[EM][SC] Move to the ocean

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    [Soundtrack]. Perché la musica a palla negli auricolari è l'unica cosa che mi tiene in piedi, al momento.
    È da due giorni che vago per le bettole di Merovish, facendo domande e sventolando il volantino trovato a Laputa. Quello occupato per metà dalla faccia di Bid'Daum, e per metà dalla scritta RICERCATO.
    I risultati ottenuti fin'ora?
    Insulti. Occhiate terrorizzate. Risate in faccia. Oh, un barista ha cercato di accoltellarmi con una bottiglia rotta! Cose emozionanti. Fortuna che con me c'è Gajeel, la mia fedele guardia del corpo.

    Entrati nella locanda, tiro un sospiro di sollievo. L'ombra è sempre cosa gradita, me la sento ansimare addosso come un cane impaziente di rivedermi. Aria fresca.
    O forse ad ansimare sono i brutti ceffi che ci stanno fissando.
    Credo che la voce si sia sparsa in giro, neh? Uno stangone albino e un metallaro stanno facendo domande scomode. C'è tensione nell'aria, e la cosa non può che farmi sorridere.
    Non contavo certo di trovare Bid'Daum chiedendo in giro. Conto che sia lui a trovare noi.

    «Una bottiglia d'acqua, per favore.» dico, sedendomi al bancone. Mi sfilo gli auricolari e li infilo nella tasca dei jeans.
    «Inoltre, volevo sapere se ha visto in giro quest'uomo.»
    Tiro fuori il volantino e lo srotolo sul legno.
    Appollaiato nel cappuccio della felpa, il gremlin Gressil fissa l'oste con occhio critico. È diventato piuttosto bravo a capire chi mente, sapete? Credo che sia diventato più colto da quando gli ho regalato un paio di occhiali.
    Felpa bianca, comunque, perché oggi mi sento molto Assassin's Creed. Il primo. Nessun oceano, da queste parti, ma tanta troppissima sabbia sopra le nostre teste.

    Acqua. Nel senso che abbiamo bevuto a volontà, e ricavato nessuna informazione.
    Esco dalla locanda con un sospiiiiro. Mi fa male ogni osso del corpo, la pelle è ancora arrossata a causa del lungo viaggio nel deserto.
    «Di là non siamo ancora stati.» dico a Gajeel, indicando un vicoletto poco distante.
    Mi sistemo gli occhiali aranciati e mi avvio in quella direzione. Sembra la classica stradina in cui entri e ti tagliano la gola, ma cosa importa? Ho una guardia del corpo, un gremlin nel cappuccio e la Tenebra nell'anima.
    Questo mondo non ha ancora idea di cosa io sia capace.

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    Edited by Zero - 25/5/2014, 19:37
     
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    Una delle tante regole non scritte di Merovish suggeriva di non fare mai domande in giro. Dico "suggeriva", perché c’era sempre qualcuno che preferiva fare di testa propria, andando poi ad arricchire con le proprie budella la fanghiglia depositata sul fondo delle fosse comuni. Li chiamavano affettuosamente “aspiranti suicidi”: alcuni scommettevano su quante ore ancora sarebbero sopravvissuti, altri annotavano mentalmente eventuali pezzi di valore in loro possesso, da depredare dai loro cadaveri non appena la natura avrebbe fatto il suo corso.
    Ma se una coppia di sbarbatelli gironzolava con un volantino Laputense raffigurante proprio quel demonio, doveva essere senza dubbio un giorno speciale.

    Qualcuno, per quieto vivere, si barricò in casa.

    Piuttosto divertito fu invece il diretto interessato: il governo di Laputa aveva per caso mandato al macello dei cacciatori di taglie? Poco male, meritavano comunque ti essere accolti da un degno comitato di benvenuto.
    I loro spostamenti gli furono riferiti di volta in volta. Non riuscì a resistere molto, prima che la smania di aprirli come melograni superasse il punto critico.

    In quel cunicolo periferico c’era un’atmosfera pesante. Un marciume difficilmente descrivibile ne impregnava ogni particella. Non era il solito fetore di morte, né la sgradevole sensazione di mancanza d’ossigeno. Era qualcosa di diverso.
    In momenti come quello scattava un campanello d’allarme nella testa, e la curiosità cedeva il passo al terrore. Fu come sentirsi sfiorare dai barbigli di un parassita, c’erano delle invisibili dita adunche che fluttuavano nel buio e volevano qualcosa che vi apparteneva.

