-
..
-
.
Una volta toccata la maniglia ecco i bordi della porta brillare e le ante schiudersi per mostrare un cielo stellato. Un passo, forse, questo basta affinché un vento innaturale spinga il numerologo all’interno. Dietro di lui la porta si chiude ermeticamente. Nessuna traccia del Saggio a prima vista e nessuna risposta se non il cinguettare di uccelli ed il fruscio dell’acqua nei torrenti. I suoi piedi si trovano ora immersi in un mare d’erba tinta di rame da un sole ormai prossimo al tramonto. Intorno a lui si estende un paesaggio da sogno, degno di un quadro. Ruscelli tagliano in più punti il prato trasportando un’acqua limpida e costellata di ninfee. Piccoli ponti in legno permettono di passare da un lato all’altro a cui seguono sentieri battuti diretti verso collinette dove svettano sporadici alberi. Aironi passeggiano sulle sponde e colorati colibrì assaggiano i fiori presenti sui rami. Viene quasi da pensare che il completo sia quello sbagliato, magari sarebbe stato meglio un capo dalla foggia più orientale.
In quel paesaggio poetico qualcosa però è decisamente fuori luogo. Al centro esatto sorge un parallelepipedo di vetro ed acciaio rugginoso. Una struttura d’altri tempi e luoghi su cui campeggia una scritta in neon azzurri e rosa: “Vintage Cafè”. All’interno la luce è accesa ed alcune note allegre intaccano i suoni naturali.SPOILER (clicca per visualizzare)Inutile dirti che l'auspex anime te ne conta un migliaio all'interno dell'edificio, davvero tante a meno che non ci sia un rave party.. -
..
-
.
Nessuna risposta. Forse è il caso di entrare se non si vuole rimanere lì fuori in eterno. Aperte le porte, oltre all’inconfondibile aroma delle frittelle appena cotte, balza all’orecchio un’assordante musica che per gli standard della terra appartiene al periodo a cavallo tra gli anni ’50 e ’60. Guardandosi intorno sembra provenire da un jukebox appoggiato ad un muro con centinaia di dischi in vinile all’interno e pieno di lucette colorate corrispondenti ai diversi brani selezionabili. Il locale è, invece, un tripudio di colori fluo. Il soffitto e le lampade che scendono sul bancone sono arancioni mentre i divanetti e gli sgabelli sono turchesi. Un locale dall’atmosfera accogliente dove le famiglie vengono per mangiare qualche snack o bersi una bibita. Peccato sia praticamente vuoto.
Nessuna cameriera in giro a servire ai tavoli e persino gli sgabelli del bancone sono liberi. Al di là dello stesso ci sono varie caraffe allineate, macchine per fare il caffè e l’aranciata, ma ancora una volta alcun inserviente. Verrebbe da pensare ad un posto deserto, se non fosse che l’auspex indica le mille presenze ad uno dei tavolini sulla destra. Incamminandosi e dando un’occhiata ecco finalmente apparire una persona seduta lì come fosse la cosa più naturale del mondo. L’uomo sulla trentina, dai capelli castani che gli sfiorano le spalle e dalla barba curata, sta sorseggiando il caffè da una tazza bianca smaltata e decorata con centinaia di numeri neri che si sovrappongono uno sull’altro. Quando Augustus si fa più vicino l’uomo poggia la tazza e si volta verso di lui. Indossa una sciarpa cremisi così lunga da fare tre giri intorno al collo ed una tunica verde smeraldo che si apre all’altezza della vita rivelando un paio di pantaloni a palloncino dello stesso colore. Con i piedi, che calzano pantofole di seta, segue svogliatamente il ritmo della canzone. « La vecchia mummia ci ha così a cuore che manda i suoi soldatini a spiarci? Ormai la nostra stanza ha così tanti ospiti che non si può mai avere un minimo di privacy. » Abbozzando un sorriso afferra una caraffa contenente caffè e la versa nella sua tazza vuota un attimo prima. « Beh, cosa ci hai portato Augustus? » domanda, indicando il pacco che il numerologo ha con sé.. -
..
-
.
