza enfasi dopo aver riconosciuto il compagno di viaggio.

    «Vieni.»

    Si fa da parte per lasciarlo entrare, senza aggiungere altro cala i successivi passi per tornare a quanto stava compiendo.

    [C'è Lazarus. Lazarus-mummia.]
    (Ottimo! Più che puntuale!
    Ma gli è successo qualcosa?)

    [E' diventato più bianco. Ora ha le bende.]

    Replica con sarcasmo al minore che sta ancora scegliendo quanto di meno peggio dal guardaroba dei vestiti scambiati. Un'operazione piuttosto difficile, in verità -che richiede non solo gusto, ma pure fortuna dato che le taglie a disposizione sono quelle che sono.

    (Spero non sia nulla di grave.)
    [Spero non t'interessi davvero.]

    E chiude lì, con uno sbuffo da parte dell'altro e la concentrazione di quello nuovamente tutta tra maglie, scarpe e pantaloni.

    «Fai come preferisci.
    Finchè non danneggi i beni del negozio sei nostro ospite.»

    Tono per nulla convinto, corpo comunque di spalle prima di sparire oltre la porta scorrevole da cui è giunto appena un minuto prima.
    Ne riemergerà solo in seguito, quando finalmente Miron si decide a scendere e -gioviale, fin troppo gioviale- saluta con un ampio sorriso il pallido cencio in attesa della partenza (nel fare questo allunga al fratellone i suoi abiti, lo spinge anzi a cambiarsi lontano dagli spazi pubblici).

    "Ho quello che mi avevi chiesto. Tieni, tuoi!"

    Si avvicina e porge quanto detto -glissa sull'USB che non ha ancora avuto modo di visionare; quindi, sempre con la voce carica di entusiasmo, invita il ragazzo ad unirsi a loro per il primo pasto della giornata -gli fa strada nonostante tramite il legame mentale percepisca il fratellone piccato.
    C'è tempo, infatti, prima che Oregon giunga all'appuntamento e pur lui bussi calando il pugno -questa volta ad aprire sarà Miron, ma (come già pochi istanti dopo la comparsa in scena del Grigio) per allora l'Artigiano sarà pienamente vestito (una camicetta di lino a mezze maniche, bianca e così leggera d'esser quasi trasparente; poco sotto dei bermuda beige troppo lunghi, scarponcini comodi e dal bordo alto, un cappello di paglia un po' più malandato di quello che la Rondine ha tenuto per sè).

    "Bene, ci siamo tutti! Raccogliamo le ultime cose e siamo pronti a partire!"

    Dove con ultime cose intende l'estrema sosta in bagno, gli zaini in spalla e un biglietto che ragguagli Rikku e proprietaria circa l'effettiva assenza dei due quasi-fratelli -necessario perchè, considerato quanto sono svaporate le due, con tutta probabilità nemmeno ricordano che i sudcoreani spariranno da lì.
     
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    La porta si apre e vengo accolto da un bel ragazzo in mutande.
    Mi sento sessualmente confuso.

    Passo i minuti seguenti facendo colazione, riponendo con cura le boccette di soluzione unica per le lenti nello zaino, e facendo il possibile per non sentirmi orribilmente a disagio. Miron è un ragazzino simpatico, mentre Capitan Mutanda continua a fissarmi con una certa ostilità. Come se fosse boh, geloso.
    Tanto, anche se mi piacesse il suo ragazzo, non avrei le palle per sfiorarlo nemmeno con un dito.

    Bussano alla porta. Miron si alza per aprire, e torna da noi seguito da un omone in armatura. È alto quanto me e largo il doppio. Sento che potrebbe staccarmi un braccio con un dito.
    «Uh. C-Ciao.» lo saluto, lo sguardo fisso sulla mia tazza di thé ormai vuota.
    Passo sicuro. Casco e armatura.
    Chiunque egli sia, sembra professionale. Ispira forza e fiducia, mica come me.
    Sì, sento che quest'uomo potrà davvero portarci a Laputa. Mi alzo dalla sedia e raccatto lo zaino che ho lasciato al suolo.
    Lasher, il mio cane fantasma, si alza a sua volta da sotto il tavolo e va ad annusare i piedi dell'uomo.
    Le vecchie abitudini non muoiono mai.
    «È innocuo.» mormoro mentre mi isso lo zaino sulle spalle. Peeesa.
    Nemmeno sono sicuro che l'uomo sia in grado di vedere Lasher. È una forma indistinta e bianchiccia, una figura vagamente canina disegnata su uno sbuffo di nebbia.