    La vostra vita.

    BAEI6Iw

    Poi l’incubo prese forma. Fu chiaro come quella foto segnaletica non rendesse giustizia al Kuthiano: lui era molto più orripilante di così. Tutto l’odio pressato nelle sue viscere e tutti i pensieri che bruciavano nella sua testa malata non potevano restare impressi sulla pergamena. Ma sarebbe bastato incrociare quegli occhi rossi per capire tutto.
    Voi eravate già morti.

    « Benvenuti a Merovish, stranieri. Cercate per caso qualcuno? »

    Il suo tono da psicopatico vi raggiunse, trascinando con sé tutta la sua follia omicida. Appostati negli anfratti e tra le travi di sostegno della galleria, tantissimi altri occhi vi stavano fissando. Anche loro erano lì per voi: non potevate saperlo, ma erano le innumerevoli Voci di quel diavolo con un corno solo.

     
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    Già prima di infilarsi in quei maledetti cunicoli, Gajeel aveva avvertito l’odore nauseabondo di ciò che si nascondeva sotto la sabbia... il fetore disgustoso che caratterizzava Merovish, la Tana racchiusa al di sotto dell’implacabile deserto dello Yuzrab. Aveva iniziato da subito a lamentarsi, dopo quei lunghi giorni di viaggio rintanarsi in un posto sicuro e soprattutto bello, era proprio ciò che ci voleva... invece no, dopo il caldo e la fatica l’unica cosa che cambiò fu la location, per il resto non cambiò proprio nulla. Anzi, c’era l’ombra a fargli compagnia... almeno quella.
    Di riposarsi poi non se ne parlava neanche, era già tanto se si fermavano ogni tanto per mangiare... sperando di non beccarsi la dissenteria. Però c’erano comunque alcuni risvolti divertenti, come ad esempio il far morire di paura le persone che non collaboravano, magari infilandosi anche il cappuccio per sottolineare la cosa e rendere la scena ancora più credibile... ovviamente dopo ciò arrivavano anche gli scappellotti da parte di Lily, anche perché la metà delle persone scappavano dopo aver visto quella faccia piena di piercing e peggiorare la situazione era controproducente.
    Entrarono dunque in una nuova locanda, ma a parte fare il pieno d’acqua (pagata a peso d’oro, tra l’altro), non riuscirono a trovare nessuna informazione utile... trovare quel tizio sembrava un’impresa davvero difficile, quasi impossibile. Probabilmente era più semplice farsi trovare che andare a cercarlo, magari facendo un po’ di casino qua e la. Per il momento però gli unici avvenimenti diversi erano gli scambi di occhiatacce con quelli che facevano facce strane. Uscirono infine dalla bettola e si ritrovarono nuovamente per strada, pronti ad infilarsi in una zona ancora inesplorata.
    Va bene... yawn...
    Commentò il ragazzo stiracchiandosi e sbadigliando sonoramente, beccandosi poi nuovamente un rimprovero dal micio a causa del suo scarso aiuto. Si mossero comunque in direzione del vicolo prescelto e... subito fu chiaro che quel posto era diverso dagli altri, magari avevano fatto centro. Gajeel fiutò l’aria e percepì un odore strano, diverso dal solito: più mortale. Aggrottò subito la fronte, non sapeva perché ma sentiva un certo pericolo imminente e poi quell’odore non gli piaceva proprio, sembrava quasi che si stessero incamminando verso le fauci di un mostro.
    Fai andare me per primo.
    Bloccò Laz con un braccio prima di avanzare, quella situazione lo metteva leggermente a disagio e voleva evitare di far correre pericoli al suo amico. Anche Lily avvertì quella strana sensazione e senza aggiungere nulla andò a rifugiarsi nel cappuccio, lasciando spuntare solo due occhietti. In quel momento il moro percepì qualcosa sfiorargli la pelle, mosse gli occhi ma non vide nulla... almeno finché non incontrò quella cosa. Aveva un corno solo, sembrava un diavolo... era lui, era Bid’daum. E purtroppo non era da solo, tante impronte olfattive differenti si mischiavano e i loro occhi sbucavano dal buio: erano circondati.
    Sai benissimo chi cerchiamo.
    Era inutile nascondere le cose, ormai. Il mostro gli aveva raggiunti e ora qualsiasi cosa pensassero risultava davvero inutile. Il ragazzo fece segno all’albino di restargli alle spalle, avrebbe fatto da barriera tra lui e l’abominio... cercò di restare calmo, restando fermo in quella posizione, una cosa che in pochi riuscivano a fare... ma forse per coraggio o per semplice ignoranza, per il momento il capellone riusciva a reggere allo stress. Chissà però quanto sarebbe durato. La fronte era imperlata di sudore, i pugni chiusi e stretti all’inverosimile... ed era una reazione normale, visto che si trovavano davanti a Satana in persona.

