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    Avete presente quella sensazione strisciante di ansia, angoscia e morte imminente? Avete presente cosa vuol dire sopravvivere per fortuna giorno dopo giorno?
    Bhè, il povero Numerologo che è Augustus è pienamente consapevole di questa situazione. Perchè? Perchè il suo superiore, Khatep, gli ha assegnato una missione e nonostante i giorni trascorsi privi di ogni novità lui è ancora vivo. Si sente baciato da una fortuna infinita, ma al contempo assediato da un pericolo di morte strisciante che puzza di muffa ed ossa.
    Vista la situazione, quindi, ha deciso di muoversi il più rapidamente possibile per poter ottenere qualche informazione da barattare con la sua vita.
    Dopo l'incontro fortuito con un Saggio, un Saggino per meglio dire, ha ponderato una strategia che potrebbe portarlo a fare qualche passo avanti nella missione "Asaliah".
    Ha chiesto qualche informazione in giro sulla Biblioteca ed i Saggi in generale, più voci di corridoio e di bettola, ma sempre meglio che andare lì alla cieca.
    Ha indossa i vestiti migliori che ha, emh. Una camicia bianca, un paio di pantaloni coloro grigio topo ed un cappotto nero con dei grossi bottoni argento. I capelli sono un nugulo di ricci animati da volontà propria, sono anni praticamente che non li pettina, sarebbe tutto inutile. Indossa un paio di occhialini rotondi dalla montatura leggera. Il naso appena adunco è segnato da due bottoni rossi in corrispondenza del punto di appoggio degli occhiali stessi. Sotto il braccio porta una scatola rossa infiocchettata con un nastro dorato. Odia presentarsi a mani vuote, lo ha fatto con l'Alfiere di Laputa non vede perchè non bissare oggi.
    Giulietta al fianco ed un corteo di spiriti alle spalle si muove per le strade della città. Trovare la Biblioteca non è complicato come aveva immaginato, praticamente è come l'Albero a Laputa.
    Arrivato all'ingresso si trova davanti ad un'Architettura estremamente particolare. No, non si aspettava che fosse così. Quei giganti, Atlanti, catturano la sua attenzione ed anche quella di Giulietta che così si dedica ad osservar loro e non insultar il Numerologo.
    Dei figuri di Blu vestiti, estremamenti efficienti ed inquietanti, gli si avvicinano. A pelle non farebbe grande affidamento su questi tizi, ma sembrano parte della gestione della struttura, quindi sciorina un discorso preparato anzitempo.
    Salve, il mio nome è Augustus, faccio parte dei Liber Aeris Milites, ramo Blu, alle dipendenze del Comandante Khatep. Sono qui per incontrare, se fosse possibile, la Corona, se non sbaglio il nome, di Sofia, giusto?
    Attende un cenno di assenso da parte della Veste prima di continuare.
    Ecco, come dicevo se fosse possibile vorrei avere un colloquio con la Corona

    Attende nella speranza di ottenere il colloquio. Dopo una breve attesa il Numerologo con spiriti annessi vengono indirizzati ai piani superiori. Annuisce, ringrazia mostrando il migliore dei sorrisi di cui dispone. Segue la strada fino ad una porta pallida di marmo. Gli intarsi d'oro sono interessanti, ma mai quanto la maniglia a forma di infinito. Si blocca ripetendo mentalmente il discorso che aveva in precedenza preparato e quindi cerca di farsi coraggio. Non è abituato a questi contesti, alle autorità in genere.
    Si schiarisce la voce e batte due volte le nocche contro la porta. Spera vivamente che abbiano reso nota alla Corona la sua presenza, sarebbe scortese altrimenti. Stringe la scatola infiocchettata tra il gomito sinistro ed il costato.
    Permesso
    E così, dovrebbe, fare il suo ingresso.

     
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    Una volta toccata la maniglia ecco i bordi della porta brillare e le ante schiudersi per mostrare un cielo stellato. Un passo, forse, questo basta affinché un vento innaturale spinga il numerologo all’interno. Dietro di lui la porta si chiude ermeticamente. Nessuna traccia del Saggio a prima vista e nessuna risposta se non il cinguettare di uccelli ed il fruscio dell’acqua nei torrenti. I suoi piedi si trovano ora immersi in un mare d’erba tinta di rame da un sole ormai prossimo al tramonto. Intorno a lui si estende un paesaggio da sogno, degno di un quadro. Ruscelli tagliano in più punti il prato trasportando un’acqua limpida e costellata di ninfee. Piccoli ponti in legno permettono di passare da un lato all’altro a cui seguono sentieri battuti diretti verso collinette dove svettano sporadici alberi. Aironi passeggiano sulle sponde e colorati colibrì assaggiano i fiori presenti sui rami. Viene quasi da pensare che il completo sia quello sbagliato, magari sarebbe stato meglio un capo dalla foggia più orientale.

    In quel paesaggio poetico qualcosa però è decisamente fuori luogo. Al centro esatto sorge un parallelepipedo di vetro ed acciaio rugginoso. Una struttura d’altri tempi e luoghi su cui campeggia una scritta in neon azzurri e rosa: “Vintage Cafè”. All’interno la luce è accesa ed alcune note allegre intaccano i suoni naturali.