    Edited by Zero - 17/2/2014, 20:53
     
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    Luogo: Endlos - Kisnoth



    Fu accolto da Miron, uno dei due quasi fratelli, con un vestiario apparentemente leggero. Entrò senza dire nulla, non erano soli, c'era un altro ragazzo, aveva una carnagione molto pallida, presentava le caratteristiche di un albino. Non ne aveva mai visto uno, nemmeno nel suo universo, gli albini non potevano fare carriera militare.
    "Ciao, Oregon" - disse preciso, né una parola in più né una in meno. Non si soffermò molto sul ragazzo, più che altro una sorta di fantasma aveva attirato l'attenzione più del dovuto, soprattutto nell'intelligenza artificiale.
    Non ho mai visto una cosa simile - commentò, il cagnolino aveva molti tratti indefiniti e il padrone si preoccupò di avvisare dell'inutile preoccupazione che poteva avere lo spartan, il quale non ne avrebbe mai avuto anche se il cane era aggressivo, portava un'armatura alla fine dei conti.
    Nemmeno io, ho visto vari alieni, non mi sarei immaginato di vedere anche fantasmi - disse dando un ultimo sguardo al canide.
    Sono curioso di sapere come fa ad esistere - e ricominciamo, quasi un dejavu continuo, tutto il suo viaggio era stato un continuo andare per curiosità. L'immagine dell'ologramma apparve visibile anche allo sconosciuto, quindi ai due fratelli compresi.
    "Salve, sono l'intelligenza artificiale Heta" - si presentò mostrando la sua figura indefinita, chiaramente antropomorfa, ma i tratti del visibile era offuscati, per non parlare di tutto il resto. La sua voce era metallica, puramente tecnologica, non si poteva distinguere quale sesso rappresentava, se c'era il neutro, quello sarebbe stato decisamente perfetto per rappresentarla.
    "Sono curioso, questo cane è legato a te con la magia, vero?" - aveva calcolato una probabilità sopra la metà, però non era assolutamente certo di ciò, se fosse stato sicuro, non avrebbe minimamente chiesto.

    Luogo: Base Alpha
    Due anni e dieci mesi fa circa..



    "Agenti, abbiamo quasi raggiunto il completamento della creazione di un nuovo tipo di intelligenza artificiale" - cominciò il Direttore, tutta la squadra era in fila, postura precisa e tutti, uno per uno, attenti alle singole parole. Riunioni straordinarie come quelle erano sintomo di novità, in questo caso di progresso. "Vogliamo testare quanto può essere utile un'IA in battaglia" - continuò - "I test saranno semplici, verificheremo e studieremo le differenze tra il prima e il dopo l'utilizzo del costrutto" - concluse il discorso, la passeggiata laterale terminò, il Direttore si spostò e guardo verso gli spartan, casualmente si trovò davanti ad Oregon, poi indietreggiò e lasciò la parola al Consigliere. "Andrete in ordine, prima l'Agente Rhode, seguito dall'Agente Michigan, l'Agente Oregon, l'Agente Kansas e infine l'Agente Vermont" - col dito segnò qualcosa sul blocco elettronico - "Può cominciare Agente Rhode" - facendo un gesto con la mano. Lo spartan chiamato attraversò la porta automatica di sinistra, scese le scale e in breve tempo arrivò alla sala circolare sottostante.
    "Cominciate col programma per cecchini" - ordinò il Direttore agli operatori addetti alla sala controllo delle simulazioni. Da una parte uscì dal pavimento un tavolo con una serie di armi, comuni degli umani, tra essi vi era un fucile da cecchino, Rhode si apprestò a prenderlo e controllò rapidamente se vi erano munizioni e quant'altro. Dal lato opposto apparvero dei primi bersagli, relativamente semplici: erano dei dischi con un piccolo cerchio al centro.


    Luogo: Endlos - Kisnoth



    Skarn e Miron sembravano ormai pronti, Oregon si aspettava di più che tutti indossassero qualcosa di più pesante, trattenne i commenti per lui. Ora bisognava fare una piccola introduzione sul Klemvor, una mappa e il percorso da seguire, ovviamente la più sicura possibile. Quando tutti furono pronti - "Mi serve una mappa" - se ce l'avevano avrebbero segnato un percorso inaspettato, sennò lo avrebbe spiegato a parole.
    "L'entrata meridionale è molto pericolosa" - cominciò, ormai il costrutto era già sparito dalla vista di chiunque, tranne dell'Armatura - "Non sono mai passato da Est, teoricamente potremmo riscontrare problemi proprio nei pressi della nostra meta" - ricordava che tra la parte orientale e quella meridionale, vi era una parte poco popolata dai droni, c'erano solo qualche controllore, per il resto era una zona di riciclaggio, fabbriche e rifiuti abbandonati. A questo punto non c'era altro da dire, il trio, senza contare il cane e la macchina, sarebbero usciti definitivamente dal Pentauron. Sempre se erano ancora lì.

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    Edited by "Gerik" - 6/4/2014, 00:04
     
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    «Non ti conviene risponderle.»

    Avverte Skarn non appena Heta pone la propria domanda -il fratellone che dedica quel suggerimento a Lazarus, facendo tesoro dell'esperienza maturata appena qualche giorno prima (quella a riguardo di anime ed effettiva presenza, l'irrisolvibile dilemma a cui ciascuno dei partecipanti ha fornito una personale benchè non condivisa risposta).

    «Se le dai corda cercherà di convincerti delle sue insulse ragioni.»

    Un'occhiataccia che vale più di mille parole dritta dritta negli inesistenti occhi di quell'ologramma bigotto, mentre Miron -invece- sorride di gusto alla verità pronunciata dalla sua dolce metà.

    «Tipo che quello non è un cane perchè non esiste davvero, oppure che il suo aspetto visibile è solo una proiezione della tua mente.»

