La quiete all'Ombra.

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    - Giardini -

    La brezza gentile del mattino culla i pensieri, qualunque sia la loro natura, siano essi di pace o di rancore, di vita o di morte, indistintamente. La Natura è imparziale, quando lasciata libera d'esprimersi sulla pelle di una persona.
    Questo aveva tentato di spiegargli tante volte suo padre, nel lontano Est. Ora quell'Est era così lontano, sotto la linea del suo orizzonte, nonché surclassato da quella degli orizzonti personali del giovane Sionn Brandubh. Da tempo era diventato un uomo, ma alle volte l'assaliva il pensiero della sua famiglia e della sua casa. Non che provasse alcuna mancanza, ma era più una garbata curiosità, suscitata dalla quiete del momento.
    Non odiava, il verde, non era scappato da esso e da Istvàn per astio, ma l'aveva presa in cuor suo come una normale insoddisfazione ed un naturale evolversi delle cose.
    Ciò che accade dopo e vide in seguito, potrebbe bastare per cento vite di una persona comune che passeggiava dinnanzi, ma non per Sionn Brandubh, nossignore. Per lui quello era solo un assaggio di ciò che desiderava veramente. Purtroppo desiderare è una parola troppo grossa per lui e lo è stata per 29 lunghi anni, scavando una fossa nel suo torace senza riempirla.

    Il rimbalzare di un qualcosa di elastico lo riportò al momento presente.
    Una bambina, alla sua destra, s'era avvicinata alla sua panchina in disparte, coperta da un alto albero curvo per chissà quale motivo, biologico o meno che fosse.
    Stette a guardare l'uomo mesmerizzata, come si guarda per la prima volta il corpo di un essere vivente in mezzo alla strada o un mostro.
    L'uomo nero vestito alzò lo sguardo, giusto per osservare chi avesse piantato lo sguardo su di lui, con lo sguardo di qualcuno si fosse risvegliato da un breve, ma intenso sonno. Poi lo abbassò nuovamente, tornando alla sua lettura, incurante di ciò che avrebbe fatto la ragazzina, ma sentendo i suoi passi leggeri mentre s'allontanava muta.

    Quel libro. L'unica cosa che realmente contasse.
    Scritto in una lingua che solo lui era in grado di comprendere, il Meadhbh era il centro dei suoi poteri e nonostante la sua parziale comprensione, contenitore d'innumerevoli segreti su ciò che dimorava lontano dalla comprensione degli uomini. Compresa la sua. Saggiare nuove conoscenze non corrisponde a goderle appieno e privo di qualsiasi desiderio, ma dalla semplice inerzia dettata dalla scoperta di quello solo per lui, Sionn legge, decifra, traduce mormorando con voce non sua, attento a far sì che nessun potere sfugga alle sue dita.
    La conoscenza, non fine a sé stessa, ma per sé stessi.
    Conoscere cosa un uomo voglia.
    Cosa quel guscio apatico voglia.

    Se la vita non glielo rivelò, nell'Est, lo farà la Morte, con quel libro.

     
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    Laputa.

    Era in uno dei suoi rari momenti liberi, uno di quelli che aveva scelto in tutta coscienza di dedicare a null’altro che al riposo e alla lettura pacifica di uno dei suoi numerosissimi tomi, stracolmi di conoscenze arcane tanto astruse da risultare incomprensibili persino a coloro che praticavano l’Arte da alcuni decenni.
    Naturalmente nulla era troppo complesso perché lui, il Sommo, non riuscisse ad assimilarlo ed elaborarlo con la propria arguta e sottile mente, fosse anche solo perché disponeva di un tempo letteralmente infinito per studiare i suoi soggetti d’interesse.

