The decisiveness of the lily

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    Alto nel cielo, il caldo sole dell'Est benediva la vallata con una giornata radiosa: la canzone del vento aleggiava serena per le vie affollate della capitale, intrecciando alle sue spire il profumo dolce dei fiori già sbocciati e spandendolo in ogni dove... e in quella cornice così pacifica, niente che fosse lontanamente oscuro, triste o pericoloso sarebbe mai apparso più irreale.

    Eppure, indugiando con le iridi di zaffiro sulle righe del dispaccio che le riposava in grembo -vergate in inchiostro dalla raffinata calligrafia di Tristan-, l'Alfiere conservava sempre in cuor suo la consapevolezza che -altrove- non tutti erano così fortunati.
    In quello stesso momento, la Guerra infuriava ad Ovest, e nessuno poteva dire quali altri orrori -da chissà quanto tempo- vi venivano perpetrati fin dalla scomparsa della Principessa Mio Aranwe.

    Non appena la notizia le era trapelata, si era mossa per valutarne la veridicità, e mentre due dei suoi Cavalieri -giovani dall'animo gentile, ma nel cui spirito di giustizia confidava ancor più che nella loro forza- si infiltravano oltre la frontiera blindata attraverso vie perigliose, il suo Ambasciatore si era recato a Sequerus per una visita a sorpresa a quel Presidio un tempo alleato.

    La Castellana aveva scommesso sul buon senso dei Governatori... e pur perdendo quella sfida, aveva ottenuto più di ciò che le serviva: quell'Usama Kuroi non si era limitato a respingere Quarion -rischiando, tutt'al più, di incrinare i rapporti diplomatici-, ma l'aveva preso prigioniero assieme alla sua scorta; le lettere che lei stessa aveva scritto ed inviato per suggerire, domandare e pretendere il suo rilascio erano state tutte parimenti ignorate, e quando si era rivolta a Lord Aeon, egli l'aveva praticamente
    invitata a ricorrere alle armi.

    Che il Signore della Chiave avesse qualche progetto in mente le era parso fin troppo palese, e -in virtù dei lunghi secoli di quieta collaborazione- Kalia aveva anche osato domandarglielo, ma... enigmatico come sempre, il Signore del Tempo si era limitato a sorriderle con cortesia, lasciandole le coordinate -giorno, luogo e ora- in cui far adunare i loro eserciti.

    L'Avanguardia era partita per direttissima, sfruttando come mezzo di trasporto le aereo-navi di Garwec, e il primo contingente aveva incontrato dove stabilito le Milizie d'Argento del Castello Centrale, insieme alle quali si era poi unito alla battaglia per il fronte ribelle della Resistenza; il secondo sarebbe partito quello stesso pomeriggio, ma non senza un'autorità che potesse fargli da punto di riferimento.

    ...perché era proprio ora che i Cancelli del Picchio della Guardia erano caduti che il conflitto sarebbe degenerato, dritto dritto nella direzione peggiore, quella in cui a far le spese delle follie dei potenti sono solamente i civili: se quella situazione si protraeva, chi avrebbe patito maggiormente la fame, la sete e i pericoli? Quel che restava delle famiglie nelle case, o i nobili arroccati nelle loro dimore fortificate?

    jpgIl tempo della battaglia campale si era già concluso: adesso, la guerra assumeva i tratti sinistri di un assedio... e, anche se solo nel modo un po' sfocato che confuso che caratterizza le lontane reminiscenze dall'infanzia, anche se a distanza dei secoli, Kalia ricordava com'è che vanno le cose in quelle circostanze; lei -figlia di Re- aveva avuto un trattamento di riguardo, ma non aveva dimenticato - un bambino non dimentica... e chissà quante piccole vittime si trovavano proprio in quel momento, ostaggio di quella guerra folle.

    A prescindere da quali fossero gli intenti di Lord Aeon, quel conflitto doveva concludersi alla svelta: il più in fretta possibile e col minor numero di perdite... per questo, non avrebbe inviato un altro Cavaliere, ma un Saggio. Il fronte non aveva bisogno di un altro guerriero,
    ma di uno stratega - e la strategia è disciplina sottesa da Sophia, la Via dei Mondi. Così, sola nella Sala delle Udienze, assisa sul suo scranno, la Dama Azzurra attendeva il suo arrivo...



    Edited by Madhatter - 8/3/2014, 02:26
     
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    La storia della musica forse non inquietava il Cantore, ma più la osserviamo con i nostri occhi più genera nella nostra mente pensieri spiacevoli. Il fatto che tutti accettino le Vesti Blu come soggiogati dalle stesse note che si odono nella capitale, specialmente nel mercato, rende il tutto solo più sgradevole. Non sono pochi quelli che identificano l’est come una terra di serenità e tranquillità; un errore a nostro dire spiacevole. Nessun luogo è mai un paradiso ed ogni regnante nasconde scheletri nell’armadio.

    Con la domanda nella mente di quali fossero quelli posseduti dall’Alfiere, attraversiamo le strade affollate fino ad arrivare all’entrata di Lordaeron. Un rapido sguardo alla svettante torre di Reverie ed entriamo scortati dalle guardie. I lunghi corridoi, decorati da gigli bianchi, richiamano ricordi passati e nostalgici. Quanto tempo è passato da quando il Cantore giunse sul piano e venne qui con un dono a richiedere l’accesso a Palanthas? Se non fosse stato per quell’incontro molte cose non sarebbero mai accadute. Non sarebbe divenuto uno dei Saggi, non avrebbe toccato il frammento di Desu ex Machina e probabilmente non sarebbe morto. Noi non saremmo qui, in questo momento, e staremmo ancora nella nostra prigione d’inchiostro. Sotto diversi punti di vista dobbiamo molto a Kalia anche se dubitiamo lei se ne renda conto.

    Svoltato l’ultimo corridoio, l’unica cosa che ci separa da lei è la doppia porta che da sulla Sala della udienze. Niente annunciatori, come accaduto con Drusilia, ma un’atmosfera meno regale e più amichevole. Anche fosse non abbiamo intenzione di ripetere gli stessi errori. Comprendere gli sbagli ed evitare di commetterli di nuovo fa parte del ciclo della vita. Eppure, se tutto è così semplice, perché l’umanità continua a commettere sempre gli stessi sbagli? Spalanchiamo le ante ed a passo lento entriamo. Le ciabatte in seta strusciano sul marmo senza produrre alcun suono.

