The Golden Age - First Chapter

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    The Golden Age

    "E se dovessi rinascere, fosse anche solo per un momento, io...
    io vivrei come un fulmine!"

    icon10

    ??? } ~


    Mamma.... papà... dove siete?

    Fu una voce infantile a risvegliarvi.
    O forse semplicemente a distogliervi da un pensiero fisso?
    Perché chi mai poteva svegliarsi dentro un sogno, pur continuando a dormire?

    Voi sognavate.
    Persi dentro un mare di coscienza che non era il vostro...
    ma nemmeno dell'amico che eravate venuti a salvare.

    Memoria custodisce i ricordi, li tiene segregati in eterno.
    Però, a volte, li lasciava andare in circostanze particolari. Certo, voi non potevate sapere se la vostra fosse o meno una singolare evenienza. Eppure, Memoria vi mostrò qualcosa.

    Tutti voi avreste avuto lo stesso sogno.
    Di voi, coperti da abiti pesanti, che camminavate lungo un paesaggio innevato.
    Dietro di voi le luci di una grande città e davanti a voi, invece, cumuli di case e baracche. Lì vive la povera gente, coloro che non possono permettersi nemmeno un tozzo di pane... chi vive di stenti.

    Per favore signore.... ha qualche spicciolo? Ho fame...

    tMv76q2

    Vestito di cenci e sporco, oltre che denutrito, c'era un bambino... doveva avere poco più che undici anni. Ed assomigliava in maniera spaventosa tanto al Falco (se non che il giovane non era un elfo) ed anche ad una conoscenza cara al Magister e alla Dama Azzurra...

    Come ti chiami ragazzo?
    -fa la figura che voi, in quel sogno, rappresentate-

    Non ne ho signore... nessuno me ne ha mai dato uno.

    Vi chinaste per guardarlo in volto.
    Era chiaramente avvertibile una strana energia provenire da lui: probabilmente l'unica cosa che lo tiene in vita, contro il freddo. Come una mano che, invisibile, lo cingeva contro le intemperie.

    Io mi chiamo Flama, ragazzo. Ho bisogno di nascondermi per del tempo: puoi aiutarmi? In cambio...
    -e dal lungo abito nero, la vostra mano bardata di uno scuro metallo porse al giovane un tozzo di pane; lui vi si avventò subito-

    Venga con me, le mostro la strada.

    Avreste passato la notte con quel giovane. Eravate stanchi, sfiancati, abbattuti da una fuga che vi costringeva, da ormai molti anni, a scappare di luogo in luogo, di zona in zona. Eravate sicuri che presto o tardi la vostra ora sarebbe giunta, di nuovo. Avreste trascorso quei pochi giorni nascosto, gravemente ferito, in compagnia di quel ragazzo dei bassifondi. Gli avreste spiegato che eravate stati dei grandi condottieri ma che, per tradire il vostro nemico, avevate prima tradito i vostri amici -e frattanto, stringevate con quel fanciullo un legame che questi mai aveva avuto con un adulto. Giorni felici, giorni che non pensavate nemmeno di meritare... giorni passati a costruire un pezzo di vita che avevate sacrificato in nome della guerra. Pur sapendo, vostro malgrado, che presto avreste dovuto spezzare il cuore a quel giovane che, ormai, vi considerava alla stregua di un padre. Difatti, quando venne il momento vi ritrovaste a difenderlo con ogni risorsa dai soldati nemici: schiere di Scheletri, uomini bardati di corazze nere come la vostra, ma di più scarsa fattura.

    La battaglia si sarebbe conclusa con la vostra vittoria, benché, nella foga della lotta, vi eravate esposi alle luci dell'alba. Luci che, appena sfiorato il vostro corpo, reclamarono la breve vita che avevate barattato con il Signore dei Morti.

    Vieni qui ragazzo...
    -non appena lui fu vicino, vi inginocchiaste mentre parte della vostra schiena era già polvere-
    ...devi assolutamente avvertire i miei vecchi compagni. Dai loro questa lettera.
    -non appena il giovane strinse la busta tra le dita, lo abbracciasti-
    Nessuno ti ha mai dato un nome... prendi pure il mio: servi la giustizia come io non ho saputo fare.

    Ed assieme alla vita di quell'uomo, anche il vostro sogno si concludeva.

    Tempio sconosciuto. } ~


    Il risveglio fu dolce.
    Benché il pavimento su cui eravate adagiati era freddo; il marmo di certo non era come un materasso. Eppure, rimpinguati delle energie perse, guariti da ogni ferita -interna o esterna-, ridestarsi fu come ritrovare una giornata di sole dopo lunga tempesta.

    Vi do il benvenuto nella mia casa. Mi dispiace per il brusco viaggio.

    E finalmente davanti a voi, colei che vi aveva sottratti ad un triste destino... una statua.
    Esatto, la voce soave e un'aria di pace giungevano dall'effige di una donna: nella mano destra uno scudo lucente, nell'altra uno scettro alato, mentre sul capo un elmo da battaglia.

    Mi sono permessa di interrompere la vostra missione, non potevo permettere che lui vi facesse del male.
    Siete l'unica speranza che mi resta per salvarlo.


    Un attimo di pausa segue le sue parole. Forse aspetta qualche vostra reazione o cerca, in qualche modo, d'intuire i vostri stati d'animo.

    So che avete molte domande e desidero aiutarvi ma vi prego, ho bisogno di tutti voi.
    Quindi, vi chiedo di deporre l'ascia di guerra almeno fino alla fine di tutta questa storia.


    Atteso di nuovo un vostro responso, aggiunse.

    In attesa che arrivi anche l'altra ospite, cercherò di risolvere ogni vostro dubbio.

    Angolo QM } ~


    x tutti: or dunque, eccoci a noi. La prima parte del post è un viaggio onirico, vivete, riassunta rapidamente, la vita di questo uomo fino all'incontro con il ragazzo, i giorni passati assieme e infine alla sua morte. NON SIETE VOI che agite, né è un vostro alterego -siete in qualche modo dentro il suo corpo (tipo Squall -> Laguna, per chi conosce FF8) e condividete con quest'uomo tutto ciò che lo riguarda, senza che ciò modifichi o cambi chi siete in realtà. Siete infine al cospetto di chi vi ha salvato il culo, che vi casta addosso una bella passiva di PACE e TRANQUILLITA' per tenervi paciocconi XD
    Fate domande gente :* e ci vediamo direttamente giorno 09 Marzo, perché l'8 ho un esame!
     
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    Chissà cosa si provava ad avere un’alternativa? In un’altra vita, con altre occasioni.
    E allora perché non raccattare quello straccione dalla strada, perché non dimenticare le atrocità della guerra? Illudersi di poter essere padre di un ragazzo senza nome, quella era davvero un’altra strada.

    Quando poi - in nome di un sentimento dai contorni indefiniti - s’immola la propria vita per la sopravvivenza di qualcun altro, piangendo lacrime di cenere all’alba di un giorno che non ci è più dato vivere, ecco che le ombre possiedono un sapore diverso.

    Possibile che fosse quello il sapore dell’amore?

    ~ ~ ~

    Bid’daum riaprì gli occhi.
    Si alzò dal marmo gelido nuovamente nel pieno delle sue forze, osservando con attenzione il tempio in cui era capitato. Non ci mise molto a notare che anche tutti gli altri legami di Grifis erano lì presenti, insieme alla statua di una donna guerriera che si mise in contatto con loro. Dato che si riferì al santuario come alla sua casa, la conseguenza logica era che quella fosse l’effige di una dea.
    Si presentò come la mano provvidenziale che aveva sottratto tutti quanti dalla minaccia del Falco, e anche lei si dichiarò premurosa di salvare quell’uomo perso negli abissi della Memoria.

    Fu parecchio interessante l’informazione che si lasciò sfuggire: era necessaria la presenza di tutti loro – nessuno escluso – per continuare quel viaggio irreale tra le dimensioni.

