Figli della Morte

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    "Chi a molto a che fare con i bambini scoprirà che nessuna azione esteriore resta senza influsso su di loro".

    Johann Wolfgang Göethe.
    __________________________________

    Lordaeron, Maniero della Dama Azzurra.
    Presidio Orientale, Endlos.

    Lento come il Tempo stesso ed elegante come un gatto, Athur varcò la soglia di Lordaeron in compagnia di due bambini.
    Un maschio alla sua destra: aveva lunghi capelli del colore dell'ebano più scuro ed occhi verdi come diamanti, il volto dai lineamenti delicati di una grazia ed una bellezza che andavano aldilà del sesso e che, a quell'età, potevano renderlo facilmente oggetto di imbarazzanti fraintendimenti. Indossava abiti di seta e con fantasie tipiche dell'alta nobiltà del Presidio Errante, sintomo quantomai evidente di una certa importanza.
    La fanciulla alla sinistra della corona di Kymeia aveva invece tratti tipici del Presidio Occidentale: capelli corvini e lisci, occhi a mandorla, abiti tradizionali con fantasie floreali ed una riservatezza così insita in lei da dipingerle sul volto un'espressione di remissività. Seguiva il vampiro a testa bassa, tenendogli piano la giacca con le manine innaturalmente candide.

    -Spero di non avervi disturbata, milady- si introdusse il vampiro al centro, capelli neri ed occhi d'argento -Ma ritenevo giusto presentarvi due nuovi ospiti del nostro Presidio.

    Con un gesto affettuoso, andò a posare la propria mano sul capo del maschietto: dimostrava all'incirca dieci anni, nonostante il portamento lo facesse sembrare più grande.

    -Lui è Lowarn Hamelin Galanodel, figlio dell'Alfiere Errante e Principe di Laputa. E' qui su richiesta della madre di portarlo a Palanthas a studiare musica, disciplina che lui ama più di ogni cosa.

    Terminata la presentazione, il piccolo estrasse da dietro la schiena un candido giglio, così da donarlo alla Dama Azzurra -Ciao zia Kalia- disse, con un inchino.

    Poi, con un lieve gesto del braccio, Arthur andò ad indicare la fanciullina alla sinistra, in realtà quasi nascosta alle sue spalle.

    -Lei è Sakura... mia figlia.

     
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    Lentamente -come assorta in remoti pensieri-, la Castellana sollevò le iridi di zaffiro dai dispacci che sempre tenevano occupate le sue lunghe giornate di immortale, e un barlume di gioia rischiarò quel blu profondo come l'oceano quando lo sguardo si posò sugli ospiti giunti a rallegrarla con la loro visita...perché ella amava molto trascorrere del tempo con i suoi cari, e quel che vide la rallegrò all'istante.

    -Spero di non avervi disturbata, milady-
    esordì Arthur Giles, suo amico e consigliere, avanzando verso di lei
    -Ma ritenevo giusto presentarvi due nuovi ospiti del nostro Presidio.

    Reclinando dolcemente la testolina cerulea da una parte, la Dama Azzurra salutò l'ingresso della Corona di Khymeia rivolgendogli un sorriso caloroso sulle labbra rosse e ben disegnate; poi, dirottò le sue attenzioni alla giovane coppia che quell'oggi lo accompagnava: alla destra del Vampiro, ella riconobbe il volto familiare e conosciuto di Lowarn -che possedeva nei lineamenti la stessa elegante bellezza della madre-, e nel vederlo ora così cresciuto il suo cuore accusò una fitta di nostalgia.

    -Lui è Lowarn Hamelin Galanodel, figlio dell'Alfiere Errante e Principe di Laputa.
    introdusse con garbo l'Alchimista, posando una mano sul capo del bimbo
    -E' qui su richiesta della madre di portarlo a Palanthas a studiare musica,
    disciplina che lui ama più di ogni cosa.


    -Ciao zia Kalia-
    l'interpellato le porse il giglio bianco che teneva celato dietro la schiena

    « Oh... Ti ringrazio, Lowarn! Sei diventato proprio un bel giovanotto galante...! »
    rispose la donna, accogliendo l'omaggio come fosse stato una preziosa reliquia
    « Sono certa che ti troverai bene qui ad Istvàn,
    e se dovessi avere bisogno di qualsiasi cosa, vieni pure da me. »


    -Lei è Sakura...
    proseguì allora Arthur, richiamando l'attenzione sulla bimba alle sue spalle
    -... mia figlia.