     
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    Non avevo mai sentito la Tenebra tremare, prima d'ora.

    Appena entriamo nel vicolo, la Tenebra inizia a farsi inquieta: la mia ombra mi è letteralmente scivolata sotto i piedi, come se cercasse di nascondersi.
    C'è un che di sbagliato in quel luogo, e non mi servono i miei poteri per capirlo: l'aria è rancida di corruzione, palpita come se fosse il respiro di una bestia in fondo al tunnel.
    Stringo le braccia intorno al petto, rabbrividendo. È come se qualcosa di viscido stesse cercando di sfiorarmi.
    Qualcosa come Lui.

    Ho fissato così a lungo quel volantino da non aver problemi nel riconoscerlo, anche nella penombra. I tratti del suo viso non sono chiarissimi, ma il corno gli fuoriesce dalla fronte come se stesse cercando di sfuggirgli dal cranio.
    Come se nemmeno lui potesse sopportare quel che c'è là dentro.

    Deglutisco, ma la bocca è arida come il deserto sopra di noi.
    Tremo. Gajeel è coraggioso, invece: si pone dinnanzi a me come se davvero potesse difendermi dalla Bestia.
    Non avrei dovuto portarlo con me. Non può batterlo, non può nemmeno sacrificarsi per darmi il tempo di fuggire: ci sono Cose intorno a noi, nel buio, come avvoltoi in attesa del pasto.
    «S-S-Si...»
    No, Lazarus, non balbettare. Non sei più un mocciosetto emo che passa le giornate a deprimersi in casa.
    Non puoi permetterti di esserlo. Sei il capo della Seele Corporation, ora, e devi dimostrare di saper gestire la situazione che ti sei creato.
    Altrimenti qui ci schiattiamo tutti.

    «Siamo qui per lei.»
    Deglutisco. Mi porto davanti a Gajeel, le mani alzate tenute bene in vista.
    Sento Gressil agitarsi nel mio cappuccio, raggomitolarsi ancora di più. Credo stia bisbigliando qualche imprecazione nella sua lingua gremlinesca.
    «Non siamo cacciatori di taglie, rappresentiamo una corporazione. Ci scusiamo per le brusche maniere con cui l'abbiamo costretta a mostrarsi, ma era l'unico modo sicuro per farci ricevere.»
    E per dimostrare che siamo gente con le palle, più o meno.

    Un lungo respiro. Alzo il capo, cercando di sostenere lo sguardo di quell'uomo.
    Presente quel discorso sul non guardare l'abisso, o l'abisso guarderà dentro di te? Beh, diventa tutto meno impressionante quando anche tu hai un Abisso dentro.
    Sia chiaro, viaggiamo su livelli totalmente differenti: la mia Tenebra è una verginella timidina, di fronte alla perversione di quest'uomo. Ma sapere di averla dentro, di avere un'infima chance di lottare (di diventare come lui) mi aiuta a tenere la testa alta, a parlare con voce sicura.
    «Siamo qui per proporle un affare.»

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    Si prese qualche momento per squadrarli. Il primo, quello che si era fatto avanti, aveva una bella anima. Vigorosa e genuina, con una punta di esotico che non riusciva bene ad inquadrare. Aveva avuto anche le palle per rispondergli a tono, il che lo rendeva un piccolo teppistello che aveva bisogno di un'ultima lezione di vita.
    L’altro, quel mingherlino, era l’esatto opposto. Pallido e scolorito perfino nei capelli, indeciso sulle parole da scegliere per approcciare quella bestia. Ma la caratteristica più interessante in assoluto era la sua anima – o meglio, il vuoto che si trovava al posto di quest'ultima.
    Quella mancanza non gli impediva comunque di essere carino e gentile: gli aveva perfino dato del lei! Chissà se anche gli organi all’interno di quel corpo cavo erano altrettanto teneri…?

