Falsi Dei

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    "L’Inferno non è che il Paradiso capovolto.
    Una spada riflessa nell’acqua prende figura di croce".


    Giovanni Papini


    rosadru

    -Se ti muoverai sotto la spinta dell'egoismo arriverai alla menzogna.

    Il sole si era sporcato di sangue, lo stesso che le colava dalla bocca e le ferite diffuse su tutto il corpo da ragazzina. Drusilia non riusciva a vedere benissimo la figura longilinea della madre, forse per entrambi gli occhi gonfi e violacei. Aveva tentato la fuga ed era stata punita, come sempre.

    -Trepiderai per la riuscita del tuo sogno, ma sarai vittima di illusioni inattese: la speranza sarà la tua condanna.

    Azalea Galanodel aveva preso la figlia in disparte, trascinandola di nascosto vicino ad una terrazza pericolante. Il nonno diceva che fosse pazza, che i demoni l'avevano tormentata al punto da farle perdere il senno. Era per questo che non l'avevano uccisa qualche centinaio di anni prima, quando a sua volta era scomparsa dalla reggia: si trattava solo una povera vittima che, ahimè, non aveva più utilità oltre a quella di procreare; perfino i suoi figli le erano stati strappati via ai primi anni di vita, così che non fossero deviati dal germe del male che giaceva in lei.
    Eppure Drusilia aveva sempre avvertito il suo sguardo fisso su di lei, gli occhi spesso lucidi ma mai in lacrime, quelle poche volte in cui -per puro caso- riusciva ad incrociarla in qualche sala o cappella. Inizialmente pensava che volesse farle del male... ma col trascorrere degli anni aveva intuito che fosse solo disperata. Un pò fuori di testa, quello si, ma almeno non la torturava come gli altri. Negli ultimi anni della sua vita aveva preso a parlare con toni profetici e a sentire le voci.

    -Lotta per la Verità: non venderai illusioni.

    Aveva detto, porgendole una carezza. Lunghi capelli d'ebano le incorniciavano il volto dai lineamenti gentili esattamente come i suoi.

    -Se ispirerai fiducia... qualcuno ti seguirà.

    rosadru

    Shea: Monte delle Sorgenti Celesti.
    Presidio Orientale, Endlos.

    Drusilia aprì lentamente gli occhi, distratta da un movimento d'aria un pò repentino. Voltando il capo verso destra, osservò il suo grifone giocare con un paio di suoi esemplari: sembrava che si divertissimo a smuovere l'acqua del laghetto vicino con le zampe ad ogni loro volteggio. Sorrise. Beati loro che si accontentavano di così poco per essere felici; a vederli così sembravano quasi dei bambini.

    Con la calma di chi ha tutto il pomeriggio da perdere, la Dama del Vento si mise seduta sull'erbetta fresca e prese a stropicciarsi gli occhi, un pò turbata da quel poco che ricordava del suo dormiveglia. Erano anni che non sognava più sua madre... rivederla le aveva come riaperto una ferita. Si strinse alle ginocchia, guardò il cielo.
    Forse ora era in un posto migliore.

     
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    Assaporò sulla pelle il tocco della brezza fresca e pulita di alta montagna, trovando refrigerio nell'umidità dell'aria e un sempre rincuorante incoraggiamento nella carezza gentile con cui il vento gli scuoteva i capelli scuri; la verde valle di Chediya si stendeva ai piedi del massiccio roccioso, bella come un sogno... o come il Giardino dell'Eden, di cui aveva letto in alcuni volumi di Palanthas, e mentre le iridi color magenta solcavano i limpidi cieli azzurri -inseguendo i rapaci in volo-, si ritrovò a sorridere, intimamente rasserenato dalla quiete di quella bella giornata i beata solitudine.

    Shea, i Monti delle Sorgenti Celesti...
    niente di più diverso dalle lande dove era cresciuto.
    Perché il Makai è un luogo brullo, arido ed inospitale, dove il cielo è perennemente scuro e squassato da fulmini, e l'aria irrespirabile per le creature troppo deboli per sopraffarne le negatività o troppo lente per adattarvisi; certo, anche la terra dei demoni aveva le sue meraviglie, e lui -da sempre vittima di un'indole da esteta e da edonista- era stato un avido esploratore di quegli eremi e un intrepido conquistatore di bellezze, ma...

    Beh, diciamo che il Principe-Demone continuava a lasciarsi piacevolmente sorprendere dalle gioie che si ricavano da qualcosa di bello che ti compiace
    senza poi cercare di ucciderti. Pur dopo quasi un anno di soggiorno in quel semipiano, quell'aspetto della vita restava sempre una piacevole sorpresa per lui - e, ovviamente, amava goderne come di una novità; dopotutto, abituarcisi avrebbe comportato il dover imparare a convivere con l'idea di tenere la guardia abbassata e... gli anni di infanzia passati sotto la tutela di suo padre e sua madre (quella che aveva sempre creduto essere sua madre) gli avevano ben radicato addosso quanto cattiva fosse quell'idea.

    D'accordo: il Presidio Est era una sorta di utopico luogo idilliaco, là non aveva nulla da temere, la Dama Azzurra era benevolente e premurosa con lui, gli era accordata libertà di visitare ogni posto di quel mondo, poteva avvicinare chiunque volesse senza temere ripercussioni -gli lasciavano persino tenere lezione di disegno ai bambini di Miséricorde-, e a Palanthas era al sicuro -per quanto quell'odioso Pinguino rappresentasse parimenti una seccatura quanto un simpatico diversivo-, ma.... nonostante stesse meglio lì di quanto non fosse mai stato nel suo regno, era troppo radicato in lui l'istinto di non mostrare mai il fianco.

    Con un sospiro indolente, tracciò le ultime linee di quella veduta e chiuse il blocco bianco; quell'oggi aveva già prodotto una dozzina di paesaggi, un paio di nudi femminili a memoria -memoria rinfrescata non più tardi di quella mattina-, un bozzetto di un guanto -un modo più funzionale di impiegare lo Scrigno di Giada, un'idea che aveva in mente da un pò-, qualche schizzo del volto di Lady Kalia e... un tentativo -subito abbandonato- di ritrarre un'altra Dama.


    Drusilia Galanodel.
    Un'Alfiere di Endlos al pari della sua bella mecenate.
    La pupilla preferita da quello stoccafisso inamidato di Arthur.
    Sua sorellastra,
    gli era stato detto.

