[CSV] Chi trova un libro trova un tesoro

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    Ansia. Panico. Aprì bruscamente la porta del suo studio e corse verso la scrivania di legno lucente, frugò tra le scartoffie, nei cassetti, per terra. Nulla. Scese rapidamente le scale, tornando al piano terra, si fece strada tra i numerosi scaffali che Palanthas vantava, fino a raggiungere la zona studio. Anche lì ad attenderlo una vana ricerca. Si portò allora nell'atrio, il cuore che cominciava a battere più forte, dubbioso se fosse per l'ansia o semplicemente per le corse che stava facendo su e giù per l'edificio. Una volta giunto all'ingresso non poté fare a meno di notare varie pile di libri sparse sul pavimento. Sbuffò; qualche maleducato si era messo alla ricerca di un libro e non aveva messo apposto gli altri sugli scaffali. Non vedendo altre persone in giro adibite alla manutenzione della biblioteca realizzò che sarebbe toccato a lui sistemare. Un po' d'ordine dopotutto ci voleva, e se non l'avesse fatto lui ora, chissà quando qualcuno avrebbe messo tutto apposto. Si mise dunque in ginocchio, posò le mani sul primo libro di una pila e lo sistemò al suo posto, dove doveva stare. Lo stesso fece con un altro, poi un altro e un altro ancora, col pensiero fisso su quel che realmente doveva fare in quel momento: trovare un libro che aveva smarrito.
    « Dove sarà mai?... »
    Ben presto ciò che stava facendo divenne automatico, lasciando il pensiero libero di occuparsi della ricerca di quel dannato libro. Ripercorse la giornata: la mattina si era portato nel suo studio una decina di libri mentre nel pomeriggio alcuni li aveva rimessi apposto perché era certo di non aver tempo per leggerli, aveva controllato che alcune preziose pergamene fossero ancora in ordine, poi ne aveva sistemati altri fuori posto, e altri ancora gli erano stati consegnati. Che cosa gli avrebbe detto Arthur? E Brifos?
    Sconforto.


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    Status fisico: ottimale
    Status psicologico: ottimale

    Energia:

    ████████████████████ 100%

    Abilità Passive:

    » Divine Charme: Nonostante Uriel non sia la perfetta immagine della bellezza, i suoi poteri da Semi-dio lo rendono comunque affascinante, un uomo da conquistare. Chiunque avrà a che fare con lui proverà un senso di attrazione e sicurezza, portandolo a rispondergli sinceramente e a diffidare dall'attaccarlo. Come si fa ad attaccare un così bel faccino?
    [Passiva di Charme]

    » Innocent Aura: Auspex spirituale

    » La voce della Saggezza: E' questo un suono che tutti possono udire, perché scaturito dall'alta sapienza di coloro che lo pronunciano; la volontà dei Saggi muove questo potere, così che dalla loro giusta voce escano parole che agli altri appaiono profondamente sapienti, e pertanto degne di rispetto, così come degno di rispetto sarà, per chi ascolta, colui che parla.
    Una malia, un'azione per convincere anche i più scettici della grandezza dei Sapienti di Endlos, sicché al volere di questi le parole diventino capaci di infondere nella mente di chi le oda un tale rispetto per queste e per i Saggi, che certamente non dubiteranno della loro veridicità, e se verrà pronunciato un comando, vorranno eseguirlo senza proteste, quasi fosse l'ordine del loro più caro e severo dio.
    [Aura di Carisma]

    Abilità Attive:


    Note: Ho inserito le passive di cui tener conto :) Dal prossimo turno non le inserirò più ma sono comunque da considerare attive! :flwr:




    Edited by _Maffy_ - 14/8/2014, 20:16
     
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    "Uhm..."
    Sostava ai piedi di uno degli alberi che decoravano i giardini della grande biblioteca di Palanthas, la mantella rossa che l'avvolgeva interamente, nascondendo l'abito nero che indossava, ed il cappuccio ben calato sul viso a nascondere i lineamenti minuti del viso. A vederla sembrava imbambolata a fissare uno dei rami del curatissimo arbusto, di cui non riconosceva il genere ignorante com'era in materia di botanica; in realtà stava piuttosto fissando incuriosita un ramo in particolare della pianta. O meglio: qualcosa che si trovava riverso sul suddetto ramo, e di cui non riusciva a cogliere la natura. Riprendendosi da quei trenta secondi di completa immobilità, fece spallucce e si guardò attorno, contemplando i bei giardini che circondavano l'edificio e realizzando di essere completamente da sola e senza nessuno a cui domandare consiglio. Aveva adocchiato una finestra spalancata poco al di sopra dell'albero: l'oggetto in questione, che sembrava una tavoletta incisa di un marrone scuro, non poteva che essere caduto da lassù, rimanendo impigliato fra i rami.
    Guardandosi attorno un'ultima volta trovò la sua risolutezza e decise che non era il caso di scomodare qualcuno per l'operazione di recupero... specie non quando lei stessa poteva fare tutto da sola! Schiuse la mantellina rivelando quello che a prima vista sembrava un grosso fucile squadrato di foggia futuristica formato da grosse piastre dello stesso colore del mantello che lo nascondeva alla vista ed eleganti rifiniture nere. Premette una leva e questi si aprì istantaneamente con scatti metallici di ganci rilasciati ed altri meccanismi arcani, i quali si assestarono solo quando una lunga asta nera venne rilasciata rivelando la forma di una grossa falce da guerra. Kei roteò l'arma da caccia, sfruttandone il peso notevole per ottenere ampli archi, poi al culmine del movimento circolare tirò con forza una leva e prorompendo in una potente fucilata verso il terreno che riecheggiò per tutti i giardini, provocando un grosso foro nel terreno, il sollevarsi di una nuvoletta di polvere ed il panico di alcuni passerotti nelle vicinanze.

    Un attimo dopo si trovava all'altezza del secondo piano della più grande biblioteca dell'Est e di tutto il semipiano, impegnata in movimenti cauti fra i rami inaspettatamente sottili. Aveva riposto Crescent Rose nella sua forma di fucile, ed ora l'arma riposava al suo solito posto, assicurata in vita e seminascosta dal mantello. Arrivò al suo obbiettivo solo dopo un'abbondante manciata di minuti, e una volta giunta a destinazione fu costretta a distendersi al massimo per arrivare a quello che alla fine si era rivelato non una tavola ma bensì un libro dall'aria antica. Per un attimo il ramo si piegò sul suo peso e Kei temette che il tomo potesse cadere e sfracellarsi al suolo (il che poteva essere un problema: non aveva considerato l'eventualità di dover poi pagare i danni), ma poi infine le dita raggiunsero l'obbiettivo e un centimetro alla volta riuscì a tirarlo a se, traendo un gran sospiro di sollievo per la felice conclusione dell'operazione. In effetti aveva fatto un errore: doveva lasciare a terra Crescent Rose dopo averla usata per darsi la spinta per saltare. Anche se non le intralciava i movimenti, l'arma modello High Velocity Sniper Scythe gravava sui rami che altrimenti l'avrebbero sostenuta senza problemi. Comunque tutto è bene quel che finisce bene e non le restava altro da fare se non scendere.
    ... no...?
    Un sonoro "crack" le rispose all'istante.

    "A... Aiut..."
    La discesa fu più rapida del previsto.

    ~

    Entrò nella biblioteca con il libro stretto a se, qualche graffio di troppo sul viso e sulle mani, le calze scure strappate all'altezza delle ginocchia e la mantellina che necessitava di un po' di rammendi, ma l'onnipresente cappuccio rosso scuro comunque ben calato sul viso. Leggere le piaceva, ma non era un topo da biblioteca e quell'enorme quantità di libri che la circondavano le procuravano più soggezione ed ansia che curiosità. Nei bassifondi del Pentauron leggere è tutto fuorché una necessità e non ricordava di aver mai messo mano a più di una dozzina di libri diversi, quella era la prima volta che le capitava di doverne riconsegnare uno in biblioteca.

