Before the Storm

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    Iniziarono ad invadere il Lordaeron in tarda serata, e non smisero di sciamare al castello fino a tarda notte. Tuttavia fu all'indomani che diventarono davvero numerosi e, da preludio di sventura che erano, si fecero improvvisamente una minaccia vera e propria per la salute di ciambellani e burocrati. Per lo più erano siniscalchi ed emissari, ma fra loro vi era un bel numero di mercanti, semplici paesani e perfino un barone che si disse indignato di essere stato messo in attesa al pari di tutta quella marmaglia male assortita. Venivano per i motivi più disparati e denunciavano i furti più assurdi: molti di loro parlavano di fiumi prosciugati e incolpavano le terre confinanti, pure quasi sempre rappresentate da un qualche messo che querelava tali illazioni e rilanciava ciarlando di campi coltivati diventati distese di roccia nel corso della notte o colli e intere montagne spostate di parecchie miglia dalla loro posizione originaria come se nottetempo si fossero sollevate e avessero mosso passi, come giganti di pietra e terra. Mercanti lamentavano la scomparsa di strade e mulattiere che avevano percorso per decenni, denunciando di boschi germogliati lì dove c'era nuda roccia e laghi che si erano sovrapposti ad avvallamenti tirandosi dietro pesci, vegetazione, barche e in certi casi anche interi villaggi. Un siniscalco particolarmente lamentoso piangeva di un terribile allagamento nel proprio villaggio dicendo d'essersi svegliato con delle carpe ancora vive dentro le lenzuola del letto, c'erano pure sei o sette diversi santoni che dicevano di essere veggenti ed eremiti e stando in disparte pregavano i ciambellani di riferire all'alfiere delle loro visioni, perché gli uccelli erano stati visti migrare in piena estate come presagio di qualcosa di terribile ed altri portenti simili avevano senza dubbio preannunciato l'avvento di qualcosa di terribile.
    Non aveva assolutamente niente in comune, eccetto l'essere giunti di gran lena in cerca di aiuto e l'essere più o meno tutti quanti dal Garwec. Cosa stesse ribollendo nell'Altopiano della Tempesta era difficile da capire basandosi solo su quella sfilza infinita di racconti e proteste, meno che mai considerando che quasi tutti puntavano ad un qualche genere di risarcimento in denaro dalle zone limitrofe presunte colpevoli della calamità o peggio ancora dall'alfiere stesso: primo fra tutti fu un mercante proveniente dal profondo sud giunto qualche giorno dopo l'inizio di quell'interminabile processione che chiese ad alta voce un pagamento di duecentocinquanta pezzi d'argento per essere stato costretto ad un viaggio durato una settimana più del previsto. La via dal sud che passava dall'Altopiano era stata inghiottita dal nulla costringendo il grasso borghese ad un allungo di parecchie miglia e l'arrivo nella capitale con un ritardo tale che non gli era stato possibile prender parte ad un mercato di spezie per il quale aveva fatto tanta strada.

    Gira e rigira era chiaro che il Maelstrom aveva fatto i suoi capricci e questa volta non si trattava di una tempesta particolarmente violenta o di qualche naufrago comparso dal nulla, bensì piuttosto qualcosa di più massiccio che in qualche maniera aveva provocato un effetto a catena andando a scombussolare la vita di una bella fetta di popolazione del Garwec. Il come Dama Kalia fronteggiò tale incursione da parte di quella gran massa di visitatori è un'altra storia, probabilmente lenta a svolgersi ma rapida nei fatti e noiosa da narrare. Piuttosto dovrebbero essere i messaggeri che dal palazzo si misero in viaggio verso la biblioteca di Palanthas a destare più di un interesse: recavano con loro una richiesta di consulenza sul campo da parte dei celebri Saggi e poi un intero carro di pergamene ognuna delle quali recava testimonianze e denunce, un'infinità di dati ammucchiati alla rinfusa che reclamavano qualcuno in grado di dar loro un senso e una spiegazione...

     
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    Del gran trambusto che aveva interessato il Maniero di Lordaeron, non correva tra le mura della Grande Biblioteca che qualche vago pettegolezzo, passato di bocca in bocca dalle Vesti Blu nel corso delle loro odierne mansioni di consulenza al pubblico e pulizia dei locali: vero era che -per la sua ubicazione e giurisdizione- l'edificio fosse da considerarsi sottoposto all'autorità dell'Alfiere dell'Est, ma... dal momento che la Dama Azzurra stimava la Conoscenza al di sopra della politica e dei suoi ordinari problemi più materiali, solo raramente questi venivano condotti all'attenzione dei Saggi.

    Quella volta, però, la faccenda riguardava un fenomeno di Riscrittura alquanto curioso, e... se già questo non fosse stato sufficiente a richiamare le attenzioni di studio della congrega, il fatto che il teatro di quelle anomalie fosse la regione di Garwec interessava personalmente ben due delle Corone di Palanthas: sull'Altopiano -nell'avveniristica città di Codec- erano stanziati i laboratori dove avevano luogo le ricerche di Arthur, e
    la frequenza e intensità delle tempeste magnetiche rendevano quel posto molto caro a Brifos.

    Per questo, Kalia aveva ritenuto opportuno informarli direttamente, ed era proprio reggendo nella manona la missiva da lei inviata alla Biblioteca tramite due messaggeri che Brifos si presentò alla porta dello studio del suo collega Vampiro: busso educatamente -come gli era stato insegnato-, attese di ricevere l'invito ad entrare, e solo allora aprì lentamente il battente, avvicinandosi alla scrivania dove il suo amico stava riordinando taluni appunti.

    jpg
    « Kalia ti manda una lettera. »
    esordì, ponendo la busta sigillata col glifo reale sul ripiano dello scrittoio
    « E c'è anche un carretto di documenti. »
    il contenuto gli era stato grossomodo riferito dai paggi, ma...
    « ...posso andare a leggerli? »

    Non che avesse fretta di congedarsi da Arthur, specie dopo le ultime missioni in cui si era sentita molto la mancanza dell'Alchimista, ma la curiosità del lettore -candida come quella di un bambino- riusciva sempre a catturare la sua mente.. E, poi, uno studio serio parte sempre dall'analisi dalle fonti.

     
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    Palanthas, Chediya.
    Presidio Errante, Endlos.

    Quel giorno il buon Arthur non era chiuso in laboratorio a fare esperimenti, piuttosto comodamente seduto nel suo studio a mettere ordine su alcuni risultati teorici. Si stava occupando della luce ultimamente, e delle variabili che ne determinavano la velocità: da quelli che erano stati i suoi calcoli, aveva confermato la teoria secondo cui la velocità della luce fosse l'unica costante in tutti gli universi. Nonostante potesse cambiare direzione in caso di vicinanza a corpi estremamente grandi, essere risucchiata dai buchi neri, modificarsi dopo azioni di qualche alchimista o mago... la velocità restava la stessa.