    L'aveva anche incontrata di persona, ma una volta soltanto però. L'aveva raggiunta in casa sua, sull'Isola Errante, e allora le aveva anche fatto un ritratto, ma... oltre ad averglielo lasciato in dono, Kerobal era certo che -se se lo fosse ritrovato tra le mani, a distanza di tempo- lo avrebbe stracciato senza pietà, perché lo avrebbe trovato inadeguato in maniera imbarazzante. Nessuna delle riproduzioni che aveva compiuto da allora gli era più parsa degna di sopravvivere.

    E non si trattava certo del fatto che non ricordasse bene il suo viso! Ogni linea della sua figura era vivida nella mente, ma quando si trattava di replicarla nell'inchiostro, nel marmo o nel sangue, sentiva di non aver creato altro che una brutta caricatura o una pallida imitazione: le prime finivano nel fuoco; delle seconde, alcune erano ancora intatte... ma lasciavano monco il suo slancio artistico e insoddisfatto il suo desiderio di perfezione.

    Per questo, mentre scendeva dal suo elevato punto di osservazione -un picco montano dove solo grifoni ed aquile si avventuravano-, prese sulle prime quella visione come uno scherzo dell'immaginazione o la conseguenza di un colpo di sole, perché -addormentata sulle sponde del laghetto, una ventina di metri più in basso- lo sguardo purpureo dell'Artista trovò proprio la Galanodel.

    jpgSembrava addormentata, così il Demone si risolse su due piedi ad accomodarsi sul ciglio di quel burrone sospeso e a riaprire il blocco per immortalarla, ma... i giochi di un paio di grifoni -di passaggio sul pelo dell'acqua- la ridestarono, costringendolo ad abbandonare il bozzetto appena iniziato per osservare la Dama del Vento tirarsi lentamente a sedere, stropicciandosi gli occhi verdi, prima di rannicchiare le ginocchia al petto e...
    alzare lo sguardo.

    Di certo, la donna aveva inteso di guardare il cielo, ma... in mezzo alle rocce bianche e bigie, coronate di verdi erbette ed infiorescenze colorate, una figura tetra come quella del Demone -sempre vestita con toni scuri- sarebbe risultato quanto mai evidente, perciò... con tutta la calma e la nonchalance del mondo, Kreobal optò per una reazione indifferente: reclinò un poco la testolina scura da una parte, chiuse gli occhi color magenta, piegando le labbra ben disegnate in un sorrisino amichevole, e -incastrata la grafite nella rilegatura a spirale del blocco- agitò la mano in un cenno di saluto.

     
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    Distratta com'era, non notò nemmeno quella macchia nera fra l'erbetta ed i sassi; persa nei suoi pensieri contemplava le nuvole, travolta da una strana malinconia per lei molto familiare. Non seppe spiegarsi la ragione, ma pensò a quando, anni prima, girovagava per l'Accademia in piena notte nella speranza di trovare una finestra abbastanza grande per poter ammirare meglio la luna e le stelle. Era un periodo orrendo per lei, anni in cui aveva lottato contro l'insonnia ed il terrore rosso chiamato Aisiling. Il volto della madre era sempre l'ultimo ad apparire nei suoi incubi, gli occhi spalancati, vitrei e freddi come il resto del corpo fatto a pezzi.

    Rabbrividì, poi posò un braccio sull'erbetta in modo da stendersi nuovamente a prendere il sole... e fu lì che lo notò. Per qualche attimo rimase incantata dalla vista di un giovane così bello: capelli castani, lineamenti eleganti ed al tempo stesso maschili, volto sorridente e modi affascinanti. Sembrava un'angelo caduto. Le ci volle un pò per ricordare che fosse l'allievo di Arthur, quello che le era giunto in visita tempo prima su Laputa, lo stesso che le aveva consegnato un bellissimo ritratto impresso sulla carta con il sangue. Sorrise, felice di incontrarlo: ricambiò il gesto della mano, lo sguardo quasi accogliente, anche se un pò timido. In effetti era stata colta di sorpresa a rimuginare sul suo passato... e vederlo in quel modo le provocò delle strane sensazioni.

    Si distrasse per la seconda volta, ed un'onda giunse più alta delle altre. Fece perno sulle gambe per allontanarsi, ma l'acqua le arrivò al seno prima che potesse fare qualcosa. Con gesti agitati andò a coprirsi per pudore con le braccia, ma una seconda onda anomala la travolse completamente... sommergendola.

    Quando le acque di Shea si ritirarono, della Dama del Vento non vi era più alcuna traccia.



     
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    La vide tornare a sdraiarsi con la morbida voluttà che -innocentemente- ella neppure sapeva di possedere, sulle prime troppo distratta per notarlo, ma quando la Dama tornò a puntellarsi sul manto erboso -verde e soffice- che rivestiva il crinale in quella stagione, il Demone notò dal cambiamento nella luce dei suoi occhi di smeraldo che Drusilia si fosse alfine accorta di lui.

    Le sue labbra rosse e ben disegnate -petali di fiore scarlatto- si piegarono in un sorriso cordiale, segno che doveva forse averlo persino riconosciuto, e la mano candida -che sapeva in grado di reggere un infante e una spada con la medesima grazia- si levò per ricambiare il suo cenno... e Kerobal arricciò le labbra in un sorriso da predatore, già pensando alla sua prossima mossa, quando
    un'onda improvvisa si levò dal laghetto, ricadendo sulla donna e sottraendogliela alla vista.

    Già immaginandosi di doverla soccorrere per quell'insperato incidente, il Principe si gettò oltre il ciglio del baratro con un sol colpo di reni e atterrò a valle con leggerezza, pronto a togliersi la casacca asciutta per offrirgliela, ma... raggiungendo la sponda dello specchio d'acqua in poche rapide falcate, si ritrovò agghiacciato nello scoprire che né i suoi occhi né gli altri suoi sensi erano in grado di percepirla.

    Che se la fosse immaginata -sbucata dalle sue fantasie di artista insoddisfatto- era impossibile.
    Che fosse andata via in quel modo e in quelle circostanze, decisamente improbabile.