    « Ha la mia parola, milady, ma io posso garantire solo per me: dovrà convincere chi finora si è mostrato parecchio incivile e poco collaborativo. »

    Rivolse uno sguardo eloquente ai laputensi lì presenti, come a voler sottolineare l’immaturità che avevano ostentato nel momento più sbagliato, proprio quando erano arrivati a sfiorare l’obiettivo di quel viaggio.
    Il nostro era sempre più divertito dalla piega che avevano assunto gli eventi: non solo aveva avuto l’occasione di conoscere alcune delle alte sfere del presidio Errante, ma in più questi sarebbero stati costretti a spalleggiare un nemico della loro terra, qual era il Kuthiano.

    Decise di restare in silenzio, smanioso di sentire le stronzate dei suoi nuovi compagni, che di lì a poco avrebbero sommerso la dea di domande.



    Stato fisico: ottimale
    Stato mentale: quasi un galantuomo :guru:
    Energia: 110%
    Equipaggiamento:

    Kuthian Armour [ Armatura | passiva di peso trascurabile ]

    Comet Hammer [ Arma bianca ]

    Tàmerlein [ Spada | passiva di evocazione | passiva di vibrazione ultrasonica | passiva di ferimento spirituale ]

    Bussola dei Desideri [ Oggetto GDR ]

    Istrice Maledetto [ Set di cinque spilli | tecnica a consumo medio di trasmutazione in acido ]


    Passive:

    Risorse Criminali [ Passiva di 110% di energia ]

    Oltre la Realtà [ Passiva di Auspex spirituale ]

    Senso di Morte [ Passiva di tatto ipersviluppato ]

    Burattinaio [ Passiva di controllo cinetico | manipolazione GDR-only dei PNG ]

    Anatema del Re Implacabile [ Passiva d’immunità alla fatica ]

    Tentacoli di un solo Abominio [ Passiva di equipaggiamento caster ]

    Insano [ Passiva di instant casting ]


    Attive utilizzate: /
     
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    Mamma.... papà... dove siete?

    Una voce doppia -come proferita da bambini che parlano all'unisono- la riscosse dal... da quella strana condizione -di sonno? di morte?- in cui erano scivolati dopo l'ennesimo abbandono di quel voltafaccia di Grifis; poi, le visioni cominciarono a vorticare come un caleidoscopio nella sua mente, e le dettero la nausea.


    Avvolto nel pesante mantello, avanzava nella neve:
    alle sue spalle lasciava le luci della grande città;
    davanti, si stagliavano i bassifondi della baraccopoli,
    dove dimora chi non ha mai avuto speranze di vita.

    La stanchezza della lunga notte in fuga
    si aggiungeva al dolore debilitante delle ferite,
    ma il calore umano -una presenza amica-
    gli dava conforto... il conforto di poter

    confessare i suoi peccati.

    La notte volge al termine, e i nemici si mostrano:
    hanno seguito come cani la sua scia,
    e se è lo scontro che vogliono, lo avranno.

    Ma non toccheranno quel bambino.

    Poi, il sole sorge... e con il sacrificio,
    giunge la Redenzione.

    _____

    Avvolta nel pesante mantello, avanzava nella selva:
    alle sue spalle lasciava le luci della grande città;
    davanti, si stagliavano i cancelli della capitale,
    dove attende chi è stato strappato alla morte.

    La stanchezza della lunga notte di guerriglia
    si aggiungeva al dolore debilitante delle ferite,
    ma la determinazione dei suoi uomini schierati
    le dava forza... la forza per poter

    rimediare ai suoi errori.

    Il giorno volge al termine, e i nemici si mostrano:
    hanno raggiunto l'ultima linea di difesa,
    e se è lo scontro che vogliono, lo avranno.

    Ma non cederà di un solo passo.

    Poi, il sole cala... e con il sacrificio,
    giunge la Dannazione.


    Si svegliò di soprassalto, sbarrando gli occhi e sentendo il battito accelerato del cuore che picchiava nel petto: ma che diavolo...?! Rabbrividì, in parte per l'inquietudine che le era sbocciata nell'anima -una pianta tenace, resistente come un'erbaccia anche a quel surreale senso di pace-, in parte per il freddo del marmo su cui si ritrovò riversa -con una guancia già intorpidita dal contatto prolungato-, e cercò di far leva sulle braccia per tirarsi su.

    Il corpo rispose lentamente, ancora pesante come una pietra, ma Sylvanas riuscì ugualmente a puntellarsi sulle ginocchia... e fu allora che una ciocca le scavalcò la linea delle spalle.
    Nera, come l'ebano. Trasalendo, l'elfa mise a fuoco il suo riflesso nel pavimento lucido, e -per la seconda volta da cui quella disavventura era iniziata- il suo cuore saltò un battito.

    Perché non erano solo i suoi capelli ad aver cambiato colore: cerchi scurissimi le circondavano gli occhi, le iridi solitamente di un verde brillante come le foglie era divenuto torbido e fosco, e il suo incarnato era visibilmente impallidito. Tutte avvisaglie di poco conto, per ora, ma comunque dei segni.
    Segni che la Benedizione di Arcadia stava scemando.

    Si costrinse a dominarsi aggrappandosi al senso di sicurezza posticcio che si respirava in quel luogo, ripensando a Kalia e al suo bosco che l'attendeva, e si affrettò a tirarsi sul viso il cappuccio del mantello da Ranger, prima che quei cambiamenti attirassero troppo l'attenzione.

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    « . . . »

    Vi do il benvenuto nella mia casa. Mi dispiace per il brusco viaggio.
    una voce disincarnata la fece trasalire - melodiosa, ma inaspettata
    Mi sono permessa di interrompere la vostra missione, non potevo permettere che vi facesse del male.
    Siete l'unica speranza che mi resta per salvarlo.

    rimettendosi in piedi, l'Arciere si volse per appuntare lo sguardo sull'interlocutrice
    So che avete molte domande e desidero aiutarvi ma vi prego, ho bisogno di tutti voi.
    Quindi, vi chiedo di deporre l'ascia di guerra almeno fino alla fine di tutta questa storia.


    E davanti a sé trovò una statua, la statua di una donna: una guerriera, armata di lancia e scudo; le parve in qualche modo familiare, come se l'avesse intravista da qualche parte, ma non era assolutamente in grado in dire dove e... riflettendoci, si rese però subito conto che neppure le interessava.

    In attesa che arrivi anche l'altra ospite, cercherò di risolvere ogni vostro dubbio.

    Quell'atmosfera rasserenante poteva placare la rabbia verso quella situazione, la delusione cocente per il comportamento di Grifis, e -forse- persino l'ansia per la degenerazione appena iniziata - ma non l'avrebbe magicamente messa di buon umore.

    « Ha la mia parola, milady, ma io posso garantire solo per me:
    dovrà convincere chi finora si è mostrato parecchio incivile e poco collaborativo.
    »

    Stava per rispondere quando qualcuno la precedette... e non riuscì a credere che fosse stato il Khutiano neppure quando -spingendo lo sguardo nella sua direzione- lo sorprese intendo a guardare con disapprovazione l'Alfiere Errante e i suoi Ufficiali... e rimase esterrefatta.

    Cioè... prima faceva il coglioncello nel momento più sbagliato di sempre -quando, cioè, le accorate parole di Dama Drusilia cercavano una breccia nell'idiozia del Falco-, e ora aveva la faccia da culo di definirli "incivili e poco collaborativi"? Credeva che sarebbero stati costretti a sopportare la sua ottusa spocchia solo perché lo diceva una signora di pietra? E poi... l'aveva chiamata "milady"?

    « L'hai chiamata "Milady"...? Wow! »
    si limitò a pungolarlo, mostrando solo un sorriso sarcastico sotto il cappuccio
    « Allora sai anche parlare, oltre che latrare come uno stupido cane rabbioso. »

    Probabilmente, in altre circostanze, lo avrebbe già crivellato di frecce... ma -in quel momento, in quel luogo- le venne solo da ridere. Non lo fece, però, perché non c'era niente da ridere nella stupidità: era -da sempre- una cosa che la rendeva estremamente triste, a dirla tutta.

    E poi... incrociando le braccia sul petto morbido, la Ranger indagò le reazioni dei Laputensi: la Dama del Vento, il Magister, il Comandante Blu... erano loro quelli ad essere stati offesi dalla lingua viscida del Castigo, e -per affinità, o per orgoglio- Sylvanas capiva quanto fosse doveroso lasciar loro precedenza nel diritto di replica. Dopotutto, qualunque decisione avessero preso, lei avrebbe seguito gli Alleati;
    nel mentre, si rivolse alla statua.