    Passeggiava per la Città Alta, evitato da tutti coloro che posavano lo sguardo sulle forme scheletriche ma non certo a causa del suo aspetto nonmorto, ognuno di loro sapeva bene chi lui fosse: Comandante, Magistro, Consigliere, Giudice Supremo, Ufficiale e sapevano bene come la simpatia non fosse decisamente la sua caratteristica principale.
    In fondo Khatep aveva fatto specificatamente in modo che la sua fama fosse espansa su tutto il presidio, che non un solo cittadino dell’Isola nel Cielo fosse all’oscuro del fatto che lui non era un individuo cortese, che a meno di problemi gravi era decisamente meglio girargli alla larga, ma che contemporaneamente fosse uno dei più fedeli aiutanti dell’Alfiere e che in caso di necessità era pronto a fare la propria parte.
    Il risultato era che la gente lo temeva e rispettava, non era certo amato, ma questo era il compito di Drusilia, lui doveva essere il volto severo di Laputa ed a suo personalissimo giudizio la cosa gli riusciva piuttosto bene.
    Per questi motivi la folla si spostava al suo passaggio, nessuno che osasse avvicinarsi a meno di un metro e mezzo dall’Antico, il quale ne godeva parecchio.

    Vide la bambina osservare un ragazzo dall’aria curata, intento nella lettura di un grosso volume rilegato del tutto ignaro del resto del mondo che lo circondava.
    Non gli interessavano particolarmente i due bambini, anche se la femmina quando lo vide ebbe la presenza di spirito di allontanarsi silenziosamente, sbirciando l’antica mummia di sottecchi di quanto in quanto.
    Khatep continuò a muoversi, del tutto incurante, verso la posizione del bambino rimasto fino a fermarsi di fronte a lui potendo dedurre subito due cose sulla sua persona: era un forestiero, o almeno non l’aveva mai visto in giro, e si trovava sulla panchina preferita del Sommo.
    Nessuno stava sulla sua panchina preferita quando lui si trovava nei paraggi.

    Rimase immobile a poca distanza dal libro che l’usurpatore stava tanto attentamente leggendo, aspettando con pazienza che quello si accorgesse della sua presenza e si togliesse dai piedi affinché lui potesse dedicarsi con tutta la solerzia necessaria al suo meritato riposo.
    Inoltre godeva intimamente di come la gente saltava quando notava la sua apparenza scheletrica, sia coloro che non sapevano della presenza di un lich a Laputa e quindi si spaventavano davanti alla sua presenza nonmorti e sia coloro che invece rimanevano terrificati dal suo potere temporale.
    Uno dei pochi veri divertimenti che la nonmorte non gli aveva portato via, in realtà.
     
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    La lettura continuava, silente. Ma l'ennesima brezza, anziché portare ristoro, aizzò un senso del Necromante che al momento permaneva vigile seppur assopito. L'indicato a destarsi, oltre i sensi terreni, quando attorno a lui avviene qualcosa di riconducibile ai portali a lui tanto familiari.
    Due furono stabiliti, così come due erano le formule di quel libro atte a liberarne le entità, sia d'una parte che dall'altra.
    Sionn ebbe imparato a distinguere con i sensi terreni quelle due locazioni sovrannaturali.
    Questo odore che gli giungeva era differente, come se vi fosse qualcosa del primo misciato a qualcosa estrapolato dal secondo e viceversa.

    Alzò lo sguardo da dove sembrava provenire quell'odore così nauseabondo per i più e così curioso per il giovane Branduhbh. Ed ecco dinnanzi a lui qualcosa di parecchio, parecchio singolare. Una mummia, dalle fattezze alquanto imponenti, torreggiare su di lui, forse attirata dalla panchina più scura o forse da lui stesso.
    Fatto sta che non saprebbe spiegare nulla del genere a sé stesso al momento.
    Rimase, così come con la bambina, a fissare quell'apparizione sinistra e sublime come fosse appena caduto dalle nuvole. Solo che questa volta la meraviglia pervase Sionn ancora di più, mentre scandagliava con lo sguardo il Lich, a bocca aperta. Da dove diavolo usciva fuori?
    Virò tutto il corpo verso di lui, rimanendo seduto e cominciò a fare qualcosa di insolito.

    Il giovane continuava a sfogliare una porzione precisa del libro e, ad ogni pagina ad alzare lo sguardo verso il Lich, per poi riabbassarlo sul libro, sfogliare ancora le sue pagine. Poi ripeté l'azione due, tre, quatto volte... sembrava non avere requie quella che sembrava la ricerca di qualcosa di molto importante in quel pesante tomo.


