Cavie da Laboratorio

[Aurora Occidentale]

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    Un ronzio distante -come il flebile rumore bianco di un'interferenza- si fa lentamente strada nel buio dell'incoscienza, accompagnando il giovane nel suo ritorno al mondo reale; forse, visto il piccolo villaggio da cui proviene -isolato sull'isola di Berjaska-, Brost non è pratico di tecnologia e diavolerie affini, e non capisce bene che sta accadendo, ma qualcuno ha appena stabilito un contatto radio con.... ovunque sia il luogo dove si trova.

    « Uno... Due... Tre... Prova! Prova! »

    La voce ormai nota -e fastidiosa- del Dottor Blue echeggia da qualche parte sopra la sua testa, intontita dai postumi dei sedativi, e nel rinvenire sollevando le palpebre pesanti, il ragazzo si sarebbe ritrovato sdraiato a faccia in giù su di un freddo pavimento di metallo bianco -libero dalla trappola della sedia di prima-, e mettendo a fuoco la vista avrebbe riconosciuto i contorni della propria spada, deposta per terra davanti a lui.

    « Uno... Due... Robb? Ehi, Robb! Sei sveglio? »

    Era in un'altra stanza, adesso, una grande stanza bianca,
    con mura e soffitto di metallo: niente porte e niente finestre.
    Chiuso in una scatola - come un topo in trappola.

     
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    zzzzz

    Mhh...


    Il pavimento è...scomodo...
    ...e freddo...
    ...e c'è...qualcosa...che ronza...
    ...ma...non sembra...un insetto...

    « Uno... Due... Tre... Prova! Prova! »

    !!

    Come un pugno nello stomaco, la voce del dottore, mi fa ricordare dove sono, o meglio dov'ero prima, e a questo ricordo si unisce quello della puntura, del sonnifero, e del perché il mio corpo fa non poca resistenza anche solo all'aprire gli occhi.

    Ancora pavimento bianco.
    Solo, ma con la voce del dottore senza però vedere lui...
    E io questa volta sono pure stato lasciato sul pavimento come fossi un cadavere...
    Beh, almeno non sono legato come un salame.

    Oh, la mia spada!

    Faccio una forza incredibile per ruotarmi sul pavimento in modo da trovarmi a pancia in su, giusto per guardare il soffitto di metallo e notare che non ci sono né porte né finestre nella stanza dove mi trovo.
    Cioè...sicuramente ci sono, ma non si vedono, altrimenti come accidenti mi hanno messo qua dentro?

    « Uno... Due... Robb? Ehi, Robb! Sei sveglio? »

    Sospiro.
    Ormai ha deciso che mi chiamo Robb e non ne vuole sapere...

    Muovo la mano destra fin sopra la mia testa, verso la mia spada, cercandone il fodero per afferrarlo e portarlo verso di me, quasi come volessi proteggerlo.
    Poi cerco di parlare con la voce un po' alta per farmi sentire, anche se non riesco a prendere respiri profondi, e quindi parlo in modo strano, spossato...

    ...sì, sì: ci sono...
    ...credo...
    E dove...dove sono?


     
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    Lentamente -ancora frastornato-, il giovane Brost rinviene sul freddo pavimento dell'ennesima camera di metallo bianco, che gli fa da prigione; si sforza di muoversi, con fatica rotola da un lato per ritrovarsi pancia all'aria, e contempla perplesso il liscio soffitto, da cui spuntano accecanti i coni di luce dei faretti: niente porte e niente finestre in vista. Strano.

    ...sì, sì: ci sono...
    [size=]ribatte il ragazzo dopo un momento, allungando il braccio verso la spada[/size]
    E dove...dove sono?

    « Sei sul tuo banco di prova, ragazzo. »
    risponde laconica la voce del Dottor Horrible
    « ...e se fossi in te, non me ne resterei a terra a poltrire. »

    Un leggero ronzio si diffonde nell'aria, un sibilo proviene dai pressi di una delle pareti, e... in quel momento, un'ombra si profila sul prigioniero, ancora sdraiato per terra; qualcuno torreggia su di lui, e anche se gli istanti sono concitati, non è troppo difficile riconoscerne i lineamenti: la pelle glabra del cranio, gli arti allungati e ossuti, e i lineamenti a stento umani del suo viso non sarebbero stati del tutto nuovi allo spadaccino.

    Dopotutto, quando è uscito vincitore dallo scontro con la pattuglia del Laccio Nero nel bosco di Undarm, ha già visto chiaramente e da vicino come è fatto un Mutaforma... e quello lì è identico a quello propostosi a lui e al Goblin come guida per raggiungere il confine - eccetto per il fatto che Velo non brandiva un'ascia, levata sopra la testa e pronta a calare sul suo cranio dall'alto, per aprirlo a metà come un cocomero!

    Ma non c'è tempo per fare domande né per stare a guardare negli occhi la creatura in cerca di una risposta a quel comportamento: si può solo reagire e cercare di sopravvivere.


    Dal momento che sei rimasto sdraiato per terra, ti sei reso vulnerabile ad un attacco: un colpo d'ascia che piove dall'alto, diretto alla tua testa; puoi considerarlo una tecnica fisica di livello Basso.
     
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    Il mio banco d--

    zzzzzzzz

    Uh?

    Alzo la testa in cerca della fonte di questo fastidiosissimo sibilo.
    Giusto in tempo per notare un coso molto simile a Velo che mi sta in piedi vicino alla testa...

    Con in mano un'ascia!
    Che muove verso la mia testa!!

    L'unica cosa che riesco a fare è portare in avanti la spada guardando con attenzione la grossa lama che si avvicina verso la mia faccia.
    Tengo la mano sinistra sull'elsa della spada, mentre apro un po' la destra piegando leggermente il braccio in modo da inclinare la posizione dell'arma e favorire lo scivolamento dell'ascia verso quella direzione.

    Il colpo si schianta sulla mia spada, superando il fodero artigianale e bloccandosi sulla lama della spada sulla quale poi inizia a scivolare andando verso il terreno.
    Questo scivolamento, oltre a finire di squarciarmi il fodero, estrae la spada facendomela avere pronta all'uso.
    Uso che non tarda ad arrivare.
    Infatti cerco di sfruttare il vantaggio tempistico dovuto a questa fortunosa parata per sferrare un semplice rapido fendente all'altezza dei gomiti del tipo, con lo scopo di fargli perdere la presa su quella grossa ascia, e se magari perde anche parte della capacità di usare le braccia è meglio.

    Poi, seguendo la spinta del fendente orizzontale dal mio punto di vista, rotolo sul mio fianco sinistro trovandomi nuovamente a pancia in giù. Ma questa volta non perdo tempo e piego le gambe facendo spinta con le braccia per alzarmi in piedi e fare un passo indietro per poter avere più tempo per eventualmente fare qualcosa se, quando, il coso mi riattaccherà.