    Inutile dirti che l'auspex anime te ne conta un migliaio all'interno dell'edificio, davvero tante a meno che non ci sia un rave party.
     
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    Si era aspettato tante cose. E' ovvio che prima di un incontro importante per la sua formazione e per le sue indagini, per così dire, uno si aspetti qualcosa. Si era figurato nella sua mente uno studio simile a quello del comandante Khatep. Si era immaginato un tizio un po' panciuto, stempiato e con una liquirizia stretta tra le labbra sottili seduto dietro una scrivania ricolma di tomi e pergamene. Si aspettava un odore pregnante di muffa e carta umida. Tutto quello che si era creato nella sua mente, tutte le aspettative vengono spazzate via da un colibrì colorato che gli sfreccia davanti agli occhi.
    E' basito.
    No, la verità è che è sconvolto. Non per la magia in sè, purtroppo a quella è abituato. Basta pensare che l'ultima volta che ha messo piede al Magisterium è stato fagocitato da una dimensione parallela e para-storica. No, la magia ormai non lo inquieta più. Quello che lo perplime più di ogni altra cosa è il disatteso, la discrepanza tra quello che uno crede di trovare e la realtà. Resta lì a bocca aperta a fissare il paesaggio che ha intorno. Sgomento che serpeggia anche tra le anime che ha con sè. Nessuna di queste si permette di parlare, tranne, ovviamente, manco a dirlo, Giulietta che avendo già percepito quelle molte esistenze accumulate in un punto fa notare che i cioccolattini non basteranno.
    E se ognuno lo dividiamo in quattro parti? Anzi, no, facciamo otto parti, così dovrebbero bastare no?
    La risposta arriva puntuale ed acida. Farà, così, la figura del pezzente. Ma lo spirito continua e fa notare che una figura da schifo verrà fatta in ogni caso. I presupposti non sono dei migliori.
    Mi scuserò, non posso fare altro
    Fa spallucce mentre il sorriso che solitamente lo accompagna si fa moggio e si spegne in una smorfia incupita.
    Seguendo il segnale di quella moltitudine di anime si avvia, attraverso ponti e campi erbosi, verso quel piccolo chiosco. Inutile dire che ad ogni passo tutto gli sembra così irreale e strano. Non ci sono altri termini per definire questa situazione.
    Si avvicina allo strambo Cafè. Rallenta il passo mentre si schiarisce la voce un paio di volte. Si prepara la scusa mentalmente e quando ormai è prossimo alla struttura esordisce con un
    Sono Augustus, si può?
    A ben pensarci, poi, come fanno a starci tante persone in quel posto così piccolo? Forse è un'altra dimensione nella dimensione, o qualcosa del genere. E' l'unica spiegazione che riesce a darsi al momento.
    Si sforza di sorride come al suo solito, allegro e sereno. La mano serpeggia ed incespica tra i ricci scuri.

     
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    Nessuna risposta. Forse è il caso di entrare se non si vuole rimanere lì fuori in eterno. Aperte le porte, oltre all’inconfondibile aroma delle frittelle appena cotte, balza all’orecchio un’assordante musica che per gli standard della terra appartiene al periodo a cavallo tra gli anni ’50 e ’60. Guardandosi intorno sembra provenire da un jukebox appoggiato ad un muro con centinaia di dischi in vinile all’interno e pieno di lucette colorate corrispondenti ai diversi brani selezionabili. Il locale è, invece, un tripudio di colori fluo. Il soffitto e le lampade che scendono sul bancone sono arancioni mentre i divanetti e gli sgabelli sono turchesi. Un locale dall’atmosfera accogliente dove le famiglie vengono per mangiare qualche snack o bersi una bibita. Peccato sia praticamente vuoto.

    Nessuna cameriera in giro a servire ai tavoli e persino gli sgabelli del bancone sono liberi. Al di là dello stesso ci sono varie caraffe allineate, macchine per fare il caffè e l’aranciata, ma ancora una volta alcun inserviente. Verrebbe da pensare ad un posto deserto, se non fosse che l’auspex indica le mille presenze ad uno dei tavolini sulla destra. Incamminandosi e dando un’occhiata ecco finalmente apparire una persona seduta lì come fosse la cosa più naturale del mondo. L’uomo sulla trentina, dai capelli castani che gli sfiorano le spalle e dalla barba curata, sta sorseggiando il caffè da una tazza bianca smaltata e decorata con centinaia di numeri neri che si sovrappongono uno sull’altro. Quando Augustus si fa più vicino l’uomo poggia la tazza e si volta verso di lui. Indossa una sciarpa cremisi così lunga da fare tre giri intorno al collo ed una tunica verde smeraldo che si apre all’altezza della vita rivelando un paio di pantaloni a palloncino dello stesso colore. Con i piedi, che calzano pantofole di seta, segue svogliatamente il ritmo della canzone. « La vecchia mummia ci ha così a cuore che manda i suoi soldatini a spiarci? Ormai la nostra stanza ha così tanti ospiti che non si può mai avere un minimo di privacy. » Abbozzando un sorriso afferra una caraffa contenente caffè e la versa nella sua tazza vuota un attimo prima. « Beh, cosa ci hai portato Augustus? » domanda, indicando il pacco che il numerologo ha con sé.
     