    Nel frattempo di avvicina all'armatura dai riflessi cobalto e -come richiesto- allunga la mappa recuperata del fratellino; non è questa gran meraviglia di cartina -i dettagli non si sprecano di certo, essendovi segnate soltanto le mete di principale importanza- eppure dei territori circostanti Klemvor è forse la migliore rappresentazione che si possa ottenere anche nel caleidoscopico bazaar capitale del semipiano -i droni certo non emettono planimetrie della città, gli avventurieri che la raggiungono, anzi, non trovano il tempo di fermarsi a disegnarne la pianta.

    «Ad ogni modo crede di conoscere ogni cosa. Ma non se provi ad indagare scoprirai che non sa nemmeno cos'è veramente.»

    Ho già scritto da qualche parte che l'Artigiano è sempre più fastidioso? Che regala giudizi sommari su tutto ciò che non lo soddisfa? Che la lunga permanenza su Endlos (e, invero, le peripezie irte di pericoli cui si sono imbattuti) lo hanno reso ottuso e povero d'acume come quelle stesse persone -perdonate il paragonare un'IA ad un individuo, ma sono esigenze linguistiche spicce- che tanto detesta (e che avrebbe tutte le ragioni di questo e altri mondi a detestare, se lui per primo non si comportasse nel medesimo modo)?
    Perchè, ecco, come dire... se non lo sapevate ora ne siete sicuramente a conoscenza. E sì, ricordate pure che il tutto va di pari passo con un rancore lento a svanire, distorto nel giudizio e sadico nella vendetta (insomma, l'atteggiamento migliore per un viaggio che quanto a problemi minaccia di riservarne parecchi).
     
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    Perdonate il ritardo, ho avuto una settimana di totale vuoto ispirativo. ;_;

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    Un'intelligenza artificiale, figata! Roba da film di fantascienza. E dov'è il suo proiettore? Come fa a funzionare.
    mi sembra molto più improbabile lei del mio cane fantasma.
    «Invece credo proprio che mi divertirò a risponderle.» rispondo a Skarn con un ghigno sul viso, per poi tornare a rivolgermi all'IA «So evocare demoni dagli Inferi, anche quelli sono una proiezione della mia mente?
    Convincimi, dai.
    »



    Qualche minuto dopo, siamo fuori dal negozio. Giaccone addosso, zaino sulle spalle, cane scodinzolante al mio fianco.
    Annuisco distrattamente alle parole dell'uomo in armatura: non ho idea di cosa stia parlando, ergo mi fido del suo giudizio.
    Del giudizio della sua IA non mi fido neanche un po', invece. Per questo continuo a chiaccherarci: si è resa invisibile ai nostri occhi, ma credo sia comunque in funzione.
    «Dicevo, i fantasmi. Credo che quello tra me e Lasther sia un collegamento magico, ma molto grezzo.» spiego mentre cammino, le mani nelle tasche «È morto quando avevo undici anni. Credo di aver legato io stesso la sua anima a me, ma è stato tutto molto inconscio. Nessun cerchio magico o formula runica, ma semplice cocciutaggine da bambino. Un po'di lacrimucce, un po'di magia nelle vene.» faccio spallucce.
    Inconscio: i miei poteri si erano sempre mossi su quel livello, prima del mio arrivo su Endlos. Io li ignoravo, e loro ignoravano me. I miei genitori hanno cercato di insegnarmi un po'di magia nera, ma né io né la Tenebra siamo mai stati interessati all'argomento.
    Abbiamo iniziato a collaborare io e la Tenebra, ultimamente. Semplice questione di sopravvivenza.
    I risultati sono... Interessanti. Credo di essere molto più potente di quanto avessi immaginato.
    Credo anche che il mio corpo ne stia risentendo parecchio. Una volta non avevo il sangue nero.
    Lo so perché mi tagliavo spesso.
    Da solo.


