Duello × Sangue × Pazzia

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    Vide gli occhi della Sacerdotessa assottigliarsi fino a divenire due fessure affilate come lame, e -accentuando il suo finto sorriso da bambola di porcellana- la Bestia se ne beò, sorniona e voluttuosa come gatto... e anche se la Selvatica si limitò a sospirare ostentando compostamente un'annoiata seccatura, gli occhi mistici della Malkavian potevano vedere i veri moti della sua anima, e la bionda se ne compiacque.

    Ti do qualche minuto per sparire. La strada te la mostrerà quella lì quando sveglierà!
    le ingiunse la Strega della Luna con un elegante ma imperioso cenno della mano
    Quando le nostre sorelle apriranno gli occhi ce ne andremo!

    C'era qualcosa di incredibilmente divertente -per lei- nel sentirsi disprezzata... qualcosa di soddisfacente in modo sottilmente perverso, perché -in fondo- era quello l'unico modo giusto di trattare un'aberrazione.

    Quel temperamento le piacque così tanto che ne ebbe rispetto.
    Così tanto che le venne una gran voglia di ridere - ma si trattenne.
    Le piacque così tanto
    che volle distruggerlo.

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    « ...oh. Allora sarà il caso che vi saluti... ♥ »

    Nel parlare mise in equilibrio sulle sue gambette il corpo esanime della piccola Jester, e poi la lasciò andare: prima ancora che la gravità reclamasse a sé le spoglie della bambina, la Vampira aveva già raggiunto Demiarte con uno scatto fulmineo, e nel contemplare da vicinissimo il volto della Selvatica, un sorriso affilato e crudele -di una bellezza spietata- le incurvò la labbra, di quel rosso così vivido da violentare la ragione e istigare ogni sorta di peccati.

    « Addio, Sacerdotessa... »
    mormorò sulla sua bocca quella voce melodiosa, così roca e seducente
    « ...non ci vedremo mai più. »

    Sigillò la sentenza avvolgendole le labbra con le sue, in un abbraccio morbido e letale come il più dolce dei veleni, e come le onde del mare lambiscono la battigia lasciandoti sulla pelle poco più che l'impressione della carezza delle loro acque tiepide, così lei si ritrasse per fare ritorno alla posizione di partenza; afferrò il Giullare per la collottola del vestito prima che il suo grazioso faccino impattasse il suolo, e -già dando le spalle al suo pubblico- se la caricò sottobraccio.

    Nell'allontanarsi a passo sinuoso, non si voltò neppure una volta.


    Scatto Rapido - Concentrando il Nen nelle proprie gambe è possibile effettuare un rapidissimo spostamento in linea retta e coprire anche diversi metri in pochi istanti.

    Rosso Rubino - Lovelorn - Il rosso è simbolo del cuore e dell'amore, del dinamismo, della vitalità, della passione e della sensualità, dell'autorità e della fierezza, mentre il termine inglese “Lovelorn” indica lo struggimento e l’infelicità del cuore; come il nome della tecnica suggerisce, questo “male d’amore” è lo stato psicologico che la Malkavian induce nella vittima che viene a trovarsi in sua prossimità, piegando e asservendo la volontà dell'altro semplicemente baciandolo e suscitandogli una delle più potenti sensazioni emozionali conosciute: l’amore.
    Se dotata di poca forza di volontà, la vittima di tale potere cadrà succube del suo regnante, e farà di tutto per la bella vampira -anche contro i suoi stessi interessi-; tuttavia, anche le menti forti faticheranno a non venire sopraffatti dalla forza di questo sentimento ossessivo e folle. Chiunque può cadere preda del suo fascino irrazionale, senza distinzione di sesso; agli occhi del bersaglio -ottenebrato dalla follia che ella istilla e diffonde come un morbo-, la bellezza incorrotta dal tempo dell’Immortale apparirà accresciuta maggiormente dal suo misticismo soprannaturale e dall’Empatia. Gli effetti sull'ammaliato saranno a sua personale discrezione; per ovvie ragioni, sarà possibile colpire solo un bersaglio per volta. [GRD-Only]
     
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    Sottovalutare il nemico, lo sbaglio d'un momento, due labbra rosse come il sangue... Ecco i tre ingredienti per un mix distruttivo, un cocktail che Demiarte ricorderà per sempre come 'bacio rosso rubino' ma che noi chiameremo 'bacio del vampiro'.

