[EM] Black, black heart

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    Una volta lavoravo in una biblioteca.
    Cioè, in realtà mi limitavo a fare da assistente. Riordinavo i libri, gestivo i prestiti, cose così.
    Senza nessun pagamento, solo perché mi piaceva. Era un posto tranquillo, c'erano tanti libri, era una buona scusa per uscire di casa ogni tanto.

    La biblioteca di Merovish è silenziosa e tranquilla come la mia, ma non li dà le stesse sensazioni.
    Mi fa venire i brividi. Forse perché ricordo quando mi sono risvegliato qui dopo giorni di agonia, e tutto era confuso e orribile e mi faceva venire la nausea.
    Le luci sono soffuse, poco adatte alla lettura. I libri stessi paiono non volersi far sfogliare, mattoni polverosi accatastati nelle librerie legnose.
    Le volte marmoree incombono su di me, ammantate d'ombra.
    So vedere nel buio e percepire le aure. So che non c'è nulla sopra la mia testa, che non ho nessun motivo per avere paura.
    So che farei meglio a preoccuparmi della persona che mi sta seguendo. Sento la sua anima brillare ai limiti del mio campo percettivo.
    Forse è solo paranoia. Due persone casualmente nella stessa direzione.
    Forse mi sta pedinando.

    «Non vedo nulla di interessante, boss.»
    A parlare è Gressil, il gremlin accoccolato nel cappuccio della mia felpa. Mi guarda le spalle, lo sgorbio, mi aiuta a cercare il mio obiettivo: la Libreria Perduta. Ci sono già stato una volta, e mi piacerebbe ritrovarla senza la guida di Bid.
    È da ore che mi aggiro per gli scaffali, cercando indicazioni, ma non vedo nessuna targhetta che dica "andate di qua per i libri proibiti di necromanzia, sciamanesimo e magia nera".
    Chissà perché.

    Bid'daum è un buon maestro, ma è sempre bene integrare le lezioni con un po' di studio individuale. Le mie ricerche su internet non hanno portato a buoni risultati: la Terra è più piena di folli che di maghi.
    La cosa più utile che io abbia trovato lì è la collezione completa dei fumetti di The Darkness. Mi hanno dato qualche idea carina, ma voglio un libro di scuola vero.

    Energia: 100%

    Passive:
    Manipolazione delle ombre - Come da titolo
    Even shadows have shadows - Percezione pericoli
    Albino Eyes - Scurovisione
    Broken Soul - Anti-auspex spirituale
    Spiritualized - Auspex spirituale

    Gressil - Famiglio
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    Edited by Zero - 3/9/2014, 01:29
     
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    Non ci posso credere.
    Una frase dimenticata dal greco. Una frase nascosta sotto una spessa coltre d'esperienze vissute su Endlos. Una frase che mai avrebbe pensato di poter pronunciare nuovamente con un reale senso di sorpresa, e non d'ironia.
    Eppure.
    Dove posso trovarlo?
    Ricapitolando, la faccenda era circa così: un ragazzino era venuto a Merovish, cercando Bid'daum brandendo il suo volantino da ricercato ai quattro venti.
    Ragazzino, Merovish, Bid'daum, volantino da ricercato.
    E non si trattava nemmeno di un alto militare dei Liberi Aeris Milites.
    Sbalorditivo.
    Il Castigo aveva raccontato la vicenda all'oplite con la sua solita laconicità, impreziosita dal suo continuo brontolare. Stranamente, però, stavolta pareva trasmettere un pizzico di interesse nell'oggetto indicato.
    Vorrei ben dire.
    Non capitava certo tutti i giorni che qualcuno cercasse il cornuto così apertamente -così incoscientemente- per chiedergli di far da insegnante.
    Ah ah ah ah!
    La risata gli venne naturale, e si tappò la bocca solo alla fine.
    Non era ancora entrato nelle Cave del Sapere, ma l'aveva visto chiaramente, l'albino: l'aveva seguito per bene, preoccupandosi di osservarlo da lontano e senza destare sospetti. In fondo, il suo era un inseguimento dettato dalla mera curiosità, non da interessi di gilda o per conto di terzi.
    Lo stesso ritrovarlo era stato un gioco poco divertente: un personaggio così eccentrico -nella figura e nei modi- non passava certo inosservato, nella Tana.
    Non che il Gerarca stesso potesse parlare, con l'armatura che si ritrovava normalmente.
    Entrò nella biblioteca a passo sicuro, tentennando una volta lì, una volta qua, squadrando con finto interesse gli scaffali impolverati. Inarcò un sopracciglio solo quando i suoi occhi lessero di sfuggita un titolo in particolare.
    Odýsseia.
    Tanti ricordi riaffiorarono, mentre prese il grosso tomo per dirigersi ad uno dei tavoli, sedendosi ed iniziando a sfogliare quel libro.
    Ogni tanto alzava lo sguardo per controllare cosa stesse facendo il ragazzo: sembrava alla ricerca di qualcosa, e presumibilmente si trattava di qualche opera inerente alle ''materie'' del professor Bid'daum.
    Trattenne un altro sbuffo a fatica, grattandosi la gola con un paio di colpetti di tosse.
    Stette lì ad aspettare ed osservare. Non aveva fretta, che quel tipo cercasse pure con calma ciò che bramava, in quell'atmosfera stantia e sonnecchiante.
    L'oplite avrebbe atteso: era davvero così particolare, quel secco spilungone?


    ... ed era un goblin, quello nel suo cappuccio?

    Energia: 110%

    Passive: +50% Forza, +50% Resistenza, +50% Agilità, +50% Velocità; +50% Riflessi; +10% Energia; Resistenza ad Influenze Psicologiche fino a livello Medio; Auspex di Cenere; Istant Casting.

