Molten Silver

Molten Silver post V

Narrato l Parlato l Pensato l Altrui l

Basta

Era ora che quella ragazzina petulante lo dicesse, era finalmente ora, cazzo. Ecco il pensiero che è venne allo shinigami nel sentir il lieve sussurro della donna, dopo aver evitato più che bene il suo attacco precedente, solo l’ultimo fendente andò, diciamo a segno, andando a colpirla sulla coscia destra, poco sotto la sua protezione metallica. Ella arretrò di un passo, poi una visione bellissima si fece sul volto della Claymore . Si una bella espressione, di decidersi di combattere era ora, maledizione, le provocazioni verbali del Capitano della undicesima brigata forse avevano colpito in pieno la mente della ragazza.

Ohhh mi piace quello sguardo, Era ora che lo tirassi fuori…

Disse con tono felice, mentre la sua avversaria si preparava alla sua offesa. Un balzo verso l’alto impugnando la sua enorme spada, essa la portò dietro la sua testa con entrambe le mani ben salde su di essa. Il gesto fu bello a vedersi, un elegante gesto a disegnare un arco, un violento fendente verticale, si dirigeva verso la figura del Kenpachi, che osservava eccitato, come se fosse un normale uomo vedendo una donna nuda. Zaraki Kenpachi non era quel tipo di persona comune, amava, quelle situazioni, le sensazioni dove la propria vita era in gioco, ne rimase estasiato tanto non muover muscolo, solo una patina gialla, che lo avvolse si poteva vedere oltre al suo tipico e sinistro sorriso che era ormai un must, in quelle situazioni, aspettava l’impatto, impaziente e eccitato come un bimbo che deve scartare i regali.

L’ offensiva della donna andò a segno la forza del suo colpo era maggiore di quella usata dallo shinigami per difendersi, un violento attacco lo colpì in pieno, andando a impattare sulla spalla sinistra, tanto da tagliarne le carni e frantumandogli le ossa. Non solo l’impatto per quanto attenuato dalla mistica patina giallastra che ricopriva il guerriero del Gotei 13, fece crepare il terreno sotto i suoi piedi, l’arma della donna doveva essere molto pesante, unita alla spinta del salto ne aveva sicuramente potenziato l’impatto. Era eccitato come poche altre volte…

Si è questo quello che avevo Bisogno AHAHAHHAHAH

Disse ancora con l’eccitazione che strabordava da ogni parola che pronunciava, senza un minimo di dolore percepito, anzi era quasi un estasi dei sensi per lui, era dannatamente felice, a riprova di ciò fu la sua risata sguaiata. Adesso stava a lui colpire, i suoi muscoli si fecero tonici, il suo braccio destro cercava si muoveva d’ istinto, si alzava, e si preparava a sferrare un affondo, con ancora la lama della donna conficcata nella sua spalla sinistra…

Ne valeva la pena aspettare AHAHAHHAHHAHAH

Concluse sempre con il suo solito fare mentre affondava la sua “bambina” verso la donna, mirando precisamente alla altezza della giugulare o poco sotto, con il suo sinistro sorriso stampato sulla sua faccia…

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Molten Silver post VI

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IT'S TIME THE PLAY AGAIN

La pazzia percepiva, la pazzia si udiva, si poteva tagliare da quanto era palese in quel uomo, il suo sguardo, era folle, si folle di felicità. Era felice nel vedere quella donna, evitare il suo affondo con bloccandolo con la sua enorme lama, che estrasse dalla spalla sinistra ormai non più utilizzabile per le ossa rotte. Ma non vi era dolore in quello, anzi solo gioia.
Poi un attimo le iridi della donna cambiarono colore, mentre arretrava un attimo, una breve distanza atta a caricare la prossima offensiva della guerriera. Essa caricò un montante, compiendo un semi arco tanto da far nascere scintille tra il contatto della suo lama e il terreno magmatico ove stavano giocando, per scagliare un colpo tale che lo sbalzò in pieno dal terreno. Fu sorpreso, di tale azione, voleva allontanare lo shinigami da lei?
No fu meravigliato di veder la seconda azione, una bella combo fu il pensiero principe di quel uomo, che rideva ancora nel vedere la spessa lama impattare una seconda volta sulla sua coriacea pelle, temprata da anni, e anni di divertimento sui campi di battaglia. La cosa più spaventosa era la sua espressione, sempre felice per nulla intimorita, spaventata solo l’insano riso di pazzia era presente sul suo volto mentre cadeva a terra.
La serie di colpi subiti poteva essere dannosa per lui, ma la sua insana voglia di combattere non gli fece prestare per niente attenzione alla botta nata sia dal montante che dal colpo di risposta che lo scagliarono abbastanza lontano. Quando cadde sul magma solido, una lieve nube di polveri nere si alzarono dal terreno di scontro. Un bel effetto scenico senza dubbio, la cosa terrorizzante per un comune essere vivente, fu la totale incuranza del captare la gravità del danno subito, il suo kimono nero che portava sotto l’haori bianco simbolo del suo rango di capitano delle Gotei 13 intatto, ma il nero abito era in brandelli, con un due tagli profondi dove il sangue usciva.

