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    Tutto quel lavoro per niente.

    Ormai sono giorni che questo pensiero ci attanaglia in ogni istante: da mattina a sera. Nervosi ci rigiriamo il bracciale appena forgiato tra le dita, come se fosse legato al caso il suo mancato funzionamento. Abbiamo dato qualcosa di fin troppo prezioso in cambio di poterlo forgiare; qualcosa che, sapendo i risultati, ci saremmo potuti tenere per un altro scambio. Forse dovremmo recarci di nuovo da lei, pensiamo, ma gli eventi sembrano remarci contro. Nella nostra tasca, neanche fosse ferro rovente, giace la lettera appena recapitata. Una convocazione dell’Alfiere dell’Est in nome di alcune promesse fatte a suo tempo dallo Zero. Il dover pagare lo scotto di qualcosa mai siglato da parte nostra non migliora senza dubbio l’umore.

    Avanziamo nelle vaste sale di Palanthas tenendo a bada la frustrazione. Catturiamo persino qualche sguardo di perplessità, probabilmente di chi è stato qui al momento della nostra nacita. Giunti allo scaffale scorriamo rapidamente le dita sulle copertine dei libri prima di arrivare a quello che ci interessa: “Artefatti Empatici”. Questo è l’ultimo tentativo. Corrugando la fronte ne apriamo le pagine.

    Ancora non sappiamo che una mattinata come le altre si prospetta a divenire ben più complicata del normale.
     
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    Le mani del Protodeus scorsero sulle costine dei volumi bene allineati lungo lo scaffale, alla ricerca di qualcosa in particolare... e fu con la stessa meticolosità che le dita del Destino sgranarono la propria trama -un intrico di tempi e mondi-, per manifestarsi in quel luogo e in quell'istante, scremando tra un infinito numero di altri il filo prescelto: l'unico che sarebbe stato conforme al disegno -così da potervisi intrecciare senza stravolgerlo...

    ...pur conservando intatto il suo valore, ciò che lo rendeva speciale,
    perché quella componente nuova influisse sul quadro, imprezisendo l'Arazzo.

    Molti adagi asseriscono che spesso le cose migliori si incontrano in posti inaspettati, e molti proverbi mettono in guardia il Saggio dal giudicare dalle apparenze, ma... come riconoscere una di quelle occasioni? Il Fato non ti avverte mica.


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    « . . . »

    Con un tutt'altro che discreto suono di risucchio, l'uomo che che sedeva ad uno dei tavoli della sala -un vecchio tondo come un buddha, dall'alta stempiatura, e i capelli lunghi e canuti-, aspirò per tutta la loro lunghezza i tagliolini in brodo che sguazzavano nella sua ciotola fumante, spezzando il silenzio sacrale della Grande Biblioteca mentre i suoi occhi curiosi e sorpresi seguivano la Corona di Sophia per i suoi spostamenti tra gli scaffali.

    Nessuna delle Vesti Blu lo aveva visto entrare, eppure...

    Eccolo là.

    « Scusa, giovane...? »
    lo interpellò con voce cordiale il nonnino
    « Va tutto bene? Mi sembri agitato... »

     
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    E’ un suono, sgraziato e ben più adatto ad una taverna che ad una biblioteca, che ci fa girare. Non di scatto, sebbene sorpresi, ma lentamente. Il vantaggio di essere immortale è anche quello di non curarsi di possibili pericoli per la propria vita. Specialmente se ci si trova in una roccaforte dall’impenetrabile sistema difensivo. Nella mente ci riaffiora l’incursione di Clio. Forse non proprio impenetrabile.

    Non realizziamo immediatamente che le parole del vecchio, con in mano la ciotola da cui stava mangiando, sono rivolte a noi. Forse è per la parola “giovane” o forse per l’assurdità della situazione. Ci guardiamo intorno, voltando la testa ai lati, alla ricerca del misterioso figuro a cui sta parlando. Quando non lo troviamo finalmente colleghiamo i pezzi e le sopracciglia si alzano entrambe come a voler sfuggire dalla fronte. «Dite a noi?» domandiamo incuriositi. In effetti eravamo piuttosto agitati, dopo i fallimenti conseguiti al Sud, ma perché giovane? Meditiamo, rinchiudendoci in un imbarazzato silenzio per metabolizzare il tutto. Dopo una lunga – almeno per i nostri standard – discussione mentale arriviamo alla conclusione che è per via del nostro aspetto.