    Tecniche Attive:

    Note: il greco è senza armatura. Indossa un mantello generico sopra una tunica corta, e non ha nessun cappuccio.
    Also, non ha idea di cosa sia un gremlin. :v
     
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    «È ancora lì seduto, boss.»
    «Lo so.»
    «Credo che ci stia spiando, boss.»
    «Lo so.»
    L'avere un adorabile stalker non è più paranoia, ma un dato di fatto. Il difficile non è capire cosa fare, ma il come farlo.

    Anche quando volto lo sguardo, la sua anima brilla chiara nella mia mente: è l'anima di un guerriero, che rifulge viva e limpida come una sfera di magma. Il mio ammiratore è una persona potente, e questo è il posto ideale per un assassinio.
    Zero testimoni, nessuna sorveglianza. Se volesse farmi del male, mi avrebbe già attaccato.
    Cosa vuole da me, dunque?
    Se voglio saperlo, devo andare a parlargli. Ma con quale atteggiamento?

    Il balbuziente, piccolo me è sempre stata un'ottima difesa contro il mondo esterno. La gente tende a sottovalutarmi quando sembro un fragile ragazzino, e ciò mi pone sempre in una posizione di vantaggio.
    D'altra parte, è noioso essere un Signore del Male se non puoi fare mai sfoggio della tua essenza. E le Cave del Sapere, così scarsamente illuminate, si prestano bene ai miei giochetti.
    Quel tipo sembra essere forte... Se la caverà anche con gli incanti di percezione?

    Svanisco dietro uno scaffale e ammanto il mio corpo d'ombra, lasciando che l'oscurità ricopra la mia pelle bianca. Il mondo si fa più ovattato, e tutto sfuma in una scala di grigi.
    Mi muovo pian piano, schivando le torce e scivolando tra le librerie in modo da giungergli alle spalle.
    Vediamo se capisce dove sono... E se non ne è in grado, beh, penserò io ad annunciarmi.

    «Se è così interessato a me, perché non mi fa compagnia?» domando semplicemente, uscendo dal mio rifugio. Un'ombra in mezzo alle ombre, a stento visibile a occhio umano.
    Ora che lo osservo da vicino mi sembra un uomo oltremodo comune, vestito semplicemente con una tunica ed un mantello.
    Ma mai fidarsi delle apparenze. Ne sono la prova vivente.
    «Farei le presentazioni, ma ho come la sensazione che sappia già chi sono.»
    Anche se probabilmente non conosce Gressil. Il piccolo goblin si è aggrappato al mio collo con le sue zampacce, e sbircia lo sconosciuto da dietro la mia spalla nera.
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    Quas Ylem
    Lazu ammanta il suo corpo d'Ombra, rendendo la sua forma difficile a percepirsi e attutendo il suo odore e il rumori che produce. Sarà praticamente invisibile, specie di notte o in zone poco illuminate. L'ombra non cela però la sua aura energetica, rendendolo vulnerabile alle tecniche di Auspex.
    [Due turni, consumo medio]

     
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    Ἄνδρα μοι ἔννεπε, Μοῦσα, πολύτροπον, ὃς μάλα πολλά
    πλάγχθη, ἐπεί Τροίης ἱερὸν πτολίεθρον ἔπερσεν

    Un proemio, il proemio, che innumerevoli volte aveva letto, poco dopo esser giunto su Endlos.
    Bei tempi d'ignoranza, quelli: non sapeva dove si trovasse, non conosceva alcuna parola del linguaggio corrente e, soprattutto, non aveva la benché minima idea di cosa l'attendesse.
    Forse fu una benedizione, il non sapere a quale Fato stesse andando incontro -o meglio, quale Destino stesse creando con le proprie mani.
    Immerso nei ricordi di come la sua Epica Aristoteleia iniziò, l'oplite perse di vista il ragazzo, che ne approfittò per fare chissà cosa. Magari aveva trovato quel che cercava?
    Credo si sia accorto di te.
    Le parole di Aitné risuonarono nella testa del Gerarca con un tono quasi canzonatorio. Dal canto suo, l'oplite si limitò a sorridere, continuando a leggere -o a far finta, meglio dire. D'altra parte, era proprio quello che sperava.
    Seppur vero che il pedinato dimostrava ottimo talento nel celare la sua presenza, era altresì innegabile che Ariste percepisse senza problemi la sua presenza grazie ai poteri dello Spirito.
    E si avvicinava, si avvicinava, finché...
    Se è così interessato a me, perché non mi fa compagnia?
    Il Gerarca inscenò un sussulto, ma non si voltò.
    Farei le presentazioni, ma ho come la sensazione che sappia già chi sono.
    Diretto, il tipo.
    L'Eversore chiuse lentamente il tomo, adagiandolo sul tavolo.
    Improvvisare o andare dritti al sodo?
    Stai parlando con me, ragazzo?
    Un ghigno divertito si dipinse sul volto barbuto, mentre si girò a metà sulla sedia, appoggiando il braccio sinistro sullo schienale. Increspò la fronte: l'albino era parecchio alto!
    Non ti ho mai visto prima, fantasma. Magari le presentazioni non sarebbero fuori luogo.
    Rimase seduto, con un'espressione abbastanza allegra. Lo scrutava negli occhi senza batter ciglio, ma il viso era rilassato e disteso.
    Cosa avrebbe potuto riservargli, colui che aveva sfidato la sorte per trovare Bid'daum e sfidarne la pazienza? Curiosità, tanta curiosità nell'animo di Aristotelis Skotos.

    E non perse nemmeno troppo tempo prima di salutare lo strano esserino sul collo con movimenti dell'indice.

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    Note: :guru:
     
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    Momento di orrore et confusione. Che mi sia sbagliato? Forse l'uomo è un semplice studioso, e mi stava fissando solo perché sono un fottuto albino alto due metri e con un gremlin su una spalla.
    Forse non ho uno stalker, ma solo tanto egocentrismo.
    Forse ho appena fatto una figura di merda.