    « E io dovrei credervi sulla parola? Se avete quel volantino, saprete anche per quale motivo sono ricercato a Laputa. »

    Quanti erano i fiorini d’argento che pendevano sulla sua testa? Cinquemila forse, insieme ad una villa nei quartieri benestanti di Laputa e ad altre stronzate promesse da quella puttanella col viso d’angelo. Non male come ricompensa per la cattura di un terrorista.
    Purtroppo il governo laputense non aveva messo da conto una cosa: il Castigo avrebbe pesato con il sangue quei fiorini e quell’appezzamento, fino all’ultima moneta e fino all’ultima briciola di terra.

    « Io non vedo il rappresentante di una corporazione. Vedo solo un cagasotto che non ha nemmeno un’anima decente. »

    Questo non gli avrebbe comunque impedito di ucciderlo. Avrebbe solo evitato un’infinità di sevizie spirituali post-mortem, tutto qui.

    « Ma oggi sarò magnanimo con voi: vi concedo dieci secondi per parlarmi del vostro affare. Poi morirete. »

    Bid’daum iniziò a contare.


    Passiva citata:

    Oltre la Realtà [ Passiva di auspex spirituale ]
     
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  6. _MajinZ_
     
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    La situazione era davvero... pessima. Sembrava quasi surreale, un incubo ad occhi aperti da cui non ci si poteva risvegliare. Purtroppo però quello era tutto vero, il Monocorno era reale e molto concreto non solo a livello fisico, ma soprattutto a livello spirituale. Sembrava che dei tentacoli lambissero lentamente le loro anime, aspettando il momento giusto per avvolgerle, stritolarle e strapparle dal corpo del legittimo proprietario... per poi essere divorate dal demonio. Gajeel sudava freddo, non si era mai trovato in un momento simile e sapere che su Endlos c’erano creature di quel tipo gli faceva venire i brividi. Quel tizio era malvagio oltre la normale percezione delle cose.
    Laz però prese coraggio e superò la barriera umana, infondo non poteva mica fuggire, ormai era troppo tardi anche solo per pensarci. Intanto Lily si era rintanato infondo al cappuccio, per sfuggire quasi a quegli artigli invisibili pronti a ghermire sia lui che i suoi amici... nemmeno lui aveva vissuto momenti così pericolosi e il suo essere così piccolo al momento non lo aiutava proprio. Il Dragonslayer invece continuava a resistere, restando in piedi senza smettere di fissare l’abominio. Non poteva nascondere di avere paura, lo si vedeva dal suo respiro per nulla regolare, causato dal cuore che batteva all’impazzata... però doveva resistere, come se fosse una prova da superare.
    In ogni caso non aveva nessuna intenzione di morire, aveva ancora diverse carte da giocare ed era certo che alla fine di quell’incontro Laz sarebbe riuscito a scamparla. Aveva scelto di accompagnarlo per sostenerlo e l’avrebbe protetto fino in fondo: non aveva paura di mettere in gioco la sua vita, l’aveva fatto altre volte e non se n’era mai pentito. E poi anche lui sapeva mostrare il terrore, nel caso in cui la situazione fosse peggiorata quella era la prima arma da giocare... intimidire il nemico per avere una possibilità di vittoria, era la prima regola che ogni guerriero doveva conoscere.

     
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    «Sì, so cos'ha fatto a Laputa. Vorrebbe fare il bis?»
    Avanzo di un passo.
    Non so cosa sto facendo. Non c'è tempo per pensare, la mia bocca si sta muovendo da sola.
    Condenso in poche parole una discussione che avrebbe richiesto ore. Ignorando Gajeel, il buonsenso, i mille occhi che ci stanno fissando.
    «Offro soldi, potere, anime umane, e influenza sul presidio Nord.» conto con le dita mentre elenco «In cambio voglio che mi insegni a manipolare le anime come fa lei. Devo imparare a nutrire la mia.»
    Do ordine mentale alla Tenebra di abbassare gli schermi, di mostrare la mia essenza corrotta. Perché Lui la vede, vero? Ha percepito la barriera dell'anti-auspex, quindi percepirà anche questo.
    Vedrà la stanca, martoriata mezz'anima, marcia e bucherellata come un pezzo di mela abitato da un verme. Un verme che è la Tenebra con le sue nere spire, e che trova il coraggio di spalancare la bocca per salutare Bid'daum con un ruggito.
    No, non sta minacciando: il suo è il saluto di chi riconosce essere un suo simile.
    «Non sono un cane di Laputa.»
    Anche perché, parliamoci chiaro: davvero manderebbero gente come me e Gajeel a catturare uno come lui?
    «Sono un commerciante di anime per conto degli Inferi.
    Vuole parlare con un mio superiore? Glielo evoco al volo.
    » concludo incrociando le braccia, lo sguardo ancora fisso su Bid.
    Ho smesso di tremare.