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    Cosa stavamo dicendo? Che la frattura tra le aspettative e la realtà lascia scombussolati. Ecco, è questo che ancora una volta si ritrova a vivere il povero Numerologo.
    Prima di tutto, visto che non riceve risposta è la cara Giulietta a spronarlo ad andare avanti, cosa che fa dopo aver fatto un po' di training autogeno, arte che viene insegnata a tutti i dipendenti della Mummia.
    Il luogo in cui si ritrova una volta entrato gli è completamente estraneo. I colori, le geometrie, ma anche proprio il "senso" di quel luogo gli sfugge. Poverino. Non è colpa sua se ha passato venti e passa anni di vita nelle gelide terre del Nord e qualche altro anno a Laputa. Non è proprio abituato a queste cose. Così come non apprezza il caffè. Ma questo è un altro discorso.
    A peggiorare tutta la situazione, poi, c'è anche il fatto che in questo luogo bizzarro e vagamente ostile c'è un solo individuo che però luccica come se ne valesse poco più di un migliaio. Forse i suoi sensi di shamano stanno facendo cilecca. Forse c'è qualche strana illusione che confonde il suo corteo spiritico. Mannò, continuano a dirgli che davanti a sè ci sono almeno mille e più anime in un crogiolo.
    E' confuso.
    E la situazione peggiora ancora di più: Khatep, spie, Augustus.
    Non riesce a tenere il passo a quella completa conoscenza da parte dell'altro. Lui al momento brancola nel buio e se non fosse per Giulietta, che in un moto di estrema bontà gli fa notare che magari le Vesti Blu gli han comunicato il tutto, sarebbe ancora bloccato lì a non dir nulla.
    Si smuove finalmente, sorride un po' rigido mentre risponde.
    Non sono una spia, ci tengo a precisare. E mi dispiace se ho violato la sua tranquillità, mi sono annunciato ma non avendo ricevuto risposta sono entrato senza aspettare. Se preferisce posso uscire e tornare in un secondo momento.

    Breve attesa per avere un placet prima di proseguire. Momenti che sono utili per notare quel bizzarro utilizzo del noi. Forse la Corona si riferisce all'organizzazione tutta, una forma estrema di cameratismo. Questa è la spiegazione che si da. Insomma, da quando è arrivato la sua principale occupazione è trovare spiegazioni sensate a quello che vede e sente.
    Oh si, si tratta di cioccolattini artigianali che vengono prodotti a Laputa. Sono per lei, ovviamente. Prego, spero che siano di suo gradimento.
    Fa un passo avanti ed allunga il pacchetto poggiandolo sul bancone al fianco della Corona. Resta per qualche lungo attimo catturato dalla tazza che utilizza il figuro. Si lascia scappare un naturale sorriso. Quello è chiaramente un segno della Numerologia per dirgli che si trova nel posto giusto al momento giusto, è ovvio, no?
    Sono venuto qui per chiederle una consulenza, se fosse possibile

     
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    Se c’è una cosa che possiamo dire di Kathep è che si tratta di un essere pericoloso. Con una cultura molto vicina alla nostra, una lunga esistenza alle spalle ed un’insaziabile sete di potere ci siamo spesso domandati se non lo avremmo dovuto affrontare prima o poi come un nemico. Un suo sottoposto nella nostra stanza è perciò un fatto di una discreta importanza ed un campanello mentale che risuona più volte. Mentre ciarla ne approfittiamo per squadrarlo dalla testa ai piedi. Sembra un ragazzo innocuo, dall’aria di chi non capisce bene dove si trova. Cogliamo i suoi sguardi spaesati ed i lunghi silenzi come un’ammissione di ciò che stiamo pensando. Forse ha ragione lui, forse non è una spia ma il tutto continua a sembrarci sospetto. Annuiamo distratti alle sue parole, invitandolo a rimanere. Il nostro sguardo si sposta sul pacchetto il cui contenuto è presto svelato: cioccolato. « Mmmhhh. » mugoliamo, scrutando con cipiglio il cioccolato. « Un gesto premuroso, visto che di solito qui si presentano tutti da noi a mani vuote. Strano però che ci sia del cioccolato in vendita a Laputa. Credevamo venisse inviato tutto da Drusilia per soddisfare le sue voglie disumane. » E stiamo sul munto di scoppiargli a ridere in faccia immaginandoci la scena dell’Alfiere che si tuffa in una vasca di cioccolata urlando che gliene sia portata altra.

