[SC] Family reunion…

Il retro del carro che fa parte della carovana diretta dal centro di Merovish alle Cave del Sapere è scomoda, ancor di più il sentiero che deve affrontare.
Ma è semplicemente la scelta migliore, se non si aborre lo stare gomito a gomito con troppe altre persone, forse tagliagole, forse mercenari, forse entrambe all'occorrenza. Oppure madri e padri poveri e senza un luogo dove andare, ma uno verso cui scappare. O anche semplici archeologi. In una sola parola: altra gente.
Sporca ognuna a modo suo, con le viscere che si rimescolavano tra loro, al quale rumore Sionn era diventato improvvisamente sensibilissimo dopo il giorno dell'epifania.
Capitarono lui giusto due famiglie dalla carnagione creola, abbastanza ignoranti e superstiziose da voler stare ben lontane da lui evitando persino il contatto fisico.

Le ignorò per tutto il viaggio, troppo intento, come sempre a leggere quella scrittura fatta di segni strani e figure mitiche da più piani in versione stilizzata, su pagine dure, ruvide e giallognole come la pelle di un malato. Poche volte i suoi compagni di viaggio hanno alzato il capo verso di lui e quando un bambino cerca di avvicinarsi, viene preso con violenza dal padre e gli viene dato uno scapaccione sul didietro, per poi ricevere una sgridata in una strana lingua mezza gutturale.
Sionn non alza lo sguardo, ma s'accorge di quel che accadeva attorno a lui.

Finalmente, la voce sgraziata del conducente annuncia l'arrivo.

Carovaniere: "Vabbuon' va'! Scinnit' cani! Scinnit' 'ra mia Betsy e ratimi i sordi!"

Il pedaggio era all'arrivo, cosicché all'occorrenza colore che non pagavano potevano essere acciuffati e ridotti in schiavitù. Poi Betsy era uno strano nome per chiamare un carro.
Sionn osserva la prima famiglia pagare.
La seconda non aveva abbastanza soldi ed il padre, coraggiosamente, si vendette ai carovanieri, tra le urla disperate della moglie ed i pianti del ragazzino che poco prima era stato ripreso e malmenato.
"Che padre coraggioso." Osserva il Necromante, senza sapere se considerarlo un mero dato di fatto o qualcosa di piacevole ed itinerante rispetto al noioso percorso.
Subito dopo arriva il suo turno.

Carovaniere: "Uè cornacchia, i sordi?"

"Cornacchia?" pensa ingenuamente il necromante, prima di allungare un biglietto al suo benefattore, con sopra delle generalità.

Sionn: "La mia organizzazione coprirà il costo. Chieda a Lazarus Lee."

Carovaniere: "Ma che cazz...? Où! 'Spett..."

Ma troppo tardi, il Necromante, libro alla mano e la svolazzante cappotto, tenuto anche sopra la divisa d'ordinanza che aveva docilmente accettato, semplicemente continua oltre il confuso conducente del carro ed attorno a lui gli scagnozzi lo lasciano passare, in attesa di un ordine contrario che tarda ad arrivare, sino a non giungere affatto.
Ora c'è solo da cercare i due promessi da Lazarus. Per i soldi, non era sicuro ne avessero parlato, ma che male ci sarebbe stato? L'avrebbe presto scoperto.

Intanto avrebbe dovuto cercare una poco assortita coppia di un uomo alto e pallido ed una ragazzina bionda.

Avrebbe potuto anche sbagliarsi su quel che il suo sesto senso, derivato dalle sue pratiche arcane considerate "barbare", gli suggeriva con tanta forza.
Eppure, l'odore di sangue in un essere vivente, specie per connessioni fitte con materie ad esso affine, come la necromanzia, per citare l'esempio più diretto, attratta da quell'odore inconfondibile.

Il Necromante, entrando nota la copia stranamente assortita oggetto delle sue ricerche, ma al contempo trova quel particolare ritrovo di lettori troppo affollato per i suoi gusti e per ciò che deve proferire ed al contempo troppo poco attinente a quelle che saranno le sue ricerche. Si rifugia quindi dietro uno degli scaffali della biblioteca, cercando un libro, mentre prende il comunicatore e sussurra il numero del pallido ed alto uomo poco distante. La voce tranquilla e lenta raggiunge l'orecchio di Morpheus.

Sionn: "Sir, Ma'am.... posso chiedere di disturbarvi per raggiungermi presso lo scaffale dove si trovano i tomi di geografia e cartografia?"