    «Per la seconda volta siamo di nuovo qui. Perdonerete il nostro esser giunti qui senza doni, al contrario della prima volta?» Un leggero sorriso. E’ una sensazione strana quella che si fa strada nel nostro cuore. Una tranquillità che scaccia via tutte le preoccupazioni e che ci avvicina pericolosamente al mondo dei sogni. Forse è ancora qualche trucco del vecchio o solo l’eccitazione per quell’insolita missione. «Ci avete chiamato e noi qui siamo giunti. Corona di Sophia,… » poi, ricordando la reazione di Drusilia alla mancanza di un nome – per alcuni è importante, quantomeno come modo di comunicare informale – aggiungiamo «…Julian Lambert.»


    Edited by Lùx - 10/3/2014, 00:39
     
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    A strapparla dai suoi pensieri fu l'eco distante di qualcosa che non si aspettava di udire... perché, per quanto familiare e confortante fosse per ogni Arcano l'eco della Risonanza, mai la Papessa avrebbe pensato di udirla in quel momento.

    Qualcuno della Famiglia aveva varcato le soglie del Maniero, eppure... a giudicare dalla tonalità sfumata di quella melodia -più rarefatta di quella dei Trionfi-, Kalia fu istintivamente portata ad ipotizzare che si trattasse di Sylvanas; dopotutto, per quanto ne sapeva, la Ranger era l'unico Arcano Minore in zona...

    Così, quando a quel suono inconsistente -che vibrava nitido solo nel suo cuore- se ne sovrappose uno più concreto, rintocco di passi in avvicinamento lungo il corridoio, la Castellana ebbe di che rimanere sorpresa nel momento in cui il suo visitatore oltrepassò le doppie porte della Sala delle Udienze.


    «Per la seconda volta siamo di nuovo qui.»
    esordì sorridendo il giovane che lei stessa aveva mandato a convocare
    «Perdonerete il nostro esser giunti qui senza doni, al contrario della prima volta?»

    Rekishi Naku -con quel nome le si era presentato allora- era comparso al suo cospetto per la prima volta ormai qualche anno prima, portandole in dono uno splendido fiore e domandando accesso a Palanthas; da quell'occasione non aveva più avuto modo di rivederlo, però... il primo pensiero che le balenò nella mente fu che era diverso.

    E non perché il suo viso -al tempo- quasi inespressivo mostrava finalmente emozioni e vitalità, o per il suo modo di parlare -prima assai bizzarro- adesso quasi normale (per riferirsi a sé stesso, era passato dalla terza persona singolare alla seconda plurale... cosa che poteva denotare -al più- solo un'alta considerazione di sé stesso), né per la soverchiante presenza spirituale -multipla?- che emanava, ma perché ora, in lui poteva sentire l'impronta del Card Master.

    «Ci avete chiamato e noi qui siamo giunti.»

    Drusilia le aveva raccontato degli strani eventi in cui si erano entrambi trovati coinvolti tra le mura della Grande Biblioteca, e le aveva anche detto che era una persona diversa, ma...
    Non l'avrebbe mai immaginato
    così.

    «Corona di Sophia... Julian Lambert.»

    « Ah... ehm... Benvenuto, Ju-Julian... »
    senza rendersene conto, la Regina dell'Est si era alzata al suo trono
    « Sembri... sei... cambiato... »

     
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    A dirla tutta non è la situazione che ci saremmo aspettati di assistere una volta entrati nella sala. Forse abbiamo ancora impressa nella memoria la regalità e la serietà di Drusilia quando andammo nella sala del trono. Di fronte a noi abbiamo invece una Kalia titubante, che esita nel pronunciare parole e quasi a disagio. Ben lontana dalla stessa della prima visita, così cordiale ed accomodante come una madre. Allora erano stati chiari i ruoli dei due, mentre ora è tutto così confuso, come se fosse stato rimescolato. Come la dobbiamo considerare? Chi è ora per noi?

    « Sembri... sei... cambiato... »

    «Chi è che non cambia in un mondo così spietato come Endlos.» le facciamo gentilmente notare. «Tante cose sono cambiate ed altre cambieranno. E voi? Siete cambiata?» domandiamo curiosi di una risposta. Tutti cambiano, e la sua reazione lo testimonia, però sotto quello stupore non possiamo che intravedere la stessa tranquillità di sempre. Il profumo gentile del giglio che concilia il sonno. Una cosa buona seguendo il consiglio di Iroh? Ancora non riusciamo a comprenderlo.

    Vorremmo dirle che il singolare non ci si addice più, così come il nome è solo una gentilezza e non ciò che ci rispecchia per davvero. Vorremmo confidarle che l’uomo da lei conosciuta è morto e che non è altro che un frammento. Che dell’umanità non resta che un ricordo e che siamo qualcosa che la trascenda. Vorremmo dirle tante cose, ma tacciamo. La convocazione è passata in secondo piano, le motivazioni anche così come il malumore da quando siamo giunta dal sud. Assomiglia più ad incontro tra due conoscenti dopo tanto tempo. Ed in effetti è proprio così.
     
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    «Chi è che non cambia in un mondo così spietato come Endlos.»

    La criptica risposta del Saggio, pur proferita con gentilezza, non servì certo a placare gli impliciti interrogativi che le montavano in mente con prepotenza, ma... non era poi così importante, in quel momento: se la Corte lo aveva toccato, allora la verità delle cose sarebbe venuta presto a lei; in quel frangente, per comportarsi da Arcano -fedele al suo mandato-doveva prima agire da Alfiere, e la sua massima priorità era risolvere la questione dell'Ovest, come era suo dovere di colonna di Endlos.

    «Tante cose sono cambiate ed altre cambieranno. E voi? Siete cambiata?»

    Una domanda probabilmente casuale, buttata lì pour parler,
    che ancora la riportò alla contingenza di quel momento e di quella realtà,
    in cui ogni sorta di sventura sembrava esser pronta ad abbattersi su Endlos...
    ...e in cui sembrava non essere più tempo per remore e sentimentalismi.


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    « Mai del tutto... »
    mormorò in risposta, sorridendo gentile e scendendo i gradini per andargli incontro
    « Alcuni non hanno questa fortuna. »

    Si dice che errare umano e che perseverare è diabolico, che sbagliando si impara, e anche che ciò che non uccide ci rafforza... ma quando l'errore sta in troppa mitezza, quando imparare da quell'errore vuol dire indurirsi per non spezzarsi, e quando rafforzarsi comporta solo diventare più insensibili e più spietati... può davvero considerarsi un cambiamento in meglio? Un cambiamento necessario - fuor di dubbio. Un vantaggioso sgravio da un inutile cascame - molto probabile. Ma erano quelle cose a rendere migliori...?

