Cavie da Laboratorio

[Aurora Occidentale]

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    La risposta arriva calma e pacata.
    Il mio primo pensiero è che stia nuovamente sfoderando la sua doppia faccia migliore, quindi ritorno a guardare il soffitto, in cerca di...qualcosa...

    Non ho avuto molto tempo per pensarci...

    Ma sì.
    Effettivamente mi piacerebbe sapere perché è la terza volta che mi sveglio in questo posto, legato o con un'arma che mi viene contro.


    Lui poi continua, dicendo che il tempo a nostra disposizione è poco e quindi è una cosa del tipo “ora o mai più”, alche mi giro di nuovo verso di lui scrutandone l'espressione.
    È serio?
    Oppure la domanda di un attimo fa era retorica?
    Non riesco a capire...

    Mpfh!

    Torno, più rapido, a guardare il soffitto sopra la mia testa.

    Quindi perché sono stato ripetutamente narcotizzato?

    ...


    Velo.
    Chissà che fine ha fatto... spero ce l'abbia fatta.

    Ruoto gli occhi un attimo seguendo gli spigoli della stanza con gli occhi.
    Effettivamente spero di farcela anche io.

    E perché sono stato costretto...
    ad...uccidere...un amico...e...

    Cerco di essere più convincente possibile, riguardo al tono di voce.
    ...ad abbattere...quel...quella specie...quel...coso?

    Continuo a guardare davanti a me.
    La mia espressione è seria, dura.
    Non sono curioso.

    ...

    No, vabbè, un po' sì.

    Ma non nel senso di curiosità innocente.
    Più nel senso di sapere perché ho rischiato di morire una mezza dozzina di volte nelle ultime ore!

    Cosa...
    esito
    Cosa volevate ottenere da me?

     
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    Non ho avuto molto tempo per pensarci... Ma sì.
    Effettivamente mi piacerebbe sapere perché è la terza volta che mi sveglio in questo posto,
    legato o con un'arma che mi viene contro.


    Nel riportare lo sguardo al soffitto -bianco e asettico sopra di lui- il ragazzo parve quasi imbronciarsi e... non che il dottore non ne comprendesse le quanto mai ovvie ragioni, ma un pochino se ne dispiacque: in fondo, nel corso di quei test, lo aveva preso piuttosto in simpatia. Magari -si disse- avrebbe anche potuto cercare di convincerlo a seguirlo dopo che l'Ovest...

    Mpfh! Quindi perché sono stato ripetutamente narcotizzato?
    sbottò il giovanotto, senza lesinare il sarcasmo e facendo vagare altrove lo sguardo
    E perché sono stato costretto... ad...uccidere...un amico...e...ad abbattere...quel...
    Quella specie...quel...coso? Cosa... Cosa volevate ottenere da me?


    « So che non hai ucciso il Metamorfo. »
    cominciò con tono tranquillo il dottore, mentre un sorriso gli arcuava le labbra
    « I collari hanno dei microfoni: abbiamo sentito il vostro piccolo piano... »
    spiegò, gustandosi la reazione dell'altro, prima di proseguire per rassicurarlo
    « ...ma ho voluto premiare il tuo ingegno e lo abbiamo lasciato in vita,
    se te ne stai preoccupando. »


    Incrociando le braccia sul petto, pur non abbandonando il suo sorriso da squalo,
    il dottore cercò una posizione più comoda sullo sgabello; poi, prese di nuovo la parola.