    «Non bisogna lasciarsi ingannare dalle apparenze.» sentenziamo, un pelo infastiditi. Possa andare per i poteri incredibili che sembrano essere la norma su Endlos, ma per quanto riguarda l’età sono ben pochi quelli che possono vantare più di mille vite. «In fondo anche voi, nonostante l’aspetto di un innocuo anziano, siete piuttosto abile ad arrivare di soppiatto.» Non l’abbiamo sentito arrivare e neanche l’artefatto della Storia ne è stato in grado di tracciarne l’esistenza. Una figura sfuggente, forse comune sul piano, ma abbastanza particolare ai nostri occhi da degnarlo di una risposta.
     
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    Con aria confusa, il giovanotto si guardò attorno per un istante -come alla ricerca di qualcuno-, prima di rispondere all'anziano signore che gli aveva rivolto la parola.

    «Dite a noi?»
    domandò titubante, salvo poi chiudersi in un protratto silenzio
    «Non bisogna lasciarsi ingannare dalle apparenze.»
    riprese poi, col tono infastidito di chi si accorge di aver ricevuto un insulto
    «In fondo anche voi, nonostante l’aspetto di un innocuo anziano,
    siete piuttosto abile ad arrivare di soppiatto.»


    Mentre sorbiva un gran sorso di brodo dalla sua ciotola, il Nonnino fissò per un lungo momento la Corona Rossa, con occhi vagamente perplessi da una reazione del genere; poi, dopo che ebbe mandato giù il tutto, scoppiò in un'allegra risata.

    « Oh oh oh! E' vero: le apparenze ingannano...! »
    assentì il signore stempiato, rivolgendo al Protodeus un ampio sorriso
    « Tuttavia, non voglio mancare di rispetto a nessuno, ma...
    E' al Cantastorie che mi stavo rivolgendo - non alle leggende stesse. »

     
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    Più prosegue la conversazione più non possiamo che etichettare il vecchio come strano. E pericoloso. Ci chiediamo come possa sapere tutte quelle informazioni su di noi, neanche fossero di dominio pubblico. Forse Drusilia le ha raccontate a qualcuno dei suoi confidenti? Oppure la nostra mente non è stata così al sicuro come ci illudevamo. In ogni caso la situazione è sgradevole.

    «Non vi è Cantastorie senza Leggende, così come non vi sono Leggende senza Cantastorie. Noi siamo molti, ma siamo allo stesso tempo uno.» spieghiamo senza togliere gli occhi di dosso dal vecchio. Lentamente ci avviciniamo alla tavola e spostiamo una sedia per aggiungerci al commensale. Poggiato il libro, la destra scatta nella manica per estrarre una coppa di vetro con due piccole sfere di gelato al caffè. Facciamo affondare avidamente il cucchiaino nel dessert. «Sapete molto su di noi, ma, e ci duole dirlo, non sappiamo niente su di voi. Sarebbe cortesia quantomeno presentarsi, non credete?»
     
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    «Non vi è Cantastorie senza Leggende, così come non vi sono Leggende senza Cantastorie.»
    pontificò il Protodeus, avvicinandosi lentamente e con circospezione
    «Noi siamo molti, ma siamo allo stesso tempo uno.»

    Nonostante chiunque si sarebbe sentito un pò a disagio per i modi diffidenti e vagamente ostili con cui il Saggio stava approcciandosi, il visitatore rimase rilassato e sorridente mentre Julian prendeva posto accanto a lui; dopotutto, era solo un gioviale vecchietto.

    «Sapete molto su di noi, ma, e ci duole dirlo, non sappiamo niente su di voi.»
    riprese, tirando fuori dalla manica due graziose coppette di gelato
    «Sarebbe cortesia quantomeno presentarsi, non credete?»

    « Oh oh oh! Il mio nome è Iroh, caro ragazzo - non avresti del thè? »
    prima un'allegra risata, poi un nome, e -infine- una richiesta
    « Sono venuto qui perché mi hanno detto che è la Biblioteca più frequentata;
    mi servirebbe aiuto con una storia, così cercavo un Cantore. »

     
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    «Iroh.» ripetiamo sussurrandolo tra noi e noi. Ancora nulla in mente; strano. «No, non abbiamo del thè. Non tiene abbastanza svegli.» Dai gusti assomiglia ad una normale persona, eppure c’è qualcosa che continua a sembrarci strano solo che non riusciamo ad inquadrare bene che cosa. Per di più le sue richieste sembrano quelle di un comune viaggiatore, venuto nella biblioteca di Palanthas alla ricerca del consiglio di uno dei Saggi. «C’era una volta un Cantore in questa biblioteca…» E c’è ancora a dire la verità. Ma sotto altri punti di vista siamo qualcosa di nuovo. «Ad ogni modo se è una storia siamo certi di potervi aiutare. Ve ne sono poche che la qui presente Corona di Sophia non conosce.» Tra cui la tua, vecchio. Ma questo ce le teniamo per noi.
     
