Before the Storm

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    Dalla sua postazione in esterna, il Demone delle Tempeste non tenne conto del tempo con precisione, pur divenendo da subito ben cosciente che mantenere illuminata quella struttura sarebbe stata una prova decisamente impegnativa: quell'edificio da solo consumava probabilmente tanta energia quanto un'intera metropoli di Garwec; probabilmente, la differenza sostanziale era data dalle cupole ad elettro-magnetismo che le auto-alimentavano, e...

    Mentre continuava ad emanare elettricità come una batteria, Brifos si chiese se sarebbe stato possibile dotare anche quel posto di una cupola tutta sua, di quanto tempo sarebbe stato necessario a montarla, e di come sarebbe stato meglio organizzare il cantiere per implementare il progetto.
    Sogni da Nerd: Arthur avrebbe apprezzato e -quasi certamente- condiviso.

    Nel voltarsi in direzione del ponte di comando per vedere come se la stesse cavando, il Raitei vide il Vampiro fargli cenno di fermarsi dal di là dei vetri del belvedere, e -muovendo un lieve assenso col capo- rilasciò docilmente l'ultima dose dei propri poteri e interruppe il procedimento; non ci aveva fatto molto caso lì per lì, ma ora si sentiva effettivamente stanco... così, mentre l'edificio tornava a spegnersi -un buio ed inerte colosso di metallo e cemento- l'Amal si liberò senza fretta dagli elettrodi e spiccò nuovamente il volo per fare ritorno dai due compagni di esplorazione.

    All'interno del ponte di comando, il disattivarsi della corrente aveva lasciato tutto congelato come pochi istanti prima: nella zona dei computer centrali era comparso una cloche da moderno caccia bombardiere che ricordava tanto un joystick... e fu su quello che le iridi color ardesia si incantarono mentre il corno aureo tossiva una scintilla interessata; sarebbe rimasto così a lungo, ma la voce della Corona Azzurra lo richiamò alla realtà.


    -Direi di fermarci qui, per oggi, e riposare.

    Guardandolo in volto, Brifos notò che il collega sembrava preoccupato da qualcosa, ma non ne capì la ragione; ad ogni modo, dato la certa premura con cui Arthur aveva posto quella proposta, e visto che lui stesso si sentiva tutt'altro che contrario all'iniziativa, Brifos annuì con condiscendenza, e recuperò la chiavetta USB dal terminale a cui era stata attaccata.

    « Sono d'accordo: non possiamo svolgere tutti gli esperimenti del caso
    durante il primo sopralluogo. »


    All'udire del loro intento di ritirarsi, alla loro accompagnatrice si illuminarono gli occhi; con un certo entusiasmo -e quel suo solito strano modo di interloquire-, la fanciulla chiese loro il permesso di dare il via libera a dei suoi non meglio precisati colleghi: a quanto pare, stando allo sproloquio che ne seguì, il suo gruppo sembrava intenzionato a sciamare sul posto, smantellare tutto quanto, e portarsi via ogni materiale così reperibile per il dichiarato intento di riciclare le meraviglie tecnologiche là dentro ospitate. E -forse, in ultimo- per capire a cosa servissero, ovviamente.

    In tutta tranquillità, privo dello sconcerto con cui probabilmente doveva starla guardando il Vampiro, il Demone delle Tempeste si limitò ad ascoltarla in silenzio, perché gli era stato insegnato che non è educato interrompere qualcuno quando parla; poi, quando Vi ebbe finito, si limitò ad esporre con il punto di vista della sua congrega con una tranquillità e un candore disarmanti.

    « E' fuori discussione: ci serve ancora qualche altra visita
    e -come minimo- un periodo di studio. »


    -Concordo.
    si limitò a proferire Arthur, asciutto e compassato

    La loro guida non parve particolarmente stupita del loro diniego, e con l'aria di qualcuno a cui -alla fine- non importa poi molto, si avvicinò alla sua jeep per trasmettere quel responso alla radiolina.

    ...ma come no???
    si sentì esclamare dall'altra parte della cornetta una voce maschile

    Adesso che avete finalmente finito
    con le vostre robe da nerd, è meglio se vi mostro cose più serie.

    avendo già perso interesse per la cosa -e riagganciato- Vi si rivolse così ai Saggi
    Tanto vorrete riposare dopo il viaggio, giusto?
    E se c'è da dormire, beh, meglio farlo con un tetto sulla testa...


    Vi indicò loro la sua auto, e -dopo essersi scambiati un'occhiata,
    i due Saggi si limitarono ad annuire e a seguirla.

     
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    La musica sparata malamente dalle casse della jeep non era il massimo per fare da sfondo ad una buona conversazione. Distraeva, innanzitutto, e in certi frangenti le schitarrate e le voci dei vocalist arrivavano anche a coprire quella di Vi, che mentre guidava seguitava allegramente a descrivere la sua brutta esperienza della sera prima come se niente fosse. Il tutto complicò ulteriormente una descrizione già di per se confusa, dato il bel linguaggio colorito della ragazza. La fortuna di Brifos ed Arthur fu che il "Dove" ed il "Perché" erano tutto sommato irrilevanti. Cosa ci facesse la donna nel profondo Garwec e per quale motivo era stata spedita da quelle parti risultò quindi un pasticciato ammasso di fatti e nomi di scarso interesse, ma per quanto riguarda il resto del racconto...

