[CSV] Sweet child o' mine

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    Daniel Ember
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    Oh.
    Mio.
    Dio.

    È la biblioteca più grande che io abbia mai visto.
    Ci sono libri dappertutto! Scaffali alti fino al soffitto, tutti traboccanti di tomi, pergamene, opuscoli, enciclopedie, raccoglitori...
    Avanzo piano tra le librerie, il naso all'insù, la mantella rossa che fruscia ad ogni mio passo.
    Sto sorridendo come un bambino in un parco giochi. Chissà dov'è la sezione di medicina!

    (Danieeeeel~)

    Ciao, voce nella testa che rovina ogni mia giornata.
    Niente distrazioni, lo so: ho un appuntamento ufficiale con la Corona di Sophia, chiunque essa sia. Arrivare in ritardo sarebbe disdicevole, dopo tutto l'impegno che ci ho messo nel sembrare una persona rispettabile.
    Indosso la divisa militare di Angeldust, pantaloni neri e una giacca scura bordata d'oro Ho persino la cravatta! Rosso sangue, si abbina bene al mantello. Guanti bianchi, stivali lucidi, i capelli candidi ben pettinati.
    Sembro un soldato? Nah, rimango troppo basso ed effemminato per essere credibile. Però spero di sembrare serio, ecco. Voglio fare una buona impressione, evitare di creare qualche incidente diplomatico strano...

    (Disse, dopo essersi portato a letto l'ambasciatore dell'Est.)

    Mi accascio contro una libreria random, poggiando piano la testa contro il legno. Non tiro una capocciata solo per paura di rovinare i libri.
    Sospiro. Cos'è che mi ha detto la Veste Blu all'entrata? Devo andare al primo piano, bussare all porta con il simbolo dell'infinito.
    Mi schiaffo le mani ai lati del volto, stile paraocchi per cavalli, e proseguo dritto fino alla scalinata. Cooncentrazione, Daniel. Più tardi avrai tutto il tempo per fare il secchioncello curioso...

    ...O meglio, l'avrai finché Quarion non deciderà che si sta annoiando tantissimo senza di te.

    Individuare la porta giusta non è difficile. È un lastrone di marmo bianco con incisioni dorate, visibile anche dal fondo del corridoio. Il simbolo dell'infinito di cui mi avevano parlato è una biscia vermiglia che funge da maniglia.
    Non so se trovarlo pacchiano o complimentarmi con l'autore per l'arroganza. Una cosa è certa: dietro questa porta si cela una persona con un bel caratterino.
    Raddrizzo la schiena e busso con decisione.

    Edited by Zero - 14/8/2014, 19:41
     
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    Una volta toccata la maniglia ecco i bordi della porta brillare e le ante schiudersi per mostrare un cielo stellato. Un passo, forse, questo basta affinché un vento innaturale spinga Daniel all’interno. Dietro di lui la porta si chiude ermeticamente. Nessuna traccia del Saggio a prima vista e nessuna risposta se non il cinguettare di uccelli ed il fruscio dell’acqua nei torrenti. I suoi piedi si trovano ora immersi in un mare d’erba tinta di rame da un sole ormai prossimo al tramonto. Intorno a lui si estende un paesaggio da sogno, degno di un quadro. Ruscelli tagliano in più punti il prato trasportando un’acqua limpida e costellata di ninfee. Piccoli ponti in legno permettono di passare da un lato all’altro a cui seguono sentieri battuti diretti verso collinette dove svettano sporadici alberi. Aironi passeggiano sulle sponde e colorati colibrì assaggiano i fiori presenti sui rami. Viene quasi da pensare che il completo sia quello sbagliato, magari sarebbe stato meglio un capo dalla foggia più orientale.