La principessa della Valacchia e l'Eterno portatore del Sogno si trovano dinnanzi a null'altro che... un umano. Un semplice umano nero vestito, con svolazzanti vesti nere sino alle caviglie. L'emissario di Lazarus s'inchina elegante e leggero al loro indirizzo, mentre la lunga cappa nera svolazza attorno a lui.

Sionn: "Miei nobili compagni, io sono Sionn Brandubh, Necromante."

Alzato lo sguardo dopo la riverenza, si può notare il volto. Una maschera di apatia, i cui occhi smeraldo sembrano due cristalli spenti, incastonati in orbite che sembrerebbe non potrebbero soffrire se vi cavassero i bulbi.

Sionn: "Mi scuso per avervi indirizzato prima qui, ma vorrei evitare qualche curioso ci segua. Prego."

Dal canto suo non può ignorare, seppur dissimulare, l'effetto che la presenza di quelle due potente entità esercitano sul mondo attorno a loro. Non avrebbe potuto sbagliarsi. Per uno di essi, avrebbe potuto assopirsi dinnanzi a lui, dimenticando gli orrori del mondo, facendosi cullare dalla sua aura e dal suo sguardo, senza che lui muova un dito. Per l'altra, s'espande una velenosa regalità, mentre i lunghi capelli d'orati svolazzano pigri attorno ad una figura in grado di attirare gli sguardi come i pugnali sono attratti dal rosso. Lazarus si rivela sempre più pieno di risorse, anche in fatto di alleati. Bene. Sionn non può che esserne ancora una volta comp... no. Troppo per lui. Diciamo accomodato, convinto, consenziente. Sì.

Il Necromante volge le spalle al duo, pur non dandole per intero (poco saggio oltre che decisamente poco educato), lasciando intravedere alle sue spalle un curioso libro, rilegato in una materia strana, con un teschio in rilievo sulla copertina. È ora di una visita di famiglia.

SPOILER (clicca per visualizzare)

Non c'è problema, è pur sempre estate.

Sionn non risponde alle domande, né per cattiveria, né per superbia, non potrebbe provare un sentimento così forte verso qualcosa all'interno, figurarsi all'esterno. Le emozioni del Necromante non sembrano mai strabordare oltre l'educazione che gli è stata impartita.

Discendono una scala a chiocciola che pare infinita, con ad ogni tornante una torcia ad illuminare flebilmente la strada e fallendo nel riscaldare dall'umidità rilasciata dalle pesanti pietre dei muri tutt'attorno. Nere e lucide, rese splendenti dall'illuminazione. Un mormorio può arrivare alle orecchie dell'eterno e della bionda fanciulla. Sionn sta mormorando qualcosa tra sé e sé, in una lingua che solo la familiarità con il mondo dell'al di là può tradurre. Tuttavia, non giunge alcuna risposta. Si ritrovano finalmente alla base di quella lunga discesa sempre meno illuminata ed una sensazione di putretudine e decadenza si insinua nei cuori dei presenti.

Sionn: "Ma'am, si copra il naso, il lezzo sarà orrendo. Anche lei, messere, se sensibile agli odori."

L'educato avvertimento è proferito senza particolare scherno. Era attinente alla situazione, quindi qualcosa che andava detto, tanto che neanche s'è voltato il Necromante.
Sionn estrae una chiave bronzea, resa verde poiché ossidata, dal lungo mantello e dopo due giri di serratura spalanca la porta.
Un orrendo lezzo di morte investe i tre visitatori di quel luogo remoto, come un'onda di un mare in tempesta, pungente e vomitevole, di tutto ciò che combinato suggerisce un corpo insepolto per troppo tempo. Sionn, anche se avrà avuto reazioni, non si vedrebbero dalle spalle.
La biblioteca è piena di volumi strappati e stracciati. Pochi si salvano in verità.
Al centro di essa un piedistallo con un leggio dalle forme intricate ed asimmetrice vuoto ed ai piedi del primo, un cadavere in putrefazione, dalle orbite vuote e gonfio in alcune parti, diventato dimora di vermi e mosche.
Il Necromante si avvicina al cadavere, incurante o ignaro, del lezzo nocivo ai polmoni di un semplice umano, sino a che la carcassa non è ai suoi piedi. Sionn impone il pugno decorato di anelli verso di esso e chiama con voce che tradisce un certo moto di affetto.

Sionn: "Zio."

