Il Signore della Privazione

Post Attivo

~ { Presidio Est, Talmor: Caserma

Il sogno. Cos'è un sogno se non una intenzione non detta, un gesto non fatto, o un desiderio non espresso? E se il sogno era dolce e amaro al tempo stesso, capace di rallegrare lo spirito nei meandri degli oneroidi, così come di rattristare al ritorno dalla realtà, ecco che l'incubo trascendeva entrambe le distinzioni: oscure parvenze, maligni intenti, infauste volontà a lungo nascoste. O solo verità troppo amara e acida per essere correttamente compresa. E quindi la si chiama incubo, perché cosa c'è di peggiore di ciò che non ci piace ma che siamo costretti comunque a vedere?

Ma era da tempo che la verità bussava alle porte del tuo sonno. Non la prima volta, né l'ultima, che avresti rivissuto la spiacevolezza del passato, che passato non lo era mai sul serio. Così eccoti alzarti di colpo, sulle lenzuola e i morbidi cuscini -la loro accoglienza non ti era servita a scansarti dalla notte irregolare, né la luce del Sole era sufficiente per scacciare le ombre.

Una voce comunque ti strappò ai tuoi pensieri, ti permise di ricostruire la tua calma e la tua naturalezza. Piccole lacrime solcarono il viso, troppo rapidamente e fin troppo sottili affinché l'altro le vedesse.

Mi preoccupa più una notte senza stelle.

Eri sicuro di aver già incontrato quell'uomo, chissà dove... forse sempre in qualche sogno? Ad ogni modo, la sua presenza non ti turbò, né il fatto che fosse palesatosi nella tua camera come per incanto. Di contro, non eri certo se questi potesse o meno essere influenzato dalla tua persona.

Ad ogni modo, come posso aiutarvi?

La tua voce cristallina, il timbro più che mai pacato.
Eri un uomo di pace, di guerra non più.

Post Attivo

~ { Presidio Est, Talmor: Caserma

Eri stato tu a chiamarlo, così disse.
Poteva la tua anima un così grande prodigio? Che, nell'incapacità di esprimere cosa ti tormentava, questa avesse gridato aiuto, laddove tu n'eri inconsapevole? A giudicare dalla fisicità del Magister, così concreta e solida, potevi giurare che fosse vero.

Un miracolo...

...altrimenti detto: raro intervento divino. L'agire di una entità superiore che, ponendosi al di sopra delle parti, decide o per una o per l'altra in vista di un mero capriccio. Guardavi così Simion, designandolo come l'arando del fato, scelto per quell'evenienza particolare, onde rispondere a qualche disegno che ad ora mal concepivi.

Non desidero tediarvi con le parole, per cui se ne avete modo vi lascerò libero di vivere i miei ricordi. E come nel vostro caso, sappiate che è onore concesso a tutti.

Perché ritenevi che le parole potessero, in una certa misura, fuorviare dalla veridicità dei fatti, conducendo ad errate valutazioni soggettive. Lasciando il Magister libero di navigare nel tuo passato, avresti lasciato che fosse lui a farsi un idea di chi eri e di cosa avevi vissuto.
E cosa c'entrasse Ecalt con te.

Post Attivo

~ { Flusso di Ricordi

E fu così che il Magister vagò dentro le tue memorie.
E la prima di tutte fu il tuo primo attimo di vita, la tua nascita in un mondo già divelto da una catastrofe atroce -un mondo che a fatica tentava di rimarginare le Ire di un Dio, che pur quando costretto ad abbandonare le proprie mire, preferì lasciare alle nuove generazioni poco o nulla.

Ma a dire il vero, tu Mozart venivi al mondo privo della vita.
Esatto: il tuo primo vagito non ci fu, nessuno lo sentì. I medici abbassarono costernati il capo e il maggiordomo corse subito a dare la notizia a tuo padre. Da quel poco che Simion poteva vedere, la figura slanciata del Granduca -così l'avevano chiamato- fissava con insistenza oltre le grandi vetrate del castello. Poco o per nulla turbato dalla morte del suo primogenito... la stessa notte, difatti, egli partì per non fare più ritorno.