    A stento riusciamo solo ad incurvare le labbra in un sorriso che trema un poco prima di assestarsi. Se fossimo stati con Kathep ora ci avrebbe fatto giustiziare di sicuro. Eppure ogni nostro sforzo di rimanere seri finisce in frantumi quando l’altro ci comunica il motivo della nostra visita. Sbottiamo in una risata fragorosa sputacchiando il caffè un po’ sul tavolo ed un po’ addosso al soldatino. Rimaniamo così, a sorreggerci la pancia e piegati in due, per un tempo indefinito. Quando finalmente torniamo seri ci sembra sia passata un’eternità. « Ma allora c’è qualcosa che anche mr mummia non conosce! Mandare da noi uno dei suoi sottoposti immagino sia stato per lui piacevole quanto farsi colpire dagli studenti con una cesta di uova marce. Queste sono occasioni che capitano una volta ogni cento anni! Una consulenza? Ci mancherebbe altro se vi dicessimo di no! »
     
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    Cafè



    Non sono abituato a presentarmi a mani vuote, in particolar modo quando mi ritrovo a disturbare qualcuno ....
    Poi si blocca di colpo. Come prendere la successiva frase della Corona? Non è il massimo nello studio dell'etichetta. Suo malgrado spesso risulta molesto, eccessivo e fuori contesto. Basti pensare che l'ultima volta in un chiaro eccesso si è ritrovato ad abbracciare l'Alfiere davanti al suo stesso Comandante. La cosa gli è costata parecchio, ma questa è un'altra storia.
    In ogni caso resta in evidente imbarazzo per qualche secondo. Che il massimo esponente della sua fazione sia goloso di cioccolato è verità in tutti i presidi, ma fino a che punto è lecito scherzarci?
    Alla fine opta per una via di mezzo. Nonostante Giulietta gli urli di fare del suo peggio. Con il tempo ha imparato che non è mai il caso di seguire i consigli dello spirito a pieno.
    Immagino che una parte venga dirottato per lei, ma è piuttosto semplice trovarlo anche nei vari negozi della città. Certo, però, non so dire se quello di migliore qualità sia in vendita o meno
    E così lascia intendere qualcosa di cui in realtà non ha la certezza. Però, il tutto viene detto con un sorriso di chi sta al gioco. Non si permetterebbe mai di insultare il suo superiore ma un po' di satira non gli sembra la fine del mondo.
    La reazione successiva della Corona, poi, lo lascia ancora una volta tramortito. Come si deve comportare in questo caso? Gli è chiaro che il Comandante ed il suo interlocutore hanno dei "trascorsi" che ignora, ma come ci si può infilare? Purtroppo la sua onestà intellettuale lo costringe ad una rivelazione.
    In realtà mi trovo qui da lei non su diretta richiesta del Comandante. Sto seguendo una pista che mi ha portato qui. In quanto massimo esponente nel suo ramo di studio penso, ma potrei negarlo se mi venisse chiesto da "qualcuno", che nemmeno il mio Comandante sia in grado di fornirmi simili informazioni

    Ecco. Lo ha detto. Spera vivamente che Khatep non abbia qualche strano artefatto o incanto per ascoltare le conversazioni altrui o le latrine di tutto l'Albero saranno pulite con un minuscolo scopettito, tenuto rigorosamente tra i denti, dal caro Numerologo vita natural durante. E poi, in verità, ricorda bene che il Comandante gli abbia detto "non mi interessa se dovrai andare fino a Palanthas a implorare i Saggi in ginocchio di darti le informazioni che cerchi", però, forse, questo è meglio non dirlo.
    Comunque ora è pronto a snocciolare la consulenza. Come procedere? Sicuramente non può rivelare tutto e subito, deve andare per gradi, anche perchè la missione che svolge è coperta da un certo grado di segretezza.
    Per cominciare le vorrei chiedere se è a conoscenza di una certa Ishtar.
    Mi rendo conto che solo un nome può essere cosa assai esigua, però, dalle mie ricerche posso immaginare che si tratti di una qualche entità, più che di una persona vera e propria. Questo lo presuppongo viste le altre entità, ecco, che le gravitano attorno.
    In particolare una mia protetta, trovata a Nord e priva di memoria, si è diretta con me a Laputa alla ricerca di questa entità.

    Per ora si limita a questo. Magari qualche divinità/fuffavolante/elementale risponde a quel nome ed il gioco è fatto.
    Sese, magari.

     
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    Che stia cercando di risultare diplomatico? Ah, quasi ci fa tenerezza. Evidentemente li addestrano così a Laputa: piccoli soldatini che devono mantenere una facciata in ogni situazione. Ha paura possa far valere le sue parole contro i suoi superiori. La mummia pare il tipo da punizioni corporali. Ma così non c’è gusto. E’ noioso. Abbassiamo lo sguardo sulla tazza del caffè e le labbra si incurvano in una smorfia. « A stare con un piede in due scarpe si rischia di rimanere zoppi. » annunciamo sibillinamente a bassa voce. Non sembra uno stupido; siamo certi abbia capito. « La bellezza di questo mondo sono le emozioni che trascinano gli uomini lungo i sentieri tracciati dalla Storia. Tra le tante cose che amiamo, una delle più preziose è senza dubbio la sincerità, Augustus. » Prima o poi bisogna prendere una posizione, che sia giusta o sbagliata.