    Anche in quel frangente, nonostante avesse ormai già addentrato il suo Presidio e i suoi figli in una guerra -giusta quanto vuoi, ma non per questo meno feroce e pericolosa- il cuore della Dama non era leggero... e per quanto ad ogni istante sarebbe stata felice di richiamarli tutti indietro -alle loro case e alle loro famiglie-, Kalia sapeva di non potere dare quell'ordine -l'unico che desiderasse-, perché liberare le terre dell'Ovest dal giogo delle folli ideologie che vi vigevano era indispensabile alla stabilità di Endlos.

    « So che sei stato per un pò lontano da Est,
    e che certe tue faccende personali ti hanno tenuto impegnato... »

    esordì con calma la Dama, fermandosi davanti al Saggio ed entrando in argomento
    « ...perciò, prima di spiegarti il motivo della tua convocazione, ho una domanda da porti:
    cosa sai della attuale situazione del Presidio Ovest? »

     
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    E’ malinconia quella che traspare dalle parole della Dama Azzurra? Una persona che non può cambiare, costretta a non poter crescere rinchiusa nel proprio bozzolo di stasi è qualcosa che immaginiamo sia tremendo. Osservare il mondo, comprenderlo ed accrescere il proprio bagaglio culturale sono tutte cose su cui abbiamo fondato le precedenti vite e la nuova, cose che diamo per scontate. Chi è il folle che non vorrebbe cambiare? Nessuno, messo di fronte al proprio futuro, sceglierebbe di essere Peter Pan.

    Ancora una volta vorremmo osare, entrare nel discorso ed indagare. Perché quel discorso? Non sembra buttato a caso. Non può davvero crescere oppure non vuole? Cosa si nasconde dietro le tende che l’alfiere ci sta mostrando? Un passato pieno di rimpianti, forse. Eppure desistiamo, con il discorso che viene sospinto ancora una volta lontano da ciò che desideriamo. La timidezza è stata scacciata via, sostituita dalla serietà e rigore di ogni buon regnante. Ci domanda notizie di un lontano Presidio ed è facile capire che è ciò che più le preme in questo momento.

    «Sapete molte cose. Ci spiate?» domandiamo con il sorriso sul volto. Ci diverte stuzzicarla, forse per l’esitazione che ha avuto all’inizio ma anche perché le voci girano troppo in fretta. Ci sono cose che devono rimanere celate, per ora. «Ad ogni modo siamo stati a Sud per sincerarci della questione relativa al nuovo Alfiere. La cosa ci interessava.» Altre invece possono benissimo diventare di dominio pubblico. «Riguardo all’Ovest trapelano varie notizie, ma tutte poco attendibili. C’è chi parla di scontri, ma non ci siamo interessati troppi. Avevamo troppe cose da cui badare.» Poco lungimirante da parte nostra, ma seguire tutte le vicende su Endlos sembra più difficile del previsto. «Cosa vi turba ad Ovest?»
     
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    «Sapete molte cose. Ci spiate?»

    Rispose alla smorfia sarcastica del Saggio con un sorriso perfettamente innocente, e reclinò la testolina turchina da una parte; c'era qualcosa di infantilmente buffo nell'essere che le stava davanti, e persino in quel momento critico il suo cuore tormentato si scoprì capace di lasciar spazio ad un accesso di tenerezza...

    « Una madre ha il dovere di vegliare sui suoi bambini. »
    affermò con voce dolce e un candore disarmante negli occhi blu
    « Il termine "spiare" lo fa sembrare quasi una cosa brutta... »

    Perché, per quanto la notte sia oscura e piena di terrori, e la vita ingrata e costellata di amarezze, il suo fulcro era proprio quella gentilezza tenace: la sua forza non era nelle armi, ma nelle sue convinzioni... e per rinvigorire i suoi ideali, le bastava il sorriso di un bambino.

    «Ad ogni modo siamo stati a Sud per sincerarci della questione relativa al nuovo Alfiere. La cosa ci interessava. Riguardo all’Ovest trapelano varie notizie, ma tutte poco attendibili.»
    esordì il Saggio, senza che la Dama comprendesse il suo interesse per il Sud
    «C’è chi parla di scontri, ma non ci siamo interessati troppo.
    Avevamo troppe cose da cui badare. Cosa vi turba ad Ovest?»


    Con calma, la donna cerulea trasse un profondo respiro e accantonò con garbo la leggerezza del momento prima, così da serbarla nello scrigno del cuore -come una gemma preziosa- per rimirarlo in altri momenti; e così, Julian non sapeva nulla... perciò, sarebbe dovuta partire da principio.

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    « Indagini collaterali ad un caso di cronaca che ha colpito Fanedell hanno portato alla mia attenzione notizie terribili sulla situazione del Presidio Ovest. »
    principiò, abbassando lo sguardo addolorato sull'intreccio delle proprie dita
    « A quanto pare, a partire dalla scomparsa dell'Alfiere Occidentale Mio Aranwe, il governo installato al suo posto dalle famiglie nobili di Cinque Picchi -chiusa la frontiera per bloccare la fuga di notizie- avrebbe avviato un genocidio ai danni di ogni etnia e minoranza dell'Ovest che si discosti dalla razza umana.

    Ho inviato due dei miei Cavalieri a verificare la faccenda e il mio Ambasciatore ad incontrare i Capifamiglia in una visita a sorpresa; come risultato, i due hanno confermato questa situazione, e Quarion è stato catturato... Perciò, per quanto non mi piaccia, l'Est è in guerra.

    Parte del contingente è già partita, ha ingaggiato battaglia insieme al fronte Ribelle e alle schiere di Rivenore, e insieme hanno conquistato i cancelli di Sequerus... ma è ora che la situazione si fa più delicata, perché la battaglia campale si trasformerà in un assedio; intendo mandare altri rinforzi - e vorrei che tu andassi con loro. »

     
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    Che vi fosse realmente o meno innocenza in quel sorriso, rabbrividiamo al pensare di come gli istinti materni portino a certi risultati. Fin da quando siamo rinati su questo piano siamo stati trattati alla stregua di bambini, come se la nostra mente non sia ancora matura. Sebbene alcuni di noi siano adolescenti, lo stesso non si può dire per la nostra interezza. Coordinare le azioni tra migliaia di persone in un battito di ciglia è difficoltoso ma anche naturale per la nostra condizione. Dovremmo agire u un orizzonte di secoli, abbastanza per riflettere e discutere tra noi, non certo freneticamente come un normale umano. Eppure, nonostante tutto ciò sia evidente, continuano a trattarci come bambini. E le bambinaie sono fin troppe. Julian è appartenuto al Presidio Errante, quindi Drusilia ne fa il proprio suddito da difendere. Ora persino Kalia, in qualità di reggente del Presidio dove dimorano i Saggi, sembra avere la geniale idea di seguire i nostri spostamenti e spiare le nostre azioni. In qualunque modo lo si dica e per qualunque ideale la si svolga resta un’azione tutt’altro che nobile.