    « ...comunque, lei chi sarebbe, Signora? »
    ancora a braccia conserte, gettò un'occhiata al volto scolpito nella pietra
    « E chi è che dovremmo salvare? »

     
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    Si svegliò docilmente di fronte ad una statua di pietra. Considerando le dimensioni imponenti, suppose che si trattasse della rappresentazione di qualche dio. Ad esser sincera, una statua così grande le sembrava eccessiva: personalmente preferiva gli dei più discreti, quelli che per amore si abbassavano al livello degli uomini e li amavano incondizionatamente nonostante la loro stoltezza, le loro inutilissime autocelebrazioni, i tradimenti e tutto ciò che di nocivo la loro razza portava con sè.

    Sospirò, massaggiandosi la testa: ognuno era libero di venerare ciò che desiderava, quindi non ci diede molto peso, piuttosto cercò di riprendersi e fare il punto della situazione.

    Nella confusione mentale in cui si trovava, riuscì a concludere che fosse passato poco tempo dal loro ultimo ed infelice incontro con il Falco. Eppure le sembrava di aver vissuto un'altra vita nel mentre. Chi era quel Flama? Ed il bambino... ebbe un sospetto, ma non volle esporlo. Non subito: c'erano cose più importanti a cui pensare.
    Si rivolse alla statua, che intanto aveva loro parlato.

    -A nome mio e dei miei uomini, vi ringrazio dell'aiuto offertoci. Ciò nonostante, ho necessità di mettere le cose in chiaro, affinchè non venga nascosto nulla.

    Nonostante i tentativi bambineschi del mercenario di farli infervorare, lei si sentiva abbastanza tranquilla. A ben pensarci, la questione la fece perfino sorridere: fra le ville della Città Alta passava spesso di fronte a quella di un ricco Capitano in pensione il cui cane abbaiava solo quando il cancello era chiuso. Considerando che quel mercenario discretamente stupido -resosi conto che non poteva accadergli nulla- si sentisse autorizzato a peggiorare la situazione, la Dama del Vento suppose che si trattasse del medesimo comportamento del cane. Probabilmente in condizioni normali sarebbe rimasto zitto... e per quanto cercasse motivazioni alternative, quella restava una colpa di Grifis.

    -Prima di diventare regina sono stata un soldato. E posso dirle che una missione con elementi disturbanti alla collettività è già persa in partenza.

    Non fermò lo sfogo del capo dei Ranger di Fanedell nè lo fomentò: che fossero tutti contro uno soltanto e che solo un ritardato mentale avrebbe dato ragione al Kluthiano era abbastanza evidente da non necessitare ulteriori dimostrazioni o difese.

    -Quindi, prima ancora di sapere chi devo aiutare, penso sia giusto sappiate che non ho intenzione di portare i miei uomini ed i miei alleati al suicidio per salvare una sola persona, chiunque essa sia. Ovviamente le cose cambierebbero se vi fosse anche una sola possibilità di riuscita.

    Perchè governare significava anche ragionare con i numeri e lavorare di logica: a cosa sarebbe valso sacrificare validissimi alleati per un solo individuo di cui -nel migliore dei casi- non conosceva il nome o che -nel peggiore- si sarebbe trovato in debito di vita con uno dei nemici del loro Presidio? Assolutamente nulla. Era una mossa stupida, sotto ogni punto di vista.

    -In poche parole, se non verrà eliminato o escluso l'unico elemento disturbante, Bid'daum il mercenario del Sud, nessuno di noi accetterà di proseguire.

    Perfino Grifis -quello valoroso, quello che aldilà delle divergenze e del carattere un pò egocentrico, tipico della razza elfica, sapeva essere umile e riconoscere la propria debolezza- non avrebbe mai accettato di tornare al mondo ad un prezzo così alto. La propria vita per la sicurezza del Presidio? Nessun Ufficiale avrebbe desiderato una cosa simile.
    Ed anche se avesse voluto, se lei si fosse illusa di conoscere un altro Grifis... Drusilia non dimenticava. Non dimenticava l'elfo che non aveva battuto ciglio ad abbattere degli innocenti manipolati dallo stesso disturbatore alieno lì presente soltanto perchè si erano messi in mezzo fra lui ed il nemico e che poi, con altrettanta tranquillità, aveva lasciato andar via completamente illeso un tale Amadar macchiato degli stessi crimini di Bid'daum e che, come lui, aveva insultato gli Aviatori e Laputa stessa durante l'interrogatorio.

    -Meglio un nemico in più all'esterno, che un traditore all'interno.

    Lei era l'Alfiere, lei sapeva tutto.
    Nonostante fingesse di non vedere, nonostante fin troppo spesso chiudesse gli occhi.

    -Non siamo malvagi e vorremmo aiutarvi, ma non siamo nemmeno stupidi...- solo allora degnò il ricercato di uno sguardo distratto, lo stesso di una dea che si trova per sbaglio ad osservare un piccolo verme. Non le interessava che morisse o meno, nonostante lui continuasse a darsi arie: la sua vita era per lei assolutamente irrilevante perchè, infondo, le sarebbe bastato un solo uomo per ammazzarlo. Semplicemente c'erano dei crimini che andavano pagati, e lei doveva far valere la sua legge -... in molti tendono a non cogliere la differenza.

    Ho l'antimalia, ma percepisco lo stesso la malia di Atena per scopi interpretativi.
     
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    Una nuova ennesima visione attraversò i loro occhi.
    Stavolta differente, poiché vissuta sotto la prospettiva del protagonista: la storia di un uomo, e di un giovane ragazzo, il cui nome -dal primo posseduto e dal secondo ereditato- risuonava sconosciuto alle orecchie della Volpe.
    Non sapeva -né poteva, probabilmente- comprendere quanto quel racconto avesse a che fare con il Falco da loro ricercato, ma era certo che in un modo o nell'altro quel velo di mistero sarebbe presto caduto.

    Quando l'oro dei suoi occhi incontrò nuovamente la luce, non si ritrovarono a Laputa; non vi era nessun Mastio ad accoglierli al risveglio, bensì ciò pareva essere un tempio sacro, ed un statua armata.
    Parlante.
    Sospettò che questo non avrebbe dovuto sorprenderlo.
    Il Magister rimase dunque in paziente attesa, ascoltando senza mai interrompere ciò che quel marmo aveva loro da raccontare.
    Sospettò che non si sarebbe dovuto sorprendere nemmeno nel risentire che il loro gruppetto era la sola speranza che restava per salvare Grifis, che era stata lei ad averli salvati, richiamati e tante belle cose via discorrendo.

    « Ha la mia parola, milady, ma io posso garantire solo per me: dovrà convincere chi finora si è mostrato parecchio incivile e poco collaborativo. »

    Sospettò -abbiate pazienza: le Volpi sono per natura animali assai diffidenti!- che l'abbaiare di quel cane li avrebbe seguiti ancora per un po' di tempo. In fin dei conti, quale altra soddisfazione avrebbe mai potuto dedicarsi? Non appena quel sortilegio sarebbe stato infranto, il grande mastino sarebbe tornato di tutta fretta a nascondersi sotto il suolo.
    D'altronde, era questo quello che facevano i vermi.

    So che avete molte domande e desidero aiutarvi ma vi prego, ho bisogno di tutti voi.
    Quindi, vi chiedo di deporre l'ascia di guerra almeno fino alla fine di tutta questa storia.


    E quì sorrise.
    Poiché ciò che era silenziosamente noto divenne finalmente di dominio pubblico: aveva bisogno di tutti loro! Perbacco, pensò: li aveva proprio colti nel sacco.
    Peccato che quell'alce -era più facile identificarlo per le corna che non certo per l'astuzia- avesse trascurato un piccolo particolare.

    Se non verrà eliminato o escluso l'unico elemento disturbante, Bid'daum il mercenario del Sud, nessuno di noi accetterà di proseguire.

    Quando si inizia un nuovo gioco, le regole vengono stabilite da entrambe le parti.
    Tutti erano necessari, aveva detto.
    Rimpiazzare un soldato, però, forse sarebbe stato facile. Ma rimpiazzarne quattro?
    Sospettò -ma era mica un vizio, allora?- che il Kuthiano possedesse in realtà assai molto meno potere di quanto avesse anche solo immaginato.