Convinti d'aver scacciato il loro nemico e di averlo privato di un erede, i dissidenti dell'Impero avevano ordito a tuo danno, Mozart, un avvelenamento... attentato che il Granduca sembrava aver ipotizzato, che era stato lasciato impunito affinché uno dei suoi più fidati uomini riuscisse, con la sua familiarità con i veleni, a rintracciare i medici e a giustiziarli. Fu però durante i tuoi funerali che, senza motivi spiegabili, la scintilla della vita bruciò nel tuo corpo e, suscitando grande scalpore, il tuo pianto riempì la sala.

Poteva un bambino morto tornare alla vita? Tu che ne pensi, Simion?
Ad ogni modo, la festa fu breve e il tuo periodo d'infanzia, Mozart, non durò che un breve arco. La rappresaglia del Granduca, la sua improvvisa sparizione e l'astio per la sua personalità dispotica e atroce suscitò una rivolta che, inefficacemente contenuta dai soldati, terminò con l'arresto di tua madre Angelica, principessa del Catai, e ovviamente di te.

Culmine di questa vicenda macchiata di sangue, fu la scelta della Principessa di appendere le proprie speranze ad una corda -e impiccatasi davanti ad i tuoi occhi, penzolò lì per ore e ore. Ma tu sapevi che lei non era più viva, quindi perché sei rimasto a guardarla? Sapevi che non poteva risponderti, perché hai continuato a chiamarla?

Quando fu il momento, non restò che decidere cosa farne del figlio del traditore. La morte poteva essere una soluzione, certo... invece si optò per qualcos'altro: Gennosuke Li, il Basilisco comandante d'armata, preferì prenderti sotto la sua ala e portarti sull'Isola della Regina Nera. Un luogo infernale, dove il giorno era bollente come lava e la notte fredda come la morte. Addestrato ad uccidere senza pensare, ad obbedire senza obiettare, a morire in ogni caso.

Di notte chiuso nelle celle sotto la Colonna dell'Oceano Indiano.
Di giorno in battaglia, con indosso le Scaglie d'oro di Crisaore e armato della Lancia di Nettuno.
Né la libertà oltre le sbarre, né l'armatura del figlio di Poseidone ti erano proprie: ti venivano solo imprestate, affinché tu combattessi e nella speranza che, magari, tu morissi da martire.

Ma non sei morto, anzi. Hai ucciso, hai combattuto, hai dato prova di grande coraggio. Sostenuto solo da una promessa che avevi fatto a tua madre: ristabilire l'onore della tua famiglia, così tragicamente infangato. Perché, mentre camminavi sulle pile degli spectre, mentre affondavi la Lancia d'Oro nel ventre degli ateniesi, quando calavi senza pietà sopra gli asgardiani credevi che il sangue avrebbe lavato altro sangue, e che infine tua madre avesse potuto trovare finalmente la pace.

Avresti infine ottenuto la libertà, potendo vestire di diritto le Vestigia della Sirena e abbandonare la Lancia in favore della Musica, non per questo meno letale. Questo fino a quando il Maelstrom non rapì te e un gruppo di soldati, diretti in Francia dopo una vittoriosa schermaglia. Fu a questo punto però che Simion fu costretto ad uscire dai tuoi ricordi, giacché, pur per qualche istante, una figura incappucciata emerse dal tuo animo e con una mano impose al Magister l'uscita forzata dai tuoi ricordi.

A lui adesso l'ardua sentenza.

Post Attivo

~ { Presidio Est, Talmor: Caserma

Nessuno poteva realmente comprendere il tuo dolore.
Umano o divino che fosse, l'altro era da sempre uno sconosciuto quando si trattava di condividere il dolore. Perché il dolore è e resterà sempre una realtà personale: sperare di trovare qualcuno capace di vivere le tue sofferenze al tuo stesso modo, non significava forse sperare di incontrare un altro te stesso? Dopo tutto, chi era concretamente te se non appunto proprio te stesso?

Non somiglia più ad una favola?

Facesti, sorridendo mesto. Ma poiché la trivialità della situazione richiedeva ben altra risposta, specie una che non fosse modulata da un punto di domanda, correggesti quasi subito il tiro in un più compassato:

Se avessi potuto fare la metà di ciò che Ecatl ha fatto per sua madre, probabilmente non avrei esitato a darmi in sacrificio. Tuttavia, l'anima di mia madre è ormai prigioniera dell'Ade e io sono ben oltre il punto in cui necessito di aiuto. Ciò che è fatto è fatto e non può essere cambiato.