    Dello stesso parere siamo riguardo alla guerra. Si può invocare la difesa dei propri sudditi, la volontà di portare la pace o chissà quale discorso per le masse, ma la guerra è la guerra. «Notizie terribili?» facciamo eco malcelando il nostro scontento. «Non ci sembra dissimile da ogni altra guerra che abbiamo visto o vissuto. Anzi, se dovessimo sbilanciarci, non è neanche una delle più crudeli e spietate. Senza contare che su Endlos sembra una prassi non appena decade un Alfiere.» Una ben più violenta nel Presidio Errante ed una coerente con il caos del Presidio Sud. «Scegliere gli Alfieri è compito di Lord Aeon e, se seguiamo ciò che è avvenuto nel Presidio Errante, egli usa la guerra proprio per far emergere il carisma del prescelto.» Figura interessante la sua, sicuramente in cima alla lista di chi vogliamo incontrare. Chissà se ci sarà mai il momento. «Avete subito un torto con la prigionia di Quarion, senza dubbio, ma pensate che la soluzione armata, alla luce dei fatti appena elencati, sia la scelta più saggia? Se non fossimo certi della vostra bontà penseremmo che vogliate manipolare le sorti della guerra per far emergere vittorioso il futuro Alfiere che più vi aggrada. Perciò…cosa desiderate davvero?»
     
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    «Notizie terribili?»
    il tono... annoiato (?) con cui il Saggio rispose la gelò
    «Non ci sembra dissimile da ogni altra guerra che abbiamo visto o vissuto.
    Anzi, se dovessimo sbilanciarci, non è neanche una delle più crudeli e spietate.»


    Sbattè le palpebre bordate di ciglia nerissime un paio di volte, stordita come se l'avessero colpita con uno schiaffo in pieno viso, e gli occhi di zaffiro cercarono quelli del Saggio che conosceva -seppur poco- e che aveva chiamato a sé, stimandolo degno della sua fiducia... eppure, ciò che trovarono fu uno sconosciuto.

    «Senza contare che su Endlos sembra una prassi non appena decade un Alfiere.
    Scegliere gli Alfieri è compito di Lord Aeon e, se seguiamo ciò che è avvenuto nel Presidio Errante, egli usa la guerra proprio per far emergere il carisma del prescelto.»


    Non emise un fiato né lo fermò, ma sentì qualcosa spezzarsi dentro di sé, e mentre un muto dolore le cresceva nel cuore, prosciugando ogni goccia di sangue dal suo viso eburneo, la Dama si sentì svuotata; conosceva i metodi di Rivenore forse meglio di chiunque altro su Endlos, e Julian non aveva tutti i torti... eppure, la disinvoltura e il distacco con cui quella creatura analizzava la questione -senza un palpito, senza cuore- aveva ben poco di umano.

    E questo era per lei più straziante di un colpo di coltello,
    perché la frequenza di un male non lo rendeva meno orribile,
    né più accettabile con l'abitudine.


    «Avete subito un torto con la prigionia di Quarion, senza dubbio, ma pensate che la soluzione armata, alla luce dei fatti appena elencati, sia la scelta più saggia?»

    Drusilia le aveva raccontato degli eventi di cui era stata testimone a Palanthas, le aveva riportato con quale crudele insensibilità era stata trattata da una creatura che sembrava non conoscere -o non ricordare- i sentimenti che avevano invece infiammato ciascun cuore di quella moltitudine che ora lo componeva - l'unica vera scintilla divina che aveva innalzato l'uomo ad eroe...

    ...e Lei -nella sua solita, ingenua indulgenza- aveva avvolto attorno a quell'essere indefinito il velo gentile di un dubbio che non giudica; aveva scelto di credere che fosse semplicemente confuso per essere appena venuto al mondo, e nonostante la freddezza con cui accoglieva la notizia di una guerra atroce -lui che, avendone vissute tante, più di ogni altro avrebbe dovuto
    comprendere-, Kalia cercava ancora con ostinazione di non biasimarlo.

    «Se non fossimo certi della vostra bontà penseremmo che vogliate manipolare le sorti della guerra per far emergere vittorioso il futuro Alfiere che più vi aggrada. Perciò…cosa desiderate davvero?»

    Lentamente, la Dama Azzurra si mosse per avanzare di un passo, e quando levò la mano lo fece con fatica, sentendo tutto il peso del gesto che stava per compiere... eppure, fu con la delicatezza di una piuma che le dita diafane e affusolate si soffermarono sulla guancia della Corona di Sophia, carezzandone la barba bruna con tenerezza materna.

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    « Delle persone stanno soffrendo, Julian - anche ora, mentre parliamo:
    è così incomprensibile, per te, il desiderio di aiutarle...? »


    Piangeva, ma senza un singhiozzo, come se -semplicemente- le lacrime straripassero dai suoi occhi, e -nel parlargli- la sua voce non vacillò mai; avrebbe potuto dirglielo in mille modi: con rabbia per l'illazione ricevuta, con delusione per tanta arida insensibilità, con disprezzo per la sua scarsa empatia, o anche con impotente mestizia per il flusso di eventi -tanto infausti quanto all'apparenza inarginabili- che aveva colpito il suo mondo... invece, glielo disse con dolcezza.