    « ... E insomma, io ero lì, no?? »
    Disse rivolta ad Arthur che le stava accanto, distogliendo lo sguardo dalla strada e non per la prima volta.
    « Ero ancora convinta fosse un puma, di quelli grossi. A volte capita che creano problemi, di solito gli molli un paio di buffetti e se ne tornano docili-docili sui monti, no? E invece no. Era un coso schifoso e ho dovuto sfasciargli il cranio a pugni, che altrimenti provava a mangiarmi pure a me. Reggi un attimo qui, vi faccio vedere... »
    E così dicendo, senza il minimo preavviso, lasciò al vampiro il volante per voltarsi di scatto per andare a rovistare sul sedile posteriore, fra l'ingombrante frigobar e lo sportello. La jeep sbandò malamente, lasciando al saggio di Palanthas seduto al sedile passeggeri solo pochi istanti per sporgersi e girare furiosamente lo sterzo prima che il veicolo finisse fuori strada.
    « Ecco, vedi? E' un pezzo di quell'affare lì. »
    Tornando al suo posto di guidatore, Vi passò alla Corona Azzurra quello che di primo acchito sembrava un pezzo di legno scuro grosso come l'avambraccio di un essere umano adulto, ma che poi a ben vedere si rivelò qualcosa di molto simile all'arto segmentato chitinoso di un insetto.
    « Quando Cait mi ha detto che bisognava scortare due capoccioni di Palanthas, ho infilato il resto di quella cosa in frigo ed ho insistito per farvi da guida. Certo, ho dovuto scarrozzarmi dietro tutta la birra del rifugio, ma secondo me ne valeva la pena. Se lasciavo la carogna all'aperto se la sarebbero presa le bestie spazzine, oppure un Gron errante. Invece sono curiosa di sapere cos'è, e sopratutto se ce ne sono altri in giro. »

    In breve raggiunsero una baita di legno che sorgeva in un luogo riparato, all'ombra di una fitta boscaglia. Si stava facendo sera, e le folgori avevano preso ad illuminare il cielo in lontananza, minacciando una delle tante tempeste che caratterizzano l'altopiano. Vi lasciò la jeep in una grande rimessa sul fianco dell'edificio. La parete adiacente alla baita ospitava pile ordinate di legname bastevole per un intero inverno, torba da caldaia come quelle che si usano al posto del carbone e taniche di benzina sufficienti per far funzionare una flottiglia di mezzi fuoristrada come quello che avevano usato per arrivare fin laggiù. La donna fece cenno ai due saggi di scendere e prese rapidamente a rifornire il mezzo. Dopodiché, accompagnò i due all'interno passando per il retro.

    « Ma che ca...? Si è di nuovo bruciato il generatore?? »
    Sbottò piccata entrando nella penombra della dimora e premendo ripetutamente l'interruttore, che tuttavia scattava a vuoto. C'era poca luce, solo quella garantita dal sole morente e dagli occasionali lampi che precedevano il brontolio sordo di un tuono in lontananza. Il cottage però sembrava un angolino piacevole, un posto piccolo ma confortevole composto da un'unica grande stanza, con due poltrone al centro orientate verso un delizioso caminetto color mattone, un angolo cucina con fornelletti, tavoli e sedie, più un totale di quattro cuccette a castello adagiate contro la parete. Con tutta probabilità non era un posto frequentato molto spesso, a giudicare dallo stato della mobilia e dai letti mai toccati da chissà quanto, tuttavia era tutto molto pulito e in ordine, tanto che sul tavolinetto da caffé in mogano a fianco alle poltrone non c'era un solo filo di polvere. Brifos, tuttavia, si ritrovò la spalla pasticciata di una specie di ragnatela liquidiccia che al tatto sembrava bava, segno che forse dopotutto quel posto non era poi tenuto così bene -e considerando che la custode pareva essere Vi non c'era di cui stupirsi.

    « Vado a cambiare le candele al generatore. Intanto quello è il frigo: divertitevi! »
    Come uno scrigno delle meraviglie, vicino alla zona cucina, attendeva paziente il grosso freezer metallico. Non era un frigorifero domestico di quelli a dispensa, bensì piuttosto un vero e proprio congelatore come quello usato nei ristoranti. Se la corrente elettrica era saltata da parecchio probabilmente l'odore di decomposizoine della carcassa contenuta al suo interno sarebbe stato tremendo. Invece nulla, l'elettrodomestico non puzzava affatto... forse perché all'interno era vuoto.
    Quando i due saggi si sarebbero apprestati ad aprirlo, infatti, si sarebbero ritrovati a fissare il nulla...

     
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    Trovarsi di nuovo a bordo della macchina di Vi fu interessante come all'andata... e non certo per la tratta percorsa: anche questa volta l'impianto stereo vomitava a volume improponibile dei suoni forti, fragorosi e violenti che -per estensione semantica- si sarebbe potuta definire musica, ma in cui -nonostante l'attenzione che dedicava all'ascolto- il Raitei non riuscì a trovare alcun canone corrispettivo a quelli di cui aveva appreso sfogliando alcuni volumi inerenti la materia-principe della Via di Symphonia.