Se c’è una cosa che possiamo dire di Kathep è che si tratta di un essere pericoloso. Con una cultura molto vicina alla nostra, una lunga esistenza alle spalle ed un’insaziabile sete di potere ci siamo spesso domandati se non lo avremmo dovuto affrontare prima o poi come un nemico. Un suo sottoposto nella nostra stanza è perciò un fatto di una discreta importanza ed un campanello mentale che risuona più volte. Mentre ciarla ne approfittiamo per squadrarlo dalla testa ai piedi. Sembra un ragazzo innocuo, dall’aria di chi non capisce bene dove si trova. Cogliamo i suoi sguardi spaesati ed i lunghi silenzi come un’ammissione di ciò che stiamo pensando. Forse ha ragione lui, forse non è una spia ma il tutto continua a sembrarci sospetto. Annuiamo distratti alle sue parole, invitandolo a rimanere. Il nostro sguardo si sposta sul pacchetto il cui contenuto è presto svelato: cioccolato. « Mmmhhh. » mugoliamo, scrutando con cipiglio il cioccolato. « Un gesto premuroso, visto che di solito qui si presentano tutti da noi a mani vuote. Strano però che ci sia del cioccolato in vendita a Laputa. Credevamo venisse inviato tutto da Drusilia per soddisfare le sue voglie disumane. » E stiamo sul munto di scoppiargli a ridere in faccia immaginandoci la scena dell’Alfiere che si tuffa in una vasca di cioccolata urlando che gliene sia portata altra.
A stento riusciamo solo ad incurvare le labbra in un sorriso che trema un poco prima di assestarsi. Se fossimo stati con Kathep ora ci avrebbe fatto giustiziare di sicuro. Eppure ogni nostro sforzo di rimanere seri finisce in frantumi quando l’altro ci comunica il motivo della nostra visita. Sbottiamo in una risata fragorosa sputacchiando il caffè un po’ sul tavolo ed un po’ addosso al soldatino. Rimaniamo così, a sorreggerci la pancia e piegati in due, per un tempo indefinito. Quando finalmente torniamo seri ci sembra sia passata un’eternità. « Ma allora c’è qualcosa che anche mr mummia non conosce! Mandare da noi uno dei suoi sottoposti immagino sia stato per lui piacevole quanto farsi colpire dagli studenti con una cesta di uova marce. Queste sono occasioni che capitano una volta ogni cento anni! Una consulenza? Ci mancherebbe altro se vi dicessimo di no! ». -
..
-
.
Che stia cercando di risultare diplomatico? Ah, quasi ci fa tenerezza. Evidentemente li addestrano così a Laputa: piccoli soldatini che devono mantenere una facciata in ogni situazione. Ha paura possa far valere le sue parole contro i suoi superiori. La mummia pare il tipo da punizioni corporali. Ma così non c’è gusto. E’ noioso. Abbassiamo lo sguardo sulla tazza del caffè e le labbra si incurvano in una smorfia. « A stare con un piede in due scarpe si rischia di rimanere zoppi. » annunciamo sibillinamente a bassa voce. Non sembra uno stupido; siamo certi abbia capito. « La bellezza di questo mondo sono le emozioni che trascinano gli uomini lungo i sentieri tracciati dalla Storia. Tra le tante cose che amiamo, una delle più preziose è senza dubbio la sincerità, Augustus. » Prima o poi bisogna prendere una posizione, che sia giusta o sbagliata.
Peccato il discorso si perda e viri sul reale motivo per cui l’Aviatore è qui. Una pista, chissà legata a cosa, che lo ha portato da noi. Si tiene stretto le proprie informazioni, come se non lo si potesse capire ad un primo sguardo. Chiunque venga qui è tutt’altro che parco di dettagli, perché la loro sete di sapere coincide con qualcosa di prezioso. Un lavoro, una svolta nella loro vita, una casa a cui far ritorno o addirittura la loro stessa esistenza. Poiché catastrofi che riguardano tutto Endlos sono prerogativa della gilda a cui apparteniamo, probabilmente si tratta di qualcosa di top secret che riguarda il Presidio Errante. Chissà cosa sta architettando Drusilia. Ce lo direbbe se glielo chiedessimo?