    Chiuse le iridi magenta per scandagliare più approfonditamente la zona e vederci chiaro in quella situazione anomala, ma nemmeno così trovò traccia dell'Angelo... in compenso trovò però i residui della presenza di un suo simile - e mentre lo sguardo indugiava sulla superficie del lago, che sotto la luce pareva coperto di scaglie, la mente acuta di Kerobal non impiegò molto a dedurre dove fosse stata trascinata la sua modella.
    E ancor meno gli richiese giungere alla conclusione che sarebbe andato a riprendersela.

    jpg
    « ....bene. »
    un sorriso affilato gli incurvò le labbra quando la sua aura malefica si diffuse

    Perché lui aveva iniziato un bozzetto dal vivo su uno dei suoi soggetti preferiti, ormai, e nessuno al mondo poteva intromettersi e interromperlo nel corso di quel suo sacro raccoglimento; non se poi sperava di passarla liscia e uscirne indenne... e questa era una questione di principio, che aveva la precedenza su tutto.

    Per questo, per quanto in quel giorno idilliaco avesse fatto il possibile per evitare di farlo, quelle forze di causa maggiore non gli lasciarono altra scelta: recuperò il fischietto di osso che portava appeso al collo con un sottile cordino di velluto nero, lo avvicinò alle labbra, e vi soffiò dentro con decisione per tre volte.
    Perché non amava avere intorno quel chiassoso esagitato di Jin quando disegnava, ma detestava senza mezzi termini bagnarsi i vestiti.

     
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    Altrove...

    Camminava in bilico su di un baratro; attorno a lei lo spazio si allargava e si stringeva a seconda della prospettiva con cui lo guardava. Aveva paura di cadere, perchè sapeva che le ali non avrebbero retto quella volta. Procedette per uno, due, tre passi, incapace di capire dove quel percorso portasse. Mise un piede in fallo e cadde.
    Si svegliò.

    -Deve essere stato terribile, mia adorata!- una voce maschile la richiamò alla realtà, anche se le ci volle un pò per rendersi conto di dove si trovava -Promettimi che non te ne andrai più, promettimi che rimarremo insieme per sempre!

    Quando tornò completamente lucida, si riscoprì in un posto strano. Aveva un arredamento simile a quello del Presidio Occidentale, a parte un forte profumo di incenso. Tentò di voltarsi ma un ragazzo abbracciato a lei la stringeva così forte da non permetterle movimento alcuno.

    -Chi.. cosa...?!?! Lasciami, mi fai male!

    Fece pressione sul petto per allontanarlo, ma lo sconosciuto obbedì immediatamente al suo imperativo. Aveva i capelli chiari ed abiti orientali, occhi verdi come i suoi.

    -Mi perdoni, Ayako-Sama! Mi sono lasciato trascinare troppo!

    tkamisama_hajimemashita_v03_ch15_p026_zpsa7240b72

    -Sono solo felice che sia tornata da me.

    La Dama del Vento lo fissò per un breve, lungo istante, stranita.
    Calò il silenzio.

    -Eh?!?!

    rosadru

    Shea, superficie...

    -Mi hai chiamato, Kero-chan?

    La vocina del demone del vento giunse lesta alle orecchie del suo Principe. Era da un pò che non si vedevano: nel mentre Jin aveva viaggiato a lungo nel prima sconosciuto semipiano, conoscendo posti nuovi e tanta gente simpatica, dai contadini di Chediya ai beduini incavolati abbestia del Sud. Fantastici, davvero fantastici.

    -Ti sono mancato, vero? Perchè tu mi sei mancato tanto tantissimo!

    Continuò, imperterrito, totalmente ignaro del vero motivo per cui era stato convocato.

    -Ti ricordi quando da piccoli andavamo a caccia con i sassolini e poi facevamo campeggio? Potremmo rifarlo, sai? Quei polli giganti sembrano buoni!

    Ed indicò i grifoni.
    A quel punto -forse- a Kerobal sarebbe sorto il dubbio sulla sua effettiva utilità in quella missione.
    Forse era meglio bagnarsi i vestiti, piuttosto che ascoltarlo.

     
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    -Mi hai chiamato, Kero-chan?

    Non c'era voluto molto prima che il Demone del Vento rispondesse alla sua convocazione; dopotutto, da che erano bambini, la solerzia di quel suo servitore non lo aveva mai deluso: Soverchiato? Di certo. Irritato? Immancabilmente. Compiaciuto? Sì, persino - qualche rara volta. Ma disatteso? No, disatteso mai.

    -Ti sono mancato, vero? Perchè tu mi sei mancato tanto tantissimo!

    jpgIn fondo, per quanto il suo straparlare gli desse sui nervi, sebbene avesse spesso messo in fuga talune sue amanti -spaventate dal vederselo piombare in stanza-, e per quante volte aveva messo a soqquadro il suo atelier, sparpagliando progetti e bozzetti con turbini di vento e tornadi al chiuso ed ispirandogli per questo pittoresche coreografie sanguinarie in cui lo impalava alla pietra con bei rostri di legno appuntito, Jin era una delle poche presenze sopravvissute alle restrizioni dei suoi genitori.

    -Ti ricordi quando da piccoli andavamo a caccia
    con i sassolini e poi facevamo campeggio?

    pigolò ancora il nuovo arrivato, fluttuandogli davanti, ribollendo di entusiasmo
    -Potremmo rifarlo, sai? Quei polli giganti sembrano buoni!

    Naturalmente, col tempo e l'esperienza, il Principe aveva appreso e sviluppato diversi metodi per padroneggiare i propri accessi d'ira nei confronti del congiunto -per il semplice fatto che non serviva assolutamente a nulla esacerbarli-, e il primo di questi era la disattenzione selettiva: era rimasto lì, presente al momento, aveva fissato in volto il rosso e annuito vestendo sulle labbra un sorriso pacato e amichevole, e non aveva registrato una sillaba delle sue parole. I suoni erano fluiti nelle sue orecchie per scivolargli addosso, e Kerobal non aveva trattenuto niente.

    « Oh, Jin! Meno male che sei arrivato!
    Ti ho chiamato perché mi è caduta una cosa in fondo al Lago...
    ...e solo tu puoi aiutarmi. »

    esordì con tono calmo, mostrandosi fiducioso nei suoi confronti
    « Potresti creare due bolle d'aria così scendiamo a cercarla insieme?
    La mia falla spaziosa, mi raccomando. »

     
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    -Senti... te l'ho già detto. Mi chiamo Drusilia e... beh... vorrei anche aiutarti, ma se vuoi trovare questa Ayako dovresti come minimo collaborare... ehm... si.

