[EM] Black, black heart

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    Quindi dice che dovrei restare mortale per avere una vita più interessante?
    Era chiaro che non la vedeva allo stesso modo, l'albino. Endlos è bello perché è vario, sempre e comunque.
    Non so se ne valga la pena. E soprattutto, non so se l'immortalità mi renderebbe davvero la vita più noiosa.
    Quelli di sotto cercherebbero sicuramente di farmela pagare.

    Questo è quello che succede quando si fa troppo casino ai piani superiori, e sotto quell'aspetto Ariste non era certo esentato.
    Al limite, proprio a voler fare i signori, gli si potevano riconoscere certe attenuanti, ma l'oplite s'era da tempo macchiato di crimini non indifferenti. Eppure, era convinto che il ben più giovane Lazarus avesse commesso vere e proprie nefandezze: era pur sempre stato accettato da Bid'daum.
    Niente Merovish comunque, no. Sono stufo di soffrire il caldo e impiastrarmi di protezione solare. Pensavo di spostarmi a Nord. Clima migliore, meno concorrenza in affari. E poi...
    Sbuffò leggermente, sorridendo.
    Non si pronunciò oltre sul discorso, ma era curioso di sapere cosa avesse voluto fare il ragazzo.
    E poi?
    Lo esortò, rizzandosi sulla schiena con le braccia conserte.
    Che non si fidasse di lui? Quello era il minimo. Tuttavia, che male c'era a confidarsi un po'? Parlare faceva sempre bene, specialmente in casi così intricati.
    Il giovane sembrava essere a proprio agio, in ogni caso.
    Mi hanno detto che l'Alfiere del Nord è un albino dai poteri sciamanici che da tempo sta rinchiuso nel suo palazzo.
    Ariste non sorrise più.
    Sarei un suo degno sostituto, non crede? Il popolo nemmeno si accorgerebbe della differenza.
    Silenzio.
    Non volava una mosca.
    Il Gerarca lo fissava con un'espressione a metà tra l'incredulo e la faccia di un pesce lesso.
    ... Alfiere del Nord?
    Ancora silenzio.
    Lo sguardo non si mosse d'un millimetro.
    Avrebbero potuto giurare che il tempo si fosse fermato, la realtà sospesa nell'incertezza.
    La mente del greco si districava tra arzigogoli rarissimi, sentenze ataviche, consigli intricati, opinioni astruse e molti altri pensieri inaccessibili, senza sosta, quasi maniacalmente.
    Si poteva notare il suo sforzo cerebrale nel labbro inferiore che andava man mano ad arricciarsi sempre di più, e le pupille a farsi sempre più strette.
    Beh.
    Non sapeva che dire, esattamente.
    Direi che questo sia un obbiettivo molto ardito, in vero.
    In vero, lui stesso stava lottando strenuamente per stringere tra le sue mani lo scettro di Alfiere del Sud, insieme ai suoi compagni Eversori.
    Cosa li rendeva così diversi, a parte anni e anni di esperienza nel settore? La determinazione? I mezzi? I colleghi di lavoro?
    Questo Ariste non poteva dirlo.
    Ummh, la faccenda è intricata, ragazzo.
    Si grattò la testa, indeciso. Passarono altri secondi, per poi rilassarsi e sedersi comodamente.
    Anzi, lascia stare.
    A cercare una posizione ancora più lasciva, si ingobbì su se stesso, appoggiando il gomito sul ginocchio ed il mento sulla mano.
    Non so quale sia la situazione del Nord, ma so che mirare all'alfierato non è qualcosa che puoi permetterti con questa mezza voglia di fare.
    Ghignò come un folletto -ne aveva visti un paio- e sollevò una mano.
    Posso tuttavia intuire perché il Castigo t'abbia permesso d'avvicinarlo. Scommetto ti rivelerai in grado di regalarci almeno un paio di sorprese, in futuro.
    Anche se non contemplava la presa del trono tra quelle -ma ciò non di meno.
    Si sistemò il mantello, distogliendo lo sguardo.
    O almeno lo spero.
    Era rimasto troppo fermo per i suoi standard, così s'alzò ed iniziò a sgranchirsi dalla vita in su, con rotazioni a mezzo busto e stiramenti delle braccia.
    Tu vieni dalla Terra, ma immagino da un'epoca ben differente dalla mia.
    Gli si avvicinò ciondolando, mani sui fianchi, mentre scioglieva i muscoli del collo.
    Narrami un po' del tuo paese.