    Rivolgo uno sguardo nervoso a Gressil, che pare perplesso quanto me. Il ragazzo è bravo nell'individuare bugie, ma questa volta si limita a fissare l'uomo mordicchiandosi un labbro.
    Il mio parere? Se davvero fosse uno studioso randomico, non sarebbe così sorridente. Mi avrebbe mandato affanculo per avergli rovinato la lettura, piuttosto.
    Fantasma, mi chiama. Un odioso soprannome giovanile. Sostengo il suo guardo, anche se nel mio caso significa dover chinare il capo per riuscire a guardarlo negli occhi.

    Non mi ha mai visto prima, dice.
    «Ma forse ha sentito parlare di me?» domando, inclinando il capo.
    Ho sentito i sussurri nelle locande. So di essere "quel pazzo che cercava Bid'daum sventolando un volantino di Laputa e che per qualche strano motivo non è ancora morto".

    Faccio qualche passo in avanti. Ad un mio schiocco di dita la cortina di Tenebra si disfa come un velo di squame, mettendo in mostra ciò che l'uomo ha già potuto ammirare da lontano: jeans e sneakers, una felpa larga e sdrucita, capelli bianchi dalla frangia troppo lunga che celano un viso troppo magro. A coronare il tutto, i miei atroci occhiali da vista dalle lenti aranciate, che luccicano sinistri alla luce delle lanterne.

    «Lazarus Lee. Con chi ho l'onore di parlare?» domando, accennando un sorriso.
    Non porgo nessuna mano. Al contrario, le infilo nelle tasche. L'azione fa cadere un po'della Tenebra che ancora mi impolvera le maniche, come vernice che viene scrostata da un muro.
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    Parlare con un'ombra faceva sempre un certo effetto, specialmente nel caso in cui non si fosse sicuri della presenza di qualcuno al suo interno. Non era quello il caso, comunque.
    Tuttavia, una virgola di disagio l'oplite la provava: nulla di che, per carità, ma era pur sempre abituato a trattare faccia a faccia con i suoi interlocutori.
    Ma forse ha sentito parlare di me?
    Chiese l'albino, districandosi dalla sua coperta d'oscurità: un individuo del tutto normale -per quanto fosse normale possedere simili poteri- forse addirittura più normale di tanti altri.
    Non dimentichiamo che Ariste governava un'organizzazione criminale in compagnia di un flagello intergalattico ed un boggart rosso in grado di truffare persino se stesso. Cos'era mai, un gigante rinsecchito dalla pelle un po' troppo bianca, in confronto?
    Si trovasse ancora in Grecia, magari...
    Lazarus Lee. Con chi ho l'onore di parlare?
    Ora che poteva osservarlo da vicino, il Gerarca socchiuse gli occhi, studiandolo per bene.
    Non porse la mano: un paio di punti in meno, ma d'altronde vatti a fidare degli sconosciuti, a Merovish.
    Ariste.
    Tanto gli bastava sapere.
    Si alzò con calma, riavvicinando la sedia al tavolo e lasciando il libro su di questo. Era la prima volta -o la seconda?- che doveva alzare il capo per ricambiare uno sguardo, anche se la gobbuta posa di Lazarus non pretendeva uno stirarsi consistente.
    Lazarus! Dunque è questo il nome del folle della Tana.
    Sorrise, incrociando le braccia.
    Non negherò che mi fossi fatto ben altra immagine di te.
    Un pizzico di disappunto nelle sue parole, le quali non riflettevano la verità: Bid'daum gliel'aveva ben descritto, il fuscello. Motivo di più per essere ancora più increduli, ma d'altronde, come disse qualcuno, le apparenze ingannano.

    ... eppure, fino a che punto?
    Stette in silenzio alcuni istanti; mosse un paio di passi, aggirando Lazarus lentamente, senza guardarlo.
    Prego, mi parli pure un po' di lei, signor Lee! Sono proprio curioso di conoscere meglio il famoso folle della Tana!
    Era sorridente, l'Eversore! Quasi amichevole!
    Poi si fermò, girandosi verso di lui; le fiamme delle candele ebbero un tremito. La sua faccia, tramutata in una maschera d'inespressiva serietà, era ben più esplicativa di una minaccia arzigogolata.
    Il sesto senso del ragazzo l'avrebbe aiutato a capire che il suo non era esattamente un invito disinteressato.
    Perché si dice che tu sia una spia di Laputa, fantasma.
    O quantomeno, questo lo diceva lui, Ariste. Il pensiero era più che lecito, in fondo: una copertura fin troppo comoda, quella dello screanzato in cerca di guai.
    Non che non si fidasse del giudizio di Bid'daum, né si preoccupava per esso -di problemi, il Castigo, ne aveva più di tutti gli abitanti di Merovish messi assieme: semplicemente, seguiva, contemporaneamente, sia gli interessi di gilda che quelli personali.
    Proteggere gli Eversori da minacce esterne e saziare la sua fame di conoscenza.
    E noi merovishi non apprezziamo particolarmente la tua professione.
    Dire che s'era trovato benissimo, nel Presidio Errante!

    Energia: 110%

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    Note: non uso alcuna tecnica, ma per effetti scenici considera come se Ariste avesse accumulato energia per sferrare un colpo, in modo da attivare il tuo sesto senso. :guru:
     
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    Dunque non sbagliavo: l'uomo cercava me. E adesso mi minaccia sorridendo, e le candele tremano sotto il peso di una forza invisibile. La Tenebra trattiene il respiro, come in attesa di un pugno nello stomaco.

    Anche io so fare giochetti con le candele. L'oscurità intorno a noi diventa quasi solida, e la luce delle fiammelle svanisce dietro una cortina scura. Mantengo vivida solo quella più vicina a noi, concedendo al signor Ariste un po'di luce.