    Doveva ammettere di non aver mai gesticolato tanto, ma si sentiva profondamente in imbarazzo, oltre che agitata. Certo, poteva optare per un'azione risoluta e definitiva come prenderlo a bastonate e scappare, ma... non gli sembrava poi così cattivo. L'aveva solo scambiata per un'altra persona, no?
    Bastava risolvere il fraintendimento e sarebbero tutti tornati alle loro vite.

    -Mi ascolti? Davvero, voglio aiutarti, e sono certa che Ayako stia già cercando la strada giusta per ritornare, ma se perdiamo tempo così non penso riusciremo a farci qualcosa.

    Si stava impegnando. Ci stava mettendo tutta la passione del mondo nel tentativo di farlo tornare lucido e tranquillo... ma a conti fatti l'unico calmo, forse, era proprio quello sconosciuto. Cercava qualcosa in un armadio e non sembrava ascoltarla.

    -Mi stai ascoltando o parlo da sola?

    Continuò secca l'Alfiere, e solo allora lui parve degnarla di uno sguardo. Abbandonò quello che era il suo intento e si inginocchiò di fronte a lei.

    pardon_zps794d8999

    -Chiedo perdono, Drusilia-sama. Ero troppo preso dalla gioia e temo di essermi confuso... però sapevo già che voi non eravate lei.

    La sua confessione fu tenera ed imbarazzata al punto che Drusilia non si sentì nemmeno di sgridarlo. Aveva un sesto senso per determinati individui, e nell'altro aveva percepito una profonda tristezza, nonostante il volto sorridente e l'allegria dei gesti.

    -Ma temo che non vi lascerò andare lo stesso.


    Drusilia levò un sopracciglio, perplessa.

    -Come ultimo desiderio mi disse di essere felice e trovare una moglie... ed in tutta la mia vita non ho mai provato verso una donna ciò che ho provato per voi alla sola vista. E' questo l'Amore che Ayako voleva per me. E' questo l'Amore che mi prenderò da voi.

    Vi fu un lungo istante di silenzio in cui Drusilia comprese immediatamente la gravità della situazione ed il fatto che, in un certo senso, era stata proprio lei ad innescare tutto con i suoi influssi da Arcano.
    Si guardò intorno con gli occhi sbarrati, in preda al panico.
    Non sapeva dove si trovava.
    Trattenne il respiro.

    Merda.

    rosadru

    Superficie...

    « Oh, Jin! Meno male che sei arrivato!
    Ti ho chiamato perché mi è caduta una cosa in fondo al Lago...
    ...e solo tu puoi aiutarmi.
    Potresti creare due bolle d'aria così scendiamo a cercarla insieme?
    La mia falla spaziosa, mi raccomando. »


    Lo youkai dalla chioma rossa reclinò il capo cornuto, mostrandogli senza indugio i suoi occhietti a palla ricolmi di una sincera ma pressante curiosità. Possibile che gli fosse caduto qualche oggetto in acqua? Dopo anni di conoscenza, persino uno stupido avrebbe potuto intuire quanto il Principe tenesse alle sue cose... e non gli era mai parso una persona sbadata.
    Rimase così a fissarlo come un ebete per qualche secondo, poi scacciò ogni dubbio con una semplice scrollata di spalle. Pensare troppo faceva male, e poi con Kero-Kero non aveva davvero nulla di che temere!

    jinbolla_zpsea1cfd53

    -Fin troppo facile!

    Disse tutto contento, muovendo le orecchie sui lati.
    Gli piaceva essere utile per il suo amico.

    Con un gesto rilassato, andò quindi a portare entrambe le mani in tasca, quasi non avesse intenzione di collaborare. Abbassò lievemente il volto, deformato in un'espressione sicura e compiaciuta. Poi, improvvisamente, l'aria attorno ai due prese a vorticare all'impazzata, disegnando traiettorie concentriche sempre più piccole e chiuse, cosicchè si creassero le condizioni di generare una vera bolla d'aria.

    jinbolle_zpsa9599d25

    Apparvero entrambe dopo pochi attimi, una più grande e vuota ed una più piccola con Jin già al suo interno. Terminato il lavoro, da dentro la bolla, fece "ciao-ciao" con la manina verso il suo Principe, invitandolo poi ad avvicinarsi all'altra ancora vuota.

    -Entraci normalmente, dopo la bolla ti seguirà- disse semplicemente -...ed ora che facciamo?

     
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    Contemplandolo con la solita espressione spensierata sulla sua faccia da sereno e gioioso semplicitto, Jin gli puntò addosso i limpidi occhioni blu, reclinò perplesso la testa rossa da una parte -un attimo dubbioso sulla richiesta-, ma alla fine accantonò ogni ulteriore domanda; per qualche motivo -che lui non aveva mai compreso-, il Demone del Vento aveva sempre avuto una cieca e sconfinata fiducia nel suo Principe... e, per quanto lo trovasse inspiegabile, a Kerobal andava bene così.

    -Fin troppo facile!

    Il Nephilim gli udì dire poche parole di assenso, e le iridi color magenta lo videro far sfarfallare le orecchie -come quando era contento- ed infilare le mani in tasca in una posa rilassata, mentre il suo potere plasmava due bolle d'aria con dei turbini di vento... esattamente come gli era stato richiesto.

    -Entraci normalmente, dopo la bolla ti seguirà-

    Jin era già all'interno del proprio palloncino, e sorrideva entusiasta nel rivolgergli un cenno di saluto -cui, ovviamente, l'altro non rispose-, così Kerobal non perse altro tempo e camminò all'interno della sfera traslucida a lui destinata.

    -...ed ora che facciamo?

    jpg
    « Adesso inizia la caccia al tesoro. ♥ »

    E, raggiunta la sponda del lago, si immerse progressivamente nelle sue acque,
    per scoprire a quale condannato a morte stessero dando asilo i suoi fondali.

     
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    -Allora... forse non ti è molto chiaro con chi stai parlando.

    Non era solita perdere la pazienza spesso, o almeno non senza un buon motivo, ma quando il suo rapitore si era azzardato a pronunciare termini come "matrimonio" o "per sempre", il suo limite di sopportazione -doveva ammetterlo- si era nettamente abbassato. Quando poi le aveva detto che non sarebbe potuta tornare a casa, allora iniziò a ribollirle il sangue.