    « L'Alfiere »

    Sussurrò, voltandosi sorridente in direzione del mercenario.

    « ha parlato. »

    Chi l'ha detto che la parola dell'Autocrate sarebbe stata legge solo in territorio Endlossiano?
    Ah, quanto aveva ragione: che banda di gran mascalzoni incivili, immaturi e poco collaborativi, che erano quegli Aviatori!

    nicebarrierr

    Status Fisico: illeso.
    Riserva Magica: 110%.



    Equip

    Ciondolo Magico Della "Quasi-invisibilità"
    Tecnica di riduzione delle dimensioni



    Lacrima dell'Alfiere
    Tecnica di richiamo dell'Alfiere




    Abilità Passive

    Fioritura del Loto
    Permette di fondere 2 incantesimi combinandone gli effetti. Applicabile solo a tecniche di consumo basso e/o medio.


    Fioritura del Loto II
    Si può sfruttare la Fioritura del Loto anche con incantesimi alleati.


    Percezione Magica
    Auspex magico + classificazione incantesimi + rilevazione illusioni


    Riserva Energetica
    Mana fino al 110%.


    Schermo di Pensieri
    Protezione da malie + rilevazione di attacchi psichici


    Inversione delle Percezioni
    1. Gli incantesimi non illusori non possiedono auspex (non rilevabili da passive o tecniche di percezione sino a consumo medio)
    2. Gli incatesimi illusori invece possiedono un auspex (vengono avvertiti come reali minacce).


    Instant Casting
    Richiamo istantaneo degli incantesimi





    Edited by Silver Shadow - 9/3/2014, 01:12
     
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    Il Cavaliere Bianco si ritrovò a vivere in un sogno la vita di un altro.
    Attraverso i suoi occhi vide paesaggi innevati e un villaggio di povera gente, in quella che doveva essere una sorta di fuga. Poi l'incontro con un ragazzo, la vita con lui e l'addio suggellato con un ultimo dono, un nome: Flama.

    Il sogno finì e lentamente la lepre riprese coscienza del proprio corpo.
    Il contatto col freddo pavimento di marmo ristabilì il contatto con la realtà e mentre riapriva gli occhi realizzò di sentirsi veramente bene e che quel viaggio onirico e surreale era lontano dalla conclusione. Attorno a lui gli insoliti compagni di avventura e davanti a loro una statua.

    Vi do il benvenuto nella mia casa. Mi dispiace per il brusco viaggio.

    Era stata lei a parlare con voce soave.
    La donna di pietra armata di scudo, scettro ed elmo da battaglia.
    Tutto sommato non si sorprese più di tanto -in quella avventura aveva visto molte cose ai confini della ragione- ed in più era curiosamente propenso ad ascoltare tranquillo e sereno la voce che riempiva l'aria.

    Mi sono permessa di interrompere la vostra missione, non potevo permettere che lui vi facesse del male.
    Siete l'unica speranza che mi resta per salvarlo.


    Dunque era stata lei a salvarli da morte certa nel Reame dei Cristalli, a detta sua erano l'ultima speranza per salvarlo.

    Ma salvare chi?

    Il Falco?

    Da quello che aveva avuto modo di capire tutti loro avevano avuto un proprio trascorso con Phemt, ma gli altri lo avevano conosciuto con un altro nome.

    Chi era realmente il Falco?

    So che avete molte domande e desidero aiutarvi ma vi prego, ho bisogno di tutti voi.
    Quindi, vi chiedo di deporre l'ascia di guerra almeno fino alla fine di tutta questa storia.
    In attesa che arrivi anche l'altra ospite, cercherò di risolvere ogni vostro dubbio.

    Il primo a proferire parola fu lo strano tipo Monocorno, lo stesso contro cui si erano scagliati il Magister e l'altro uomo.

    Non capiva e non conosceva i dissidi presenti all'interno del gruppo, pertanto la sua attenzione era più concentrata verso la loro missione.

    « E chi è che dovremmo salvare? »

    “Perché proprio noi, milady?”



    Ꙩ Condizioni psicologiche: Sereno
    Ꙩ Condizioni fisiche: Ottime
    Ꙩ Energia: 100%

    Ꙩ Note: :flwr:

    Ꙩ Equipaggiamento:
    Gli inseparabili compagni di tante battaglie, la difesa e l'offesa del Cavaliere Bianco. Spada e scudo sono le armi del condottiero dal manto candido. La prima tagliente e letale è una spada corta affilata ambo i lati, realizzata in acciaio temprato e dalla solida guardia color rame. Una lama in grado di tener testa ai nemici più temibili. Il secondo è uno scudo triangolare costruito da una base di legno di quercia e rinforzato con dell'acciaio, adatto a parare i colpi più devastanti che altrimenti rischierebbero di essere fatali.
    {spada e scudo [2 punti]}


    Ꙩ Abilità

    Ꙩ Salto della Lepre:

    Zephyrus flette le ginocchia caricando nei muscoli delle gambe tutta la sua energia. Ne risulta un balzo scattante che scaglia la lepre a cinque metri dal suolo in pochi istanti.
    Consumo: Medio Durata: Istantanea
    [1 punto]

    Ꙩ Lepus:
    Le lepri sono tra le creature più simpatiche che si possono incontrare in un bosco. Il lepus sapiens altro non è che un'evoluzione di questa specie. Una razza discendente dalle lepri comuni che ha sviluppato un'andatura bipede, l'abilità di impugnare oggetti con le zampe anteriori e in ultimo, non per importanza ovviamente, capacità intellettuali. Hanno colonizzato territori, sviluppato governi e una cultura più o meno progredita. Ma della loro natura ancestrale hanno mantenuto alcuni caratteri. Rimangono decisamente esseri molto più agili di altre creature, dotati di un fiuto notevole in grado di captare odori ed essenze in un raggio di 30 metri.
    {Bonus 50% in agilità, Olfatto super sviluppato[10 punti]}
     
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    Noia.

    Ritrovarsi, dopo l’oblio, spettatori delle vicende di un corpo estraneo poteva dapprima apparire estremamente affascinante.
    Ma l’interesse durava ben poco quando le vicissitudini narrate erano quelle scialbe e senza interesse di un miserevole relitto in fuga, tale Flama, e della sua pateticissima storia con un ragazzino altrettanto miserevole, povero e denutrito.
    Tutta quella pietà da rifiuto umano lo schifava, quell’attaccarsi l’uno all’altro in preda alla disperazione, l’intera situazione che era costretto ad osservare lo disgustava.
    Il ragazzino avrebbe dovuto morire di stenti, forse qualche potere latente lo teneva in vita e proteggeva contro il freddo, ma non per questo meritava di vivere mentre Flama, un grande condottiero che aveva dovuto tradire i propri amici, gli causava più repulsione degli orridi demoni del Chaos.

    Neppure lui, che si riteneva incapace di pietà, moralità e altre inutili inezie mortali, non si sarebbe mai abbassato a tradire una microscopica manciata di persone.
    Khatep, che viveva nella convinzione che tutti gli fossero inferiori e meritassero unicamente di essere asserviti al suo potere e da lui manipolati per i propri scopi, che aveva compiuto azioni terrificanti nel corso della sua lunghissima vita, lui non si sarebbe mai abbassato a tradire i propri amici.
    Questa era una delle ragioni principali per cui non aveva amici, né li desiderava.

    Accolse con sollievo indicibile la fine di quello strazio mnemonico, quando Flama soccombette a qualche potere ultraterreno, qualche punizione inflittagli dalla luce del Sole di quel mondo.
    Con il suo decesso, finì anche quell’avventura onirica.



    Si risvegliò con gli altri, sdraiato sul marmo freddo e senza problemi si rimise in piedi.
    Ascoltò dapprima le parole della “divinità” che era lì rappresentata (incarnata?) nella statua, il commento del Khutiano, della ranger e infine del suo Alfiere.
    Apprezzò particolarmente le parole della donna, finalmente si cominciava a far valere il semplice fatto che loro erano in tre, quattro contando Sylvanas dell’Est, mentre Bid era da solo e nulla lo proteggeva se non il fatto che servisse loro per riportare in vita Grifis.
    Cattive notizie, per lui.

