[Quest] A Night Full of Lies

(Klaus - Piazza di Rockmore)

Ai complimenti del Malkavian il primo bambino si passa l’indice sotto il naso mostrando un sorriso a trentadue denti. L’altro sembra invece più reticente, ma dopo la promessa sulla spada cede senza troppe difficoltà. «Wooo!» chiosa quello dai capelli castani «Come un vero cavaliere!» e l’altro aggiunge con sguardo luccicante «Da grande voglio essere un cavaliere anche io! Così posso proteggere la Maestra!». Una pernacchia di risposta dal primo bambino spezza la magia. «Willy ama la maestra! Willy ama la maestra!» lo canzona scimmiottandolo. «Non è vero!» Ed in pochi secondi i due passano alle mani spintonandosi a vicenda e dimenticando lo scopo di tutta la discussione. Difficile ottenere l’attenzione di due monelli.

«William! Andrey!» Una voce femminile supera il frastuono e chiama a gran voce i due bimbi. Da lontano una donna si fa largo tra la folla a suon di spintoni e di “mi scusi” fino a raggiungere il trio. E’ una ragazza giovane dai lunghi capelli castani ed alta oltre il metro e novanta. Indossa un semplice vestito bianco a fiori che le arriva alle ginocchia ed un giacchetto più scuro. Le basta un’occhiata per comprendere la situazione e la sua risposta è un inchino rigido verso il mercenario. «Mi scusi per il fastidio causato da queste due piccole pesti.» La voce è imbarazzata e sorprendentemente suadente per un donna decisamente poco femminile a causa della stazza. Poi scocca un’occhiataccia ai i due. «Forza scusatevi anche voi!» gli grida contro. Al che i due strofinandosi la testa e stropicciandosi i capelli fanno anche loro un leggero inchino. «Ci scusi, signoreeeee.» La maestra si rialza facendo ondeggiare la lunga chioma e sul suo volto è comparso un sorriso anche se l’imbarazzo non è svanito dalle sue gote. «Spero li possiate perdonare. E’ che sono molto vivaci nei giorni di festa.»

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(Rei - Taverna del Cinghiale)

«Che figataaaaaa!» urla a squarciagola la ragazza. Poi impugna un immaginario fucile tra le mani e lo punta verso l’unico tavolo frequentato. «BANG! BANG!» Spara due colpi invisibili ed il volto le si illumina. «BOOOM!» Mima persino l’esplosione aiutandosi con le braccia. Sicuramente non sembra una con problemi di immaginazione. Forse di iperattività e le parole di Rei non fanno che stimolarla ancora di più. «Istvàn? Ma è vero che si sente una musica celestiale tutto il giorno? E che è così grande che ci vogliono mesi per attraversarla tutta? E l’Alfiere! Ahhhh, Lady Kalia dicono che sia stupenda! Un volto come quello di una bambola di porcellana e capelli turchesi come il cielo! Se fossi bella almeno la metà di lei oggi sarei stata sommersa di noci rosse!» Annuisce vigorosamente alle altre parole del cavaliere. «Si, si. Lui è mio papà. E’ una brava persona anche se un po’ scorbutico…» E come a dimostrazione di ciò, l’omaccione baffuto emette un vigoroso colpo di tosse volgendo lo sguardo verso la figlia che trasalisce.

«Ah vero! Che sbadata! La presentazione!» Con le mani alza leggermente la gonna e poi tenta goffamente un inchino. «Benvenuta alla Taverna del Cinghiale, dove si può bere la migliore birra di Rockmore ed assaggiare i più succulenti timballi di carne.» Poi afferra una sedia dal tavolo vicino e, correndo, la sposta in direzione di Rei. «Prego, prego. Siediti, siediti.» Ed infine, con un sorriso sul volto sporco di fuliggine esclama «Che cosa ti posso portare?»

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(Mozart - Casa della Strega)

La ragazza sembra calmarsi, forse per la tranquillità che Mozart emana o semplicemente perché sta intravedendo nuove possibilità. In fondo investigatore privato vuol dire possibili soldi in cambio di informazioni. «Arrivate tardi, signor investigatore.» chiosa con voce di miele mentre si getta sul soffice letto. Distende le braccia come voglia afferrare qualcosa di distante. «Se n’è andata tempo fa. E non la biasimo visto che venne accusata degli eventi accaduti. Disse che avrebbe cercato una soluzione al problema, ma penso abbia scelto saggiamente di abbandonare questa città maledetta. Le avevano offerto un posto ad Istvàn, anche se non è il tipo che ama le grandi città. Tutti credono di trovare là la pace, ma certe cose non si dimenticano. Certe immagini restano impresse per sempre nella mente e nella carne. Ciò che è successo nella miniera anni fa…» E si interrompe di colpo cadendo in un cupo silenzio.