    -Sono Drusilia Galanodel, Dama del Vento, Gran Maestro degli Aviatori ed Afiere del Presidio Errante. Credi che un simile atto nei miei confronti possa passare inosservato? Credi che io non mi sappia difendere?

    Lei era a capo di un intero Presidio, lei era stata un soldato ed un Gerarca militare... non poteva perdere tempo per queste sciocchezze! Ancor meno farsi rapire da uno sconosciuto a caso! Aveva combattuto contro mostri, demoni, droni, affrontato apocalissi e mille altre cose, e lui... cosa era? Sicuramente nulla di abbastanza serio da rappresentare un vero nemico. Eppure si azzardava a darle degli ordini.

    -Vuoi che ti faccia male, molto male o estremamente male? In ogni caso, io me ne andrò da questo posto, quindi ti conviene non costringermi ad usare la forza. Perchè sarai tu a perdere, non io.

    L'ultima volta che qualcuno ci aveva provato, era finita in modo orribile.
    Presa dalla foga, fece per avvicinarsi con la guardia alzata... ma lui stesso si discostò, concedendole volontariamente accesso all'unica via di fuga che vedeva in quel posto. Con sguardo perplesso, Drusilia si accostò lentamente alla porta e ne varcò la soglia. Quando fu sull'erba, lo fissò con gli occhi verdi ridotti a fessure. Perchè diavolo si era comportato in quel modo? Non aveva detto che non l'avrebbe fatta fuggire?

    -Perchè mi lasci andare?- Normalmente sarebbe corsa via... ma era davvero confusa -Perchè non alzerei mai un dito sulla mia futura sposa.

    Ancora.
    Che poi... cosa diavolo voleva dire? Lei era libera e non sarebbe più tornata in quel posto! Senza aggiungere altro, sicura che continuare quel discorso l'avrebbe innervosita ulteriormente, prese a correre all'impazzata in attesa di incontrare qualche punto di riferimento che le desse possibilità di orientarsi. Corse a lungo, per un tempo indefinito che non seppe nemmeno calcolare... e quando intravide una luce in lontananza, scoprì con orrore che era tornata esattamente al punto di partenza.

    Crollò per terra, esausta.
    Un labirinto... un'illusione. Drusilia odiava i labirinti, le illusioni e tutte quelle porcherie che confondevano la mente dei poveri disgraziati come lei. A quel punto le vennero gli occhi lucidi.
    Tristezza, sconforto?
    No, rabbia.

    -Non piangere, amore mio. Non devi aver paura di me- ed ecco che quell'idiota riappariva alle sue spalle, come se nulla fosse. Le aveva giocato un pessimo scherzo e, se non fosse stata in dubbio sul fatto che se l'incantatore moriva rischiava di non poter più uscire da quel posto, lo avrebbe sicuramente pestato a morte -Ti troverai bene qui con me... non sei neanche costretta a concederti subito. Hai tutto il tempo di questo mondo, finchè non ti sentirai pronta.

    Maledetto.
    In un impeto di rabbia e frustrazione, la Dama del Vento tirò un pugno al suolo, spaccando la pietra appena sotto il terriccio. Con enorme sorpresa, nessun rumore molesto fu generato da quel gesto. Si guardò intorno, come se solo in quel momento gli fosse stato concesso il dono della vista. Solo allora se ne rese conto.

    -Siamo sott'acqua?!?!?

    rosadru

    Superficie...

    « Adesso inizia la caccia al tesoro. ♥ »

    Per la seconda volta, il povero Jin rimase lì perplesso a fissarlo con sguardo davvero poco intelligente. In genere -nonostante tutto- sembrava meno stupido... ma Kero-Kero si stava comportando in maniera strana. Ad occhio era quasi stizzito.
    Il Demone del Vento ricacciò nuovamente via i suoi dubbi -troppo, troppo noiosi!- e preferì unirsi alla caccia, a prescindere da cosa stessero cacciando, ovviamente.

    tesoro_zpsdb78e4f8

    -Oh, fighissimo!- esclamò tutto contento -...maaaa che tesoro?

     
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    -Oh, fighissimo!-
    cinguettò allegro Jin, seguendolo verso il centro del lago
    -...maaaa che tesoro?

    « Il soggetto per un disegno che stavo facendo. »
    ribattè laconico, senza scendere in particolari
    « Te lo indicherò quando ci arriveremo. »

    Avrebbe potuto dirgli che si trattava di una ragazza, ma preferiva evitare ulteriori domande sull'argomento... anche perché non era troppo sicuro di come rispondere: anche se l'Est lo aveva cambiato e placato, non era da lui prendersi tanto disturbo per qualcuno. Così, invece, chiariva anche a sé stesso che
    lo stava facendo per la sua Arte.

    Poteva rivelare a Jin che aveva una sorellastra? Probabilmente sì - Jin era ingenuo, ma gli era fedele, e avrebbe tenuto il segreto se opportunamente ammaestrato, ma... era quella l'occasione giusta per farlo? Ne dubitava. Onesto Sempliciotto com'era, Jin rischiava solamente di tradirsi, e l'ultima cosa che il Principe voleva era che la Dama del Vento scoprisse la faccenda, perché... già, perchè?

    Non aveva troppo chiaro il motivo, ma aveva delle riserve in merito.
    Forse perché erano dei perfetti estranei -a malapena conoscenti- e sarebbe stato troppo strano. Forse era ancora in quella fase in cui tutto ciò che vuoi è star lontano dalla gabbia familiare. O magari non voleva avvicinarsi troppo prima di aver avuto modo di interrogare suo padre sulla veridicità di quella storia surreale. Fatto stava che, per il momento, avrebbe mantenuto il silenzio.

    Raggiunto il centro del lago, il Nephilim si inabissò sotto la superficie dello specchio d'acqua e cominciò a scendere in profondità, e mentre le iridi magenta scrutavano i fondali alla ricerca della donna, il suo sguardo adocchiò con sospetto una struttura di pietra rimasta sommersa: sembrava un piccolo tempio... e se già una costruzione in quel luogo non fosse abbastanza strana di suo, ciò che attirò l'attenzione delle percezioni mistiche di Kerobal fu il fatto che il liquido d'intorno era di un colore diverso... più verde, più denso,
    più saturo di potere demoniaco.

    « Deve essere là dentro...! »
    indicò a Jin, dirigendosi poi all'interno dell'area
    « Credo che qualcuno me lo abbia rubato, perciò...
    Tieniti pronto a farmelo restituire. »

     
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    Altrove...