    Peccato il discorso si perda e viri sul reale motivo per cui l’Aviatore è qui. Una pista, chissà legata a cosa, che lo ha portato da noi. Si tiene stretto le proprie informazioni, come se non lo si potesse capire ad un primo sguardo. Chiunque venga qui è tutt’altro che parco di dettagli, perché la loro sete di sapere coincide con qualcosa di prezioso. Un lavoro, una svolta nella loro vita, una casa a cui far ritorno o addirittura la loro stessa esistenza. Poiché catastrofi che riguardano tutto Endlos sono prerogativa della gilda a cui apparteniamo, probabilmente si tratta di qualcosa di top secret che riguarda il Presidio Errante. Chissà cosa sta architettando Drusilia. Ce lo direbbe se glielo chiedessimo?

    « Oh un quiz. » esclamiamo gioiosi. « Adoriamo i quiz. » Nella migliore delle ipotesi conosciamo la risposta, nella peggiore possiamo imparare qualcosa di nuovo. « Mmmhhh… » Facciamo finta di esser pensierosi, ponendo la mano destra sotto il mento e guardando all’insù. Le risposte le abbiamo già, ma la gente non ci prende sul serio quando le elenchiamo immediatamente. « Considerando eroi, divinità, semidivinità, protodeus, entità immateriali e miti conosciamo ottocentomilanovecentotrentasei Ishtar. Se volete possiamo elencarvele. Per noi il tempo non è un problema, ma per voi… » Forza numerologo. Danziamo questa canzone dalle rime gioiose muovendo i piedi a tempo. Però sappi che ad ogni passo ti strapperemo qualche dettaglio, ad ogni piroetta qualche frase e quando saremmo arrivati all’inchino finale sapremo tutto. Non per cattiveria né per indisponenza. Semplicemente per mera curiosità.
     
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    Cafè



    E la rimbeccata del suo interolocutore arriva forte e chiara. Si rende ovviamente conto che la sua posizione è quanto mai "mediana". E' conscio del fatto che non si sta esponendo, ma, pur volendo, non può farlo. Si trova in questo ambiguo cafè in vesti ufficiali di aviatore, e per esser sinceri, è la prima volta che si ritrova in questi panni.
    Poverino, non è abituato.
    Ha passato giornate intere a meditare su cosa fare e come comportarsi ed alla fine ha deciso di seguire questa particolare via di azione. In medio stat virtus, no? In realtà non è sempre detto.
    Ne sono consapevole

    Risponde arrossendo un po' ed abbozzando un sorriso stentato. Si sente un po' come un bambino colto con la mano, tuffata fino al gomito, nel barattolo dei biscotti.
    Su questo siamo d'accordo, e spero che sia la sincerità a guidare questo colloquio

    Si, perchè entrambi potrebbero giovare dalle informazioni che verranno sviscerate nello stesso. Con scopi e fini diversi, ma l'importante è raggiungere lo scopo, no?
    Ascolta in silenzio il discorso seguente. Sperava in una soluzione semplice e veloce, ma aveva già messo in conto che la situazione sarebbe stata assai più complicata. E' normale che sia così. Giulietta ne approfitta per urlargli nelle orecchie i peggiori insulti. Aveva messo in conto anche questo. Il fallimento del Numerologo è la gioia dello Spirito.
    Vista la situazione si vede costretto a dare maggiori dettagli.
    Vi ringrazio, ma direi che non ho tutto questo tempo e comunque anche conoscendoli non sarei in grado di discernere chi sia quella giusta.
    Una smorfia gli colora il viso. Un cipiglio infastidito che dura qualche secondo. Un lungo sospiro e quindi continua.
    Vi posso fornire altri dettagli, di contorno, nella speranza che siano bastevoli.
    Questa Ishtar si trova a Laputa, non so se da sempre o meno. Verosimilmente è in pericolo. Una ragazza di nome Asaliah, una figura non umana, è arrivata in suo aiuto.

    Si ferma un secondo indeciso su quante informazioni condividere. Alla luce della sincerità che dovrebbe guidare il colloquio decide di snocciolare tutto. L'importante è andare avanti nelle sue indagini.
    Si avvicina al bancone, e comincia a scavare nella tasca del cappotto. Aveva precedentemente preparato un bigliettino che ora estrae ed allunga verso il Saggio.
    Non saprei dirvi questi simboli cosa rappresentano, queste lettere e questi simboli sono collegati ad una antica forma di alchimia utilizzata in alcuni piani...poi vi sono questi simboli, questi canidi ed altro. Non saprei dirvi come, ma sono collegati con la figura di Asaliah e quindi di Ishtar. Forse vi saranno di aiuto a trovare la Ishtar giusta.

    Il disegno presente una serie di figure geometriche e non intrecciate tra loro. Nel primo cerchio, lungo i quattro punti cardinali sono presenti quattro lettere: T a Nord, R a Sud, A ad Est e O ad Ovest. Nelle diagonali, invece, i simboli alchemici citati dal Numerologo.
    Oltre il primo cerchio, poi, ve ne è un secondo che si sovrascrive al primo. Su questo secondo cerchio sono presenti glifi sconosciuti e contorti. A complicare il tutto figure di canidi sparse qui e lì.
    Meglio?

    Aggiunge infine speranzoso.