    Quel colpo d'ascia non è stato bello per le mie spalle e mi ha distrutto il fodero della spada, ma almeno ha ottenuto il risultato positivo di svegliarmi come si deve.

    Stato fisico: Praticamente ottimale, solo un po' di senso di spossatezza ai muscoli delle braccia.
    Stato psichico: Tutta questa situazione è insana, ma almeno ho la mia spada: devo solo riuscire a sopravvivere a quel coso là.
    Mana: 95%
    Equipaggiamento:
    Spada; Tenuta con la mano sinistra.

    Poteri Passivi:
    ~Swordsman Mind~Riflessi migliorati

    Tecniche ed Abilità usate:
    Parata
    Che dire? Fin da quando era ragazzino, Brost ha dovuto far fronte ad ogni sorta di imprevisto. E spesso questi imprevisti gli arrivavano contro con rapidità e consistenza non indifferenti. E il ragazzo ha imparato che impedire la corsa di qualcosa in arrivo è il primo e miglior modo per evitare che quel qualcosa impatti contro le proprie parti del colpo. Così la tecnica è questo: non importa quale sia il colpo o l'oggetto in arrivo, purché sia fisico e concreto: Brost metterà la sua spada nella traiettoria facendo forza per evitare che gli arrivi addosso, con tutto quello che ne consegue.
    Se le condizioni lo richiedono i nervi e le fibre muscolari saranno più svelti, consentendo di bloccare oggetti più rapidi o colpi più forti.
    Consumo: Variabile, utilizzato Basso

    Riassunto:

    1. Mi accorgo del mutaforma che attacca e mi difendo quasi istintivamente.

    2. Sfruttando lo squilibrio che spero di aver creato do un fendente alle sue braccia.

    3. Mi alzo e mi porto un poco più lontano, per quanto le dimensioni della stanza lo permettono.


     
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    Il mio banco d--

    La frase non giunge al termine: il maldestro attacco del Mutaforma piove dall'alto su di lui per porre fine alla sua giovane vita, ma Brost è più veloce e più fortunato, e... in qualche modo, più pronto e reattivo a tutto questo: l'adrenalina, le lame che danzano, i muscoli che si contraggono, il sangue che sgorga... in un modo che sfugge alla sua stessa comprensione, il giovanotto ha una fluidità e sicurezza nei movimenti che tradisce l'abitudine data da una lunga esperienza sul campo di battaglia (ma questo non può essere possibile: non è mai uscito prima dalla placida noia della sua isola) - o da un inquietante talento naturale

    La spada dell'umano intercetta la testa affilata dell'ascia che stava calando sul suo viso, l'impatto apre una tacca nel legno della guaina, e la scure vi resta incastrata, prima che -con perizia- il buon Gambalunga ne sfrutti lo stesso impeto del colpo per defletterlo e -al contempo- spogliare la propria lama dal suo fodero ormai distrutto; pronto a reagire all'aggressione, Brost vibra un tondo alle braccia di Velo da ancora coricato mirando e mentre un grido di dolore si leva dalla gola dello Shapeshifter, l'umano sfrutta quello slancio per rotolare su di un fianco.

    Rimessosi in piedi con un movimento rapido e fluido, lo spadaccino arretra per prendere le distanze più che può: la stanza bianca è grande e luminosa, così Brost riesce facilmente a mettere quasi una decina di metri tra sé e Velo, ma... tutto quell'algido chiarore non fa altro se non risaltare con ancora più violenza e vivacità il rosso del sangue che fluisce copioso dai tagli che l'altro ha subito.

    E' uno sguardo torvo e tagliente quello che l'altro prigioniero lancia all'umano, e dalle labbra pallide e tremanti vengono fuori solo mugolii sofferenti e disarticolati, ma le braccia sono compromesse, Velo non è un guerriero, e l'ascia cade sul pavimento con un tonfo -troppo pesante per poterla brandire-, tanto che è costretto a trascinarla mentre arretra goffamente.

    « Accipicchia, Robb! Sei un vero portento! Davvero impressionante! »
    commenta compiaciuta la voce del Dottor Blue dall'interfono
    « Scommetto che puoi arrivare molto lontano! ...ora, però, finiscilo:
    si è rivelato decisamente inadeguato, e non ci serve. »


    « No! No! Sono ancora in grado di battermi! »
    piagnucola il condannato, sbiancando mentre sulla sua faccia appare il terrore
    « Posso combattere... posso combattere... »

    Ma la sua voce diventa un disarticolato lamento di dolore quando si china per costringersi a sollevare la sua arma: le gambe malferme gli tremano per la paura, il sangue gocciola dalle braccia ferite, e il suo volto luccica di sudore e lacrime. Cosa può renderlo così disperato? E, soprattutto, cosa puoi fare tu? Obbedire all'esortazione del dottore, o cercare un'altra via... ma anche in quel caso: cosa potresti mai fare? Dopotutto, siete bloccati in quel cubo bianco come topi...

     
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    ...ora, però, finiscilo...

    La mia espressione rimane impassibile, ma sono sicuro che le mie pupille diventano poco più grandi della capocchia di uno spillo.
    Guardo l'altro mentre si costringe a tirar su l'ascia con le braccia come gliele ho ridotte.

    Non è una creatura simile a Velo: questo È Velo.

    Abbasso lo sguardo.
    Abbasso lo sguardo e chiudo gli occhi.

    Mi serve una soluzione.
    Ma di qui non so neanche da dove si potrebbe uscire per fuggire...
    Bisogna che io e quel mutaforma...

    Mutaforma..?

    Velo.

    Tu sei un mutaforma, dico bene?

    Quindi sai modificare il tuo aspetto.


    Così dicendo alzo lo sguardo.
    Un sogghigno beffardo è ben visibile quando torno ad averlo nel mio campo visivo, nel suo cercare di essere...cosa, poi?!
    Idoneo?
    Ma per cosa?!


    Non aspetto realmente una sua risposta, perché appena mi accorgo che ha recepito la domanda che gli ho fatto, scatto in avanti riportandoci ad essere a poco più di un metro di distanza, con la mia mano sinistra che tiene la spada ben sopra la mia testa, ben in vista e pronta per essere calata su di lui.

    Allora puoi anche sembrare...

    Ma non è la spada ad essere mossa: un pugno, un diretto, mira a sfracellarglisi contro il naso e farlo rovesciare all'indietro come un bambolotto di quelli da prendere a pugni a volontà.

    Un cadavere?

    Se il pugno va a segno io mi limito ad arretrare un attimo.
    Arretro e sto ritto, con la spada pronta ma tenuta bassa, mentre lo guardo.