    -Lei era nata per la necessità degli umani.

    Il rapitore -Junichi, a quanto diceva di chiamarsi- fissava un imprecisato punto aldilà del giardino. Drusilia gli aveva urlato contro svariate volte, spiegato che non era amore ciò che lui provava ma, vedendo i suoi tentativi di dissuaderlo naufragare nel nulla, aveva accantonato momentaneamente la faccenda, preferendo indagare sulla misteriosa figura di questa Ayako nella speranza di trovare qualche dettaglio su cui far leva. Certo, non era stata molto gentile nei modi... ma iniziava a soffrire di claustrofobia.

    -Degli stupidi umani che l'hanno abbandonata... lasciandola sola, sempre più debole, fino a scomparire.

    In tutto ciò era uscito fuori che Ayako fosse una dea acquatica nata per la necessità di alcuni abitanti del loro mondo natio di proteggere i propri figli dall'annegamento. Era una divinità particolare, una di quelle che si cibava esclusivamente delle preghiere dei fedeli, una di quelle che -se abbandonate- perdevano i propri poteri fino a dissolversi nel nulla. E così era stato, strappati dal Maelstrom e gettati in una regione praticamente disabitata. Nell'ascoltare lo sfogo di colui che fu un servitore della divinità ai suoi tempi di gloria, Drusilia non potè non convincersi che fosse una storia estremamente triste. Chissà da quanto tempo era lì, chissà quanto aveva sofferto da solo.
    Ayako era l'unica cosa a cui si era legato... perderla gli aveva tolto l'unico scopo su cui ruotava l'intera sua esistenza.

    -Io... mi dispiace- disse improvvisamente Drusilia, percependo tutto il suo dolore e sentendolo proprio. In un certo senso poteva capirlo: se avesse perso Yoko sarebbe impazzita, forse. Nel migliore dei casi sarebbe morta -Vorrei poter fare qualcosa... ma non posso rimanere. Ho delle persone che mi aspettano, esattamente come tu aspetti ancora lei.

    luce_zpsc76d735e

    Improvvisamente lui alzò lo sguardo, quasi incantato sul bel volto della dama, ora distratta dai mille pensieri che scorrevano rapidi nella sua mente stanca e sempre più fiacca. A dirla tutta, ebbe come l'impressione che l'essere sott'acqua le desse un qualche effetto negativo.

    -Voglio molto bene a quelle persone, e non voglio che soffrano per la mia assenza. E poi ho tante cose a cui pensare, problemi da risolvere. Persone da salvare.

    Il suo pensiero oltrepassò quel lago, il suo pensiero superò i confini di quel mondo,
    il suo pensiero giunse alla Luna.

    -Non pensi che rimanere qui mi renderebbe egoista?
    Ayako non lo avrebbe mai permesso.


    rosadru

    Lago.

    Ora era tutto più chiaro e sensato: d'altro canto l'unica ragione per cui Kerobal potesse stizzirsi a tal punto non poteva che essere la sua arte. Oggetti rotti, bozzetti distrutti, soggetti scappati via o rubati... se qualche idiota aveva voglia di morire nel modo più atroce possibile, puntare sugli hobby del principe sarebbe stata sicuramente la mossa vincente.

    Si, insomma... lo conosceva dai tempi dell'infanzia.
    Quando si toccava la sua arte, finiva sempre male.

    « Deve essere là dentro...! »

    Entrati in acqua, non ci era voluto molto a trovare qualcosa di decisamente fuori posto: un tempietto inabissato e dismesso con attorno un'aura che tutto sembrava fuorchè naturale. Perfino l'acqua cambiava colore. Se non era quella la loro meta, allora Jin era giustificato a spacciarsi per un donnone di nome Pompea.

    « Credo che qualcuno me lo abbia rubato, perciò...
    Tieniti pronto a farmelo restituire. »


    Male, molto male.
    Se aveva chiamato perfino lui come sostegno, voleva dire che era molto più arrabbiato di quanto sembrasse. E a Jin non piaceva Kerobal arrabbiato: scorreva troppo sangue per i suoi gusti, in quei momenti.
    L'aria puzzava, e finiva per andarsene via.

    -Yep!

    Disse semplicemente, annuendo col capo: se avesse trovato un nemico, non avrebbe esitato ad attaccare. Infondo restava sempre e comunque un ottimo guerriero, uno dei soldati migliori del suo regno.



    Edited by Drusilia Galanodel - 22/6/2014, 19:43
     
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    -Yep!

    Accondiscendendo docilmente alle sue indicazioni, Jin seguì il Principe verso il piccolo edificio dimesso, e insieme si avvicinarono all'aura verde che l'attorniava; espandendo le proprie percezioni in cerca di indizi sulla posizione dell'ostaggio, Kerobal fece in suo ingresso nel territorio del misterioso rapitore... e fu con una certa sorpresa che le iridi color magenta presero coscienza dell'improvviso mutamento avvenuto intorno a sé.

    Un momento prima stava inabissandosi verso il fondale del lago per avvicinarsi ad un santuario sommerso dalle acque, e... quello dopo, si ritrovò in piedi in un giardinetto ben curato, all'aria aperta e all'ombra di un albero in fiore.


    « Un'illusione...? »
    si chiese il Nephilim, guardandosi intorno
    « Oppure... »

    -Perchè... io non sono abbastanza?

    Nell'udire una voce sconosciuta -maschile e pateticamente lamentosa- provenire da oltre le porte scorrevoli che celavano l'ingresso, gli occhi purpurei dello Youkai si appuntarono sui disegni dei pannelli di carta di riso, e le sue orecchie si tesero -in ascolto- mentre un semplce cenno della mano invitava preventivamente Jin a tacere.

    -Sarei molto più gentile di loro, ti tratterei con l'amore e la devozione che solo il famiglio di una divinità può conoscere. Non te ne andare... non voglio essere di nuovo solo.
    udì ancora supplicare come nessun uomo con una dignità dovrebbe fare
    -Non voglio sentire di nuovo tutto quel vuoto.
    Senza di te non avrò uno scopo... ancor peggio della morte stessa.