    Edited by Zero - 9/3/2014, 19:10
     
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    Luogo: Endlos - Kisnoth



    Scatto impercettibile, anzi il lampo che spariva e riappariva dava troppo nell'occhio. Improvviso si piazzò davanti il viso di Skarn, sembrava furente, ma non lo era, non poteva certo avere quella proprietà rimossa ormai da anni, tipica degli umani e di alcune intelligenze artificiali.
    "Non sono insulse ragioni, Skarn, lei ignora la logica del discorso e del pensiero, così come i fatti" - quasi come se volesse zittire il ragazzo, oppure non dover riaprire alcun discorso su qualcuno che per proprio carattere non voleva per principio accettare quelle che per il costrutto era vero e logico, condiviso inoltre anche dallo spartan, forse influenzato dai suoi continui pensieri e modi di fare, o perché soffermandosi a ragionare sulle frasi esposte trovava un collegamento chiaro e indiscutibile, ci aveva provato già lui più volte ad andarle contro e ogni volta sentiva qualcosa dentro, un piccolo senso di ignoranza che aveva sempre..ignorato.
    "O meglio dovrei dire voi" - quasi sembrò più calmo, calcò la frase mentre la sua immagine si spostava sullo stesso Oregon, che si sentì frecciato appieno per tutti i piccoli dettagli sbagliati sull'uso del linguaggio, roba banale per l'umano o in generale per l'umanità. Non l'aveva mai vista, la sfrontatezza e la prepotenza con cui osò sfidare inutilmente l'IA..non poteva che venire collocata come stupidità. Tutti gli umani che la vedevano rimanevano stupiti, sbalorditi, come ogni intelligenza artificiale che vedono, affascinati dalla forma e dal colore, come se fosse fatto di magia o provenisse da un altro mondo. Però ciò che veramente contraddistingueva loro e questi abitanti di Endlos era che nessuno era così desideroso di conoscerlo, di porre domande su di lui, per principio cercavano stupidamente di considerarlo come un essere inferiore. Non condivideva i suoi pensieri con Oregon, tutto per lui era calcolato, non cercava quel legame d'amicizia cui andavano matti gli umani, o quasi tutti, lo stesso spartan cercava di mantenere le distanze, ma per altri motivi.
    "Pregiudizi, ciò che molti di voi ritengono sbagliati ma che ne fate lo stesso largo uso" - commentò senza guardare in faccia nessuno, voltandosi proprio e traslandosi orizzontalmente, correttamente non era un levitare. Non aveva mai detto che gli umani erano degli esser inferiori, aveva usato l'aggettivo "imperfetti" come lei, come tutti, a dire il vero nemmeno l'aveva detto a loro, eppure perché l'affrontavano in quel modo? Niente di interessante, che possano continuare a lungo, non sono queste ridicole distrazioni intuibili da ricercare nella conoscenza, ma ben altro di superiore.
    "Ciò che dice è insensato, se fosse una sua proiezione mentale, io, come l'Agente Oregon, non potrei vederlo" - dove voleva arrivare dunque?
    "Non ho mai affermato di conoscere tutto" - ne aveva le capacità, se sapesse tutto di tutti non sarebbe lì. Oregon, d'altra parte sperava non si evolvesse la discussione come quella di due giorni prima, non per preoccupazione o pericolo, non ne aveva proprio voglia di perdere tempo, era lì perché obbligato, tanto valeva fare in fretta. Dopotutto se voleva cominciare così col costrutto, un attacco di quel tipo era come un suicidio, forse si sarebbe accorto della stupidaggine detta per aver seguito a lettera le parole di uno dei due fratelli.

    Luogo: Base Alpha
    Due anni e dieci mesi fa circa..



    Un colpo. Due colpi. Tre colpi. Tutti e tre i bersagli colpiti al centro. "Velocità di reazione intorno ai tre secondi da un colpo altro" - disse uno degli operatori alla sala controllo, stava calcolando i dati relativi alle abilità reattive e di mira dell'Agente Rhode. Dopo di lui sarebbe andati tutti uno alla volta. Era logico, così avrebbero capito se l'esperimento sarebbe stato un successo, se le reazioni già alte degli spartan potevano andare ancora oltre le loro attuali capacità. "Posso fare una domanda?" - chiese Vermont, ci pensò il Consigliere a seguirlo con un cenno - "Questi non sono dei dati certi, vero?" - effettivamente non riguardava solo particolarmente quella data situazione - "No, supponiamo che possiamo aumentare del 50% le vostre abilità relative alla mira e riflessi, però in situazioni più drastiche potrebbero esserci sviluppi molto maggiori" - effettivamente Rhode stava eseguendo il suo allenamento richiesto dall'alto con tranquillità, come avrebbero fatto tutti. I bersagli tornarono al sottosuolo, alla stessa distanza si formarono degli ologrammi: erano una serie di dischi sparsi, stavolta sarebbe stato un tiro a bersagli in movimento, alcuni più lenti altri più veloci. Altri colpi, tutti i bersagli furono toccati dai proiettili del fucile, quando venivano oltrepassati da essi cambiavano il loro colore da verde a rosso e si paralizzavano, non sempre erano stati colpiti al centro, l'importante era prenderli nel minor tempo possibile.

    Luogo: Endlos - Kisnoth



    Così uscirono uno alla volta. I quattri, anzi cinque col cane, anzi no sei con l'intelligenza artificiale, si riunirono fuori.
    "Cominciamo ad andare" - disse e si mise alla testa del gruppo, gli altri dietro e tranquillamente si ricominciò a parlare. Sarebbero, per prima cosa, usciti dal presidio centrale per poi mettere piede in quello orientale. Il viaggio non sarebbe stato molto lungo, almeno senza soste sarebbero arrivati in meno di una decina di ore nell'Undarm. Al momento, però, erano soltanto all'esordio, Lazarus spiegò, non molto chiaramente, il legame tra lui e il cane Lasther, quest'ultimo in tutto e per tutto un fantasma di un cane. Sembrava che nemmeno lui era molto sicuro di come si era venuto a formare questo legame. Anche lui parlava di anime, un legame tra un'anima umana e una canina, però non era molto preciso, quindi, almeno per il costrutto, poteva solo essere un'ipotesi. Ovviamente si riconosceva l'evidenza, il fatto, la conseguenza di quel qualcosa di incerto.
    "Prima hai parlato degli Inferi, ci sei mai stato?" - attaccò bottone lo spartan, era la prima volta che lo faceva, chi lo conosceva bene, si sarebbe chiesto il motivo, evidentemente quel mondo lo stava cambiando, il suo mondo dominato da una macchina. Non era un legame forzato, più che altro sembrava che la stessa Armatura seguisse volontariamente le indicazione dell'IA.