    C'era da riflettere riguardo questo risultato bizzarro, ovviamente approfondendo la questione: la luce era essenziale per tutti gli umani e buona parte delle creature senzienti. Capirla avrebbe potuto portarlo ad un'infinità di applicazioni...

    « Kalia ti manda una lettera. »

    A quella voce, il vampiro levò lo sguardo con aria sorpresa: lo aveva si fatto entrare lui stesso, ma quando si concentrava sui propri studi non dava eccessivamente peso a ciò che gli stava intorno.

    « E c'è anche un carretto di documenti ...posso andare a leggerli? »

    arthurparla_zps31f5b61a

    -... un carretto?

    L'aria sorpresa si tramutò prima in confusione e poi divenne perplessa.
    Kalia gli mandava una lettera... che cosa poteva essere? Sicuramente non ciò che lui sperava -non nutriva grandi speranze riguardo l'interesse dell'Alfiere nei suoi confronti- dunque tentò di ipotizzare dell'altro. Che si trattasse di un bambino di Misericorde? No, non poteva essere... non spiegava il "carretto di documenti". Riscrittura? Si, forse si: oltretutto gli erano giunte notizie riguardo a strani eventi a Fanedell e, con il tempo e l'osservazione, era giunto alla conclusione che i fenomeni di questo tipo si proponessero non in singolo ma "a sciame", come li chiamava lui.

    -Si, certo che si: puoi leggere quello che vuoi.

    Concluse, cercando ancora di allontanare i propri pensieri dall'Alfiere, così da concentrarsi su quanto accaduto. Si levò dunque dalla propria scrivania e raggiunse il compagno.

     
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    -Si, certo che si: puoi leggere quello che vuoi.

    ...così gli aveva detto Arthur, e lui -senza farselo ripetere-
    aveva girato i tacchi ed era uscito in cortile.

    Seduto in cima alla breve gradinata che conduceva al porticato antistante il monumentale ingresso di Palanthas, con le gambe allungate sugli scalini sottostanti, la Corona di Regalia seguitava a scorrere lo sguardo color ardesia sulle righe dei numerosi dispacci che le Vesti Blu scaricavano dal retro del carretto; presto, Brifos avrebbe ultimato l'acquisizione delle informazioni, e il personale adibito alla cura della Grande Biblioteca avrebbe finito col trasporto per procedere -all'interno- con l'archiviazione.

    In fondo, il trasferimento della documentazione stava avvenendo in una catena di montaggio perfetta: uno dei monaci -assistito nell'operazione dal paggio giunti da Palazzo con la notizia- prelevava il materiale dal cocchio e lo portavano in cima alle scale; là, il Saggio lo leggeva memorizzandone i dettagli più importanti, e lo lasciava accanto a sé perché una seconda Veste Blu -di ritorno dal trasporto del carico precedente- potesse prenderlo in consegna e condurlo alla sua destinazione, dove sarebbe stato catalogato e archiviato.

    Si trattava per lo più di dati riguardanti la Riscrittura... ma, la cosa curiosa era che le testimonianze ne descrivevano una forma statisticamente più rara dei due fenomeni più tipici: il primo prevedeva l'approdo di nuovi elementi al semipiano -cose, persone o intere aree geografiche-, il secondo la loro scomparsa, mentre in quelle dichiarazioni veniva invece asserito che molte cose si erano
    spostate.

    Certamente, al di là degli ovvi disagi, non era davvero un'eventualità molto grave... e, tuttavia, come una cosa del genere avesse potuto verificarsi nell'Est -il Presidio probabilmente più stabile di tutta Endlos- era un mistero che valeva la pena di indagare; le prime cose che tuttavia avrebbe voluto scoprire erano il contenuto della lettera di Kalia e la data della loro partenza per Garwec, ma per entrambe le cose, avrebbe dovuto attendere l'arrivo di Arthur.

     
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    Mentre Brifos memorizzava il contenuto dei documenti giunti sul famoso carretto, Arthur impiegò la totalità del suo tempo a leggere e rileggere la lettera della Dama Azzurra. Inizialmente era rimasto folgorato dalla sua calligrafia che, secondo alcuni studi, permetteva di interpretare la personalità di un individuo attraverso i tratti istintivi in determinate lettere e simboli. Ovviamente era bella ed ordinata, chiara e precisa ed al tempo stesso fluida ed elegante... tutte doti che si addicevano certamente alla Signora dell'Est!
    Scuotendosi da quelle divagazioni, aveva riletto il messaggio ancora, arrivando fino al punto in cui la bella si scusava personalmente con lui, preoccupata di interrompere gli studi per le questioni di Presidio. A quell'idea Arthur si lasciò sfuggire un sorriso: infondo i suoi studi erano totalmente finalizzati ad un incremento del benessere di tutto l'Oriente, quindi non l'avrebbe mai distolto dalla sua missione principale con richieste di aiuto che miravano allo stesso fine.
    Rilesse la lettera ancora, ed ancora.

    -A quanto pare Lordaeron è stata invasa da individui discretamente agitati: hanno denunciato strani eventi di Riscrittura a Garwec- disse infine raggiungendo Brifos e mostrandogli la missiva -La Dama Azzurra ci chiede di indagare sul fenomeno per chiarire, se non le cause, almeno la situazione attuale della regione.

    Attese qualche attimo, riponendo la lettera in un taschino all'interno della giacca. Intanto osservava l'operato di Brifos con il suo solito sguardo freddo ed inespressivo, segno che era tornato in sè ed abbastanza lucido per lavorare.

    -Dice che ha già inviato un messaggero nell'Altopiano per trovare qualcuno che conosca bene la zona e possa farci da guida durante la missione.

    Gli si avvicinò ancora, ponendogli amichevolmente una mano sull'enorme spalla, quasi in segno d'incoraggiamento. Non aveva indagato nè era stato presente per confermarlo, ma sembrava che Brifos fosse rimasto abbastanza segnato dalla sua ultima missione. Magari aveva bisogno di qualcuno che lo spronasse.

    -Sei pronto?