     
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    Sincerità? C’è mai sincerità in questa vita? Ah, quanto ottimismo Augustus. Chissà quante cose la mummia gli ha tenuto nascoste e se la missione è davvero per il bene di Laputa o se Kathep ha intenzione di approfittarne in qualche modo. Quanto entrano in gioco certi poteri non c’è più spazio per la sincerità, purtroppo. Sarebbe tutto più semplice se si potesse dire ciò che si pensa, ma è qualcosa che non entra nella testa degli uomini. Perciò sorprendici con la verità. Sempre se sia davvero quella.

    « Laputa. » ripetiamo, tamburellando con le dita. « Ishtar. Asaliah. » Laputa. Laputa. Laputa. Che collegamento ci può essere? Che cosa centra? Scorriamo mentalmente tutte le divinità, eroi e leggende sotto quel nome e piano piano iniziamo a scremarle. La concentrazione è tale che la musica del jukebox cessa e persino l’ambiente circostante trema ed è sul punto di scomparire fagocitato dalla nostra mente. In questo istante esistiamo solo noi e le informazioni che risiedono dentro di noi.

    Laputa. Cielo. Laputa. Drusilia. Laputa. Grifoni. « Ma certo! » Saltiamo in piedi rovesciando il caffè e rischiando di far cadere anche il tavolo. « I grifoni! » Poi scoppiamo a ridere accasciandoci a terra. Era tutto così semplice, perché non c’abbiamo pensato prima? Doveva essere quella per forza! Asciugandoci le lacrime ci rialziamo in piedi. « Ishtar la Grande Madre. » esclamiamo con un sorriso trionfante. « In genere viene rappresentata nuda, in quanto la Verità non ha bisogno di coprirsi e sul capo ha un emblema lunare. Nella mano destra il nettare della Vita contenuto in una coppa e nella sinistra un loto. Per via del fatto che nasce in acqua ma sboccia in superficie lo si associa al detto “Ex Tenebris ad Lucem”. » Ora è tutto più facile. I ricordi scivolano dalla mente alle labbra come un fiume in piena. « Nel corso dei secoli ha assunto vari aspetti. Per alcuni è una forza della natura che dà e toglie la vita. Infatti viene pregata come la Madre, la dea della fertilità sia per l’uomo che per gli animali ed i campi. Altri la videro come la dea dell’amore sessuale. Tuttavia così come dà allo stesso tempo prende. Per questo l’emblema lunare: come la luna ha una fase crescente ed una calante. La Distruttrice di Vita, la Dea dei Terrori Notturni e la Madre Terrificanti. Tutti epiteti con cui veniva chiamata l’altra faccia legata alle tempeste e persino alla guerra. Eppure, nonostante il suo duplice volto, è sempre stata la patrona dei giuramenti legati ad un vincolo ferreo come quello della natura. » Ci pieghiamo in avanti avvicinandoci al volto dell’aviatore. « Grifoni. Era considerata la dea del cielo e della terra ed aveva come guardie dei grifoni, come quelli di Laputa. Però è una figura ambigua. Oltre al duplice ruolo ha assunto sia l’aspetto che di figlia che di sorella della luna ed ogni possibile ruolo femminile. Nelle culture orientali è la personificazione dello yin in quanto principio femminile e dell’Eros. Se è lei è una bella gatta da pelare. »

    Di colpo ci allontaniamo da lui lasciandoci ricadere sulla sedia. E’ stato quasi come l’amplesso per un uomo: ci sentiamo soddisfatti. Godendoci il nostro piacere spostiamo lo sguardo sui disegni. Sembrano cerchi alchemici. « Riguardo a questi, invece, non è il nostro campo. » Lascio scivolare la destra nella manica della tunica e la faccio riemergere che stringe una tavoletta nera. « Ma possiamo fare una chiamata ad Arthur. Lui ne dovrebbe sapere qualcosa. »
     
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    Lui crede nella sincerità. Si potrebbe dire, che se potesse e le scelte dipendessero solo dalla sua persona la sincerità sarebbe il principale vessillo di augustopoli. Purtroppo in gioco ci sono troppe vite, essenze e creature. Non è il solo a poter decidere, anzi, dal canto suo può decidere ben poco.
    Laputa.
    Ishtar.
    Asaliah.

    Ripete meccanicamente seguendo le parole di Julian. Conferma quella parole con cenni del capo vigorosi. La speranza illumina il suo sguardo. Ha risposto in questo colloquio buona parte delle sue speranze, appunto. Le indagini su questa faccenda procedono a rilento ed ha bisogno di una svolta, di informazioni. Non tanto per dare il contentino a Khatep, ma proprio per poter aiutare la piccola Asaliah che versa ancora in quelle condizioni.
    Quando il Saggio, preso da un fremito di eccitazione lascia cadere la tazza, lo studioso fa un salto dalla sedia per lo spavento, o quasi.
    Ascolta rapido come sciorina quella valanga di informazioni che si appresta ad appuntare mentalmente con estrema cura. Poi ci sono anche gli spiriti che lo aiuteranno nel caso.
    Per qualche istante è convinto che tutto questo sia solo un grande gioco. Luna, sorelle, figli e tutto. Lui ci crede a queste cose, ma solo come metafore. Lui crede nei Numeri, nei Pianeti, nelle Gemme, nei Tarocchi e tutto il resto. Però, fino ad adesso, non aveva mai inteso che simili rappresentazioni potessero essere persone in carne ed ossa. Ed infatti proprio su questa linea domanda, alza l'indice destro come se si trovasse a scuola e prende la parola
    Quindi lei mi sta dicendo che questa Ishtar, una persona o essenza o qualcosa del genere, è concretamente la sorella e la figlia di qualcuno che è la Luna?
    Cioè la Luna, proprio come uno dei Tarocchi, è realmente una persona?