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    La sua faccia!
    Mi è difficilissimo non sghignazzare, la sua espressione sconcertata è così buffa. Nascondo le labbra arricciate dietro una mano, le spalle che vibrano per la risata a stento trattenuta.
    Mi spiace essere sempre stato una persona silenziosa. Credo che non avessi mai capito quanto sia divertente sparare cazzate.

    «Oh, non prenda troppo sul serio i miei discorsi.» agito la destra, scostandola dal volto «Vaneggiamenti da ragazzino.»
    Ariste ha ragione, non sono realmente intenzionato a diventare un Alfiere.
    So solo che sarebbe divertente provarci.

    L'uomo mi chiede della Terra, e io non so bene come rispondergli. Difficile paragonare la mia Terra alla sua, se non so esattamente da dove proviene.
    Ariste, Ariste... Suona europeo, come nome. Italiano, spagnolo? Boh. La geografia non è mai stata il mio forte.
    Però credo che Ariste venga da un'epoca passata rispetto alla mia. Non solo per l'abbigliamento, quello potrebbe essere un semplice adeguarsi alla moda di Merovish... È che se venisse dal futuro, non credo che parlerebbe così.
    Conoscerebbe già il mio mondo, a grandi linee. Mi chiederebbe dettagli sul mio periodo, avrebbe delle basi su cui impostare il discorso.
    Se la domanda è così vaga, è perché nulla di quel che ha visto nella mia testa gli è familiare.

    «Beeeh, è la solita Terra, suppongo. Guerre, ingiustizie, tirannie, il solito schifo» elenco con le dita «Io vengo da un continente chiamato America, che sta tra l'Europa e la Cina. Abitavo nella zona settentrionale, negli Stati Uniti. I miei sono imprenditori, commerciano in abiti e attrezzature sportive.»
    Faccio ondeggiare il capo. Che altro potrei dirgli? Più sono lontano dalla Terra, e meno ne sento la mancanza.
    Non c'era nulla davvero per me, in quel mondo. Niente che conoscessi davvero.
    A parte, forse...
    «Nella mia epoca la magia è praticamente estinta, soppiantata dalla tecnologia.» spiego, ricercando lo sguardo di Ariste «Ci sono macchine che funzionano con l'energia elettrica, e dalle funzioni più svariate. Per muoversi, ad esempio, per lavare le cose o per illuminare le stanze.
    Ma soprattutto, si usano per scambiarsi informazioni. Ad esempio, questo...
    » tiro fuori il cellulare dal taschino dei jeans e lo porgo ad Ariste. Un vetusto Nokia 5300, per la cronaca «Permette di trasmettere a distanza voce, testi, e anche fot scattate al momento. I modelli più nuovi permettono anche di connettersi a una cosa chiamata Internet, che sarebbe...» gesticolo «Una rete di informazioni globale. Informazioni interconnesse.
    Pensi a una libreria sterminata, dove tutti i tomi sono pieni di parole sottolineate. E se una di quelle parole ti incuriosisce, ci clicchi
    » storco la bocca «cioè, tipo la scegli, e la parola stessa ti indica un altro libro per approfondire le informazioni. Chessò, trovi la parola "scheletro" in un tomo di necromanzia, e scegliendola passi a uno di anatomia. Come se ogni libro fosse pieno di note a piè pagina che non solo ti indicano un altro libro, ma te lo mettono direttamente in mano.
    La rete viene utilizzata principalmente dalla gente per scambiarsi pornografia e immagini di gattini, ma
    » mi stringo nelle spalle «è un bel concetto, anche se mal usato. Una delle migliori cose che abbia creato l'uomo, oserei dire. È l'unica cosa che davvero mi mancava di casa.»
    Anf. Un bicchier d'acqua, per favore.
    «Neeerd.» sibila Gressil da dentro il mio cappuccio.

