[EM] Al ladro!

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  1. Dracace
     
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    Distretto di Kanti


    La giornata trascorre tranquilla nel distretto minerario, senza che qualche evento particolare vada a disturbare la quiete regnante. Una vera e propria rarità nel bel mezzo della più caotica, selvaggia e senza legge città dell’intero semipiano. I minatori, per buona parte ex inquilini del distretto dei caduti, affrontano il duro lavoro che anche questo giorno pone loro davanti. Lavoro duro, quello di quei disgraziati. Diciotto ore nei cunicoli con piccone e lanterna, poco cibo e un giaciglio di paglia in un cantuccio sporco, quando va bene. Possono letteralmente uccidere per un vero cuscino di piume quei disgraziati morti di fame. Ma non ci sono solo spaccapietre da queste parti. Anzi. Il grosso delle attività e delle ricchezze si trovano nella porzione superiore. Gli artigiani, gli addetti alle fornaci, gli orafi e i gioiellieri. La fortuna che quotidianamente passa per questo piccolo ma opulento borgo è quasi incalcolabile. Così tanto che un piccolo esercito è predisposto a pattugliare la zona in caso di necessità. Giusto per sicurezza. Perché non maneggi tante cose preziose a due passi dai più infimi tagliagole e predoni senza le dovute precauzioni. Solo un pazzo potrebbe imbarcarsi nella missione suicida di depredare questo luogo. Solo un matto o qualcuno che non ha nulla da perdere. Nemmeno la vita.

    Una figura ammantata gira per le strette vie delle officine, praticamente indisturbata tra i molti garzoni e clienti affaccendati tutt’intorno. Con noncuranza l’ombra entra in un negozio, lasciandosi praticamente trasportare dalla fiumana di affaccendati. Si tratta di un’esposizione di monili e anelli, il tipico articolo che solo gli strati alti di Merovish, coloro che hanno tubato molto e a molti, possono permettersi. Il misterioso individuo non sembra però interessato ai preziosi celati dietro le vetrine. Vuole piuttosto farsi strada fino al retro, la dove con impeccabile precisione le gemme rozze vengono trasformate in vere e proprie opere d’arte. Immancabilmente però una mano gli sbarra il cammino, ponendosi sul suo petto. All’altro capo dell’arto si trova una robusta guardia, con in dosso un busto di cuoio e al fianco una lunga spada a due lame.

    Alt! Questa zona è off lim…



    Non finisce la frase. Un pugnale lo raggiunge alla carotide, tranciandola di netto. La vittima porta le mani al collo, prima di crollare a terra in un rantolo, una pozza cremisi che si spande sotto di lui. Qualcuno urla. Qualcun altro corre a chiamare le altre guardie addette alla sicurezza. Il funambolo non ci fa caso. Veloce irrompe nel laboratorio privato, trovandoci tre nani intenti a lavorare di fino. Non si scomoda a riferire le proprie intenzioni o a intimare di non muoversi. Con l’unica mano libera, l’altra ancora stringe la lama macchiata di sangue, afferra da un ripiano la pietra più bella che riesce a scorgere, uno zircone grosso come un pugno chiuso. Uno degli ometti cerca di protestare ma per tutta risposta viene spinto per terra. Veret non ha tempo da perdere con queste persone. Uscendo dalla stanza scavalca chi pochi istanti prima aveva cercato di arrestarlo, ora cadavericamente pallido. Sgomita e urta i pochi che ancora sono fermi nell’emporio, imbambolati per lo shock. Per la seconda volta però qualcuno si frappone tra lui e l’uscio. In particolare ha bloccarlo questa volta è la punta di una lancia che, senza troppi complimenti, gli viene incontro aprendosi un varco tra le sue carni putrescenti fino a piantarsi in mezzo alle costole. Lo stupore sul volto dell’aggressore nel costatare che la ferita apparentemente mortale non ha sortito il benché minimo effetto è salutato da un malevolo ghigno.

    Il circense spezza con decisione l’asta in legno dell’arma, un unico colpo inferto col palmo della mano là dove l’eccessiva lunghezza ne mettono in crisi la robustezza. Nuovamente il ferro cerca il sangue nemico.