Una folata di vento caldo si insinua dalla tenda e fa tintinnare le boccette ed oscillare i veli appesi. Piccoli cilindri di metallo, appesi al soffitto, vibrano producendo una melodia. «Vale la pena dissotterrare ciò che è sepolto dalla memoria? Sotto metri di terra non vi sono altro che teschi ed ossa segno degli errori commessi. E di idioti che credono di poter risolvere il tutto ne siamo pieni.» Si alza di colpo, un unico movimento sinuoso dato dall’inarcarsi della schiena. «Non preferireste una pozione? Ne ho una per far ardere di passione la donna che amate ed un’altra in grado di scacciare via la cattiva sorte. Ho amuleti contro gli spiriti malevoli e…qualcosa di speciale se volete ricorrere ad estremi rimedi contro un vostro nemico.» Sul volto sembra essere tornato quel sorriso birichino che vi era all’inizio, ma una sottile linea nera sulla guancia tradisce una lacrima che ha rovinato il trucco.

(Klaus - Piazza di Rockmore)

Alle parole del vampiro la ragazza arrossisce leggermente, spostando lo sguardo verso il basso. «Non pensavo di essere così famosa. E poi sono solo una maestra, ecco. Non saprei come rendermi utile…» Le mani stringono la gonna in un moto d’imbarazzo. I bambini, monelli forse ma non stupidi, le sciamano intorno. Uno di loro, a rimarcare la situazione, inizia ad intonare un canto “La Maestra ama Klaus” che muta rapidamente, dopo un piccolo battibecco, in “La Maestra ama Lars”. Al sentire quelle parole la faccia da rossa diviene paonazza e le dita afferrano con ancora più forza la gonna. «Silenzio bambini!» urla loro contro, con voce tremante. E per un attimo, al di là di ogni aspettativa, fanno davvero silenzio. Con i bambini quieti può finalmente rispondere. «Rockmore è una città maledetta. Come dice Padre Lars il male di questa terra è entrato nei nostri cuori e la dea Eloeah ci impedisce di diffondere questo morbo in tutto il Presidio. Per questo non possiamo uscire e per questo durante la notte, momento in cui il male si fa più forte, ci sono i Guardiani.» Poi esita. Si guarda intorno come se ciò che deve dire possa essere compromettente. La sua voce più bassa, come un sussurro. «Io so chi di chi è la colpa. C’è una Strega in questo villaggio ed irretisce uomini di grandi virtù con veleni e magie. Non è un caso che la prima persona a scomparire nel bosco sia stata la precedente strega, sua maestra.»

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(Rei - Taverna del Cinghiale)

La faccia della bambina si gonfia quando Rei afferma di non voler e niente da bere per poi trasformarsi in un sorriso quando chiede un bicchiere d’acqua. Si volta verso il padre saltellando senza sosta. «Papàààà!» gli urla facendo tremare i muri della taverna. «Un bicchiere di….sidro!» L’uomo annuisce, poi si china per riempire un boccale di peltro. «Non abbiamo l’acqua.» aggiunge poi verso il cavaliere «Ma il sidro è economico ed è buono.» Ed indica di nuovo la sedia, perché si sa, bere in piedi non è proprio adatto ad una taverna. Una volta terminata la questione “bere”, la bambina si siede anche lei e si porta gli indici alle tempie sfregandole come se l’aiutassero a pensare. Uno, due, tre minuti ed alla fine esce dal sonno letargico. Nel frattempo il bicchiere è stato portato dall’oste baffuto al tavolino. «Ma certo!» Salta in alto per poi ricadere sulla sedia con un tonfo. «Bernard! Se ha un flauto deve essere lui per forza. Era così figooooo…» E sta lì, con le mani sulle guance ed aria sognante da adolescente. Chissà che si sta immaginando. «Quando siamo arrivati qui con il Maelstrom la città era stata abbandonata. C’era la Strega, la sua apprendista e poi Bernard. Diceva di essere un musicista itinerante e ci ha portato un sacco di clienti alla taverna. Era coooosì bravo a suonare. Chissà che fine ha fatto…»