     
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    La via che portava a Palanthas era una sinfonia priva di imperfezioni fatta di strade ampie e ben curate, paesaggi rigogliosi e curve dolci. I viali alberati che conducevano alla grande biblioteca erano un ottimo esempio dello splendore dell'Est, il presidio in assoluto più quieto e pacifico, luoghi fatti per conciliare la lettura e fare da cornice a splendide passeggiate all'aperto. Non c'era una singola buca nell'armoniosa via che portava alla dimora dei saggi, non a caso perfino carri oberati di quintali di materiale incedevano spediti e sicuri. A ben vedere, sarebbe stato faticoso rinvenire perfino un singolo sasso fuori posto in quelle vie immerse nei suoni della campagna.
    Ma fanculo alle strade! Tanto lei riusciva comunque a far impennare la jeep pure lì!!!

    Irruppe nel piazzale con la stessa grazia di un branco di bufali e sollevando altrettanta polvere, il mezzo sbandò paurosamente quando giunse il momento della frenata ed ebbe un sobbalzo tale che per un breve attimo tutte e quattro le ruote risultarono staccate dal suolo. Rigorosamente utilizzò il freno a mano per stoppare la vettura, perché il pedale dei freni era ancora nuovo di zecca e mai usato, magari in futuro riusciva a rivenderlo a prezzo pieno quando avrebbe sfasciato pure quel fuoristrada. Perché tanto lo sfasciava, prima o poi. Finiva sempre con lo sfasciare tutto ciò su cui metteva i guantoni hextech: oggetti, luoghi, malviventi...
    La jeep si produsse in una derpata di novanta gradi, mentre l'attrito svolgeva a fatica il suo lavoro rallentando la vettura e costringendola a fermarsi. Era un bell'esempio di tecnologia di recupero del Garwec, un fuoristrada rinvenuto in una delle tante discariche del malestrom e messo completamente a nuovo usando solo componenti originali e compatibili con l'epoca e la tecnologia del luogo da cui proviene. Di solito si preferisce costruire ex-novo quel genere di mezzi, ma chi la guidava era un'intenditrice e non si fidava troppo della roba di produzione artigianale. Le uniche cose artigianali che portava con se erano quelle che si fabbricava da sola, d'altronde anche se non aveva mai trovato il tempo e lo sbatti di guadagnarsi uno stupido pezzo di carta pure lei era un'ingegnere, ma a modo suo. Terminò la sua corsa a pochi palmi dall'ultimo gradino che conduceva alla maestosa biblioteca, l'auto perfettamente parallela ai gradini marmorei e un nuvolone di detriti che si spargevano un po' dappertutto. Solo allora lo schizzo rosa che si intravedeva nell'abitacolo scoperto si palesò in maniera un po' più chiara, rivelandosi un ciuffo rosa punk bene evidenziato da una secca rasatura ai lati del cranio ed un codino sottile di quello stesso colore nonsense. Si issò nell'abitacolo guardandosi attorno come se facesse caso all'ambiente per la prima volta, poi sollevò i massicci goggles da strada che usava per ovviare alla tremenda quantità di polvere che tirava su con il bestione 4x4 scoperto che guidava, rivelando occhi azzurri sorprendentemente luminosi che sarebbero stati adeguati su di una fanciulla sui venticinque, ma in un certo senso stridevano con l'abbigliamento e la capigliatura piuttosto mascolini della donna. Aveva il volto tatuato, ma non era chiaro se sotto l'occhio destro avesse un numero romano oppure la lettera "v" e la "i"
    Adocchiò Brifos ed Arthur, tirò fuori un pezzo di carta da una tasca della giacca di cuoio da motociclista e lo consultò qualche istante.

    « Scusate, sono del Garwec. Mica sapete dirmi se vado bene per Palanthas, sì? »
    Disse ai due saggi in un tono che si addiceva molto bene ad uno scaricatore di porto al lavoro.
    « Mi hanno spedita qui come guida, devo scortare i pezzi grossi sul posto di lavoro. »

     
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    Il fracasso di un motore ruggente -condito dai tonfi prodotti dalle continue derapate dell'automobile sulle vie ben lastricate di Istvàn- vibrò nella quiete dei giardini della Grande Biblioteca, catalizzando l'attenzione degli occhi bigi del Raitei verso il cancello di ingresso, identificando all'istante l'unico ed evidente colpevole di quel chiasso nel fuoristrada che -varcati i cancelli- si stava avvicinando sgommando all'edificio; in fondo, a dirla tutta, solo un sordo avrebbe potuto non udirlo.

    Il veicolo si fermò sgommando a pochi centimetri dalla scalinata, posizionandosi -nonostante la manovra spericolata- in un parcheggio perfettamente parallelo ai gradini, e mentre il polverone sollevato al suo passaggio restava sospeso nell'aria per un istante, prima di tornare a depositarsi al suolo in docile obbedienza alla gravità, dall'abitacolo emerse la zazzera rosa acceso di una giovane ragazza apparentemente umana; forse non troppo femminile -anche se Brifos non era davvero in grado di notarlo, vista l'ignoranza in materia-, ma almeno umana.

    « Scusate, sono del Garwec.
    Mica sapete dirmi se vado bene per Palanthas, sì?
    »
    esordì, rivolgendosi al duo in cima alle scale dopo aver consultato un foglio
    « Mi hanno spedita qui come guida, devo scortare i pezzi grossi
    sul posto di lavoro.
    »

    Che una guida per attraversare l'Altopiano della Tempesta sarebbe presto andata loro incontro era specificato nella lettera di Kalia, ma... il fatto che questa sarebbe arrivata subito, invece, sarebbe probabilmente stata solo la prima di una lunga serie di sorprese; quello, però, non contava poi così tanto. La Corona di Regalia aveva solamente un quesito – più che una domanda, un'aspettativa.

    « Partiamo subito? »

     
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    Qualcosa come un fracasso infernale catalizzò immediatamente la sua attenzione; il vampiro voltò lo sguardo gelido verso un imprecisato punto all'orizzonte e... alla vista di quella vecchia ferraglia si sorprese vagamente disgustato. Tutto in quella sottospecie di carrozza ambulante dava l'idea di qualche malfunzionamento: vuoi per il filtro della marmitta che -dal rumoraccio- non dava l'idea di essere completamente al suo posto, vuoi per il timore che gli ammortizzatori che non fossero stati in grado di sopportare quella guida folle, vuoi per le sospensioni probabilmente sul punto di scoppiare... sta di fatto che Arthur esibì una faccia sofferente.
    Che poi il non averla già distrutta fosse un capriccio dell'autista, lui non l'avrebbe compreso: sostenitore del progresso scientifico in tutte le sue forme, non concepiva l'utilizzo di oggetti fuori produzione, soprattutto se malfunzionanti o potenzialmente pericolosi.

    « Scusate, sono del Garwec.
    Mica sapete dirmi se vado bene per Palanthas, sì? »


    Il vampiro la fissò ammutolito, e ci mancò poco che non si spalmasse la mano pallida sulla faccia.