    Appena si alzerà, e mi vedrà, potrà notare che il mio sguardo non è più quel ghigno malefico.
    La bocca è comunque tenuta con i denti ben in vista in una presa in giro di un ghigno malefico, ma con gli occhi lo osservo in modo compassionevole.
    Alzo anche il sopracciglio sinistro, cercando di fargli capire che la mia era davvero una domanda, che richiede davvero una risposta.

    Mi abbasso leggermente, dando l'idea di star preparando chissà quale formidabile assalto, per prendere tempo senza darlo a vedere.

    Ti prego: rispondi.

    Stato fisico: Non ho tempo di preoccuparmi delle sensazioni di lieve stanchezza del corpo!
    Stato psichico: Uccidere Velo?! Ci deve essere un'altra soluzione.
    Mana: 95%
    Equipaggiamento:
    Spada: tenuta con la mano sinistra.

    Poteri Passivi:
    ~Swordsman Mind~Riflessi migliorati

    Tecniche ed Abilità usate:
    NESSUNA

    Riassunto:
    1. Quello che dice il dottore mi mette non poco in agitazione, e prendo qualche secondo per pensare.

    2. Parlo a Velo mentre gli sferro un diretto in pieno volto, sperando che capisca.

    3. Prendo distanza e prendo tempo fingendo di starmi mettendo in posizione per ucciderlo.


     
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    Sono sorpresa e raccapriccio ciò che si specchia negli occhi del giovane Brost, eppure -mentre china il capo impotente- c'è ben poco che può fare in quella situazione: ribellarsi sarebbe in linea con la sua indole, ma quel simpaticone di Blue -al di là dei modi affabili- ha più volte lasciato intendere di avere il coltello dalla parte del manico, e pertanto... “qui prodes?” Che, per chi non si intende di locuzioni latine, significa “a chi gioverebbe?”: quella scelta gli causerebbe di sicuro qualche rappresaglia – e, naturalmente, non aiuterebbe Velo.

    No... non va bene... non gli servono altri problemi (ché essere stato narcotizzato, rapito, imprigionato con un collare al collo, e pure inscatolato in una stanza bianca è già troppo); gli occorrono soluzioni, e così comincia a pensare a qualcosa... ma che possono mai fare un ragazzino con una spada e una mozzarella glabra che cambia aspett... Aspetta.

    Velo. Tu sei un mutaforma, dico bene?
    domanda di getto Brost – fin troppo ingenuamente
    Quindi sai modificare il tuo aspetto.

    Quando Velo solleva lo sguardo sporco di lacrime su quell'umano che blatera ovvietà rimane interdetto; sulle prime, crede che sia la vista appannata a dargli le traveggole, ma non appena le terge via con il dorso della mano -e un angolo di stoffa della manica che non sia sporco di sangue-, comincia a pensare che sia semplicemente quel tipo ad avere qualcosa che non va. Perché diavolo sogghignerebbe come un pazzo, se no?

    Non ha nemmeno il tempo di domandarselo, che quello scatta in avanti, contro di lui: ha la spada nella destra, levata in alto e pronta a calare.... ma lì resta; invece, è la mancina a colpire, rompendogli il naso.

    Allora puoi anche sembrare... Un cadavere?

    Colpito in pieno, lo Shapeshifter incespica all'indietro e va giù come un sacco di patate, premendosi una mano sulla faccia per arrestare l'epistassi; ha una faccia shockata mentre fissa quell'umano con occhi sbarrati, ed è con una furia più convincente del sorrisino posticcio di Brost che si costringe a rimettersi in piedi -tirandosi dietro l'ascia- prima di buttarglisi contro con uno slancio goffo e facilissimo da evitare, solo per mormorare un sussurro mentre gli passa casualmente accanto...

    « Si... Posso... »

    ...prima di inciampare nei suoi stessi piedi e finire nuovamente a terra, rigirandosi sulla schiena e piagnucolando pietà mentre arretra strisciando come un miserabile verme pusillanime.

     
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    Ha!
    Haha!


    La recita ha inizio.
    Mi muovo lento, lateralmente rispetto a Velo, mentre guardo il pavimento tra me e lui, controllando la distanza che ci separa.
    La spada, bassa, sfiora il pavimento con la punta producendo un lievissimo stridio metallico.

    Hai sentito cos'ha detto il dottore?

    Mi fermo.
    Alzo lo sguardo verso di lui, lentamente.
    Mi prodigo in uno sguardo omicida mentre parlo con la voce bassa, ma perfettamente udibile:

    Sei inadeguato per uscire di qui.

    Subito dopo, quasi a volerlo prendere di sprovvista, scatto avanti.
    Come prima, ma lo scatto è più veloce, più basso, e la spada pronta.
    E questa volta la uso.

    Arrivo sotto di lui che regge quella pesante arma rimanendo leggermente sulla destra, in modo che la spada sia la prima cosa che possa arrivare contro di lui.

    In quel momento mi raddrizzo, tirando la spada a me con la lama che dovrebbe incontrare il fianco del mutaforma. I movimenti successivi sono precisi ed implacabili: dopo avergli affettato il fianco, dove c'è l'anca e quindi dove non potrei incontrare organi vitali, sollevo la mano assestandogli un montante nel pieno del mento per fargli alzare la testa.

    Arretro di un passo, prendendo la spada con entrambe le mani e muovendomi alla stregua di un guerriero con anni ed anni di esperienza sulle spalle.

    Ed è qui che il mio allenamento con la spada mi torna utile.
    In questo momento ringrazio di aver studiato anatomia.
    È muovendo la spada, ora, che so perfettamente dove sono i punti vitali di un essere umanoide come Velo.

    Ora.

    Tutti i miei fendenti, ogni rotazione e lacerazione, mira a colpire l'inerme corpo del mutaforma dove non lo posso uccidere.
    Uno, cinque, dieci colpi di spada fatti per andare a tagliare la carne di quel poveretto.
    Affettargli le cosce, lasciargli grossi segni sulle spalle, fargli colar sangue dai fianchi, ed il tocco finale: un fendente diagonale che dovrebbe recidere in pieno il petto dell'altro lasciandogli una grossa ferita diagonale.

    Un colpo mortale, certo.
    Se non fosse che faccio in modo che la spada colpisca solo con la punta, non potendo arrivare quindi a nient'altro che toccare le ossa della gabbia toracica.

    Quando ho finito mi giro.

    Non devo guardare la mia preda.

    Alzo la spada e la abbasso rapidamente di lato per schizzare da una parte il (poco) sangue che dovrebbe aver imbrattato la lama.

    Io ho fatto.

    Stato fisico: Ottimale.
    Stato psichico: La mia recita sembra essere andata benissimo.
    Mana: 55%
    Equipaggiamento:
    Spada: tenuta con entrambe le mani.