    Finalmente il non morto esce dalla struttura e si immette per le vie, il moncone ancora infisso nel suo corpo. Vorrebbe tirare un sospiro di soddisfazione. Non glielo permettono. I rinforzi sono giunti, con tanto di archi e frecce. In questo momento stanno prendendo la mira e, superfluo dirlo, l’obbiettivo è lui.

    Per nulla scoraggiato il funambolo riprende la sua corsa. Molti dei proiettili gli schizzano intorno, mancando il segno grazie al suo incedere a zig zag. Un paio però lo colpiscono. Uno gli attraversa la schiena, forandogli un polmone. Un altro si conficca in una spalla, ben in profondità nell’osso. Un terzo sfascia il cranio e gli finisce nel cervello. Di nuovo, lui non si cura di simili seccature. D’altronde è un tipo robusto, lui.
     
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  2. _MajinZ_
     
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    Il Kanti era di sicuro uno dei distretti del Bazar più attivi, dove non si muoveva solo la criminalità. Così come per il distretto dei Caduti, famoso per il commercio di schiavi, il Kanti era solito avere stretti contatti con il distretto delle Ceneri, famoso per la lavorazione dei metalli e la creazione di armi tra le migliori in circolazione. Nel quartiere minerario si estraevano le materie prime, oltre ai metalli però si scavava per cercare le preziosissime gemme utilizzate nella fabbricazione di raffinati gioielli. E proprio nel negozio di un orafo, sostava un giovanotto dai lunghi capelli biondi.
    La sua presenza era celata da un gruppo di mercanti intenti a contrattare sul prezzo di una partita di anelli, anche se lui stesso era voltato di spalle, intento a osservare alcuni bracciali. Quando quella presenza entrò nel locale, però, se ne accorse immediatamente e senza farsi notare levò gli occhi azzurri su di lui. Lo osservò per qualche attimo, capendo subito che non si trattava di un cliente... infatti si mosse per raggiungere il retrobottega e, quando la guardia gli intimò di allontanarsi, l’incappucciato mise mano alla sua lama stroncando la vita dello scocciatore. La gente iniziò ad urlare, Dimitriy invece non fece una piega, seguendo tuttavia la fiumana di gente fin fuori.
    Altre guardie accorsero e una di esse sferrò un colpo con la sua lancia, ma benché la punta aveva attraversato il petto del ladro, quest’ultimo rimase in piedi... il russo osservò la scena, poi inclinò appena la testa di lato: doveva essere lui, non c’erano dubbi. Quando il tizio iniziò a fuggire, con una pioggia di frecce dietro di lui, l’assassino si infilò in un vicolo e in poche mosse raggiunse il tetto della bassa abitazione, iniziando così a seguire il fuggitivo da una posizione privilegiata... si muoveva troppo rapidamente per essere notato, ma soprattutto sapeva come muoversi, era come se conoscesse ogni angolo di quel posto come le proprie tasche. Ovviamente più osservava quel tizio e più ne era certo, nonostante le frecce avessero danneggiato zone vitali, la sua corsa non rallentava.
    Il sicario avrebbe continuato con il pedinamento ancora un po’, almeno finché le guardie del distretto non avessero perso di vista il loro bersaglio. Con la situazione più calma, il giovane sarebbe disceso dai tetti per camminare tra un vicolo e l’altro... trovando poi un luogo adatto situato proprio lungo il passaggio intrapreso dall’incappucciato. Si accostò al muro quindi per poi sedersi a terra, lasciando passare il tizio per poi parlare e far capire all’altro che non era da solo.
    Una fuga perfetta e un corpo inarrestabile... non sono caratteristiche che hanno tutti.
    Era stato quell’individuo seduto a terra, ammantato con stracci grigi e logori, a parlare? In zona non c’era nessun altro, ma solo quell’uomo dal viso nascosto da una specie di turbante... che tiene la testa bassa. Come faceva a sapere certe cose? Bisognava indagare assolutamente. Poteva anche trattarsi di un altro ladro interessato alla gemma che aveva appena sottratto.