    Mi sarebbe piaciuto fare qualcosa con l'Internet, se fossi rimasto sulla Terra. Non ho una grande fantasia né abilità per programmare, ma coi soldi di famiglia avrei potuto fare... Qualcosa. Investire in un bel progetto, qualcosa per rendere l'Internet più utile e meno scemo. Una nuova Wikipedia, un nuovo Youtube (ma con meno video di gattini).
    Immagino di avere sempre avuto grandi ambizioni, in fondo.
    È che non avevo mai realizzato di averle.
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    L'albino stava per ridere. Incredibile. Ariste poteva però benissimo immaginare la sua faccia in quei increduli momenti, e non gli risultava difficile fare dell'autoironia.
    Oh, non prenda troppo sul serio i miei discorsi. Vaneggiamenti da ragazzino.
    Il greco si stropicciò un occhio, lasciando scivolare via quelle parole: anche gli Eversori avevano iniziato con improbabili promesse e sogni di gloria, e bisognava dire che puntare in alto aveva funzionato.
    Beeeh, è la solita Terra, suppongo. Guerre, ingiustizie, tirannie, il solito schifo. Io vengo da un continente chiamato America, che sta tra l'Europa e la Cina. Abitavo nella zona settentrionale, negli Stati Uniti. I miei sono imprenditori, commerciano in abiti e...
    ... e da quel momento Aristotelis Skotos, Gerarca degli Eversori di Merovish, regredì ad uno stadio infantile.
    Palpebre spalancate, bocca ridotta ad una fessura, mano che lentamente scendeva per adagiarsi sul petto. Non si accorse nemmeno della breve pausa presa da Lazarus.
    America? Stati Uniti? Non c'era forse la Persia, tra Europa e... Cina? Cos'era, la Cina?
    Nella mia epoca la magia è praticamente estinta, soppiantata dalla tecnologia.
    Quell'affermazione non risvegliò l'oplite dal suo stato di semi-trance. Osservava il ragazzo, ma il suo era uno sguardo perso nel mistero.
    Discorsi su elettricità e ritrovati tecnologici non erano novità, per lui.
    Tuttavia...
    Ad esempio, questo...
    Un cellulare. L'Eversore lo rigirò tra le mani, soppesandolo.
    Strano a dirsi, ma l'oplite di quelli ne aveva visti un paio, girovagando per Endlos. Nulla di che dunque, però quando Lazarus iniziò a parlare di Internet... Tutto cambiò.
    ... Una rete di informazioni globale.

    ... Informazioni interconnesse.


    ... libreria sterminata...

    ...se una di quelle parole ti incuriosisce, ci clicchi... la scegli...


    Come se ogni libro fosse pieno di note a piè pagina che non solo ti indicano un altro libro, ma te lo mettono direttamente in mano.


    Le parole vorticavano di fronte allo sguardo ipnotizzato del greco, un mulinello di termini e concetti che venivano avidamente fagocitati dal cervello pulsante di Ariste.
    Sembrava il sogno di una vita divenuto realtà: una fonte di sapere sconfinato e facilmente accessibile, a portata di mano, senza che dovesse sprecare energie per leggere nelle trame dell'Akasha.
    Avrebbe dovuto chiederne di più -molto di più- ai suoi scienziati cervelloni.
    Una delle migliori cose che abbia creato l'uomo, oserei dire.
    Assolutamente.
    Rispose d'istinto, ancora imbambolato.
    Scosse la testa dopo l'intervento incomprensibile del gremlin, per riprendersi da quel viaggio onirico ad occhi aperti.
    Si battè le dita sulle labbra, pensieroso. Qualcosa non quadrava, sembrava troppo bello per essere vero.
    Che lo stesse prendendo in giro?
    E così, questo... Internet... Sarebbe la meta d'ogni uomo alla ricerca della conoscenza?
    Aveva abbastanza frainteso, e d'altra parte i punti pornografia e gattini da un orecchio entrarono e dall'altro uscirono.
    Non posso crederci.
    Lo disse più a se stesso che a Lazarus, a voler allontanare una cocente delusione dettata dal decadere di tutte le sue immense aspettative.
    Sarebbe stato un colpo troppo doloroso.
    Dev'esserci qualcosa sotto. Qual è la fregatura?
    Non dimentichiamo, inoltre, che Ariste era amico, compagno e collega di Zimmer, il Re delle truffe: aveva imparato da tempo che non è sempre oro, quel che luccica.
    E, in vero, non lo è quasi mai.

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    «La fregatura è l'anarchia.» rispondo con voce amara.
    Internet non è la meta d'ogni studioso: qualsiasi coglione può visitarlo e aggiungere nuovi contenuti. È una biblioteca che accoglie ogni cosa, dai testi degli scienziati agli scarabocchi dei bambini, e in cui ogni libro può essere imbrattato con commenti e annotazioni. Occorre molto giudizio per muoversi nel casino, e saper distinguere le informazioni meritevoli dalle stronzate.»
    Senza parlare dei troll, dei virus, dello spam, di wikipedia, delle imageboard, dei social network, e di mille altri concetti troppo complessi per poterglieli spiegare. Ma è affascinante anche così, no?
    Informazioni interconnesse: due parole, miliardi di possibilità. Il mio interlocutore, almeno, pare esserne rimasto affascinato.