    A quell'asserzione, l'Alfiere Orientale sbattè le palpebre bordate di lunghe ciglia un paio di volte, con una certa perplessità: non che la sorprendesse eccessivamente apprendere che Arthur avesse una figlia -dopotutto, il Saggio era un bell'uomo, elegante, colto e intelligente-, solo... solo, fu sorpresa dalla scoperta, anche perché non sembrava una cosa recente.

    « Non sapevo fossi sposato... »
    le venne spontaneo dire, portando una candida mano alla guancia

    Le iridi di zaffiro si adagiarono con curiosità sulla bimba dai lucidi capelli scuri, aggrappata alla giacca del padre e nascosta dietro le sue spalle con una timidezza incredibile, e mentre una gran tenerezza per quella creaturina timida la pervadeva, Kalia sfilò con passo quieto verso di lei, sporgendosi un poco oltre il riparo offerto dalla schiena del Vampiro per rivolgerle un sorriso dolce e materno.

    jpg
    « Benvenuta nel Presidio Est e nella città di Istvàn, piccola Sakura...! »
    mormorò con voce avvolgente come i placidi flutti dell'oceano
    « Spero tanto che tu possa trovarti bene qui, e che verrai a trovarmi spesso:
    sei davvero tanto cariiina. ♥ »

     
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    Alle parole di Kalia, il piccolo Galanodel si limitò ad annuire cercando di sembrare indifferente al sorriso da lei mostrato, nonostante le gote paonazze. Adorava la bellezza, e colei che chiamava "zia" aveva un non-so-che in grado di ricordargli perfino la sua mamma. Quel profumo di gigli era profondamente diverso da quello materno... eppure generava lo stesso effetto. Una sensazione di pace.

    « Non sapevo fossi sposato... »

    Poi fu il turno di Arthur e Sakura.
    Per qualche secondo il vampiro rimase pietrificato, sconvolto da quell'affermazione che non gli era mai nemmeno passata per la testa. Avrebbe dovuto immaginare un possibile fraintendimento, ma dopo giorni di prigionia ed una fuga non esattamente piacevole, può capitare di distrarsi.
    Anche ad un Saggio di Palanthas.

    « Benvenuta nel Presidio Est e nella città di Istvàn, piccola Sakura...!
    Spero tanto che tu possa trovarti bene qui, e che verrai a trovarmi spesso:
    sei davvero tanto cariiina. ♥ »


    A quelle parole, la piccola mosse il capo in segno di ringraziamento, tuttavia si nascose ancora di più dietro la giacca del "padre", lasciando che fossero solo gli occhietti a mandorla a ricambiare lo sguardo della Dama Azzurra.

    -Temo abbia frainteso, Milady- cercò di precisare il Saggio, inziando a sudare freddo -Noi vampiri chiamiamo "figli" coloro che bevono il nostro sangue.

     
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    I piccoli ospiti annuirono -chi arrossendo in maniera accentuata, chi rintuzzandosi ancor più timidamente dietro la figura del proprio tutore-, entrambi con una compostezza così graziosa e adorabile che il cuote tenero della Dama Azzurra si riempì di dolcezza: gli avrebbe preparato un dolce di benvenuto, più tardi!

    -Temo abbia frainteso, Milady-
    precisò Arthur, richiamando sui suoi occhi grigi le iridi blu zaffiro della donna
    -Noi vampiri chiamiamo "figli" coloro che bevono il nostro sangue.

    « Oh... Capisco. »

    Con quel piccolo vocalizzo discreto, pur prontamente celato dalla copertura della manina bianca, lo sguardo blu di Kalia scivolò sulla bimba, accarezzandone la figuretta con dolcezza e comprensione negli occhi, e con un sorriso materno -benevolo e rassicurante- sulle labbra rosse;jpg il fatto che Sakura fosse un vampiro non cambiava assolutamente nulla per lei: nel suo regno, nessuno veniva perseguitato o condannato per essere semplicemente quel che si è.