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(Mozart - Casa della Strega)

La bambina emette un lungo sospiro, poi lentamente si alza del letto e si avvicina ad una delle mensole. Afferra una bottiglietta dal contenuto ambrato ed un bicchiere polveroso. Poi vi versa all’interno due dita del contenuto e lo beve con un sorso. «Tanti guai hanno perseguitato questa città. Per questo l’Alfiere tempo prima incaricò un gruppo di volenterosi per scacciare il male che risiedeva in queste terre. A quel tempo si parlava di segugi infernali che martoriavano il villaggio e per questi venne accusata la Strega. Ma ingiustamente. Erano solo stati richiamati dalle atrocità del villaggio ed il male si nascondeva nel cuore della gente.» Esita, fissando il bicchiere. «L’oscurità, la miniera, quegli uomini. Li sogno ogni notte. Ma di quello immagino avrete già un resoconto dettagliato o potrete chiedere ai bambini di Misericorde. E’ lì che furono portati tutti, mentre io rimasi con chi mi aveva salvato la vita divenendone discepola.» L’indice segue il contorno del bicchiere. «Se sapessi di più forse potrei porvi rimedio. E non con quei rituali coreografici di Padre Lars. Intendo seriamente. Sono sicura che centri qualcuno molto potente ed un qualche rituale che coinvolge la città. Le catacombe e la miniera sono state murate e sigillate dagli uomini dell’Alfiere perciò deve trattarsi di qualche altra parte. Forse più di una. E anche quei Guardiani non mi convincono. Potrebbero essere suoi sottoposti…»

(Klaus - Piazza di Rockmore)

Alla domanda del malkavian la ragazza alza le sopracciglia sorpresa. «Non so molto, a dire il vero…» Poi guarda i bambini che stanno giocando intorno a lei. «Bambini, potreste andare al pozzo? Vi raggiungerò tra poco.» dice loro ed eccoli sfrecciare obbedienti in una gara di corsa tra grida e sberleffi. Forse fastidiosi, ma sembrano seguire ogni parola detta dalla maestra. Quando finalmente i due sono soli, Anna alza lo sguardo alla ricerca di quello del mercenario. «Vedete, non sono esperta di malefici o magia. Mi occupo solo di insegnare ai bambini di questa città e di accudire gli orfani. Da quando la vecchia Igra è morta ho ereditato anche il compito di curare gli ammalati con impacchi di erbe e con unguenti. Ma nulla di questo può darmi risposte su ciò che ci attanaglia. Non possiamo che confidare nelle parole di Padre Lars, anche se…» E lì esita per un attimo, guardandosi intorno nervosamente. «…non capisco perché continui a proteggere la strega. Sappiamo che è opera sua, ma Padre Lars forse spera di salvarla in qualche modo convertendola. Eppure ne va della vita di questi bambini. Come potranno crescere senza uscire dal villaggio? Non augurerei a nessuno di vivere rinchiuso in una gabbia…»

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(Rei - Taverna del Cinghiale)

La bambina porta nuovamente gli indici alle tempie e sembra sul punto di esplodere da quanto si sta concentrando. «Uhmmmmm.» Chiude gli occhioni lentamente formando due fessure. «Molte gli hanno fatto la corte, ma le ha rifiutate tutte. Anzi, era il tipo che rimaneva da solo. Spesso vagava per il cimitero dietro la chiesa.» Stringe gli occhi ancora di più. Il corpo trema. «Viveva nel vecchio mulino vicino al fiume, ma stava sempre qui per via degli spettacoli. Veniva tanta gente…» Il respiro si fa più affannoso. La pelle più pallida. «Poi è stato convocato dal Barone e…»

Con un tonfo il corpo della bambina scivola dalla sedia e sbatte sul pavimento. A breve distanza segue il rumore di cocci infranti, più precisamente il bicchiere che l’oste teneva in mano e che stava pulendo. Persino i pochi avventori si voltano incuriositi- Ora tutti gli occhi sono puntati su Rei.