Faticavi a immaginare che il Magister potesse capire, data l'aura che lo permeava, ch'era quella di un qualcuno avvezzo ad eventi correttivi, a viaggi di salvezza, ad azioni che potessero controvertire il corso di un evento. O, almeno, questo ti dava ad intuire.

Ma il tuo mondo aveva leggi ferree, dove solo a pochi era concesso riportare indietro chi era morto, e anche in quel caso il prezzo da pagare era assai alto: la libertà, il proprio tempo, la propria fedeltà, il sangue... Potevi supporre cosa avesse in mente il Magister per aiuto, o cosa tu realmente desideravi, ma speravi che non proponesse ciò che credevi volesse proporre.

Non era né possibile e nemmeno conveniente.
Per entrambi.

Post Attivo

~ { Presidio Est, Talmor: Caserma

Molto spesso.

Rispondesti, francamente. L'immagine della Dama Azzurra si ricostruì nella tua mente, cristallina come solo lei poteva essere. Ti chiedesti se ci fosse davvero bisogno che lei ti spiegasse cosa fosse la bontà e l'amore, lei che ne irradiava d'entrambe una così grande quantità da poterci coprire il mondo. Cos'era il tuo animo oscuro a confronto? Poca ombra, a riflesso di una luce sì radiosa ed intensa.

Ma ho ragione di pensare che, qualche volta, ciò che io sento non mi appartenga. Può sembrare assurdo, nemmeno io ne conosco la ragione: a volte non sono me stesso.

Ci rimuginavi da molto, forse troppo tempo. Era come se qualcosa si annidasse dentro di te, qualcosa che ti spingesse, sempre e comunque, a fare del male. Non eri certo che avresti mai compreso le parole della Dama, finché tu non ti fossi liberato di qualunque cosa tenesse in catene la tua anima.

Tu dimmi cosa posso fare per Ecatl e io, in nome di tutto ciò che è giusto, vedrò di aiutarlo come posso.

Un po' egoistico da parte tua: aiutare quell'angelo in un modo, più o meno indiretto, di togliere dal tuo stomaco uno dei tanti pesi che ti schiacciavano.

Post Attivo

~ { Presidio Est, Talmor: Caserma

Un segno del destino? Forse. Non dubitavi che Simion fosse giunto da te per un meglio imprecisato schema del fato. Saresti stato sciocco a dubitare che fosse così, giacché altrimenti non ti saresti spiegato l'assurda coincidenza della sua richiesta con una delle qualità di cui tu, da non molto tempo, eri a disposizione.

Così ti alzasti facendo scivolare via la vestaglia che copriva il tuo corpo. Lentamente avresti ruotato il busto, tanto quanto bastava perché l'altro vedesse il disegno che si avviluppava sul tuo dorso: tre grossi gigli dorati completamente schiusi e due più piccoli spuntavano dal garbuglio di steli e foglie, mezzi schiusi. I loro petali erano come avvolti in una morbida spirate a protezione del pistillo interno, in una curva tanto elegante quanto misteriosa.

Tempo fa una viaggiatrice mi fece dono di questo tatuaggio. Con esso io posso farmi carico del male degli altri, subendolo esclusivamente su me stesso. Ciò che distorce l'anima di Quarion, che sia un male fisico o spirituale, posso provare a rimuoverlo... al costo di subirlo su me stesso.

Quindi ti saresti rivestito, avendo spiegato la motivazione del tuo gesto e la natura del tuo tatuaggio. Eri certo che, oltre al disegno floreale, il Simion avrebbe notato anche l'enorme quantità di cicatrici e ferite che ricoprivano tutto il tuo corpo, dal collo in giù.

Se non vi è d'aiuto questo, non saprei cosa altro poter fare per lui.

Concludesti, rispondendo allo sguardo dell'altro con un sorriso sincero.
Quello di un'anima in pena.

Post Attivo

~ { Presidio Est, Talmor: Caserma

Ti lasciò un po' di amaro sapere che il tuo tatuaggio non sarebbe servito. Tuttavia, avresti avuto modo e possibilità di usarlo in futuro certamente. Dal momento che però il Magister necessitava di una risposta, propendesti per la più ovvia e diretta.

Va bene. Non so cosa potrò fare ma lo farò

Un sorriso suggellò la tua disponibilità alla causa.
Ormai eri abituato a gettarti in avventure di cui non conoscevi gli esiti.