    Trovo assai interessante come molti sembrino ritenere la resurrezione di Grifis una material di così primaria importanza.


    Si concesse una risata rauca.

    La cruda verità è che il Falco è inaffidabile, incoerente, forse competente, ma certo questa sola qualità non è per nulla sufficiente per giustificare la nostra collaborazione con un simile rifiuto dimensionale.
    Se il mio alfiere me lo ordinerà, farò quando necessario, ma per quando mi riguarda il Falco si è ucciso da solo, evidentemente a conoscenza di ciò che lo aspettava dall’altro lato, o almeno sospettandolo.
    Se avesse volute il nostro aiuto, l’aiuto di quanti gli sono alleati, avrebbe potuto chiederlo prima di uccidersi in modo tanto plateale e senza quindi costringerci a questa scampagnata insensate, quindi noi non gli serviamo, che risolva i suoi problemi da solo.
    Per quando mi riguarda può restare morto.


    Questo era quanto aveva da dire, non si sarebbe fatto intimorire da nessunissima statua piena di corna ne da criminali galattici, vivi soltanto perché baciati da una fortuna a dir poco senza ritegno.
    Aggiunse Memoria alle dimensioni da radere al suolo, una volta che avesse appreso un rituale abbastanza potente.
     
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    The Golden Age

    "Vuolsì così colà ciò che si puote dove si vuole."

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    Tempio sconosciuto. } ~


    Mortali. Creature dalla breve durata, dotate di una forza inimmaginabile, eppure spesso così disattente da non cogliere il vero senso della loro stessa esistenza. Indaffarate, molto più nei loro schemi che per gli altri, trainati volentieri dalle passioni. Ma era anche per loro che lei combatteva, fin dall'alba dei tempi, senza abbandonarli.

    Vi avrebbe lasciato esprimere come meglio credevate, senza aggiungere o togliere niente a quanto sentivate nel cuore. Indipendentemente dall'ostilità che nutrivate gli uni per gli altri. E soltanto quando ognuno di voi ebbe concluso, ella passò a rispondere rispettando l'ordine con cui ognuno di voi si era rivolto a lei.

    Se avessi voluto costringervi, non sarei stata diversa da coloro che combatto dall'alba dei tempi. Io sono qui per chiedere e voi siete qui per accettare o meno. Sappiate solo che tutto questo avrà comunque il suo corso, con o senza di voi.
    -fece volgendosi a te, Castigo. Era come se ella potesse fare breccia dentro di te, superare la tua scorza di criminale incattivito e comprendere, forse anche solo in parte, perché innumerevoli vite avevano preferito morire per la sua causa, che vivere nell'oscurità-

    Ad ogni modo, il mio nome è Athena. Sono, in altri luoghi e tempi, colei che è Dea della Giustizia e dell'Amore; da sempre protettrice dell'umanità, da coloro che ne bramano la distruzione.
    -questa volta era rivolta a te, Syl; e anche tu come il Castigo potevi avvertire il suo potere, grande quanto l'universo, eppure caldo come solo l'abbraccio di una madre poteva essere-

    Per quanto possa sembrare egoista, e di questo me ne scuso, ma non ho modo di risolvere le vostre diatribe. Siete ovviamente liberi di non aiutarmi, non intendo costringervi. Tuttavia, la presenza di ognuno è più che vitale affinché le cose non precipitino più del dovuto. Però, nel tuo caso, ti chiedo di rimandare la tua decisione a dopo: forse le informazioni che io possiedo potranno cambiare il tuo punto di vista.
    -quando fu la vostra volta, Drusilia e Yoko, vi fu chiaro che dalle parole della Dea non vi era alcun astio, né nessun tipo di inganno. L'apprensione che trasudava per la persona a lei cara era paragonabile a quella di un caro che, in tutti i modi possibili, cerca di salvare un altro caro. Era anche questo l'amore, dopotutto-

    Ho scelto voi perché siete stati ingannati e usati. Così come il vostro amico, la cui vita è stata -ahimè- poco più che uno strumento nella mani di qualcun altro: un giocattolo affinché lui ottenesse quello che sempre bramato più di ogni cosa.
    -come Cavaliere, tu Zephyrus potevi avvertire la nobiltà della Dea, che presiedeva alla giustizia e per essa si batteva, fin dall'origini, contro coloro che si animavano nelle tenebre e per le tenebre vivevano-

    Basare una opinione su un fattore soggettivo e su informazioni incomplete non mi sembra così diverso dall'inettitudine e dall'inefficienza di cui ti lamenti, schiavo di Hades. Nel luogo dove vengo quelli della tua risma hanno dono del silenzio, per cui se non hai nulla di obiettivamente utile da dire, preferirei che tu facessi silenzio.
    -rivoltasi a te, Kathep, fu palese quanto a malapena sopportasse la tua presenza, e non era il tipo da distruggere il male senza motivo o senza ragione, ma fra i presenti era l'unica che avvertiva chiaramente la tua vera indole, oltre che la tua profonda ambizione per lo strapotere-

    Quand'anche l'ultimo elemento del vostro gruppo ebbe ricevuto risposta, la Dea poté concludere quella prima parte di spiegazioni solvendo il mistero più grande: chi dovevate salvare? E cosa c'entrava Grifis in tutto questo?

    Come voi siete stati uniti dal desiderio di salvare il vostro amico Grifis, il mio solo obiettivo è salvare una persona che può ancora essere salvata e che va fermata dal suo folle proposito. Lui non ha nome, anche se nel tempo ha adottato quello di chi gli salvò la vita da ragazzino.
    -mentre parla, come proiettata direttamente nella vostra mente, vedete l'immagine di un uomo dai fluenti capelli azzurri, la bellezza avvenente e un'armatura dorata; a chi conosceva Mozart, non ci volle molto per riconoscere la corazza, ma ognuno di voi trovò assurda la sua somiglianza con il Falco-
    Ha servito per lungo tempo sotto il mio nome e affrontato chi desiderava distruggermi per governare la terra e annichilire gli uomini. Come altri eroi prima di lui, morì per fermare un nemico molto più forte... ma il suo desiderio di vivere era troppo forte. Al pari del vostro compagno mummia, anche lui barattò per l'immortalità e ritornò. Sperava di ricevere riconoscimenti, di essere osannato come un eroe.
    -una nota grave cala sulla voce divina-
    Trovò un mondo diverso. Un mondo che non aveva ricordo di lui, né dei suoi compagni caduti con lui. Non poté sopportare l'onta e si unì ad uno dei più grandi monarchi di quell'epoca....
    -l'immagine si spostò, mostrando quell'uomo con indosso una corazza simile alla precedente, però scura, affiancato da un altro uomo dal portamento imperioso e i capelli biondi-
    Al servizio dell'Imperatore Hyoga, per lungo tempo ingannò gli Dei ottenendo dagli uni e dagli altri favori -piccoli in apparenza- ma che sommati assieme gli avrebbero concesso qualcosa che nessuno era stato capace fino ad allora: annichilire l'esistenza stessa.
    -ancora nella vostra mente si sostituì un'altra immagine, dove quell'uomo era dinnanzi ad un tribunale-
    Fu suo malgrado ucciso da un altro grande guerriero, Orfeo della Lira. Fu la sola occasione che gli Dei ebbero per porre fine alle sue idee. A causa però dei favori ottenuti, nessuno poteva ucciderlo senza che lui ritornasse... decisero di frammentare la sua anima e spedirla per diversi mondi: lo si condannò a ripetere in eterno quanto aveva fatto in vita. E così è stato, per migliaia di anni.
    -seguì un attimo di pausa, quindi riprese:
    Per quanto fossi contraria all'idea, dovetti accettare la sua sorte. Ma sono sicura che egli aveva previsto la propria morte, che forse l'avesse pianificata per far progredire le sue mire ulteriormente.
    -l'ultima delle immagini vide una fila di monti scuri e luoghi freddi, illuminati da fiamme violacee, dove una fila di persone camminava silenziosamente verso una voragine-
    E' stato qualche tempo fa che incappai in quest'elfo, Grifis. La sua anima vagava nel limbo da molto tempo ma, differentemente dalle anime dei morti, egli non avanzava verso la voragine. E' stato allora che ho sospettato che Lui fosse ancora attivo, ancora presente.