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(Mozart - Casa della Strega)

La piccola strega alle parole di Mozart alza sconsolata le braccia. «Fosse così facile identificare il colpevole avrei cercato di risolvere questa maledizione già tempo fa scacciando via tutte le inutili accuse. Tutti bravi la mattina ad urlare contro di me, ma poi la sera…» Ed il gesto con l’indice all’interno del bicchiere è piuttosto eloquente. «Si tratta sicuramente di qualcuno dalla grande conoscenza magica per organizzare qualcosa di simile. Qualcosa che in questo villaggio è difficile da ottenere, soprattutto alla luce del sole. Forse qualche tomo dei cultisti, ma il loro era tutto fumo e niente arrosto.» Osserva pensierosa le varie pozioni allineate sullo scaffale. «Ed è qualcosa di grosso, molto grosso. Un complesso rituale che potrebbe coinvolgere l’intera città. Se dovessi accusare qualcuno direi il figlio del Barone. Dalla morte di suo padre si è rinchiuso nel castello senza più uscire. Un comportamento sospetto...»

(Klaus - Piazza di Rockmore)

Come mai è convinta centri qualcosa la strega? Al palesarsi di quel quesito, la ragazza è pronta a dar battaglia. «Perché lei…» esordisce, senza neanche dar tempo al Malkavian di continuare. Fa male. Perché quando sente il resto si blocca con la bocca ancora socchiusa. L’espressione si fa corrucciata e dallo sguardo traspare una netta disapprovazione. Che abbia detto qualcosa di sbagliato? «I bambini mi stanno chiamando.» spiega. Peccato non si senta alcuna voce di bambino. «Se mi volete scusare.» aggiunge prima di scansare due persone ed immettersi nella folla per dirigersi verso il pezzo, dove ha appuntamento con la scolaresca. Ed il vampiro rimane con un pugno di mosche…

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(Rei - Taverna del Cinghiale)

Il polso batte, ma la fronte scotta. Questo ad una prima analisi della bambina, ma è difficile capirci qualcosa di più. L’oste, dalla folta capigliatura e baffi, si è mosso molto più rapidamente di quanto si potesse pensare di uno con la sua mole ed è già sulla figlia strappandola dalle braccia di Rei. I pochi avventori si sono alzati anche loro e stanno formando un piccolo capannello intorno alla piccola cameriera. E’ un vociare continuo e poco benevolo nei confronti della nuova arrivata. C’è chi domanda cosa sia successo, chi dice sia svenuta e chi immancabilmente risponde centra qualcosa Rei. L’oste, però ha una sola preoccupazione: le condizioni di sua figlia E per questo la prima cosa che pronuncia è una richiesta di un cerusico. «Chiamate Anna!» urla al gruppo. Gli uomini tentennano, ma poi uno di loro si stacca dal capannello e corre via presumibilmente a cercare la maestra. Poi lo sguardo dell’oste si posa sul Cavaliere e non vi è traccia di benevolenza. Certo, non sta formulando accuse ma forse non è il caso di spronarlo troppo…

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(Mozart - Casa della Strega)

Dalla finestra, cercando uno spiraglio tra le piante e le boccette, sembra il cielo si stia per tingere d’arancione. Il sole sta ormai scivolando nella foresta e probabilmente è questione di una mezz’ora massimo prima che si giunga al tramonto. La strega segue lo sguardo di Mozart, comprendendo o meno la sua fretta. «Ti consiglierei di andartene finché sei tempo, ma se hai intenzione di rimanere non uscire questa sera. E’ evidente che chiunque sia il suo potere si fa più forte con il sopraggiungere della notte.» A quel punto si sente un fruscio e gli stracci posti come tenda davanti alla porta si alzano. «Ah, non credevo che…» La figura appena entrata si ferma all’ingresso, congelata dalla vista di Mozart quando probabilmente si aspettava la casa fosse vuota. Le vesti bianche sono quelle di un sacerdote ma il corpo è quello di un ragazzo giovane dai capelli biondi. Non appena si rende conto di non essere da solo porta di scatto le braccia all’indietro serrando i pugni, chiaro sintomo di chi sta nascondendo qualcosa. «Ero solo passato…ecco, prima della cerimonia e…» Le gote diventano rosse e fa un passo indietro. La ragazza lo scruta chiaramente infastidita per alcuni attimi, poi gli risponde. «Ho da fare.» Non proprio l’icona della gentilezza. «E tra poco arriveranno i clienti della sera.» E questo è un chiaro messaggio lanciato ad entrambi. Forse è ora di levare le tende.