     
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  3. Dracace
     
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    Appena ha seminato le guardie si posizione spalle al muro in una viuzza laterale, ad osservare la refurtiva. Quei soldati lo avevano fatto correre, ma sicuramente ne è valsa la pena. La gemma rossastra gli rimanda la sua immagine nelle mille stupende sfaccettature. Non c’è dubbio, il Boggart impazzirà per quel dono. Non è mai bene presentarsi a mani vuote da un Molliccio. Soprattutto se si è in debito con lui della paga di più di quattro anni.

    Un commento non previsto lo fa voltare. Uno straccione gli ha rivolto la parola, il grosso turbante e gli abiti luridi che ne nascondono buona parte del corpo. Si prende un minuto buono per studiare il da farsi. A sentirlo parlare il tizio ha osservato la sua bravata. Non sembra minacciarlo, al momento. La prudenza non è mai troppa eppure ora muore dalla curiosità di sapere con chi sta per iniziare una conversazione.

    No, sono caratteristiche riservate a pochi. Ottenerle d’altronde non è facile. Ne piacevole.



    Si siede a propria volta sul terreno di roccia viva, incrocia le gambe e piazza i propri occhi vitrei in quelli dell’altro.

    E tu sei … ?



    La sua voce trasuda viva curiosità e la mente già macina improbabili spiegazioni. Gli occhi e le orecchie di Merovish non perdonano e con il comportamento da lui tenuto negli ultimi giorni potrebbe benissimo essere un sicario pagato da qualche scontento potente per smembrarlo. Scartabella col pensiero la lista di coloro con cui ha un conto in sospeso. Il Flagello di sicuro sarebbe venuto di persona a fargliela pagare. Morfeo è nuovo della zona, non può destreggiarsi così bene tra i tagliagole prezzolati della città da ingaggiare chicchessia. Qualcuno gli ha mandato quell’uomo? Oppure è arrivato di sua iniziativa?
     
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  4. _MajinZ_
     
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    Alle parole pronunciate dallo straccione seguì il silenzio, l’altro tizio sembrava abbastanza sospettoso e si prese un po’ di tempo per pensarci. Il mendicante dal canto suo rimase in silenzio, con le gambe incrociate e le mani coperte dalla lunga tunica posate al centro di esse, sembravano strette insieme, come se stesse pregando. Quando l’altro si sedette sollevò il capo, mostrando un sorriso affilato sotto quel turbante che per il momento nascondeva gli occhi... l’ombra generata dal bordo di esso rendeva difficile scorgere altri lineamenti... solo il sorriso era visibile, a causa dei denti bianchi.
    Cosa c’è di spiacevole nell’essere invincibili?
    Domandò il poveraccio mostrando una certa curiosità, forse troppa. Subito dopo infatti abbassò il capo, senza tuttavia smettere di sorridere in quel modo particolare... però non chiese scusa per il suo comportamento, sembrava semplicemente la richiesta di un mendicante che non aveva nulla e per dimenticarsi della fame si nutriva di storie, oltre a qualche briciola di pane.
    Perdona l’invadenza, mi piacciono le storie...
    Il suo viso scomparve nella penombra ancora una volta, il suo tono adesso era dispiaciuto. Non si capivano molto bene le intenzioni di quel tizio, un momento prima era curioso come un bimbo e quello dopo si scusava per un eccesso di confidenza. Tuttavia pareva davvero sincero, insomma, magari era solo un povero pazzo che aveva subito chissà quale angheria.
    Chi sono io? Beh...
    Fece una pausa, come a dare enfasi alla parte successiva del discorso, che non tardò ad arrivare. Sollevò il capo e sorrise ancora, i suoi occhi però ancora non si vedevano.
    Alcuni mi chiamano indovino, altri uccellaccio del malaugurio... io posso guardare nel passato ma anche spiare il futuro.
    Un’altra pausa, seguita dall’accenno di un inchino che risulta difficile dalla posizione seduta.
    Sono Rashad, al servizio di chiunque ha nella curiosità uno suo pregio... o di chi fa del rischio la sua unica ragione di vita.
    Il perché di quelle parole? Beh, i curiosi in genere chiedevano del passato, tanto per capire quanto l’indovino riuscisse a scavare in esso... gli amanti del rischio, invece, erano attratti sempre dal sapere cosa gli riguardasse in un futuro non troppo lontano. Era davvero difficile capire se stesse mentendo oppure se quelle parole contenenvano solo verità.