AHAHHAHAHHAHAHHAHHAHAHHAHAHHAHAHAHHAHAHAHAH SI BRAVA, COSI CONTINUA

Urlò con una foga di felicità inumana, la sua estasi fu impressionante nel proferire quelle parole insane. Si rialzò appoggiando il pugno chiuso della destra che brandiva la sua arma, e la mano sinistra nonostante la spalla rotta, tanto lui non sentiva dolore, quello per lui era solo gioia. Si rialzò mentre le neri polveri cadevano a terra, la guardava, valutava la distanza con aria eccitata. Lo sbalzo dei due colpi subiti lo portarono a circa una decina di metri dalla donna. Nulla lo turbava, né le ferite, né la situazione con gesto rapido sferzò un fendete, inutile poteva pensare un profano, come poteva una semplice katana colpire a tale distanza?
La forza del capitano era immensa, la sua lama trascurata e seghettata sibilò nel fendere l’aria stessa nel arco di movimento orizzontale dalla destra che compieva, un sibilò che al finire del gesto, per la grande forza impressa in quel gesto con la l’aumentare dei muscoli più attenti e pronti, un sibilo tale che l’aria stessa sembrava tagliarsi al passaggio, generando una lama di vento, che andò a mirare i piedi della donna… Questo poteva vedere un profano, esso era diretto a colpire proprio il terreno sotto la donna, lui non poteva sapere che sotto dove stavano combattendo vi era magma vivo, solo quella protezione di freddo terreno magmatico li proteggeva, l’intenzione dello shinigami non era far affondare la donna nella lava, era solo quella di colpire la base del terreno per farle perdere l’equilibrio… Era ignaro di cosa poteva succedere, all'oscuro ma era fottutamente eccitato in quello scontro.