    «Comunque, si da il caso che io abbia accesso all'Internet pur essendo su Endlos - i vantaggi dell'avere accordi con i Demoni-» dico con nonchalance, fissandomi le unghie.
    Nei miei primi giorni su Endlos, non avere una connessione è stata una sofferenza. Ora che l'ho, mi trovo a usarla molto meno di quanto credessi.
    Mi è difficile parlare via Skype con i miei vecchi amici. Sembrano così lontani da essere irreali. Tutte le loro preoccupazioni, i sogni, sono così... Stupidi e limitati.
    Sono un dirigente d'azienda in un mondo fantasy con mille nemici, oscuri poteri e Demoni come clienti.
    Davvero una volta mi accontentavo di vivere davanti a un piccì?

    «Potrei facilmente procurarmi un apparecchio che permetta anche a lei di visitarlo, se le interessa. E in cambio lei potrebbe rivelarmi chi è davvero, signor Ariste.» rialzo il capo, sorridendo come un gatto.
    Non lo faccio per generosità, è che... Sarebbe bello avere qualcuno con cui confrontarsi. Qualcuno che apprezzi la roba nerd, ma al contempo non sia così terrestre da essermi alieno. Cioè, ho sempre Gressil, ma lui mi ruba il pc solo per guardarsi Boston Legal.
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    La fregatura è l'anarchia.
    Così, il Mito dell'Internet iniziò a crollare.
    Internet non è la meta d'ogni studioso: qualsiasi coglione può visitarlo e aggiungere nuovi contenuti. È una biblioteca che accoglie ogni cosa, dai testi degli scienziati agli scarabocchi dei bambini, e in cui ogni libro può essere imbrattato con commenti e annotazioni. Occorre molto giudizio per muoversi nel casino, e saper distinguere le informazioni meritevoli dalle stronzate.
    Un labirinto irto di insidie, dunque, dove l'ambito tesoro della conoscenza viene custodito con abile ferocia dal mostro dell'ignoranza e della democrazia becera: questa era la vivida immagine che nacque nella mente dell'oplite, sempre immerso in pensieri profondi e nebulosi.
    Comunque, si da il caso che io abbia accesso all'Internet pur essendo su Endlos - i vantaggi dell'avere accordi con i Demoni-
    Una saetta attraversò gli occhi del Gerarca, che di scatto girò il capo verso Lazarus, con uno sguardo rinvigorito di nuova speranza.
    Potrei facilmente procurarmi un apparecchio che permetta anche a lei di visitarlo, se le interessa. E in cambio lei potrebbe rivelarmi chi è davvero, signor Ariste.
    Sul volto impassibile del greco si fece largo un ghigno furbo.
    Dita incrociate e mento su di esse, il signor Ariste sciorinò una serie di informazioni sulla sua identità.
    Il mio nome è Aristotelis, e, se questo non sollevasse tutti i tuoi dubbi, sono greco.
    Stranamente non si mosse dalla posizione assunta, quasi fosse finalmente stanco di girovagare come uno sciacallo.
    Ero un oplite, prima. Adesso sono un mercenario abbastanza pratico del mestiere.
    Si lisciò la folta barba, passando la lingua tra i denti.
    Bid'daum è un mio compagno d'armi, come avrai potuto immaginare.
    Rifletté ancora pochi secondi, facendo varie smorfie per l'improvvisato atto di pulizia orale in corso.
    Sono su Endlos da...
    Ecco, quella era una prova non indifferente per la sua memoria: ricordava benissimo il giorno in cui si risvegliò nello Yuzrab, sfuggendo alla morte solo grazie al mercante Eren; tuttavia, lo scandire dei giorni, dei mesi e degli anni era diverso dal sistema del suo mondo, per cui aveva sempre avuto problemi a calcolare l'esatto periodo di permanenza nel semipiano.
    Almeno tre anni, probabilmente quattro. Ho smesso di contare l'inseguirsi di giorno e notte dopo il primo.
    Confessò, ridendo.
    Prima il desiderio di ritornare in Grecia era un'ossessione, e ogni secondo passato coi piedi sul polveroso suolo di Merovish era quasi una tortura. Adesso, la sua terra natia era un capriccio lontano: se mai avesse potuto farci ritorno sarebbe stato certamente contento, ma non era più la priorità della sua vita.
    Questo è quanto.
    Aveva rivelato molto, in vero, ma erano pur sempre informazioni generiche che, chi più e chi meno, a Merovish un cospicuo numero di individui conosceva.
    Ma tornando a questo Internet...
    Alluse, sorridendo come un birichino che ha appena commesso una bricconata.
    Dove lo tieni custodito? E come potresti donarmi la chiave per accedere a questa enciclopedia eterea?

