Il Canto del Sole Rosso

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    Il Canto del Sole Rosso
    Prologo


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    ~

    Un vento rosso spirava feroce su ciò che restava del tempio Irochese in disfacimento. L'aria, satura di energie, si ripiegava su se stessa formando vortici e increspandosi come se un incendio la scuotesse tutta. Il Maelstrom aveva fatto irruzione nella realtà del semipiano di Endlos, strappando al suo luogo natio la roccia fluttuante su cui sorgeva il Templum, aprendo una breccia nella realtà e tingendo i cieli di Fanedell di cremisi. Sagome nere urlanti, simili a drappi di stoffa sporca, aleggiavano attorno alla carcassa del luogo sacro dei Popoli dei Grandi Laghi, suggendo le energie incontrollate emesse dal luogo sacro, prendendo mano a mano forme da incubo sempre più definite: bocche rosso sangue, fauci eteree, artigli adunchi ed occhi sanguigni che erano pozzi che davano su molti diversi inferni. Erano parodie grottesche di esseri viventi, simili nell'aspetto a incubi reali o demoni, ma quanto di più distante da tali creature. Non avevano anima, né scopo nella loro esistenza, solo un implacabile bisogno: nutrirsi.
    I tre Cacciatori si trovavano molto più in basso, sul suolo invaso dalla vegetazione a loro sconosciuta. I volti spigolosi e duri segnati da cicatrici e tatuaggi tribali, come pietre segnate dai venti, erano levati al cielo. Fissavano immoti il vorticare delle energie dell'Aethir sprigionate dal tempio, e poi le Creature che sciamavano attorno ad esso come falene voraci attirate dal fuoco delle torce. Erano figure imponenti, ognuno di loro superava abbondantemente i due metri ed era adornato di piume d'aquila dipinte di colori brillanti. Conoscevano quel Nemico e non avevano esitato a seguirlo nella Frattura nel Vuoto, pur sapendo che cosa li attendeva.

    Non c'era più molto tempo. Per quanto sconfinate, le energie imprigionate nel tempio avevano un limite, e una volta prosciugata anche l'ultima stilla di energia le Creature avrebbero ripreso la loro interminabile ricerca di nutrimento per appagare la loro fame senza fine...

    .Il Canto del Sole Rosso ~ IntroBenvenuti in quest!
    In quanto membri delle gilde dei Saggi e dei Cavalieri Celesti, Julian Lambert ed Isha Tandris dovranno attendere il post di Madhatter, la quale fungerà da co-QM in questa primissima parte di quest.
    Discorso simile anche per Mercuzio, che di ritorno da Chediya si imbatte nell'ampia area interessata dal fenomeno cataclismatico descritto. Il post di Madhatter fornirà indicazioni su come hanno agito i Ranger di Fanedell per circoscrivere l'area.
     
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    Con l'incedere tranquillo di chi non è mai in ritardo né in anticipo, emerse dal limitare della foresta, levando lo sguardo color ardesia sull'enorme zolla sospesa sui sereni cieli azzurri dell'Est, attorniata da una corona di crepitante energia scarlatta che -sulle prime- gli aveva dato l'impressione di essere fuoco e da propaggini nere dalla natura sconosciuta; data la distanza a cui fluttuava dal suolo, era difficile fare una stima delle sue esatte dimensioni, eppure -secondo un calcolo approssimativo- il ricercatore si era sentito di ipotizzare che esse potessero essere sufficienti a schiacciare un villaggio o -comunque- a danneggiare una buona parte delle città più estese.

    Alla luce di queste deduzioni, era un incontrovertibile dato di fatto che la casistica abbracciasse una tendenza positiva nel fatto che non ci fossero agglomerati urbani nella regione, eppure... Sylvanas sembrava essersi molto arrabbiata quando -con voce pacata ed espressione incolore- il gigante dai capelli blu si era permesso di fare quell'osservazione ad alta voce.


    « ...stai forse insinuando che Fanedell sia meno importante della valle? »
    aveva sbottato l'elfa, in un tono basso e minaccioso che avrebbe inquietato chiunque
    « Bada che se quella cosa dovesse cadere sulla mia foresta ti riterrò direttamente responsabile di ogni tronco abbattuto, ramo spezzato o foglia bruciata. »

    Naturalmente -vista la scarsa empatia-, il Demone delle Tempeste non era riuscito a capire il criterio di causa-effetto alla base di quell'asserto, ma -pur nella sua zoppicante comprensione delle umane emozioni- aveva riconosciuto nella reazione della Ranger un sentimento di gelida collera... e per quanto nulla fosse trasparito all'esterno a causa del suo volto poco espressivo, la faccenda gli aveva dato un certo disagio: lui era un Saggio di Palanthas, la Corona di Regalia, e -anche se non sapeva esprimerlo- nessuno più di lui traeva gioia dal comprendere i meccanismi delle cose.

    L'ignoranza e le incomprensioni lo avvilivano, la negatività nell'aura della donna-elfo e la consapevolezza di esserne la causa gli davano una brutta sensazione alla bocca dello stomaco (probabilmente il "senso di colpa" che gli avevano spiegato una volta), e il fatto che l'aspetto di Sylvanas rassomigliasse a quello della Luna accresceva la sua soggezione, senza contare che, come tutti i bambini, non amava le sgridate... per questo, Brifos aveva inconsapevolmente provato un certo sollievo nell'apprendere che la Protettrice di Fanedell non si sarebbe unita alla piccola task-force che Kalia aveva inviato per indagare il fenomeno.

    Troppo impegnata a coordinare i suoi sottoposti lungo il perimetro dell'area a rischio -onde evitare che qualche viandante distratto o avventuriero curioso finisse coinvolto-, Sylvanas sarebbe rimasta a presiedere al servizio di sorveglianza; al suo posto, ella aveva delegato la Signorina Isha, e... gli piaceva la Signorina Isha: aveva avuto modo di lavorare insieme a lei già per una missione nel Pentauron qualche tempo addietro, e avere un punto di riferimento noto lo rendeva -inconsciamente- più tranquillo e motivato nell'attendere alla missione.

    ...sull'onda dello stesso ragionamento, l'aveva invece rattristato il fatto che Arthur non fosse con loro: la Dama dell'Est l'aveva fatto convocare, ma la Corona Azzurra sembrava irreperibile, e -così- la spedizione aveva dovuto limitarsi a lui e alla Corona Rossa, certamente la più competente per procedere all'esplorazione di una terra straniera e delle strutture architettoniche che -anche agli acuti occhi degli Elfi- era stato possibile solo intuire sulla sua sommità.


    « L'agglomerato appare esternamente composto da sostanze analoghe a terra e roccia. »
    espose con tono calmo, prendendo diligentemente appunti sulla sua agendina
    « Nonostante la mole, resta sospeso a molti metri dal suolo, e a questa immobilità rispetto al sistema di riferimento si oppone una certa instabilità nella sua composizione. »

    Così dicendo -forse in attesa di altre osservazioni utili-, il Raitei sollevò il viso dalle righe e dai bozzetti vergati a grafite sulla carta e rivolse lo sguardo bigio prima ad Isha e poi a Rekishi che ora si faceva chiamare Julian, e il corno dorato che sormontava le chiome blu cobalto produsse una pensierosa, crepitante scintilla azzurrina: dal momento che il suo amico e collega Arthur non sarebbe stato presente, Brifos sembrava aver preso molto a cuore l'idea di annotare ogni informazione di quella gita, così da mostrargliela al loro ritorno.

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    « . . . »

    Stavano ancora camminando in direzione dell'obiettivo quando qualcosa si affacciò alla soglia delle sue percezioni, e fu allora che -con un gesto conciso e risoluto- il Saggio della Via delle Leggi richiuse il taccuino e lo ripose nella bisaccia, puntando l'attenzione delle iridi color delle nubi da qualche parte nella boscaglia.

    « C'è qualcuno da quella parte, una trentina di metri più avanti. »
    annunciò ai suoi compagni di viaggio per quella spedizione
    « Sono in tre: non riconosco nessuna delle loro presenze. »


    Status Fisico: Ok
    Status Psicologico: Concentrato
    Energie Residue: 110%

    Mantra: [Vista Cieca | Sense Illusorio | Sense Psionico]
    Levitazione: [Volo]
    Hado: [+10% di Mana]
    Rianimazione: [Immortalità]
    Memento: [Istant-Casting]
    Ataraxia: [Resistenza al Dolore | Anti-Malia]
    Intuizione: [Vista Karmica]
    Voce della Saggezza: [Aura di Saggezza]
     
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    Con la mano sopra agli occhi a schermarci dal sole continuiamo a scrutare l’ennesimo dono da parte del Maelstrom. Questa volta ha sputato un pezzo bello grosso. «Mmmhhhh…» Le labbra incurvate ed assottigliate sono una chiara dimostrazione della nostra insofferenza. Sembra un gigantesco pezzo di terra volante circondato da lingue di fiamme dall’aspetto poco rassicurante. Probabilmente gli elfi di Fanedell non l’hanno presa bene. «Forse c’è qualcosa sopra.» azzardiamo. «Ma non sembra in procinto di cadere.» O almeno non in tempi stretti. «Però conviene andarci cauti. L’ultima volta che abbiamo incaricato una squadra di visitare luoghi portati dal Maelstrom ci siamo quasi giocati Arthur e due cavalieri celesti.» Gradia, brutta storia quella.