    « Tu non lo vorresti? Nei racconti della mia infanzia,
    è questo che facevano gli Eroi... »



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    Poteri Passivi

    Leiden - Al Cuore Non si Comanda
    Si dice che il Cuore abbia le sue ragioni che la Ragione non può comprendere, o anche che la Mente si lasci sempre abbindolare dal Cuore... e questo non è che il più felice esito di un’eterna antitesi -quella tra sentimento e logica- che ha ispirato ben più di un artista, e che si realizza in una verità concreta e reale quando ci si ritrova al cospetto della Dama Azzurra.
    I sentimenti e le impressioni che Ella ispira nella mente del prossimo sono emozioni figlie di un amore disinteressato e di un altruismo spassionato, che fanno presa anche sull’uomo più cinico e diffidente, sulla mente protetta dalla logica più spietata, e sul cuore reso più duro dal dolore o dalla rabbia; spesso non è nemmeno possibile comprendere o spiegarsi come ci si ritrovi abbracciati -o colpiti- da questi sentimenti, ma che trascendano i filtri imposti dalla mente, che superino le barriere della diffidenza e colmino il vuoto scavato dal dolore e dalla solitudine è un inevitabile dato di fatto.
    In definitiva, questo potere sospende gli effetti e le reticenze generate da passive di protezione psionica, perché quando l'Amore vuol parlare, la Ragione deve tacere.


    Koe - Richiamo della Sirena
    L'impatto che la sua presenza esercita su quanti la rimirano è ancor poco rispetto al miracolo che ella può compiere con una parola, per il semplice fatto che la dolcissima e incantevole voce della Dama par sciogliersi nell’atmosfera, diffondendosi nell’aria come un estatico profumo, trasformando ogni frase conciliante in armonia e luce, e ispirando rispetto, saggezza e autorità quando si trova ad esprimere un’opinione o un comando.
    A causa dei ruoli politici che è sempre stata chiamata a rivestire, Kalia ha dovuto -per forza di cose- imparare a farsi ascoltare: affiancando l’arte oratoria alla sua splendida voce, i suoi interventi risultano incredibilmente incisivi, perché chiunque la oda non può far a meno di trovarla magnetica e persuasiva, e quel che dice suona talmente ragionevole, gradevole, e giusto da catturare l’attenzione degli interlocutori, che difficilmente si negheranno il piacere di prestarle udienza.
    [ Voce Ammaliatrice ]


    Lilium - Essenza di Nostalgia
    Per qualche misterioso e arcano motivo, una tenue ma persistente fragranza pare avvolgere la Dama Azzurra ovunque ella sosti o vada; la sua pelle, i suoi capelli, i suoi abiti... tutto di lei pare emettere un dolce profumo di gigli, che segue i suoi passi come una scia e le si spande gentilmente intorno entro un raggio massimo di 10 metri, sortendo effetti rasserenanti su quanti la circondano.
    L’effluvio floreale sembra ispirare negli altri pensieri nostalgici e dolcemente malinconici, spesso legati alla regressione verso i propri ricordi di infanzia, evocando sentimenti romantici e teneri che rafforzano il senso di pace che la delicatezza e la gentilezza di Kalia generano nel prossimo.
    Se le circostanze lo permettono, è anche facile che l’essenza di gigli concili il sonno.
    [ Aura Conciliante ]


    Sancta – Aura di Devozione
    Gentile come un angelo, Kalia possiede un aspetto puro e pio che rende particolarmente carismatica la sua figura: l’attrazione e il senso di tranquillità che promana è abbastanza forte da far scordare ogni negatività con un solo sguardo, spingendo a condividere sentimenti angosciosi per l’inconfessato e inconfessabile desiderio di liberazione, così come un suo gesto compassionevole può spezzare la prudenza o la paura. In questo modo la giovane sa comprendere i motivi –e le emozioni- che animano il suo interlocutore, dissuaderlo da atti di forza, e farlo ragionare... sebbene è anche possibile che la sua presenza provochi emozioni forti, persistenti e non sempre controllate.
    Questo suo involontario ascendente consente di influenzare un’intera folla nello stesso momento, giacché non è necessario che Kalia compia alcunché oltre a mostrarsi, e trascende qualsiasi razza, genere, religione, classe sociale e soprattutto natura soprannaturale: non è indispensabile incontrare i suoi occhi, basta posare lo sguardo sulla sua figura e trovarsi nel raggio di 10 metri da lei.
    [Aura di Charme]


    Alcar Valaron - Gloria delle Potenze
    "...Ora avvenne che le Potenze di Arda, che pure erano consce della sorte del loro Maia Faerglir, volessero inviargli un dono, per sostenerlo nei momenti in cui ogni persino la luce della ragione e della verità non fosse risultata abbastanza brillante da trafiggere le tenebre del dubbio e del falso. Molto, infatti, l'Uno teneva a cuore lo spirito del garante e quando questi si dipartì da Ennor grande sofferenza gli pervenne, esulando, quell'evento, dall'antichissima musica degli Ainur; per volere di Eru Ilùvatar nuova forza crebbe nello Zero, ché il Destino lo permise, e ciò che nel cuore del Mondo si ammantava di menzogna avrebbe emesso un suono strisciante, che solo l'orecchio dell'Eterno avrebbe colto..."
    Ciò che le Potenze donarono ad Eru Elen Amarth -e che lui, attraverso il ciondolo ha donato a Kalia- non è altro che la capacità di discernere il vero dal falso; infatti, in un area di 10 metri di raggio ogni menzogna pronunciata da qualunque creatura produrrà, alle orecchie della Dama un sibilo, lo stesso emesso dai serpenti. Come ogni altra passiva, sulle creature protette da particolari abilità o tecniche, Alcar Valaron non sortisce alcun risultato.
    [Riconosce le Bugie] derivato da "Henrind"


    Synchro - L'Eterna Iridescenza
    Destinato a non godere di una particolare sfumatura di carattere, il Destino ha fatto sì che Amarth potesse provarle tutte, senza però trattenerne nessuna: questa è l'origine di ciò che spesso egli chiama "Synchro"...
    In un'area di 5 metri di raggio, ogni singola sensazione presente verrà percepita ed attirata dal monile del Guardiano; una volte penetratevi, l'iridescenza che sempre lo contraddistingue cesserà, e il ciondolo si tingerà del colore che ogni emozione rappresenta; eppure, ben poco queste vi dimoreranno, perché il pendente non potrà trattenerle: solitamente, infatti, Synchro farà sì che ogni percezione venga restituita all'ambiente, inducendo chiunque si trovi nell'area di influenza a provare ciò che il Guardiano ha captato... ma poiché Hênrind si combina diversamente con la sua portatrice, l’effetto verso l’esterno sarà solo quello di riprogettare sentimenti positivi, purificati dall’aura della Dama Azzurra.
    [Diffusione di Sentimenti Positivi] derivato da "Henrind"

     
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    Le dita della Dama Azzurra ci sfiorano la barba ma ciò che carezzano non è che pelle fredda; un mero involucro sotto cui scorre l’Atrament. Una bambola di carne ed inchiostro, nostro avatar per calcare mondi mortali. «I racconti non sempre mostrano la realtà, ma la distorcono. Abbiamo stravolto la Storia. Siamo stati paladini della giustizia, salvando vite e proteggendo i deboli, così come vili assassini, ammassando pile di cadaveri ed infierendo su chi non poteva esser protetto. E per questo ci è stato permesso di rientrare nell’eterno ciclo del karma per rinascere ancora una volta.»