    Fortunatamente, gli animaletti di latta e bulloni che il gigante si era costruito durante il precedente viaggio erano ancora lì ad offrirgli un piacevole passatempo alternativo, cui Brifos tornò a dedicarsi appena una decina di minuti più tardi, quando si fu cioè annoiato di provare a decodificare i brani trasmessi dalla stazione radio; operando una svogliata ma efficace disattenzione selettiva sulla cacofonia di growl e schitarrate, si concentrò unicamente sulla voce della fanciulla, cercando di trovare un filo logico alle sue parole.


    « ... E insomma, io ero lì, no? Ero ancora convinta fosse un puma, di quelli grossi. A volte capita che creano problemi, di solito gli molli un paio di buffetti e se ne tornano docili-docili sui monti, no? ? »
    stava dicendo rivolta ad Arthur, che le sedeva accanto
    « E invece no. Era un coso schifoso e ho dovuto sfasciargli il cranio a pugni, che altrimenti provava a mangiarmi pure a me. Reggi un attimo qui, vi faccio vedere... »

    Mollando la presa sul volante per abbandonarlo alle cure del Vampiro, la loro guida dai capelli rosa si volse di scatto verso il Demone delle Tempeste, e cominciò a rovistare nel frigo portatile che occupava buona parte del sedile sul retro; la jeep sbandò, ma le competenze di Arthur gli permisero di recuperare il controllo sul mezzo, e... un istante più tardi, Vi tornò ad appropriarsi del volante come niente fosse stato.

    « Ecco, vedi? E' un pezzo di quell'affare lì. »

    Il “pezzo di affare”, che era stato scaricato addosso alla Corona Azzurra senza troppe cerimonie, aveva l'aria di un arbusto scuro e secco... ma più che un arbusto, agli occhi dell'Amal ricordò la zampa chitinosa e piena di giunture di un qualche insetto. Un insetto grande quanto un ningen adulto di media statura, probabilmente. Affascinante.

    « Quando Cait mi ha detto che bisognava scortare due capoccioni di Palanthas, ho infilato il resto di quella cosa in frigo ed ho insistito per farvi da guida. Certo, ho dovuto scarrozzarmi dietro tutta la birra del rifugio, ma... »
    concluse la donna, rendendo ora sensata la presenza di tante lattine nell'abitacolo
    « ...secondo me ne valeva la pena. Se lasciavo la carogna all'aperto se la sarebbero presa le bestie spazzine, oppure un Gron errante. Invece sono curiosa di sapere cos'è, e sopratutto se ce ne sono altri in giro. »

    A quella notizia, il corno dorato del Raitei produsse una crepitante scintilla azzurrina:
    in quel momento, si sentì davvero impaziente di studiare da vicino l'origine del reperto.


    png

    Quando la jeep si fermò, il motore si spense, e il trio affondò improvvisamente in un silenzio così profondo da lasciare storditi, e mentre le ombre dell'imbrunire si facevano lunghe e scure, la baita di legno assumeva connotati sempre più spettrali; il fatto che fosse stata costruita là dove la vegetazione di Fanedell iniziava a diradarsi e degradare nel brullo e difficile terreno di Garwec non faceva altro che accentuare maggiormente il senso sinistro di solitudine che quel luogo promanava... Come se un oscuro presagio aleggiasse nell'aria.

    « Ma che ca...? Si è di nuovo bruciato il generatore?? »
    sbottò Vi, addentrandosi nella dimora e scoprendo l'impianto elettrico fuori uso
    « Vado a cambiare le candele. Intanto quello è il frigo: divertitevi! »

    La poca luce del tramonto, intrappolata dai nuvoloni temporaleschi dell'altopiano, permeava il cielo con un'atmosfera fluorescente, che tuttavia non rendeva granché facile muoversi entro uno spazio chiuso e privo di illuminazione; per sua fortuna, però, il Raitei non aveva bisogno della vista per prendere coscienza degli ostacoli presenti in un ambiente sconosciuto... e, tuttavia, mentre avanzava verso l'elettrodomestico indicatogli dalla signorina, il gigante non riuscì ad evitare di sporcarsi la spalla con una strana sostanza fluida, caduta dal soffitto.

    Strano, considerò tra sé e sé il gigante, levando lo sguardo a sbirciare il soffitto, ma la visita alla base militare aveva prosciugato buona parte delle sue forze, così il Saggio rimandò le indagini su quella sostanza ad un altro momento; proseguì pertanto fino al grosso congelatore a pozzo che aspettava lui e Arthur nei pressi del cucinino, e -afferrando lo sportello con la manona- lo aprì, curioso di ammirare con i propri occhi bigi il resto nella sua interezza, e... si ritrovò a contemplare il nulla.

    « . . . »

    Le iridi color ardesia si mossero lentamente per rivolgere al collega uno sguardo interrogativo, poi tornarono a contemplare il freezer vuoto, e -infine- si posarono sul vicino cucinino: entrando avevano visto due poltrone, e Vi aveva menzionato spesso durante il viaggio un'altra ragazza assieme a cui conviveva, quindi... se si trattava di qualcuno affine alla loro guida, forse poteva essere plausibile pensare...