    « Mi hanno spedita qui come guida, devo scortare i pezzi grossi
    sul posto di lavoro. »


    -Questa è Palanthas, signorina.

    Disse semplicemente, senza mai perdere l'aplomb. Per chi lo conosceva, però, l'averla chiamata "signorina" e non "milady" non era esattamente un buon segno. Forse non sarebbe stato poi così accondiscendente col gentil sesso, come gli accadeva di solito.
    Infine giunse il tempismo di Brifos.

    « Partiamo subito? »

     
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    « Evvai, stavolta ci ho preso al primo colpo! »
    Scesa dal mezzo, si esibì in un gesto plateale di vittoria, colpendo l'aria con i pesanti guanti corazzati da combattimento che le fasciavano gli avambracci.
    Visibilmente soddisfatta di essere riuscita a trovare in tempi record il luogo e le persone che stava cercando, si rivolse ai due senza troppe cerimonie o riverenze (e praticamente senza nemmeno salutare) esibendo fin da subito un'indole abbastanza rude e precipitosa. Aveva davvero l'impressione di una che va sempre di fretta qualsiasi cosa facesse.
    « Non speravo davvero di trovarvi già pronti! Cavolo, di solito quando mi mettono fra i piedi robe tipo impiegati e burocrati finisco con avere a che fare con mezzetacche che impiegano ore per controllare che i loro calamai siano tutti ben riforniti di inchiostro. Era l'ora che mi girasse bene, una volta tanto. Ma il bestione qui è la guardia del corpo o cosa...? »
    Accennò a Brifos, rivolgendosi esplicitamente ad Arthur. Quale fosse la risposta avrebbe comunque fatto spallucce indicando il fuoristrada.
    « Beh, provo a smuovere i sedili anteriori, vediamo se c'entra... »

    Il retro della jeep non era dei più capienti. Anche in condizioni normali avrebbe potuto ospitare a stento due uomini di corporatura massiccia, oppure tre persone disposte a stare un po' strette, e in quel momento era già riempita per metà. Brifos avrebbe dovuto condividere il poco spazio con una montagnola di oggetti che evidentemente non erano entrati nel portabagagli già stipato di roba, e fra cui spiccavano pali adatti a tende da campeggio, tre sacchi a pelo che diventavano quattro contando anche quello misura extra legato dietro al veicolo, ed infine quello che a prima vista sembrava un frigobar portatile, e che invece... una volta aperto si sarebbe rivelato essere veramente un frigobar portatile. Aveva al suo interno lattine sufficienti a dissetare un battaglione appena emerso da una marcia forzata nel deserto, in particolare birre da 33cl ciascuna dalla confezione colorata con un allegro vichingo dai colori vivaci sull'etichetta.
    In soldoni: Arthur giocoforza doveva affrontare il viaggio sul sedile passeggeri accanto alla "signorina" dall'acconciatura eccentrica, Brifos invece era forzato nella parte posteriore del mezzo e compresso come una sardina. Non un inizio incoraggiante, ma comunque un inizio...

    « Io sono Vi », si presentò ad alta voce mentre dando le spalle ai due armeggiava con leve e ganci per adattare l'automobile alla mole del Gigante Blu, « ero già nei paraggi ed ho chiesto di essere io ad accompagnarvi. Vi scarrozzo in un attimo sul posto del fattaccio, così evitiamo che i meccanici se la fanno sotto per l'emozione. Poi vi requisisco per mostrarvi una roba, così vi evitate di passare la notte all'addiaccio. »
    I sedili andarono al loro posto e l'enforcer si fiondò al posto di guida, salvo poi sgommare con un poderoso colpo di acceleratore appena i due saggi avrebbero preso posto. Ovviamente per lei le cinture di sicurezza erano un optional di poco conto.

    « Dalle nostre parti capita abbastanza spesso che ci arrivi roba proveniente da qualche altra parte, » disse riferita al Garwec in tono spiccio appena riuscì a far guadagnare alla jeep un'andatura più o meno costante, « 'sto giro però è successo proprio un casino e spero non sia presagio di grane all'orizzonte... »



    Il tragitto fu lungo e scomodo, le uniche pause concesse quelle richieste dalla vettura per un rifornimento di benzina attinta prontamente dalle grosse taniche alloggiate sul retro a fianco delle ruote di scorta. L'unica cosa che non mancava era da bere, a patto che si apprezzi il gusto abbastanza pesante e corposo delle "graggy ice", le birre che occupavano nove decimi dello spazio nel frigobar. Cercando bene saltava fuori anche del thé freddo frizzante, ma se le graggy erano sui generis quanto a sapore, il thé in questione era del tutto anomalo, amaro e duro come se ci avessero spremuto dentro cinque limoni uno dietro l'altro. Passatempi e conversazione erano quasi assenti, i supplizi in compenso erano due ed entrambi terribili: la guida quanto meno discutibile di Vi, che una volta usciti dai tratti più tranquilli e dalle vie più curate nelle vicinanze di Palanthas venne notevolmente accentuata, ed i suoi gusti musicali (punk rock alternativo un po' blues con una sfumatura di jazz e contaminato da una vena appena percettibile di Funk rock con chiari riferimenti al melodico anni ottanta e rimandi alle metallate vecchio stile). Chissà quindi come accolsero i due saggi il « siamo quasi a destinazione » della loro guida, giunto infine dopo parecchie ore di tragitto.

    « Lo vedete? Là, da quella parte. »
    Senza staccare gli occhi dalla strada indicò un punto imprecisato alla sua destra, e in lontananza i due saggi poterono vedere la sagoma indistinta di una struttura metallica che pareva abbastanza chiaramente una di quelle centraline per la corrente elettrica che si trovano in prossimità delle centrali idroelettriche, solo stranamente isolata e fuori posto.
    « Sono saltate fuori come funghi dal nulla. Non mi fermo neanche perché dove vi sto portando ce ne sono altre... »
    E fu di parola. Perché effettivamente ce n'erano diverse altre di quelle strutture di metallo, disposte ad intervalli regolari attorno al colosso centrale come sentinelle in assetto difensivo, pedoni disposti sulla scacchiera a difesa del re. La struttura centrale era semplicemente enorme, un colossale ammasso di lamiere montato su di una struttura reticolare che sembrava quella della tour eiffel, ma da cui si diramava un numero imprecisato di dispositivi che ricordavano da vicino antenne d'ogni genere, e che al di là della funzione specifica apparivano come qualche sorta di sensori ammassati l'uno sull'altro come parassiti su di una ferita infetta. Ma ciò che saltava all'occhio più di ogni altra cosa era una sorta di protuberanza metallica che scorreva parallela alla struttura principale ricadendo verso il basso, una qual sorta di rampa metallica dall'aspetto curioso e che a giudicare dalla massiccia presenza di celle adibite al trasporto di energia lungo entrambe le fiancate doveva essere il finalizzatore delle funzioni dell'impianto.