    C’è qualcosa in quella situazione che ci da una sensazione di surreale, come il discorso fatto nel sogno a Palanthas. Lei è lì, davanti a noi, però è come se fosse distante. Una parte di lei prosegue il discorso, ma un’altra sta piangendo. Allunghiamo una mano verso il suo volto, raccogliendo con l’indice una lacrima prima di farla scivolare a terra. Forse non c’è alcun secondo fine, forse crede davvero di portare del bene in quel Presidio.

    «Ma questo è stato molto tempo fa. Nella nostra prigionia abbiamo avuto millenni per riflettere ed alla fin una sola verità ci si è stagliata davanti. Il mondo va bene così com’è.» Immortali che agiscono pensando agli uomini ed alle loro vite. A noi paiono così effimere e veloci, pari ad un lampo, ed il solo cercare di stare al passo del loro fenetico ritmo ci stanca. Se ci è difficile comprendere l’attaccamento di Drusilia ai propri sudditi, quantomeno sappiamo che assomiglia ad un dovere regale. Ma cosa dire di Kalia che sembra estendere la propria preoccupazione ad ogni essere vivente su Endlos? Persino le madri più protettive sanno che bisogna lasciar andare i propri figli affinché crescano. Più ci sforziamo di comprenderla meno riusciamo a far breccia nella sua mente.

    «Non siamo in grado di sviscerare il disegno di una divinità, ma è evidente che l’universo segue uno schema di precario equilibrio voluto dalla Storia. Le sue ingiustizie, i suoi dolori, le sue morti fanno tutte parte di uno schema che non va alterato. Noi amiamo questo mondo, ma lo amiamo proprio per quelli che appaiono come i suoi difetti.» E non riusciamo ad apprezzare chiunque lo voglia cambiare, che sia in bene o in peggio. Il discorso sarebbe finito lì se non fosse stato convocato per un preciso motivo a nome di antichi patti. «Forse non riusciamo a comprendere il vostro buon cuore, ma non siamo degli ingrati. Conosciamo il patto che avete fatto con Amarth per concederci Palanthas e non possiamo negare come quei testi ci siano stati d’aiuto. Per questo abbiamo intenzione di onorare gli impegni presi. Se, in nome di quella promessa, ci ordinerete di andare a svolgere un incarico che credete prezioso noi obbediremo.» Nonostante tutto, ci sono però cose che non potremo mai fare, neanche volendo. «Ma temo che dovrete piangere anche per noi…»
     
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    «I racconti non sempre mostrano la realtà, ma la distorcono. Abbiamo stravolto la Storia. Siamo stati paladini della giustizia, salvando vite e proteggendo i deboli, così come vili assassini, ammassando pile di cadaveri ed infierendo su chi non poteva esser protetto. E per questo ci è stato permesso di rientrare nell’eterno ciclo del karma per rinascere ancora una volta.»

    Compostamente, seppur col volto angelico ancora rigato da scie d'argento, la Castellana ascoltò la genesi di quel nuovo Julian per sua stessa bocca, prolungando con dolce malinconia il contatto sulla barba bruna di quella creatura, e indugiando con le dita affusolate sulla sua pelle, fredda come quella di un morto. Fredda come il suo cuore d'inchiostro.

    «Non siamo in grado di sviscerare il disegno di una divinità, ma è evidente che l’universo segue uno schema di precario equilibrio voluto dalla Storia. Le sue ingiustizie, i suoi dolori, le sue morti fanno tutte parte di uno schema che non va alterato. Noi amiamo questo mondo, ma lo amiamo proprio per quelli che appaiono come i suoi difetti.»

    Forse in un infantile gesto di imitazione, il Saggio portò una mano al viso della Dama: raccolse sull'indice una delle sue lacrime solo per lasciarla precipitare al suolo, insignificante... e nel suo quieto dolore, Kalia lo lasciò fare, senza sciogliere l'inconsistente nodo dei loro sguardi.

    «Forse non riusciamo a comprendere il vostro buon cuore, ma non siamo degli ingrati. Conosciamo il patto che avete fatto con Amarth per concederci Palanthas e non possiamo negare come quei testi ci siano stati d’aiuto.»

    Un sospiro mesto evase dalle labbra rosse della fanciulla celeste, e sebbene continuasse ad addolorarla l'insensibilità di quell'essere, in cuor suo sapeva di non poterlo biasimare: ognuno di noi è il risultato di ciò che ci viene fatto, nel bene come nel male, e la confusione di Julian l'essere molteplice in un'entità unica, antico in un mondo che si rinnova a ritmo frenetico...- non l'aveva certo allontanato dal suo cuore.

    Nonostante la semplicità con cui sempre si poneva, le capitava spesso di venire fraintesa: da quelli che proteggeva, da quanti la servivano, e talvolta anche da coloro che amava... perché anche nel contemplare la luce, l'uomo è portato a cercare le ombre - e ciò che è puro, ai loro occhi appare troppo vero da sembrar menzogna. Era una cosa da poco, forse, eppure erano quelli i momenti che la avvilivano di più... perché era come gridare da oltre un muro di vetro, e vedere che pochi l'udivano e ancor meno avrebbero compreso.

    Ma come avrebbe potuto fargli capire? A volte si ritrovava a pensare quanto sarebbe stato bello riuscire a spiegarsi solo stringendosi in un abbraccio, trasmettendo tutto l'amore che aveva per le cose preziose nel mondo...
    Ma si era da tempo rassegnata alla sua prigione.