    « Perché ti deve succedere tutto questo, ti chiedi?
    E' una domanda più che legittima ma prima che ti risponda, lascia che ti chieda:
    sei a conoscenza del fatto che c'è una guerra in corso, qui fuori? »

    una pausa, del silenzio, e il Doc. che accavalla le gambe per trovarsi un appoggio
    « Probabilmente no, ma... ci siamo in mezzo comunque, quindi bisogna trovare un modo per restare a galla, e... così mi sono reinventato ricercatore. »
    si strinse nelle spalle, senza particolare trasporto; dopotutto, quella era la parte noiosa
    « Dopo la -diciamo- “misteriosa” scomparsa dell'Alfiere Mio Aranwe, i capi delle Famiglie Nobili di Sequerus hanno istituito un governo provvisorio... un governo provvisorio che dura da anni. »

    Per quanto quella fosse una storia ormai comunemente conosciuta anche al di fuori del Presidio Occidentale, non era sicuro di quanta importanza fosse stata data a delle notizie di politica dagli abitanti di un'isola tutto sommato autonoma; figurarsi poi in un paesino come... come aveva detto che si chiamava? Niagara? Nagara? Qualcosa del genere.

    « La colpa del rapimento della Principessa Mio e della crisi che ne è conseguita
    fu attribuita alla presenza di creature non-umane nel tessuto di questa società... »

    narrò ancora il Dottor Blue, preparandosi ad entrare nel climax
    « ...e fu per questo che i Governatori promisero la pace ed un nuovo ordine
    tramite l'annientamento della minaccia. »


    Quello che sarebbe seguito ora, invece, rientrava negli inediti, la parte di storia che il Governo del Pacificatore Kikio Ho aveva provveduto a nascondere una volta che le frontiere dell'Ovest erano state chiuse e ogni contatto con l'esterno -gli altri Presidi e perfino lo Stato Centrale- messo al bando e perseguito come uno tra i peggiori crimini.

    « E' così che è cominciata: tutte le creature diverse furono rastrellate dalle loro case, portate via nella notte come criminali... richiusi nell'Enclave – la struttura in cui ci troviamo adesso. »
    rivelò, mentre il riflesso della luce sulle lenti rendeva impossibile scorgerne gli occhi
    « E, in qualche modo sta per finire: negli anni, si è sviluppato un movimento di Resistenza, e ora che i Ribelli si sono sollevati in rivolta, hanno ottenuto anche l'appoggio dei Presidi Centrale, Orientale ed Errante - e sono praticamente alle porte. E i Governatori non hanno uomini a sufficienza per spuntarla. »

    Nonostante il tono serio, perché -infondo- si parlava pur sempre di un assedio, uno strano sorriso arricciò le labbra di Harold Blue... come se non lo impensierisse più di tanto l'idea di fare la fine del topo, in una base che sarebbe stata espugnata non per una questione di probabilità ma di tempo: l'ipotesi di finire ucciso dai rivoltosi, o -in alternativa- catturato e processato, sembrava lontana dalle sue preoccupazioni; certo, c'era anche la possibilità che avesse un piano di fuga o una garanzia di cavarsela e farla franca, oppure... poteva benissimo essere dovuto soltanto al suo carattere sfuggente. Chissà?

    « ...così mi è stato ordinato di sviluppare nuove armi per accogliere gli invasori. »
    concluse, sciogliendo la sua posa e chinandosi un po' in avanti per avvicinarsi a Brost
    « Perciò, ora che hai tutti gli elementi: secondo te, perché ti trovi qui...? »

     
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    Con le prime parole, il dottore, riesce a farmi capire cosa significhi provare un tuffo al cuore: sa che non l'ho ucciso.
    Ha sentito la nostra rapida ed improvvisata conversazione.

    Mi si sgranano gli occhi mentre fisso il soffitto con un'espressione seria ma con tantissima paura nascosta.
    Contraggo il muscolo del braccio sinistro, per l'istinto di muovere la mano fino al collo, istinto fermato dalla resistente fibbia che me lo tiene.
    Avevo un collare.
    Un collare da cui poteva sentire tutto.
    Ma quanto si può fare con la tecnologia?

    Le parole finali mi tranquillizzano: lo ha liberato.
    Velo è salvo.
    ...
    Potrei dire la stessa cosa di me stesso?