    La Sacerdotessa non si mosse quando vide la Hunter avvicinarsi a lei. Non sarebbe di certo scappata difronte ad una mortale per quanto forte si fosse dimostrata nel corso di quella serata. Poi la Strega della Luna sussultò. Non seppe mai come una creatura tanto minuta fosse riuscita a raggiungere i suoi due metri d'altezza e scoccarle un bacio veloce sulle labbra, ma fu così.

    « Addio, Sacerdotessa... »
    La Selvatica non si mosse cercando di nascondere ogni incertezza.

    « ...non ci vedremo mai più. »

    A quella frase si creò il vuoto nella Sacerdotessa, paura, panico, perdita. Una rabbia crescente accompagnata da un altro sentimento, un'edera velenosa pronta a ricoprire le pareti del cuore della donna.

    Daphne, rimasta ferma fino ad allora, si mosse in direzione dell'intrusa ma dovette congelarsi sul posto allo sguardo della superiore. Poi gli occhi di topazio tornarono ad indugiare sulla snella silhouette intenta ad afferrare l'ibrido prima che cadesse in acqua.
    Intanto il sentimento sbocciato poco prima continuava a fiorire in lei con la violenza passionale che solo l'ossessione può dare. Una sensazione che le stringeva lo stomaco opprimendola e al contempo la richiamava in modo irresistibile. Se Demiarte avesse ascoltato l'istinto sarebbe corsa in direzione del demonio dagli occhi dorati, quegli occhi che avrebbe ricordato per tutta la vita, e l'avrebbe implorato di restare. Tuttavia la Strega della Luna non fece niente mentre l'amore iniziava a divorarla. Alzò le chiare iridi alla Luna mentre una domanda si insinuava nella sua mente...

    Padre... Son stata stregata d'amore?
     
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    Si muoveva tra gli alberi come priva di peso, percorrendo sentieri tra la vegetazione noti solo agli animali del bosco, senza produrre un alcun rumore, come un'ombra che scivola nell'oscurità... eppure, mentre una debole folata di vento faceva stormire le foglie sopra di lei, il suo istinto da belva da preda continuava ad agitarsi inquieto ai margini della sua coscienza in frantumi: non c'era troppo silenzio? Perché, pur non percependo nessuno nel raggio di miglia, seguitava a sentirsi osservata?

    Che le Selvatiche si fossero messe sulle sue tracce per sperare di prenderla di sorpresa lo escluse a priori: avevano fatto tanto per togliersela dai piedi, che davvero non avrebbe avuto alcun senso inseguirla dopo averle intimato di andarsene... nemmeno la Sacerdotessa, a cui aveva lasciato il suo saluto speciale sarebbe arrivata a tanto: pur ammettendo che il suo ultimo scherzetto avesse fatto presa, Demiarte era troppo fiera, orgogliosa e dignitosa per correrle dietro.
    Di certo, non mentre le sue consorelle e fedeli la guardavano. Però...

    Con uno sbuffo, la Bestia del Sangue smise di camminare, ispezionando l'area con uno sguardo seccato: percorrendo la strada a ritroso, era tornata sui suoi passi fino al grande albero dove appena due notti prima la sua Metà aveva fatto la conoscenza col piccolo Ibrido che ora reggeva tra le braccia -come una sposina prima dell'ingresso in casa-, e mentre abbassava su di lei le iridi di metallo si chiese cosa avrebbe dovuto farne. Dal momento che era immortale, non poteva ucciderla... ...quindi, magari, avrebbe potuto berla, perché tanto non poteva ucciderla. Le stava giusto venendo fame...

    « . . . »

    Il tenue riverbero di un paio di piccole ali di garza nel buio catalizzò all'istante i suoi pensieri, focalizzando tutti i suoi sensi tesi sulla minuscola bestiolina svolazzante appena posatasi sul tronco... e seppure il suo cuore morto non poteva più vacillare saltando qualche battito, e il suo incarnato -liscio e perfetto come quello di una bambola di porcellana- non poteva in alcun modo impallidire ulteriormente, gli occhi d'oro della della bionda Vampira si sbarrarono un istante in un moto di sorpresa, prima di assottigliarsi in due lame.