    Lui non si limiterà solo al mio mondo. Se otterrà ciò che desidera, lui farà visita ad ogni luogo, dimensione, semipiano o mondo esistente: distruggerà l'esistenza, riducendo ogni cosa in nulla. E' questo il suo desiderio e io non posso lasciare che lo faccia.


    Concluse, per ora, il suo lungo monologo.
    Lasciando a voi pensieri, dubbi o anche altre domande.

    Angolo QM } ~


    x tutti: So di essere in estremo ritardo e me ne dispiaccio °^° Comunque, la Dea risponde a tutti (Kathep gli sta sul cazzo, by the way) e passa a spiegarvi un inizio di trama con una serie di immagini che tutti vedete, a mo di ricordi ad occhi aperti o sogni lucidi. Concludo così per darvi modo di formulare domande o pensieri di sorta :*
    Avete tempo fino al 23, cappitto?
     
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    Socchiuse gli occhi, e sospirò mestamente.
    Nonostante non venerasse quella divinità che le sostava innanzi, riconosceva il suo buon cuore. Certo, non condivideva quasi tutto il suo modo di fare e la strategia, ma le buone intenzioni erano abbastanza evidenti, quindi non trovava alcuna ragione per andarle contro. A dire il vero, le dispiacque non poco di dover essere così dura nei suoi confronti. La situazione, tuttavia, lo esigeva ed inquanto Alfiere era sua priorità proteggere il suo Presidio da minacce di qualunque tipo. Dal tentativo di screditarli -così da costringerli a mostrare debolezza- del Kluthiano all'intera situazione disarmonica che si stava creando a causa di rancori e vecchie ferite.

    Doveva trovare una soluzione, ancor più perchè qualcosa le suggerì che anche la dea fosse vittima del rancore. Non si sarebbe spiegata altrimenti la risposta che serbò per Khatep.

    -Che la mia decisione fosse rimandata a dopo era cosa già decisa, dolce lady, sia per mia volontà che per costrizione: al momento mi sarebbe impossibile agire in qualunque altro modo- precisò, non per astio ma per semplice chiarimento -In ogni caso, se la questione è precipitata fino a questo punto, è anche mio interesse intervenire: la mia priorità è proteggere Endlos e la terra che governo dalle minacce esterne ed interne, reali e prossime come anche quelle ipotetiche. Quindi accetto...

    Forse i suoi alleati le avrebbero rivolto uno sguardo dubbioso, ma la parte che li riguardava non aveva ancora varcato il confine delle sue labbra rosse. Alzò un braccio, così da mostrare alla statua la mano stretta in un pugno e due dita alzate.

    -...ma a due condizioni. In primis chiedo la cortesia che Bid'daum non ci dia noia, volente o nolente, perchè così agendo rende impossibile il buon conseguimento della missione.

    Continuare ad attaccarlo in quel posto non sarebbe servito assolutamente a nulla. Era stupido, infruttuoso e faceva sentire il kluthiano più importante di quello che in realtà era. Lo avrebbe semplicemente ignorato, così da posticipare la sua vendetta a dopo.

    -Per secondo, desidererei che parole ed azioni generate da opinioni su fattori soggettivi ed informazioni incomplete non provengano da nessuno. Non so cosa provate verso i maghi, i necromanti o i non-morti, ma Khatep è uno dei miei alleati più fedeli e capaci. A patto che non diventi un peso o -peggio- un nemico, non trovo giusto che gli venga recata offesa. Altrettanto vero è che lui non recherà offesa a voi.

    Gli avrebbe lanciato uno sguardo d'intesa, perchè sapeva che in assenza di un suo intervento il lich avrebbe certamente risposto ad Athena. Khatep era profondamente orgoglioso ma non era nemmeno uno stupido: la Dama del Vento sperò che comprendesse la sua strategia, e si adeguasse, almeno in quella situazione.

    -Se accettate queste condizioni, avrete il mio appoggio.

     
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    L’astio che stava catalizzando era tangibile.
    Per alcuni si trattava d’insofferenza o noia, altri nutrivano un odio genuino verso quello squilibrato che - con la sua sola presenza - infangava il ricordo delle vittime delle Guerra Civile laputense.
    Fu normalissimo sentire anche un certo sentimento di altezzosità provenire da loro: dopotutto, cosa dovevano temere da un volgare mercenario, totalmente solo al cospetto di grandi personalità politiche e militari? La forza del numero li fece sentire sicuri, anche la convinzione di essere nel giusto contribuì in larga parte. Cercavano semplicemente di togliersi dai piedi quel fastidio, chiedendone l’estromissione dalla missione. Peccato per loro che ciò non fosse possibile, come spiegò tale dea Athena.

    Piacesse loro o meno, anche lui era legato a doppio filo con il Falco.

    Così la Dama, dichiaratasi addirittura protettrice del semipiano, fu costretta ad accettare di proseguire, tirandosi dietro il gruppo di sottoposti e alleati.
    Le due condizioni che impose meritarono finalmente un suo commento, dato che la lunga orazione precedente aveva smosso ben poco dentro di lui: purtroppo aveva il difetto di prendere velocemente a noia i pupazzi, soprattutto quando questi nemmeno si rendevano conto di star facendo il suo gioco.

    « Di solito i favori si chiedono ai diretti interessati, non ad altri, mia cara regina-soldato. »

    Rivolgendosi a lei, non fu un caso se tralasciò l’appellativo di Alfiere.

    « Ma come ho già detto, non ho intenzione d’intralciare nessuno. »

    Perché avrebbe dovuto farlo, infatti? Non era certo interessato a dare a tutti un pretesto per prenderlo di mira, spargendo della zizzania grezza e incolore. Era molto più divertente lasciar correre quella situazione surreale, in cui nemici e stranieri erano costretti a collaborare in un limbo sperduto. Nella testa dello psicotico Kuthiano, lo sconvolgimento dei ruoli e l’odio represso erano una forma molto più sublime di Caos.

     
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    Con le braccia compostamente annodate sul petto morbido, la Ranger si limitò ad ascoltare e nient'altro: udì la statua parlare al Khutiano, la sentì rispondere alla domanda che lei stessa aveva posto, dare consigli all'Alfiere Errante, e presentarsi come Athena, una dea di amore e giustizia... salvo poi rimbottare in malo modo il Lich.

    Quando -infine- la Pallade concesse qualche informazione utile per iniziare a sbrogliare quella matassa, Sylvanas prese mentalmente nota per fare il punto della situazione: il loro obiettivo era
    Flama II -il ragazzino della visione di prima-, un sosia di Grifis con i capelli dell'Ambasciatore Quarion e l'armatura dorata di Mozart.

    Perchè mai? Perché, morto da eroe, aveva voluto tornare ai tormenti di una triste esistenza mortale... solo per scoprirla ancora più triste e desolante, perché avvelenata dall'ingratitudine e la dimenticanza di quanti rimasti indietro, ed erosa dall'impietoso avanzare del tempo.
    Brutta storia, ma...

    Cosa fare a quel punto? Unirsi ad uno dei potenti per -come definirlo?- vendicarsi degli dei che l'avevano abbandonato e deluso...? Non le parve molto intelligente o saggio. Quindi, tipicamente da Grifis. Sembrava algido e distaccato, da fuori... e invece era più emotivo ed impulsivo di quanto si potesse immaginare.

    Non riuscì a comprendere in che modo quel Flama fosse venuto
    esattamente in possesso di un potere tanto spaventoso, né di come avessero potuto essere tanto ingenue ed incaute delle divinità (divinità: creature che in teoria sarebbero dovute essere superiori ai comuni mortali già singolarmente, figurarsi in gruppo!) da farsi raggirare come gonzi da taverna, ma... in fondo non le interessava. Lei era una persona piuttosto concreta, con un carattere ruvido, e quello che le interessava erano i fatti. E i fatti erano che -comunque, in qualche modo- quell'uomo era divenuto una minaccia per il suo mondo; appellandosi ad un altro campione, gli dei erano riusciti ad averne ragione, ma... con che razza di punizione stupida avevano pensato di punirlo?