    « Allora...? »
    Disse Vi scendendo dal mezzo, il naso all'insù a fissare la struttura imponente che toccava il cielo.
    « Che roba è? »

     
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    Dopo essere uscita dall'abitacolo, la signorina dai capelli rosa si esibì in un qualche passo di danza rituale; poi, cominciò a parlare a raffica, dicendo un sacco di cose che non volevano dire nulla... quel genere di chiacchiere prive di dati in cui Brifos si sentì fiero di sé stesso per aver riconosciuto gli schemi del gioco della conversazione.

    « Ma il bestione qui è la guardia del corpo o cosa...? »
    concluse infine, indicandolo e strappandogli un crepitio perplesso dal corno dorato
    « Beh, provo a smuovere i sedili anteriori, vediamo se c'entra... »

    Non aveva capito il filo conduttore del discorso,
    ma -a quanto pareva- stavano finalmente mettendosi sulla via.


    png

    Vedere arrivare a Palanthas l'automezzo della ragazza dai guantoni tecnologici era stato uno spettacolo certamente caratteristico, eppure, ora che se ne stava seduto dietro il guidatore -con le ginocchia al petto e il testone incassato nelle spalle, chino in avanti per non graffiare il tettuccio col corno- Brifos constatò che viaggiarci sopra fosse un'esperienza ancora più suggestiva.

    Il sottofondo musicale che riempiva l'abitacolo e gli scossoni che scuotevano la carrozzeria ad ogni buca non lo impensierivano minimamente: per alcuni, quel viaggio sarebbe stato un'efficace rappresentazione dell'inferno, ma per l'Amal si trattava di un dettagli ininfluente quanto il paesaggio che sfilava al di là del finestrino... perché la sua attenzione era da ore catalizzata dal vasto assortimento di pezzi che la loro guida aveva lasciato sul sedile accanto al suo e dentro il bagagliaio alle sue spalle – e il gigante
    amava giocare alle costruzioni.

    Con le lattine vuote -tutte trangugiate dalla loro guida- aveva già creato statuine di diversi animaletti, deformando il metallo col calore delle mani percorse da corrente elettrica, e saldando elementi aggiuntivi -corna, orecchie, zampe, occhietti di viti e bulloni scovati in giro- con piccole scosse elettriche mirate, o più semplicemente “incollati” come tante calamite ben magnetizzate.

    « siamo quasi a destinazione. Lo vedete? Là, da quella parte. »
    disse d'un tratto, abbassando la musica per farsi sentire e indicando qualcosa
    « Sono saltate fuori come funghi dal nulla.
    Non mi fermo neanche perché dove vi sto portando ce ne sono altre...
    »

    Nel gettare uno sguardo fuori dal finestrino, le iridi color ardesia del Demone delle Tempeste scivolarono sulle strutture metalliche di diverse centraline elettriche, e sebbene fosse un po' poco per dirlo -così a colpo d'occhio-, gli parvero un vecchio modello alimentato a turbine spinte dall'acqua, quindi solitamente ubicate in corrispondenza di fiumi o cascate; tentare di rimetterle in moto -lì sull'altopiano-, sarebbe stato difficile se non utopico... ma ci si poteva lavorare.

    Ad ogni modo, la signorina Vi fu di parola: più si avvicinavano a quella che -per dimensione- doveva essere l'edificio principale, più gli impianti aumentavano... allineati come soldati schierati, o come sassolini lasciati a tracciare un sentiero; in una parola,
    tralicci, segno che -nel progetto iniziale- l'ipotetica energia da loro prodotta avrebbe dovuto seguire quella linea e convogliarsi nella torre di travi che svettava vistosamente: un'architettura longilinea sormontata da tantissime antenne e parabole.

    ...e che un centro come quello abbisognasse di un gran quantitativo di elettricità era perfettamente comprensibile -si disse l'Amduscias-, visto l'enorme numero di dispositivi ad essa collegati.
    Specie quella strana rampa che pendeva dal corpo centrale del complesso.

    « Allora...? »
    chiese la fanciulla, fermando il veicolo e uscendo dall'abitacolo
    « Che roba è? »

    In cuor suo, Brifos dovette ammettere di non saperlo, ma di una cosa si sentì fiducioso e sicuro mentre -tirata la maniglia della portiera- si decompressurizzava all'esterno: se poteva studiare la cosa insieme ad Arthur, di sicuro avrebbero entrambi fatto tutto il possibile per capirlo, e dal momento che non c'era ragione di perder tempo in indugi, il primo passo lungo quel cammino di ricerca, analisi, ipotesi e studio, sarebbe stato interrogare la struttura stessa; dopotutto, come più di una disciplina insegna, spesso è proprio l'oggetto esaminato a raccontarsi: bisogna essere in grado di capire la sua lingua -però-, avere occhi in grado di vedere quel che serviva guardare, e -magari- il supporto di un'attrezzatura specifica, così da poter compiere tutte le misurazioni necessarie.

    Controllarne lo stato, le dimensioni e la composizione, così da intuirne le funzioni, sarebbe stato un lavoro delicato e impegnativo... ma con metodi convenzionali quelle indagini preliminari avrebbero richiesto un tempo decisamente troppo lungo - e il Raitei, curioso come un bambino, era impaziente di cominciare: tese la mano e adagiò il palmo sul freddo metallo... e il metallo rispose prontamente a molte delle sue domande – sebbene lo fece con una cacofonia di voci diverse.


    « La struttura non è ovviamente di origine artigianale,
    ma un assemblaggio di parti prodotte in serie altrove e successivamente portate qui. »

    rivelò, iniziando dal fatto più scontato, e cercando di non farsi deconcentrare
    « E' stata concepita a scopo militare, tenuta efficiente e in costante manutenzione...
    ...almeno all'inizio; d'un tratto è stata abbandonata – come se si fossero dimenticati di lei. »

    il perché di tale comportamento restava imperscrutabile, ma spiegava lo stato di incuria
    « Il viaggio attraverso il Maelstorm ha interrotto il collegamento elettrico,
    ma -potenzialmente- potrebbe essere ancora funzionante; è solo spenta. »



    Status Fisico: Ottimale
    Status Psicologico: Curioso e concentrato
    eremita
    Energie Residue: 100% - 10% = 100%