    Lame spietate ed affilate come quelle che generò nel ghiaccio dal palmo teso, trafiggendo la farfalla in tre punti diversi ed inchiodandola al legno.


    « ...mai un attimo di tregua. »
    sospirò con tono acre, adagiando la bambina contro il "loro" albero

    Sistemò Jester seduta usando il tronco come schienale, e -sfilandosi il giacchino di pelle- glielo mise addosso a mo' di copertina; poi, le posò una mano sulla fronte per dissipare il maleficio scagliato quando erano all'Arena degli Elementi, e le bastò un'occhiata fugace per rendersi conto che -nel tempo di quell'operazione- l'insetto si era già dissolto. Ma presto ne sarebbero arrivati altri.

    I canini affiorarono dalle belle labbra rosse in un gesto di stizza, e gli altri denti scricchiolarono nella morsa delle mascelle serrate: era stata incauta -era vero-, ma non credeva davvero che l'avrebbero rintracciata così presto. Doveva togliersi da lì. Allontanarsi prima che potessero ricostruire i suoi spostamenti e capire... Non c'era tempo di recuperare le sue cose all'albergo in paese -anche se, in fondo, non aveva nulla di cui le importasse a prescindere-, e non poteva neppure trascinarsi dietro quel peso morto di ragazzina senza esporla, fosse anche stato solamente per abbandonarla nella sua camera in affitto.

    « Bah, meglio cosi... ! »
    cinguettò sfrontata, voltando le spalle a Jess e gettandosi in una direzione a caso
    « ... mi ero già annoiata di questo posto e queste persone! ♥ »

    Chissà quanto lontano poteva arrivare prima dell'alba...?

     
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    Un tocco gelido sulla fronte, ecco la prima cosa che sentì Jester quando i suoi sensi riaffiorarono. Pian piano la ragazza dalle sembianze di bimba riuscì ad accorgersi del terreno sotto di lei e il tronco d'albero alle sue spalle. Le mani al contatto con l'erba fresca andarono a posarsi sul grembo e si strinsero a qualcosa di caldo, morbido e liscio. I suoni della foresta, prima inesistenti, divennero ora attutiti e poi chiari.

    Era morta e risorta? Cos'era accaduto? La mente tornò all'arena degli elementi, al duello, al suo intervento in protezione della Signorina e poi... poi semplicemente nulla!

    La sensazione di fresco sul viso della mezza Selvatica svanì e i suoi occhi di tenebra si spalancarono al mondo. Le immagini, inizialmente sfocate, si fecero nitide e precise con l'abituarsi al buio della notte. La prima cosa che vide fu il giacchetto di pelle di Kora che l'avvolgeva a mo' di coperta. Poi, con fatica, la giovane alzò lo sguardo e la figura di una donna, bella e inconfondibile come quella d'una dea, la colpì. Era la Hunter che aveva combattuto tanto bene contro le sue zie.
    Jester cercò di mettersi in piedi ma le gambe non risposero. Intanto notò qualcosa di estremamente strano nella signorina. Il suo volto si era trasformato in modo sinistro i suoi denti erano più affilati e lo sguardo, sempre gentile e allegro, era contratto in una smorfia di bestia. Tuttavia bastò un battito di ciglia che, pur seri e diversi, i lineamenti della Signorina tornarono morbidi. La folle Streghetta notò immediatamente la somiglianza che la bionda aveva con i mostri di cui aveva sentito parlare o aveva visto in televisione. Le labbra cremisi si mossero in una frase, tuttavia nessun suono venne sputato, come fosse muta... < Vampiro... in tiro?>

    « Bah, meglio cosi... ! »
    Jester, inclinò la testa di lato sentendo la voce dell'altra cambiata.

    « ... mi ero già annoiata di questo posto e queste persone! ♥ »

    Disse la Hunter somigliando inverosimilmente alla volpe con l'uva poi, agile e scattante, svanì fra la vegetazione. Intanto la Strega della Luna dai capelli scuri prendeva possesso del suo corpo e, aggrappandosi alla corteccia del tronco dietro di se, si issò su. La mancina ancora a stretto all'indumento del demone. Intanto le domande si fecero largo nella mente deviata della piccola pazza e una risata nacque intrepida sulla sua bocca
    Aveva visto giusto o aveva sognato? Davvero i suoi incubi e i suoi sogni avevano preso forma in quella specie di amica?
     
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