    Frammentare la sua anima e spedirla per i multiversi a ripetere la sua vita e i suoi errori? Così su due piedi, le vennero in mente almeno altre cinque soluzioni migliori -e per "migliori" intendeva che escludessero il rischio che un problema del genere si moltiplicasse, accrescendosi esponenzialmente per ogni "copia" generata dai frammenti-; non poteva credere che delle divinità (divinità: creature teoricamente immortali e solitamente antichissime, che si presuppone abbiano avuto a disposizione
    mooolto tempo per contemplare la realtà) non fossero state capaci di trovare qualcosa di più sicuro.

    Da sotto il suo cappuccio, la donna-elfo scosse la testa e accantonò la questione, causa sopraggiungere di un'emicrania feroce; l'ultimo pensiero a riguardo fu la mera considerazione che,
    per fortuna,
    quelli non erano i suoi dei.

    E' stato qualche tempo fa che incappai in quest'elfo, Grifis. La sua anima vagava nel limbo da molto tempo ma, differentemente dalle anime dei morti, egli non avanzava verso la voragine. E' stato allora che ho sospettato che Lui fosse ancora attivo, ancora presente.
    concluse la dea di pietra, dandole finalmente modo di distrarsi
    Lui non si limiterà solo al mio mondo. Se otterrà ciò che desidera, lui farà visita ad ogni luogo, dimensione, semipiano o mondo esistente: distruggerà l'esistenza, riducendo ogni cosa in nulla. E' questo il suo desiderio e io non posso lasciare che lo faccia.

    Quando Dama Galanodel prese parola -l'unica voce a cui riconosceva abbastanza autorità da coordinarli in quella situazione-, Sylvanas appuntò su di lei gli occhi intorbiditi: concordava sul fatto che -per dovere verso Endlos- quella grana fosse anche loro, quindi se i suoi alleati accettavano la richiesta di Athena, così avrebbe implicitamente fatto anche lei, mentre le condizioni riguardanti il Khutiano la lasciarono alquanto indifferente. Poteva seguirli e collaborare, o aggregarsi e dare fastidio: lei lo avrebbe comunque tenuto d'occhio - e al primo problema di sua responsabilità, gliene avrebbe fatto scontare il fio. Azione e reazione. Nè meno, né più.

    -Se accettate queste condizioni, avrete il mio appoggio.

    « Di solito i favori si chiedono ai diretti interessati, non ad altri, mia cara regina-soldato. »
    si intromise il Mercenario del Sud, facendo lo spaccone
    « Ma come ho già detto, non ho intenzione d’intralciare nessuno. »

    jpg
    « Perdonaci la mancanza di fiducia: siamo delle brutte persone. »
    lo rimbeccò melliflua, con un sorriso dolce e un'alzata di spalle; poi si rivolse alla dea
    « C'è qualche ragione particolare per cui questo Flama
    ha sviluppato desideri tanto distruttivi? »

     
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    Athena.
    Erano al cospetto della Dea della Giustizia.
    Il Cavaliere avvertiva dentro di sé la sincerità e la nobiltà della Dea, anche lui votato al bene e alla giustizia riconosceva quasi di istinto l'identità di colei che per quei fini combatteva dall'inizio del tempo.
    Contro le tenebre e contro i malvagi.

    Sebbene non avesse dubbi a credere alle sue parole, ciò che lo turbava era il fine per cui erano stati chiamati. Ciò che ognuno di loro aveva conosciuto, altri non era che un frammento di un'altra anima condannata a vedersi dividere in frammenti sparsi poi per l'intero multiverso.

    “Mia Signora cosa desidera costui?”

    La dea paventava lo spettro di una grande minaccia che aleggiava su tutti i mondi, qualcosa che metteva in pericolo tutte le dimensioni e la loro relativa esistenza. Non poteva tirarsi indietro, ma poco prima la dea aveva accennato alla salvezza di quell'anima che progettava la fine del multiverso stesso.

    “Cosa dobbiamo fare per fermarlo?”

     
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    Demenza.

    Se fosse stato ancora in vita, sicuramente gli sarebbe venuto da strozzarsi da solo per il gran ridere quando quella sottospecie di divinità decerebrata prima gli diede dell’inefficiente inetto che avrebbe fatto meglio a tacere, solo per poi raccontare una storia stracolma di tanta stupida deficienza che lui stesso stentava a credere possibile.
    Ma non era in vita e non gli stava venendo raccontata una storiella umoristica, quindi rimase perfettamente compassato nell’ascoltare quella che ora riteneva una divinità con più boria che cervello.
    Le sue impressioni sulla storiella raccontata rasentavano l’improbabile: un potente cavaliere che tornava dal regno dei morti solo perché desiderava tanto, ma proprio tanto vivere –come se questo avesse mai fatto qualche differenza-, in preda a un raptus di megalomania si aspettava di essere ricordato dopo presumibilmente incalcolabile tempo, per l’onta(!?) di essere stato dimenticato impazzisce e si mette a fregare le divinità, che come dei perfetti boccaloni si fanno pure fregare da questo tizio.
    Stava ancora cercando le parole migliori per far in modo che quella cosa (non aveva la forza di chiamarla Dea) si vergognasse perfino di appartenere all’esistenza, la mancina appoggiata alla fronte come per fare da barriera alla stupidità che sicuramente si irradiava dalla statua, che il suo Alfiere lo precedette e parlò.

    Parole sagge, le sue, e richieste sensate.
    Un vago sorriso sarebbe passato sul volto mummificato dell’Antico, se questo avesse ancora avuto i muscoli facciali, quando la Dama del Vento prese le sue parti e lo difese dagli improperi e dalle allusioni della cosa.
    Aveva capito che non l’aveva fatto per proteggere lui, era più un promemoria della sua fiducia nei suoi confronti unito a un avvertimento, per non parlare del fatto che ora non avrebbe potuto mangiare la faccia a quella specie di ritardata marmorea con cui stavano interloquendo.
    Rinunciò quindi a risponderla, annuendo all’indirizzo di Drusilia con un gesto del capo, sott’intendendo chiaramente che aveva anche capito che non dovevano affrontare il Khutiano per il momento.

    Il Khutiano stesso però non sembrava aver capito che tutto ciò che avrebbe detto e fatto, ogni sfottò e ogni provocazione gli sarebbero ricadute addosso in un secondo momento, lì era protetto dalla sua fidanzatina pennuta ma su Endlos, oh su Endlos gli avrebbe fatto cose assolutamente atroci e inenarrabili sezionando la sua anima un pezzettino alla volta per poi usarla per alimentari dei fuochi della nonmorte creati appositamente.
    Di quell’essere dal singolo corno non sarebbe rimasto nemmeno il ricordo quando avesse finito con lui.

    Perdonaci la mancanza di fiducia: siamo delle brutte persone.


    Ha!
    Non riuscì –leggasi: non ci provò neppure- a trattenere una risata soffocata quando persino la ranger dell’est si mise a sfottere quel rifiuto dimensionale.
    Si appuntò mentalmente che l’elfa gli piaceva, per poi attendere pazientemente che gli altri ponessero questioni a Sua Senilità lì presente.
    Lui non le piaceva e per il momento, data la scelta del comandante, era meglio non tirare troppo la corda con la Dea, ma in ogni caso aveva fiducia che i suoi Laputensi compagni facessero le giuste domande.
     
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    Chissà perché immaginava che in un modo o nell'altro sarebbero dovuti arrivare ad un compromesso.
    Liberarsi definitivamente della palla al piede sarebbe stato chiedere troppo, ma sentirla abbaiare meno forte del solito, per lo meno, rendeva la missione leggermente più sostenibile. Magari la Dea che parlava alle loro orecchie sarebbe stata meno clemente nei suoi confronti rispetto al creatore della dimensione precedente?

    Lasciò dunque all'Alfiere il compito della negoziazione, dedicando a suo volta le proprie attenzioni verso gli obbiettivi della missione: l'armatura di Mozart l'aveva riconosciuta al volo, non era certo la prima volta che riusciva ad ammirarla. Ma indosso a Grifis? Facevano parte dello stesso ordine di Cavalieri?
    La risposta giunse poco dopo sempre dalla statua che gli parlava, la quale raccontò il destino riservato al giovane di cui ebbero in principio una visione.
    Ciò che il Demone riuscì a comprendere dal racconto, è che l'anima del Falco rappresentava l'eredità ancora vivente di quel passato assai lontano.
    Ma... avrebbero dovuto credergli?