    Mantra: [Vista Cieca | Sense Illusorio | Sense Psionico]
    Levitazione: [Volo]
    Hado: [+10% di Mana]
    Rianimazione: [Immortalità]
    Memento: [Istant-Casting]
    Ataraxia: [Resistenza al Dolore | Anti-Malia]
    Intuizione: [Vista Karmica]
    Voce della Saggezza: [Aura di Saggezza]

    Conoscere: Quale dovere maggiore, per un Saggio, della conoscenza di ogni cosa, capendone il significato intrinseco, il perché ed il come? Se le grandi menti dell'Est non avessero il dono di Sapere, non potrebbero brillare, non potrebbero essere Corone. Ecco che, allora, questa sapienza si rivela al mondo intero quando il Saggio entra a contatto con oggetti, o sostanze inanimate come le pietre od i muri, oppure ancora con gli alberi e, in definitiva, con ogni cosa che non abbia voce udibile da tutti.
    Al momento del contatto, dunque, ciascun Saggio ne apprenderà l'identità, riuscendo a catalogarlo, e cosa in sé nasconde, ciascuno però secondo la propria appartenenza alle Vie: coloro che seguono Symphonia, ad esempio, toccando un violino potranno apprendere il modo in cui è stato costruito, chi lo ha suonato e dove; coloro che seguono Dharma, invece, ne apprenderanno il motivo della realizzazione, e quale potrà essere lo scopo dell'oggetto nel futuro.
    Consumo: Medio
     
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    Al loro arrivo, Arthur aveva immediatamente pensato di cercare tutte le entrate e le uscite presenti nella struttura, sia per strategia militare di base che per capire se quel posto fosse un passaggio verso qualcosa o una struttura a sè stante. Aveva pertanto trovato ben quattro ingressi al termine delle scale a pioli poste simmetricamente sui lati della struttura. Queste portavano verso la zona centrale, a cui era possibile accedere normalmente.
    Riflettè a lungo sul da farsi, come magari entrare ma lasciare la loro guida fuori, così da precipitarsi da chi di dovere nel caso vi fossero stati incidenti imprevisti... ma a quel punto avrebbe comunque dovuto parlarne con Brifos.

    Improvvisamente, però, lo sguardo dei Saggi finì alla rampa centrale dello strano edificio, sospesa per sei o sette metri. Brifos fu il primo ad avvicinarsi, per poi fissare in alto con la medesima curiosità di un bambino. Arthur si limitò a seguirlo: quando furono entrambi sotto la pedana ebbero l'impressione di trovarsi nel mirino di una pistola gigantesca, lunga decine di metri ed orientata verso il terreno. A prima impressione, il cainita dubitò fortemente che fosse stata costruita per sparare davvero in quella direzione: non era ingegneristicamente bilanciata per bucare il terreno con uno sparo... e se avesse lavorato di rinculo sarebbe stato ancora peggio. Idiota, fisicamente parlando, perchè sembrava tutto fuorchè un mezzo aerodinamico.

    A quel punto, Brifos ebbe l'idea più logica ed assennata: in assenza di altre informazioni, scelse di analizzare l'oggetto dall'alto. Era in grado di volare, pertanto nulla glielo avrebbe impedito. A quel punto non gli fu difficile notare che, nel punto in cui le due strutture parallele e -forse- portanti si congiungevano, erano presenti una serie di elementi più piccoli in grado di far sollevare e ruotare la "canna" dell'enorme cannone; in poche parole, si trattava di una struttura simile ad una rampa che al momento puntava si verso il basso, ma che si poteva comunque sollevare ed orientare su di un arco di 180°.
    A quel punto, pensò Arthur, non restava che capire cosa potesse sparare: se avessero trovato una risposta, sarebbe sicuramente risultato più facile desumere la tipologia di bersagli da abbattere per cui l'arma era stata progettata. Quasi inconsapevolmente, il vampiro sollevò il naso per annusare l'aria. Nessun odore, tutto metallo. Era perfettamente pulita, quindi -quasi sicuramente- non aveva mai sparato in vita sua.
    Coincideva tutto con le informazioni di Brifos.

    C'era però un dettaglio non trascurabile: era possibile entrarci dentro ed analizzarla. Certo, era un pò stretta per Brifos, ma non per il collega ed ancor meno per la graziosa Vi. In parte per la somiglianza del loro modo di ragionare ed in parte per il loro legame... i due pensarono la stessa cosa nel medesimo istante: dopo essersi a lungo osservati, illuminati da quell'insolita epifania, si voltarono in direzione della ragazza, fissandola come si guardano le cavie da laboratorio.

    -Mi dica, signorina... sarebbe in grado di esplorare l'interno di quella tubatura?

    Lo disse gentilmente, anche se a entrambi già frullavano in testa strane idee di scherzi pazzoidi. Come ad esempio approfittare della sua fiducia per usarla come proiettile e calcolare la gittata del cannone.
    "E' per la scienza" [cit.]

    -Le saremmo molto grati se potesse farlo.

     
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    Non era propriamente una cervellona, però quattro cose di ingegneria e idraulica le conosceva pure lei. Ovviamente niente teoria -teoria lei? E' una battuta?-, però abbastanza da riconoscere quando della gente analizza un macchinario con piglio da scienziato e quando invece si comporta da ciarlatano. Dal suo punto di vista i due saggi di Palanthas appartenevano alla seconda categoria, e come darle torto? Il gigante si era messo a sparare sentenze su quel coso come se fosse in grado di chiaccherarci amabilmente, il tizio smilzo invece era rimasto in disparte ad annuire come se non trovasse assolutamente nulla da ridire nell'approccio da stregone del suo collega. Poi ad un certo punto vide il tizio cornuto mettersi a volare, in quel momento stava armeggiando alla radio e per poco non le cadde l'apparecchio.

    « Meh. Direi che ora le ho viste tutte. »
    Pure i porci possono volare se gli fate i complimenti e fin lì ci siamo, ma quel coso al massimo era un unicorno.
    Occavolo, gli unicorni volano! Quella era la volta buona che Cait la faceva internare in un manicomio.
    Era finita lì? No, certo che no.

