Abbiam fatto le lotte e adesso curiam le botte!

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    Continuo di qui ---> https://endlos.forumfree.it/?t=67958116&st=15

    Una piccola caverna scavata nella roccia ai piedi di quello che sembrava un imponente vulcano divenne un rifugio sicuro per due fuggitivi feriti. La tenue luce prodotta da un fuocherello delineava i contorni d’una ragazza da abiti circensi e una lunga treccia, questa si impegnava a tener in vita le fiamme alimentandole di tanto in tanto con qualche ramoscello secco. Di certo non faceva ciò perché sull’isola di Berjska facesse freddo, più che altro era una protezione contro le fiere e le insidie che popolavano quei luoghi. Le iridi scure fissavano l’uscita della grotta fino ad incontrare il cielo sempre più scuro. Il crepuscolo era ormai sceso e la falce di luna risplendeva nel cielo come una regina mentre le stelle le facevano da dame. La fanciulla fu rapita, come ogni notte, da quella visione e la sua espressione si velò di una tristezza fatta di ricordi. Quel satellite le ricordava pericolosamente la sua Kora. Una delle persone che aveva creduto in lei, la vampira più simpatica che avesse mai incontrato. Con un gesto del polso apparì una carta, cinque di cuori, poi un altro movimento e questa svanì.
    Lo scoppiettio del fuoco catturò l’attenzione della giovane che, sedendosi accanto ad esso, iniziò a giocarellare con un ramo non potendo trattenere un sorriso di soddisfazione quando questo si consumò fino a diventar cenere. Il viso ingenuo e folle corse svelto in un angolo poco illuminato della caverna. Un uomo dalla pelle scura dormiva su una pietra più piana delle altre. La sua statura era imponente tuttavia, agli occhi della donzella, vi era qualcosa di estremamente fragile in lui. Gli si avvicinò a gattoni andandosi ad accoccolarsi a fianco. Fissò per qualche secondo la spalla sinistra di lui accuratamente bendata andando ad osservare minuziosamente le macchie di sangue secco. Era un colpo di alabarda fatta da una delle creature che li avevano attaccati, ormai erano belli che morti. Ridacchiò e poi si fermò di botto. Era preoccupata, il suo amico aveva delle costole inclinate e anche lo sterno. Una lacrima le scese intrepida sulla guancia rosea ma Jester, questo era il suo nome, la cacciò con un gesto della mano. Ted Carter era un pugile, un guerriero e l’aveva dimostrato in più di un’occasione. In quelle settimane per esempio il nero stava guarendo ad una velocità impressionante nonostante ciò vederlo in quelle condizioni era tremendo.
    La fanciulla abbracciò le ginocchia portandosele al petto, poi poggiò le guance su loro. Si dondolò avanti e indietro in modo frenetico iniziando a canticchiare, poi i mormorii divennero parole e queste frasi…

    -Quando la notte è nera
    Tu stai serena
    Quando ti culla la sera
    Niente ti mena…
    La Luna ti guarda sicura
    E’ una madre avventura
    Non aver paura
    Non vi è sventura…-


    Finita la filastrocca dalla malinconica melodia la giovane scoppiò a ridere. Amava quella situazione…
     