    Ariste che continua a girarmi intorno come una iena, scrutandomi con occhio critico. La Tenebra lo scruta di rimando, annusando la sua aura un po' strana.
    È troppo grande per essere una comune anima umana. Non è solo questione di forza... C'è qualcosa sotto quella crosta rossa come il magma.
    Qualcosa che brucia.

    Rido. È una risata roca e gruttuale, la mia, che riempe d'echi le alte arcate della biblioteca.
    «Dovete avere una scarsissima stima delle spie Laputensi, se credete che io sia uno di loro.»
    Raddrizzo la schiena, divertendomi a guardare il mio interlocutore dall'alto in basso.
    Non nego che mi piacerebbe essere una spia per conto di Laputa: magari mi avrebbero fatto uno sconto sulla dichiarazione dei redditi.
    «E dovete stimare poco anche il Castigo, se lo ritenete così stolto nello scegliersi gli allievi.»
    Allargo appena le braccia, continuando a sorridere.
    Sì, ho fatto la scelta giusta, presentandomi ad Ariste senza giocare a fingermi uno sgorbio. Sa già chi sono, sa che un discepolo di Bid non può essere una persona normale.
    Inutile provare a nascondermi. Se mi fossi presentato con un debole, probabilmente mi avrebbe spazzato via.
    «Ma prego: è libero di interrogarmi, se la cosa può farlo sentire più tranquillo. Cosa vuole sapere da me esattamente?»
    «Io credo che sappia già fin troppo.» bisbiglia Gressil, rintanandosi poi nel mio cappuccio. Ma scommetto che il capo ancora emerge da sotto la stoffa, e che i suoi occhiacci gialli sono fissi su Ariste ogni volta che mi cammina alle spalle.

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    In poco tempo le Cave del Sapere s'erano trasformate in un palcoscenico per elementari giochetti di prestigio. Colpa mia, avrebbe detto l'oplite a Tucidide, qualora questo si fosse avvicinato a loro per sollecitarli a smettere d'importunare gli studiosi.
    Fortunatamente, in quell'ala della biblioteca c'erano solo Lazarus ed Ariste, così il buio calato tutt'attorno ad essi non avrebbe infastidito nessuno.
    La risata dell'albino fu piuttosto esplicativa.
    Dovete avere una scarsissima stima delle spie Laputensi, se credete che io sia uno di loro.
    Che dire.
    L'oplite si limitò a sollevare le sopracciglia e far fugare lo sguardo di qua e di là, con un'espressione un po' buffa.
    E dovete stimare poco anche il Castigo, se lo ritenete così stolto nello scegliersi gli allievi.
    Si prese di coraggio, il ragazzo. I vantaggi dello svettare sul proprio interlocutore, l'imporsi sull'altro fisicamente. Bella pensata.
    Tuttavia...
    Ma prego: è libero di interrogarmi, se la cosa può farlo sentire più tranquillo. Cosa vuole sapere da me esattamente?
    Ariste ignorò l'ultima frase: da alcuni secondi lo stava fissando con una bella faccia tosta, un interrogativo dipinto sul volto.
    Il Castigo?
    Domandò, con sorpresa.
    È questo il soprannome di quel... Biddraem?
    L'avesse sentito il suo collega, chissà quante corse gli avrebbe fatto fare.
    Lui non conosceva Bid'daum. Ufficialmente, almeno. Per Lazarus, poi, men che mai. Qualche voce sentita nelle peggiori bettole di Merovish gli poteva esser giunta, magari, ma Bid'daum, chi era costui?
    Si batté le dita sulle labbra, soppesando la veridicità di quelle parole, prima di esordire in uno sbuffo.
    E così saresti l'allievo di un criminale della peggior specie, mh?
    Ciondolando, spalle al signorino, s'addentrò nell'oscurità da egli creata.
    Verifichiamolo.
    Chiuse gli occhi, schioccò le dita, li riaprì. D'innanzi al suo sguardo, e solo al suo, la trama della realtà si trasformò, rivelando storie d'altri tempi e d'altri luoghi.

    Lazarus Lee ed Aristotelis Skotos, due uomini di epoche così lontane, due uomini figli di Gaia.
    Lazarus Lee, sul Semipiano dei dispersi da un ciclo nascente a Sirio e morente ad Hadar.
    Mezz'anima prima, ricordi di spirito poi, Lazarus Lee senza essenza che non sia Tenebra.
    Anima non ha, ma l'Anima è sua d'appartenenza, e le anime Lazarus Lee mercifica.
    Laputa lontana, il freddo offuscato, l'inferno attuale..
    Il Destino si svolgerà al volere del Castigo, l'Anima accrescerà se stessa sotto le scelte dell'albino.
    Dalla debolezza alla forza, il cammino richiede i suoi oboli.



    Un istante e nulla più fu quanto servì al greco per accertarsi dell'identità del ragazzo.
    Gli concesse un applauso contornato da un convinto annuire.
    Davvero interessante!
    Si crogiolò nell'ombra a lungo, quasi a volerne saggiare la consistenza eterea.
    Niente sorprese se provasse simpatie per il fantasma: era un terrestre come lui!
    Lazarus Lee, su Endlos da un anno all'incirca.
    Camminando avanti e indietro, cominciò a redarre il personale dossier ricavato dai flussi dell'Akasha.
    Gea, il tuo nido.
    Doverosa enfasi sul merito.
    Uno spirito a brandelli, quasi estinto. Forse è per questo che commerci anime?
    Si grattò la barba, meditabondo. Un profilo senza dubbio variopinto.
    Portò le mani dietro la testa, intrecciando le dita a sostenere il peso del capo.
    Sei invischiato in faccende alquanto pericolose.
    Nessun tono paternale, né di sfida. Giusto appena sconsolato, forse per pungolarne l'orgoglio?
    Prese uno sgabello nel buio, e nel buio si sedette.
    Perché?
    E la domanda così vasta avrebbe apprezzato una risposta in egual misura interessante.