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    «Iroh.»
    ripeté pensoso l'alveare di anime, inseguendo un'idea sfuggente
    «No, non abbiamo del thè. Non tiene abbastanza svegli.»

    « No... ma è un vero toccasana: aiuta a ritrovare la serenità
    - e credo sia quel che ti servirebbe. »

    commentò serafico l'anziano mentre... sorbiva thè caldo da una tazza cinese
    « E poi, il sonno non è sempre un male, giovane: a volte apre finestre per mondi sconosciuti... e custodisce storie meravigliose. »

    Nel silenzio della Grande Biblioteca -intervallato solo dal suo soffiar via il vapore e sorseggiare la bevanda fumante-, qualcosa di ineffabile vibra nell'aria e sembra rimbombare in ogni dove come un urlo muto... tanto che verrebbe da chiedersi come facciano le vesti blu a non notarlo; ma poi: c'è rimasto qualcuno lì?

    L'atmosfera che si respira a quel tavolo è quella più surreale dei sogni lucidi,
    e intorno al misterioso Vecchio e all'Avatar di Eroi pare non esistere più nessuno.


    «C’era una volta un Cantore in questa biblioteca…»
    esordì il Saggio dalla barba bruna
    «Ad ogni modo se è una storia siamo certi di potervi aiutare.
    Ve ne sono poche che la qui presente Corona di Sophia non conosce.»


    « Meno male! Perché mi sfugge l'inizio, non ne conosco la fine, e la curiosità mi uccide... »
    si rallegrò il Nonnino, stirando le labbra in un sorriso che poco aveva di gioviale
    « La storia parla di una Principessa fredda come il ghiaccio su cui pende una grande maledizione, di una Sibilla che non può rivelare i suoi segreti perché ingannata con un giuramento, di un Cavaliere scomparso dopo aver scoperto qualcosa... »

    La voce dell'uomo aleggiò in sospeso in quel silenzio irreale, e mentre gli occhi si abbassavano sulla tazza di thé -ancora piena a metà-, specchiandovisi senza in realtà vederla, l'amarezza che gli stava avvelenando il sorriso si spanse sul resto del volto, stemperando l'aria bonaria del volto tondo in una maschera malinconica.

    « E' piuttosto triste, in realtà, ed è una fiaba piena di misteri... »
    proseguì assorto, evidentemente sovrappensiero
    « ...ma è estremamente importante sapere come è cominciata e come continua:
    per me e per i miei Fratelli, e per le genti di Endlos. »

     
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    Serenità. Il vecchio non ha tutti i torti. Da quando siamo rinati abbiamo subito delusioni una dopo l’altra. Un continuo tira e molla in un mondo dove credevamo tutto fosse facile ed ogni cosa nostra di diritto. Ah, quanto ci siamo sbagliati. Niente di ciò che abbiamo programmato sembra esser andato in porto; forse dobbiamo solo rallentare e riposare. Non abbiamo forse tutto il tempo del mondo? «Si, forse del tè ci servirebbe.» ammettiamo dopo un lungo sospiro.

    «Grandi uomini hanno scritto storie o poesie apparse loro in sogno. Non possiamo negare che il sonno celi tesori preziosi.» E’ la prima volta che pensiamo al sonno come ad un reame dove trovare altro materiale. Nel passato sono stati i sogni a muovere le nostre azioni, ma tutto ciò ora non è altro che un ricordo. La nostra ascesa ha portato a sacrificare qualcosa per poter vedere oltre. «Ma è realmente necessario?» Una domanda che ci sorge spontanea. «Il mondo è talmente pieno di storie da necessitare un’attenzione continua. Il più piccolo attimo di distrazione e si può perdere qualcosa di cruciale. E’ proprio questo mondo che ci fa sentire…vivi.» Sensazione che non ricalca la situazione in cui ci troviamo. Da soli, a rivelare i nostri pensieri ad uno sconosciuto, in una biblioteca normalmente affollata e scoppiante di vitalità ed ora silenziosa e spoglia. Come se fossimo davvero dentro un sogno.