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    Non ero mai stato così male dopo una scarica di legnate, solitamente mi riprendo nel giro di qualche giorno, ma quella volta non so quanto passò, fatto sta che per molto tempo nella mia testa aleggiò una sensazione di vuoto, di nero assoluto e il primo ricordo che mi viene in mente dopo quel periodo fu un divano.
    Si esatto un cazzo di divano, avete sentito bene.
    Vi ero io seduto su di un morbido e comodo divano, che in qualche modo era mio, ma che non mi apparteneva nemmeno più da tempo.
    Era il divano della casa in cui vivevo quando avevo dieci anni.
    Mi ricordo bene di quel periodo, fu uno dei più belli della mia vita.
    Mia madre aveva trovato un buon posto di lavoro alle poste, mio fratello che al tempo aveva vent’anni, si era appena laureato e aveva trovato un signor posto di lavoro proprio a due isolati da casa, e io bhè, io a scuola era diventato bravissimo, oserei a dire un vero campione.
    Non vi era compito in cui non prendessi almeno otto.
    SI insomma fu proprio un periodo d’ oro per la famiglia Carter.
    E poi? E poi continuò così fino a quando non mi laureai, cazzo.
    Tutti iniziarono a farmi pressione sul fatto che mi dovevo trovare un lavoro, che si aspettavano molto da me.
    Ma in dieci anni molte cose erano cambiate nel mio quartiere e per una cosa e un’ altra, finì a fare lo spazzino, nonostante questo tutti furono molto fieri di me, poiché era un lavoro umile e un ottimo trampolino per il successo, diceva mio fratello, al’ inizio ero scettico ma poi mi sono dovuto ricredere.
    Difatti la sera del ventitré luglio la mia vita cambiò, o almeno, ebbe la svolta definitiva per cambiare.
    Mi era toccato il peggior turno della giornata, nel quartiere che ritenevo più brutto.
    Si insomma era una giornata di merda.
    Mentre svuotavo quei cassoni del cazzo, una scena attirò la mia attenzione.
    Cinque ragazzi che accerchiavano un loro coetaneo.
    Non so che intenzioni avessero, ma quando mi avvicinai per sapere cosa stava succedendo lo iniziarono a prendere a mazzate e cavolo come ci andarono giù pesante.
    Ovviamente li per li rimasi spiazzato e non sapevo che fare, forse avrei dovuto chiamare la polizia, ma non so se sarebbe arrivata in tempo, avrei potuto urlare qualcosa così d’ attirare il vicinato e fargli provare a smettere.
    Ma mentre prendevo in considerazione questa opzione il mio destro era già scattato e aveva fatto volare via un paio di denti ad un ragazzo.
    I miei muscoli erano stati più veloci della mia mente e avevano reagito contro l’ ingiustizia.
    I quattro rimasti mi guardarono sorpresi e quasi spaventati.
    Nuovamente il mio destro scattò e quello più grande andò giù come un birillo di bowling.
    Era come se avessi sempre combattuto nei ghetti, e il che non era del tutto errato, ma quella è un’ altra storia.
    Uno dei tre mi prende da dietro e mi tiene i bracci, mentre gli altri due si stanno mettendo il tirapugni.
    Quando odiavo quel coso, è sicuramente una delle cose che odio di più in tutto il creato.
    Tiro una testata, a quello che mi reggeva, sul naso, a quel tempo aveva ancora i capelli cortissimi e riuscì a fargli perdere la presa.
    I due, che erano ancora intenti a indossare la loro “cacata”, vennero colpiti forti da due miei pugni e caddero a terra come cipressi colpiti da un moscerino.
    L’ ultimo fece la stessa fine.
    Avevo vinto, avevo picchiato cinque ragazzini di quindici anni e mai mi sentii più fiero di me.
    Volgo il mio fantastico sguardo su la loro vittima e mi accorgo che era non un loro coetaneo, ma un mio coetaneo.
    Lo aiuto a rialzarsi, i danni sono minimi ma era assai spaventato, mi ringrazia fino allo sfinimento e mi fa i complimenti per aver steso quei ragazzi, gli dico che era stata una sciocchezza e effettivamente lo era stato.
    Poi mi propone di diventare mio agente e che farà di me un campione di Boxe.
    Rimango basito, stupefatto, ma subito apro la bocca per … poi mi riprendo, mi rialzo e mi accorgo che era tutto un ricordo nel sogno, strano a dirsi ma non a farsi.
    Mi trovavo in una grotta disteso su di una roccia e con la spalla bendata.
    Sorrido poiché non posso fare altro.
    ”Che si mangia stasera per cena?” chiedo a Jester che era li vicino.
    Ted Carter era tornato.
     
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    I dondolii si erano fatti sempre più veloci e il Giullare si ritrovava nel bel mezzo di un momento d’isteria. Il cappello era a qualche passo da lei e delle ciocche sfuggite dalla treccia le ricadevano ribelli sulla schiena, mentre le sue unghie scavano furiosamente nello scalpo. A rompere il silenzio nella grotta vi erano solo i suoi singhiozzi alternati a risa acute e cariche di rabbia. Poi improvvisamente l’omone che gli stava sdraiato di fianco parlò…

    ”Che si mangia stasera per cena?”