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    Uno, due.
    Certo, una mezza sega come quel ragazzino aveva certamente tanto denaro e potere da offrire ad un Gerarca degli Eversori. Di anime umane poteva mieterne da solo quante ne voleva e - in tutta sincerità - il presidio dell’inverno infinito non gli interessava molto, ammesso e non concesso che quel coglioncello non stesse semplicemente bluffando.

    Tre, quattro, cinque.
    In cambio avrebbe dovuto fargli da maestro? Ma per chi cazzo l’aveva preso? Quasi chiunque avrebbe preferito morire piuttosto che intraprendere la via dello sciamanesimo più nero. Era una strada di mortificazioni infinite, da cui non si poteva più uscire. Probabilmente non aveva ben chiaro cosa comportasse diventare come lui.

    Sei, sette.
    Ma guarda un po’, allora un’anima ce l’aveva, in fondo. Forse sarebbe stato meglio non fargliela vedere affatto, piuttosto che mostrare uno sgorbio del genere. Per quanto lo negasse, puzzava proprio di mediocrità laputense.

    Otto, nove.
    No, non voleva parlare con nessuno. Era stanco di sentire le sue cazzate. Adesso l’avrebbe fatto tacere.

    « Dieci. »

    Suonò come una condanna.

    « Ragazzino, stai maneggiando qualcosa che sfuggirà al tuo controllo. Non sarà un bello spettacolo quando l’inferno si riprenderà da te quello che un mortale non dovrebbe toccare. »

    Era inevitabile, era una delle leggi principali dello sciamanesimo: ciò che era stato tolto doveva tornare indietro, in qualche modo.
    E per quanto riguarda quei due, sarebbero sicuramente morti entrambi… un giorno. Forse non quello, forse non per mano sua.

    « Tu sai già alcune cose di me, ma io voglio sapere tutto di voi. Chi siete, fin dove potete spingervi? Saresti in grado di procurarmi qualunque anima io ti chieda? Fossi in te non mentirei: alcuni dei miei amici, qui intorno, sanno riconoscere benissimo le bugie. »

    C’era stata una piccola apertura da parte del Castigo, uno spiraglio di luce in un pozzo di tenebra. Sarebbe stato meglio non farsi scappare quell’occasione: non ce ne sarebbero state altre.

     
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  9. _MajinZ_
     
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    I dieci secondi passarono lenti, sembravano interminabili. Si potevano quasi sentire dei rintocchi mortiferi farsi sempre più assordanti, come se la fine stesse per arrivare dalle mani di quella creatura. Da quel mostro ci si poteva aspettare di tutto, la minaccia di morte di certo non era una barzelletta e quegli occhi mostravano l’intenzione di continuare su quella strada... stava giocando con loro e non aspettava altro che affondare i suoi artigli nelle loro interiora. Un guerriero che aveva combattuto innumerevoli volte riusciva subito a percepire quei dettagli.
    Gajeel deglutì rumorosamente, preparandosi al peggio quando l’abominio pronunciò l’ultimo numero. Eppure il predatore rimase al suo posto e il ragazzo dovette dar fondo a ogni sua energia sia fisica che mentale, per non fare un passo indietro. Non era successo nulla alla fine, ma nella sua mente si era già preparato al peggio e ora contenere tutta quella adrenalina non era facile... anche perché continuava a generarsene ancora visto che la situazione non era ancora idilliaca. E non la sarebbe stata finché Bid’daum non se ne fosse andato.
    Intanto l’incontro prendeva sempre di più le forme di un interrogatorio... doveva rispondere anche Gajeel a quelle domande? Chissà, magari poteva anche mostrarsi per quel che era, tanto alla fine non serviva a nulla mentire e Lily gli aveva sempre detto di dire la verità in ogni caso. A proposito dell’Exceed bisognava dire che aveva vinto la paura e la sua testolina spuntava dal cappuccio, mentre fissava il mostro davanti a lui con i suoi occhietti. Non era stato informato di diverse cose, quel ragazzino dai capelli bianchi l’avrebbe sentito dopo... sempre se che qualcuno non se li mangiasse.
    Io sono qua solo in veste di accompagnatore, sono un Pirata dell’Ovest.
    Gajeel Redfox è il mio nome.