    «Per questo abbiamo intenzione di onorare gli impegni presi.
    Se, in nome di quella promessa, ci ordinerete di andare a svolgere un incarico che credete prezioso noi obbediremo. Ma temo che dovrete piangere anche per noi…»


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    « Se mi dirai -senza menzogna- che ti ritieni in grado di proteggere delle vite, pur non comprendendone il reale valore, allora ti vincolerò a quel giuramento. »
    assentì quieta l'Alfiere, indugiando ancora nel carezzargli la guancia
    « ...e se le mie lacrime sono ciò che temi, rassicurati: io piango sempre per tutti coloro che soffrono, smarriti o dimenticati - e sono in grado di sopportare ben altri dolori.
    Sono più forte di quel che sembro. »

     
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    Indecisione o chissà quali pensieri che le danzano in mente. La osserviamo ascoltare in silenzio le nostre parole per poi replicare costruendo quella che ci sembra una concessione unita a parole che dovrebbero confortarci. Ma così non è. «Ciò di cui disponiamo non è la forza di un guerriero, bensì la mente di un saggio. Se non rispettassimo gli accordi presi e perdessimo la fiducia, cosa ci resterebbe in un mondo come questo?» Forte, lei dice, pur piangendo per tutti. Ma è davvero forza? «E non temiamo le lacrime, bensì la vostra sorte. Anche l’albero più resistente è destinato a spezzarsi a causa di una folata di vento troppo forte per il suo tronco. Meno sarete flessibile e più probabilità ci saranno che qualche tragedia vi spezzerà. E questo, seppur suoni paradossale detto da noi, ci dispiacerebbe.»

    Sfuggiamo al suo tocco con un passo all’indietro. Per un istante le diamo persino le spalle prima di allontanarci di qualche passo alla sua destra senza però accelerare troppo i movimenti. Ci duole ammetterlo ma c’è qualcosa in lei che ci inquieta. Riesce a rendere una parte di noi incapace di esser controllata e quando mille anime agiscono ognuna per conto proprio non vi è altro che caos, mentre a noi serve ordine anche per schiarire i pensieri. «Ad ogni modo c’è qualcosa che non ci torna.» Fin dal principio ad esser sinceri. «Parlate di salvare vite umane ma non credete che sarebbe ben più adatta la Corona di Obeah esperta di cure e medicine? Parlate di offesa arrecata a voi ed al vostro ambasciatore da parte di una delle fazioni, motivo della vostra volontà di scendere in guerra, eppure non sembrate appoggiare alcuno schieramento.» I nostri occhi incrociano i suoi provando a trasmettere tutta l’incertezza che alberga nelle nostri menti. «Le nostre capacità, come Corona di Sophia, sono più orientate verso la strategia bellica attiva e quindi questo significa che…»

    Un lungo e rumoroso sbadiglio prorompe dalla nostra bocca, incapaci di trattenerlo.

    «…vabbè, fa niente. Obbediremo. Anche se non sarebbe stato male capirci qualcosa di più.»
     
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    «E non temiamo le lacrime, bensì la vostra sorte. Anche l’albero più resistente è destinato a spezzarsi a causa di una folata di vento troppo forte per il suo tronco. Meno sarete flessibile e più probabilità ci saranno che qualche tragedia vi spezzerà. E questo, seppur suoni paradossale detto da noi, ci dispiacerebbe.»

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    « . . . »

    Nell'udire le parole della Corona Rossa, la Dama Azzurra ne rimase per un istante interdetta... perché quanto appena proferito da Julian suonava come una premura molto gentile, pur provenendo dalla stessa persona che aveva svilito la tragedia di un genocidio in atto ad Ovest come un accadimento di poco conto; eppure, fu forse proprio per quello che -in esse- la Castellana vide uno spiraglio di luce.

    Nelle pause che prendeva talvolta dalle scartoffie e le case di guarigione, Kalia amava concedersi lo svago di una visita a Miséricorde, perché intrattenersi con i suoi piccoli angeli le faceva bene allo spirito... perché è bello quando un bambino ti offre un fiore o un disegno per null'altro desiderio che il dare; tuttavia, erano i bambini più difficili quelli che maggiormente toccavano il suo cuore... perché erano quelli che più avevano bisogno di cure e di affetto, e che -in un certo senso- la facevano sentire più necessaria.

    Per loro, aprirsi era più complicato che per gli altri...
    ma quello che concedevano era assai prezioso, e anche se poteva quasi certamente escludere che il suo ospite lo avesse fatto con quell'intento, agli occhi di zaffiro dell'Alfiere il Saggio della Storia era parso in tutto e per tutto uguale ad uno di quei piccoli, schivi e ombrosi, che vivono dietro una barriera tra loro e il mondo.

    Ebbe appena il tempo di trasformare la piega afflitta delle belle labbra nella curva leggera e dolce di un sorriso intenerito e fiducioso, prima che Julian si scostasse da lei quasi di scatto, ritraendosi e voltandole le spalle... in una di quelle fughe che -per la sua esperienza- sempre accompagnano i rari momenti di apertura.


    «Ad ogni modo c’è qualcosa che non ci torna. Parlate di salvare vite umane ma non credete che sarebbe ben più adatta la Corona di Obeah esperta di cure e medicine?»
    riprese, evadendo la sua presenza con qualche passo verso destra
    «Parlate di offesa arrecata a voi ed al vostro ambasciatore da parte di una delle fazioni, motivo della vostra volontà di scendere in guerra, eppure non sembrate appoggiare alcuno schieramento.»
    alla sua ricerca, lo sguardo dello Storico incontrò quello limpido e blu della donna
    «Le nostre capacità, come Corona di Sophia, sono più orientate verso la strategia bellica attiva e quindi questo significa che…vabbè, fa niente. Obbediremo. Anche se non sarebbe stato male capirci qualcosa di più.»

    Sospirò con pazienza, la Signora dell'Est, e sollevò la bianca mano fino alle guance, per cancellare dal viso le scie umide e salate che le avevano rigato la pelle d'alabastro; poi, intrecciò le dita in grembo e rimase in piedi a qualche passo da lui.