     
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  5. Dracace
     
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    Cosa c’è di spiacevole nell’essere invincibili? Quella domanda lo colpisce come un pugno nello stomaco. Una vena di tristezza adorna gli occhi stanchi di quel corpo martoriato da giovinetto che non crescerà mai in un uomo. Con un gesto della mano slaccia il cordoncino del mantello, in modo tale che i suoi lineamenti deturpati appaiano in tutta la ripugnante bruttezza. Ne approfitta anche per staccare il pezzo di lancia ancora conficcata nel petto. Osserva pensieroso il ferro incrostato da una melma nerastra, un miscuglio di viscere putrefatte e pezzetti di carne mangiata dai vermi.

    Incapace di morire. Incapace di vivere appieno. Così distaccato nell’umanità perduta da potersi ancora a stento definire una creatura. Per il suo “dono” ha dovuto rinunciare a molto. Il sentore del sole sulla pelle. Il sapore di una mela. Le carezze amorose di una donna. Come poteva quel miserabile chiedergli in quel modo indiscreto una cosa simile?

    Le scuse dell’uomo riescono a placare un poco l’animo indispettito del funambolo. Il suo definirsi un indovino tramutano poi le restanti tracce di animosità in vivo e incredulo scetticismo.

    E dimmi, Rashad, che cosa vedi nel mio futuro? Se la risposta sarà di mio gradimento te ne racconterò una bella di storia.



    Con la mano destra si tasta la schiena, alla ricerca dei tre dardi che ancora deve estrarre.
     
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  6. _MajinZ_
     
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    Rashad rimase in silenzio mentre osservava le movenze dell’altro, non fece una piega neanche quando il non morto si liberò del mantello, mostrando tutta la sua marcescenza. Non vi era più sangue in quel corpo, una melma formata da organi in decomposizione lo sostituiva, condita da pezzi di carne putrida e rosicchiata da chi era il primo a nutrirsi della carogna, ovvero il verme. Estrasse la lancia dalla sua carcassa senza battere ciglio, come se stesse togliendo lo stesso frammento dal corpo di un nemico. Il dolore ormai era qualcosa di totalmente sconosciuto per lui.
    La domanda pungente sembrò tuttavia infastidire il morto, ma in seguita alle parole del ciarlatano sembro calmarsi... insomma, che fosse vero o falso conoscere qualcosa del proprio futuro sollecitava l’interesse di chiunque, anche se Rashad si definiva come un abile conoscitore degli argomenti elencati. E infatti sorrise ancora quando il cadavere diede sfogo alla sua curiosità. Il poveraccio non vedeva l’ora di accontentare il suo cliente, quindi sollevò in parte il turbante con la mano sudicia, mostrando un solo occhio azzurro del colore del ghiaccio.
    Porgimi la mano allora e il tuo desiderio sarà esaudito.
    Avrebbe atteso quindi che l’altro gli porgesse la mano, per poi saggiare la consistenza di quel corpo, un corpo gelido dove la vita non era più di casa. Con l’indice avrebbe quindi seguito le linee ormai consumate di quell’appendice soffermandosi su quella della vita... era quasi un controsenso che esistesse una linea simile, sulla mano del non morto. Lo straccione quindi sghignazzò, lasciando ricadere il turbante sul suo viso e poggiando le mani sulle ginocchia.
    Oh, ti aspetta un radioso futuro... ci sarà un ritorno, una riappacificazione... ma è tutto abbastanza confuso e incerto. Tutto dipenderà da alcune tue azioni... quindi scegli con cura come muoverti d’ora in avanti... potrebbe non andarti sempre bene.
    Concluse infine lo straccione, abbassando il capo e rallentando i movimenti fino quasi a spegnersi... almeno così sembrava. Il sorriso strafottente però era sempre li, sempre pronto a mostrare sia la verità che la menzogna... tutto nello stesso istante.