    Sionn: borbottando tra sé) "Questo sì che è singolare... Ma l'ho fatto io? No... O sì? Eppure... da dove diavolo...?"

     
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    Strana.

    La reazione di quel bambino era indubbiamente non tra quelle che l’Antico si sarebbe aspettato e che più comunemente accompagnavano la sua apparizione, di solito la gente sgranava gli occhi e si affrettava a fargli spazio ed ad andarsene il più rapidamente possibile.
    Il ragazzetto lo aveva osservato bene, si era stupito, poi aveva cominciato a sfogliare freneticamente il suo libro come alla ricerca di chissà cosa mentre ogni tanto rialzava lo sguardo, per poi tornare a sfogliare.
    Nel mentre di tutto ciò continuava a borbottare tra se e se parole a volume talmente basso, da risultare inintelligibili persino per l’udito perfetto dell’antica mummia.
    L’intera scena avrebbe potuto persino apparire divertente, se il ragazzo non fosse stato sulla panchina preferita di Khatep, quella su cui voleva sedersi, da solo, adesso.

    Eppure l’Antico era curioso, quindi avrebbe dato qualche minuto a quella nuova attrazione, prima di defenestrarlo metaforicamente.

    Cosa stai facendo?


    Il tono era imperioso, abituato a vedere i propri ordini eseguiti e le proprie domande risposte nel tempo più breve e nel modo più completo possibile ma sembrava provenire da luoghi desertici e lontani, rauca come lo scorrere delle sabbie sulla pietra.
     
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    Come una sferzata delle tempeste di sabbia dei deserti del Sud, la voce spazientita del Lich attira l'attenzione del giovane dinnanzi a lui, portandolo ad una naturale epifania.

    Molto probabilmente non era stato lui ad evocare quel potente spirito. La forza dirompente che ora, focalizzandosi sull'obiettivo, Sionn avvertiva, non avrebbe potuto essere evocata da lui medesimo, senza un immane sforzo fisico e mentale.

    Con un sospiro rassegnato, ritorna alla sua normale postura, con la schiena distesa sulla panchina e le gambe accavallate con sopra poggiato il libro, guardando incuriosito il Lich. Non sarebbe stato saggio confessargli immediatamente il primo pensiero che gli avesse attraversato la mente... ossia che fosse stato lui ad evocarlo. Non aveva molta voglia di trovarsi addosso uno spirito irato e con ogni probabilità vendicativo.


    Sionn: "Singolare. Parecchio singolare. Vieni da un girone in particolare?"

     
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    ??????

    Singolare. Parecchio singolare. Vieni da un girone in particolare?


    Forse quel ragazzino era ritardato o aveva qualche grave deficit mentale, effettivamente avrebbe avuto senso: se vedi un lich e non te la dai a gambe sei scemo o sai il fatto tuo, dato che aveva scelto di non rispondere alla sua domanda le possibilità si trasformavano in “scemo o stupido”.
    Nessuno con un briciolo di sale in zucca avrebbe mai ignorato la domanda di qualcuno che aveva sconfitto la Morte.

    Comunque si trovava sulla sua panchina, sciocco o meno doveva fornire spiegazioni e levare i tacchi in breve tempo.
    Le possibilità del bambinetto di suscitare l’interesse dell’Antico scemavano fin troppo rapidamente.

    Cosa. Stai. Facendo?


    Magari ripetendo piano avrebbe capito e risposto.
     
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    "Forse ho giocato male le mie carte"

    Evidentemente quell'approccio non era gradito al nonmorto dinnanzi a lui e questo poteva ricondurre a due possibili soluzioni.
    La prima è che quel nonmorto fosse un'evocazione difettosa costretta a ripetere parole e gesti di routine. Ipotesi che si sentiva di scartare con quasi tutte le probabilità che si figuravano nella sua testa.
    La seconda è che quella non fosse un'evocazione, ma un Signore dei Lich, tornato nel mondo terreno con le sue sole forze e potente al punto giusto di permettersi d'essere maleducato con un necromante. E per quanto potesse essere potente Sionn in quanto evocatore, rimaneva umano. Non parlava il linguaggio della Morte quanto quell'individuo, tanto d'aver bisogno del Maedhbh, il suo insostituibile Grimorio.