« Oh un quiz. » esclamiamo gioiosi. « Adoriamo i quiz. » Nella migliore delle ipotesi conosciamo la risposta, nella peggiore possiamo imparare qualcosa di nuovo. « Mmmhhh… » Facciamo finta di esser pensierosi, ponendo la mano destra sotto il mento e guardando all’insù. Le risposte le abbiamo già, ma la gente non ci prende sul serio quando le elenchiamo immediatamente. « Considerando eroi, divinità, semidivinità, protodeus, entità immateriali e miti conosciamo ottocentomilanovecentotrentasei Ishtar. Se volete possiamo elencarvele. Per noi il tempo non è un problema, ma per voi… » Forza numerologo. Danziamo questa canzone dalle rime gioiose muovendo i piedi a tempo. Però sappi che ad ogni passo ti strapperemo qualche dettaglio, ad ogni piroetta qualche frase e quando saremmo arrivati all’inchino finale sapremo tutto. Non per cattiveria né per indisponenza. Semplicemente per mera curiosità.. -
..
-
.
Sincerità? C’è mai sincerità in questa vita? Ah, quanto ottimismo Augustus. Chissà quante cose la mummia gli ha tenuto nascoste e se la missione è davvero per il bene di Laputa o se Kathep ha intenzione di approfittarne in qualche modo. Quanto entrano in gioco certi poteri non c’è più spazio per la sincerità, purtroppo. Sarebbe tutto più semplice se si potesse dire ciò che si pensa, ma è qualcosa che non entra nella testa degli uomini. Perciò sorprendici con la verità. Sempre se sia davvero quella.
« Laputa. » ripetiamo, tamburellando con le dita. « Ishtar. Asaliah. » Laputa. Laputa. Laputa. Che collegamento ci può essere? Che cosa centra? Scorriamo mentalmente tutte le divinità, eroi e leggende sotto quel nome e piano piano iniziamo a scremarle. La concentrazione è tale che la musica del jukebox cessa e persino l’ambiente circostante trema ed è sul punto di scomparire fagocitato dalla nostra mente. In questo istante esistiamo solo noi e le informazioni che risiedono dentro di noi.
Laputa. Cielo. Laputa. Drusilia. Laputa. Grifoni. « Ma certo! » Saltiamo in piedi rovesciando il caffè e rischiando di far cadere anche il tavolo. « I grifoni! » Poi scoppiamo a ridere accasciandoci a terra. Era tutto così semplice, perché non c’abbiamo pensato prima? Doveva essere quella per forza! Asciugandoci le lacrime ci rialziamo in piedi. « Ishtar la Grande Madre. » esclamiamo con un sorriso trionfante. « In genere viene rappresentata nuda, in quanto la Verità non ha bisogno di coprirsi e sul capo ha un emblema lunare. Nella mano destra il nettare della Vita contenuto in una coppa e nella sinistra un loto. Per via del fatto che nasce in acqua ma sboccia in superficie lo si associa al detto “Ex Tenebris ad Lucem”. » Ora è tutto più facile. I ricordi scivolano dalla mente alle labbra come un fiume in piena. « Nel corso dei secoli ha assunto vari aspetti. Per alcuni è una forza della natura che dà e toglie la vita. Infatti viene pregata come la Madre, la dea della fertilità sia per l’uomo che per gli animali ed i campi. Altri la videro come la dea dell’amore sessuale. Tuttavia così come dà allo stesso tempo prende. Per questo l’emblema lunare: come la luna ha una fase crescente ed una calante. La Distruttrice di Vita, la Dea dei Terrori Notturni e la Madre Terrificanti. Tutti epiteti con cui veniva chiamata l’altra faccia legata alle tempeste e persino alla guerra. Eppure, nonostante il suo duplice volto, è sempre stata la patrona dei giuramenti legati ad un vincolo ferreo come quello della natura. » Ci pieghiamo in avanti avvicinandoci al volto dell’aviatore. « Grifoni. Era considerata la dea del cielo e della terra ed aveva come guardie dei grifoni, come quelli di Laputa. Però è una figura ambigua. Oltre al duplice ruolo ha assunto sia l’aspetto che di figlia che di sorella della luna ed ogni possibile ruolo femminile. Nelle culture orientali è la personificazione dello yin in quanto principio femminile e dell’Eros. Se è lei è una bella gatta da pelare. »
Di colpo ci allontaniamo da lui lasciandoci ricadere sulla sedia. E’ stato quasi come l’amplesso per un uomo: ci sentiamo soddisfatti. Godendoci il nostro piacere spostiamo lo sguardo sui disegni. Sembrano cerchi alchemici. « Riguardo a questi, invece, non è il nostro campo. » Lascio scivolare la destra nella manica della tunica e la faccio riemergere che stringe una tavoletta nera. « Ma possiamo fare una chiamata ad Arthur. Lui ne dovrebbe sapere qualcosa. ». -
..