    Poteri Passivi:
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    Colpo Mirato
    La tecnica di Brost che più si avvicina alla perfezione (secondo Brost). Concentrandosi al limite delle sue capacità e focalizzando il punto che deve colpire, il ragazzo sarà in grado di sferrare un solo ed unico fendente di spada, talvolta tenuta con entrambe le mani ma senza cambiare minimamente l'effetto, che racchiude in sé tutti gli allenamenti del ragazzo, tutte le botte che ha subito, tutte le notti passate a perfezionarsi.
    Il Colpo Mirato così sferrato ha una precisione praticamente millimetrica in condizioni statiche e ugualmente incredibile in situazione di movimento, mantenendo una precisione ed una potenza senza pari.
    Consumo: Critico

    Riassunto:

    1. Inizio la mia recita per inscenare un omicidio in grande stile.

    2. Mi scaglio contro di lui colpendolo con la spada ed un pugno per far finta di confonderlo.

    3. Arretro e sferro numerosi fendenti a parti del corpo non vitali.

    4. Concludo con un Colpo Mirato per essere preciso al millimetro

    EDIT: sistemate parti del parlato in modo che si riconoscano di più.



    Edited by .Dark_Side. - 21/9/2014, 08:24
     
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    Fiducioso nella potenziale -teorica- riuscita del suo piano, Brost si premura di approntare i preparativi alla messinscena: cercando di non dar troppo nell'occhio, mette tra sé e Velo -che si rialza dopo esser stato rovesciato a terra- la distanza che gli serve, finge col volto e con lo sguardo di voler partecipare al gioco della sopravvivenza del più forte, e -intanto- la lama si prepara a colpire.

    Ha! Haha! Hai sentito cos'ha detto il dottore?
    sbotta sprezzante, perché la faccenda sembri diventata una questione personale
    Sei inadeguato per uscire di qui.

    Poi, il giovanotto scatta in avanti -rapido, veloce, preciso-, vibra un fendente prima e un pugno subito dopo... ma quello è solo l'inizio, il segnale per alzare il sipario ed effettuare l'esecuzione di una fitta sequenza di colpi di spada mirati: affondi a cosce, spalle, fianchi... e un fendente in diagonale che squarcia il petto dello Shapeshifter, lasciandolo ad accasciarsi al suolo metallico di quella camera blindata, in una pozza vermiglia che si allarga con la stessa pigra lentezza con cui l'incarnato di Velo si fa sempre più cianotico.

    L'esecuzione dello sconfitto è stata veloce e sufficientemente spettacolare;
    la performance dell'altro prigioniero nei panni di un cadavere è parimenti ben riuscita,
    perciò... chi può essersi accorto della farsa?

    Io ho fatto.

    I secondi di silenzio si dilatano e accumulano fino a divenire lunghi ed estenuanti minuti;
    tuttavia, da sopra la testa di Brost, gli altoparlanti da cui il Dr.Blue gli ha parlato restano muti:
    che ci sia qualcosa che non li ha soddisfatti...?



    « ...ora, però, finiscilo... »
    aveva detto al microfono collegato con l'altoparlante
    « ...si è rivelato decisamente inadeguato, e non ci serve. »

    Li aveva catturati insieme -il giovanotto e il Mutaforma-, eppure a prima vista non gli era parso che avessero chissà quale profondo rapporto; certo, da qui ad ordinargli di uccidere uno sconosciuto a sangue freddo c'era comunque un abisso, e forse era stato un po' brutale da parte sua mettere Robb davanti a quella scelta, ma... ciò a cui lo stava sottoponendo non era un mero test fisico, ma anche psicologico: il Dr. Blue voleva vedere come reagiva il campione in condizioni di stress, in che modo se la cavava sotto pressione la sua cavia favorita, il suo schema di ragionamento in situazioni estreme, e...

    Anche se si trattava appena di un ragazzino dall'aria sprovveduta, lo Scienziato ne ammirò la compostezza con cui accolse quel comando; tutto il contrario dello Shapeshifter, che cominciò a piagnucolare come una signorina.

    Osservandoli da tutte le angolazioni possibili alle telecamere nascoste -che proiettavano scene e controcampi su diversi schermi nella sala di controllo-, ad Harry non era sfuggito il lampo disperato che aveva attraversato per un istante il volto impassibile di Brost, eppure il ragazzo non aveva emesso un fiato in protesta – e questo gli piacque:
    saper mantenere la calma -foss'anche solo una calma apparente- era sempre una buona cosa. E Robb aveva una discreta faccia da poker.

    Velo. Tu sei un mutaforma, dico bene? Quindi sai modificare il tuo aspetto.
    Allora puoi anche sembrare...un cadavere?

    « Si... Posso...»
    Ha! Haha! Hai sentito cos'ha detto il dottore?
    Sei inadeguato per uscire di qui.


    ...peccato che i collari dei prigionieri fossero dotati di cimici-spia e dispositivi ricetrasmittenti -oltre che di una micro-carica di esplosivo con innesco a distanza all'altezza della carotide-, e che da quello scambio di battute fosse alquanto facile capire cosa fosse balenato in mente al giovincello di Berjaska; quel che avvenne dopo, gli studiosi in sala lo osservarono nel più assoluto silenzio: lui, assorto e imperscrutabile dietro le lenti degli occhiali; gli altri due assistenti, con stizza crescente verso quel ragazzino che pensava di raggirarli così.

    Io ho fatto.

    « Ma sentilo! Vuole fregarci! Ma chi si crede di essere?! »
    sbraitò adirato un uomo di mezz'età - come gli altri, in camice bianco
    « Ora gli facciamo saltare il collare, così impara! »

    « Facciamo saltare prima quello del Mutaforma! »
    propose il secondo assistente -più giovane, e biondo- con un certo sadismo
    « Deve capire quanto è inutile ogni tentativo di ribellarsi! »

    « Non farete un bel niente. »
    li ammonì calmissimo il Dr. Blue, ancora concentrato sugli schermi

    « Ma...! Capo! »

    Gli attendenti accennarono un moto di protesta, ma -al contempo- ritrassero cautamente le grinfie dal telecomando di cui il loro superiore gli aveva appena interdetto l'uso; per quanto potesse apparir tranquillo all'apparenza, tutta l'equip dell'Enclave sapeva che c'era un motivo oltre all'assonanza, se -di nascosto, alle sue spalle- lo avevano tutti ribattezzato Dottor. Horrible.


    « Ha barato. »
    assentì il Ricercatore, sciogliendo la posa statica per prendere il microfono
    « ...mi piace: vuol dire che usa il cervello. »

    Nessuno dei presenti osò replicare o contraddirlo,
    e -con i soliti modi affabili- Harold pigiò il pulsante e azionò l'interfono.




    Dopo un silenzio che dura fin troppo, il ronzio del microfono si attiva, e il canale di comunicazione si apre; dall'altra parte, il Dottor. Blue si schiarisce la gola e -finalmente- ti da qualche segno di vita.