    A quelle parole Jester impazzì di gioia, lasciò stare la chioma arruffata e abbracciò l’uomo. Per poi spostarsi rapidamente per paura di fargli più male di quanto già stesse provando. Si ricompose un attimo asciugandosi gli occhi scuri e sorrise allegramente…

    -Vado subito a cacciare
    Stai qui ad aspettare-


    Tuffò la mano in una tasca e ne pescò fuori un paio di carte

    -Non verrà nessuno
    Ma usale se c’è qualcuno!-


    Detto ciò la ragazzina porse un re e una regina di cuori al pugile e uscì dalla grotta. Subito una brezza leggera le carezzò la candida pelle e la giovane si beò di quella sensazione liberatoria poi, tra mille tintinnii, iniziò a correre verso la spiaggia. La mezza Selvatica fu veloce e ben presto si ritrovò davanti ad uno scenario mozzafiato. Il riflesso della luna brillava tra le onde che con i loro sibili sembravano incitare la folle donzella a tuffarsi. Come guidata da un incantesimo lei si lasciò cullare da quel richiamo e, con passi veloci, andò verso il mare mentre il suo vestiario iniziò a mutare in un costume lilla, particolare importate il cappello che anche da cuffia non perdeva le multipunte. Infine Jester si ritrovò ad un passo da quell’immensa distesa blu e con un sorriso infantile l’assaggiò con la punta dell’alluce. Fu sorpresa nel constatare quanto fosse calda, ma in fondo quella era o non era un’isola dei geyser bollenti? La Circense si lasciò cadere fra acque salate, la pesca era iniziata…



    Era passata poco meno di un’ora quando il Giullare ritornò dal suo amico Ted con quattro pesciotti succulenti. L'aspetto della pazza era migliorato. Certo, non proprio il massimo ma meglio di nulla. L'abito era variopinto e il trucco era quello da guitto. La ragazza mise il bottino su una pietra liscia poi, con una delle sue carte, iniziò a pulirli per bene uno ad uno. Quando tutte le interiora furono sparite la Strega della Luna infilzò in due rami i pesci e li affumicò per bene…

    -Tieni e stai attento…-
    La fanciulla gli porse tre pesci a mo’ di spiedini
    -Sei debole e non mento!-

    Come se ci avesse ripensato Jester piantò il suo ramo a terra e si avvicinò all’amico, magari se lui fosse stato d’accordo l’avrebbe potuto imboccare…
     
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    Jester continuava a parlare in rima, dicendo che sarebbe andata a cercare del cibo, mi lasciò con questa promessa e con due carte: il Re e la Regina di cuori.
    Detto questo sparì fuori dalla nostra caverna.
    Ero rimasto da solo con quel piccolo fuoco, un po’ come mi succedeva quando dopo un incontro mi andavo a riposare, ed era proprio vero il detto che non c’è medicina migliore della solitudine e forse fu per quello che continuai a pensare al sogno.
    Chissà come stava mia madre e mio fratello, l’ unici che forse avevano un minimo d’ interesse per me. Ero passato dal’ immondizia alla popolarità nel giro di pochi anni, era ovvio che non mi fossi fatto nessun vero amico o qualcuno veramente interessato a me.
    Parlavano con me solo per la fama, solo per i soldi che avevo sempre passato alla mia famiglia, erano state quelle persone che mi avevano reso contento di aver lasciato il mio mondo.
    Ma, nel profondo, sentivo che qualcosa di caro c’ era comunque rimasto su quella bella Terra e pensai, pensai che forse c’ era qualcosa che mi ci avrebbe potuto riportare, qualsiasi cosa, sicuramente c’ era e sicuramente l’ avrei usata non appena avuto fra le mani.
    In fondo anche io ero un uomo e anche io avevo i miei punti deboli, belli o brutti che erano. Sospirai, un pesante e lungo soffio liberatorio.
    C’era stata Jester a salvarmi il culo, ma senza di lei sarei anche potuto morire, contro quelle strane capre.
    Scossi la testa, era impossibile che io morissi.
    Io ero Ted Carter, ma non ero certo invincibile, avrei sicuramente ringraziato quella bambina strana non appena fosse ritornata.
    Guardai le due carte coltello, quelle che aveva usato contro di me durante il nostro primo incontro, ma i disegni erano diversi.
    Che avessero un significato particolare? Perché proprio il Re e la Regina? E per cosa le dovevo usare? Per difesa?
    Annuii e gli misi da una parte, a portata di braccio e aspettai.
    Passò quasi un ora, in cui preferii riposare e la dormita si rivelò rilassante e rinvigorente.
    Quando Jester servì la cena ero benissimo in grado di mangiarla da solo e così feci, ma non prima di averla ringraziata.
    E forse erano stati tutti i miei pensieri, il sogno strano, ma chiesi alla giullare una cosa.

    ”Qual’è la tua storia Jester?”

    Parole semplici, che del mio vigoroso timbro non avevano niente, ma anzi erano state dette con tono calmo e gentile, quasi inapropriato a me.
     
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    Ted rifiutò cortesemente la proposta di Jester e quest'ultima sorrise vedendo che l'uomo era in grado di mangiare da solo. Il suo amicone era messo proprio male ma fortunatamente stava guarendo...