    Il giovane, all'ennesima richiesta, stavolta posta con squisita veemenza, dell'essere, si alza dalla panchina, pur non lasciando spazio per proseguire e sedersi al Lich, involontariamente. Con garbo ed eleganza, Sionn accenna un inchino, pur non sorridendo, rimanendo serio e composto.


    Sionn: "Ero impegnato con le mie elucubrazioni sul mio grimorio..." Mostra il libro, senza staccarsi però troppo da esso.) "Il Maedhbh, conosce?"

     
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    Necromanzia.

    Il ragazzino non solo non sembrava essere un idiota, cosa che peraltro fece tirare a Khatep un sospiro di sollievo: Drusilia gli avrebbe dato il tormento per sempre se avesse ucciso qualcuno non in grado di intendere e di volere perché gli aveva dato fastidio, se invece sapeva ciò che stava facendo era decisamente un altro discorso.
    Comunque fosse l’altro aveva avuto il buon senso di alzarsi e fare un inchino di fronte a qualcuno, evidentemente, molto più potente di lui per poi fornire una sommaria spiegazione riguardo al perché non aveva risposto subito.
    Spiegazione un po’ deludente, a dire il vero, ma sufficiente per non far irritare ancora di più l’antico Sommo Sacerdote.

    Il libro che il necromante gli mostrò era il Maedhbh, ne aveva sentito vagamente parlare e ne aveva letto da qualche parte, ma nessuna informazione che lo potesse indurre a attivarsi per ricercare quel particolare oggetto.
    Sembrava un normale libro di Necromanzia, probabilmente un volume utile ad accompagnare i novelli necromanti nella parte iniziale del loro viaggio alla scoperta dei tetri mondi della nonmorte, difficilmente si sarebbe potuto comparare con il Necronomicon, di cui invece l’Antico aveva una delle prime copie mai create.
    Non era mai riuscito a mettere le mani sull’originale, purtroppo.

    Capisco, sei un giovane necromante quindi.
    Ora che abbiamo messo in chiaro che non sei un idiota e che probabilmente morirai ucciso da una delle tue creazioni nonmorte, come succede alla maggior parte degli incapaci che trafficano con potenze di più grandi di loro, potresti spostarti e lasciar sedere chi ha superato da molto i due millenni.
    Non vorrei essere costretto ad accelerare la tua dipartita.


    Tutto sommato aveva preso in simpatia quel ragazzino, non gli capitava spesso di trovare in giro altri necromanti –che non fossero dei deficienti completi- e solo per questo era stato particolarmente gentile.
    Se l’altro gli avesse fatto posto con celerità, era probabilmente che avrebbe fatto persino una chiacchierata.
    Forse.
     
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    "Simpatico."

    Non poteva attendersi altro, dopotutto.
    Già i vecchi sono bastantemente scorbutici, figurarsi quelli vecchi oltre il tempo ed in più piani dell'esistenza quel che possono diventare, specie ora che Sionn comprende la vera ragione dell'astio del Lich.
    La panchina.

    "Ancor più singolare."
    Non aveva voglia, inoltre, di ribattere alle insinuazioni del non-morto sulle sue abilità, non ne sentiva realmente il bisogno. Era pur sempre una... persona?... anziana.

    Inoltre, sarà sintomatico per i corpi viventi, a prescindere dalla lor potenza, cercare riferimenti nel mondo terreno, come quella panchina?
    Sarebbe interessante scoprirlo, ma per il momento si fa da parte, senza un cenno di paura o soggezione, ma con il rispetto che si confa' ad un Lich.
    Potrebbe essere suo zio... in tutti i sensi.


    Sionn: "Prego" Si fa' da parte con la propria calma, indicando la panchina.) "Ma non mi ha ancora risposto..."