    « "Tubatura"?? »
    Fissò il grosso tubo orientato verso il basso con sospetto. Pensavano fosse un'idraulica o cosa?
    Sospirò, lo sguardo poco convinto rivolto verso l'alto, e con aria mesta si decise ad accontentarli.
    « E va bene, non sia mai detto che la sottoscritta non è il genere di persona collaborativa... »
    Si prese qualche istante per ricalibrare i pesanti guanti Hextech che fasciavano i suoi avambracci, in modo che non strapazzassero il giocattolone gigante in cui si apprestava ad entrare. Beh, non troppo quanto meno: l'interno era liscio come la canna di un fucile da caccia all'elefante, quindi doveva per forza crearsi un qualche appiglio se voleva risalire.
    « Vi avverto che se là dentro trovo qualcosa di vivo mi metto ad urlare e riscendo alla velocità della luce, intesi? »
    Una frase del genere non le si addiceva per niente. Era più adatta ad un tipo più femminile, però ehy: poteva permettersi un'uscita così ogni tanto, no? Mica aveva firmato un contratto cinematografico per la parte del macho senza paura. E poi là dentro era buio pesto...
    Mise fra i denti una piccola pila accesa e la orientò verso l'alto. Premette le dita foderate di metallo ed i pistoni dei guanti potenziati stridettero mentre piegavano il metallo creando un punto di appoggio. Poi con un certo sforzo si issò verso l'alto, costretta ad un po' di manovre per usare il metallo deformato con i guanti come appoggio per i piedi.

    « Uhinimo Uhi Uhoovo Uhowser »
    Biascicò a denti stretti tanto per fare una battuta di spirito, pur sapendo che le sue parole sarebbero risultate del tutto incomprensibili ai saggi più in basso, considerando che stringeva la torcia fra i denti. In ogni caso impiegò parecchi minuti per risalire su, e trovò la via ostruita neanche a metà di quella specie di tubatura. Niente bestiacce, niente ragni giganti, solo polvere metallo. Un po' abbacchiata per la perdita di tempo, riscese rapidamente per comunicare quanto scoperto ai cervelloni rimasti in panciolle più in basso.
    « Niente draghi giganti con il guscio da tartaruga che rapiscono principesse. Niente piante carnivore con i denti o funghi con le scarpe. Niente di niente... Non sono il massimo come idraulica, ma non credo di sbagliarmi se dico che quel coso è vuoto come una zucca di Halloween. »

     
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    Nel momento in cui la povera ragazza si arrampicò lungo quella che aveva tutta l'aria di sembrare una trappola, ad Arthur balenò la simpatica idea di chiuderla dentro per scherzo. Oppure spararla -come accennato prima- giusto per vedere a quanto era la gittata: Brifos ne sarebbe stato entusiasta, se solo glielo avesse proposto. Certo, Vi non avrebbe molto apprezzato quella trovata, ma i due Saggi lo avrebbero ritenuto davvero divertente... in un contesto umoristico che capivano soltanto loro due. Con molte probabilità ne andavano perfino fieri.
    "E' per la scienza" [cit.] 2

    « Niente draghi giganti con il guscio da tartaruga che rapiscono principesse. Niente piante carnivore con i denti o funghi con le scarpe. Niente di niente... Non sono il massimo come idraulica, ma non credo di sbagliarmi se dico che quel coso è vuoto come una zucca di Halloween. »

    Purtroppo la geniale idea del Vi-proiettile-urlante non ebbe modo di nascere e, considerando l'affermazione della ragazza, a quel punto non restava loro che entrare. Magari all'interno della struttura avrebbero potuto scoprire qualcosa di maggiormente significativo ai fini della ricerca.

    Raggiunta la scaletta, Arthur prese a salire lentamente, constatando le dimensioni non esattamente "comode" per due uomini. Ad esser sincero, Brifos si era perfino trovato in difficoltà ad usare i pioli a causa dei piedi troppo grossi. Certo, aveva risolto il problema semplicemente volando, ma a quel punto il vampiro si domandò se gli utilizzatori fossero di una taglia inferiore alla loro; una scala di quella portata non gli sembrava infatti per nulla adatta ad un'entrata "principale", ammesso che quella lo fosse effettivamente.

    Una volta raggiunti gli interni della struttura, il gruppo di ricerca si ritrovò in una camera circolare: da bravo nerd quale era stato nel suo vecchio mondo, ad Arthur venne immediatamente in mente lo storico ponte comandi dell'Enterprise della serie originale di Star Trek, con la differenza che al posto degli schermi sulle pareti vi era il paesaggio circostante e... una quantità inaspettata di computer. Nonostante fosse abituato alla visione, quella marea di calcolatori gli causò delle perplessità: qualunque esperto di tecnologia avrebbe trovato la concentrazione sospetta, principalmente perchè suggeriva che la struttura fosse stata costruita per ospitare un buon numero di individui... ma anche perchè implicava comandi abbastanza complessi.
    Avrebbe voluto controllare meglio i dati salvati al loro interno... ma mancava la corrente.

    Si guardò intorno: l'ambiente era spartano e tutto assolutamente nuovo di zecca: vagando per la zona centrale trovarono due stanzini con letti a castello fin troppo simili a giacigli militari e dei bagni molto piccoli. C'era anche una scala a pioli che portava ad un "secondo piano". Nel mentre, il cainita cercò delle pile o fonti di energia di supporto simili a quelle che si azionavano ai suoi laboratori di Garwec durante i blackout, ma non trovò nulla. Prendendo nuovamente le scale, si affacciò al piano superiore, scoprendo un'armeria: fucili, mitragliatori, pistole, bombe a mano, tre bazooka, e munizioni a iosa. Ad occhio gli sembrarono abbastanza per armare un piccolo esercito.

    -Uff...

    Sospirò seccato, tornando indietro dal collega.
    Sperava di trovare qualcosa di più stravagante, ad esser sincero.

     
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    .†.Amakudari.†.

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    Le indagini preliminari alla misteriosa architettura materializzatasi nel Garwec proseguirono lentamente ma con cura, e -per quanto possibile- i due Saggi cercarono di non tralasciare nulla che potesse fornire loro qualche indizio: dopo l'interrogazione dei materiali che componevano l'edificio, avevano fatto la scoperta che si trattava di una base militare, mentre una panoramica della struttura con visione dall'alto aveva rivelato che le due strutture parallele -e con buona probabilità portanti- convergevano nella rampa di metallo cavo, inclinata e sospesa.

    Intuire che si trattava di un cannone era stato quasi un tutt'uno,
    ma pur inviando la signorina Vi ad ispezionarne l'interno,
    le due Corone non poterono ricavarne alcuna nuova informazione.


    « Niente draghi giganti con il guscio da tartaruga che rapiscono principesse. Niente piante carnivore con i denti o funghi con le scarpe. Niente di niente... Non sono il massimo come idraulica, ma non credo di sbagliarmi se dico che quel coso è vuoto come una zucca di Halloween. »

    ...e, stando così le cose, non restava che provare ad entrare: la scaletta a pioli che rappresentava il più vicino punto di accesso sembrava troppo piccola e logora per sopportare la stazza del Raitei, così -mentre Arthur e la loro guida si dedicavano all'arrampicata- Brifos si limitò a volare fino all'ingresso.
    E si ritrovò sul ponte di comando della Enterprise.

