[LAM] Roba da Aviatori

Le gerarchie... a Rhaziel non piacevano per nulla le gerarchie. Quando si era delle reclute bisognava sempre abbassare il capo davanti a qualcuno che era solo di un grado più in alto, anche se magari quello li era un idiota patentato. Per il mercenario erano le azioni a parlare, non gliene fregava nulla del resto: non avrebbe mai portato rispetto ad un inetto incapace che aveva paura a tenere in mano una pistola. Purtroppo però non vedeva nel futuro e visto che non conosceva il suo diretto superiore, doveva per forza incontrarlo e quindi quando venne chiamato, non poté fare a meno di muoversi.
Lasciò quindi il bancone e la compagnia di una bella ragazza, che a detta sua amava quelli con un occhio solo, e si diresse verso l’uscita della locanda... accorgendosi della seconda cosa che odiava più di tutte: la pioggia. Odiava anche l’avere un giaccone con un sacco di tasche, fondine e quant’altro, ma non aveva una cosa che al momento poteva tornare utile: un cappuccio. E poi che cavolo, per colpa dell’ufficiale simpaticone aveva perso l’occasione per sfogarsi un po’... e ci siamo capiti, ecco. In ogni caso eccolo li, a camminare sotto l’acqua, lanciando imprecazioni e sbuffi ogni due per tre.
Come al solito portava con se le sue armi, nessuna esclusa, quindi era anche normale che i pochi passanti (muniti intelligentemente di ombrello) lo guardassero abbastanza preoccupati... ma potevano stare tranquilli, visto che al momento non era ancora ubriaco. Finché il tasso alcolico restava basso, non si correva nessun pericolo... quasi, visto che la pazienza dell’orbo era molto esigua e farlo incazzare significava passare il fine settimana all’ospedale. Comunque, qualche tempo dopo eccolo arrivato a destinazione: si trattava di un posto che conosceva molto bene, visto che ormai era diventata la sua nuova casa... anche se in quella particolare zona non c’era ancora stato.
Ci mise un po’ a raggiungere l’ufficio, dovette anche chiedere indicazioni per non rischiare di sbagliare e solo dopo diversi minuti raggiunse il luogo indicatogli. Il senso dell’orientamento non era proprio il suo forte. Alla fine arrivò davanti alla porta e bussò un paio di volte, per poi entrare e fare due passi in avanti, richiudendosi la porta alle spalle.

Rhaziel...

Che diavolo si dice in questi casi? Il cognome probabilmente, ma lui non ne aveva uno... magari il grado, ecco quello l’aveva, ma non essendo abituato a queste cose si trovava un pochino a disagio. Qualche attimo dopo comunque provò a concludere la presentazione.

...a rapporto.

Magari adesso doveva assumere una posa rispettosa, ma rimase a fissare la figura di quello che doveva essere il suo superiore... e pareva un ragazzino. Stavano già partendo con il piede sbagliato, questo era poco ma sicuro.

Il soldato di ventura fissò quello che all’apparenza non era più che un ragazzino, Grifis era il suo nome... e di certo non si trattava di un nome nuovo alle sue orecchie. Ne aveva già sentito parlare, anche se di punto in bianco non si era saputo più nulla di lui. Ma adesso eccolo qui, davanti all’unico occhio di un ubriacone dal grilletto facile. Era quasi incredibile che uno con quella faccia così delicata, con dei gesti così leggeri da farlo apparire come una ragazzina... fosse a capo di un’armata di soldati. Sicuramente le apparenze a volte ingannavano, ma in questo caso era difficile credere a quel detto.
In ogni caso tra le parole scelte, Rhaziel sembrava proprio che avesse scelto quelle sbagliate: a rapporto. A rapporto di che? Non era mica in giro di ronda, non era neanche a caccia di qualche fuggitivo, semplicemente si stava facendo gli affari suoi in compagnia di una bella signorina... una ragazza che non doveva avere tutte le rotelle apposto, visto l’uomo a cui si era avvicinata. Magari era solo una in cerca di spillare i soldi a un idiota, ma anche li cascava male.

No è che...

Certo, poteva dirgli di aver sbagliato le parole, passando così per uno stupido che non sapeva neanche scegliere le parole giuste per presentarsi a un suo superiore. Però che cavolo, lui si trovava li perché questo ragazzino l’aveva fatto chiamare.

Mi sembrava che fosse stato lei a farmi chiamare.

Finalmente aveva fatto la cosa giusta, usando un gergo più adatto per una recluta come lui... anche se aveva la barba e un occhio solo non significava nulla, era comunque l’ultimo arrivato e quindi doveva per forza sottostare a certe regole.

Mercenario, cacciatore di taglie... ubriacone. Non penso ci sia molto altro da dire sul mio conto, anche perché non ricordo nulla del mio passato.

Preferì essere sincero una volta tanto, era convinto che con questo tizio le bugie non sarebbero servite a molto e quindi disse solo la pura e semplice verità. E per quanto al momento fosse sobrio, nei momenti liberi non faceva altro che bere... in un certo senso era stato un bene allontanarlo da quella locanda, altrimenti avrebbe perso i sensi come ogni sera.