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    « Beh... non mi hai lasciato finire di parlare. »
    gli fece presente, in una puntualizzazione simile ad un paziente rimprovero
    « I poteri di Obeah sono fuor di dubbio utili su un campo di battaglia, e questo è il motivo per cui ho già provveduto ad inviare ad Ovest quasi tutte le Vesti Blu versate in quella via. »
    una breve pausa per fargli metabolizzare la differenza tra buoni e sprovveduti; poi riprese
    « Ad ogni modo, se ti ho fatto chiamare è perché sono i talenti del tuo Sentiero ad essere richiesti: i cancelli di Sequerus sono caduti sotto il fronte alleato dei Ribelli di Undarm e delle Milizie di Rivenore, e mentre parliamo dei raid sono in atto per deporre gli usurpatori dal Palazzo del Governo. »
    seguitò, sperando che -se in dubbio- il Saggio ponesse domande anziché saltare a conclusioni
    « Quale che siano gli esiti, la guerra non potrà dirsi conclusa finché l'Enclave -centro di detenzione per i Diversi e roccaforte degli usurpatori- non verrà espugnata... e io voglio che sia fatto nel minor tempo possibile, limitando il numero di vittime da ambo le parti, e rendendo libertà e dignità ai prigionieri. »
    infine, fissandolo con indulgenza - ma senza aspettarsi troppo da lui, gli pose la domanda
    « Sei in grado di eseguire questo dettame, Corona di Sophia?
    Se per qualche ragione ne nutri dubbio o scrupolo, sii sincero, e troverò un modo per sostituirti in questo compito... ma se accetterai, ti vincolerò alla tua parola. »

     
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    La cosa si sta facendo più complicata di quanto ci aspettassimo, o di quanto volessimo a quel punto sentire. La lasciamo spiegare, perché in un certo senso ce la siamo cercata, ma niente di quello che ci dice ci piace. Forse sarebbe stato meglio sapere tutte le grane sul momento, quando non avremmo potuto fare nulla per scansarle. Ora qualche dubbio ci viene a pensare di dover svolgere un lavoro così lungo e difficile.

    «Ehhhh.» replichiamo. «La fate facile, però. Espugnare l’Enclave tenendo al minimo perdite umane e tempi di riuscita in un mondo come Endlos che attira naufraghi dagli straordinari poteri. Per di più dalla parte dei Ribelli, che, come dice il nome, in genere non sono proprio preparati militarmente.» Della serie, la sagra dei compiti impossibili. Ma è difficile spiegarle che in genere o si chiedono tempi brevi o si chiedono poche morti nel proprio schieramento. Entrambi sono pura utopia. «A questo punto perché non farci anche consegnare doni a tutti i bambini buoni del Presidio Ovest? Tempo di rimediare un paio di renne a nord ed una slitta volante…» La guardiamo amareggiati provando a trasmetterle tutta l’incredulità che ci pervade in quel momento.

    Silenzio. Non un bel segno. «Era una battuta, comunque.» aggiungiamo lesti. Non sia mai che ricominci a piangere. Grattandoci la testa ci prepariamo psicologicamente alla nostra risposta ufficiale. «Vi possiamo concedere al massimo un “ci possiamo provare”. Richieste così esagerate rischiano di non poter soddisfatte neppure dalla mia persona. E nonostante tutto ci servirebbe la piena disponibilità dei Ribelli a seguire i nostri ordini tattici. Avete già stretto contatti con loro o ci dobbiamo presentare a sorpresa sperando non ci caccino a pedate?» Ecco, ci mancava solo di dover intavolare una lunga e noiosa discussione con il leader dei ribelli.
     
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    «Ehhhh. La fate facile, però. Espugnare l’Enclave tenendo al minimo perdite umane e tempi di riuscita in un mondo come Endlos che attira naufraghi dagli straordinari poteri. Per di più dalla parte dei Ribelli, che, come dice il nome, in genere non sono proprio preparati militarmente.»

    La reazione del Saggio le diede ulteriore motivo di incertezza, ma la Dama Azzurra preferì restare immersa nel suo pacato silenzio per lasciarlo finire di parlare.

    «A questo punto perché non farci anche consegnare doni a tutti i bambini buoni del Presidio Ovest? Tempo di rimediare un paio di renne a nord ed una slitta volante…»

    Perplessa, la donna cerulea reclinò la testolina da una parte, sostenne lo sguardo dell'altro e ricambiò la sua espressione esasperata con quella interrogativa dei begli occhi di zaffiro: che cosa c'entravano renne e doni adesso? Certo che per essere un Saggio era eccentrico... ma non nella maniera brillante degli altri che aveva conosciuto.

    «Era una battuta, comunque.»
    aggiunse, accantonando una questione che aveva inteso solo lui
    «Vi possiamo concedere al massimo un “ci possiamo provare”. Richieste così esagerate rischiano di non poter soddisfatte neppure dalla mia persona.»

    Ad ogni istante che passava, Kalia si sentiva sempre più in dubbio circa la sua iniziale decisione: Julian poteva essere capace e valente nel suo campo, ma aveva un modo di fare che le parve alquanto inaffidabile: passi la mancanza di empatia con legenti dell'Ovest, ma... il Protodeus non aveva ancora verificato la situazione sul campo, che già si dava per vinto.

    Avrebbe fatto meglio a mandare qualcun altro? Forse, ma... un'esperienza del genere l'avrebbe magari aiutato a maturare giudizio, e... per qualche ragione, la Dama Azzurra volle accordargli la sua fiducia; dopotutto, i bambini più problematici sono anche quelli su cui bisogna investire maggiormente cure e attenzioni.

    «E nonostante tutto ci servirebbe la piena disponibilità dei Ribelli a seguire i nostri ordini tattici. Avete già stretto contatti con loro o ci dobbiamo presentare a sorpresa sperando non ci caccino a pedate?»
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    Le labbra rosse della Castellana si fecero sfuggire un mezzo sospiro, ben presto sostituito da un quieto sorriso: a volte era difficile essere quella sempre paziente e accomodante, ma amava pensare che se quei rami nodosi avessero un giorno prodotto buoni frutti, ne sarebbe valsa la pena... e contrariamente al sua aspetto mite e delicato, l'Alfiere non si arrendeva facilmente.

    « Non posso garantire l'obbedienza della Resistenza alle tue disposizioni: per la durata del mandato saresti comunque pur sempre uno straniero in casa loro. »
    gli fece notare con calma, muovendo di nuovo qualche passo per raggiungerlo
    « Ad ogni modo, Tristan Gawain -il mio Capitano delle Guardie- e Quarion Galanodel -l'Ambasciatore- sono già sul posto; sono uomini di grande carisma e sensibilità, quindi sono certa che ti aiuteranno a farti dare ascolto. »

    Nel tentativo di scuoterlo dai suoi timori, la Signora delle terre orientali gli prese le mani nelle sue, sperando che quel timido contatto umano gli trasmettesse la fiducia che stava -forse incautamente- riponendo in lui.

    « Non si dice forse che i fuoriclasse non si scelgono il campo?
    E' vero: Endlos è piena di elementi straordinari, ma... tu gli sei forse da meno? »

    e non si trattava di una domanda retorica: gli avrebbe lasciato una via d'uscita
    « Naturalmente, se non ti senti in grado di affrontare questa prova, non ti costringerò:
    posso trovare qualcun altro per accompagnare l'ultimo contingente. »

     
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