    Energia: 100% (1 M)

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    Tecniche Attive:
    Memorie dell'Akasha

    Per certe religioni, l'Ākāśa (o Akasha) rappresenta l'etere, o l'essenza base soggiacente a tutto il mondo materiale; è considerato uno dei "Cinque Grandi Elementi", nonché la Quintessenza, e substrato del suono.
    Essa è eterna, permeante ogni cosa che fa parte dell'Essere ed è normalmente inaccessibile.
    Tuttavia, molti sciamani hanno dedicato la loro vita alla ricerca della chiave per poter aprire il canale che collega i mondi, cercando di affacciarsi all'Infinito di conoscenza che comporta questa Sostanza Immanente, affidandosi a spiriti, rituali e forze della natura che albergano in altre dimensioni; tra questi, chi vi è riuscito racconta l'Akasha come la Verità Assoluta.
    Essendo l'ospite di un'Entità sovrannaturale, ora anche Aristotelis ha la possibilità di leggere le trame dell'Akasha: concentrandosi su tutto ciò che lo circonda, l'Eversore può, dopo aver chiuso e riaperto gli occhi, "vedere" passato, presente e futuro dei luoghi e delle creature viventi attorno a lui in un raggio di 30 metri.
    Potrà dunque ottenere informazioni preziose e scoprire segreti taciuti, vedere strade e volti nascosti, e addirittura avere visioni.
    Purtroppo, essendo solo il tramite per lo Spirito, il greco non potrà scegliere a piacere a quali conoscenze attingere, le quali gli si manifesteranno in maniera casuale, pur rimanendo inerenti a ciò che l'Eversore vuole sapere.
    [Attiva GDR per Scene e Quest ; le informazioni alle quali Ariste avrà accesso sono a discrezione del QM ; Consumo Medio]

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    Ed ecco che Gressil torna a far capolino dal mio cappuccio. Mi pianta un gomito ossuto nella spalla e si poggia la mano contro la guancia, gli occhi fissi sulla figura di Ariste. Occhiacci gialli celati dietro spessi occhiali da vista, l'espressione che ondeggia tra lo scazzo e la noia.
    «Menti come una bimba di cinque anni.» bofonchia, arricciando il naso con sufficienza «Tu e il signor Bid siete amichetti che prendono il thé insieme tutti i pomeriggi.»
    «Sushh.» mormoro, battendo una pacca sulla sua testaccia rugosa. Un gesto brusco, ma fatto con un sorriso.
    Gressil è uno sgorbietto inutile persino per la media dei gremlin, ma è un genio nell'individuare le bugie. Le sue parole aumentano la mia sicurezza: se è stato Bid a parlare di me ad Ariste, allora non sono così famoso. Significa che sono stato cauto, che non avrò - forse - troppe grane in futuro.

    Intanto, l'uomo va a specchiarsi nel buio. Quando torna da me, dice parole che mi sembrano senza senso.
    Poi realizzo che sta parlando di me. Della mia vita.
    «Eh?!»
    La mia compostezza per un attimo vacilla, e io torno ad essere un ragazzino tremulo e insulso che fissa il suo interlocutore con aria confusa.
    Giusto per un istante, prima lo shock lasci spazio alla rabbia. Serro i pugni, corrugo la fronte.
    Lo stronzo mi ha spiato la mente.
    La cosa non mi piace.
    Devo insegnare alla Tenebra a respingere simili attacchi psichici. Inizio ad avere troppi segreti da celare.

    Il perché delle mie azioni, mi chiede.
    A volte me lo chiedo anche io.
    «Non è ovvio?» rispondo con un sorriso. Per lui almeno dovrebbe esserlo, se davvero mi ha letto nella testa.
    Difficile dire a cosa miri: anche Gressil non ha nulla da dire. Forse vuole che io confermi a parole ciò che ha visto, forse le sue visioni non sono state così precise. Potrebbe aver letto la mia storia come uno spettatore; vedendone gli atti, ma non le motivazioni.
    Recupero uno sgabello e lo trascino davanti al suo. Che stia al buio, se lo preferisce: per me non fa differenza. La mia visione rimane limpida, solo i colori appaiono più sbiaditi.

    «Ricchezza, fama, potere, bla bla bla blah.» spiego mentre mi accomodo, agitando un braccio «Sarebbe un peccato sprecare i poteri che Madre Natura m'ha dato, non trova?»
    Ricchezza, fama e potere. Ma perché?
    A volte penso che la mia vita sia tutta un gigantesco perché no.
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    Menti come una bimba di cinque anni.
    Il mostriciattolo spiazzò così il Gerarca, il quale ebbe un istintivo riflesso del collo che portò la testa leggermente indietro.
    Inarcò un sopracciglio, fissando la creaturina aggrappata saldamente a Lazarus.
    Tu e il signor Bid siete amichetti che prendono il thé insieme tutti i pomeriggi.
    Perbacco, proprio un personaggio.
    Il greco poté udire una sottospecie di risolino echeggiare nella sua mente, cosa che lo irritò appena.
    Bella figura.
    Arricciò le labbra, scacciando un'inesistente mosca davanti a sé.
    Oh andiamo, ci ho provato almeno.
    Parlava ad Aitné chiaramente, ma questo l'albino non poteva saperlo.
    Quando l'oplite sciorinò quanto scovato, il ragazzo tentennò vistosamente per una frazione di secondo. Comprensibile, dal momento che i poteri del Gerarca agivano in completa segretezza.
    Finalmente l'oplite aveva fatto breccia nella maschera del giovane, che mostrò di non aver particolarmente apprezzato la libertà presa dal greco. Forse voleva vendicarsi, in quel momento?
    Non è ovvio?
    Si calmò, avvicinandosi ad Ariste con un altro sgabello, seppur rimanendo nel cono di luce: evidentemente l'oscurità non rappresentava un problema, per la sua vista.
    Ricchezza, fama, potere, bla bla bla blah. Sarebbe un peccato sprecare i poteri che Madre Natura m'ha dato, non trova?
    Una risposta onesta. Magari non vera, non necessariamente falsa, ma comunque onesta.
    L'Eversore non parlò subito, bensì si prese del tempo per soppesare quelle parole.
    Ricchezza, fama, potere.
    Si grattò il mento, producendo il tipico suono causato da chi si raspa la barba.
    Non erano poi ambizioni così diverse dalla maggior parte dei farabutti di Merovish, nonché di molti individui loschi in giro per il semipiano.
    Ariste non era nessuno per giudicare, però...
    E non ti annoi un po'?
    Sorrise beffardo.
    Cosa sono ricchezza, fama, potere?
    Alzò una mano, come ad interrompere un'eventuale ed avventata risposta.
    Vorrei meglio dire... cosa rappresentano? Per te, intendo.
    Si erse in piedi, tornando nella piccola zona di luce assicurata dalla candela, passeggiando con le mani dietro la schiena.
    Sono i mezzi o la meta stessa?
    Appoggiandosi al tavolo, riprese in mano l'Odissea, senza però aprirla.
    Dai, che son curioso.