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    Edited by "Gerik" - 11/3/2014, 21:17
     
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    Avete presente quel fastidiosissimo gesto che si fa con la mano nell'atto di zittire una persona fin troppo loquace o pettegola -quell'avvicinare ritmico il pollice alle altre dita, quasi fosse una rozza imitazione di una papera petulante? Ecco, questa presumo sarà l'attività preferita di Skarn ogniqualvolta l'IA riprenderà parola sancendo saccente il suo personalissimo (ed altrettanto opinabile) punto di vista quale verità assoluta e fondamento primo di logica (inutile infatti che ripeta, fintamente modesta, di non possedere la piena conoscenza: ogn'altra cosa ella racconti appare invece legge d'incontestabile certezza, nemmeno fosse Heta la depositaria dell'oggettività assoluta).
    Non un comportamento educato, certo. Ma chissenefrega.

    (Hai sentito?)

    Interviene mentalmente Miron, spezzando la monotonia del dialogo cui non partecipano grazie ad una conversazione intima e piuttosto curiosa -la spiegazione di Laz desta l'interesse della Rondine, lo convince anzi che quel ragazzone/ino dal pelo bianco sia loro ben più affine di quanto non sembrerebbe.

    (Non siamo gli unici le cui anime sono legate.)

    Non devo ripetervi tutta la storiella di come Arma e Artigiano siano connessi -la conoscete già, sapete comunque dove trovarla e, per la cronaca, non è nemmeno una nozione tanto importante da richiedere un costante ripasso (anzi, esce fin troppo spesso, causa l'esiguo materiale narrativo di cui dispongo).

    [Noto. Per quanto non vorrai paragonarci ad un cane.]

    Puntualizza l'altro, convinto di glissare sulla questione con quella spiccia dimostrazione di superficialità.

    (In realtà non c'è nessuna differenza. Cioè, pensaci: io sono una Lancia. Vorrebbe questo dire che valgo meno di quello stesso cane?)

    Quesito spinoso -risposta che necessariamente dovrà essere delicata.

    [Non essere sciocco: non c'è niente che ti equivalga. E lo sai bene.]

    Un sorriso dolce ne increspa quindi le labbra, mentre i suoi occhi -occhi ora carichi di una felicità e di un affetto davvero soverchianti- cercano la fonte del suo amore qualche passo più addietro.

    [E' forse un tentativo di strapparmi un bacio?]

    Chiede poi, con un fare quasi civettuolo, all'indirizzo della propria metà effettiva. Non contento, dunque, rallenta la marcia per affiancarsi al fratellino, lo abbraccia stringendo forte il corpo al suo confronto esile, gli stampa infine il segno delle propria labbra alla base del collo (il tutto assieme ad una pletora di emozioni e desiderio che filtra muto tramite il succitato legame, il tutto in un rito dedicato a loro due soli, senza sottotitoli per l'eventuale pubblico ivi presente).
     
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    Se sono mai stato all'inferno?
    Quasi mi metto a ridere in faccia al pover'uomo.
    Quasi. Perché se da una parte la domanda è divertente, dall'altra mi spinge a chiedermi che ne sarà della mia mezza anima in caso di morte.
    Secondo me sarà qualcosa di orribile.
    «Ho conosciuto diavoli, demoni minori e altre creature degli Inferi, ma non ci sono mai stato personalmente. Lui sì, però.»
    Uhm, mi serve un pugno d'ombra per un portale. Mi tiro su il cappuccio della giacca a vento, e quando lo riabbasso c'è un gremlin avvinghiato al mio collo.
    Si tratta di [Gressil]: uno sgorbio di trenta centimetri tutto denti, orecchie a punta e... Uh, camicia e cravatta. Lacere e sporche, ma tant'è. Ha anche un paio di occhialini tondi, che fatica a tenere in equilibrio sul nasone.
    «Raccontagli dell'Inferno.» ordino, picchiettandogli una spalla. Lui intanto si avvinghia alla mia, di spalla, scegliendo quella più vicina a Oregon.
    «Tecnicamente, boss, io provengo da una Dimensione molto calda che ha solo somiglianze strutturali con il presunto aldilà da voi chiamato "inferno".» spiega il demonietto, mentre si riassesta gli occhiali sul grugno.
    Sospiro.
    «Voglio farlo diventare un avvocato.»
    Mi serve un avvocato, per quello che ho in mente di fare.
    I Diavoli hanno sempre contratti orribilmente pieni di cavilli.
    «Non ho idea di come riesca a richiamarlo, comunque. Qualche teoria scientifica?» domando alla nostra guida.
    Mi interessa il suo punto di vista, davvero. Spiegare la Magia con la Logica.

    Davanti a noi, intanto, Skarn&Mirion fanno i pucci pucci.
    È per questo che sto cercando di ignorarli. Non che mi diano fastidio, anzi, sono un bello spettacolo, è che...