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    Quindi avevo ragione, è un europeo. La Grecia sta in Europa, giusto?
    Oplite, oplite... Come quelli di 300? Figata. Già me lo immagino con un mantello rosso e il petto depilato e unticcio, a urlare "per Merovish!" mentre agita una lancia.
    È anche un "compagno d'armi" del mio maestro. Cosa significa esattamente? Non ricordo di aver sentito il suo nome a Laputa, quando si parlava dei casini che Bid aveva fatto lì.
    La guerra civile. Il Sodalizio. Storie dell'orrore bisbigliate nelle locande.

    Mi è difficile non sorridere, quando Ariste domanda dove "custodisco l'internet". Mi ricorda troppo [una certa puntata di The IT Crowd].
    Ah, i nabbi! Ma lui è scusato, è vissuto qualche migliaio d'anni prima dell'Internet. Come diavolo passavano il tempo le persone in quell'epoca?
    Scopando molto più di me, immagino.

    «Per accedere all'Internet serve un apparecchio speciale. Un elaboratore elettronico.» spiego, mentre mi alzo in piedi. Le mani nelle tasche, mi dirigo pian piano verso Ariste.
    «Mi costerà un viaggio, uno scambio e un'anima.»
    Per la precisione un viaggio nel Pentauron, uno scambio al negozio di Skarn&Mirion, e un'anima a Yoma per poter incantare l'oggetto. Tutto molto semplice, ma anche estremamente costoso.
    «In cambio lei dovrebbe dirmi davvero chi è, signor Ariste. O, se l'informazione è tanto preziosa, ricambiare con qualcosa dello stesso valore.»
    Mi piazzo davanti a lui, un sorriso sornione sulle labbra.
    «È certo di voler avere un simile debito con me?»
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    Nessuna sorpresa se Lazarus sorrise: Ariste era abbastanza sicuro d'aver detto qualcosa di strano.
    Per accedere all'Internet serve un apparecchio speciale. Un elaboratore elettronico.
    Parole che suonavano serie e arcane. Il greco faceva del suo meglio per capire cosa intendesse il ragazzo.
    Mi costerà un viaggio, uno scambio e un'anima.
    Annuì appena, il Gerarca, con una faccia che sembrava dire ''ma certo, è naturale'', dissimulando conoscenze non reali.
    In cambio lei dovrebbe dirmi davvero chi è, signor Ariste. O, se l'informazione è tanto preziosa, ricambiare con qualcosa dello stesso valore.
    L'albino ghignò, vicino all'oplite.
    È certo di voler avere un simile debito con me?
    L'Eversore lo fissava, con le braccia incrociate al petto.
    Lo fissava profondamente.
    Senza muoversi d'un millimetro.
    Impassibile.
    Uno sguardo tagliente.
    Certo che no!
    Rispose, con voce squillante.
    Quantomeno il fuscello ci aveva provato, il che gli faceva parecchio onore, ma... Pretendere che il greco barattasse le sue generalità per un caduco accesso a della conoscenza corrotta?
    Curioso sì, scemo no. Era pur sempre un Gerarca, per Zeus!
    Non rappresenta uno scambio appropriato, per me.
    Increspò la fronte: ''spiacente!'' recitava stavolta la sua espressione.
    Non dimenticare che potrei anche chiedere a Bid'daum di costringerti a far tutto ciò senza che io debba ricambiare il favore in alcun modo.
    Le labbra mostrarono una dentatura perfetta, sotto un sorriso tagliente come pochi.
    Agitò poi una mano, distogliendo lo sguardo.
    Tuttavia, non hai di che preoccuparsi. Non sono solito agire così.
    Il che, ovviamente, non significava che fosse qualcosa totalmente al di fuori del suo modus operandi.
    Magari riuscirò a trovare qualcosa di interessante, chissà.
    Si grattò il mento, pensieroso: forse Lazarus avrebbe gradito parlare con Aìtné, in quanto spirito. In vero, Ariste stesso avrebbe potuto ricavarci ben più di un semplice elaboratore elettronico, in questo modo.