    In quel paesaggio poetico qualcosa però è decisamente fuori luogo. Lontano, sulla destra, sembra sorgere un parallelepipedo di acciaio e vetro. Unico punto di riferimento in quel mare di verde diviene l’unico faro da seguire alla ricerca del Saggio. Quando ormai il profilo di quell’edificio si fa sempre più nitido ecco alla fine comparire la sagoma di un uomo. E’ seduto sulla riva di uno dei tanti torrenti senza curarsi troppo che ogni tanto schizzi d’acqua gli bagnino le pantofole di seta che porta ai piedi. E’ sulla trentina, con capelli castani che gli sfiorano le spalle e barba curata. Indossa una sciarpa cremisi così lunga da fare tre giri intorno al collo ed una tunica verde smeraldo che si apre all’altezza della vita rivelando un paio di pantaloni a palloncino dello stesso colore. Davanti a lui è piantata nel terreno una canna di bambù con una lenza che scompare nel fiumiciattolo. E’ così concentrato sul pescare che non sembra essersi accorto di Daniel. Una meditazione così profonda, al punto che gli occhi sono chiusi ed il respiro regolare. Vale la pena disturbarlo?

    Se hai auspex lo percepisci come insieme di tante cose. Anime = 1001 anime, auree = aura più grande, odori = tanti odori mischiati...etc
     
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    Woah! È un'illusione? Realtà virtuale? Sembra tutto così realistico... Il profumo dell'erba, lo scrosciare dei ruscelli, l'aria fresca. No, non credo che sia tutto finto.
    Dev'essere un portale. In Accademia abbiamo grossi problemi con i wormhole, ma immagino che in posti come Endlos, in cui lo spaziotempo è così instabile, essi siano più comuni. Più malleabili.
    È per questo che sono qui, in fondo.

    C'è un elemento che stona in questo paradiso verde: un parallelepipedo di metallo scintillante. Che sia quello, l'ufficio del Saggio? Mi avvio in sua direzione, ma più mi avvicino, e meno la cosa mi sembra probabile.
    Quel coso pare una scultura, più che una stanza. Ha un che di... Non lo so, ma io non ci abiterei. È innaturale.
    C'è un uomo lì vicino. Forse posso chiedere indicazioni.

    Un pescatore? È seduto sull'argine di un fiumiciattolo, una canna di bambù davanti. Così tranquillo.
    Ahhh, la tentazione di scivolargli alle spalle e fargli "buh!" Peccato che io non sia più così bravo a muovermi in silenzio. Rallento il passo, provando a muovermi in punta di piedi, ma continuo a sentire l'erba frusciarmi sotto le mie suole.
    No, non ne sono più in grado. Senza contare quella cosa del "non fare incidenti diplomatici strani".

    Mi avvicino pian piano, ma lui non sembra notarmi. Appena gli arrivo vicino, mi chino per sbirciargli il volto.
    Ha gli occhi chiusi. Sta dormendo o semplicemente meditando? Chissà. Gli abiti sono leggeri, di taglio esotico, e dall'aspetto potrebbe essere uno degli studiosi di Palanthas.
    Tossicchio.
    «Mi scusiiii?» mormoro con voce non molto convinta, mentre mi inginocchio accanto a lui.
    Spero che non mi senta davvero. Cioè, non so se lo dovrei svegliare. Magari è in uno stato di trance mistica o qualcosa di simile.
    «Starei cercando la Corona di Sophia. Ho una specie di appuntamento...»
    Distolgo lo sguardo, ammirando l'acqua che scorre. La lenza ondeggia placida in mezzo alla corrente.
    Per ora, non sembra aver preso molti pesci.

    Edited by Zero - 16/8/2014, 21:28
     
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    Lo abbiamo notato fin da quando la sua sagoma si è stagliata sull’orizzonte. Sapevamo già del suo arrivo e la sua aura è così nitida che la noterebbe persino un cieco. Il sonno, poi, non è altro che un ricordo per noi. Un orpello degno per i fragili umani, non per chi ha scelto di raggiungere il vertice della piramide dell’universo. Per questo ascoltiamo e percepiamo tutto, persino il fruscio sull’erba dei suoi passi. Vicino, sempre più vicino.