    « Qualcuno deve averlo portato via. »
    constatò serissimo, tornando a spostare la sua attenzione sul Vampiro
    « ...credi lo abbiano mangiato? »

    Nel dubbio, e nell'istintiva ricerca di indizi, il Demone delle Tempeste portò davanti al viso la mano sporca di quella che sembrava bava, posò il palmo sul fondo del con, e interrogò la sostanza con i suoi poteri.



    Status Fisico: Ottimale
    Status Psicologico: Curioso e concentrato
    eremita
    Energie Residue: 45% - 10% = 35%

    Mantra: [Vista Cieca | Sense Illusorio | Sense Psionico]
    Levitazione: [Volo]
    Hado: [+10% di Mana]
    Rianimazione: [Immortalità]
    Memento: [Istant-Casting]
    Ataraxia: [Resistenza al Dolore | Anti-Malia]
    Intuizione: [Vista Karmica]
    Voce della Saggezza: [Aura di Saggezza]


    Conoscere: Quale dovere maggiore, per un Saggio, della conoscenza di ogni cosa, capendone il significato intrinseco, il perché ed il come? Se le grandi menti dell'Est non avessero il dono di Sapere, non potrebbero brillare, non potrebbero essere Corone. Ecco che, allora, questa sapienza si rivela al mondo intero quando il Saggio entra a contatto con oggetti, o sostanze inanimate come le pietre od i muri, oppure ancora con gli alberi e, in definitva, con ogni cosa che non abbia voce udibile da tutti.
    Al momento del contatto, dunque, ciascun Saggio ne apprenderà l'dentità, riuscendo a catalogarlo, e cosa in sé nasconde, ciascuno però secondo la propria appartenenza alle Vie: coloro che seguono Symphonia, ad esempio, toccando un violino potranno apprendere il modo in cui è stato costruito, chi lo ha suonato e dove; coloro che seguono Dharma, invece, ne apprenderanno il motivo della realizzazione, e quale potrà essere lo scopo dell'oggetto nel futuro.
    Consumo: Medio


    Edited by Madhatter - 6/12/2014, 02:36
     
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    Quella situazione aveva un che di surreale.

    « ... E insomma, io ero lì, no?? »

    Arthur seduto al sedile passeggeri, braccia incrociate e sguardo fermo, Vi in preda ad un qualche bizzarro tipo di possessione -almeno così avrebbero affermato in molti- e Brifos sul retro a... fare cosa? Il vampiro non lo notò, troppo impegnato ad osservare la strada e sperare di non rimanere coinvolti in incidenti stradali di sorta.

    « Ero ancora convinta fosse un puma, di quelli grossi. A volte capita che creano problemi, blablablablabla bla bla blablabla bla bla blabla blaaaa, no? » Porco Schwartz, le buche no « E invece no. » Santo intorno la curva « bla bla blabla blablabla bla blablabla blablablablabla bla blablabla, blablablablabla. Reggi un attimo qui, vi faccio vedere... »

    Se solo esistesse una tonalità più chiara del bianco cadaverico tipico di chi non è più in vita, probabilmente si sarebbe potuto affermare senza ombra di dubbio che, nel momento in cui Vi gli mollò il volante, il Saggio sbiancò visibilmente per poi gettarsi sul lato e recuperare il mezzo prima che tutti loro finissero le ricerche in anticipo ed in tragedia.

    « Ecco, vedi? E' un pezzo di quell'affare lì. »

    Ok, fantastico.
    L'ultima volta che aveva sentito parlare di insetti giganti era stato nei racconti di Drusilia riguardo le battaglie a Klemvor con (e contro) le Tribù della Tempesta. Chissà perchè, quell'associazione di idee gli fece venire la pelle d'oca.
    Che fosse un brutto presentimento?

    png

    « Ma che ca...? Si è di nuovo bruciato il generatore??
    Vado a cambiare le candele. Intanto quello è il frigo: divertitevi! »


    E come tutti i film horror che si rispettino, la scena clou dello spettacolo inizia con gente che si divide.
    Con un mostro rinchiuso nel frigo.
    Al buio.

    -Mmmmh.

    Non che temesse le tenebre -era pur sempre un vampiro, dannazione!- ma aveva visto abbastanza film horror in compagnia di Brifos per essere in disaccordo all'idea di separarsi, soprattutto se c'era un bell'insetto gigante nel ...

    « . . . »

    Ok, nel frigo non c'era più.

    « Qualcuno deve averlo portato via
    ...credi lo abbiano mangiato? »


    Arthur sospirò, portandosi una mano sulla faccia.
    Si sentiva stanco, stanchissimo.

    -Non saprei, ma quella donna è così approssimata che mi sta venendo mal di testa.

    Senza perdere tempo con altri commenti fin troppo ovvi, non perse tempo a posare la propria mano sul frigorifero, così da interrogarlo su cosa era accaduto.
    Perchè un Saggio può.