    « Ci presenti questo fantomatico "Lui" come una minaccia, una fonte distruzione dalla quale desideri salvare anche il nostro mondo. »

    Si introdusse nel discorso rivolgendosi direttamente ad Athena.

    « Ed allo stesso tempo, ci definisci l'unica speranza in grado di salvare... Lui.
    In che modo le due cose possono conciliarsi? »


    Sperando che non saltasse nuovamente fuori la storia di assassinare il Falco.
    Quella l'avevano già sentita, e non ne erano rimasti molti entusiasti.



    Edited by Silver Shadow - 26/3/2014, 00:33
     
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    The Golden Age

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    Tempio sconosciuto. } ~


    La Dea attese. Il tempo in quel luogo era sospeso, poteva permetterselo.
    Poteva anche tacere in eterno, se solo avesse voluto: stava semplicemente dosando meglio le sue parole.

    Le leggi del mio mondo e le vostre sono assai diverse. Noi Dei non siamo onniscienti e, contrariamente a quanto si possa pensare, nemmeno onnipotenti. Siamo inoltre costretti ad incarnarci in corpi umani per poter interagire sulla Terra. Con la mia sola eccezione, gli altri si impiantano in un corpo scelto e ne prendono il controllo gradualmente, ma fino a quel momento il prescelto, pur rimanendo umano, ha tutti i poteri di un Dio.

    Disse, nel mentre davanti a voi scorrevano le immagini di alcuni dei prescelti del passato: un uomo dai capelli come il cielo, figlio di navigatori e mercanti; un giovane dai capelli verdi, e il cuore puro quanto innocente; e infine una fanciulla dai capelli viola, riconducibile ad Athena dallo scettro nella sua mano.

    Come già qualcuno in passato, anche Lui è riuscito a raggirare gli Dei quando ancora non destatisi del tutto. E per ottenere un potere uguale al nostro, era sufficiente il nostro sangue. Da guerriero esperto, sapeva che in passato cinque miei guerrieri erano riusciti, proprio grazie al mio sangue, ad ottenere la forza di rivaleggiare le divinità; sapeva anche che il sangue come il mio poteva rallentare l'invecchiamento.

    Si susseguirono le immagini di cinque giovani, di cui uno era quello con i capelli verdi già visto, che da corpi coperti di ferite si rialzavano rivestendo corazze dorate e dal potere straordinario.

    Il sangue del Dio Crono ha arrestato lo scorrere del tempo sul suo corpo.
    Il sangue di Hades lo ha reso impossibile da confinare nei lidi dell'Ade.
    Il mio ha elevato la sua armatura ai livelli delle nostre.


    E subito Lui, intento ad estrarre il sangue dalle sue vittime nei più disparati modi.
    Ad una donna da capelli bianchi durante un bacio, con un poderoso morso. Ad un giovane fanciullo, approfittandosi della sua bontà d'animo. Della Dea, da una lama che già una volta aveva trafitto il collo di lei e che ancora conserva tracce della sua divina essenza.

    Le uniche divinità da cui non è riuscito ad avere nulla sono state Nettuno, già da me imprigionato in un urna a seguito di una guerra, e Odino la cui anima è chiusa in una spada che solo il suo campione può impugnare.

    Il primo, ingannato a sua volta dal pupillo Hyoga, e costretto a rimanere nel sigillo in eterno.
    E il secondo arroccato com'era sulle sue cime fredde e innevate, lontano da tutto e da tutti.

    Per nostra fortuna, si ritrovò a partecipare in una competizione ove, per cause sconosciute, i suoi doni vennero meno e la forza di Orfeo poté dove nessuno era più capace. Ma non potendo uccidere il suo corpo e non potendo confinare la sua anima nell'Ade... sapete già il resto.

    Ed eccolo, attratto come una falena verso un luogo sorto dal nulla in più e più mondi simili. Come lui tanti altri attratti finirono per contendersi in uno strano e assurdo torneo, nel quale Lui capitolò infine al terzo incontro, contro colui che era rinomato per la sua forza quanto per la sua maestria nella musica.

    Ogni sua anima, impiantata in un mondo, ha avuto una vita propria, una storia propria e un destino proprio. Il Lui del vostro mondo è chiamato Grifis, il Lui da cui vi ho salvato è chiamato Phemt, come ne esiste un'altro chiamato Griffith, un'altro chiamato Falcom e via discorrendo.

    Ed eccoli apparire, uno ad uno. Vite diverse. Personaggi uniti da un solo destino eppure destinati a non incontrarsi mai, a non conoscersi mai. Tuttavia...

    In uno dei mondi in cui Lui è stato mandato, nessuno poteva immaginare esistesse la possibilità, per alcune persone, di ascendere ad un rango sovrannaturale.

    Ed eccolo apparire, colui che vi aveva aggrediti durante la vostra missione: Phemt.

    Phemt, come tutti gli altri frammenti di anima, era destinato ad una fine pietosa... eppure, egli poté sacrificare tutti i suoi amici e compagni e rinascere come membro della Mano di Dio. Elevatosi al di sopra dei mortali, trovò poi il modo di interagire nel piano materiale e lo fece legandosi al cristallo: il cuore del suo mondo.

    Avrebbe atteso che la seguiste, per continuare:

    E' in quel momento che qualcosa di Lui è rinato anche in Phemt, e in tutti gli altri. Tutti, tranne il vostro Grifis. E come poteva? Tutte le sue parti di anima erano riuscite, a causa di quanto capitato a Phemt, a ottenere poteri ben oltre la loro portata. Tutti tranne il vostro Grifis, poiché era ormai già morto da molto tempo.

    Ed ecco di nuovo l'immagine del Falco, il vostro Falco. Lo avreste visto assieme ad un compagno d'arme pattugliare il presidio, quando il capriccio del Maelstrom lo aveva improvvisamente investito e gettato nel caos. Quivi egli perse la vita, mentre nel presidio Ovest naufragava colui che avreste poi conosciuto come Mozart.

    Forse in virtù di qualche forza protettiva, il Maelstrom deve aver ucciso il vostro Grifis prima che gli capitasse qualcosa. O che lui facesse qualcosa. Non conosco questa vostra tempesta ma non è un caso...

    Tuttavia, il cadavere dell'elfo è arrivato nel mondo di Phemt. Una sfortuna, dato che questi, venuto a conoscenza dell'esistenza di altri sé, ha rimandato il vostro amico su Endlos infondendogli un poco della sua essenza.


    Ed eccolo Grifis, il vostro Grifis, tornare su Endlos e non ricordare cosa gli fosse capitato. Cinquant'anni in un altro mondo, solo tre mesi da voi: falsità, create ad arte da colui che si faceva chiamare Phemt.

    Essendo le loro anime identiche, il corpo l'ha accettata con i ricordi e i sentimenti del vostro Elfo. Per tutto il tempo che è stato con voi, egli era poco più che un cadavere che camminava: un guscio, una marionetta. Ma l'influenza di Phemt si sarà fatta visibile anche a voi, lo avrete visto fare cose assurde o comportarsi in maniere inconsuete.

    Ed infine, a suggello di un monologo fin troppo lungo, l'ultima immagine chiuse le parole della Dea. Immagine che era più eloquente di mille parole: la Strega Shilke che giurava vendetta sui corpi dei suoi amici uccisi dal Falco... una donna ormai vecchia e anziana, che viaggiava di propria volontà verso Endlos. Lì dove avrebbe trovato Grifis per usarlo e vendicarsi....

    Angolo QM } ~


    x tutti: dunque, farò una specifica maggiore in bacheca ma vi dirò già qui che intendo proseguire la scena qui e concludere il tutto sempre qui, senza aprire una seconda "quest" come inizialmente progettato.

    Se avete domande o non vi è chiaro qualcosa, Bacheca, Pm, Facebook o tutte le tecnologie che avete. Mi scuso per il wall of text e fisso la scadenza a giorno 02.


    Edited by flama - 26/3/2014, 23:10
     
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