    Chi è?, ci domandiamo. Uno dei tanti venuti per un consulto. In queste giornate di noia dove persino il vento si rifiuta di muoversi non vogliamo che se ne vada. Non vogliamo che tutto si riduca in uno sterile scambio di informazioni. Quando le sue parole infrangono abbiamo già deciso di giocargli uno scherzo. Non per cattiveria, solo per ingannare il tempo.

    « Mi scusiiii? Starei cercando la Corona di Sophia. Ho una specie di appuntamento... » Non appena la frase lascia le sue labbra spalanchiamo di colpo gli occhi come se qualcosa avesse reciso un invisibile legame. Cadiamo all’indietro, sospinti da una forza invisibile, con la sorpresa dipinta sul volto. Quando vogliamo siamo degli abili teatranti. « No! » urliamo al cielo. Ci rialziamo di scatto, ci guardiamo intorno come se fossimo ignari della situazione, poi lo fissiamo. Lui è la causa del nostro sconcerto ed il motivo del nostro fallimento. Corriamo verso di lui, poi lo afferriamo per il bavero della camicia. « Tu! La nostra proiezione astrale stava impedendo che lo spirito del Drago Divoramondo tornasse alla vita! Ti rendi conto della catastrofe che hai causato interrompendo la nostra meditazione? » Gli sputiamo addosso tutto il nostro disprezzo. « Ora, per colpa tua, Endlos è spacciato! » Ah, le lunghe giornate estive che non passano mai.
     
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    Oddiosantissimo, ho fatto un casino?
    Barcollo all'indietro, gli occhi barrati. L'uomo mi shakera, strattonandomi il colletto della camicia.
    Il mondo ondeggia, le sue urle si fanno confuse. Per una frazione di secondo, la paura mi arrotola lo stomaco.
    Poi capisco.
    Sbatto le palpebre, sforzandomi di non sorridere.

    Ottima messinscena, lo devo ammettere: il bastardo sa recitare. Ci sarei cascato in pieno, se io stesso non avessi passato due vite a fare sceneggiate simili.
    Serve un bugiardo per riconoscere un altro bugiardo. Oh, lui è bravo, ma... È questo il problema.
    La sua reazione è troppo perfetta, da manuale. Il tono di voce, così enfatizzato da sembrare a tratti artificioso. E quel che dice... Non è disperazione, la sua: sono parole studiate a tavolino per farmi sentire in colpa.
    Il mio istinto mi dice che sta dicendo cazzate.
    Still, ci ha messo così tanto impegno che sarebbe un peccato non dargli corda.

    «Non deve preoccuparsi.» dichiaro. Alzo le mani in segno di pace, per poi poggiargliele deciso sulle spalle.
    Se lui è serio, io lo sono di più. Il mio è puro rigore militaresco, il grave contegno di un uomo mandato in una missione da cui potrebbe non far più ritorno.
    Ho fatto bene a indossare la divisa.
    «Sono a conoscenza della sua battaglia.» dichiaro, fissandolo nelle palle degli occhi «Le forze dell'Est mi hanno mandato qui per aiutarla. Si sbrighi, si sbrighi!»
    Incurvo la schiena, tirandolo verso di me per far sì che le nostre fronti si tocchino.
    «Unirò la mia forza mentale alla sua.» bisbiglio. Serro gli occhi e aggrotto la fronte, mimando profondissima concentrazione.
    «Si concentri! Lo scontro non è ancora finito. Via alla proiezione astrale.»

    Lo so, lo so: avevo detto due post fa che non avrei fatto cose strane, ma non sarei io se non mi contraddicessi costantemente.
    Ho passato gli ultimi mesi - no, anni- a fare il militare serioso; sento il bisogno fisiologico di cazzeggiare con quest'uomo.
    Sono lontano da casa, e il prato è deserto. Nessuno se la prenderà se faccio un po'il buffone.
     