    Ed è forse proprio così, perché noi che di storie ne conosciamo talmente tante da poter dire senza arroganza di averle lette o sentite quasi tutte non riusciamo ad associare nulla di ben definito a quella narrata dall’uomo. «Una principessa fredda come il ghiaccio. Una sibilla ingannata. Un cavaliere scomparso.» Ripetiamo lentamente i ruoli enunciati nella speranza facciano scattare qualche molla nelle nostre menti. Una fiaba che non conosciamo. Una fiaba importante per tutta la gente di Endlos. Qualcosa non torna. Con le mani poggiate sul tavolo ci alziamo lentamente. Gli occhi puntati sullo strano individuo. L’aspetto inganna. «Chi sei davvero
     
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    «Si, forse del tè ci servirebbe.»
    ammise con un lungo sospiro il Protodeus, afflitto da chissà quali pensieri
    «Grandi uomini hanno scritto storie o poesie apparse loro in sogno.
    Non possiamo negare che il sonno celi tesori preziosi. Ma è realmente necessario?»


    « Niente ci è più indispensabile dell'inutile...
    A cosa serve la bellezza? A cosa serve la pietà? A cosa serve l'armonia? »

    commentò il Nonnino, facendo spallucce e sorbendo un sorso di thè caldo
    « Le cose importanti non servono mai a niente... »

    «Il mondo è talmente pieno di storie da necessitare un’attenzione continua.
    Il più piccolo attimo di distrazione e si può perdere qualcosa di cruciale.
    E’ proprio questo mondo che ci fa sentire…vivi.»


    Con uno sguardo benevolente ed un mezzo sorriso, l'anziano signore attese che l'alveare di anime terminasse quella sua piccola confidenziale confessione, quasi intenerito dal modo naive con cui quella moltitudine di spiriti magni ed antichi contemplava rapita e confusa il folle vorticare dei mondi di cui ciascuno di loro aveva fatto a suo tempo parte.

    ...e sebbene proprio il tempo fosse per lui e la sua Famiglia un incognita problematica e quanto mai pressante, Iroh non volle mettergli fretta: essendo impossibile quantificare il vantaggio già accumulato dal nemico, a maggior ragione era loro dovere ragionare sulla situazione e calibrare le proprie mosse; conseguire la vittoria in poche mosse efficaci e ponderate, piuttosto che farsi prendere dalla diabolica frenesia dell'agire alla cieca.


    «Una principessa fredda come il ghiaccio. Una sibilla ingannata. Un cavaliere scomparso.»
    rimugina quietamente Julian Lambert, alzandosi lentamente in piedi
    «Chi sei davvero

    Dal basso, il visitatore contemplò il volto barbuto del Cantastorie, e un sorriso enigmatico gli aleggiò sulle labbra mentre le mani abbandonavano delicatamente la tazza di ceramica sul tavolo per congiungersi e celarsi tra le maniche larghe della veste orientaleggiante.

    « Solo una carta del mazzo con cui si gioca questa partita. »
    ribatté l'ometto con voce pacata, sostenendo il suo sguardo indagatore
    « Potrei darti titoli e nomi, ma dubito avrebbero significato per te, perciò...
    Siedi, e -se vorrai- ti racconterò una storia... »

     
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    Le cose importanti non servono mai a niente.

    Parole pesanti, parole su cui non possiamo concordare. Abbiamo uno scopo, un desiderio, e per raggiungerlo siamo disposti a tutti. Quel Trono spetta a noi, ma perché lo desideriamo così tanto? Per vendetta? Per diritto di nascita? Ma poi una volta ottenuto, noi…

    E’ tempo di interrogativi. Uno di quegli incontri che si dice cambino per sempre il destino delle persone. Alla risposta del vecchio ci facciamo ricadere sulle sedia con un tonfo, lo sguardo perplesso verso un’entità criptica che non riusciamo a decifrare. Non sappiamo se è l’onta di conoscere di meno rispetto a quanto credevamo oppure l’interesse per qualcosa di sconosciuto che ci tiene svegli. Più efficace di qualsiasi bicchiere o dolce al caffè che possiamo ingurgitare.

    «I nomi vengono dimenticati.» I nostri chissà da quanto tempo. «I titoli spazzati via quando cadono regni ed imperi.» I nostri ormai non sono che polvere. «Ma non abbiamo l’arroganza di credere che vi siate palesati solo a noi. Perciò ci accontentiamo di come voi carte del mazzo vi fate chiamare su questo piano, così come noi qui siamo la Corona di Sophia.» Un gruppo diffuso su Endlos che agisce nelle ombre. Forse Julian Lambert ci aveva visto giusto. Chissà se centra qualcosa con quel filo dorato. «Ad ogni modo sei libero di parlare perché noi ti ascolteremo. Perché questo è il dovere di un Saggio. Perché questa è la nostra scelta.»
     