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    Non sta fermo un attimo, quest'uomo! Mi gira intorno, si siede, si alza, cammina, ondeggia. Ho la sensazione di averlo sempre alle spalle, pronto a rifilarmi una coltellata tra le scapole.
    Non sono mai stato così felice di avere un gremlin sulla schiena.

    Ariste è un ficcanaso, ma a me non dà fastidio parlare.
    La verità, ho realizzato, è che non m'importa davvero che abbia sbirciato nel mio passato. Oh, c'è la rabbia per essersi fatti cogliere di sorpresa, quello sì, e la necessità di ergere migliori barriere mentali. Ma sono i segreti professionali, quelli che ci tengo a celare, non quelli personali.
    La mia vita non interessa nemmeno per me. E cosa potrebbe ricavare un teorico nemico dalla sua conoscenza?
    Capirebbe che sono un nichilista figlio di puttana senza nessuno scrupolo, onore né pietà.
    La cosa mi renderebbe forse meno pericoloso?

    «Lei quanto ne sa della morte, signor Ariste? Sa cosa ne è di uno spirito a brandelli dopo il trapasso?»
    Domanda retorica. Nemmeno gli do il tempo di rispondere, continuo a parlare subito dopo essermi girato verso di lui sullo sgabello.
    Non ho più paura di guardare negli occhi una persona quando parlo. E questa persona, in paricolare, non voglio mai perderla di vista.
    «Perché né Angeli né Demoni hanno saputo darmi una risposta.
    La mia essenza è così debole che forse non verrà accolta nell'aldilà. Potrebbe avvizzire dopo il distacco dal corpo; oppure potrebbe rimanere bloccata nel vuoto, condannata ad un'eterna sofferenza.
    »
    Mi umetto le labbra.
    «Io desideravo solamente una morte che fosse definitiva. L'eterno oblio. Volevo fare un patto col Diavolo, ma la mia anima è così insulsa da non valere nemmeno come merce di scambio.»
    Ho avuto la mia chance, qualche giorno fa. Sotto il sole di Daleli, quando ho incontrato lo specchio di me stesso ai confini della non-esistenza.
    Avrei potuto unirmi a lui, e nulla avrebbe più avuto importanza. Eppure ho rifiutato il suo abbraccio mortale, senza aver al contempo alcuna vera voglia di vivere.
    Mosso solo dall'infantile curiosità di sapere come finirà la mia storia.

    «Se non posso morire, allora dalla vita voglio tutto.»
    Il modo in cui lo bisbiglio mi fa rabbrividire. Non sapevo di saper parlare in modo così... Sinistro.
    Con la gelida determinazione di un uomo che non ha nulla da perdere.
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    Lei quanto ne sa della morte, signor Ariste? Sa cosa ne è di uno spirito a brandelli dopo il trapasso?
    Il signor Ariste tossì rumorosamente, guardando a destra e sinistra nervosamente, piccolo siparietto concluso da una energetica raschiata della chioma color terra.
    L'oplite non ebbe nemmeno il tempo di poter fare le doverose precisazioni, in ogni caso.
    Perché né Angeli né Demoni hanno saputo darmi una risposta.
    La mia essenza è così debole che forse non verrà accolta nell'aldilà. Potrebbe avvizzire dopo il distacco dal corpo; oppure potrebbe rimanere bloccata nel vuoto, condannata ad un'eterna sofferenza.