    Delle parole tecniche di Brifos non ci capiamo più o meno nulla, se non che abbiamo ragione sul fatto che non ci debba cadere in testa. Resta da risolvere il problema dell’esplorazione, però. Non sembra così facile salire lassù e forse quelle lingue di fuoco funzionano da autodifesa. Per fortuna, proprio quando è in procinto di arrivare la noia data dall’impossibilità di agire, ecco che tre auree fanno capolino nella foresta. Ad un primo momento ipotizziamo siano elfi che vogliono controllare la situazione, ma le parole di Brifos li bollano come estranei. Un sorriso sornione ci si dipinge sul volto.

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    «Beh, cosa aspettiamo? Andiamo a dare il nostro benvenuto ai tre curiosoni. Sarà divertente fare quattro chiacchiere.» Poi lo sguardo si posa sul terzo gruppo della comitiva: un cavaliere celeste che ci hanno affibbiato come guardia. Spade voluminose, maschera e vestiti sgargianti. Non sembra proprio una tipa che va per il sottile. «Parlare.» rimarchiamo «Solo parlare.»

    Julian Lambert
    » Guardiano delle Sette Vie e Corona di Sophia

    » Fisico: illeso

    » Mana: 100% / 100%

    » Consumi: -


    » Passive

    Protodeus: immortalità, rigenerazione, corpo vuoto e insensibilità al dolore

    Gate of Eternity: tasca dimensionale

    One Thousand and One Tales: resistenza malie, sesto-senso illusioni & intrusioni psion, istant-casting e presenza multipla/intensificata

    The Crown of Sophia: aura di carisma (quando parla), conoscenze.

    » Equip

    The Thread of Life: insieme di fili d'acciaio di 3 metri (forma di sciarpa) + 2 passive (Auspex aure, Telecinesi)

    » Tecniche

    -

    » Note&Riassunto

    Per il QM faccio presente la mia passive di conoscenze, in modo che se servirà durante l'avventura mi potrà dare qualche info privatamente o qui (i campi di studio di Julian sono storia, geografia, lingue ed architettura).

    Per tutti riporto qui l'unica passiva difficilmente riassumibile in una parola nello specchietto (quella di presenza multipla/intensificata):

    Primo effetto di questa natura è proprio la molteplicità. Se ad un occhio normale non vi è differenza, per chi invece è dotato di metodi di visioni alternativi (dal punto di vista di gioco: auspex) egli non potrà altro che rimanere basito, se non addirittura preoccupato od intimorito di fronte al Saggio. In termini di gioco l’effetto varierà in base al tipo di auspex posseduto dall’altro giocatore. Nel caso di auspex legati alle auree, quella di Julian sarà considerata di entità maggiore in quanto somma di mille auree diverse. Chi è in grado di percepire lo spirito ve ne vedrà molteplici nello stesso corpo, mentre chi sfrutta l’olfatto percepirà tantissimi odori diversi provenire da un’unica persona. Per auspex non menzionati e per quanto riguarda l’effetto psicologico che questo può suscitare, il tutto è ovviamente lasciato alla sportività del giocatore ed all’interpretazione che ne vuole dare.


     
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    Le sabbie del tempo.

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    Qualcosa di sbagliato stava accadendo alla sua Fanedell, non ne comprendeva esattamente la natura ma tutto ciò sembrava stranamente simile ad un invasione dei demoni del Chaos, tranne per il fatto che non c’erano orde di demoni assetati di sangue pronti a sventrare qualsiasi cosa si trovassero davanti.
    Sembrava tuttavia curiosamente simili alle propaggini del Chaos, anche se pareva fosse confinato ad una area non troppo estesa attorno a quella zolla di terra volante e ciò poteva essere una fortuna, sebbene il non sapere cosa gli impedisse di propagarsi era indubbiamente rischioso.
    Tutto ciò di cui si ignorava la natura poteva smettere di funzionare in qualsiasi momento.

    Non comprese appieno le parole del Saggio ma si sentì in dovere di fornire la sua opinione in merito.

    Non saprei, forse poggerà su basi di terra e roccia, ma quelle mostruosità mi paiono più composte di orrore e incubi che non di cose vere.


    Un sorriso smagliante le attraversò il viso, evidentemente ansiosa di rispedire nel Warp –o chi per lui- quell’abominio forse fuoriuscito dalla fantasia malata di un dio corrotto.
    Cegorath insegnava ad abbracciare le proprie paure e a goderne, ma in quel momento non era spaventata, l’eccitazione per ora vinceva su ogni altra emozione.
    Inoltre era lì per ordine della sua amata Sylvanas, doveva assolutamente fare un bel lavoro per lei, magari poi le avrebbe chiesto di uscire.
    O magari sarebbe uscita con Jester, nel qual caso non avrebbe nemmeno avuto bisogno di chiederglielo.

    Tornò alla realtà quando il gigante blu indicò un punto una trentina di metri più in là, dicendo di aver percepito le presenze di tre stranieri.
    L’altro Saggio si affrettò a sparare qualche commento cordiale sul fare quattro chiacchiere con i tre, ripetendo fastidiosamente il fatto che avrebbero solo chiacchierato.

    Non mi sembra di andare in giro con un mantello rosso, non sarò una Saggia di Palanthas e altre sono le mie abilità ma non sono un idiota.
    Sono incaricata di proteggere voi e scoprire cosa minaccia la foresta, non certo di attaccare chiunque mi capiti a tiro.


    Si prodigò quindi in un profondo inchino contornato da un enigmatico sorriso, a simboleggiare che la questione era già accantonata e che non avrebbe serbato rancore, se l’altro non l’avesse più trattata come una scema.
    Rialzatasi dal suo inchino sfoggiò un sorriso a trentadue denti, solare e gioioso, molto meno inquietante del precedente.

    Edited by Settra - 27/4/2014, 13:07
     
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    Fra le cose che Mercuzio odiava fare ce n'era una, in particolare, che lo infastidiva, ed era ripensare alla sua giovinezza umana. Fu quello strano evento a trascinarlo, nolente, nel vortice dei ricordi: ogni volta che c'era un fenomeno inusuale, Assalonne lo tirava per i capelli e lo costringeva a guardare il cielo. — Cos'è quello, jezreelita?, gli domandava, serrando la presa per immobilizzarlo. Il suo era un abbraccio di ferro, da cui non riusciva mai a svincolarsi.
    Un'eclissi di luna, nobile zio., rispondeva lui, che aveva studiato le arti dei maghi egizi.
    Sbagliato., lo rimbeccava allora quello, torcendogli le dita. — E' il giudizio divino., e concludeva dicendo che presto gli angeli del Signore sarebbero venuti a prenderlo.

    In ogni caso, quella visione aveva dello straordinario: il cielo era diventato una purulenta macchia di sangue in cui nuotava una nera ombra rocciosa. Guardò l'enorme zolla di terra con sospetto, come se avesse di fronte una qualche specie di premonizione demoniaca. In lui si era ridestato un solletico che prudeva di superstizione. E se da una parte non si sentiva tranquillo, dall'altra l'evento lo incuriosiva.

    Si accostò a una colonna di contadini che, proprio in quell'istante, si stava muovendo per raggiungere Chediya, dalla quale lui proveniva. — E' il giudizio divino?, domandò a uno di loro. Non era forse la domanda più giusta da porre, ma non sapeva come inquadrare altrimenti l'evento; e in qualche maniera, era il suo modo di essere cauto.
    Il villano lo guardò storto da sotto una notevole quantità di rughe. — No, mio signore., rispose, riconoscendo in lui un aristocratico, seppure alquanto strambo. — E' il vomito del Maelstrom. Ogni tanto sputa qualcosa.
    Il vampiro tacque, tentando di comprendere appieno le sue parole. Gli avevano detto che il semipiano subiva spesso modificazioni a causa di una tormenta dimensionale che portava quel nome, ma era la prima volta che si trovava davanti agli effetti tangibili di quel fenomeno. Ringraziò l'uomo e sorpassò il gruppo di coloni, inoltrandosi nella foresta.