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    Retrocedo di un passo, scrollando le spalle. Beh, almeno ci ho provato.
    Inarco un sopracciglio alle sue successive minacce. Sinceramente, fatico a immaginarmi Bid nei panni del bulletto di strada.
    E se invece fossi io a chiedere al mio maestro chi è questo strano greco? mi darebbe qualche risposta?

    «"Qualcosa di interessante" andrà benissimo.»
    Un alto prezzo da pagare, in cambio di un premio indefinito. Non è un buono scambio, lo so, ma sappiamo entrambi che alla fine gli porterò comunque quel pc.
    Perché Ariste mi sta simpatico. Ma soprattutto, perché una persona così gelosa della propria identità deve essere molto potente, famosa e/o ricercata.
    E a me piace avere amici altolocati.

    «Beh, è stato un onore conoscerla, signor Ariste.»
    Mi decido finalmente a porgergli la mano, tutta pelle pallida e dita nodose. Un gesto di fiducia, più che una mera cortesia.
    (No, non la fiducia vera, quella mai. È più un "ok, ci siamo piaciuti, abbiamo degli accordi, vediamo di non fare gli stronzi. Nessuno dei due ci guadagnerebbe un granché.")

    «Mi farò risentire appena riuscirò a procurarmi il macchinario. Potrebbe volerci qualche settimana.»
    Nemmeno gli chiedo un modo per contattarlo: sarebbe un insulto alla sua riservatezza.
    Abbiamo conoscenze in comune. Non sarà difficile rintracciarlo.
    «A presto.»
    Un ultimo saluto e un cenno con la mano, prima di avviarmi verso l'uscita.
    La cortina di Tenebra mi segue come fosse un mantello. Alle mie spalle, le candele tornano a brillare.
    Ero venuto qui per cercare libri, lo so, ma ora il pensiero di tutta quella carta mi dà alla nausea.
    Non riuscirei a passare le prossime ore a esaminare scartoffie. Mi sento dentro una strana euforia che non mi lascia stare fermo; una voglia di fare Cose, di vedere Luoghi e di incontrare Persone.
    Voglio tornare a Laputa. So much work to do.
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    Edited by Zero - 3/9/2014, 15:03
     
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    "Qualcosa di interessante" andrà benissimo.
    Fortunatamente il ragazzo non insistette più del dovuto sulla questione, evidentemente conscio del fatto che non avrebbe ottenuto di più in tal maniera.
    Tra l'altro, far conoscere Aìtné ad un quasi perfetto sconosciuto era già un compenso ben congruo: non erano certo così tanti a sapere della sua esistenza.
    Beh, è stato un onore conoscerla, signor Ariste.
    Tempo di saluti, ordunque.
    Lazarus porse la mano al greco, senza diffidenza né remora, e l'oplite la strinse.
    È stato un piacere, Lazarus Lee.
    Certo, notando quanto fosse cianotica e scheletrica, l'Eversore si preoccupò di non serrare la presa: correva il serio rischio di rompergliela.
    Mi farò risentire appena riuscirò a procurarmi il macchinario. Potrebbe volerci qualche settimana.
    Il Gerarca sorrise, cordiale.
    Oh, fai pure con calma.
    Si trattava pur sempre di un passatempo, interessante di certo, ma nulla di indispensabile, per Ariste.
    Rispose annuendo al saluto dell'albino, squadrandolo mentre questi s'allontanava portando con sé quella oscurità che aveva regnato sulla sala.
    A presto.
    E sparì.
    L'Eversore restò fermo, in piedi e con le braccia conserte.
    Interessante il ragazzo.
    Già.
    Vuoi davvero presentarmelo alla prossima occasione?
    Non saprei, non sono davvero sicuro che sia una buona idea. Qualcosa però devo pur farla, per ringraziarlo, non credi?
    Credo che ci siano molti altri modi.
    Anche questo è vero. In ogni caso, Bid'daum ha fatto bene ad accoglierlo come allievo, potrà rivelarsi utile in futuro.
    Non ti facevo così opportunista.
    Non farmi la morale, Spirito. Sono certo che l'albino abbia pensato lo stesso.
    Non dico di no.
    Ovviamente. Beh, la nostra scampagnata è finita. Chissà cosa mi racconterà il Monocorno, dei suoi incontri con Lazarus.
    Ho come il sentore che non si tratterà di nulla di buono.
    Di certo! Andiamo, adesso.
     
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