    ....Nessuno ha mai coccolato me così ;_;

    Tecnica utilizzata
    CITAZIONE
    Kal Xen Bet
    Dall'ombra di Lazarus emergono fino a quattro [gremlin] dagli occhi luminescenti, alti mezzo metro ciascuno. Il piccolo esercito si lancerà contro il nemico designato, attaccandolo con graffi e morsi e producendo l'equivalente di un danno di Bassa entità ad ogni turno.
    [Consumo medio, due turni di durata]

     
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    Verso il pericolo



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    Luogo: Endlos - Kisnoth



    Lazarus non ci era mai stato all'Inferno. Così disse, fece sfogò dei suoi poteri in un modo molto modesto, si sollevò il cappuccio e, scoperta la testa, c'era una creatura cui la bellezza non era certamente un suo dono. Anzi, sembrava portasse gli ultimi segni della sua vita, sempre se era proprio così. Strabiliante il modo di parlare, non aveva vergogna, sembrava immediato, familiare, non era educato, ma questo era piuttosto naturale. Anche questo disse di vivere l'esistenza, se così è giusto chiamare, in un luogo leggermente diverso, esterno, dall'aldilà.
    Agente Oregon, non posso verificare, ma c'è una buona probabilità che ciò che dice sia vero - disse mentalmente, lo sapeva anche lei, Oregon era turbato, ogni momento che passava diventava sempre più dipendente dall'intelligenza artificiale, voleva essere sicuro, sempre, come lei.
    Perché si preoccupa? - domandò, chiaramente le emozioni, sensazione e pensieri non potevano sfuggirgli, non rimaneva chiuse nella sua mente, condivise tutto il tempo con un computer.
    Non è in grado di spiegarlo, una sensazione che nemmeno io riesco a riconoscerla, forse dubbio, qualcosa di confuso, un misto direi - Oregon non rispose, nel mentre Lazarus aveva voglia di sentire le parole della loro "guida". Lo spartan si sorprese, non c'era stata nessuna risposta immediata - Credo si stia riferendo a te - comunicò all'IA - La loro guida dovrebbe essere lei, Agente Oregon - poi brillò, davanti ai suoi occhi, come molte volte e non aggiunse altro.
    "Lazarus, lei può spiegare qualcosa che non conosce?" - chiese retoricamente, un approccio diverso, come se si stesse abbassando al livello dell'umano.
    "Se proprio desideri conoscere il principio col quale sei in grado di richiamare delle creature di un altro luogo, ci sarebbe un modo" - sembrava quasi una richiesta di affari, aveva l'aria di essere losca, ma il vero motivo era, appunto, raggiungere il suo scopo: conoscere.
    "Terminato il viaggio, Lazarus, potrebbe offrirmi uno spazio nella sua mente, cosicché sia in grado di capire e calcolare questa tua capacità" - marcando volontariamente l'ultima parola. Sentendo ciò Oregon si era allarmato, rimase però immobile, la sua mente invece tutto il contrario.

    Luogo: Base Alpha
    Due anni e dieci mesi fa circa..



    "Grazie Agente Rhode, può salire" - Rhode salutò militarmente, abbandonò il fucile, il quale si smaterializzò e si avviò verso la porta che lo avrebbe portato, attraverso una scala, alla sala di controllo. Il prossimo fu Michigan, tutto pronto e sicuro di sé, scese rapidamente e si fece materializzare un fucile, un classico per lui, lo stesso trattamento del primo, una serie di bersagli. La prima parte, i bersagli erano immobili, come per Rhode, la seconda, lo stesso di prima, i bersagli erano in movimento. Ormai era diventata una sessione piuttosto noiosa, sarebbe toccato a tutti lo stesso tipo di allenamento, una prova per calcolare i riflessi e le capacità, per poi confrontarle in un secondo momento. "Agente Michigan, ora deve usare il suo sistema olografico" - giustamente doveva anche riconfermare le caratteristiche dell'equipaggiamento, era ovvio che stavano già programmando di produrre qualcosa a parte, forse uno sviluppo molto pericoloso, sia per gli altri, ma sopratutto per Michigan.

    Luogo: Endlos - Undarm



    Davanti al gruppo, nel mezzo dell'Undarm, il gruppo si stava avviando verso la città delle macchine.
    Puoi prevedere le linee di rotta delle sentinelle? - per chi non sa cosa siano: enormi ragni metallici con avanzati sistemi di inseguimento e localizzazione, avevano sensori vai all'addome, percepivano il calore, rumori, movimenti, quasi di tutto entro un certo raggio. Li aveva affrontare, dovette scappare via più veloce che poteva ed, essendo il più robusto del gruppo, dedusse che se avessero incontrati sentinelle, sarebbe stati costretti a fronteggiarli.
    Negativo - rispose quasi secco, come se la risposta era scontata, come se avesse previsto la sua domanda, effettivamente già la sapeva, ma non per previsione e si prese la briga di precisare.
    Io non prevedo, io calcolo - mentre Oregon si rese conto del miracolo che aveva chiesto, non poteva certo vedere il futuro.
    Agente Oregon, vedere il futuro è un calcolo - affermò deciso - Cosa intendi? - chiese col fucile a pompa spianato, era ufficialmente entrati in una zona pericolosa, più si avvicinavano alla città, più la probabilità di incontrare ostacoli si alzava.
    Vedere il futuro è un calcolo complesso, la mente elabora i dati e li illustra a quella che potremmo definire coscienza - sinceramente non gli importava molto, non ci pensò nemmeno, non voleva ragionare o discutere, lasciò così, come se fosse vera, si rendeva conto dello sforzo psicologico che stava avendo.