    Dopo una piccola pausa, Harry comincia a spiegarmi che c'è una guerra, e io questa volta giro il capo a guardarlo mentre parla.
    Mi parla del fatto che tutto è iniziato con la scomparsa di Mio Aranwe, l'alfiere.
    Ricordo delle notizie che arrivavano a Negara con le poche riviste settimanali d'informazione.
    Ricordo che mio padre mi aveva spiegato cosa era un governo provvisorio, e io avevo pensato che era una cosa buona, per decidere meglio chi mettere bene al governo.
    Ma se dura da anni...

    E poi, a quanto pare tutto è partito dal rapimento ed ha portato al dare la colpa alle creature non-umane che popolano Endlos.
    E allora io che c'entro?!
    Corrugo la fronte, mentre lui finisce: col tempo si è formata una resistenza, che ha ottenuto l'appoggio da tre altri presidi, tra cui quello Centrale.
    Alzo un sopracciglio: il presidio Centrale ha sempre avuto, da quel che ne so io, più forze militari di ogni altro. Averlo contro è il modo migliore per venire sconfitti.

    La fine arriva dopo pochi secondi di pausa: lui è stato incaricato di sviluppare delle armi per accogliere gli invasori.

    Lo fisso.

    Dal tono con cui ha detto "armi" capisco che non si tratta di spade o fucili.

    Poi mi rivolge la stessa domanda che gli ho fatto io prima di tutta questa spiegazione socio-politica dell'ovest: ora che so un po' di cose, perché penso di essere qui?

    Eh...
    Tentenno.
    Perché...

    La cosa mi sembra abbastanza stupida, insensata, ma è anche l'unica ipotesi: se stanno andando contro i non-umani hanno bisogno di umani per combatterli.
    Io sono umano, e forse hanno visto in me la possibilità di addestrarmi, di...istruirmi, per quello che stanno facendo?

    Perché volevate, tu volevi, usarmi come arma per questa...accoglienza..?

     
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    Eh... Perché...
    nel sentirsi rigirare la domanda, con lo sguardo fisso su di lui, il giovane esitò
    Perché volevate, tu volevi, usarmi come arma per questa...accoglienza..?

    Per un lungo istante -imperscrutabile al di là delle lenti tonde dei suoi occhialini-, il Dottor Blue lo fissò di rimando, prima di schiudere le labbra in un sorriso stranamente compiaciuto... quasi fosse orgoglioso della sua deduzione; dopotutto, l'aveva detta che quel ragazzo era intelligente: la sua unica pecca era l'essere ignorante in fatto di attualità (cosa che lo aveva cacciato in quel guaio, spingendolo per prima cosa a lasciare le rive sicure della sua isoletta) e in merito alle tecnologie a disposizione dei Governatori (motivo per cui il suo scaltro sotterfugio per salvare l'amico era così ingenuamente saltato), ma non si trattava di nessuno scoglio insormontabile: se scopri che c'è qualcosa che ti manca, devi solo rimboccarti le maniche e studiare un piano per ottenerlo.

    « Non proprio, Robb... »
    esordì con un sospiro paziente -e un po' amaro- lo Scienziato
    « Sì, sei stato designato per essere un'arma -e il tuo primo test è andato piuttosto bene:
    non sei nemmeno mutato come è successo a Pierre...! »

    buttò lì, enfatizzando la bella notizia e tralasciando l'atroce rivelazione
    « ...ma ti garantisco che ti avrei risparmiato la trafila, se avessi potuto. »

    Con un'alzata di spalle, l'uomo in camice bianco si alzò lentamente dallo sgabello, e -in un gesto che tradiva forse un vago nervosismo- si passò una mano tra i capelli per riavviarsi i ricci scuri.