    « Eccomi: ci sono! Scusa Robb: stavo facendo merenda. ♥ »
    cinguetta gioviale la voce disincarnata del medico
    « Molto ben fatto, comunque! Direi che possiamo passare al secondo test. »

    Un pannello metallico -nella parete di pannelli metallici alla tua destra- scivola di lato, mostrandoti il vano rettangolare di una porta, un passaggio che si immette in quel che sembra un lungo corridoio buio; a quanto pare il tuo piano è andato a buon fine, e ora ti stanno dicendo di lasciarti Velo alle spalle e che...

    « Devi proseguire da quella parte. »

    ...verso l'ignoto.

     
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    Silenzio.
    Io rimango in posa, aspettando che il dottore mi dia qualche segno di assenso, qualcosa per farmi capire che va bene quello che ho fatto.

    Ma non succede niente.

    Non si apre una porta, non si sente la sua voce, non vedo nessuno.
    Che abbia notato la mia farsa?

    Mi volto leggermente per guardare Velo.
    Sembra davvero morto.

    Che ci sia qualcosa che controlla le funzioni vitali e gli permette di sapere se è morto davvero?
    Bah!
    Non credo che la tecnologia sia capace di cose simili...

    Mentre mi metto in una posizione più rilassata sento il ronzio che preannuncia-
    « Eccomi: ci sono! Scusa Robb: stavo facendo merenda. ♥ »
    La voce del dottore.

    Merenda?!
    A quest'ora?
    Ma...effettivamente...
    Che ora è?

    Lui mi fa i complimenti dicendo che si può passare al secondo test, ed in quel momento una parte della parete alla mia destra si muove esattamente come aveva fatto il pavimento per far uscire lo sgabello del dottore, prima...
    Però questa volta non esce niente: le lastre metalliche si spostano lasciando lo spazio necessario ad una persona per passare ed entrare in un corridoio oscuro.

    « Devi proseguire da quella parte. »

    Cazzo.

    Abbasso lo sguardo verso Velo, poi guardo la porta.
    Lentamente mi avvicino a lui, chinandomi sull'ascia e prendendola:
    Appena puoi fuggi via.
    Roteo l'arma con la mano, saggiandone il peso e verificandone l'affilatura
    Corri.

    Non stare mai fermo.

    Alla fine lascio cadere l'ascia da una parte, allontanandola dal mutaforma, e mi rialzo guardando il buco nella parete.

    Un lieve sospiro gonfia il mio petto mentre scavalco il cadavere e mi addentro lungo quel corridoio senza luci.

    Stato fisico: Ottimale.
    Stato psichico: Qui le cose si complicano...
    Mana: 55%
    Equipaggiamento:
    Spada: tenuta con la mano sinistra.


    Poteri Passivi:
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    Tecniche ed Abilità usate:
    Niente.

    Riassunto:
    1. Aspetto qualche conferma dopo la recita.

    2. Trasalo quando mi viene detto di abbandonare la stanza.

    3. Facendo finta di controllare l'arma di Velo gli dico di fuggire.

    4. Mi dirigo attraverso la porta nella parete.


     
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    Appena puoi fuggi via.
    sussurri all'altro prigioniero, chinandoti su di lui per recuperare l'ascia
    Corri. Non stare mai fermo.

    Contrariamente a quanto gli hai appena suggerito, Velo resta immobile a fare il morto, e -con un po' di riluttanza- te lo lasci alle spalle; giunti a questo punto, puoi solo sperare con tutto il cuore che il Mutaforma se la cavi in qualche modo da solo, d'ora in avanti: dopotutto, per lui non puoi fare niente altro se non quello. Quanto a te stesso, invece... oltre ad abbandonare la scure da una parte -e sentirla sferragliare orribilmente quando rimbalza sul pavimento di metallo-, non ti resta che pregare la tua buona stella, e muoverti infine lungo la via che ti è stata indicata.

    Il tunnel è completamente buio, ma qualcuno sembra aver disposto per te una pista da poter seguire: per terra davanti ai tuoi piedi, alle pareti che stai fiancheggiando, e anche sul soffitto sopra la tua testa, delle lucette fluorescenti di un vivido colore verde sembrano volerti indicare la via... sono come puntini di una linea tratteggiata, che si oscurano non appena li superi, in un muto invito ad andare avanti senza più guardarti indietro.

    Non sai dire quanto tempo trascorri così, seguendo le luci e percorrendo quel limbo tenebroso, ma alla fine il nero del corridoio termina in un luminoso quadrato bianco: l'uscita dal tunnel, l'ingresso all'ennesimo camerone asettico e rivestito di liscio metallo... stavolta, solo molto più grande. E con una robusta placca di metallo -forse una porta o un cancello- sulla parte opposta.

    « Molto bene, Robb: siamo alla tua ultima prova. »
    annuncia con tono allegro quel chiacchierone del Dr.Blue dagli altoparlanti
    « Supera questo ostacolo e potrai riposarti un po'! »

    Come a voler commentare quell'annuncio -e a preannunciare che non sarebbe stata una passeggiata-, o magari semplicemente irritata dalla voce dello Scienziato, chissà-che-cosa dall'altra parte comincia a percuotere il pesante pannello di ferro, facendo sussultare l'intera parete.

    « ...se riesci ad uscirne vivo, naturalmente. »
    aggiunge il tuo carceriere, minimizzando il pericolo in cui sta per cacciarti
    « Ma ho fiducia nelle tue capacità e penso che puoi farcela – quindi non deludermi...! ♥
    Sbloccate il cancello di Pierre. »


    L'ultima frase, a giudicare dal tono più distante, non era per te... ma non hai tempo nemmeno di domandarti che razza di stupido nome sia “Pierre”, prima che un sibilo metallico richiami la tua attenzione sul cancello, su cui subito -dall'altra parte- si abbatta un alto colpo, catalizzando il tuo sguardo; quando finalmente il pennello di metallo si solleva, scorgi una voragine nera, da cui -lentamente- affiora alla luce un'aberrazione mostruosa che avresti preferito decisamente non dover vedere. Figurarsi combatterci.

    jpg

    « Buona fortuna, Robb...! »
    cinguetta il Dottore, sempre invisibile dietro agli altoparlanti
    « Mi raccomando, concentrati..! ♥ »

    Infastidito dal solo suono di quella voce -dato che, ragionevolmente, dubiti che una cosa del genere possa comprendere il linguaggio umano-, il mostro strabuzza tutti gli occhi -anche quelli che non dovrebbero esserci- e digrigna le molte fila di denti delle numerose bocche che trapuntano il corpo deforme, gigantesco e ipertrofico. Evidentemente, “Harry-Blue” gli fa salire il nervoso.

    ...peccato che sarai tu a farne le spese, visto che il colosso -alto almeno quattro metri- ti carica frontalmente con l'intento di travolgerti e schiacciarti; non sai che consistenza abbia il suo corpo, né quanto quell'affare sia pesante, ma... hai l'impressione che non ti piacerebbe scoprirlo: devi difenderti. O schivare. E, magari, sopravvivere.