-
.
Per pochi minuti assomiglia ad una piacevole lezione tra maestro ed allievo. Certo, il posto è inusuale e non c’è alcun libro o aula, ma per definire tale l’insegnamento bastano una persona desiderosa di insegnare ed una desiderosa di ascoltare. Alla fine conveniamo che è stato un piacevole diversivo da una giornata particolarmente noiosa. Ora lo avremmo mandato da Arthur per la questione dei cerchi alchemici e saremmo potuti tornare ai nostri studi. O almeno è quello che avremmo fatto s enon avesse pronunciato determinate parole.
« Quindi lei mi sta dicendo che questa Ishtar, una persona o essenza o qualcosa del genere, è concretamente la sorella e la figlia di qualcuno che è la Luna? Cioè la Luna, proprio come uno dei Tarocchi, è realmente una persona? » E’ perché non credevamo di trovare informazioni così causalmente? O forse perché questo Augustus non sembra chissà che pezzo grosso? Fatto sta che non avevamo minimamente considerato la possibilità. Che incredibile leggerezza da parte nostra! Molte leggende non sono altro che rimaneggiamenti della mitologia, ma ci sarebbe la possibilità che centrino davvero gli Arcani. La Luna. Chissà che tipo è.
Poggiamo il telefono sul tavolo e ci sporgiamo in avanti, osservando l’aviatore con due fessure al posto degli occhi. « Si. Potrebbe essere. Potrebbe essere una persona. » spieghiamo con un tono di voce gelido. « Non è stata una domanda casuale, vero? » incalziamo. « Te sai qualcosa dei Tarocchi? Sai qualcosa degli Arcani? » Rispondici Augustus. Non costringerci a prendere queste informazioni con la forza.. -
..
-
.
Ciarle, ciarle ed ancora ciarle. Ci spiega la sua professione e le sue conoscenze, ma non è questo ciò che veramente vogliamo sapere. Auspici, numerologia, tarocchi. Quando afferma di non conoscere gli Arcani sul volto si dipinge una delusione cocente. Che avessimo sperato troppo? Evidentemente ne sa quanto noi. Poi il colpo di coda dopo un breve silenzio.
La Luna. Gli Amanti. Il Carro. Ben tre tarocchi con l'ultimo che sembra essere a Laputa in coma. Infine Asaliah: la Ruota della Fortuna. Quattro. Quel piccolo aviatore venuto per chiederci informazioni conosce ben quattro Arcani. E cos’è quella storia della ricerca? Che centri qualcosa con gli Annali?
Sospiriamo, scompigliandoci i capelli ed abbandonandoci allo schienale della sedia. « Vi siete infilato in un bel casino Augustus. » Con un gesto della nostra mano sbarre di acciaio si materializzano alle finestre e la porta si chiude come per incanto. « Temiamo di non potervi lasciare andar via liberamente, specie ora che siete divenuto un facile bersaglio. » Gli poniamo di fronte tre dita della mano destra. « Abbiamo tre condizioni per voi che dovete rispettare. Se lo farete allora in cambio vi diremo chi siamo. Per informazioni più approfondite sugli Arcani temo dovrete aspettare che lo facciano gli Amanti, ma meno conoscerete più sarete al sicuro. Sempre se sarete degno. »
Edited by Lùx - 2/9/2014, 16:16. -
..