    Fanedell, la chiamavano: al mercato di Epartis ne aveva ricevuto informazioni colorite, che parlavano di elfi e di altre creature fantastiche. La lunga permanenza a Celentir lo aveva abituato alla loro presenza, ma non poteva dire di non essere affascinato da quegli esseri immaginifici, che credeva abitassero solo nei sogni dei poeti. Tuttavia, almeno per il momento, non ne incontrò nessuno. Camminò per un pezzo, imbattendosi solo in gruppi di villani in viaggio o in ranger accalorati, che si davano da fare per tenere sotto controllo la situazione. Raccolse notizie dagli uni e dagli altri, venendo presto a sapere che, continuando in quella direzione, avrebbe sicuramente trovato il sentiero bloccato. — E' stata posta una barriera per delimitare la zona., gli disse il ranger che custodiva un tratto di quella costruzione.
    Mercuzio la guardò dal basso in alto, la bocca semidischiusa.
    Vedo., rispose infine, ironico.— Ebbene, da dove si passa?
    Da Fanedell non si passa proprio. E' in corso un evento di cui dobbiamo capire la portata.
    Mercuzio incrociò le braccia, corrucciandosi. Non potere passare da lì significava dover fare una deviazione che avrebbe allungato di molto il viaggio, e lui non voleva attendere. Pose una mano sulla spalla dell'uomo, inchiodando gli occhi nei suoi. Quelli del vampiro brillavano di una furbizia maligna. — Mi pare che ti abbiano chiamato, soldato., disse, facendogli cenno di andare.
    Il ranger lo guardò, istupidito. Non aveva sentito niente, eppure qualcosa, dentro di lui, gli diceva che ciò che lo straniero aveva detto era vero. — Vado a controllare!, esclamò, allontanandosi di gran fretta.
    Il vampiro si sfregò le mani, mentre un sorriso ne rischiarava il volto: non era poi tanto alta, quella barriera.

    Quando il ranger tornò, lo straniero era scomparso.

    CITAZIONE
    Energie: 95%.
    Tecniche: Dono di Malkav (malia di parola per convincere il ranger, abilità passiva).
    Telecinesi (su se stesso, per oltrepassare la barriera, consumo basso).
     
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    Mercuzio

    Non serve camminare a lungo per capire perché i ranger hanno posto quella barriera. Avvicinarsi all'epicentro del fenomeno è come avvicinarsi ad un grande falò di corpi a mezzogiorno in estate: la pelle è irritata, l'odore che sale dalla terra sa di un dolciastro e l'erba dei prati è riversa su se stessa, morta ammazzata da quel secondo sole in disfacimento. In quell'area di Fanedell c'è il silenzio tipico dei cimiteri spezzato soltanto dal suono sinistro degli steli d'erba sotto i tacchi di Mercuzio. Non ci sono animali nel raggio di chilometri e perfino gli insetti si sono rifiutati di restare un secondo di più in quel luogo che sembra essere un luogo sacro oppure maledetto da chissà quale dio. Le figure corvine che vorticano attorno alla roccia nei cieli diventano ben presto visibili anche a quella distanza ragguardevole. C'è troppo rosso nell'aria, impossibile non notare quei drappi scuri che sembrano stoffe lacere abbandonate ai venti. Non sono corvi e seguono traiettorie sinuose, si piegano e si deformano fin quasi a diventare lunghi esseri filiformi, eppure sono vivi, i loro stridii sono portati dal vento e paiono le risate di anime dannate.

    E' proprio a causa del silenzio che aleggia nella foresta che il loro sopraggiungere non è improvviso: fruscii come lo sfregare di stoffe morbide, sussurri maligni e deboli scricchiolii come di ossa animano d'un tratto la foresta. Poi dal nulla le creature iniziano a sciamare attorno al cainita, come se spiriti vendicativi avessero indossato cappe di liscia stoffa nera e tramite esse guadagnassero un corpo materiale e artigli adunchi come quelli delle belve. Proprio come se l'aria fosse acqua e loro un qualche sudicio liquido troppo denso che si rifiuta di mischiarsi e sparire con ciò che lo circonda, scivolavano alla distanza di trenta passi dal vampiro, circondandolo da ogni direzione e vorticando attorno alla sua figura. Di rado, e solo per qualche istante, i ventri di quelle belve si aprivano rivelando fauci di un carmino tanto profondo e omogeneo da sembrare frutto del pennello di un pittore, poi però la creatura tornava a piegarsi e deformarsi coprendo le loro bocche col nero cupo dei loro corpi. L'orrida parata perdura per qualche attimo, durante il quale gli esseri senza forma si limitano a vorticare attorno alla loro preda e sussurrare, come se indecisi su chi per primo si sarebbe lanciato all'attacco. Era un tempo sufficiente ad un osservatore attento e abbastanza di sangue freddo per contare quelle entità: erano cinque, sebbene fosse veramente difficile discernere le loro figure cangianti le une dalle altre quando nella loro danza si intrecciavano e sembravano quasi mescolarsi fra loro.

    « ... »
    Di botto, all'improvviso, una presenza si palesò da qualche parte ed anche Mercuzio avrebbe avuto la sensazione di udire una voce ed un nome. Lo stesso fu per le bestie, che all'improvviso cessarono di sussurrare e di vorticare, inchiodandosi lì sul posto, ergendosi a due piedi dal suolo assumendo forme che solo vagamente ricordavano un profilo umanoide; si tesero come in ascolto, rimasero appena un momento immobili in quelle pose, poi gridando strida schizzarono via in massa.
    Ciò che rimase al vampiro fu ben più di un dubbio. Poiché sebbene la voce fosse indistinta ed il fracasso delle belve molto,
    il nome che egli aveva udito era senza dubbio il suo...

    ~

    Brifos, Isha, Julian

    Una trentina di metri: tale era la distanza che separava il trio di emissari dalle altrettante figure che le loro percezioni extrasensoriali individuavano. Rimasero tali, poiché anche i Cacciatori avevano avvertito il loro sopraggiungere e quindi li avevano attesi, immobili come statue, con le lance tecnologiche impugnate e attive che emanavano bagliori di energia dalle lame lucenti. Dovevano essere di poco più bassi di Brifos, ma avevano scelto una posizione rialzata nel terreno quindi svettavano imponenti, i volti duri segnati dalle battaglie passate e dipinti con colori vivaci. Appartenevano ad un'etnia ben rara su Endlos, dalla carnagione olivastra e dagli occhi sottili. Julian Lambert forse li conosceva come "indios nordamericani" oppure "nativi americani", ma difficilmente quei termini sarebbero stati loro familiari. Ci sono infinite realtà, infiniti popoli ed infinite storie, e quella che i Popoli dei Grandi Laghi avevano da narrare era diversa da tutte quelle che la Corona di Sophia conosceva. Quest'ultimo poteva facilmente intuirlo dalle loro corporature troppo massicce per essere compatibili con i pellerossa che lui conosceva e per le armi ad energia che impugnavano, in stridente contrasto con gli abiti di pelle decisamente appartenenti ad una popolazione pre-industriale ed i simboli che rimandavano ad una cultura tribale.

    « Vi abbiamo sentito arrivare. »
    Disse uno dei tre, schiantando la punta inferiore della lancia al suolo come a voler imporre la sua voce.
    « Non potete conoscere noi, come non possiamo conoscere voi. Questo perché veniamo da un luogo che nessuno di voi potrebbe mai raggiungere nemmeno se potesse viaggiare per cinque vite intere, eppure vi siamo amici. »
    E lasciando per un attimo l'arma conficcata nel suolo, mostrò i palmi delle mani aperti in un qualche arcaico cenno di benevolenza.
    « ... »
    Fu allora che accadde qualcosa di inspiegabile. Fu come se qualcuno di estraneo avesse appena fatto irruzione in una stanza, richiamando l'attenzione di tutti verso l'ingresso. Solo che lì nel bel mezzo di Fanedell non c'era alcuna stanza e nessun ingresso verso cui voltarsi, solo un punto impreciso da qualche parte. Tutti quanti i presenti, compresi i Cacciatori a giudicare dai loro volti, furono certi oltre ogni dire di aver appena udito una voce, ed un nome.
    Il proprio.
    Ci fu uno dei tre Irochesi che mutò completamente di espressione e con sguardo duro e ansioso si mosse nella direzione della sensazione, immediatamente fermato dall'individuo al centro, lo stesso che aveva preso parola, il quale gli poggiò la mano sulla spalla e scosse il capo, prima di tornare a parlare rivolto ai due Saggi ed al Cavaliere Celeste.