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    «I nomi vengono dimenticati. I titoli spazzati via quando cadono regni ed imperi.
    Ma non abbiamo l’arroganza di credere che vi siate palesati solo a noi.»

    principiò il Protodeus, riavendosi da un attimo di... smarrimento?
    «Perciò ci accontentiamo di come voi carte del mazzo vi fate chiamare su questo piano, così come noi qui siamo la Corona di Sophia.»
    continuò, lasciandosi scivolare nuovamente seduto
    «Ad ogni modo sei libero di parlare perché noi ti ascolteremo.
    Perché questo è il dovere di un Saggio. Perché questa è la nostra scelta.»


    « E io ti ringrazio, giovane. »

    Con le mani ancora intrecciate sotto le maniche larghe, il Nonnino raddrizzò le spalle e si appoggiò più comodamente contro lo schienale della sua seggiola; poi, trasse un profondo respiro, e chiuse gli occhi, assumendo un'espressione rilassata e quasi meditativa prima di cominciare a parlare.

    « La nostra storia inizia con una battaglia - non è un incipit molto originale, lo so: molti racconti cominciano con uno scontro, è vero, ma questo è perché tutte le grandi storie nascono dal conflitto. »
    il tono della sua voce espresse saggezza, e appena una punta d'amarezza
    « Il Bene contro il Male. La Luce contro le Tenebre. L'Ordine e il Caos. L'Eroe e la sua Nemesi...
    A volte -come hai detto tu stesso- i nomi vengono dimenticati, e le verità che hanno condotto allo scontro, obliate o distorte; la Storia è divenuta Leggenda, e di essa rimane soltanto nozione che quella battaglia ci fu. »


    Terminata che fu quella lunga introduzione, il Vecchietto fece una pausa,
    e lasciò che dal petto gli evadesse un sospiro concentrato.


    « Nei frammenti più antichi, sta scritto che quando l'Araldo affrontò il suo Nemico per proteggere coloro che amava, sacrificò sé stesso: le sue spoglie andarono distrutte, la mente annientata, l'anima in frantumi, e non ne rimase neppure il ricordo...

    Il contraccolpo lacerò il tessuto dello spazio e del tempo di migliaia di mondi,
    e tuttavia il Nemico non poteva essere sconfitto, pertanto, anche l'Araldo perdurò...
    E cosa succede quando una forza inarrestabile incontra un oggetto inamovibile...? »


    Le palpebre si sollevarono lentamente, e gli occhi si schiusero quieti
    per appuntarsi in quelli del suo interlocutore, ma non era una risposta che cercava.


    « C'è chi sostiene che due forze uguali e contrarie generino Equilibrio,
    una condizione di stasi in cui nessun cambiamento viene prodotto... Ma se quei due poteri continuassero ad opporsi in eterno, questo non renderebbe la loro guerra infinita?
    Non sarebbe questo eterno rimescolarsi di carte, l'essenza più pura del Caos? »

     
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    La Storia non ha un inizio particolarmente illuminante, se dobbiamo dire il vero. Bene contro Male come tante e forse troppe favole. Uno scontro vecchio ed antico come il tempo. Ascoltiamo le domande retoriche del vecchio, senza intervenire, fino a quando non si ferma per un attimo. Interpretiamo quel momento come una piccola concessione di dire la nostra, cosa che non ci facciamo mancare. «E’ difficile distinguere l’Ordine dal Caos così come lo è la Luce dalle Tenebre. Non si dice infatti che non vi può esser tenebra se non vi è luce e viceversa? Si narra che l’universo sia stato generato dal Caos eppure ogni singolo mondo si piega alle Leggi naturali che lo regolano senza poter esser infrante. In una guerra infinita vi sarebbe sia Caos che Legge come in ogni cosa.»
     
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    «E’ difficile distinguere l’Ordine dal Caos così come lo è la Luce dalle Tenebre.»

    La voce del Protodeus lo riscosse dai suoi ricordi, richiamando l'attenzione dello sguardo antico sul giovane involucro del fu Julian Lambert, uno dei cavalli su cui puntava per quella corsa alla verità.