    Dopo un istante, la Castellana riportò le sue attenzioni sull'Alchimista, e lentamente gli si avvicinò, accostando la candida mano alla sua; sul volto eburneo e angelico le aleggiava vago un premuroso spettro di preoccupazione, e quando parlò la sua voce era flebile e delicata, perché i piccoli non ne fossero impensieriti.


    « Se dovesse servirti aiuto di qualsiasi genere con i bambini,
    vieni pure da me. »

    non sapeva ben dire in cosa stessero i segnali, ma... Arthur le pareva più stanco
    « Prendersi cura di qualcuno è impegnativo, e... Tu sei sempre gentile con tutti. Vorrei solo che non ti sforzassi troppo. »

     
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    Apprezzò la delicatezza con cui Kalia accettò quella realtà senza farla pesare poi così tanto alla piccola Sakura. In cuor suo Arthur già sapeva quanto la ragazzina avesse problemi con il suo stato di cainita, di quanto la sua vicenda personale l'avesse ferita nel profondo, un trauma che si sarebbe portata dietro per il resto dei suoi giorni e forse anche oltre. Aiutarla a migliorare, ad accettare sè stessa e rimuovere tutto l'odio ed il rancore racchiuso nel suo piccolo cuore si sarebbe rivelato un lavoro arduo, ma non impossibile.
    Sicuramente molto lungo e frustrante.

    « Se dovesse servirti aiuto di qualsiasi genere con i bambini,
    vieni pure da me. »


    Quando un tocco lieve interruppe il flusso dei suoi pensieri, dolce come il risveglio accanto della propria amata, Arthur si riscoprì mano nella mano di Kalia. Si sentì morire: non che la odiasse o ne avesse paura, questo mai, ma si era da sempre mostrato un pò imbranato nei confronti dell'Alfiere. Il solo guardarla era più che una distrazione, il solo pensarla lo rendeva su di giri, e qualcuno lo aveva perfino sorpreso a canticchiare. Lei e nessun'altra: in più di duemila anni di vita non era mai stato così per una donna. Certo, non era mai sembrato a nessuno un uomo dalla vita sociale molto attiva, questo era assodato, ma ogni volta che posava lo sguardo su di lei non poteva far altro che pensare a quanto fosse unica nel suo genere, perfetta in ogni minimo dettaglio.
    Un angelo, anzi molto di più, perchè con la perfezione degli "angeli" aveva convissuto per secoli. La sua andava oltre tutto questo. Kalia non era solo perfetta.
    Kalia era perfetta per lui.

    « Prendersi cura di qualcuno è impegnativo, e... Tu sei sempre gentile con tutti. Vorrei solo che non ti sforzassi troppo. »

    Come suo solito, finì per irrigidirsi al punto da diventare una statua di pietra. La fissò con occhi sbarrati per poi chiuderli in un attimo di concentrazione forzata, un tentativo disperato di ricomporsi. Avrebbe voluto dirle tante cose in quel momento, ma sapeva che un Alfiere era fuori dalla sua portata... e non aveva mai trovato abbastanza coraggio per confessare i suoi sentimenti.
    Si sentì immensamente codardo.

    -La ringrazio per la premura, ma non è stato il lavoro a ridurmi così- parlava lentamente, ragionando su ogni parola. Non voleva fare gaffe -Sono stato prigioniero ad Ovest da un maniaco, Milady. Uno "scienziato pazzo", diciamo. Lei... era una cavia come me, ed era già stata infettata del mio morbo. Ho dovuto darle il mio sangue per salvarla dopo una colluttazione, prima di scappare.

    Non scese nei particolari, innanzitutto per non rievocare brutti ricordi in Sakura, poi perchè era presente anche Lowarn e non voleva certo turbarlo.

    -Mi basteranno pochi giorni per tornare come prima, non si preoccupi.

     
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    -La ringrazio per la premura, ma non è stato il lavoro a ridurmi così-
    replicò quieto il Vampiro, riscuotendosi dai suoi pensieri e irrigidendosi un poco
    -Sono stato prigioniero ad Ovest di un maniaco, Milady. Uno "scienziato pazzo", diciamo.

    jpgApprendere quella notizia la fece impallidire per la sorpresa e per la preoccupazione, e se quel segnale poteva passare facilmente inosservato a causa della sua carnagione di per sé eburnea, lo sbarrarsi dei suoi occhi di zaffiro fu inequivocabile: ma in essi non c'era solo la preoccupazione per la disavventura vissuta da Arthur, o il presagio di sofferenza e apprensione che l'aveva inconsciamente colta al pensiero di aver rischiato di non potere rivederlo ancora...