    « Vi chiediamo di andarvene. Ora. Tornate dalle vostre tribù e parlare ai vostri capi. Dite loro di prepararsi ad una calamità, o ad una guerra. Tenete al sicuro i vostri figli e mandate i vostri cacciatori più esperti. Dovrete presto affrontare il male che è giunto nelle vostre terre. »
    E levando la punta ad energia della sua arma indicò il cielo, il tempio in disfacimento sospeso nel vuoto, l'aria rosso sangue e lo sciame di creature nere.
    « Possano gli Spiriti aiutarvi, abbiamo fatto voto che le nostre anime non si ricongiungeranno ai padri
    e cammineranno al vostro fianco finché l'ultima delle Creature non cesserà di esistere. »

    Una colonna di luce bianca del diametro di un metro si aprì nel nulla con un tonfo sordo, sollevando zolle di terra là dove colpiva e creando una circonferenza perfetta a dieci passi dai tre Cacciatori. Questi si voltarono in quella direzione e, ignorando ogni richiamo o protesta da parte del trio di avventurieri, vi si diressero armi in pugno.
    Come vi entrarono, sparirono uno ad uno come se avessero appena varcato una soglia.

    .Il Canto del Sole Rosso ~ Primo turno attivoMercuzio: Fai la conoscenza delle creature, bestiacce affamate e non propriamente simpatiche che sembrano in un primo momento intenzionate ad assalirti, ma che poi ti lasciano da solo per motivi apparentemente inspiegabili ma che puoi benissimo collegare alla sensazione improvvisa che ti colpisce. Percepisci una specie di richiamo, una sensazione irrazionale che uno psion non può non riconoscere come il frutto di un qualche incantesimo o qualcosa di simile, nulla di coercitivo ma piuttosto una qual sorta di richiamo. Proviene da una direzione specifica che puoi decidere di intraprendere in cerca della sua fonte, se lo desideri. Cosa ben più rilevante, la sensazione improvvisa è accompagnata da una voce che ti è familiare ed ha invocato il tuo nome. E' questa il genere di magia che sfrutta in qualche modo il subconscio, quindi ad esempio un bambino sentirebbe il suono della voce della madre, un innamorato la voce dell'amata, un viandante che poco prima ripensava alla propria casa può sentire la voce del proprio vicino. Anche il fatto che chiami Mercuzio per nome è soggettivo, visto che la voce potrebbe benissimo pronunciare un soprannome o un nomignolo.

    Al contempo, poco più avanti nella direzione in cui ti stavi incamminando si apre una colonna di luce che sembra provenire dalla roccia sospesa nel cielo. Qui per intuizione capisci che c'è qualcuno oltre a te più avanti, e puoi dunque scegliere se congiungerti con gli altri Personaggi Giocanti.

    Brifos, Isha, Julian: Non avete tempo né modo per dialogare con i tre Cacciatori, questi vi dispensano in modo sbrigativo un monito e si immergono nella colonna di luce che potete benissimo intuire si tratti di una specie di portale che conduce al tempio sospeso. Nessuno vi vieta di seguirli, se volete farlo.
    Tramite i vostri auspex, alle vostre spalle, potete percepire la presenza di Mercuzio, si trova poco distante da voi e potete provare a congiungervi a lui, se vi va.
    Infine c'è la sensazione descritta nel post. Potete intuire che si tratti di una qualche magia o qualcosa di simile, una sorta di richiamo. Proviene da una direzione specifica, che potete scegliere di seguire per raggiungere la fonte di tale richiamo. Leggete le indicazioni che ho fornito a Mercuzio per dettagli descrittivi più specifici e chiedete pure in bacheca o per MP se avete qualche dubbio o vi serve qualche dettaglio in più che posso fornirvi.


    Non vi do tempi di risposta, ma confido nel fatto che posterete con celerità o nel giro di una settimanella o giù di lì!!!
     
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    «Beh, cosa aspettiamo? Andiamo a dare il nostro benvenuto ai tre curiosoni.
    Sarà divertente fare quattro chiacchiere.»

    la voce della Corona Rossa fu la prima a fare eco alle sue parole
    «Parlare. Solo parlare.»

    Non mi sembra di andare in giro con un mantello rosso, non sarò una Saggia di Palanthas e altre sono le mie abilità ma non sono un idiota.
    lo rimbeccò la Ranger, a cui la raccomandazione era stata diretta
    Sono incaricata di proteggere voi e scoprire cosa minaccia la foresta,
    non certo di attaccare chiunque mi capiti a tiro.


    Lasciando sullo sfondo il piccolo battibecco dei suoi compagni, il gigante dai capelli blu cobalto -dapprima impegnato ad annotare diligentemente sul taccuino le ipotesi e le osservazioni da loro avanzate- si incamminò in direzione delle presenze appena percepite; per motivi che poteva solo supporre, il trio di estranei non era in movimento, e raggiungerne la locazione non richiese che pochi minuti di marcia a buon passo.

    Quando gli Agenti dell'Est emersero dalla linea degli alberi per farsi loro incontro, se li ritrovarono davanti, e -nel passarli in rassegna col suo solito sguardo vacuo- Brifos ebbe la netta sensazione che anche lui e i suoi fossero stati a loro volta percepiti e attesi da quei tre sconosciuti, che avevano tutta l'aria di essere Ningen: avevano il viso segnato da colori vivaci, i capelli scuri adornati da piume -come alcune tribù nomadi di Garwec-, e svettavano immobili statue, erette sulla cima di un lieve declivio erboso.

    Il fatto che fossero approssimativamente alti quanto lui e che -sempre come lui- fossero armati di una lancia sfolgorante (sebbene di un modello diverso dalla Raigekijin) l'indusse a reclinare il testone blu cobalto da una parte e a contemplarli con curiosità.


    « Vi abbiamo sentito arrivare. »
    esordì uno dei tre, confermando la teoria del Saggio
    « Non potete conoscere noi, come non possiamo conoscere voi. Questo perché veniamo da un luogo che nessuno di voi potrebbe mai raggiungere nemmeno se potesse viaggiare per cinque vite intere... »
    proseguì il portavoce dei visitatori, gesticolando con la lancia
    « ...eppure vi siamo amici. »

    L'uomo conficcò nel suolo la punta della lancia, abbandonando la presa sull'arma, esibendo così i palmi vuoti e -con essi- le sue intenzioni non-ostili... e fu allora che il suono dolce di una voce familiare catalizzò istantaneamente l'attenzione degli occhi bigi verso un punto imprecisato tra gli alberi. Istintivamente, mosse un passo in quella direzione, ma non fu il solo.

    « ... »

    Era sicuro di averla sentita, la Luna... ma come poteva essere? Erano passati lunghi anni da quando si era ritirata nella Corte senza più volerne uscire: perché avrebbe dovuto mostrarsi proprio quel giorno, nella selva di Fanedell...?

    « ...Luna? »

    Perplesso, il Demone delle Tempeste si lasciò sfuggire quel mormorio, e aggrottò le sopracciglia: non c'era nessuna Risonanza; anzi, a dirla tutta, non rilevava neppure nessuna presenza oltre le loro... quindi doveva essersi trattato della sua immaginazione, oppure di un illusione... ma le sue percezioni avrebbero dovuto rilevare l'inganno e avvertirlo, perciò.... doveva essere qualcosa di diverso.

    Smarrito e pensieroso, l'Amal osservò le reazioni dei presenti, e i suoi sospetti si rafforzarono nell'assistere alla dinamica in corso tra i tre Naufraghi: uno di loro era divenuto ansioso, ma non appena fece per muoversi -proprio nella stessa direzione da cui aveva udito la Luna chiamarlo-, quello che aveva parlato con loro fu lesto a bloccarlo e a dissuaderlo con una scrollata del capo.

    Alla luce di quella scena ce n'era abbastanza per concludere che:
    1) anche l'Irochese doveva aver sentito la voce della Luna (...forse: non poteva supporre né escludere che la conoscesse), ma poiché Brifos sapeva che non poteva trattarsi di lei, il fenomeno assumeva un connotato misterioso che richiedeva la fredda diffidenza dell'accademico;
    2) se il suo compagno l'aveva trattenuto, doveva trattarsi di un fenomeno a loro già noto...
    3) se il suo compagno l'aveva trattenuto, doveva trattarsi di un fenomeno in qualche modo pericoloso...
    4) se l'allucinazione uditiva aveva colpito lui e gli stranieri, per transitività, poteva essersi manifestato anche a Julian e Isha.