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Molten Silver post VII

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Meet me Halfway

Scagliò la sua lama d'aria, percepiva le sue fibre che lentamente si facevano più pesanti, l'aria stessa era pesa nel inspirarla, lui ignorava dove si trovavo di preciso, da quando era saltato nel portale, non aveva chiesto nulla di dove era, solo il desiderio morboso ci combattere per "uccidere" la noia con questa donna. Forse l' inattività dei tempi, forse la delusione del tempo trascorso in ozio nella caserma della sua brigata, ma il suo essere era felice in quel momento di rischiare la propria vita su quel cratere vulcanico.
La pesa aria era impregnata di un odore di zolfo talmente potente, se l' uomo non era preso totalmente da quel divertente incontro lo avrebbe portato a tapparsi il naso per la nauseabonda fragranza che ammantava la zona, nulla era solo loro due su quella lastra solida di magma freddo dal corvino colore non si udiva rumori, solo il fremito di un leggero vento caldo che seccava le pelle e portava con se polveri nere e giallastre di lapilli lavici e rocce sulfuree, talmente in poca dose che non potevano essere considerate delle minacce. Stare lì alla fiaccava la robusta fibra dello shinigami, e chi sa se pure la donna sua avversaria stava subendo il medesimo effetto ambientale, lo ignorava, era preso, concentrato nel vedere le azioni della donna a risposta della sua tecnica.
La lama d'aria sferzò il pesante etere di che solenne stava su quella zona chiamata Geisine, frizzando nel elemento da cui nasceva diretta verso la donna, che sotto lo sguardo del occhio "buono" del Kenpachi annullò la solita offensiva con la medesima tecnica. Si un’altra lama eterea si impattò con la sua, l’obbiettivo dello shinigami era rompere l'appoggio sotto la donna per sferrare un colpo decisivo, ma per quanto poteva scoraggiare la situazione, lui era felice.
Felice perché finalmente dopo, giorni, settimane, mesi, anni decadi che siano si sentiva vivo, come quel giorno lontano, come quel dì che affrontò quella donna, era felice di sentirsi vivo. L'aria attorno allo shinigami iniziò a cambiare, non era più quella di un pazzo assetato di sangue che si stava divertendo a combattere e basta, emanava una sorta di "aura" che esprimeva il suo divertimento, la sua felicità, la sua gioia di vivere, tutto in quel momento, cazzo si sentiva vivo!!!
Non rispose immediatamente alla donna, che lo etichettò come pazzo, si sbagliava, poteva sembrare, il titolo di Kenpachi era dato allo shinigami più forte in combattimento della sua generazione, un titolo che esprimeva la voglia di vivere mediante il cozzare di spade, un titolo strano, fatto di un passato di scontri sin dalla più tenere età, lei ignora, lei non sapeva.
Le due lame eteree si scontrarono, dal loro impatto nacque un rumore assordante, un boato tale che quasi stordì l’uomo per un attimo. Fortunosa circostanza fu quella, il rumore distrette anche la donna che aveva risposto alla sua offesa, nel medesimo modo, un nulla di fatto, in poche parole. Quel rumore ebbe un grosso vantaggio esso permise di osservare l’azione nemica, la donna correva verso di lui, forse voleva accorciare le distanze, era veloce, schifosamente rapida nei movimenti, Zaraki odiava i tipi di guerrieri veloci e agili, solo per la difficoltà di assestare colpi. Giunta a metà distanza captò un ulteriore spinta nella sua corsa, come se avesse accellerato il passo, puntando quella sua grossa lama per affondare la punta nel suo stomaco. Ok piaceva combattere, piaceva ferirsi, gli piaceva sentirsi vivo, non voleva muorire, la morte per quanto era il prezzo ultimo per il suo divertimento non era contemplata ancora nei pensieri, no voleva vivere ancora solo per un motivo, combattere con altre persone, anche nuovamente con quella donna, che nel suo assalto frontale si scoprì. Lo shinigami si spostò per cercare di schivare il colpo muovendosi verso destra, attivando quella patina gialla sul suo corpo, non voleva prolungare, quel piacere che da tempo non provava più, voleva essere sicuro di continuare a combattere anche per un altro scambio, era felice e lo si poteva vedere nella sua espressione pazza dal sinistro sorriso mentre veniva infilzato sul fianco sinistro.
La patina non fù calibrata bene, essa attenuò solo l’impatto, diminuendo i danni, la penetrazione nelle proprie carni era dovuta alla spinta di quel affondo, che se lo avesse preso in pieno gli avrebbe squartato lo stomaco, lasciandolo con un buco in pancia, abbandonando la gioia dello scontro, pagando il prezzo ultimo, la morte.
Non era quello il caso, forse se fosse stato più in forma, meno stanco, meno provato dalla sua inattività degli ultimi anni, come il lento logorio di quel ambiente non adatto alla vita, lo avrebbe evitato senza problemi, fu fortunato in quel caso. L’impatto lo colpi in pieno sul fianco trapassando il candido haori e il nero kimono che portava con se, sentiva la lama nelle sue carni, si era creata una apertura, contrasse i muscoli per bloccare la lama avversaria nella propria carne, che spruzzava sangue, il colore rosso macchiava il suo haori bianco come la lama della donna, una persona normale si sarebbe arresa, ma il Kenpachi volle fare un ultimo assalto, già in passato se l’era cavata in situazioni simili. Il braccio destro, durante la pessima schivata, si era portato completamente divaricato ben aperto al esterno, pronto per il prossimo colpo, la sua lama poco sporca di sangue, si preparò a un fendente.
Non uno, non due ma ben quattro rapidi colpi che miravano agli arti superiori della donna, Il Kenpachi voleva staccare quelle esili braccia dalla forza sorprendente che riuscivano a brandire tale enorme lama. Solo il rumore del aria tagliata si poteva udire, né un suono di dolore, né una parola, solo il fischio della sua “bambina” che andava a mirare precisamente gli avambracci della donna. Stava a lei decidere, se perdere l’arma oppure le sua braccia. Non sapeva cosa avesse in serbo l’avversaria, in quella situazione, già vista, ma lo sguardo dello shinigami era completamente un estasi di gioia.

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