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    Ecco. Questo non ce lo saremmo mai aspettato ed è vergognoso visto che siamo il Saggio della Storia. L’albino avrebbe potuto abboccare in pieno prendendosi un bello spavento oppure accorgersi della bugia e rimproverarlo. Non certo dare lenza allo sceneggiato. Perché il Drago Divoramento è stato sconfitto, non c’è alcun pericolo per Endlos e la storia della proiezione astrale è una baggianata da scrittore ubriaco. Eppure eccolo là, serio come se fosse tutto vero, che ci poggia le mani sulle spalle e ci dice che non ci dobbiamo preoccupare, conosce la nostra battaglia ed è stato mandato dall’Est. Come se non avessimo riconosciuto quell’uniforme: collegarla al nome detto alle vesti blu è stato fin troppo facile. La tentazione di terminare la recita e di chiedergli cosa diavolo ci faccia qua è molto forte, ma altrettanto è quella di vedere dove ci porterà tutto questo. Vogliamo fargli ammettere di star dicendo fandonie? Forse. O forse siamo semplicemente annoiati.

    Mascheriamo i nostri pensieri con una lunga occhiata penetrante, come se stessimo valutando la sua forza. Quando infine gli rispondiamo il nostro tono assomiglia a quello dei vecchi maestri di arti marziali. « Ragazzo, notiamo che possiedi un potere latente che ci sarà fondamentale per questa battaglia. » Giusto, in fondo ha affermato di esser stato mandato dall’Est. Coerenza. « Ma sappi che ti manca esperienza. » Gli sventoliamo davanti il nostro indice ammonitore, poi ci voltiamo verso il ruscello. « La proiezione astrale ti trasporta nel flusso astrale, come ben sai. E’ un luogo pericoloso, come un fiume impetuoso che cerca di trascinarti di nuovo nel tuo corpo. Devi risalirlo affidandoti alla forza della tua mente, così come avviene in natura. Quale animale ti è quindi affine? » gli domandiamo girandoci improvvisamente ed indicandolo in una posa plastica. « Il salmone! » E, come in risposta alle nostre parole, dal ruscello salta un grosso salmone. Rimane qualche istante ad ondeggiare in aria, poi ricade in acqua. « Per affrontare il flusso astrale devi comprendere il salmone, pensare come un salmone, diventare come un salmone! » Annuiamo alle nostre stesse parole. « Forza! Mostrami il tuo salmone interiore! Voglio una perfetta imitazione del salmone ragazzo! » Ad udirle sembrano frasi sconclusionate, ma il tono con cui le affermiamo è così serio da rendere il tutto al pari di un comando a cui è difficile disobbedire.
     
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    Il Salmone.
    È ovvio.
    Accolgo le sue parole con gravità, annuendo di tanto in tanto a queste rivelazioni. Quando il Sacro Pesce esce dall'acqua, poi, mi volto a guardarlo a bocca spalancata, accogliendo quella Mistica Apparizione come l'avverarsi di una profezia.
    «Il Salmone.» ripeto, il tono solenne che si riserva agli inni religiosi.
    Un paio di passi indietro, per distanziarmi dal pescatore - tenerlo al sicuro dal mio scoordinato agitare gambe e braccia. So che sarò scoordinato, sono sempre stato un pessimo ballerino. Ma oggi proverò ad essere un elegante danzatore dell'acqua, colui che sguscia in mezzo ai flutti, l'inafferrabile terrore delle acque.
    «Spero che sarò degno dell'impresa.»
    Oggi sarò un Salmone.



    Non chiedetemi perché io l'abbia fatto.
    Dargli corda, dico. So che avrei dovuto avere altre priorità, essere una persona matura e responsabile, ma... Cioè, il Salmone. Sarebbe stato un crimine non dargli corda, vista la fantasia dimostrata.
    Il risultato? Si è fatta sera, sono ormai fuori dalla biblioteca, e mi sono totalmente dimenticato di chiedere come trovare mia figlia.
    SONO UNA PERSONA ORRIBILE.

    Ci riproverò domani. Con un diverso bibliotecario di turno, magari.
     
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