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    Oh beh: se la metti così, l'aver la propria anima legata ad altro è tutto ciò che abbiamo in comune -certo Skarn e Miron non evocano piccoli orrori formalmente corretti da presunte dimensioni infernali, i due gemelli in spirito nemmeno si azzardano ad ipotizzare che un mondo simile esista, figurarsi (chè di istruzione cattolica sono entrambi digiuni, chè di videogiochi a tema non hanno mai potuto permettersene)!
    Per il resto, comunque, l'attenzione del duo scema rapidamente e abbandona le disquisizioni dei compagni di viaggio -persi nel raccontarsi a vicenda frivolezze un poco spinte (persi in un romanticismo che li culla verso la meta con una calma quasi invidiabile), quasi-fratello e quasi-fratello non s'accorgono che il virus informatico dal nome di Heta (sì, definitivamente un vairus -od un Quarion- vista la sua sospetta smania d'inserirsi ovunque) sta contrattando con Gessetto un'eventuale infezione (perchè, va da sè, lo avessero notato i sudcoreani avrebbero all'istante dissuaso il ragazzo gigante dall'acconsentire).

    »»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»

    Aveva ragione -aveva pienamente ragione: la costa dell'ovest -le floridissime foreste tropicali che ne circondando il nucleo tecnologico di Klemvor- si dimostrano infatti un torrido crogiolo dove piangere miseria -non ci vuole che un primo incontro con le bestiacce voltanti tanto simili a zanzare mannare (non ci vuole che lo spettro di beccarsi una febbre incurabile o chissà che altro malanno assurdo) per convincere la coppia a fare abbondante uso dell'unguento sottratto al negozio (stranamente si dimostrano anzi fin troppo generosi, estendendo l'offerta a Laz e all'Agente -non certo all'IA, men che meno al gremlin, purchè sia ancora con loro).

    «Manca ancora molto?»

    Ansima il Gallo, asciugandosi il sudore dalla fronte con un braccio ingiustamente fortunatamente glabro.

    (Non ne ho idea; le mappe le ha lui.)

    Risponde la Rondine, accennando alla cessione del supporto cartaceo avvenuta dapprincipio. Risponde mentalmente, com'è ovvio che sia -risponde mentalmente, perchè non vuol suonare sgarbato (risponde mentalmente, anche per risparmiare fatica): senza che il fratellone debba neanche chiedere, infatti, Miron s'accorge della sete che lo attanaglia -senza che quello debba togliersi lo zaino dalle spalle per raggiungere la borraccia, il Grigio provvede estraendola al fine di porgerla all'altro.
    Come in un fine, preziosissimo gioco d'intese -come in un legame unico che l'avatar viola non potrà mai eguagliare (come in un lesto rimbalzo che potrebbe dar loro un fondamentale vantaggio dovessero le sentinelle scovarli).
     
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    Analizzarmi la mente? Increspo gli angoli della bocca, cercando di trattenere una risatina.
    «Grazie per l'offerta, ma no: sarebbe molto pericoloso per te.»
    L'ultimo mistico di famiglia che ci ha provato è finito in coma vegetativo.
    La Tenebra non è una creatura gentile.
    «Scoprirò queste cose al Magisterium. È uno dei motivi per sto andando a Laputa.»



    Caldo. Caaaaaaaaaldo. Persino Gressil mi ha abbandonato, ritenendo il suo Inferno di provenienza più ospitale di questo posto.
    All'inferno, ad esempio non ci sono insetti strani.
    Ci sono Cose che ci ronzano intorno. Skarn&Mirion mi hanno prestato un unguento antizanzare, ma non sembra molto efficace. E tra il sudore, il loro impiastro e la lozione solare di cui sono cosparso, sento l'immane bisogno di una doccia.
    Ah, ovviamente la crema solare non mi ha impedito di assumere un bel color peperone. Le meraviglie dell'essere un fichissimo albino.
    Lo zaino pesa, le gambe mi fanno male, ho il respiro pesante e gli occhi mi bruciano.
    «Voglio moriiiiiiiiiiiire.» mormoro, tra un passo strascicato e l'altro.
    Per la prima volta in vita mia, sono ironico. No, non morirò senza prima assicurarmi che la mia mezza anima non finisca in brutti posti.
    La nostra guida ha tirato fuori il fucile. Io mi preparo a mia volta al combattimento, bevendo un sorso d'acqua e concentrando stralci di Tenebra nelle mie braccia. Energia magica precaricata e pronta all'azione.
    Il vantaggio di questo sole infernale?
    Le Ombre non sono mai state così nere.
     