    Sulle iridi blu della Castellana era calata -scura e pesante come piombo- anche l'ombra della colpa: certo, nutriva sconfinata fiducia nelle capacità del Saggio -la sua forza, affidabilità, criterio e giudizio-, e sapeva della sua abitudine ad attardarsi nelle proprie ricerche per periodi anche più lunghi di quelli previsti o pattuiti, completamente assorbito nel proprio lavoro, ma... perché non si era impensierita per la sua protratta assenza? Perchè non aveva mandato qualcuno a cercarlo? Perché non aveva trovato un modo per evitare che uno dei suoi più cari amici e consiglieri vivesse un'esperienza di sicuro traumatica?

    Con un sospiro mesto, Kalia abbassò lentamente la testolina e distolse lo sguardo:
    pur essendo razionalmente illogico, si sentiva terribilmente in difetto...


    -Lei... era una cavia come me, ed era già stata infettata del mio morbo.
    Ho dovuto darle il mio sangue per salvarla dopo una colluttazione, prima di scappare.

    le parole della Corona, stavolta riferite a Sakura, la richiamarono alla realtà
    -Mi basteranno pochi giorni per tornare come prima, non si preoccupi.

    « Capisco, e... non c'è nulla che posso fare per te o per lei? »
    mormorò, stringendogli un poco la mano con la destra e sfiorandogli una guancia con la mancina
    « Mi sento responsabile per quel che vi è accaduto, e...
    Vorrei farvi stare meglio al più presto. »

     
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    -Potresti darle quella cosa che mi hai fatt...-

    La voce di Lowarn -uscita prontamente non appena la Dama Azzurra fece la sua richiesta- fu bruscamente fermata dalla mano di Arthur che, chiusa a coppa sulla boccuccia del bambino, lo invitò a placarsi. Le aveva preparato un regalo, ma non voleva che lo ricevesse in quelle circostanze. Dovevano essere soli, o non sarebbe riuscito a consegnarlo.

    -Il benessere vostro e del Presidio orientale è la mia unica preoccupazione, Milady.

    Rispose in modo conciso e solenne, nonostante avesse voluto dirle tutt'altro.
    Eppure, i desideri non vanno assecondati per capriccio, e se davvero ciò che provava era più di un semplice affetto, riteneva giusto pensare prima al bene della donna che al suo. Per il suo bene, Kalia non doveva legarsi troppo a lui, o almeno questo si ripeteva di continuo.
    Doveva pensare al suo regno, vivere la sua vita serenamente, senza pensare ai problemi di un povero vampiro.

    -Ora, se permettete, credo sia meglio accompagnare i piccoli alle loro nuove dimore.

    Tagliò corto, più che altro perchè si sentiva in imbarazzo.
    Non sapeva che dire... e temeva che se fosse rimasto troppo a lungo, forse gli sarebbe sfuggito qualcosa di sgradito.
    O egoista.

     
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    -Potresti darle quella cosa che mi hai fatt...-

    Sbattendo le palpebre orlate dalle folte ciglia nerissime, Kalia non ebbe nemmeno il tempo di appuntare su Lowarn uno sguardo interrogativo, che Arthur aveva già provveduto con prontezza ad ingiungergli silenzio con un gesto della mano; perplessa, la Dama Azzurra reclinò la testolina cerulee da una parte, e tornò a fissare l'Alchimista, in attesa di una risposta.

    -Il benessere vostro e del Presidio orientale è la mia unica preoccupazione, Milady.
    esordì lui, facendole corrucciare un pò la fronte
    -Ora, se permettete, credo sia meglio accompagnare i piccoli alle loro nuove dimore.