Un fumo nero si espande prima dalle orbite, in seguito da tutti i buchi praticati dai vermi, che lesti, assieme alle mosche, si allontanano dalla carogna mezza consumata, mentre il fumo nero s'addensa e sale sino alla parete. Dal fumo una figura scheletrica, vagamente somigliante al cadavere dinnanzi a Sionn, ma più fumosa e quasi trasparente, esce dal fumo come fosse un sipario a braccia aperte e con una specie di sorriso a considerare dalla poca carne sulle guance.



Spettro: "Sionn... Sionn... caro ragazzo, diletto sangue del mio sangue... chi porti... chi porti a me?"

Sionn: "Nulla a te, zio, ci serve qualcosa da te."

Spettro: "Ci... sono... tuoi... compagni....?"

Sionn: "Sì, abbiamo un compito da adempiere."

Spettro: "Lascia che... che mi parlino... essi... sì... sento sangue e sogni. Siete... Mi ricordate... una gola tagliata... tagliata nel sonno... sì..."

Seguirono farneticazioni al silenzio di Sionn, con metafore simili a quella già citata. Il Necromante non dice nulla, si volta verso i suoi compagni di gilda, lo stesso, medesimo sguardo neutro ed il tono estremamente rilassato.

Sionn: "Questo è mio zio, il mio protettore. Questo è il momento in cui vi dovrei esplicare il Seffreh, il punto della questione. Egli è a conoscenza di un Kur'mah, un artefatto, un canalizzatore, che si trova qui nel Sud. Oggetto della nostra ricerca e di quella di Sir Lee. Io ho da studiarne gli effetti e l'incantamento atti al suo funzionamento. Non vi trattengo oltre. Avrete da porre delle domande su dove si possa trovare l'artefatto, ma siate pazienti, poiché il suo Inna'ra, pensiero, è sia qui che nell'al di là, quindi potrebbe essere confuso. Prego."

Sionn si mette da una parte, dirigendosi ad uno degli scaffali, non mettendosi più tra Morfeo, Rachel e lo spettro che continua a blaterare con voce acuta.

Dalla figura eterea proviene un rantolo basso al rivolgersi a lui di Morpheus e la carne ancora penzolante dagli zigomi s'increspa, come una grottesta caricatura di un uomo in disappunto, purché quando la contessina saluta, lo spettro sembra nuovamente tornare di buonumore e risponde all'inchino, fluttuando goffo nell'aria, mentre i pochi e lunghi capelli argentei cascano in giù alla grottesca riverenza.

Spettro: "A voi, creatura, la vostra risposta dovrà tardare giusto un attimo..." Il teschio dello Spettro si rabbuia ed il vapore nero tutt'attorno sembra sbuffare improvvisamente, come un'immensa teiera.) "Tu. Ingrato. Porti il sonno ed a noi tocca il grosso del tuo Sogno. Un semplice saluto, m'avrebbe empito il cuore. Non vedo nulla che non sia mio nipote da troppo tempo."

Sionn sembra ignorarlo, tanto era assorto nella lettura di un grosso volume, che riporta sulla copertina le parole <i>"Unsterblichen Steine"

Spettro: "Perciò ora datti da fare coi tuoi sogni, visto che sei tanto avvezzo a leggerli. Vieni pure a dare un'occhiata. Si dice che negli occhi del morto siano impresse le ultime cose che ha visto... Io ne ho viste tante e nessun verme è ancora entrato a corrompere il mio cervello. Si dice lì tutti i sogni siano riposti." Lo Spettro indica il suo stesso cadavere,sotto di lui.) "Prego... vedrai tutto ciò che io vidi nel mio ultimo sogno."

All'ultima parola proferita da quello spettro nauseabondo, il nipote sembra ridestarsi e ricordarsi che non esisteva solo lui in quella sala, mettendo il libro sotto il braccio e schiarendosi la gola, per attirare l'attenzione, mettendosi sull'attenti.

Sionn: "Avrei un'idea migliore, perché non usate il libro che tengo al momento tra le mie mani?"

Spettro: "Sionn, maledetta sia la radice della vita, non..."

Sionn: "Potrei prestare i miei anelli a Ma'am, avrebbero solo bisogno d'essere bagnati di sangue e l'anima di colui che scrisse questo libro (dato che come ben sapete ogni autore lascia una parte di sé nelle proprie opere non per retorica.) sarebbe evocata ed interrogata, così da avere informazioni precise anziché visioni e sogni, con tutto il rispetto per il Messere di essi qui presente."

Spettro: "Piccolo figlio bastar... nipote adorato. Lo sai che la conoscenza si dissipa col tempo, specie se d'un frammento d'anima."

Sionn: "Che tuttavia permane un ottimo tramite. Ma lasceremo siano i nostri ospiti a decidere, zio, non noi."