    Sono in ritardo – farei pure meglio a non chiedere nemmeno scusa, perchè ormai sembra una barzelletta Y.Y Il mostrone dell'immagine ti carica frontalmente – l'impatto vale come un attacco a consumo Alto.
     
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    Appena entro nel tunnel completamente buio scopro che non è realmente buio del tutto.
    Cioè: lo è, ma delle lucette sul pavimento, sulle pareti e sul soffitto, mi aiutano ad avere un'ottima dimensione di dove sono e del fatto che c'è da camminare verso la direzione verso cui sono.

    Anche perché dopo un po' che cammino noto che ad ogni passo che compio tutte le luci dietro di me si spengono come una scia che sparisce, lasciandomi alle spalle solo la più completa oscurità.

    Si cammina per un altro po', quando finalmente mi vedo avvicinarmi ad un rettangolo luminoso che ha tanto l'impressione di essere un'altra stanza illuminata. Così accelero il passo, che per quanto quelle stanze bianche ed asettiche mi facciano sembrare un animale da laboratorio dentro l'ambiente preparato per me, preferisco vedere che seguire delle lucette verdognole che si spengono al mio passaggio.

    ...ed eccomi nella solita stanza rivestita di bianco e metallica.
    Solo che questa è molto più grande delle due che ho visto fino ad ora.

    E grazie al bianco asettico di ogni cosa, la prima cosa che noto è un grosso pannello metallico dalla parte opposta rispetto a me.
    Sembra robusto e pesante, non vorrà mica..

    « Molto bene, Robb: siamo alla tua ultima prova. »
    Eccolo. Cosa dovrei..?
    « Supera questo ostacolo e potrai riposarti un po'! »
    Non intenderà per caso che io...
    >DOON<

    Sgrano gli occhi in direzione del pannello.
    No, non vuole che lo sfondi o che trovi il modo di aprirlo.
    Non sento perfettamente le parole che vengono pronunciate dopo: alcune sono rivolte a me, altre sono più lontane, come se fossero riferite ad altre persone.

    Pierre?

    Il pannello metallico, che sembra essere un cancello, sembra emettere una sorta di sibilo, giusto prima che un altro fortissimo impatto lo faccia vibrare e con lui anche il pavimento su cui sono.

    ...

    Senza alcuna parola sulle labbra, né alcun pensiero nella testa, vedo il cancello sollevarsi e fare spazio, dopo alcuni attimi in cui si vede solo lo spazio nero che copriva il cancello, una specie di scherzo della natura (o degli scienziati?) alto più di dieci piedi che avanza verso di me ringhiando ed emettendo suoni sgradevoli quando il dottore mi parla augurandomi buona fortuna.

    Dannazione.

    Scorro un attimo gli occhi su tutto il suo corpo, mentre questo continua a muoversi verso di me accelerando e finendo per correre in una vera e propria carica frontale.
    Carica frontale che non ho alcuna intenzione di subire.

    Divarico un poco le gambe per permettermi maggiore mobilità: al momento è la cosa di cui ho più bisogno, per aver salva la pelle.
    Gli occhi fissi sulla cintola dell'abominio, in modo da vedere tutta la sua figura in avvicinamento e poter scorgere il pavimento che ci separa ridursi fino a quando non...

    Mi butto in diagonale alla mia destra ma leggermente in avanti, cercando con la mano destra -quella senza la spada- il pavimento in modo da rotolarci sopra alla bell'e meglio e trovarmi in piedi dopo abbastanza poco tempo da potermi avvicinare il tanto che basta per poter far arrivare la mia lama al suo...corpo...

    Così il primo fendente cerca la zona dietro quello che sarebbe il suo ginocchio sinistro, quella parte dove in una normale creatura dovrebbero esserci i tendini. Sferro questo colpo da destra a sinistra, in modo che poi il braccio -e la spada con lui- sia aperto lateralmente a me.
    Questo perché con il secondo colpo faccio tornare la spada verso destra e questa volta la seguo scivolando un poco i piedi e cercando la parte bassa della sua schiena in un taglio da parte a parte che dovrebbe confonderlo un poco sulla mia posizione.
    Il terzo colpo, quasi speculare al primo, cerca lo spazio dietro il ginocchio destro in un colpo da destra a sinistra che mi fa riportare la spada nel lato giusto.

    Conclusa questa serie di colpi faccio un piccolo saltino indietro, cercando di mettere tra me e Pierre una distanza superiore a quanto può raggiungere con i suoi arti superiori.

    Stato fisico: Comincio a sentire la stanchezza...
    Stato psichico: Ma che schifezza è questo Pierre? Non devo farmi toccare!
    Mana: 25%
    Equipaggiamento:
    Spada: tenuta con la mano sinistra.


    Poteri Passivi:
    ~Swordsman Mind~Riflessi migliorati

    Tecniche ed Abilità usate:
    Schivata
    Può capitare che stia arrivando qualcosa che non si può parare. Che sia troppo grande, che abbia effetti particolari se toccato, o che si tratti di qualcosa di puramente magico ed etereo. La tecnica risolve anche questo problema: una fredda coordinazione tra occhio, cervello e muscoli vari, consentirà di scansarsi da qualsiasi cosa stia arrivando verso il ragazzo. O almeno gli consentirà di muoversi abbastanza da ridurre i danni.
    Va da se che se la situazione è più critica e Brost si trova a dover schivare qualcosa di più veloce, con una determinazione nel "voler rimanere vivo e tutto d'un pezzo" il ragazzo sarà capace di movimenti più rapidi.
    Consumo: Variabile - usato Alto

    Raffica
    Tecnica che, per mancanza di fantasia dello spadaccino, non richiede chissà quale perspicacia per intuire cosa faccia: concentrandosi sulla rapidità dei suoi movimenti Brost è in grado di sferrare fino a sei fendenti innaturalmente veloci ma che non perdono affatto in precisione o in potenza. Ognuno dei colpi di spada sferrati con questa tecnica avrà la stessa precisione che avrebbe un colpo singolo debitamente sferrato, ma sarà concatenato agli altri con delle movenze che faranno sembrare il tutto un'unica, macabra, danza compiuta in pochissimo tempo e volta all'eliminazione del bersaglio.
    Consumo: Medio

    Riassunto:
    1. Cammino per parecchio seguendo le luci luminose.

    2. Arrivo nello stanzone e comincio a pensare a cosa voglia farmi superare.

    3. Rimango di sasso vedendo Pierre e scoprendo che lo devo abbattere.

    4. Schivo la sua carica rotolando alla sua sinistra leggermente in avanti in modo da portarmi alle sue spalle

    5. Sferro, in una Raffica, un colpo dietro il ginocchio sinistro, uno più allungato per tutta la sua "schiena", ed infine un altro dietro il ginocchio destro.