    ”Qual’è la tua storia Jester?”

    Quelle parole fecero bloccare improvvisamente la ragazza che stava per addentare il pesciotto cucinato ben abbrustolito. Un sorriso tranquillo le curvò le belle labbra mentre si rigirava lo 'spiedo' fra le dita. Non si aspettava quella domanda e non era sicura fosse un bene rispondere. Tuttavia il nostro Giullare è pazzo e un secondo dopo stava già sciorinando una risposta...

    -Sono per metà una Selvatica
    Ammetto non troppo statica!
    Mio padre è...o era umano
    Mia madre invece d'un popolo lontano.
    Ormai la mia età è tra 20 e 25
    Non ricordo che numero fra loro vince.
    Prima di esser in questo mondo catapultata
    Ho finito la scuola Hunter ed ero molto portata!-


    Con quest'ultime parole la fanciulla tirò fuori la licenza Hunter e la fece dondolare davanti al volto del pugile. In realtà dubitava fortemente che il moro sapesse l'importanza di quella carta plastificata ma lo fece ugualmente. Aveva sudato sette camicie per averla e tanto valeva mostrarla a tutto il mondo. Poi uno strano strato di malinconia le velò gli occhi. Le mancavano Kora, il suo maestro e gli altri. Si chiese se la stessero cercando e cosa stessero facendo in quel momento... Nonostante ciò la tristezza durò poco e la Strega della Luna ridacchiò mordendo la sua cena, era stupido essere tristi mentre si stava in compagnia in una così bella caverna. Si guardò attorno ammirando le pareti rocciose e i i suoi occhi luccicarono, erano proprio belle quelle rocce. La fanciulla si alzò e iniziò a carezzarle poi posò un orecchio su una parete rocciosa...

    -Le sono simpatica
    Forse perché sono Selvatica
    Gli vai a genio tu anche!
    Hai le membra stanche?-

    Detto questo il Giullare si avvicinò a Carter sedendoglisi accanto.
    Quando starai meglio dove andrai?
    Sai già cosa farai?


    Chiese la pazza sorridendo
     
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    Jester mi raccontò per filo e per segno tutta la sua storia.
    Venni perfino informato della sua età,ovvero sulla ventina, nonostante ne mostrasse molti di meno.
    Mi parlò pure del fatto che era un Hunter e che ti davano una carta se lo diventavi, nonostante sapesse che io non sapessi, me la mostrò comunque.
    Era una carta normale, normalissima, ma aveva un qualcosa di strano, affascinante, come se fosse stata ricoperta di misticità, come se fosse una delle mie coppe più preziose.
    Forse non valeva tanto, ma sembrava comunque preziosa, di per sé e per la giullare.
    Nel mentre parlava e mi illustrava la sua esistenza, ebbe i suoi alti e bassi, fino a quando non mi fece una domanda.

    Quando starai meglio dove andrai?
    Sai già cosa farai?



    Una domanda insolita, ma che mi fece comunque riflettere sul mio futuro.
    Ormai conoscevo Jester da un po’ e mi sembrò strano ritrovarsi con lei a fare quel tipo di discorsi, nonostante la follia della ragazza fosse ancora ben presente.
    Ma in quel momento, che avevo rievocato gran parte del mio passato,mi sembrava giusto anche dare un’ occhiata al futuro.

    ”Credo che diventerò il campione mondale di Boxe anche qui su Endlos”, provai a gonfiarmi i muscoli, ma da quanto mi facevano male mi fermai praticamente subito.

    ”E te invece. Progetti?”, cercai invece di sorridere, per farla sentire a suo agio.
     
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    ”Credo che diventerò il campione mondale di Boxe anche qui su Endlos”

    A quella risposta gli occhi di Jester sfavillarono di una felicità mista ad ammirazione fanciullesca. Il suo amico Ted sarebbe diventato senz'altro il più grande e lei aveva anche il suo autografo. Un sorriso gioioso le incurvò le labbra rosse come ciliegie mentre appludiva al suo fortissimo amico...

    -Sì, sarai grandioso
    Altro che noioso!-

    Finita la frase il moro riprese la parola.
    ”E te invece. Progetti?”
    La fanciulla portò una mano al mento in un gesto pensieroso.
    -Io cerco una mia amica
    E non m'importa se è difficile come gli altri dica
    Io gli darò una bella lezione
    E le insegnerò l'educazione!-


    Detto ciò rise. Appena avrebbe ritrovato la sua amica Kora le avrebbe spiegato l'importanza di salutare le persone quando si decide di fare un viaggio e per la cronaca era stata lei molto tempo addietro a spiegarlo alla folle...