     
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    Risposto?

    Osservò il ragazzino che si era quindi fatto da parte, piantandogli le orbite vuote negli occhi, intanto che si sedeva sulla panchina.

    Non direttamente, ma se ti ho riconosciuto come necromante vuol dire che avrò già sentito parlare del libro.
    Da quel che ho letto è un tomo che accompagna i novelli necromanti nel loro viaggio, partendo dalle magie più semplici fino ad arrivare ad incanti dalla portata tra il discreto e il notevole.
    Non sarà il Necronomicon, ma se sei fortunato e non presenta errori di copiatura, forse quel libro non finirà con farti finire ammazzato in modo piuttosto spiacevoli.


    Ora che stava riposando le sue vecchie e stanche ossa si sentiva molto meno irritato ed irritabile, inoltre era così raro incontrare necromanti giovani, poiché tanti finivano ben presto assuefatti al potere arcano e finivano per evocare qualcosa ben oltre il loro controllo.
    Un Sommo Sacerdote doveva rispedire da dove venivano tutte le entità evocate per sbaglio, se troppo potenti per i sacerdoti minori, quindi la vista di cadaveri ridotti in brandelli con ancora gli occhi sbarrati per lo stupore di non riuscire a controllare qualsiasi cosa si avesse evocato gli era piuttosto familiare.

    Poco male, già gli interessava poco della vita dei novizi sacerdoti, figurarsi quella di quel ragazzetto.

    Scusa il ritardo, sono stato pienissimo in questi giorni ^^
    Se capitasse che non posto per due o tre giorni, mandami pure un messaggio privato per ricordarmi della giocata, non trattenerti :)
     
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    Sionn non sembra scomporsi alle parole acide e stizzite del vecchio. Anzi del potente Lich. Avrebbe potuto leggergli nella mente e le ripercussioni sarebbero state poco gradevoli. Inoltre era appena giunto a Laputa, non voleva sfigurare, né farsi dei nemici.

    Sionn annuisce educato, con il libro in braccio e l'altra mano dietro la schiena. Sembra proprio uno scolaretto di fronte ad un vecchio professore. Uno scolaretto però alquanto freddo nonostante l'eminenza che sta fronteggiando.
    Il giovane Necromante dell'Est compie qualche passo per portarsi dalla sinistra alla destra del Lich, ammirando il panorama degli sfavillanti giardini della città Alta, tra piante rampicanti ed alte querce che formano un cerchio, come danzassero, attorno ad un'imponente sequoia. Con sguardo annoiato. Poi, portando entrambe e le mani ed il libro dietro la schiena, Sionn torna a squadrare il Signore dei Morti e sporgendosi leggermente verso di lui.


    Sionn: "Non credo vi siano errori di trascrizione mi fu donato dallo spirito di mio Zio, anch'egli Necromante, sebbene di rango molto più elevato del mio. Pure, non era quella la domanda che volevo porvi. Mi chiedevo se veniste da un girone in particolare, oppure se siete sempre stato sui piani mortali."



    Sono riuscito a trovare una connessione libera da filtri. Vedrò di recuperare il mostruoso ritardo!
     
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    Chiacchiere.

    Cominciava quasi a trovare piacevole quell’interruzione dalla sua solita routine quotidiana.

    Non credo vi siano errori di trascrizione mi fu donato dallo spirito di mio Zio, anch'egli Necromante, sebbene di rango molto più elevato del mio. Pure, non era quella la domanda che volevo porvi. Mi chiedevo se veniste da un girone in particolare, oppure se siete sempre stato sui piani mortali.


    Se da un lato non lo stava venerando, era pur vero che il ragazzetto non era irrispettoso e questo giocava indubbiamente a suo favore.
    Evidentemente aveva capito perfettamente con chi aveva a che fare, ma soprattutto gli piaceva il fatto che era curioso, una dote assolutamente indispensabile per qualsiasi arcanista degno di questo nome.