    « Non seguite la voce. »
    stabilì, pronto a trattenere chiunque avesse intenzione di muoversi
    « C'è qualcosa di strano: non percepisco nessuna presenza che possa aver parlato, ma sono abbastanza sicuro che non si tratti di un incantesimo. »

    « Vi chiediamo di andarvene. Ora.
    Tornate dalle vostre tribù e parlare ai vostri capi. »
    il portavoce degli extraplanari l'interruppe, reclamando la loro attenzione
    « Dite loro di prepararsi ad una calamità, o ad una guerra. Tenete al sicuro i vostri figli e mandate i vostri cacciatori più esperti. Dovrete presto affrontare il male che è giunto nelle vostre terre. »

    « Le forze del regno sono già schierate oltre il muro di rovi,
    ed è per questo che noi siamo qui. »

    replicò quieto il Raitei, reclinando il testone da una parte
    « Se poteste solo dirci... »

    « Possano gli Spiriti aiutarvi, abbiamo fatto voto che le nostre anime non si ricongiungeranno ai padri e cammineranno al vostro fianco finché l'ultima delle Creature non cesserà di esistere. »

    ...ma i tre dovevano avere una gran fretta, perché -prima che la Corona Indaco avesse modo e tempo di fare domande-, il gruppo di estranei prese congedo in modo repentino quanto inaspettato: il loro leader aveva sollevato la lancia per rivolgerne la punta verso la struttura in disfacimento e i neri drappi cenciosi che attorno ad esso gravitavano, e una colonna di luce bianca si abbattè sulla terra a pochi passi da loro; sordi ad ogni altro richiamo, quelli ne varcarono il limitare e... scomparvero.

    Una crepitante scintilla azzurrina risalì il corno dorato del Demone delle Tempeste: che si trattasse di un portale di collegamento tra quella collinetta e il tempio era facilmente intuibile, ma... prima che potesse concordare con i compagni l'ovvia decisione di seguirli, qualcos'altro entrò nel raggio d'azione delle sue percezioni.

    Una nuova presenza vagava per il bosco di Fanedell, e se non si trattava di un altro di quei Naufraghi, poteva benissimo essere un ranger mandato come rinforzo o messaggero da Sylvanas, oppure un civile sfuggito alle reti di controllo... in ogni caso, non qualcosa che potesse permettersi di ignorare.

    « ...c'è qualcun altro nel bosco. Anche la sua aura mi è sconosciuta. »
    annunciò il gigante, voltandosi nella direzione dove lo rilevava in linea d'aria
    « Non è responsabile, da parte nostra, lasciarlo indietro da solo.
    Perdere di vista i guerrieri, però, può essere compromettente per l'intera indagine. »

    un momento di silenzio per vagliare la più utile tra le varie possibilità
    « Converrebbe dividerci: da solo, posso trovare il disperso in breve tempo, recuperarlo, e raggiungervi qui o... »
    gli occhi bigi si spinsero in modo eloquente fino alla colonna di luce
    « Ve la sentite di precedermi...? »


    Status Fisico: Ok
    Status Psicologico: Concentrato
    Energie Residue: 110%

    Mantra: [Vista Cieca | Sense Illusorio | Sense Psionico]
    Levitazione: [Volo]
    Hado: [+10% di Mana]
    Rianimazione: [Immortalità]
    Memento: [Istant-Casting]
    Ataraxia: [Resistenza al Dolore | Anti-Malia]
    Intuizione: [Vista Karmica]
    Voce della Saggezza: [Aura di Saggezza]
     
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    Non aveva affatto considerato i rischi.
    Dapprima aveva articolato un pensiero rassicurante: sicuramente un collasso dimensionale causerà degli effetti sull'ecosistema, si era detto. Eppure non riusciva ad allontanare quel senso di pericolo che gli correva lungo la schiena, una mano artigliata che faceva ben più che solleticarlo. Lo avvertiva.
    Per sua natura diffidava dei luoghi silenziosi, perché troppo spesso sinonimo di aggressioni efferate. E diverse cose cominciavano a insospettirlo: la vegetazione piegata, come se avvizzita, l'assenza di un qualsiasi animale, un odore dolciastro che alle sue nari sembrava un nunzio mortifero. In più l'aria era bollente, quasi che il sole avesse mutato il vorticare della sua orbita e si fosse calato per baciare la terra. Il cielo era troppo rosso, così scuro che alla sua sensualità vampira richiamò il sapore del sangue; quelle ombre che vi danzavano parevano muoversi, quasi che fossero vive.
    Ma quella danza non era un'illusione: era vera.

    Gli bastò battere le palpebre due volte perché ne fosse circondato, o meglio assalito. Fece un passo indietro e snudò le zanne, pronto a difendersi. Il turbine di quegli spettri era un caleidoscopio di intenzioni maligne: non aspettavano che il momento giusto per attaccarlo, lo capì in fretta. Il Principe tese la mano e piegò le dita più volte, invitandole a farsi avanti. L'ipotesi lo divertiva: aveva visto molte cose minacciose nella sua esistenza, e voleva scoprire quanto quelle lo fossero. Per tutta risposta, esse si fecero avanti, pronte ad avvinghiarne il corpo.

    Poi qualcuno parlò.
    Le ombre si rizzarono all'unisono, come un'orchestra di archi, ascoltando quelle parole. E fuggirono.
    Lui, invece, tacque. Era stordito: la sicurezza che aveva esibito era svanita dietro la scia dei suoi eterei assassini.
    Mercuzio..., aveva sentito dire. Quella voce lo atterrì, perché ne aveva quasi dimenticato il suono. Lei non gli parlava più da così tanto tempo!, e lentamente, come una goccia capace di scavare la pietra, il suono del suo fiato era cominciato a dimoiare dalla memoria insieme alla fragranza del suo profumo.

    Ma Ofelia è morta., ricordò a se stesso in un sussurro. — Ed io l'ho seppellita.

    Aveva braccia abbandonate lungo i fianchi. La palme gli si aprirono in un gesto involontario di arrendevolezza, quasi di sconforto. Raramente gli capitava di farne. E ora, sebbene sapesse perfettamente di stare cadendo in un inganno, per un capriccio voleva secondarlo, seguire quella fola da sciocchi.
    Ignorò il bagliore di luce che fece scintillare i suoi occhi, e lo fece.

     
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    Quali intrusi scelgono di rimanere immobili in attesa di chi li ha sorpresi con le mani nel sacco? Persone che vogliono instaurare un dialogo avremmo detto. Ma i Cacciatori sembrano voler dar vita ad un discorso a senso unico, con loro là, sul terreno rialzato, e noi sotto tra la platea. Uomini strani che, con nostro sommo rammarico, non riusciamo ad identificare. Anacronistici avremmo pensato tempo fa, ma ormai su Endlos l’innaturale diviene facilmente reale. E non aiuta certo la nostra ignoranza in fatto di tecnologia e di armi. Forse con Arthur al nostro fianco…

    «Non potete conoscere noi, come non possiamo conoscere voi. Questo perché veniamo da un luogo che nessuno di voi potrebbe mai raggiungere nemmeno se potesse viaggiare per cinque vite intere, eppure vi siamo amici.» Parole autorevole ma vuote. E se fossero mille le vite? Allora potremmo conoscerli? Potremmo studiarne i segreti e la loro storia? Amici, poi. Una frase facile che la Storia ci ha insegnato essere falsa il più delle volte. Eppure, se loro si palesano come amici, chi è allora il nemico? Li osserviamo dubbiosi, inarcando le sopracciglia.

    «…»

    Le parole della nostra risposta ci muoiono in gola. Mille voci all’unisono sono penetrate nella nostra mente senza che avvertissimo l’intrusione. Ci hanno chiamati, uno per uno, con i nostri veri nomi che ormai credevamo fossero persi nel tempo. Una voce calda, gentile come una carezza, il cui ricordarla ci fa rabbrividire. Falsa. La verità è che lei non c’è più e che ci ha traditi fin troppo tempo fa. Se non fosse così ciò che stiamo facendo sarebbe completamente inutile. Ma chi altro conosce i nostri nomi?

    Nel caos che ci corrode la voce di Brifos è uno scoglio a cui ci aggrappiamo saldamente. Nessuna presenza. Nessun incantesimo. Lo abbiamo percepito tutti, compresi i naufraghi. Di chi si tratta? Forse ne sanno più di noi, ma le loro parole sono criptiche e fugaci. Creature, guerra e male. Non si degnano neanche di restare per rispondere alle nostre domande. Come se non bastasse un’altra aura fa capolino nella fitta foresta: un altro ospite indesiderato. I nostri occhi si stringono come due fessure. La situazione ci sta sfuggendo di mano.