    Posò quindi lo sguardo su Laz, per poi spostarlo nuovamente sulla fonte di ogni pericolo. Non sapeva se il suo nome avesse assunto una qualche importanza, ma tutto quello era servito ad infondergli un altro po’ di coraggio, voleva resistere a quella bestia. Si trattava di uno sforzo mentale non indifferente, che attingeva energie anche dal fisico... era una bella prova. Chissà per se Laz sarebbe riuscito a sostenere tutto ciò, era un po’ mingherlino lui.

     
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    Dieci.

    Trattengo il respiro, ma il dolore non arriva. Nessuna morte fulminante, ma un invito a parlare.
    Tutto come previsto. Non speravo certo di convincerlo in dieci secondi... Quello che volevo fare, era sparare abbastanza dichiarazioni arroganti da spingerlo a fare altre domande.
    Incuriosirlo.
    Sorrido. Credete che il figlio di un imprenditore non abbia studiato pubblicità? Questo è Marketing, bitches!

    Sento Gressil agitarsi nel cappuccio della felpa. Si sta sporgendo da esso per parlare a Gajeel, credo.
    «Credo che vorrebbe farvi allontanare.» lo sento bisbigliare alle mie spalle
    «Ma tanto voi non lo fareste, neh?»
    N-Non che tenga veramente a loro, baka-gremlin. È che non ho spiegato ai due nulla sulla mia attività, e non so come la prenderanno.
    Lancio un'occhiata nervosa al pirata, per poi tornare a voltarmi verso Bid. Avrei preferito un po'di privacy, ma non vedo altra scelta.
    Nessuna menzogna, ovviamente: al massimo qualche omissione. Sarebbe stupido rischiare.

    «Questa Cosa ce l'ho dentro da quando ho memoria.» agito le dita, facendo spiraleggiare un po'di oscurità tra le mani «E all'Inferno non interessa averla: un'anima marcia non può venir impegnata in un contratto.
    È per questo che quelli di sotto mi adorano. Sono incorruttibile, e così insulso da non attirare l'attenzione.
    »
    Mi porto avanti di un altro paio di passi.
    Non riesco a smettere di sorridere. O meglio, di ghignare.
    Il terrore ha lasciato spazio all'adrenalina.
    «Mi chiamo Lazarus Lee e al momento ho l'unica cosa che conta davvero: i contatti.
    I Signori del Limbo sono felici di fare affari con me. Scambiano anime per desideri, e ciò significa risorse praticamente illimitate.
    Al momento ho una piccola azienda di schiavetti, qualche contratto, e una totale assenza di scrupoli morali.
    Vuole che le procuri un'anima particolare? Mi insegni a farlo e sarà sua.
    »
    Una mano contro il petto, mi esibisco in un profondo inchino.

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    Povero piccolo ingenuo, credeva ancora che l’inferno fosse schizzinoso con le anime. Un giorno avrebbe capito che non c’era modo per sfuggire alla dannazione.
    Fino ad allora, poteva essere utile al Castigo: c’erano anfratti del mondo spiritico che gli erano preclusi per vari motivi, e poteva fargli comodo avere qualcun altro che potesse immergersi al posto suo.
    Quell’altro si presentò come un pirata dell’Ovest, e qualcosa riaffiorò dalla sua memoria: Zimmer doveva avergli parlato di una ciurma con cui aveva intrattenuto degli affari, ma non ricordava altri particolari. Si sarebbe informato a riguardo.

    Restava ancora il problema di quel ragazzino. Allo stato attuale gli era pressoché inutile, ma… quel mingherlino aveva ancora delle potenzialità inespresse. Poteva scorgere nel suo spirito un abbozzo di potere dalle caratteristiche molto interessanti: era ancora un diamante allo stato grezzo.

    « Lazarus Lee. »

    Soppesò quel nome con fare ambiguo.