    Stare a sentirlo era una tortura: era così melenso, stucchevole e viscido (perché non sapeva come altro definire il tentativo di far leva sulla pietà per conquistare una preda), che l'Artista si sentì montare il disgusto... e non sapeva dire se fosse dovuto alla repulsa per la pessima tattica di corteggiamento, per l'intrinseco concetto di voler ottenere "amore" per null'altro merito che il fare pietà, o per il semplice affronto che un tale incapace aveva compiuto sottraendogli la modella.

    Kerobal non lo aveva neppure visto in faccia e già desiderava porre fine ai suoi giorni;
    dopotutto, farlo sarebbe stato magnanimo da parte sua, no?

    Poverino: visto quanto soffriva...

    -Ho bisogno di quello che mi fai provare con la tua sola presenza.
    piagnucolò ancora il sequestratore dall'interno del tempio
    -Ho bisogno di te.

    jpg
    « Jin. Occupati di lui: la sua voce mi disturba. »
    dispose laconico, con voce fredda, senza nemmeno rivolgere un'occhiata all'altro
    « Concentrati sul tuo compito; a tutto il resto penserò io. »

    E con "il resto" si riferiva alla fanciulla - ma questo preferì non dirglielo.
    Vedere la faccia inebetita del suo servitore lo metteva sempre di buon umore.

     
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    Insieme...

    -Perchè... io non sono abbastanza?

    A quella domanda, Drusilia lo fissò perplessa. Ma aveva ascoltato ciò che gli era appena stato detto? No, temette di no... non era una manipolatrice, ma dal panico che si intravedeva nel suo sguardo, Junichi non le sembrò in grado di ragionare molto. Era come terrorizzato a morte da qualcosa.

    png

    -Sarei molto più gentile di loro, ti tratterei con l'amore e la devozione che solo il famiglio di una divinità può conoscere.

    La parola "famiglio" cambiò tutto.
    Ora capiva molte cose, dalle sue abilità al bisogno ossessivo di servire qualcuno. L'aspetto umanoide l'aveva tratta in inganno -doveva ammetterlo- ma il comportamento non avrebbe dovuto lasciarle dubbi. Non era un demone normale, quello. Arthur gliene aveva parlato in passato: i famigli erano creature nate per servire un determinato padrone, vivendo praticamente in simbiosi con esso. Gli davano la loro forza e la lealtà in cambio di uno scopo... fondamentalmente lo stesso concetto delle streghe con i gatti neri o, per l'appunto, i kami asiatici con i guardiani dei loro templi.

    -Non te ne andare... non voglio essere di nuovo solo. Non voglio sentire di nuovo tutto quel vuoto. Senza di te non avrò uno scopo... ancor peggio della morte stessa. Ho bisogno di quello che mi fai provare con la tua sola presenza.

    No, questa volta non si stupì.
    Almeno non lo fece per le parole.

    -Ho bisogno di te.

    Quando l'abbracciò forte con il volto rigato dalle lacrime, improvvisamente l'Alfiere Errante finì per sentirsi una persona orribile. Certo, un qualunque altro essere avrebbe trovato esagerata quella pantomima... ma per un famiglio doveva essere necessariamente diverso. Era nato per quello: rimanere da solo su un fondale era peggio di una morte orrenda.

    Crack!

    Un rumore di travi smosse catturò l'attenzione di entrambi che, distratti da quella situazione insolita, non si erano quasi accorti dell'arrivo dei due intrusi. Ma nessuno ebbe tempo di reagire: una violentissima bordata d'aria spazzò via tutto ciò che separava i quattro attori di quel bizzarro teatrino, costringendo Junichi a spintonare Drusilia via e scansarsi a sua volta.

    sospetto_zps768811f4

    Ormai solo, lanciò uno sguardo glaciale verso l'origine di tutto quel caos: uno Youkai dalla criniera rossa, gli occhi blu e la faccia da tonto. Ma soprattutto... che diavolo ci faceva un demone del vento sui fondali di un fiume? Non era un ambiente a loro ostile? Oltretutto era anche accompagnato da un altro della sua razza, un tipo losco dagli abiti scuri e lo sguardo cattivo. Due esseri impuri, dunque: nonostante condividessero il profilo genetico, le loro anime erano votate a forze differenti.

    -Chi siete, e come osate violare la sacralità di questo tempio?

    Con un elegante movimento del braccio, generò un serpente d'acqua che -rapidamente- andò ad abbracciare l'intera stanza... riportandola allo stato originario. A quel punto per Kerobal non ci sarebbe stato più alcun dubbio: erano i poteri del famiglio a mantenere in piedi quello spazio illusorio. Se l'avesse sconfitto, avrebbe fatto crollare il suo angolo di paradiso e tutto ciò che restava del suo piccolo cuore a pezzi.

    -Sua Maestà fa quello che gli pare, Serpente!

    Se c'era una cosa in cui Jin era particolarmente bravo... era riconoscere i suoi simili e le loro razze. Differentemente da Kerobal aveva viaggiato molto nella sua vita e vantava una conoscenza particolarmente vasta delle specie di Youkai esistenti. Non gli ci era voluto molto per capire che Junichi fosse un Serpente Bianco: poteri dell'acqua, albino, guardiano di una divinità. Non esisteva nient'altro di anche solo vagamente simile nel Makai.

    -Ed ora paga per la tua sfrontatezza!

    Ciò che seguì fu orribile, violento... ed anche abbastanza difficile da seguire, soprattutto per Drusilia. Si muovevano rapidi -più di un semplice umano- e si lanciavano colpi atti a distruggere completamente l'altro, senza pietà.
    Nonostante ciò, il Serpente si trovò rapidamente in svantaggio: cosciente del fatto che avesse usato buona parte dei suoi poteri per tenere in piedi il tempio, Jin aveva approfittato per caricarlo con tutta la sua forza. Sapeva che non si sarebbe potuto difendere, non completamente.

    incazzo

    HO DETTO FERMI!
    HO DETTO FERMI!

    Fu l'urlo di una donna a bloccarlo, prima che gli infliggesse un colpo mortale. Si voltò lentamente e la vide per la prima volta: era bellissima. Non bella come le solite modelle del Principe -con tutto il rispetto per quelle creature- ma... lei aveva qualcosa in più. Non sapeva spiegarsi cosa, però.

    -Lascialo! Non ti ha fatto nulla!

    Continuò lei, e lo Youkai non potè fare altro che rimanere imbambolato al suo cospetto, immobile come una statua.
    Esattamente come il famiglio.