    "Ehm... Salve...?"
    Esitò un attimo prima di sporgere il capo dalle file interminabili di scaffali in cerca di anima viva. Aveva l'impressione di essere in una chiesa: il silenzio era totale e quasi inquietante. Aveva paura ad alzare la voce per chiamare qualcuno, e ad essere onesti farlo in quel luogo così solenne pareva proprio un sacrilegio.
    "Dovrei... Dunque... Riconsegnare un libro?"

     
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    "Ehm... Salve...?"
    Si voltò. Sentì una voce provenire dall'ingresso, il silenzio e il vuoto della grande stanza a favorire il suono: qualcuno era entrato a Palanthas.
    "Dovrei... Dunque... Riconsegnare un libro?"
    Una ragazza? Uriel si alzò, lasciando in terra quei due o tre libri rimasti, e con grandi passi si avvicinò all'ingresso, fino a quando non si ritrovò davanti una ragazza con una mantellina rossa. Le ricordava vagamente Cappuccetto Rosso. Aveva i vestiti un po' stracciati e qualche graffio qua e là.
    « Posso esserti d'aiuto? »
    Con sguardo preoccupato dipinto sul volto invitò gentilmente la ragazza a sedersi su una panca di legno lì vicina, adibita ad accogliere gli ospiti che avevano solo bisogno di informazioni al banco informazioni.
    Era lì per consegnare un libro, aveva detto. Gettò lo sguardo sull'oggetto in questione, stretto con cura tra le braccia della ragazza. Ebbe un tuffo al cuore.
    « Quel libro... dove lo hai preso? »
    Mancava poco che a sedersi sulla panca ci fosse anche lui.


     
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    Seduta in modo rigido e composto sulla panca, in un primo momento rimase interdetta, sentendosi rivolgere a bruciapelo quella domanda secca e sferzante. L'impiegato aveva preso il libro, l'aveva guardato, e un istante dopo ne era uscito con quella domanda in un tono che in altre circostanze sarebbe apparso di sorpresa, ma che nell'ambiente suggestivo e così innaturalmente silenzioso della grande biblioteca di Palanthas finiva in qualche modo ad apparirle inquisitorio. Un brivido freddo corse lungo la spina dorsale di Kei, lasciandola nel dubbio sul cosa rispondere. Perché una risposta tipo "era su di un albero" suonava come una balla bella e buona, e non si era preparata niente di più credibile per il semplice motivo che non si aspettava una domanda del genere...

    'L'ho strappato ad una belva che si trovava qua fuori!', stava per dire, iniziando a selezionare qualche dettaglio per un'eroica balla riguardo una presunta lotta a mani nude con un cane delle dimensioni di un lupo per la conquista del libro, ma poi scartò il tutto perché era semplicemente eccessivo. 'L'ho preso in prestito la settimana scorsa!', quasi disse, e fu un bene che invece esitò con un "ehm..." esitante, la gola secca ed il cervello che per poco non andava in tilt: quelli dovevano avere un registro o qualcosa del genere, sempre ammesso che lasciassero effettivamente uscire i loro libri da quel luogo. "Dove l'ho preso, dice...?" E gli occhi scuri saettavano qua e là in cerca delle possibili uscite più vicine, finestre comprese.

    "Okay: non l'ho rubato, va bene?"
    Mise subito in chiaro la cosa, ma la sua voce suonò poco convincente perfino alle sue stesse orecchie.
    "Era su di un albero qua fuori!"
    Disse d'un fiato, ricordandosi poi di avere forse qualcosa di molto simile ad una prova tangibile alla sua affermazione.
    Prese un lembo stracciato della mantellina rossa e lo sollevò, facendo in modo che il bibliotecario lo vedesse chiaramente.
    "Sono salita sui rami e l'ho recuperato. Non ho idea di come fosse finito lì..."