    « Per adesso non avrebbe senso insegnarti qualcosa. Va’ a Daleli, le rovine del deserto. È un punto d’intersezione di tantissime linee di forza spirituali: se davvero hai le potenzialità per servirmi, gli spiriti antichi saranno attirati dalla tua presenza. Non fartela addosso se si avvicinano troppo: potrebbero percepire la tua paura, e allora saresti spacciato. Se riuscirai a sopravvivere e sopportare il loro abbraccio, torna da me. »

    Le spie annidiate nell’ombra si ritirarono una ad una.

    « Ci vediamo. »

    La sua voce velenosa fu l’ultima cosa che restò di lui, poiché la sua sagoma scomparve inghiottita dal buio. Eravate di nuovo soli in quel cunicolo.
    Ma almeno eravate ancora vivi.

     
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    Bid’daum scomparve così com’era apparso, portando con se tutti i suoi tentacoli e tutti gli occhi che brillavano nel buio... i due improbabili avventurieri si ritrovarono da soli in un vicolo ormai vuoto, un luogo purificato dal male che fino a poco tempo prima vi albergava. Erano sopravvissuti in qualche modo, crederci era ancora difficile visto chi avevano incontrato, però alla fine ne erano usciti tutti interi... sia nel corpo che nello spirito. Gajeel fece un lungo sospiro di sollievo, sciogliendo i nervi e asciugandosi il sudore dalla fronte: era stata una prova davvero difficile.
    Peh, che fatica...
    Si voltò in direzione di Laz quindi, ma prima che potesse dire qualsiasi cosa... Lily saltò fuori dal cappuccio, risalì sulla testa del suo compare e, dopo aver fatto spuntare le sue due alette, volò fino a ritrovarsi a pochi centimetri dalla faccia dell’albino. Aveva una faccia molto arrabbiata, però non ci poteva fare nulla, quando vedeva i suoi amici impegnati in cose pericolose, non poteva fare a meno di preoccuparsi.
    Quando avevi intenzione di dirci come stavano veramente le cose?! Quel tipo è pericoloso! Non è uno scherzo... aaah hai la testa più dura di questo qua.
    Allungò la zampina in direzione di Gajeel, per poi posare una mano sulla fronte abbastanza affatica... i giovani gli davano sempre un sacco di grane.
    Eddai lascialo stare, oggi è stato molto coraggioso!
    Ci pensò il ferroso a porre fine a tutto, non era il caso di rivangare su ciò che era appena successo, insomma, erano vivi e l’importante era quello. Così il moro si avvicinò all’amico e gli posò una mano sulla spalla, senza colpirlo stavolta... visto che non era proprio il caso.
    Che dici, andiamo a riposarci un po’?
    Gli fece un sorrisone a trentadue denti e il segno dell’ok con il pollice sollevato. Sembrava proprio che la loro scampagnata aveva dato dei bellissimi frutti... e il borchiato era sempre pronto ad accompagnare il suo amico, nel caso questo ne avesse avuto bisogno.

     
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    «Sarà fatto.» mormoro, ma lui è già sparito.
    È come se qualcuno avesse tolto un peso... Non dal mio petto, ma dall'atmosfera. L'alta pressione è sparita, e l'aria è ora rarefatta come quella di alta montagna.
    Mi accascio contro un muro, annaspando. La testa gira e ho voglia di vomitare.
    Chiudo gli occhi e cerco di respirare piano piano.
    Inspira ed espira, Lazu. E fatti i complimenti.
    È andato tutto bene.

    Bugia, il peggio deve ancora arrivare: Lily mi investe con una raffica di domande e preoccupazioni.
    «Avrei voluto evitare di dirvi alcunché.» replico, strizzando gli occhi. La sua vocina acuta è come un paletto piantato in mezzo ai miei occhi.
    «Sono brutti affari, appunto, meglio ne sapete e meglio è. E poi non volevo farvi preoccupare.» concludo, storcendo le labbra. E poi nemmeo loro mi avevano detto di essere pirati! Il che è un gran peccato, perché li avrei assunti volentieri.
    In realtà vorrei evitare di svelare i miei piano a chicchessia. Non sono un principiante, io: ho l'[Evil Overlord List] appesa al muro di camera.
    L'adrenalina è svanita e io mi sento svuotato. Serro i pugni per evitare di tremare.
    «Andiamo a riposarci.»
    Chissà dov'è Daleli.

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