    «Penso che dovremo presentare un reclamo formale ai Ranger di Fanedell. E’ fin troppo affollato per una foresta con numerosi posti di blocco.» Emettiamo un lungo e sonoro sbadiglio. Una luce in grado di teletrasportare, un pezzo di terra volante, misteriosi nemici ed un altro intruso. C’è da stabilire un ordine e per questo ascoltiamo le parole di un Ratei particolarmente propositivo. «No.» esclamiamo alla fine. «E’ evidente come questo bosco non sia più sicuro. Non abbiamo intenzione di lasciarvi andare da solo e separarci. E considerati i posti di blocco dei Ranger più che una missione di recupero dispersi la tratterei come una missione di neutralizzazione intruso. Siamo in tre. Possiamo circondare facilmente ed in breve tempo il quarto curiosone.» Troppa gente in un luogo che dovrebbe essere off-limits. Tre erano scappati, ma non abbiamo intenzione di fare lo stesso con il quarto. «E questa volta vogliamo delle risposte.»

    Julian Lambert
    » Guardiano delle Sette Vie e Corona di Sophia

    » Fisico: illeso

    » Mana: 100% / 100%

    » Consumi: -


    » Passive

    Protodeus: immortalità, rigenerazione, corpo vuoto e insensibilità al dolore

    Gate of Eternity: tasca dimensionale

    One Thousand and One Tales: resistenza malie, sesto-senso illusioni & intrusioni psion, istant-casting e presenza multipla/intensificata

    The Crown of Sophia: aura di carisma (quando parla), conoscenze.

    » Equip

    The Thread of Life: insieme di fili d'acciaio di 3 metri (forma di sciarpa) + 2 passive (Auspex aure, Telecinesi)

    » Tecniche

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    » Note&Riassunto

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    Gli strani soggetti sembravano dei chiacchieroni a senso unico, avevano sciorinato una sfilza di parole sul come noi non potevamo conoscerli, sul come loro ci fossero comunque amici, mettendosi in una posizione tale da essere universalmente riconosciuta come di non minaccia.
    Probabilmente ciò avrebbe fatto rilassare molti individui, ma Isha rimase comunque costantemente sul chi vive dato che il trucchetto del “ti faccio sentire al sicuro e poi ti taglio la gola” era troppo vecchio per caderci come sciocchi.
    Stava riflett …

    Cegorath!
    Il suo Dio l’aveva chiamata per nome!
    Uno sguardo estatico le apparve sul viso mentre si voltava nella direzione da cui il Dio Ridente aveva parlato, non si era mossa in quella direzione poiché sapeva che la sua divinità patrona era tutto meno che sicura da approcciare, eppure quel richiamo l’aveva eccitata al punto che quasi si sarebbe lanciata verso di Lui.
    Fu solo quando Brifos li avvertì che anch’ella si svegliò, considerando l’impossibilità che il suo Dio le tirasse uno scherzo così stupido proprio in quel momento, i Suoi erano sempre elaborati e splendidi e la vittima non capiva cosa stava succedendo fin quando non era troppo tardi.
    La rabbia le montò dentro come un fiume di fiamme, come osava chicchessia prendersi gioco della sua fede in quel modo?!
    Qualcuno sarebbe morto, per quello!

    Comunque fosse lo strano terzetto sparò qualche altra parola su come servissero i migliori guerrieri, ci fosse una grande crisi in atto, e poi scomparvero nella colonna di luce da poco formata: un teletrasporto per la Zona degli Incubi, come aveva mentalmente rinominato la zolla di terra volante.
    Attese che i due Saggi finissero di parlare prima di commentare a sua volta, prima a Brifos e poi a Julian.

    No, è fuori discussione.
    Il mio compito è proteggervi entrambi e non posso farlo se ci separiamo, quindi noi non lo faremo.


    Sylvanas le aveva affidato quella missione e lei non avrebbe deluso la sua amata per nulla nel multiverso.

    Se ha superato i blocchi creati dai miei compagni deve avere qualche capacità, la barriera che circonda questo luogo non è facilmente aggirabile ne saltabile, oltre ad essere guardata a vista.
    Comunque se hai qualche lamentela, puoi presentarla a me, vuoi?


    Gli fece quindi un occhiolino malizioso, pieno di sott’inteso tutt’altro che simpatici o divertenti.
    Amava essere un’arlecchina.

    Status Fisico: Illeso
    Status Mentale: Tranquilla
    Mana: 100%

    equipaggiamento

    Lame Gemelle
    Una coppia di lame metalliche, prive di guardia e con l’elsa costituita in un materiale molto simile al legno, queste sono le armi principali di ogni Arlecchino, perfettamente bilanciate e leggere sono in grado, usando abbastanza forza, di tagliare la testa di una persona, anche considerata la loro estrema affilatura.

    Passive

    Trained to Dance
    La danza degli Arlecchini, la sublime arte che li porta a utilizzare i loro strumenti con l’abilità di maestro e a trasformare ogni battaglia in un’opera d’arte, non può essere compiuta con le normali abilità di un corpo comune.
    Allenati fin dalla più tenera età a prodezze indescrivibili, questi Eldar hanno capacità fisiche al di fuori del comune come una velocità d’esecuzione dei movimenti assolutamente senza pari, così come i riflessi talmente rapidi da poter evitare facilmente pericoli che, per gli altri sarebbero mortali.
    [+50% Velocità, +50% Riflessi]

    Expanded Mind
    Nel campo di battaglia, durante la Danza, è assai complicato mantenere coscienza di tutti i nemici e della loro posizione se ci si affida soltanto ai normali sensi disponibili per le altre razze, non è difficile che nel vorticare di lame e passi aggraziati qualche avversario possa sfuggire al suo destino, ma non si può sfuggire agli Arlecchini.
    Allenati a sviluppare il proprio potere psichico, essi sono in grado di captare e individuare la presenza di tutte le creature dotate di mente propria, grazie alle onde psichiche emanate dai loro encefali, entro le proprie immediate vicinanze così da rendere impossibile il coglierli impreparati e per fornire loro un impareggiabile vantaggio in battaglia.
    [Auspex in grado di rilevare la presenza di esseri pensanti entro 15m]
     
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    « ... »
    Gattoni sui glifi che aveva appena finito di incidere nel terreno, Iade indugiava con lo sguardo sugli archi e sulle circonferenze tribali con aria molto poco convinta. Più guardava le rune, più si concretizzava in lei il terribile dubbio di aver pasticciato qualcosa. Aveva già ammesso a se stessa di aver inserito un po' a caso il totem del gufo fra la "sua" costellazione ed i cerchi concentrici dei cacciatori, e questo di per se era sufficiente a modificare di un po' l'incantesimo, però iniziava a temere di aver proprio sbagliato qualcosa di molto più basilare, anche se non riusciva a capire cosa. Aveva senza dubbio imbastito un richiamo, ma allora perché i guerrieri Irochesi non l'avevano ancora raggiunta? E come mai qualcuno aveva improvvisamente chiamato la colonna di luce che conduce al tempio?
    « Siiiiiigh, bruuutta situazione, questa, sì... »
    Si issò a sedere, sospirando scoraggiata, e tornò a guardare l'ambiente che la circondava. Un luogo sconosciuto, fatto di alberi e piante sconosciute, perfino la posizione del sole era sbagliata. Aveva sentito dire che oltre l'oceano perfino le stelle sono diverse, in tal caso come avrebbe ritrovato la strada di casa?
    Non sapendo cos'altro fare, prese a cancellare una ad una le iscrizioni nel suolo, poi con fare scoraggiato riprese in mano il suo bastone, cercando di richiamare alla memoria le forme necessarie a tracciare un nuovo incanto di richiamo, visto che non poteva che concludere di aver fallito con il primo. Stava giusto tracciando la prima spirale quando dei movimenti richiamarono la sua attenzione. In un primo istante, il suo volto si illuminò: forse l'incantesimo aveva funzionato!! Eh sì, aveva funzionato eccome. Peccato che quelle che stavano stavano arrivando erano delle Creature, e non dei formidabili cacciatori Irochesi.
    Nell'istante in cui riconobbe lo stridere ed i fruscii malefici di quelle bestie affamate di energia vitale, infilzò la punta del bastone nel terreno prendendo freneticamente a disegnare forme che non avevano assolutamente nulla a che vedere con l'incantesimo precedente. Una Creatura poteva benissimo fronteggiarla, forse perfino due o tre assieme se era disposta a privarsi di un braccio o di una gamba. Ma quello che si approssimava era un branco affamato, e lei non aveva al suo fianco una dozzina di guerrieri delle tribù di due metri armati di armi ad energia!

    Terminò l'ultima iscrizione appena in tempo. Con uno schianto, una creatura sbatté contro la parete rosso vivo della barriera, scivolando poi sulla sua superficie arrotondata come uno squalo nero pece, in cerca di punti deboli. Le altre bestie fecero altrettanto, sbattendo con foga animale sulla cupola rossa, flagellandola in ogni suo punto fino a rendersi conto che era effettivamente impenetrabile. Purtroppo per Iade, però, quello scudo non era né eterno né sufficientemente denso da nasconderla, quindi si ritrovò addosso cinque paia di occhi sanguigni che la fissavano affamati, e premevano per raggiungerla e divorarla.