    Status energetico: 100-5= 95%

    Ascolto: Non soltanto i libri raccontano storie, non solo le svelte creature parlanti possono divertire od insegnare, bensì ogni cosa che esista su questa terra ha in sé il desiderio di parlare e di raccontare, perché ogni cosa su questa terra vede e sente ciò che le sta intorno. Dovere e capacità di un Saggio sono il saper comunicare con le cose, da queste apprendendo ogni informazione. E così gli oggetti, le sostanze inanimate come ad esempio pietre o muri, e pure i fieri alberi, alla richiesta del Saggio racconteranno ciò che egli desidera sapere, purché siano stati presenti al momento dell'avvenimento: interrogando un muro, infatti, il Saggio potrà sapere chi c'era nella stanza, cosa vi accadde, e tutto ciò che un muro possa aver udito e visto.
    Consumo: Basso.

    Ricordo di avere anche la passiva di scurovisione:

    Visione Notturna:
    Essendo un vampiro, gli occhi di Arthur hanno la caratteristica di avere una nitida visione notturna, anche più potente di quella dei felini; esattamente come se fosse pieno giorno.
    (Scurovisione = 5 pt).
     
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    Quel frigo, invero, aveva molte storie da raccontare. Non era nemmeno "nato" su Endlos, conservava ancora la sua natura antica di oltre otto decenni e aveva visto di tutto nella sua lunga esistenza: aveva servito presso una famiglia di undici persone fino a consumarsi e diventare un modello vissuto e superato, aveva giaciuto sul fondo di una cantina finché un assassino l'aveva usato per contenere i suoi macabri trofei -parti umane di giovani donne asportate e conservate in modo maniacale. Il warp l'aveva preso con se e trascinato sul semipiano, dove era stato più volte rinvenuto e riparato, rinvigorendosi ad ogni sua rinascita nutrito dalla passione che meccanici e manutentori del Garwec vi avevano riversato. Non ultima Vi: quel vecchio ammasso di metallo e plastica doveva molto a quella donna, ed era felice di conservare le sue bevande alcoliche; provava una gratitudine molto primitiva per colei che l'aveva rimesso a nuovo tirandolo fuori da una discarica di fango e rifiuti del malestrom. Attraverso suoni senza suono e immagini prive di contorni e colori, tutto ciò che un essere meccanico privo di sensi può percepire dell'universo che lo circonda, la semicosienza di quello strumento meccanico sollecitata dai poteri di Arthur trasmise a quest'ultimo quanto fosse realizzato ogni volta che quella pazza con i capelli rosa utilizzava quella ghiacciaia, ciò che una creatura in grado di nutrire sentimenti avrebbe definito molto semplicemente felicità. Ed era un bene che quel frigo nutrisse un così forte sentimento di gratitudine ed al contempo mancasse di sensibilità, perché uno strumento più delicato ed orgoglioso si sarebbe infinitamente offeso di essere ridotto al contenitore di una carcassa chitinosa di una bestia grossa una volta e mezza un essere umano, scaraventata malamente nel suo ventre a meno sei gradi, e che con tanta malagrazia aveva rifiutato di congelarsi. Perché sebbene morta, la bestia non aveva voluto rimanere ferma e rigida e a distanza di poche ore si era alzata, aveva spalancato con cattiveria il coperchio di quella che doveva essere la sua bara e ringhiando e sbuffando si era allontanata, con grande disapputo dell'elettrodomestico che pure non sopportava la sua presenza.
    E a quel punto era ovvio, e non servivano poteri speciali per capirlo: non erano ragnatele quelle che si erano impigliate in Brifos, e nemmeno polvere o semplice sporcizia. In breve, la Corona di Regalia poté confermare la natura di quell'appiccicoso ammasso d'acqua, enzimi e batteri che sembrava bava e che... era effettivamente bava. E non semplice saliva, come quella umana o animale, ma piuttosto la variante che è propria degli insetti ad alto contenuto acido, capace di decomporre e liquefare la materia organica. Il tipo di saliva che viene vomitata sul pasto, che poi una volta scomposto viene succhiato via.

    « Mappork... CHI E' LO STRONZO CHE HA SFASCIATO IL PANNELLO??! »
    A quel punto, fu istintivo sollevare lo sguardo ed incontrare la disgustosa sagoma dell'essere appeso al soffitto a testa in giù.
    Emesso un suono stridente simile a quello delle cicale, frutto dello sfregarsi di sei paia di ali, si staccò dalla trave in cui si era attaccato per piombare addosso ad Arthur con agilità inumana, una massa marrone simile a quella di una cavalletta con fauci che schioccavano come tenaglie ed arti superiori muniti di chele capaci di dividere in due un cavallo. Era grosso, aveva il cranio asimmetrico, sfondato sul lato destro come se avesse urtato uno schiacciasassi, e con un po' di fantasia si potevano quasi intuire i contorni del guanto potenziato di Vi. Attraverso le crepe nella chitina si poteva vedere chiaramente la poltiglia grigia che doveva essere il cervello della bestia. Inoltre sempre sul lato destro del corpo aveva una zampa mancante ed altri due crateri sul fianco: la ranger non c'era andata leggera e non si poteva biasimare se aveva pensato di aver ammazzato quell'essere, piuttosto c'era da chiedersi come facesse a muoversi con la testa rotta e le cervella esposte.