     
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    "Okay: non l'ho rubato, va bene?"
    Il semidio la osservò, perplesso.
    "Era su di un albero qua fuori!"
    Inarcò un sopracciglio. Sopra un albero? E come c'era finito lì?
    "Sono salita sui rami e l'ho recuperato. Non ho idea di come fosse finito lì..."
    Attese pensieroso, guardandola negli occhi. Un'attesa che tanto bastava a instaurare un velo di paura nel volto della giovane, nello stato ansioso in cui si trovava. Tuttavia non aveva nulla di preoccuparsi, perché di lì a poco il Saggio avrebbe interrotto quel silenzio imbarazzante in una risata amichevole.
    « Non preoccuparti, non credo tu sia una ladra. »
    Gli era bastato uno sguardo per sondarle l'anima e capire che non aveva quelle intenzioni. Dopotutto, se aveva riportato indietro il libro per quale motivo avrebbe dovuto rubarlo? Senza contare che i libri da Palanthas non possono... scappare.

    Tirò un sospiro di sollievo; era proprio il libro che aveva perso.
    Placati gli animi, prese con gentilezza il tomo che gli aveva portato e lo mise sottobraccio. Lo avrebbe rimesso a posto più tardi. Ora, aveva altro a cui badare. Si sedette sulla panca -non troppo vicino alla ragazza-, ruotando il busto verso di lei.
    « Ti ringrazio per avermi riportato il libro. Anche se in realtà... credo sia stato il libro a cercare te. »
    Cosa stava dicendo? Era forse impazzito? Di questo passo la ragazza lo avrebbe preso per matto. Eppure le sue parole erano così decise da far sembrare che tutto avesse senso. E forse era proprio così.
    « Forse questo incontro è stato deciso dal Destino. »
    E attese.
    « ... tu credi nel Destino? »




    Chiedo perdono per la "lunghezza" dei post, ma ho tante giocate aperte e piuttosto che farti aspettare oltre, preferisco rispondere così. Senza contare che sono in un periodo di scarsa ispirazione D:
     
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    ... tu credi nel Destino?
    BUM! Domanda improvvisa. Uno sparo ad altezza d'uomo. Il tizio si era pure seduto e le si era rivolto con un'espressione che in qualche modo la terrorizzò, per quanto era seriosa. Kei fece un passo all'indietro, tornò a guardarsi attorno ancora una volta con fare nervoso -ma questo giro per assicurarsi che le vie di fuga precedentemente individuate fossero ancora al loro posto. Quel genere di domanda se l'aspettava da qualche pazza intenta a strapparsi i capelli che blatera della fine del mondo incontrata per la parte bassa del Pentauron, oppure da qualche vecchio barbone inquietante di quelli che girano nei vicoli bui del Bloodrunner. Che ci faceva a Palanthas un bibliotecario con simili domande, fra l'altro poste con toni di voce così inquietanti...?

    "Ehm... noooh?"
    Rispose con sincerità forse eccessiva, ma piegando quel diniego incerto più che altro per stare attenta alle reazioni di quel tizio.
    "E perché... uhm... me lo chiedi...?"
    Kei fugge a gambe levate in 3... 2... 1...