    -Ted nel destino tu credi?
    O come me nelle coincidenze la verità vedi?-
     
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    -Sì, sarai grandioso
    Altro che noioso!-


    Sorrisi come avrebbe sorriso uno spaccone, perché in fondo era quello che ero.
    Oserei dire che era scontato che non fossi noioso e anzi che fossi un bocconcino appetibile.


    -Io cerco una mia amica
    E non m'importa se è difficile come gli altri dica
    Io gli darò una bella lezione
    E le insegnerò l'educazione!-


    Guardai per un momento Jester.
    Com’ era possibile che proprio una sua amica fosse finita con lei su Endlos, possibile che fossero state risucchiate insieme dal Maelstrom?
    Se fosse stato in quel modo, non si sarebbe dovute ritrovare insieme? Se era quella l’ opzione giusta, cosa era successo allora?
    Cercai di sorridere, nonostante mi preoccupasi per Jester, perché nel mio profondo credevo che stesse soffrendo non trovando l’ amica, ma sarebbe sicuramente riuscita a ritrovarla.
    Quindi gli posai una mano sulla spalla, così, tanto per motivarla.


    -Ted nel destino tu credi?
    O come me nelle coincidenze la verità vedi?-


    Rimasi un attimo basito da quella domanda.
    Tirai un morso al pesce, perché come tutti ben sanno a stomaco pieno si pensa meglio.

    ”Destino …?!, feci un sorriso beffardo, ”Baby … se esistesse il destino credi che sarei diventato il campione mondiale di boxe ?”.
    La presi convinto sotto braccio, un caloroso e poderoso braccio.

    ”Io credo solamente nelle illimitate possibilità dell’ uomo”.
    Chiusi il discorso in quel modo.
    Da vero macho e perché no, anche da vero figo
     
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    La mano di Ted era posata sulla spalla del Giullare quando ella, piena d'entusiasmo, sciorinò la domanda su cosa pensasse il campione di boxe sul destino...

    ”Destino …?!"
    Disse l'uomo esibendo un sorriso gagliardo

    ”Baby … se esistesse il destino credi che sarei diventato il campione mondiale di boxe ?"

    La fanciulla sobbalzò quando Carter la prese sotto braccio. Ma, passato il primo attimo di sorpresa, la giovane si ricompose. Comunque chissà come cavolo faceva quel tipo ad avere così tante energie pur essendo in convalescenza?!

    ”Io credo solamente nelle illimitate possibilità dell’uomo”.

    La donzella a quelle parole non poté trattenere un sorriso soddisfatto. Quel tizio le era assolutamente simpatico, sì... forse un po' presuntuoso ma dov'è scritto che gli sbruffoni non sanno essere degli amici fidati?!
    Jester si alzò fuggendo dal braccio dell'amico e con una piroetta elegante si ritrovò accanto al fuocherello scoppiettante...

    -Direi che ora dovresti dormire
    Tra qualche giorno al Nord tornerò
    Pensa se con me vuoi venire
    O le nostre strade saran divise per un po'!-


    Detto ciò il guitto diede l'ultimo morso alla sua cena e lanciò il ramoscello che aveva usato come spiedo nelle fiamme...
     
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    -Direi che ora dovresti dormire
    Tra qualche giorno al Nord tornerò
    Pensa se con me vuoi venire
    O le nostre strade saran divise per un po'!-


    Mi disse Jester mangiando in un sol boccone l’ ultimo pezzo della sua cena.
    Se la memoria non mi ingannava doveva essere li dove per la prima volta l’ avevo incontrata.
    Cosa andava a rifarci al Nord proprio non lo sapevo.

    Mi distesi nuovamente sulla mia fidata pietra, anche io finii la cena che la giullare mi aveva preparato.
    Mi aveva chiesto di andare con lei, forse per accompagnarla e in fondo gli dovevo un favore, d’ altronde era lei che si era presa cura di me durante quella piccola convalescenza, anche se la ripresa era stata rapida.

    ”Il Nord dici? …” esitai un attimo.
    Beh in fondo non avevo niente da fare, non sapevo dove andare, non sarebbe stato male farsi un’ altro giro per Endlos in compagnia di Jester.

    ”Va bene. Ci sto, svegliami quando si parte” esclamai un ultima volta mettendomi a dormire.
    Mi addormentai quasi subito e sperai di non fare un sogno come quello di prima.
     
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