    L'insettone si butta addosso ad Arthur con tutto il suo peso (è grosso ma non pesante, fate conto un sessanta-sessantacinque chili) in quello hce va considerato come un attacco fisico a Consumo Alto. Dopodiché, tenta di decapitarlo con un morso e di schiacciarne il corpo con le chele, fate conto due attacchi fisici con un potenziamento passivo alla Forza fisica. Sconsiglio di andarci piano per risparmiare le energie, sia perché risulta fin troppo ovvio che la bestiaccia è piuttosto coriacea, sia perché avete la prospettiva di riposarvi a volontà prima di proseguire la quest, ripristinando così la vostra riserva di energia.
     
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    Si dice che per comprendere realmente un qualunque tipo di fenomeno sia necessario osservarlo da più angolazioni e sfruttando diversi sistemi di riferimento; nel momento in cui Arthur posò la mano sul frigo avvenne più o meno la realizzazione di questo concetto. Man mano che la coscienza dell'elettrodomestico confluiva in lui, il Saggio iniziò a percepire il mondo da una diversa angolazione, per molti forse misera, ma comunque diversa dalla sua. In un certo senso, riuscì perfino ad apprezzare maggiormente quell'approssimata di Vi.

    Sta di fatto, però, che perfino le informazioni del porta-bevande gli risultarono assai bizzarre: la creatura era morta senza ombra di dubbio. Però si muoveva. E da bravo nerd quale era, Arthur pensò immediatamente agli zombie.


    -Ok, Brifos, abbiamo un problema- profetizzò rivolto al collega -Hai presente il videogioco che ti ho prestato la scorsa settimana? Ecco. Pensa a quello, però con gli insetti-zombie.

    Magari non era un modo molto convincente per spiegare la situazione... ma Brifos avrebbe capito perfettamente cosa intendeva.

    « Mappork... CHI E' LO STRONZO CHE HA SFASCIATO IL PANNELLO??! »

    E poi boh, scoprirono di non essere solo in tre, ma in quattro.
    E il quarto era un'insetto-zombie-gigante appeso a testa in giù come un pipistrello; sollevando il capo quasi incantato, Arthur riflettè che se si fosse trattato di un videogioco avrebbe speso anche un'ottantina di monete d'oro per comprarlo.

    -Vi, sta attenta alla bava. E' acida, sai?

    Nel mentre aveva già aperto la sua sacca di sangue. E fu positiva come cosa, principalmente perchè gli tornò enormemente d'aiuto nel momento in cui quel colosso tentò di saltargli addosso: pochi secondi ed il vampiro aveva già evocato una barriera sanguinolenta a tre metri da lui, giusto per far sfracellare quell'essere su di essa e farlo rimbalzare altrove.

    Dopodichè non avrebbe perso tempo ad estrarre uno dei suoi intrugli. L'aveva chiamata "Pozione Restringente" e gli sarebbe sicuramente tornata utile contro esseri troppo grossi per i suoi gusti: al resto, ne era sicuro, avrebbe pensato Brifos.
    Il problema, però, era fargliela assumere: tramite bocca gli sembrava troppo complicato ed era abbastanza certo che la chitina non fosse traspirante. Che fare, dunque? Ovviamente mirare al cranio sfracellato, dove si intravedeva il cervello.

    -Spero di non offenderti, collega, ma questa volta è meglio giocare a livello "principiante".


    Se ci fosse riuscito, l'insetto spaventoso sarebbe diventato abbastanza piccolo da non crear loro più problemi per la mole. Ed anche per lo stomaco.

    Status energetico: 95 -20 -10= 65%

    Scudo in Adamantio:
    Ad Arthur basta il contatto con una piccola quantità di sangue (sia preso da vesti sporche o estratto appositamente dal proprio o da un'altro corpo) per generare dal nulla uno scudo in adamantio (l'adamantio non è un elemento, ma una serie di composti del ferro creati da un processo segreto scoperto da una ristretta cerchia di alchimisti di cui lui fa parte). Tale scudo è resistente sia ad attacchi fisici che energetici. Tuttavia il potere di alchimista di Arthur non è ancora accettabile per rendere questo processo di trasformazione a tempo indeterminato. Dunque lo scudo avrà durata istantanea; dopodichè si "squaglierà", tornando ad essere semplicemente sangue riutilizzabile.
    Consumo: Variabile Alto.

    Pozione Restringente:
    Molto utile, soprattutto quando il tuo nemico è enormemente più grosso di te. Tecnicamente va bevuta, tuttavia è anche possibile assumerla tramite pelle, purchè essa sia traspirante; qualora si scegliesse quest'ultimo metodo, gli effetti inizieranno a giungere con effetto ritardato, essendo la pelle più lenta della normale digestione, che possono andare da due turni successivi in poi (questo caso può verificarsi solo in quest e sarà il QM a decidere le dinamiche). Chi assumerà tale prodotto alchemico, improvvisamente, inizierà rimpicciolirsi fino a diventare di una taglia più piccola della propria (ex: se la beve una creatura piccola, diventa di taglia minuscola, una creatura media, diventa di taglia piccola ecc...). La durata degli effetti dalla loro applicazione, è tuttavia di soli due turni.
    Consumo: Medio.