    Mi sei simpatico quindi risponderò alla tua domanda.
    Per quanto mi riguarda ho sempre calcato i piani materiali dove risiedono i mortali, io stesso una volta ero un semplice umano prima di conquistare la vita eterna.
    Il piano da cui provengo è uno dei più lontani da Endlos, così lontano che non tutti possono arrivarvi nemmeno viaggiando tra le dimensioni.
    Un luogo tanto avvolto dalla sfolgorante bellezza del sole quanto pericoloso.


    L’ultima frase era rivolta più a se stesso che non al giovanotto, si era momentaneamente perso nell’oceano incredibilmente vasto delle proprie memorie.

    In ogni caso, tu chi sei e da dove vieni?


    In fin dei conti Khatep era sempre stato un uomo molto pratico.

    Tranquillo, posta quando riesci ;)
    La scena diventa sempre più interessante :guru:
     
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    La risposta lo compiace. Non pensava di ricavare troppo, dato che tra le genti della morte, la conoscenza va conquistata, anziché dispensata, ma quelli sono validi spunti per future ricerche, magari quando raggiungerà un grado di Conoscenza adeguato. La sua ossessione.

    Sionn rimane fermo al suo posto, l'espressione neutra. A quanto pare, l'essere un diligente emissario della morte da' i suoi frutti. Aveva accettato quel titolo, quando aveva compreso che non vi fosse nulla da fare. Ma non può obliare quella gerarchia naturale e fissata dall'eternità che lo separava dal suo interlocutore.

    La Morte ha araldi, che portano il verbo Nero in ogni dove, che siano piani o dimensioni. Ma quando non v'era da parlare, subentravano i suoi campioni. E quella era la differenza tra i Necromanti ed i Lich. Sionn le mani davanti al busto ora, tenendo tra le braccia il Maedhbh.


    Sionn: "Il mio nome è Sionn Branduhbh. Voi conoscete i territori dell'Est?"

     
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    Sion.

    Il nome della famiglia non gli diceva nulla di particolare, quindi sebbene uno dei suoi parenti fosse stato un necromante non aveva raggiunto vette di fama o infamia tali da farsi conoscere.
    Questo voleva o che i suoi poteri erano molto deboli o che era stato abbastanza furbo da far sì che nessuno si accorgesse dei suoi poteri, ora come ora non era sicuro di quale delle due opzioni fosse la più probabile.

    Io sono Khatep, Comandante Blu dei Liberi Aeris Milites, Magistro, membro del consiglio di Laputa e Ufficiale del Presidio Errante.


    Giusto per mettere le cose in chiaro.

    Naturalmente conosco i territori dell’Est, ho viaggiato attraverso tutto Endlos ma ad Est in particolare conservo alcune conoscenze piuttosto fruttuose.


    Aveva deciso di stare al gioco del necromante e fornirgli le informazioni che desiderava, in fondo anche se non gli importava molto di lui era pur vero che non aveva voglia di tarpare le ali a quello che avrebbe potuto essere un futuro necromante di talento.
    Tanto se avesse deciso di muoversi contro Laputa o i suoi alleati ci sarebbe voluto un attimo per distruggerlo, indipendentemente da quanto potere potesse accumulare Sion non sarebbe mai stato nemmeno una sfida per lui.
     
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    Il giovane Necromante china lievemente il capo, annuendo alla risposta nella tipica cerimonia di scambio equivalente che può essere chiamata "presentazione". Indubbiamente la sua sembra ben più sostanziosa di quella di un forestiero qualsiasi, come è Sionn.

    Sionn: "In tal caso sono doppiamente fortunato. Ampie vedute ha Laputa per permettere tali cariche siano ricoperte da un Lich. In alcuni luoghi solo viventi possono inserirsi nella società."

    Detto ciò, il Necromante porta una mano al petto, per indicarsi, sebbene l'apatico volto non suggerisca nulla che possa essere assimilato al pavoneggiarsi. Piuttosto sempre che Sionn stia seguendo un copione già pre-impostato, con tutti quei gesti leggeri ed eleganti.

    Sionn: "Posso ben immaginare. Quello è il luogo che mi diede i natali. Avrei dovuto essere un fedele di Kalia, come mio padre prima di me."

     
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