    E questa è la prima domanda che gli frulla per la mente. In realtà questo è proprio il nodo della questione, perchè forse ha frainteso tutto quello che la piccola Asaliah ha detto sin ora. Forse i tarocchi non sono rappresentazioni metaroriche di persone ma sono concretamente delle persone fisiche. Questo cambierebbe tutto. Cambierebbe anche la chiave di lettura di quanto l'Alfiere gli ha detto.
    Dalla descrizione fatta, la Luna, la sensualità, la Verità ed il resto sono abbastanza sicuro che si tratti proprio di lei.

    Annuisce appena sconsolato. Si lascia trascinare dall'umore dello studioso.
    Oh, mi dispiace per la tazza
    Aggiunge poi per correttezza. Si abbarbica sullo sgabello cercando una posizione più comoda, punta i gomiti sul bancone e resta con il busto ruotato verso la Corona.
    Non so chi sia Arthur, ma se è in grado di darci altre infromazioni mi farebbe estremamente piacere averle per avere un quadro generale più ampio.
    Sempre che non sia troppo disturbo, ovvio.

    A chiedere e chiedere alla lunga si trova sempre in difficoltà. I cioccolattini sicuramente non sono sufficienti, dovrà inventarsi qualcosa.

     
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    Per pochi minuti assomiglia ad una piacevole lezione tra maestro ed allievo. Certo, il posto è inusuale e non c’è alcun libro o aula, ma per definire tale l’insegnamento bastano una persona desiderosa di insegnare ed una desiderosa di ascoltare. Alla fine conveniamo che è stato un piacevole diversivo da una giornata particolarmente noiosa. Ora lo avremmo mandato da Arthur per la questione dei cerchi alchemici e saremmo potuti tornare ai nostri studi. O almeno è quello che avremmo fatto s enon avesse pronunciato determinate parole.

    « Quindi lei mi sta dicendo che questa Ishtar, una persona o essenza o qualcosa del genere, è concretamente la sorella e la figlia di qualcuno che è la Luna? Cioè la Luna, proprio come uno dei Tarocchi, è realmente una persona? » E’ perché non credevamo di trovare informazioni così causalmente? O forse perché questo Augustus non sembra chissà che pezzo grosso? Fatto sta che non avevamo minimamente considerato la possibilità. Che incredibile leggerezza da parte nostra! Molte leggende non sono altro che rimaneggiamenti della mitologia, ma ci sarebbe la possibilità che centrino davvero gli Arcani. La Luna. Chissà che tipo è.

    Poggiamo il telefono sul tavolo e ci sporgiamo in avanti, osservando l’aviatore con due fessure al posto degli occhi. « Si. Potrebbe essere. Potrebbe essere una persona. » spieghiamo con un tono di voce gelido. « Non è stata una domanda casuale, vero? » incalziamo. « Te sai qualcosa dei Tarocchi? Sai qualcosa degli Arcani? » Rispondici Augustus. Non costringerci a prendere queste informazioni con la forza.
     
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    Resta lì abbarbicato sullo sgabello ad ascoltare con estrema attenzione le parole del suo interlocutore. La situazione si sta facendo complessa e forse dopo questo colloquio potrebbe sciogliere un paio di nodi che si stanno stringendo attorno al suo collo.
    Gli occhi del Numerologo non lasciano quelli della Corona che sembra subire un drastico cambio di atteggiamento. Che fosse una persona particolare era indubbio, ma non si aspettava un simile lunatismo, per restare in tema.
    Istintivamente indietreggia un po' con il busto. Si ripete le parole che gli sono state appena proferite, è quasi sicuro di essersi perso qualcosa.
    Sono un Numerologo, ho ampie conoscenze dei tarocchi e di tutte le metodiche di divinazioni che li prevedono. Non solo, spesso li utilizzo in combinata con le tecniche numerologiche per degli auspici più precisi.

    Serio risponde pieno e gonfio di orgoglio per le conoscenze in cambio divinatorio che ha messo su negli ultimi anni di studio. Comunque dopo qualche secondo di riflessione continua a rispondere alle domande dell'altro.
    Non conosco alcun Arcano, se non i tarocchi appunti. Arcani Maggiori, Arcani Minori, conosce, no?