    « Mi stai simpatico -dico davvero-, ma ho degli ordini. »
    proseguì con nonchalance, nonostante -molto alla lontana- potessero sembrare delle scuse
    « Kikio Ho è un pazzo, non uno stupido... e devo dargli quello che vuole,
    perché è il modo migliore per avvicinarmi a quello che voglio io. »


    Forse -si rese conto Harold Blue- si era lasciato sfuggire anche troppo, ma... era più forte di lui: aveva sempre avuto un punto debole per i cuccioli abbandonati, e per quanto gli sarebbe piaciuto adottarlo, al momento era in missione. Doveva rimanere concentrato sul suo obiettivo e star pronto a cogliere il momento propizio per muoversi. E poi Brost era in gamba: se la sarebbe cavata.

    « Sono sempre il solito chiacchierone! »
    si rimproverò a voce alta e sorniona, muovendo un primo passo verso la porta
    « ..e tu hai bisogno di riposare adesso: gli ospiti arriveranno presto.
    Sogni d'oro, Robb. »

     
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    Cos-

    La mia prima reazione è quella che prevederebbe di scatenarmi, prenderlo per il colletto di quel suo bel camice bianco, e chiedergli spiegazioni riguardo al fatto che non sono neanche mutato come Pierre.
    Cosa mi hanno fatto?!
    Ma le rigide fibbie di cuoio sono lì a ricordarmi che non posso fare questo, quindi mi limito a guardarlo arcigno mentre continua a parlare.

    « Kikio Ho è un pazzo, non uno stupido...

    "Kikio Ho..."

    Me lo ripeto nella testa, mentre ascolto il dottore e lo vedo alzarsi, quasi impaziente.
    Andando verso la porta esclama, quasi per rimproverarsi, che è sempre il solito chiacchierone.
    Non sembra ci sia molto altro da dire, la situazione non sembra volgere molto a mio favore: avvicinandosi alla porta della stanzacella mi dice che ho bisogno di riposare, che gli ospiti arriveranno presto.

    Gli ospiti?
    Quali ospiti?!


    Alzo la testa cercando di metterlo al centro del mio campo visivo e di fargli vedere la mia espressione accigliata; la mia preoccupazione.
    Come faccio a riposare così?!
    Tutte le ultime volte che mi sono addormentato, svegliandomi ho avuto a che fare con qualche casino.
    Oltretutto mi ha appena detto che...che diamine succederà, "presto"?!

    Riporto la testa giù e guardo il soffitto.
    Con voce debole, sconsolata, parlo al lampadario bianco che mi sta sopra la testa, semplicemente dando corpo, parole, all'unico pensiero che riesco a formulare ora:

    Avrei dovuto seguire il consiglio di mio padre e smetterla di pensare di uscire da Berjaska...

     
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    Cos-

    Un moto di adrenalina guizzò nelle vene del ragazzo come pura elettricità, cavalcando l'onda delle sue emozioni violente e facendo tendere le cinghie di cuoio che lo costringevano a letto: come prevedibile, Robb non aveva preso bene le notizie che gli aveva portato.

    Con la solita studiata naturalezza, il Ricercatore ostentò la più spensierata disinvoltura che gli riuscisse, ma questo non gli risparmiò di sentirsi addosso il peso bruciante dello sguardo arcigno di quel giovanotto; per quanto potesse dispiacersene, però, il dottore non poteva fare molto per lui al momento: fin dall'inizio si era prefissato un obiettivo ambizioso, e mai -neanche per un solo momento- si era illuso di poterci arrivare calpestando un tappeto di petali di fiore.


    Gli ospiti? Quali ospiti?! »

    Quando desideri qualcosa, devi essere pronto a fare dei sacrifici.
    Di te stesso o degli altri, non fa differenza.

    « Magari ci rivedremo. »
    gli disse, come unica forma di saluto e di commiato

    Poi, il pannello che chiudeva la cella si aprì davanti a lui e si richiuse alle sue spalle,
    e l'eco dei suoi passi per i corridoi deserti fu l'ultimo segno della sua presenza a svanire.

     
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20 replies since 21/7/2014, 17:34   526 views
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