    Non temere, a me i post di dimensioni ridotte piacciono! Quello che contano sono i contenuti, quindi non ti preoccupare! ^^
     
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    La ragazza non ci credeva. Non credeva nel Destino.
    La cosa non lo colpì, effettivamente. In pochi credevano nel Destino; persino lui -se gli avessero fatto quella domanda tempo addietro- avrebbe risposto di no. Era normale non crederci.
    "E perché... uhm... me lo chiedi...?"
    Quando Uriel si accorse che il discorso era forse scemato in quel che pareva un tentativo di rimorchiare la ragazza, cercò subito di rimettere le cose in chiaro. Non aveva certo intenzione di spaventare gli ospiti che entravano a Palanthas.
    « E' molto semplice. Forse tu conoscerai i Custodi delle Sette Vie. Sono un gruppo di studiosi che vantano le grazie di Lady Kalia, qui all'Est, e quindi piuttosto... famosi. »
    "Famosi" non era certo la parola più adatta, ma forse avrebbe reso l'idea. Tutti conoscono Palanthas, quindi indirettamente anche coloro che la abitano: i Custodi, appunto.
    « Ed io faccio parte di questi. Mi chiamo Uriel, e sono la Gemma di Dharma, la Via dello Spirito. »
    Forse adesso non gli sarebbe più parso un estraneo uscito da chissà dove a fare domande casuali facendole sembrare un tentativo di flirtare con le ragazze. Non era per nulla nella sua natura.
    « Capirai dunque che io credo nel Destino. La mia domanda deriva da ciò, e da nient'altro. »
    Si alzò dunque dalla panca, certo che avrebbe fatto sentire meno a disagio la ragazza. Fece qualche passo avanti e le si posizionò davanti, guardandola negli occhi.
    « Dimmi. Se ti leggessi il futuro, e questo dovesse un giorno avversarsi, mi crederesti? Crederesti che il Destino esiste? »


     
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    "Oh...!!!"
    Esclamò d'un fiato, dopo aver ascoltato le parole del bibliotecario.
    Il suo viso si illuminò di vivo interesse e si sporse in avanti con un movimento repentino:
    "siete veramente in grado di fare cose come leggere la mano...? Potreste davvero farmi una predizione???"

    D'un tratto i discorsi da membro di una setta satanica in cerca di nuove reclute tenuti finora dal Saggio passarono in secondo piano. Cose come i trucchi di magia e di illusionismo le piacevano da morire e andava letteralmente pazza per quelle cose mistiche come l'astrologia e la lettura delle carte, sebbene fin da piccola si fosse ben guardata dal manifestare troppo quel genere di interesse, visto anche il mestiere di esorcista che la portava di tanto in tanto di sentir parlare o avere a che fare con finte fattucchiere e cartomanti che truffano le persone perbene spillando loro denaro in cambio di filtri o sedute spiritiche che poi si rivelano essere bufale della peggior specie. Invece rimaneva estasiata dai saltimbanco che a volte occupavano le vie dei quartieri più agiati con i loro numeri, talvolta appoggiati da semiumani capaci di fare cose straordinarie. Quanto le era stato appena detto suonava come qualcosa di altrettanto meraviglioso, con l'aggiunta che la biblioteca di Palanthas era alquanto suggestiva...

    "Ah-ehm..."
    Disse schiarendosi la voce, ricomponendosi per paura di sembrare troppo frivola e offendere il Saggio.
    "Non sono molto pratica di queste cose filosofiche, e... bhe, non saprei cosa risponderle."
    Provò a pensarci su, ma non era una risposta di quelle che si danno su due piedi...

     
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    "Non sono molto pratica di queste cose filosofiche, e... bhe, non saprei cosa risponderle."
    Uriel sorrise, percependo un certo nervosismo nella ragazza, ma anche titubanza.
    Forse le stava addossando un po' troppe pressioni, e in fin dei conti lei era entrata a Palanthas solo per riconsegnare il libro che aveva trovato fuori l'edificio.
    Si alzò quindi dalla panchina, e allungando lentamente le braccia raccolse il tomo dalle mani di lei.
    « Non dire nulla, allora. Quando ti sentirai pronta, torna da me. » le disse con un sorriso gioviale.
    Fece un cenno col capo per salutare e infine si allontanò, svanendo tra gli scaffali della Biblioteca.


     
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