    6. Mi allontano di qualche passo in modo da essere fuori dalla sua portata immediata.


    Note: per quanto la raffica consente fino sei colpi, ho considerato quello dato scivolando e lungo tutta la schiena di Pierre come più di un colpo (come tempistica) ed ho preferito usare il tempo rimanente per allontanarmi da un possibile movimento impetuoso che, da una creatura alta quattro metri, non è proprio una cosa buona.

     
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    La perplessità che accompagna i tuoi passi lungo il tunnel oscuro non ti abbandona quando finalmente -un interminabile tempo dopo- varchi la soglia dell'ennesimo asettico camerone bianco, dove ritrovarti confinato come un giocattolo dentro una scatola; la voce del tuo amicone dottore giunge dagli altoparlanti, e parla di una prova, ma... che sarà? Boh!

    Vedi solo una grossa porta sprangata e rinforzata, e ti domandi se c'entri qualcosa; poi, senti nominare questo “Pierre” che dovrebbe forse farti da spin partner, e mentre il pannello comincia ad aprirsi come un cancello, qualcosa lo percuote con un colpo di maglio che fa vibrare tutta la stanza.

    ...

    ...e non ti resta che ammutolire, con la mente svuotata da ogni pensiero, quando i tuoi occhi si posano su quell'orrore aberrante e perverso che -ne sei sempre certo più a lungo lo guardi- non può esistere in natura; hai paura a chiederti che cosa sia -chi fosse prima, per lo meno, e che cosa lo abbia reso così-, perché potrebbe sfiorarti il pensiero che... beh, potrebbe succedere anche a te, ma per fortuna non te ne viene dato il tempo: il mostro ti carica frontalmente, e tu devi pensare a come evitarlo.

    Per fortuna hai i riflessi pronti, così la reazione è pressoché immediata: ti tuffi in avanti, leggermente sulla destra per evitare di finire travolto, e mentre usi la mano libera per imprimerti la rotazione necessaria a caprioleggiare per rimetterti in piedi, il colosso ti passa accanto come una montagna che frana; lesto, ti volti per contrattaccare con l'intento di colpirlo con una serie di fendenti mirati, e con perizia -sfruttando la tua superiore velocità- la sequenza si abbatte sull'obbiettivo: retro del ginocchio sinistro, la schiena ampia e scoperta, e retro del ginocchio destro.

    ...e i tuoi tentativi per recidergli i tendini sembrano proprio avere successo: la creatura fa per frenarsi di botto, ma l'accelerazione datagli dalla sua mole e i danni alle gambe gli impediscono di effettuare il movimento; un cavernoso ruggito risale la gola dell'essere mentre le nette incisioni si separano per creare delle ferite che eruttano sangue, e mentre il disgustoso gigante perde il controllo di sé stesso e va a schiantarsi più lontano -trascinato dal suo stesso impeto- tu razionalizzi la strana sensazione che ti ha dato calare la lama in quel corpo.

    Perché non è stato difficile e familiare come quando -sulla tua isola- ti allenavi a tirare di scherma contro rocce e tronchi, né strano come quando hai incontrato la resistenza della carne e delle ossa dei soldati che hai ucciso nella foresta... è stato incredibilmente facile, come bucare una molle e flaccida vescica rigonfia dai cui schizzi di quello che appare proprio come sangue -sebbene di un fosco color petrolio e decisamente più denso- vieni risparmiato dopo esserti allontanato.

    « . . . »

    Nell'aria odi il ronzio dell'interfono, e -per quello che hai imparato fino ad ora- sai che il canale per la comunicazione è stato aperto, eppure nessuno dice niente, come se il Dottore fosse rimasto senza parole... ma se gli scienziati tacciono, il tuo avversario -se così si può intendere quell'ammasso informe- continua a grugnire e ringhiare contro di te con la sua voce baritonale; a giudicare da quanto goffamente si dibatte già solo per staccarsi dalla parete e rigirarsi nella tua direzione (perché di rialzarsi non se ne parla), sei piuttosto sicuro che non sarà un problema per te eluderlo.. il problema è: per quanto a lungo?

    La stanza è liscia è chiusa: non c'è un posto dove nascondersi, e non c'è un posto dove fuggire. Ci siete solo tu e lui... e le tue energie si stanno esaurendo rapidamente. ...a quanto pare, da quando hai lasciato il tuo villaggio a Berjaska, sembra che tu non possa far altro che uccidere. Il problema è: come procedere? Non sei sicuro che quell'affare abbia ancora un'anatomia umana, quindi devi procedere con molta cautela...

    ...ma non fai in tempo a pensarlo che il braccio del colosso si tende verso di te, e a parte una certa sorpresa in quello scatto la cosa non ti impensierisce: sei stato oculato e hai mantenuto una distanza di sicurezza, eppure... non hai tenuto conto del fatto che quel corpo deforme è in grado di mutare ulteriormente, e -come fosse fatto di duttile argilla- l'arto si allunga più del previsto, cogliendo di sorpresa i tuoi riflessi, ghermendoti collo e petto con una mano gigantesca, e bloccandoti entrambe le braccia contro il tronco.

    « ...oh, cazzo! »

    Il sospiro strozzato di Blue dall'alta parte dell'apparecchio tradisce una certa apprensione, ma -al momento- poco te ne cale: impossibilitato a reagire, vieni sollevato di peso come fossi un fuscello, e sperimenti l'ebrezza della velocità mentre il mostro frusta il braccio per sbatterti contro la parete al suo fianco; l'urto è in parte attutito dalla stessa mano della creatura -che ancora ti stringe tanto da farti male-, ma ugualmente violento, al punto lasciarti stordito.

    Il dolore ti invade le membra -acuto e straziante- e tutto intorno a te si offusca.
    Senti il Dr. Horrible sbraitare ordini a qualcuno, ma non riesci ad intendere le parole.
    Ti fa male dappertutto, e pensi che probabilmente morirai...

    Poi, uno spasmo sofferente scuote la mano della creatura che ti imprigiona, e mentre un'ombra nera si affaccia ai margini del tuo campo visivo ormai fuori fuoco, la presa su di te viene meno, consegnandoti ad una breve caduta. E questo è l'ultimo ricordo che percepisci prima di perdere i sensi.

    png

    Per la seconda volta da quando questa storia è cominciata, rinvieni lentamente: ti senti frastornato, e mentre lotti con le palpebre fin troppo pesanti, non connetti subito bene, ed è per questo che ti ci vuole un po' prima di notare che -stranamente- non senti più alcun dolore... perciò, le cose sono due: o sei morto e ti trovi nell'aldilà -lontanissimo dalle tue tribolazioni terrene-, oppure è stato solo un brutto sogno e hai immaginato tutto. La seconda, ovviamente, sarebbe l'opzione migliore. Dai, che -magari- adesso apri gli occhi e ti ritrovi nel letto di casa tua – che non sarà una reggia, ma in questo momento, mentre ci ripensi, sembra quanto di più vicino possa esserci ad un paradiso.