     
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    Quando Jin sfondò la porta di ingresso con una violenta raffica di vento, il Principe restò in piedi sulla soglia -freddo e pacato-, degnando a malapena di un'occhiata sdegnosa il Serpente Bianco prima di individuare con le iridi purpuree il suo reale obiettivo: come previsto, la Dama del Vento era all'interno e -ad una prima impressione- apparentemente incolume. Tanto meglio per tutti.

    -Chi siete, e come osate violare la sacralità di questo tempio?
    inquisì il rapitore, mostrando un pò di decoro e aprendo le ostilità

    -Sua Maestà fa quello che gli pare, Serpente!
    ribattè Jin con mirabile spirito di devozione aziendale, contrattaccando
    -Ed ora paga per la tua sfrontatezza!

    Con aria sorniona e braccia incrociate sul petto, Kerobal rimase sul pianerottolo esterno, seguendo con gli occhi lo scambio di battute tra i due Demoni, notando come -dopo ogni colpo- l'albino fosse sempre più fiacco e gettando -già che c'era- un'occhiata ai fianchi della Dama del Vento, che gli stava qualche metro davanti, di schiena, concentrata sul duello. Per questo, non potendola vedere in viso, il Nephilim sobbalzò sorpreso quando esplose.


    HO DETTO FERMI!
    HO DETTO FERMI!

    L'urlo della donna congelò Jin dove si trovava, immobilizzandolo nella posa plastica con cui stava per vibrare il colpo di grazia al suo nemico, e mentre il volto dello Youkai del Vento si illuminava di meraviglia davanti allo spettacolo di tanta bellezza, quello del Principe Demone si fece grave e preoccupato perché... vederla così non gli piacque affatto.

    Non perchè provasse timore per quel lato violento e selvaggio, né perché lo addolorasse vederla contrariata, ma perché le donne dispotiche che abbaiano ordini gli ricordavano la Regina-Demone sua madre -colei che lo aveva cresciuto-, e...
    e la trovò sgraziata. Per questo ruppe per primo l'immobilità che aveva colto chiunque altro nella stanza per raggiungerla con pochi passi eleganti e cingerle le spalle con un braccio, in un gesto protettivo e rassicurante. Doveva fermare quello scempio.

    « Jin: mi meraviglio di te...! Che modi sono questi? Sei un bruto. »
    esordì all'indirizzo del suo ora molto confuso e sconcertato servitore
    « Perdona il mio amico, Dama Drusilia: è un pò impetuoso, ma non è cattivo.
    Pensavamo che fossi in pericolo, e così si è fatto trasportare... »


    -M-ma io...! M-ma tu...!
    farfugliò il rosso, ancora immobile, sbarrando i limpidi occhi blu

    jpg
    « Non una parola. »
    lo ammonì l'Artista con un sorriso glaciale, redarguendolo con l'indice
    « E adesso lascialo andare. Hai sentito la signorina, no...? »
    con un cenno non curante della mano, indicò il Serpente; poi si rivolse alla donna
    « Dunque, ora che la situazione pare essere sotto controllo...
    E' lecito chiedere che sta succedendo...? »

     
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    Altrove...

    « Dunque, ora che la situazione pare essere sotto controllo...
    E' lecito chiedere che sta succedendo...? »


    Quando quegli attimi di confusione si placarono d'un tratto e stettero tutti lì a fissarla, Drusilia si rese conto di aver perso il controllo. Portandosi la mano sulle labbra morbide ed arrossendo vistosamente, cercò prima di ricambiare lo sguardo di Kerobal... per poi abbassare il proprio con fare colpevole. Ok, si era lasciata andare, a volte succedeva quando era nervosa. Ancor più quando qualcuno rischiava la vita.

    -Ehm... io...- farfugiò, al pari del Demone del Vento -Mi dispiace per avervi fatto spaventare. E mi spiace avervi urlato contro... alla fine eravate qui per aiutarmi.

    Lo sguardo mortificato tornò sulle iridi del giovane allievo di Arthur, quel perfetto sconosciuto con cui aveva fatto chissà che magra figura. Non voleva che un saggio la credesse così bisbetica. Però, ecco, insomma... a volte non riusciva proprio a contenersi. Quel posto, poi, la faceva sentir male: nonostante fosse tutto aperto, le dava un senso di claustrofobia sempre più opprimente.

    jpg

    -Lui è un famiglio che ha perso la sua divinità- indicò Junichi, nascondendo la testolina fra le spalle del Principe, forse per l'imbarazzo di essere stata colta in fallo -Mi ha rapita, ha tentato di imprigionarmi e di farmi sua sposa contro la mia volontà, ma vi assicuro che non è malvagio. Ha solo sofferto tanto... ed è comprensibile che il dolore faccia fare cose crudeli, no?

    Ovviamente questo non lo giustificava, ma dava un senso a tutto, oltre che le basi per tentare rieducarlo. Perchè era proprio questo ciò che lei voleva fare: non si salvavano le vite soltanto combattendo mostri e vincendo guerre. Lo avrebbe preso con sè e lo avrebbe reso una creatura degna di esistere. Ma non si sarebbe limitata a questo soltanto: non l'avrebbe resa così diversa dagli dei lontani e freddi che tanto detestava.
    Gli avrebbe insegnato il valore del libero arbitrio, aiutato a camminare da solo lungo la strada della vita.
    Restava solo un problema.

    -Se questa storia arrivasse al mio Presidio, Jinichi verrebbe catturato e condannato a morte. Anche se intervenissi e ne uscisse vivo, sarebbe comunque un duro colpo all'ordine pubblico ed autorizzerebbe molti altri a fare lo stesso, costringendoci a mietere altre vittime.

    Con enorme fatica, riuscì nuovamente a levare lo sguardo su quello magenta del suo interlocutore, raccogliendo tutto il proprio coraggio e mostrando una risolutezza ammirevole.

    png

    -Quindi, ecco... anche se è colpevole, vorrei tanto che manteneste questo segreto con me e lo lasciaste libero. Vi prometto che non farà più nulla di orrendo... e se davvero desiderate che qualcuno paghi per il disturbo che vi ha arrecato, siete liberi di ritenere me l'unica responsabile di questa situazione così spiacevole.

    Le labbra si strinsero in un moto d'insicurezza, poi tornarono a rilassarsi.

    -Per favore.

    Era convinta di ciò che faceva: nonostante fosse una mossa azzardata, qualcosa dentro di lei le suggeriva che fosse nel giusto.

     
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