    Stavolta il ragazzo ricambiò lo sguardo, continuando con la sua spiegazione.
    Io desideravo solamente una morte che fosse definitiva. L'eterno oblio. Volevo fare un patto col Diavolo, ma la mia anima è così insulsa da non valere nemmeno come merce di scambio.
    La mente del Gerarca iniziò a vagare in un mondo di idee, ipotesi e congetture, pur prestando attenzione a ciò che l'albino aggiunse, il finale.
    Se non posso morire, allora dalla vita voglio tutto.
    E, sibilando quella frase, tacque.
    È abbastanza deciso.
    Lo era, in vero. Eppure, sembrava più un capriccio che un desiderio, il suo.
    Mh.
    Lo fissò. imperscrutabile. Non era proprio sicuro su cosa rispondere -senza risultare fastidioso, perlomeno.
    Quindi, dal momento in cui credi che la tua anima sia destinata ad un indeterminato Fato, hai deciso di utilizzare questa...
    Girò la destra nell'aria, cercando il giusto termine.
    ... scusa, con l'intenzione di seguire obiettivi dettati dall'ipotesi che, indipendentemente da ciò che farai in vita, la tua esistenza post-mortem non sarà assicurata sotto alcuna forma.
    Concetto semplice espresso in maniera contorta.
    Dacché, io dico. Dovresti davvero giustificare l'adesso in luce del dopo, se di questo non hai certezza?
    Anche se, in realtà, la questione Oltretomba era leggermente più intricata.
    Io conosco molte cose della Morte, ragazzo.
    La testa venne chinata appena di lato, mentre si liberò del tomo tra le mani: voleva utilizzarlo per ricavarne qualche insegnamento, ma non era quello il caso.
    Mi chiedo quante ne conosca tu, in vero.
    Come avesse avuto un'illuminazione folgorante, la bocca si aprì, sorpresa, e le dita schioccarono producendo un'eco ovattata nell'aria.
    Ci sono!
    Ghignò, divertito.
    Se la tua preoccupazione risiede nell'interrogativo circa che fine farà il tuo spirito, perché non lo regali a Bid'daum?
    Con un passo rapido arrivò ad una distanza irrisoria da Lazarus, guardandolo -stavolta- dall'alto in basso. E dalla sua bocca, la frase pronunciata risuonò glacialmente spettrale.
    Sono sicuro che lui saprebbe ben meglio di te, cosa farne.
    Rimase a fissarlo per alcuni secondi, con gli occhi sgranati. Poi, ridendo di gusto, indietreggiò, tornando al tavolo. Si appoggiò con i palmi delle mani, sobbarcando il peso sulle braccia ed incrociando i piedi.
    Cosa faresti, se morissi in questo istante?
    Ma quelle parole non celavano pericolo alcuno.

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    Eeeeeeeeh?
    Devo sembrare un imbecille, le sopracciglia inarcate e la mascella che ballonzola. È un'espressione di pura confusione, la mia, un bimbo delle elementari messo di fronte ad equazioni di terzo grado.
    Non credo di aver capito appieno le arzigogolate parole di Ariste, ma forse ne ho vagamente compreso il senso.
    Perché spaventarsi di una possibilità? mi sta chiedendo. La risposta a me pare ovvia, ma lui non pare arrivarci.
    Ride, ride di me. Parla della mia morte, qui, ora, immediatamente.
    Cosa farei?

    «Non credo che potrei fare molto oltre a morire, non crede?»
    Inclino il capo, la voce dolce e comprensiva di chi risponde a qualcuno che ha appena fatto una domanda un po' scema.
    Cosa farebbe Bid con la mia essenza? Mi ha definito "un cagasotto che non ha nemmeno un’anima decente", la prima volta che ci siamo incontrati. È ancora così indecente, ora che brilla delle schegge dell'altra sua metà?
    «Non fraintenda, comunque: non ho le idee così confuse.»
    Giungo le mani, mi prendo un istante per riorganizzare i pensieri. È un discorso complesso da esporre.
    «Ci sono uomini che vivono con la certezza di andare nell'aldilà, e altri che credono che la loro coscienza morirà insieme al loro corpo.
    Credono che dopo il trapasso non vi sia nulla oltre al buio. Una prospettiva orribile, ma nemmeno troppo: se non esisti, non puoi lamentarti della cosa.
    Per me v'è il concreto rischio di passare un'eternità nel limbo, dopo questa vita. Non vivo, eppure cosciente.
    Per quanto sia piccola come possibilità, mi sembra troppo terribile per poterla ignorare. E se non facessi nulla, avrei un'eternità per pentirmente.
    »
    Sorrido.
    «È vero, è partito tutto da un dubbio, ma temo di essermi condannato da solo nel momento in cui ho deciso di stringere patti coi signori degli Inferi. La mia brutta fine è assicurata, oramai, e le mie azioni si basano su questo.» spiego con un filo di amarezza.
    Già mi vedo Azazel e Yoma e mille altri Demoni in fila dietro di loro. Tutti con un bigliettino numerato in mano, come se fossero in coda alle poste.
    «Pensavo di provare a diventare immortale, giusto per sicurezza.
    Ho pensato a un filatterio, ma temo che la mia anima non sarebbe in grado di sopportare un'altra scissione. Credo che me la caverò con il vampirismo o qualcosa di simile
    » agito una mano.
    Così frustrante, avere un vampiro nella Seele e non aver ancora assaggiato una goccia del suo sangue.
    Così strano, passare dai sogni sull'eterno oblio a quelli sulla vita eterna. Non che io abbia improvvisamente deciso di amare la vita, il mondo e tutto il resto, è solo... Una misura preventiva.
    Meglio stare qui che là sotto.

    «A meno che lei non abbia suggerimenti migliori. Oh, ma sa qual è il lato positivo in tutto questo?» domando con un ghigno «La mia vita non è mai stata così interessante!»
    Ed è una vita per cui, forse, vale la pena di continuare ad andare avanti.
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    Edited by Zero - 3/9/2014, 14:56
     
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    E finalmente si parlava un po'.
    Non credo che potrei fare molto oltre a morire, non crede?
    Uno schiocco di lingua riverberò forte nell'aria.
    Appunto!
    Quanto entusiasmo in una sola parola, ma il punto era proprio quello. Lasciò continuare Lazarus.
    Non fraintenda, comunque: non ho le idee così confuse.
    Raccolse i suoi pensieri, il ragazzo, mentre Ariste incrociò le braccia, socchiudendo appena gli occhi per concentrarsi meglio.
    Ci sono uomini che vivono con la certezza di andare nell'aldilà, e altri che credono che la loro coscienza morirà insieme al loro corpo.
    Credono che dopo il trapasso non vi sia nulla oltre al buio. Una prospettiva orribile, ma nemmeno troppo: se non esisti, non puoi lamentarti della cosa.
    Per me v'è il concreto rischio di passare un'eternità nel limbo, dopo questa vita. Non vivo, eppure cosciente.
    Per quanto sia piccola come possibilità, mi sembra troppo terribile per poterla ignorare. E se non facessi nulla, avrei un'eternità per pentirmente.