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    Metastabilità



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    Luogo: Endlos - Undarm



    Rilevato un nemico! - apparve immediatamente l'immagine olografica dell'intelligenza artificiale unicamente allo spartan, il colore non era più viola, bensì rosso, per segnalare bene il pericolo. Stavano semplicemente, fintanto che camminavano, trascorrendo le loro ore nella grande Undarm per raggiungere una delle città più pericolose al mondo. Uno potrebbe dire: ma senz'altro il sud è uno degli ambienti con più probabilità di morire, o magari il nord col suo clima arduo, o magari ancora l'isola di Berjaska pullulante di creature aggressive. Per mano di uomini o di creature o della stessa natura, niente è più spietato, feroce e spaventoso di una macchina pronta a ucciderti. E' programmata per farlo, non ti ascolta, non ti comprende, l'unica cosa che sa è che vuole la tua morte, solo per essere passato su un territorio cui ci tiene moltissimo, non certo per emozioni e sentimenti, ma per natura artificiale. Con gli uomini ci puoi trattare, magari forse puoi trovare un accordo con le bestie, le quali possono sempre avere paura e potresti giocartela a tuo vantaggio. Ma con le macchine non è possibile, tranne qualcuna, o quasi, nel caso di Heta, un'intelligenza artificiale spaventosamente evoluta, frutto di uno studio unico nel suo genere, se le forme più intelligenti vengono definiti furbe, probabilmente questa va oltre. Però anche lei è una macchina, deve raggiungere il suo scopo, com'era stata programmata, come lo era nei primi anni della sua esistenza, se così è propriamente corretto dire. Però si era avviato un processo inaspettato, quasi umano, forse dovuto alle svariate clonazioni che ha fatto di se stessa, o per un fattore noto come "Metastabilità", un'intelligenza artificiale andava in crisi, era difficile uscirne e si manifestava in modi molto diversi, si partiva da uno stato di Tranquillità, dove il costrutto seguiva gli ordini impartiti, poi l'Ira, per un qualche motivo l'intelligenza si fa prendere un sentimento totalmente umano, poi la Gelosia, una sorta di profondo e incontrollato desiderio di espandere la propria mente, di conoscere oltre, infine si arriva alla Metastabilità, quando ormai l'IA non è legata a vincoli, decide per se stessa, fa quello che vuole. Ecco questi erano i pensieri prima di captare quella probabile minaccia.

    Luogo: Base Alpha
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    Anche Michigan aveva finito, avevano calcolato il tempo di creazione di ologrammi e tanti altri fattori, come durata, spesa di energia e altro ancora. Stavolta era il turno di Oregon, batté la mano del compagno e gli diede il cambio, anche per lui il solito test. Utilizzare le proprie armi per fare un'analisi delle proprie abilità personali e utilizzare il proprio equipaggiamento, per qualche motivo gli fu chiesto quasi subito di interrompere, evidentemente non c'era molto da approfondire in due semplici propulsori. Gli operatori avevano un'aria seria, c'era un ampio progetto in mente e tutti si erano accorti che avrebbe cambiato molte cose, molti erano entusiasti altri poco. Tornò quindi alla sala di controllo, alcuni dei suoi compagni erano stati congedati. Kansas era ancora lì, stavolta era il suo turno e c'era anche Vermont, sia perché era il caposquadra, sia per curiosità, ma anche perché tutti dovevano sostenere questo studio speciale. Uscì, la porta si aprì automaticamente, come tutte le porte del suo tempo, gli capitò, in quanto aveva una discreta abilità con la tecnologia, specialmente meccanica, ma non odiava certo i computer, di sbirciare con accordato permesso, ciò cui stavano lavorando. Un'intelligenza artificiale nuova, era una piccola luce viola su un disco, ebbe la sensazione di essere osservato, purtroppo non poteva andare oltre. Lì apprese il concetto di Metastabilità, non ci badò molto, c'erano state tante altre intelligenze che avevano avuto quel problema.

    Luogo: Endlos - Undarm



    Fece subito segno agli altri di fare grandissima attenzione e di stare dietro, così si portò immediatamente dietro ad un albero col fucile pronto. La macchina assassina stava a parecchi metri di distanza, però si vedeva una parte, era senz'altro una sentinella: uno di quei ragni veloci e pieni di sofisticati sistemi di rilevamento. Agente Oregon, la minaccia è passata - informò Oregon mentre il suo colore tornò ad essere viola com'era per lei naturale, non aveva afferrato subito, non si fidò e continuò a rimanere lì osservano man mano la posizione del bersaglio. Effettivamente il ragno meccanico non si muoveva, era lì fermo, anzi notò per certo una scintilla, poi un'altra ancora. Continuò a mantenere il gruppo in allerta e si avvicinò piano piano, cercando di stare più vicino che poteva agli alberi. Effettivamente non aveva senso nascondersi, doveva averli già individuati, anzi addirittura essersi messo all'inseguimento, l'unica spiegazione ragionevole era che fosse rotto, in parte distrutto. E così fu, era vicino abbastanza da vedere bene la parte posteriore interamente distrutta, evitando doppi sensi, lì erano posti i suoi sistemi di rilevamento. Vi erano altre parti distrutte qua e là, qualcuno doveva essere passato di lì, certamente non da molto, magari da qualche ora - All'incirca mezza giornata, è probabile che ci sia stato un guasto nel sistema del drone - precisò l'intelligenza artificiale, si parlava della possibilità di un drone rivoltoso, di metastabilità. Si voltò e alzò il braccio in segno di sicurezza, non c'era nessun pericolo, i due ragazzi avrebbero potuto osservare bene il costrutto ormai non più funzionante.
    "Non manca molto" - fece segnò verso l'alto, tra qualche spiazzo tra gruppi di alberi, nel cielo si poteva vedere la punta di un grattacielo, molto piccolo, un'altra ora forse era necessaria.

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