Rhaziel non era il tipo che nascondeva le cose, non faceva come certe persone che tenevano per se i propri segreti usandoli come se fossero un fregio... quegli epiteti che aveva usato per descriversi non erano stati usati a caso, essi rispecchiavano davvero ciò che era, nel bene e nel male. Così quando il ragazzino iniziò a riparlare, ripetendo ciò che l’orbo aveva appena pronunciato, quest’ultimo non lo contraddisse... non vi era alcun motivo per farlo, visto che ciò era la pura verità.
Era un mercenario, lavorava finché lo stipendio era buono o almeno finché qualcuno non gliene offriva uno migliore... cacciava i fuggitivi non per giustizia, ma solo per riscuotere la taglia che pendeva sopra la loro testa. Era onesto fino a quando i soldi erano abbastanza, altrimenti poteva semplicemente cambiare datore di lavoro tradendo il precedente senza pensarci troppo. Il castano l’aveva fatto numerose volte, spesso a causa della sua inaffidabilità, ma adesso era cambiato tutto... c’era qualcosa di diverso in questo nuovo lavoro. Nonostante la paga non fosse così eccezionale, il pensiero di andarsene non era neanche passato nella sua annebbiata mente.

Amo combattere e amo il denaro, altrimenti non farei questo lavoro.

Rispose con sincerità il cacciatore, non era uno di quelli che si lamentava per il proprio impiego... grazie ad esso univa due delle sue più grandi passioni e di ciò non poteva proprio lamentarsi. Erano poche le cose che lo facevano stare bene come l’adrenalina che scorreva durante un inseguimento o uno scontro a fuoco, viveva per quello.

La gloria e la fama non mi interessano... ma finché mi pagate non fuggirò a nessun compito, non sono un codardo e non mi piace lasciare le cose a metà.

L’uomo fece quindi una pausa, aveva detto delle cose vere ma non era tutto... non erano solo i soldi a trattenerlo li. Aveva fatto una promessa e non voleva tradirla, quella donna l’aveva ammaliato e il solo pensiero di deluderla gli provocava una strana sensazione.

Ho accettato di essere il suo cacciatore, finché l’angelo mi darà fiducia io resterò qui.

Si trattava pur sempre di una paga, anche se era un qualcosa di meno materiale e quindi più delicato... bastava un piccolo errore per tradire quella fiducia, ma lui non aveva nessuna intenzione di abbandonare una creatura angelica... l’aveva già atto e le conseguenze furono terribili.

Per quanto le sue scelte ultimamente fossero incomprensibili, Rhaziel non se ne pentiva neanche un po’. Aveva scelto lui stesso di cambiare, non era stato costretto e Drusilia gli aveva dato la spinta giusta per permettergli di fare quell’importante passo in avanti... dando così il via alla svolta che avrebbe di sicuro migliorato la sua vita, ora che aveva uno scopo da perseguire. E per una volta tanto si trattava di uno scopo nobile, niente di futile o materiale.

Sicuramente.

Commentò il castano fissando con il suo unico occhio il ragazzino che aveva davanti... sapeva bene che quello non era un pivellino qualunque, ma vedendo quanti pochi anni dimostrasse non poteva fare a meno che appellarlo con quel vezzeggiativo, tenendolo comunque al sicuro nella sua mente. In ogni caso il superiore continuò a parlare, specificando per bene alcune cose... come ad esempio il fatto che la rinuncia a quell’incarico non doveva dipendere da motivi economici. Il mercenario fece comunque un cenno d’assenso, ma anche lui poco dopo scelse di ribadire e specificare alcune cose.

Te l’ho detto, per quanto ami il denaro... io resterò qui finché Lei avrà bisogno di me.

Fece una piccola pausa, per poi continuare.

Drusilia è una donna forte e sa scegliere nel modo giusto, se farò qualcosa di sbagliato non esiterò a farmi giudicare dalla sua spada.

Concluse, sperando di essere riuscito a ribadire il concetto. Aveva lasciato il suo destino nelle mani dell’Angelo e solo lei poteva decidere cosa farne, ma finché ne avesse avuto bisogno... poteva stare certa che Rhaziel non l’avrebbe mai delusa.

L’occhio si posò per un attimo su quella mano tesa, da quant’era che non stringeva una mano? Neanche se lo ricordava, non sapeva neanche il motivo che l’aveva spinto a rifiutare simili contatti... ma adesso era diverso. Non si trattava più di semplici rapporti di lavoro legati soltanto al vile denaro, in quel semplice gesto c’era molto di più, era un qualcosa che univa un gruppo di Aviatori che lottava per lo stesso identico obiettivo e ideale: Drusilia Galanodel.
Rhaziel sollevò quindi lo sguardo in direzione degli occhi dell’altro, allungando poi la sua mano guantata di cuoio verso quella tesa, stringendola a sua volta. Nello stesso istante una leggera brezza soffiò nell’ufficio, sembrava quasi che qualcuno approvasse quel semplice gesto... così carico di significato.

Non dimenticherò e sarò implacabile contro chi vorrà muoversi contro di noi, contro la nostra Signora.

Lo sguardo del castano era determinato, non vi era nessuna esitazione nelle sue parole, segno che credeva veramente in quel che stava dicendo. Alla fine quindi non vi era molto altro da dire, quella conversazione sembrava molto simile ad una prova e il mercenario l’aveva appena superata a pieni voti, stando al tono e alle parole usata dal superiore.

Se non c’è altro, chiedo di potermi congedare.

Concluse infine riportando il braccio lungo il fianco... quando non sapeva cosa dire si sentiva un po’ a disagio, quindi preferiva lasciare spazio e tornarsi ad occupare dei fatti suoi. Chissà, magari quella fanciulla era ancora alla taverna.