The decisiveness of the lily

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    Niente. Lei non cede neanche minimamente. Nessuna risata, smorfia o possibile tentennamento. Per un attimo ci sembra di discutere con un fantoccio; una graziosissima bambola di porcellana dai capelli cerulei messa lì per prenderci in giro di noi. O quello oppure su Endlos gli immortali sembrano prendere tutto maledettamente sul serio. Chissà se ora ci chiederà di portarli davvero quei doni ad Ovest.

    Fissiamo il suo sorriso di rimando, perplessi ed un filo scocciati da quell’atteggiamento da madre sempre prodiga anche verso i figli “speciali”. Ci domandiamo cosa siamo davvero per lei e cosa di Julian lei ricordi o conservi nella sua mente. Abbiamo rovinato un’immagine poetica oppure non abbiamo calpestato niente di così importante? «Pungete il nostro orgoglio, lady Kalia…» replichiamo facendo seguire il tutto con un sospiro. Sa bene come toccare nervi scoperti. Se c’è una cosa che ci può spingere all’azione è proprio soddisfare il nostro orgoglio. Ma questo non toglie la pessima situazione in cui tutto ciò ci sta cacciando, a cui si aggiunge la fama non proprio rosea del fratello del nostro Campione. Un confronto che avremmo voluto evitare prima di esser sicuri di poterlo vincere.

    «E sia.» proclamiamo solennemente dopo un lungo silenzio. In fondo è nostro dovere e poi c’è quella faccenda dell’Ovest accennata dal Rettore. Si tratta solo di anticipare un poco i tempi. «In fondo siamo sempre stati stranieri in ogni luogo in cui ci siamo recati.» Persino qui. Persino nell’Est ed a Palanthas. «Ora, se non avete altro, andremo a prepararci.»
     
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    Cherish

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    «Pungete il nostro orgoglio, lady Kalia… E sia.»
    replicò l'ospite, visibilmente irritato ai suoi sensi, per quanto non ne afferrò il motivo
    «In fondo siamo sempre stati stranieri in ogni luogo in cui ci siamo recati.»

    Fu molto triste sentirlo, eppure, la Dama Azzurra non trovò in cuor suo alcuna parola che potesse negarlo... non per qualche sorta di pregiudizio nei confronti di Rekishi, Julian, o qualunque altro nome quella creatura avrebbe mai potuto avere, ma perché -in fondo- quel senso di estraneità era una verità incontrovertibile a cui ogni eterno presto o tardi deve far fronte; lei stessa lo conosceva bene, dopotutto.

    Su Endlos era realtà che fosse il suo volere a mantenere vivo -saldo, sicuro e prospero- un territorio vasto come il Presidio, ma dentro di lei, ciò a cui il suo spirito si aggrappava nel passare degli anni e l'accumularsi dei secoli, quando restava sola coi ricordi del suo perduto paese natale -dilaniato dalla guerra e infettato da qualcosa di ancor peggiore- e della sua famiglia distrutta, era il desiderio di non vedere ancora -di nuovo- il riflesso di quelle stesse pene inflitte ad altri.

    Per quanto Istvàn fosse la sua città e l'Est il suo dominio, Kalia era giunta su quel mondo come una naufraga, una straniera; col tempo, Endlos era diventato il suo posto... ma quel che rende un luogo
    "casa" sono unicamente le presenze che vi risiedono e i legami che con essi si instaurano. E nessun legame dura per sempre, quando tu sei immortale e gli altri non lo sono.
    Spesso, anche lei si sentiva straniera - non a quei luoghi, ma alle persone e al tempo.

    jpg...e per quanto -talvolta anche con sforzo- lei si impegnasse a comprendere le motivazioni, gli stati d'animo e i disagi di ciascuno, sapeva che in pochi le avrebbero mai ricambiato quella cortesia.


    «Ora, se non avete altro, andremo a prepararci.»

    Con un sospiro, reso malinconico dell'amara consapevolezza di non essere riuscita a farsi comprendere ancora una volta, la Castellana lasciò lentamente andare le mani del Protodeus.

    « "Stranieri". »
    ripetè, in un mormorio distratto e leggero come lo sciabordare delle onde
    « In fondo, lo siamo tutti... »

    Poi , lo cinse in un abbraccio simile a quello del mare, e lo tenne stretto per un momento -volgendo lo sguardo altrove-, prima di ritrarsi come la risacca e voltargli le spalle per tornare sui suoi passi, verso il suo scranno, alle sue mille altre preoccupazioni.

    « Va' pure, Julian Lambert: sei libero di andare, adesso. »
    disse solamente, con voce calma e quieta - come la sua sofferenza
    « Abbi cura di te. »

     
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16 replies since 8/3/2014, 01:53   298 views
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