    Ricordo di avere anche la passiva di scurovisione:

    Visione Notturna:
    Essendo un vampiro, gli occhi di Arthur hanno la caratteristica di avere una nitida visione notturna, anche più potente di quella dei felini; esattamente come se fosse pieno giorno.
    (Scurovisione = 5 pt).
     
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    Come il Saggio aveva sospettato, quella cosa collosa e umida non era ragnatela, bensì bava, una sostanza corrosiva che alcuni tipi di insetti utilizzano in natura per pre-digerire le proprie prede dopo averle catturate; naturalmente, il procedimento richiedeva una quantità di fluido proporzionale alla mole del bersaglio, e un certo tempo per far reagire il composto ma... anche se il contatto non gli stava -ancora- procurando danni, l'Amal dovette riconoscere che la cosa restava vagamente spiacevole. Affascinante sotto vari profili di molte possibili materie di studio -meccanico, chimico, biologico, comportamentale...-, ma decisamente spiacevole.

    Per questo, afferrato senza nemmeno vedere il primo lembo di stoffa maggiormente prossimità -uno straccio, una tovaglia, l'asciuga-tutto, la tappezzeria delle poltrone- il Raitei spalmò via i rimasugli di quelle poltiglia dalla propria mano e dalla sua spalla; Brifos non poteva saperlo, ma aveva appena sperimentato una nuova emozione: ciò che gli aveva increspato le labbra ben disegnate, spingendone gli angoli un poco verso il basso era “schifo”.

    -Ok, Brifos, abbiamo un problema.
    Hai presente il videogioco che ti ho prestato la scorsa settimana?-

    disse Arthur, richiamando la loro attenzione sul lavoro che dovevano svolgere
    - Ecco. Pensa a quello, però con gli insetti-zombie.

    Gli occhi bigi del Demone delle Tempeste si appuntarono sull'amico, e una scintilla elettrica crepitò lungo il corno dorato, emettendo un lieve e basso ronzio, che sarebbe suonato a chi lo conosceva con un “Oh...” di profonda realizzazione. Quindi la creatura era morta, ma -allo stesso tempo- non lo era... e -per quanto strano- questo era in parte positivo, perché se la creatura si era spostata da sola, potevano escludere l'ipotesi che qualcun altro fosse intervenuto a prelevarla.

    « Mappork... CHI E' LO STRONZO CHE HA SFASCIATO IL PANNELLO??! »

    La voce di Vi -appena irrotta nella stanza- strappò un azzurrino guizzo di sorpresa dal corno dorato del gigante, e non fu tuttavia quella l'unica reazione che suscitò nei presenti: la carcassa bruna e lucida dell'insetto gigante -appesasi a testa in giù al soffitto chissà come e chissà quando-, per esempio, reagì con un certo allarme, iniziando a frinire rumorosamente prima di staccarsi dalla trave e gettarsi in picchiata addosso al Vampiro, con l'intento di schiacciarlo sotto il proprio peso. Ma, naturalmente, Arthur aveva altri programmi.

    -Vi, sta attenta alla bava. E' acida, sai?

    Scandendo quell'avviso a beneficio della loro irruenta guida ed ospite, la Corona di Khymeia evocò una barriera dal sangue prontamente estratto da una delle sue sacche di plasma; inatteso? Non certo per quanti lo conoscevano con l'appellativo di Alchimista del Sangue, e mentre lo scudo (duro come il ferro naturalmente presente nel composto) rimbalzava l'aggressore più lontano, il non-morto avrebbe dato nuovamente prova delle sue capacità alchemiche recuperando dalla giacca una delle fiale delle sue pozioni.

    -Spero di non offenderti, collega,
    ma questa volta è meglio giocare a livello "principiante".


    Prima di passare all'azione, torreggiando sopra la bestiolina ormai ridotta alle dimensioni di un cane, il Raitei si prese solo un momento per contemplare con curiosità il cranio deformato e spaccato della creatura -poteva vederne ad occhio nudo le cervella esposte-, e reclinò il testone blu cobalto da una parte, domandandosi secondo quali condizioni fosse ancora in grado di muoversi con tanta coordinazione...

    « Affascinante... »
    commentò

    ...poi, la Corona di Regalia avrebbe bloccato l'animale sotto un piede, esercitandovi la forza strettamente necessaria a tenerlo bloccato contro il pavimento, e -levando la destra verso l'alto- avrebbe richiamato nel pugno il corpo snello e resistente della Rigekijin -la Lancia del Fulmine- solo per farla roteare con maestria tra le dita, rivolgerne la lama verso il basso e calarla in un affondo sul pavimento per staccare di netto le zampette dal resto del corpo, all'altezza della prima giuntura.

    Senza tradire alcuna emozione particolare sul viso marmoreo, Brifos avrebbe ripetuto quella stessa operazione altre cinque volte -una per ogni zampa- in modo da privare la carcassa animata di arti con cui potersi muovere;
    così, avrebbero potuto studiarla in tutta calma, no?
    ...occhio, che stai sforacchiando il pavimento...