    «Non si dice infatti che non vi può esser tenebra se non vi è luce e viceversa?»

    A fare affidamento su di lui, Iroh sentiva di star giocando d'azzardo, perché la novità della sua attuale condizione -l'aver trasceso lo status umano e aver appena cominciato ad esplorare la divinità- l'aveva reso (per lo meno nelle circostanze in cui l'aveva osservato) paradossalmente più instabile ed emozionale degli umani stessi: per certi versi, quell'alveare di anime -tanto antiche da esser divenute estranee al mondo- era come un neonato che esplora la realtà con mano tesa e dita di bambino...

    «Si narra che l’universo sia stato generato dal Caos eppure ogni singolo mondo
    si piega alle Leggi naturali che lo regolano senza poter esser infrante.»

    osservò brillantemente la Corona della Via dei Mondi
    «In una guerra infinita vi sarebbe sia Caos che Legge come in ogni cosa.»

    « Quello che dici è corretto, giovane: l'Equilibrio dinamico che è alla base della vita
    sta proprio nel lasciare l'ago della bilancia libero di spaziare. »

    annuì distratto l'anziano, tornando a fissare la tazza di thè, di nuovo piena
    « E' per garantire questo risultato, che i frammenti dell'Araldo continuano ad esistere
    come agenti del Destino, anche al di fuori del tempo e dello spazio. »


    ...ma chi avrebbe potuto vedere, al di là dei molti -troppi- veli di inganno posti davanti ai loro occhi, l'essenza nuda delle cose meglio di un bambino? E chi, se non un Cantastorie, era in possesso delle capacità, della curiosità e della passione necessarie a ripercorrere la loro Fiaba - a radunare i Memento dispersi, a ricostituire gli Annali perduti?

    « Per ottemperare a questo dovere, Lord Raylek a suo tempo, così come Dama Drusilia, Dama Kalia e molti altri sono stati radunati qui, su Endlos... che sembra divenuto il fulcro di tutte le anomalie. »
    disse, mettendo finalmente sul piatto qualcosa di più sostanzioso e vicino al Saggio
    « Queste creature prendono tra loro il nome di Arcani -come le antiche carte usate per il gioco e la divinazione-, e sebbene celino un grande potere, sono pur sempre limitati nel numero... e un dettaglio da nulla, come questo, diventa un problema quando il Nemico può annidarsi ovunque.

    A volte, mio giovane amico, anche gli dei hanno bisogno di aiuto...
    Ed è per questo che noi due ci troviamo qui adesso. »

     
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    Corretto. La notizia non ci stupisce; in fondo migliaia di vite vissute vogliono pur sempre dire qualcosa. Peccato che non si tratti di una sfida né ci sia pubblico. Oltretutto tra le parole che il vecchio aggiunge ve ne è una che ci colpisce: Destino. Gli Arcani sono agenti del Destino, a suo dire. Ma chi è per lui il Destino? Lo stesso che citava lo Zero? Oppure quello che erroneamente viene associato con la Storia? E rispetto a lei come si colloca nella gerarchia divina? Troppe domande a cui purtroppo non siamo ancora in grado di dare una risposta e che ci ricordano come la nostra scalata sia appena all’inizio.

    Nomi, doveri ed un piano che ormai, come avevamo già intuito alla nostra nascita, sembra essere il fulcro di tutto. L’Arcano continua a mettere sul piatto delle informazioni mostrandoci un piano di cui vuole certamente farci entrare in qualche modo, ma come? «Agite segretamente su Endlos, tuttavia i vostri ruoli non sono così celati come credete. Lo stesso Julian Lambert al suo arrivo su Endlos colse un collegamente tra alcune delle più importanti cariche presenti sul piano. Un filo dorato che riscontriamo nei nomi che avete fornito. Kalia, Rayllek, Drusilia ed a ciò possiamo aggiungere Brifos, Quarion e Leon senza temere di sbagliare. Se il nemico è così scaltro ed onnipresente come dite allora credo siano tutti in pericoloso.» E questo non ci piace per niente. Avere il nostro campione, Drusilia, invischiato in strani traffici potenzialmente mortali è qualcosa che vorremmo evitare. E se non lo si può impedire…

    «Ad ogni modo ciò che dite è vero. Anche gli Dei hanno bisogno di aiuto in un mondo come questo. Perciò cosa proponete?» Forse la soluzione più semplice è proprio quella di proteggerla dall’interno, senza contare che tra tutti quegli eroi forse qualcuno potrebbe fare al caso nostro.
     
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