    Prendi un bel respiro, conti fino a tre, ti concentri su te stesso per schiarirti le idee e -soprattutto- sollevare le palpebre, e... subito le riabbassi, abbagliato dal bianco asettico della solita camera di laboratorio: la strana stanza bianca con le pareti trasparenti.

    Di diverso c'è che questa volta non sei seduto su una sedia inchiodata al suolo, ma sdraiato su un lettino -le cinghie costrittive attorno a polsi e caviglie, invece, sono sempre lì-, che gli altri cinque cubicoli limitati dalle vetrate sono vuoti, e che... non sei da solo: seduto su uno sgabello al tuo capezzale c'è quella ben nota faccia da schiaffi del dottor Harold Blue, che tiene la tua spada adagiata sulle ginocchia.

    « Accidenti, Robb, mi hai fatto prendere un bello spavento! »
    ti saluta quando il tuo sguardo incontra le lenti dei sui suoi occhiali
    « ...allora, come ti senti, Campione? Ti vanno quattro chiacchiere in amicizia? »

     
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    Tutto quello che pensavo di fare riesce alla perfezione: Pierre continua ad andare verso dov'ero prima anche dopo che riesco a rotolare via, ed a quanto pare i suoi tendini erano proprio dove sono andato a colpire, perché appena effettuo i due fendenti lui cerca di frenare ma la sua grandezza, la velocità, a l'impossibilità di fare abbastanza forza con le gambe lo fanno finire a terra quasi contro la parete dove c'è la porta da cui sono venuto.

    Io mi allontano e vedendo che i miei colpi hanno avuto successo abbasso la guardia convinto che lui non può raggiungermi.
    Mentre sento il ronzio segno del fatto che il dottor Blue sta per dire qualcosa, abbasso il mio sguardo sulla lama della spada, come per controllare qualcosa: è stato molto facile tagliarlo, quasi che fosse una sorta di fine pallone pieno di sangue. Non ho incontrato alcun osso, o qualcosa di minimamente resistente...

    Risollevo gli occhi quando noto che Pierre sta alzando il braccio nella mia direzione.
    Rimango calmo, pensando che forse è una specie di gesto di odio, o magari di pietà, nei miei confronti...

    "!!!"

    Ecco cosa succede ad abbassare la guardia, a pensare che un'aberrazione tagliata con troppa facilità e franata in terra non può fare niente neanche a più di tre metri di distanza!
    Il braccio diretto verso di me si avvicina!

    E lo fa così in fretta che non faccio in tempo a fare assolutamente niente, trovandomi immobilizzato dalla sua grandissima mano che mi prende il busto e le braccia.

    Sento Blue esclamare qualcosa poco prima che io venga sollevato come se pesassi un paio di chili da un Pierre infuriato che, senza pensarci troppo, mi muove contro la parete vicina a dov'è caduto, facendomi schiantare con tutta la forza che ha in corpo.

    Istintivamente muovo la testa per quanto mi è possibile in modo da evitare che sbatta sul solido muro, ma la cosa serve a poco, perché un dolore lancinante mi investe interamente.
    Poi non capisco più cosa succede: vedo scie luminose, sento grida preoccupate, e l'ultima cosa che vedo è una figura nera, poi la presa dell'abominio si scioglie, lasciandomi cadere a terra.


    È già la terza volta, oggi, che mi addormento perché sono stato fatto addormentare da qualcosa di esterno...
    Ma poi...oggi? Oppure la cosa prosegue da qualche giorno? Io non...

    Quando riprendo i sensi, il mio primo pensiero è cercare di sapere dove sono, questa volta.
    Ma le mie palpebre non sembrano voler collaborare.

    Dove sono?

    E come mai non...

    Il mio corpo sembra in perfetto stato: non sento dolore, non sento spossatezza, non sento...
    Non sento il corpo?!?

    Oppure sono ancora a Negara, mi sono immaginato tutto, ed oggi è il primo giorno dopo due o tre giorni di pausa dal lavoro e dagli allenamenti?!

    Ma perché sono così...

    Alla fine riesco ad alzare le palpebre.

    Gh!

    Le richiudo subito, accecato da un bianco così asettico.

    No ok, non ho immaginato niente.
    E il corpo lo sento, c'è, ma sembra sia stato liberato da tutti quei dolori che dovrei avere.

    Solita stanza bianca, solita luce asettica, solite cinghie.
    Ma almeno non sono legato ad una sedia inchiodata al pavimento.
    Sono su un lettino, con polsi e caviglie immobilizzati.

    Riapro gli occhi, lentamente, e cerco di osservare i dintorni: sono in quel posto con le sei celle separate da pareti di vetro.
    Le altre cinque stanze sono vuote, ma qui c'è qualc-

    Appena giro la testa vedo il dottor Blue, che inizia a parlare.
    Gli ho fatto prendere un bello spavento.

    Immagina me...

    Dopo continua a parlare nel suo solito modo allegro: come mi sento? Mi vanno quattro chiacchiere in amicizia?

    ...

    Giro bene la testa in modo da avercelo al centro del mio campo visivo.
    Lo osservo un attimo, fermandomi poi sugli occhi:

    Ho altra scelta?

     
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    Gh!

    Alzi le palpebre e trasali, abbagliato dal bianco della luce... un trauma, ma che ti aiuta a capire che, no: non è stato solo un incubo. Sei ancora prigioniero da qualche parte, alla mercée di un dottore potenzialmente squilibrato, che ti sta usando come topolino bianco in chissà quale labirinto, cercando pure di fare il simpatico.

    Immagina me...

    Tutto ciò che ti viene da rispondere è un brontolio a mezza bocca, e mentre il Doc. continua il soliloquio con domande di rito che di cortesia hanno appena la crosticina superficiale, tu ruoti il capo per osservarlo a lungo, incatenando gli occhi ai suoi, velati dalla barriera traslucida delle lenti di vetro trasparente.

    Ho altra scelta?

    « Potrei lasciarti dormire, se sei stanco e desideri riposarti... »
    ribatte accomodante l'uomo dai ricci scuri, rivolgendoti un sorriso benevolo
    « Però ho come l'impressione che ti piacerebbe sapere cosa sta succedendo:
    chi siamo noi, dove ti trovi e il perché... »

    la sua voce è suadente, i modi accattivanti... chissà a che gioco sta giocando
    « Purtroppo, il tempo a nostra disposizione sta scadendo rapidamente, quindi temo di non poter garantire le spiegazioni, se dovessimo rimandare ad un altro giorno. E' una cosa alla “ora o mai più”... »

     
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