    Nulla da ridire.
    È vero, è partito tutto da un dubbio, ma temo di essermi condannato da solo nel momento in cui ho deciso di stringere patti coi signori degli Inferi. La mia brutta fine è assicurata, oramai, e le mie azioni si basano su questo.
    Schiacciò un moscerino fastidioso.
    Pensavo di provare a diventare immortale, giusto per sicurezza.
    Ho pensato a un filatterio, ma temo che la mia anima non sarebbe in grado di sopportare un'altra scissione. Credo che me la caverò con il vampirismo o qualcosa di simile.

    Vampirismo! Forse avrebbe potuto aiutarlo in quel campo.
    A meno che lei non abbia suggerimenti migliori. Oh, ma sa qual è il lato positivo in tutto questo? La mia vita non è mai stata così interessante!
    Sorrise malamente l'albino, e allo stesso modo ricambiò il Gerarca, tornando serio e composto un attimo dopo.
    Scrollò le spalle, stiracchiandosi allo stesso tempo. L'umidità delle Cave era sempre fastidiosa.
    Di suggerimenti ne avrei alquanti, ma la vita è la tua, ed hai già il Castigo ad aiutarti.
    Se solo avesse potuto sapere con chi aveva a che fare...!
    Ciondolare con un Gerarca era immensa fortuna, farlo con due era quasi una condanna a morte.
    Ti dirò una cosa. Finché non sarai veramente morto, non potrai mai constatare cosa ti aspetta nell'Ade.
    E questo lui lo sapeva anche troppo bene.
    L'immortalità stessa. Cos'è questa? A cosa serve la Morte, allora? Perché rifuggirla?
    Quello non lo capiva davvero. Certo, era una comodità non indifferente, tanti problemi si sarebbero risolti ancor prima di nascere... ma a quel punto, dove sarebbero finiti i brividi, le sensazioni, le paure, le gioie e i dolori?
    L'immortalità è la tomba dell'anima.
    E di filosofia se n'era fatta anche troppa. Era pur sempre un greco, d'altra parte.
    Riportando il discorso sui binari della mera materialità, Ariste si sfregò le mani.
    La risposta a tutto l'hai rivelata tu stesso.
    Verissimo, infatti avrebbe voluto dirglielo prima, proprio quando aveva spiato nella sua esistenza ed ebbe confrontato il suo passato col suo presente, intravedendo anche gocce di futuro.
    La mia vita non è mai stata così interessante!
    Citò testualmente, imitando pure la voce roca di Lazarus.
    Ricchezza, fama, potere... Ppuà! Anche il semplice intrecciare cestini di vimini può dare brio alla tua persona.
    Le braccia allargate, a mostrare tutta la possente mole del fisico del soldato, a rimarcare quanto credesse nella semplicità.
    Non travisare, l'ambizione è fondamentale nella vita di un uomo. Tuttavia, c'è grande differenza tra questa e l'ossessività.
    Ma quello -sperava- Lazarus lo sapeva già.
    Lascia perdere l'Oltretomba, è sempre la solita solfa...
    Disse bofonchiando, adagiandosi più comodamente sul tavolo scomodo -per ovvi motivi.
    Piuttosto, cos'hai intenzione di fare dopo che Bid'daum ti avrà dato il via libera? Non credo tu sia interessato ad operare a Merovish.
    Un augurio che nasceva dall'interesse personale, ovviamente.

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    «Quindi dice che dovrei restare mortale per avere una vita più interessante?»
    È un'idea scema, di quelle che dovrebbero farmi ridacchiare, ma non riesco a trovarla divertente come vorrei.
    Non c'è nulla di comico nell'ansia che mi prende ogni tanto, quando realizzo di essere in piedi sull'orlo dell'abisso. Quando capisco di essermi fottuto da solo, e che tutto ciò che mi resta è solo gloriosa autodistruzione. Un'elaborata forma di suicidio, una nausea che strozza il respiro.
    Grattino distrattamente la testa di Gressil.

    «Non so se ne valga la pena. E soprattutto, non so se l'immortalità mi renderebbe davvero la vita più noiosa.
    Quelli di sotto cercherebbero sicuramente di farmela pagare.
    »
    Non hanno mai detto di volere la mia anima - anzi, Azazel l'ha proprio rifiutata - ma scommetto si divertirebbero un mondo a vedermi cadere. I grandi sogni portano sempre a grandi fallimenti, e la mia azienda pare essere creata apposta per sfasciarsi nella maniera più spettacolare possibile.
    Mi immagino Az e Yoma che schiamazzano ai margini del mio Limbo, una confezione di pop-corn tra le zampacce.

    «Niente Merovish comunque, no. Sono stufo di soffrire il caldo e impiastrarmi di protezione solare.» scuoto il capo «Pensavo di spostarmi a Nord. Clima migliore, meno concorrenza in affari. E poi...»
    Volto il capo, fissando un punto a caso nell'oscurità. Librerie impolverate e volte di pietra.
    Dirglielo o non dirglielo? In verità, nemmeno so perché mi sto confidando con questo estraneo.
    Forse avevo semplicemente bisogno di... Sfogarmi. Sono successe troppe cose troppo in fretta, ultimamente, e non ho mai avuto occasione di discuterne.
    Non sono alla ricerca di consigli, né di pietà. Voglio solo parlare.
    Che senso ha creare una storia se non la racconti a nessuno?

    «Mi hanno detto che l'Alfiere del Nord è un albino dai poteri sciamanici che da tempo sta rinchiuso nel suo palazzo.» spiego, riportando lo sguardo su Ariste «Sarei un suo degno sostituto, non crede? Il popolo nemmeno si accorgerebbe della differenza.»
    Per la serie "l'ambizione è fondamentale nella vita di un uomo".
    Non ho idea di come sia fare l'Alfiere. So solo che mi sembra meglio dell'intrecciare cestini.
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