    La mano destra svolazza in aria in un gesto meccanico che spesso accompagna i suoi discorsi. Adesso, però, si ritrova in una strana posizione. L'altro sembra aver capito qualcos e lui ha ancora qualcosa da rivelare, o meglio da rivalutare. Si prende qualche secondo, ne ha bisogno per ricordare bene. Chiude gli occhi e si massaggia le tempie prima di continuare.
    Vi spiego...Asaliah, la persona di cui vi ho parlato prima, ha sempre utilizzato i Tarocchi per parlare con me. Le sto insegnando la nostra lingua ma è ancora ai ridumenti, quindi ha bisogno di tempo prima di poter parlare...in ogni caso pensavo che i Tarocchi fossero una metafora.
    Al nostro primo incontro mi mostrò la Luna, gli Amanti ed il Carro. Una lettura di questi tarocchi mi ha fatto capire che una persona cara, una donna a lei collegata, l'ha inviata in un viaggio per cercare una persona. Con il tempo mi è stato detto che il Carro è legato a Laputa, una persona in coma da tempo. Alla luce di quanto voi mi state dicendo anche la Luna è una persona. Asaliah, poi, si riferisce a sè come la Ruota della Fortuna.

    Si blocca un secondo. Un flash di una conversazione avuta con l'Alfiere. Si, aveva già sentito nominare questi Arcani come gruppo di persone e nulla più.
    Immagino quindi che tutte queste persone possano far parte di questi Arcani di cui parlate, ma sinceramente non ne conosco altro oltre il nome. Però mi piacerebbe comprendere chi sono gli Amanti per cui Asaliah mi ha seguito e se questa Ishtar possa far parte di questo gruppo in qualche modo.
    Può aiutarmi?

    Sguardo cuccioloso in tre...due...uno...ADESSO!

     
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    Ciarle, ciarle ed ancora ciarle. Ci spiega la sua professione e le sue conoscenze, ma non è questo ciò che veramente vogliamo sapere. Auspici, numerologia, tarocchi. Quando afferma di non conoscere gli Arcani sul volto si dipinge una delusione cocente. Che avessimo sperato troppo? Evidentemente ne sa quanto noi. Poi il colpo di coda dopo un breve silenzio.

    La Luna. Gli Amanti. Il Carro. Ben tre tarocchi con l'ultimo che sembra essere a Laputa in coma. Infine Asaliah: la Ruota della Fortuna. Quattro. Quel piccolo aviatore venuto per chiederci informazioni conosce ben quattro Arcani. E cos’è quella storia della ricerca? Che centri qualcosa con gli Annali?

    Sospiriamo, scompigliandoci i capelli ed abbandonandoci allo schienale della sedia. « Vi siete infilato in un bel casino Augustus. » Con un gesto della nostra mano sbarre di acciaio si materializzano alle finestre e la porta si chiude come per incanto. « Temiamo di non potervi lasciare andar via liberamente, specie ora che siete divenuto un facile bersaglio. » Gli poniamo di fronte tre dita della mano destra. « Abbiamo tre condizioni per voi che dovete rispettare. Se lo farete allora in cambio vi diremo chi siamo. Per informazioni più approfondite sugli Arcani temo dovrete aspettare che lo facciano gli Amanti, ma meno conoscerete più sarete al sicuro. Sempre se sarete degno. »


    Edited by Lùx - 2/9/2014, 16:16
     
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    Sciorina le informazioni come se stesse recitando un rosario. Le speranze, ovviamente, sono quelle che rivelando tutto quello che conosce possa sbrigliare la matassa appiccicosa in cui si sta invischiando. Matassa in cui è stato lanciato con un poderoso calcio nel deretano da parte del Comandante e dall'Alfiere. Egli stava così bello bello al Nord, lui ed i suoi quattro ghiaccioli, perchè ora si ritrova su una scacchiera palesemente più grande di sè?
    Lo penso anche io, sinceramente
    Annuisce semplicemente un paio di volte. Lo sguardo stanco mentre il cervello cerca di mettere insieme i tasselli del puzzle. Quello che fa poi il suo interlocutore lo lascia sinceramente basito. Si guarda a destra e manca, fissa le grate con uno stupore bruciante. Apre la boccuccia in una smorfia sorpresa.
    Non mi sembra una cosa carina da fare

    Alza la mano destra con l'indice che svetta. Indica i dintorni facendo riferimento alle grate ed i cancelli appena evocati dal Saggio. Cerca di mantenere il sangue freddo, il Comandante ci tiene tanto alle apparenze e dopo aver incontrato il parassita di Asaliah si rende conto di quanto sia importante qualcosa del genere. La situazione non gli piace, ma si sente relativamente protetto, alla fin fine il suo interlocutore è un Saggio del Presidio Est, alleato di Laputa e del suo Alfiere, i suoi superiori sanno dove si trova e tutto questo gli dice che non può fare una brutta fine, o almeno lo spera.
    Un bersaglio? Mi dispiace ma riesco a seguirvi.
    Inoltre non ho idea di chi siano questi Amanti a cui chiedere maggior informazioni.

    Storce la boccuccia sempre più confuso.
    Comunque vi ascolto, non che possa fare qualcosa di diverso in questa condizione.

    Sbuffa indispettito in attesa della chiave per uscire da questa strana situazione.

     
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