    « Mooolto rapidi dovreste essere ad andarvene, voi! Mia barriera impenetrabile, non potete assolutissimamente fare niente! »
    Li rimbeccò con aria di sfida, ben sapendo che quegli esseri fatti di fame e buio erano in grado di capire la sua lingua.
    « Fra poco arriveranno qui grandi guerrieri, eroi di popolo Irochese! E allora mangerete solo loro lance, sì!!! »
    Incrociò le braccia sul petto e squadrò una delle bestie più grandi, cercando di darsi un tono e mostrarsi convinta. Quella, nel fissarla di rimando, aprì le fauci carmine e sembrò ridere di lei, con quel ghigno tipico delle Creature. In un primo istante Iade pensò di rimbeccarla con qualche bluff, poi però ebbe la pessima idea di guardare in alto, e notò che lo sciame di Creature che circondava il tempio in rovina si stava scuotendo senza motivo apparente, come vespe disturbate da un orso. Una ad una si stavano staccando dal loro pasto, per gettarsi in massa verso il basso. Verso di lei.
    Non aveva detto una bugia. Cinque Creature non possono di sicuro abbattere una barriera di quel livello in poco tempo. Di fronte ad un centinaio di quegli esseri, però...

    « Ahnn... »
    Iade sudò freddo.
    « A... aiuto...? »

    .Il Canto del Sole Rosso ~ Secondo turno attivoMercuzio si stai dirigendo verso la fonte della voce che ha udito poc'anzi, sulla scia del sibilante branco di "Creature", i cui richiami acuti ancora riecheggiano nella foresta. E' poco distante dalla meta, quando incrocia altre tre presenze: sono Isha, Brifos e Julian. Avete qualche istante per i convenevoli, per i quali potete benissimo accordarvi anche in privato oppure protrarre il turno per più post (basta che avvisate!). Tuttavia poco più avanti, in una radura poco oltre gli alberi che vi schermano la vista, sta accadendo qualcosa. I possessori di auspex possono percepire la presenza di una barriera di energia e di un essere umano, ma anche ad occhio nudo notate nell'aria alcune scariche di energia ed i richiami delle creature crescono di intensità. Ma sopratutto, ciò che dovrebbe destare in voi preoccupazione è il nugolo di esseri neri che finora se ne sono stati ben tranquilli attorno alla roccia in disfacimento, improvvisamente si scuote, sciamando in massa verso il basso. Puntano con decisione alla radura. Potete rispondere a turni sparsi, consiglio però di prendere accordi fra voi.
     
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    I suoi senti psi percepivano una quantità di presenze molto più alta di un semplice intruso, ma decise di affrontare un problema alla volta.
    Si diresse, guidando il gruppo, verso il primo individuo sospetto che avevano sentito, muovendosi agile e scattante tra gli alberi secolari che costituivano Fanedell.
    Le piaceva quel posto, la società di Endlos era fin troppo restrittiva per i suoi gusti e purtroppo non c’erano molti luoghi dell’Est in cui potesse tenere alcuni dei suoi più poetici e meravigliosi spettacoli, quindi si accontentava di recitare per gli animali e le altre creature del bosco, oltre che per la gloria di Cegorath.
    Non ci misero molto a trovare il primo intruso, avvicinandovisi con circospezione, pronta ad estrarre le proprie lame gemelle per terminare qualsiasi tipo di minaccia.

    Hey tu, questa area è stata limitata, non hai il diritto di essere qui!


    Aveva violato le disposizioni della bellissima Sylvanas, già per questo non gli piaceva per niente.

    Fu allora che percepì anche altro, un'altra creatura senziente protetta da qualcosa che somigliava ad una barriera di energia.
    Sempre rimanendo concentrata sull’individuo sospetto si volse verso quel nuovo segnale psichico, notando una notevole quantità di scariche di energie provocate da non riusciva a comprendere cosa, anche quelle creature che prima stavano appollaiate nei pressi della terra volante si erano staccate da essa, puntando alla radura in cui sentiva essere l’altro essere vivente.
    La situazione stava rapidamente precipitando, si volse verso i saggi perché indicassero la via che ritenevano più giusta.

    equipaggiamento

    Lame Gemelle 2p.ti
    Una coppia di lame metalliche, prive di guardia e con l’elsa costituita in un materiale molto simile al legno, queste sono le armi principali di ogni Arlecchino, perfettamente bilanciate e leggere sono in grado, usando abbastanza forza, di tagliare la testa di una persona, anche considerata la loro estrema affilatura.

    Passive

    Trained to Dance 5p.ti
    La danza degli Arlecchini, la sublime arte che li porta a utilizzare i loro strumenti con l’abilità di maestro e a trasformare ogni battaglia in un’opera d’arte, non può essere compiuta con le normali abilità di un corpo comune.
    Allenati fin dalla più tenera età a prodezze indescrivibili, questi Eldar hanno capacità fisiche al di fuori del comune come una velocità d’esecuzione dei movimenti assolutamente senza pari, così come i riflessi talmente rapidi da poter evitare facilmente pericoli che, per gli altri sarebbero mortali.
    [+50% Velocità, +50% Riflessi]

    Expanded Mind 5p.to
    Nel campo di battaglia, durante la Danza, è assai complicato mantenere coscienza di tutti i nemici e della loro posizione se ci si affida soltanto ai normali sensi disponibili per le altre razze, non è difficile che nel vorticare di lame e passi aggraziati qualche avversario possa sfuggire al suo destino, ma non si può sfuggire agli Arlecchini.
    Allenati a sviluppare il proprio potere psichico, essi sono in grado di captare e individuare la presenza di tutte le creature dotate di mente propria, grazie alle onde psichiche emanate dai loro encefali, entro le proprie immediate vicinanze così da rendere impossibile il coglierli impreparati e per fornire loro un impareggiabile vantaggio in battaglia.
    [Auspex in grado di rilevare la presenza di esseri pensanti entro 15m]
     
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    Era vicina. Non sapeva come, ma lo intuiva. Lei era lì, gli sarebbero bastati pochi passi ancora e l'avrebbe raggiunta, angelo o demone non gli importava. Ah, com'era dolce quel miraggio! Così amaro che poteva, bevendolo, godere del proprio cuore in gola. Viaggiare sulle ali di quella malinconia lo riempiva di un sentimento che sembrava quasi vero.
    Ma quando l'erba croccò, non fu il suo amore a farglisi incontro, ma svariate coppie di gambe; sei, per la precisione. Mercuzio si bloccò, cercando di capire chi aveva davanti. Il primo era il più impressionante di tutti: era un ragazzone dai capelli blu, una specie di gigante con tanto di corno. Lo accompagnavano un uomo all'apparenza normale, ma da cui ricevette una strana sensazione, e un'esile figura in abito carnevalesco. Fu proprio quest'ultima a interpellarlo. — Hey tu, questa area è stata limitata, non hai il diritto di essere qui!, era stata la sua rampogna.

    Il vampiro fece una faccia meravigliata, portando una mano al petto e toccandolo. Stava davvero parlando con lui? Quindi scosse la testa, come un bambino che negava la monelleria appena compiuta. — Vi prego di perdonarmi, miei buoni amici, non ne sapevo niente. Sono capitato qui per caso... o meglio, a causa del Caso: una qualche specie di forza mi ha attratto a sé. E chi sono io per fermarla, se mi desidera con tale fervore?
    Allargò le braccia, sorridendo amabilmente. I canini affilati furono visibili per qualche secondo: affioravano dalle labbra turgide, rivelando la sua razza. Studiò meglio le persone che gli si erano appressate. Era inutile cercare di contestare le loro recriminazioni, e tanto valeva farseli alleati, data la situazione critica. Tanto più che non intendeva arretrare d'un passo.

    Guardò distante, verso il luogo da cui si vedeva promanare una barriera, percorsa da scariche d'energia. — Forze arcane e presagi. L'avrei già raggiunta, se queste ombre non mi avessero assalito. E qualcosa mi dice che anche voi siete stati chiamati. Dal Caso o dal dovere? Io dalla mia unica luce; a ogni modo, condividiamo un destino, e non si può tardare. Vedete?
    Puntò il dito verso il nugolo di tenebre, sciamanti e stridenti come un nugolo di corvi.
    Ci attendono.