    I vacui occhi bigi dell'Amal ebbero un guizzo vivace, e anche se il suo entusiasmo non si espresse a voce, il corno dorato crepitò una scintilla azzurrina: l'unica differenza sostanziale con il set della fiction cinematografica stava nel fatto che il belvedere affacciava sull'area geografica circostante, e non su degli schermi, ma -ciò non ci meno- la sala dei comandi presentava un gran numero di computer... e furono questi a catturare l'attenzione del gigante, mentre il suo collega iniziava un ben più pragmatica ispezione della nuova area.

    L'informatica era una delle specialità della Via delle Leggi, e la Corona di Regalia sarebbe stato curioso di analizzare le apparecchiature lì presenti: al di là del suo personale interesse scientifico per i sistemi operativi, anche Brifos aveva catalogato come inconsueta la concentrazione di così tante postazioni in uno stesso posto, e -sebbene non potesse esserne sicuro- c'era un'alta percentuale di possibilità che agli ordinatori fossero già stati somministrati tutti i dati necessari a rendere funzionante la base con effetto immediato.
    Quindi...

    -Uff...

    Lo sbuffo quasi deluso dell'Alchimista del Sangue riportò il Demone delle Tempeste alla realtà, e le iridi color ardesia di questi si spostarono a cercare la figura dell'amico, che stava scendendo le scale che portavano al piano di sopra: non doveva aver trovato nulla di interessante, altrimenti Arthur lo avrebbe certamente chiamato per condividerla con lui, però... a Brifos era venuta un'idea, e così sarebbe stato lui a proporre suggerimenti.

    « Voglio provare ad attivare la centrale. »
    annunciò pacato l'Amal, porgendo all'amico una USB pescata dalla bisaccia
    « Quando i computer saranno accesi, inserisci questa, per favore:
    dovrebbe iniziare a sincronizzare files in automatico. »


    Dopo che si furono scambiati un assenso, il Saggio della Via Indaco volse le spalle all'amico e alla guida, e fece ritorno all'esterno, restando sospeso nel vuoto con la levitazione per trovare il modo migliore per mettere in moto in qualche modo la struttura; lo sguardo bigio ricadde sui tralicci: se fosse riuscito ad alimentarli, l'elettricità sarebbe stata riattaccata all'edificio, e... beh, lui era un Demone delle Tempeste: con ogni probabilità, era uno dei pochi in grado di farlo.

    Così, non dovette far altro che radunare i cavi, assicurarli al proprio corpo,
    e irradiare con furia tutta la forza dirompente del fulmine.



    Status Fisico: Ok
    Status Psicologico: Concentrato
    eremita
    Energie Residue: 105% - (20% x 3) = 45%


    Mantra: [Vista Cieca | Sense Illusorio | Sense Psionico]
    Levitazione: [Volo]
    Hado: [+10% di Mana]
    Rianimazione: [Immortalità]
    Memento: [Istant-Casting]
    Ataraxia: [Resistenza al Dolore | Anti-Malia]
    Intuizione: [Vista Karmica]
    Voce della Saggezza: [Aura di Saggezza]
     
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    La scarica di Brifos fu ben visibile alla vista del vampiro prima ancora che tutto in stanza si illuminasse, neon sul soffitto, ed i pc sfarfallassero. Senza rendersene conto, finì per abbandonarsi ad un sospiro di sollievo: essendo una struttura nuova ed apparsa dal nulla, Arthur temeva infatti in qualche trappola proveniente da altri mondi. Forse era semplice paranoia la sua, giustificata o meno da tutte le stranezze e gli attacchi che aveva subito l'Est ed Endlos in genere, dall'invasione di Edolas al Drago Divoramondo... eppure la verità dei fatti gli mostrava, azione dopo azione, che nulla di quelle che erano le sue preoccupazioni avevano un qualche fondamento.
    Meglio. Finchè i pericoli erano solo nella sua testa non avrebbero potuto far del male nè a Kalia e nemmeno a Drusilia.

    Una voce femminile elettronica lo fece tuttavia tornare alla realtà, dandogli il benvenuto.


    --- Inizio sequenza di allineamento dell'Orologio Armagheddon ---

    Il centro della sala si aprì e ne uscì una specie di cloche estremamente simile a quella dei caccia, con tanto di joystick al centro munito del classico tasto rosso da "bomba finale" di un videogioco. Intanto, i computer sfarfallanti si accesero. Notò con raccapriccio che su tutti quanti gli schermi passava una quantità esagerata di informazioni, abbastanza da rendere fisicamente impossibile perfino per lui star dietro ad ogni cosa: troppi pc, troppi dati. Erano coordinate.
    I pc centrali, però, sembravano procedere diversamente degli altri. Avvicinandosi lentamente ed osservando i monitor, Arthur notò che chiedevano le tipologie di proiettile.

    Intanto, la struttura che si era precedentemente aperta al centro della sala, aveva preso a lampeggiare di rosso. In quel momento Arthur convenne di avere pochi secondi prima che Brifos bruciasse un'altro potente impulso elettrico, principalmente perchè ad occhio sembrava che quella tecnologia bruciasse più di una città moderna.
    Indeciso sul da farsi, si diresse verso il joystick e prese a muoverlo, non prima di mettere in funzione la USB consegnata da Brifos e scaricare più dati possibile.
    La voce femminile tornò a farsi sentire.


    ---Confermata modalità manuale dell'Orologio Armagheddon---

    La rampa esterna prese improvvisamente a muoversi, orientandosi in base ai suoi movimenti. Ovviamente questo avrebbe consumato altre energie al povero Brifos, pertanto il vampiro se ne staccò immediatamente, temendo il peggio. Arthur si sentiva infatti profondamente in colpa per l'ingrato compito a cui era stato assegnato l'amico, soprattutto perchè non era certo di cosa avrebbe portato quella missione esplorativa.
    Sperò solo di terminarla il prima possibile.

    Con sguardo attento, nonostante l'ansia, andò a guardare meglio la tipologia di proiettili. Ce n'erano di tutti i tipi: a frammentazione "uran MK-2" a lungo raggio, "terraform" -ci cui poteva impostare le aree d'azione in km2 d'azione-, e poi una strana tipologia definita "al Vanadium". Questi ultimi avevano due diverse specifiche: "livello IV", "livello V"; avrebbe potuto selezionarne uno prima dello scadere del tempo, ma sapeva che a quel punto a Brifos sarebbe toccata un'altra prepotente perdita d'energia. E la Corona di Kymeia non sapeva fino a che punto lo Youkai avrebbe sopportato.
    Distrutto dai sensi di colpa, scelse di non procedere.
    Si fermò lì.

     
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27 replies since 18/8/2014, 10:27   593 views
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