    Non aveva mai amato quella storia per la quale molti dei suoi sudditi avrebbero anteposto la sua vita alla loro -quale madre tollererebbe sentirla dai suoi figli?-, ma... la consapevolezza che il Saggio aveva solo inteso dimostrarle affetto e devozione, e il pensiero che egli necessitasse di riposo e relax ben più di puntualizzazioni superflue l'indussero a soprassedere; piuttosto, ricacciò le ansie con un sospiro, e con un sorriso gentile allacciò il braccio a quello della Corona Azzurra.

    jpg
    « Sì, sono d'accordo: avete tutti bisogno di riposo...! »
    rimarcò con voce dolce, rivolgendogli un'occhiata eloquente
    « Posso accompagnarvi? O preferite che se ne occupi Arthur...? »

    La prima domanda era stata rivolta maggiormente al Vampiro,
    ma all'ultima, le iridi di zaffiro si erano mosse a cercare Lowarn e Sakura.

    Dopotutto, la decisione spettava anche a loro...

     
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    « Sì, sono d'accordo: avete tutti bisogno di riposo...!
    Posso accompagnarvi? O preferite che se ne occupi Arthur...? »


    Il semplice contatto con la delicata presa del suo Alfiere lo fece -ironicamente- raggelare, per quanto il termine fosse corretto, considerando il suo stato di non-morto. Inutile soffermarsi ancora sui suoi stati d'animo, i desideri che lo confusero, violenti ed imbarazzanti per un'indole così seria ed introversa come quella del vampiro. Finì per non rispondere agli stimoli, come anche alle parole della Dama Azzurra, al pari di un semplice pupazzo di stoffa.
    Si sentì stupido, anche.

    -Vado con zia.

    La voce del piccolo Galanodel ruppe quel silenzio imbarazzante, mentre lanciava un'occhiata loquace al suo tutore: nonostante l'età, era decisamente più maturo degli altri Galanodel. Acuto, recettivo... uno studente perfetto, abbastanza intelligente da mettere in crisi il proprio maestro alla prima distrazione. Ad esser sincero, Arthur ebbe l'atroce impressione che quel bimbetto avesse già compreso tutta la situazione. Possibile?

    -Non vuoi andare anche tu, Sakura?- la piccola a lui abbracciata levò il capo verso l'alto, senza mai lasciar la presa dalle vesti del Saggio -No.

    Vi fu un lungo momento di stasi; sul volto della ragazzina era evidente un'espressione di supplica, quasi temesse di essere nuovamente abbandonata da un padre. Arthur comprese, dunque le posò la mano sulla testolina scura. Non voleva forzarla: dopo tutto ciò che le era capitato, non si sarebbe mai permesso di turbarla ancora.

    -Bene, vorrà dire che verrai con me- decretò Arthur con voce mesta e tono paziente -Lowarn, comportati bene.

    Il ragazzino gli rivolse semplicemente un cenno del capo, ad indicargli che aveva capito, poi prese la mano dell'Alfiere ed attese paziente che lo guidasse nella sua nuova dimora.
    Arthur e Sakura, invece, sarebbero andati a Garwec.

     
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    -Vado con zia.
    annunciò il piccolo Lowarn, spezzando il silenzio calato tra loro

    -Non vuoi andare anche tu, Sakura?-

    Nonostante la vicinanza, la Dama Azzurra udì a stento la delicata vocina della bimba sussurrare un conciso e timidissimo diniego, e per quanto si sentì dispiaciuta di dover rinunciare all'occasione di poter conoscere la piccina -e condividere col Vampiro le sue responsabilità di tutore-, si limitò ad attendere serenamente il verdetto.

    -Bene, vorrà dire che verrai con me-
    concluse l'Alchimista, elargendo una carezza sulla testolina della figlia
    -Lowarn, comportati bene.

    In risposta a quella raccomandazione, il Principe del Presidio Errante mosse un cenno d'assenso col capo, e Kalia sentì una manina prendere la sua; con un sorriso benevolo si chinò su Lowarn per posargli un lieve bacio sulla fronte, e infine tornò a voltarsi verso Arthur e Sakura, così da prendere commiato da loro.

    jpg
    « Allora vi auguro un buon rientro, Arthur e Sakura...! »
    salutò, dedicando un sorriso dolce a ciascuno ed una riverenza ad entrambi
    « Tornate a trovarmi quando volete: qui siete sempre più che benvenuti. »

    Così si congedarono, ciascuno diretto alla propria destinazione.

     
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