     
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  7. Dracace
     
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    Il tentativo di levarsi di dosso i dardi è infruttuoso e il funambolo ci rinuncia, anche se notevolmente infastidito dal fallimento. Quando il presunto indovino gli chiede la mano lui gliela porge, più per sfida che per convinzione. Resterà sempre fermamente convinto che sia la persona a forgiare il fato e non viceversa. Non può esistere un grosso tomo polveroso, da qualche parte nel vasto cosmo, in cui sono tracciati i destini di tutti i mortali. Dobbiamo essere noi quelli che scolpiscono la via da percorrere, altrimenti la vita stessa perderebbe qualsiasi senso di essere vissuta.

    Quando la parola ritorno raggiunge le sue consunte orecchie il non morto sembra ricordarsi tutto a un tratto il motivo principale per cui ha fatto ciò che ha fatto quella mattina. La gemma che stringe in mano deve venir recapitata al Boggart, come omaggio d’accompagnamento alla sua apparizione. Non può sprecare un altro minuto con truffaldini e impostori.

    Ritrae la mano di scatto e ricopre nuovamente il corpo col mantello. Lancia appena un cenno del capo a mò di saluto all’altro, prima di fiondarsi per lo stretto corridoio e sparire alla vista dietro l’angolo. Mentre corre a perdifiato in direzione della quinta Bolgia un particolare prende forma nella sua mente. La bellezza struggente degli occhi cerulei del mendicante.
     
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  8. _MajinZ_
     
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    Il non morto non sembrò gradire molto la predizione, visto che ritrasse di colpo la mano per poi ritornare a nascondersi dietro il mantello... all’improvviso sembrava avere molta fretta. Rashad mostrò ancora una volta il suo sorriso tagliente, sollevando appena il turbante con il dito per mostrare un occhio azzurro. Quindi osservò il cadavere rialzarsi mentre gli rivolgeva un saluto con il capo, un saluto frettoloso, come se si fosse ricordato di avere un impegno impellente.
    Guardati le spalle... il tuo futuro è nebbioso...
    Sussurrò il mendicante mentre osservava la schiena di Raem, prima che quest’ultimo superasse l’angolo del vicolo per poi sparire tra le ombre. In quel preciso istante il sorriso dal volto dello straccione sparì, la maschera che fino a poco fa aveva indossato lasciò spazio a un volto privo d’emozione... Dimitriy si tolse il turbante, Rashad non esisteva più. Attese di essere davvero da solo, prima di parlare.
    Ibaba.
    Il ragazzo pronunciò quel nome senza un motivo apparente, ma subito dopo qualcosa si mosse nell’ombra... una maschera si materializzò appena oltre un vecchio cumulo di macerie, alla destra dell’attore, su di essa vi era inciso un sorriso sinistro, a metà tra il divertito e il sadico. Subito dopo si palesò l’intero corpo sulla sommità della piccola montagnetta che prima ne celava la presenza. Non era altro che un giullare, un pagliaccio che rideva senza motivo.
    Non le sfugge mai nulla, maestro.
    Il tono del nuovo arrivato sembrava davvero divertito, mentre rotolava davanti a Dimitriy posando un ginocchio a terra e piegando il capo.
    Mi dica.
    Nello stesso istante il russo si tirò su e si disfò della cappa, lanciandola a terra per poi ripulirsi i vestiti neri carichi di polvere. Alla fine era soddisfatto di quell’incontro, insomma, era riuscito ad avvicinare quell’individuo che un tempo poteva essere il suo capo... ma che al momento era solo una vaga imitazione di chi era in passato.
    Seguilo senza dare nell’occhio, devi essere invisibile.
    Il giullare rise di gusto a quelle parole, una risata abbastanza fastidiosa... ogni volta che gli veniva affidata una missione reagiva in quel modo, non si conosceva il perché. Era comunque una delle Voci migliori che aveva, una di quelle che non faceva mai domande.
    Ai suoi ordini...
    Passò un attimo e il corpo lentamente scomparve, lasciando solo una maschera a galleggiare nell’aria... un istante dopo sparì anche lei, lasciando solo l’eco della risata di un giullare. Dimitriy invece abbandonò il vicolo e si amalgamò nuovamente tra la folla. Adesso doveva fare rapporto.

     
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7 replies since 24/2/2014, 17:29   142 views
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