     
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    Blocchi creati dai ranger e barriere impenetrabili. Chissà perché le parole dell’arlecchina non ci convincono per nulla. Nessuno scudo è realmente impenetrabile ed ogni blocco può essere aggirato. La presenza di tre intrusi ne è la prova lampante, con buona pace dei ranger di Fanedell che non ne escono certo bene. « No, grazie. » replichiamo sopprimendo a fatica uno sbadiglio. « I superiori esistono apposta per questo. »

    ---

    Avanzare nel bosco senza fare rumore è una lenta agonia. Ramoscelli secchi ovunque, foglie che al minimo tocco producono fruscii e la luce che stenta ad attraversare i rami. Ci tocca andare a rilento, stando ben attenti a dove mettiamo i piedi. Lei, invece, è rapida e scattante, perfettamente a proprio agio in quei dedali creati dagli alberi. Danza sfiorando il terreno e schernendo la natura, sempre a pochi centimetri da quegli artigli di legno senza mai farsi toccare. La invidiamo, così libera e così leggera mentre noi siamo schiacciati dai pesi delle nostre vite e del mondo.

    « Hey tu, questa area è stata limitata, non hai il diritto di essere qui! » intima all’intruso. Tanto leggiadra nei movimenti quanto grezza nelle parole. Il discorso è rivolto ad un ragazzo dai capelli corvini ed occhi verde-oro. Spaesato, forse, ma dalla lingua affilata come un rasoio. Lo squadriamo da cima a fondo mentre risponde adducendo scuse su scuse. Se davvero il perimetro è circondato dai ranger e vi è qualche sorta di barriera non si può capitare là davvero per caso. Ci voltiamo verso il nostro compagno di gilda esibendo un sorriso poco convinto. « No, ma diciamo, tutto qui? E noi che ci aspettavamo qualche bella storia elaborata per giustificare l’intrusione. Decisamente una delusione. » C’è qualcosa in quelle parole, un’innocenza infantile che ci fa credere non siano interamente false, ma la verità si celi in fondo ad alcune bugie nate per arricchirla. Eppure tutti hanno bisogno di un capro espiatorio, anche noi.

    Ma perché preoccuparsi così tanto di un terzo intruso quando ce ne può essere un quarto? L’arlecchina non ce lo comunica, ma il suo voltarsi di colpo è un segnale contemporaneo al nostro percepire un’altra forza vitale in quel bosco. Tra quella scarpinata, la comparsa di intrusi come funghi e le parole di quel ragazzo, ben più adatte ad un teatro che alla vita quotidiana, inizia a venirci il mal di testa. E purtroppo dobbiamo dar ragione al monologo: tocca fare in fretta, o almeno essere più rapidi di quelle cose nere che piovono dal cielo. In teoria. « Quattro stelline abbiamo visto passare, quattro stelline sul bordo del mare. » canticchiamo. « Una è scappata, l’altra fuggita e la terza per caso si è intrufolata. La quarta la vogliono le ombre cattive: gridano, scendono dal cielo, la vogliono per sé. Ma la stellina resta a guardare, poi sorridendo si spenge nel mare. » Restiamo a guardare, come la stellina nella filastrocca, quello scenario surreale con tutta la calma di questo mondo. « Crediamo non sia conveniente lasciarla spengere. » esclamiamo dopo una lunga riflessione. Ci saremmo iniziati ad incamminare in direzione dell’ultima intrusa, sicuri che tanto l’arlecchina ci avrebbe superato agilmente. « Vieni anche te terza stellina? Oppure hai un nome? »

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    The Crown of Sophia: aura di carisma (quando parla), conoscenze.

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    Percorrendo il bosco senza fiatare, il terzetto attraversò la regione boscosa di Fanedell in un silenzio tanto irreale ed inconsueto quanto sinistro, dirigendo i piedi nella stessa direzione da cui l'intruso -la presenza che si erano prefissi di trovare- sembrava star deambulando loro incontro; seguendo le loro percezioni soprannaturali, rintracciarlo non fu difficile, e fu questione di pochi passi, prima che se lo ritrovassero davanti.

    Per un istante, le iridi color ardesia del Demone delle Tempeste si soffermarono in quelle verdi e screziate d'oro del...
    ningen? Esteriormente lo era, sì: un giovane umano longilineo, dai capelli scuri, gli occhi simili a quelli della Luna...

    Una scintilla azzurra percorse con uno sfrigolio elettrico il corno dorato del gigante, in un momento di interdizione... ma erano lì per un motivo, così il Raitei fece appena in tempo a riaversi e a schiudere le labbra per presentarsi -inaugurando il protocollo di interazione sociale che aveva ormai imparato a padroneggiare alla perfezione per quelle occasioni,
    la conversazione-, ma venne preceduto.

    Hey tu, questa area è stata limitata!
    lo apostrofò la Eldar, senza convenevoli né cerimonie
    Non hai il diritto di essere qui!

    Dopo averla fissata per un lungo istante -forse preso in contropiede da quella blanda aggressione verbale-, ed essersi additato il petto, il giovane indossò la maschera della più genuina sorpresa e scosse il capo.

    Vi prego di perdonarmi, miei buoni amici, non ne sapevo niente.
    Sono capitato qui per caso... o meglio, a causa del Caso...

    allargando le braccia con fare teatrale, le sorrise rivelando la sua natura vampirica
    ...una qualche specie di forza mi ha attratto a sé. E chi sono io per fermarla,
    se mi desidera con tale fervore?


    « No, ma diciamo, tutto qui? »
    esordì la Corona Rossa, tutt'altro che impressionato
    « E noi che ci aspettavamo qualche bella storia elaborata per giustificare l’intrusione.
    Decisamente una delusione. »


    Poi, un picco di energia -solo qualche metro più in là- richiamò all'istante su di sé l'attenzione del Saggio di Ragalia, dirottando anche lo sguardo di tutti i presenti sul punto di fuga da cui quella perturbazione era provenuta: un'altra creatura -concreta e tangibile, lo avvertì il canto del Mantra- e... un numero indefinito di entità più spettrali (?), attorno ad una barriera.

    Per quanto la matematica fosse una delle sue materie di specialità, non si attardò a contarl- (cinque) -e solo perché il movimento di ombre nel cielo lo avvisò che il loro numero sarebbe plausibilmente aumentato non appena il resto dello stormo -sollevatosi dalla roccia sospesa sopra le loro teste- sarebbe piombato su di loro. A giudicare la loro traiettoria, doveva essere proprio quella la loro intenzione.


    Forze arcane e presagi. L'avrei già raggiunta, se queste ombre non mi avessero assalito. E qualcosa mi dice che anche voi siete stati chiamati. Dal Caso o dal dovere?
    le parole dello sconosciuto catalizzarono le iridi color ardesia su di lui - sull'indice teso
    Io dalla mia unica luce; a ogni modo, condividiamo un destino, e non si può tardare. Vedete? Ci attendono.

    Spostando lo sguardo poco più in là, la Corona Indaco incontrò lo sguardo interrogativo di Isha, in attesa di istruzioni, e il primo pensiero che gli balenò in mente fu che Arthur avrebbe di certo saputo cosa fare: dare priorità alla missione e tornare al luogo dove i tre Guerrieri erano svaniti in una colonna di luce? Tenersi alla larga da quelle creature? Oppure ingaggiarvi battaglia, e -magari- provare a catturarne qualcuna così da esaminarla?

    « Quattro stelline abbiamo visto passare, quattro stelline sul bordo del mare. »
    la filastrocca di Rekishi generò un crepitio perplesso sul corno dorato
    « Una è scappata, l’altra fuggita e la terza per caso si è intrufolata. »
    ...e, no: non ricordava di averla mai letta in giro; sembrava orecchiabile...
    « La quarta la vogliono le ombre cattive: gridano, scendono dal cielo, la vogliono per sé. »
    ...anche se la metrica andava necessriamente riarrangiata per quel verso
    « Ma la stellina resta a guardare, poi sorridendo si spenge nel mare. »
    la chiusura, invece, aveva la giusta cadenza...
    « Crediamo non sia conveniente lasciarla spengere. »
    infine, si incamminò con calma in direzione della vicina nella radura
    « Vieni anche te terza stellina? Oppure hai un nome? »

    « Ahnn... A... aiuto...? »

    ...fu appena un sussurro nel vento, ma sufficiente perché il Figlio della Tempesta lo udisse; cercare lo sguardo di Isha e prendere una decisione fu tutt'uno.

    « Andiamo. »
    affermò con voce piatta, superando il collega ad un'andatura ben più sostenuta
    « C'è qualcuno in difficoltà. »


    Status Fisico: Ok
    Status Psicologico: Concentrato
    Energie Residue: 110%

    Mantra: [Vista Cieca | Sense Illusorio | Sense Psionico]
    Levitazione: [Volo]
    Hado: [+10% di Mana]
    Rianimazione: [Immortalità]
    Memento: [Istant-Casting]
    Ataraxia: [Resistenza al Dolore | Anti-Malia]
    Intuizione: [Vista Karmica]
    Voce della Saggezza: [Aura di Saggezza]
     
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