    Status Fisico: Ottimale
    Status Psicologico: Curioso e concentrato
    eremita
    Energie Residue: 35% - 5% = 30%

    Mantra: [Vista Cieca | Sense Illusorio | Sense Psionico]
    Levitazione: [Volo]
    Hado: [+10% di Mana]
    Rianimazione: [Immortalità]
    Memento: [Istant-Casting]
    Ataraxia: [Resistenza al Dolore | Anti-Malia]
    Intuizione: [Vista Karmica]
    Voce della Saggezza: [Aura di Saggezza]

    Elettrostimolazione: Tramite il rilascio di scosse elettriche in zone selezionate del suo corpo, Brifos possiede la capacità di incrementarne un parametro a scelta tra forza muscolare, resistenza fisica e velocità, influendo sul proprio tono muscolare; l'entità del power-up (in un singolo campo per slot tecnica) è subordinata alle energie consumate dal Raitei di volta in volta, e può essere mentenuta per un paio di turni o una singola azione soltanto, a patto che si effettui una ripartizione del consumo energetico. > Forza
    Consumo: Variabile > Basso

    png

    [size=12]Raigekijin

    jpgSi tratta di una lancia lunga, che permette di generare, incanalare e scatenate la forza del fulmine: da modello tipico, l’arma si compone di un’asta di metallo lunga circa 2 metri, percorsa da ricchi intarsi e da misteriose incisioni, sormontata da una lama di mezzo metro di lunghezza, realizzata in un metallo azzurrino dalla forma piuttosto particolare.
    E' molto leggera, e pertanto maneggevole, ma estremamente resistente; in mani esperte può venire facilmente approntata ad una difesa rapida ed efficiente o venire impiegata per attacchi veloci portati alla distanza che il suo ampio raggio d’azione consente.


    [color=blue]Convocazione

    Non essendo di natura fisica, l’arma può venire evocata nella mano di Brifos in qualsiasi momento, manifestandosi immediatamente in un crepitio di scintille azzurre; in più, se durante la pugna Raigekijin finisse lontano dal possessore, è possibile richiamarla a sé: in questo modo, ardendo di un alone di luce blu, la lancia ricomparirà tra le mani dell’Amal.
    [Tasca Dimensionale]

     
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    « Eh? Bava...? »
    Vi stava risalendo le scale dello scantinato con un mazzo di fili strappati fra le dita grosse come randelli dei guanti potenziati quando le giunse la voce atona di Brifos che l'ammoniva riguardo la saliva corrosiva della creatura. Poiché non aveva assistito al prodigio alchemico inflitto da Arthur all'essere letale che aveva appena tentato di decapitarlo, in un primo momento non riconobbe la bestia contro cui il demone delle tempeste si stava scagliando armato di lancia. E invero fu proprio l'ultimo dei suoi pensieri...

    « No, no, NO, ASPET...!!! »
    SBAM! La lancia che scortica il muro retrostante prima di strappar via un arto all'insetto inerme.
    « FERMO, LA TAPPEZZERIA E' NUO...!!! »
    SBAM!! La lancia che sfregia malamente il pavimento e poi infierisce sulla bestia inerme.
    « MASSEIFUORI??? »
    SBAM!!! E poi SBAM. E ancora SBAM. E poi... e poi niente, finiscono gli arti.
    Vi, invece, ha appena iniziato con gli insulti. E ci metterà un bel po' a finirli, specie perché terminato un primo campionario passa ad inventarne di nuovi.

    « BRUTTO PEZZO DI... »
    Tagliamo corto. La donna termina la sfuriata, fa dietrofront. Per un attimo sparisce, nello scantinato da cui era appena risalita. Ricompare un attimo dopo armata di secchio, mocio e detergenti vari che sbatte di malagrazia addosso a Brifos.
    « Tu. »
    Si pianta di fronte al gigante e gli punta addosso l'indice corazzato, affatto impressionata dalla notevole differenza di altezza e di stazza.
    « Caitlyn sarà qui domani in giornata. Ora puoi rimettere tutto a posto oppure vedertela con lei, scegli tu. Io me ne lavo le mani, per una volta non c'entro niente. »
    Passò ad Arthur, con una vena che pulsava vistosamente sulla tempia.
    « Quanto a te... » adocchiò il corpo a pezzi della bestia e inarcò un sopracciglio « ceccacchio è successo qui?? Da dove sbuca questo coso, e dov'è finita la bestiaccia che ho accoppato io? »

    Le due corone di Palanthas avrebbero avuto tutto il tempo che volevano per spiegare la situazione alla loro guida e sistemare la bestia morente (?) fino a renderla inoffensiva. In effetti, in breve si sarebbero resi conto che nemmeno le ferite inferte dal gigante blu erano sufficienti a bloccarne le funzioni vitali. Sebbene riversa al suolo con la poltiglia grigia in decomposizione che fuoriusciva dalla spaccatura sul cranio ed i fluidi che mescevano via dagli squarci sugli arti, la creatura seguitava a muoversi ed agitarsi in modo scomposto, agitando le fauci ed i monconi che le erano rimasti. Non era pericolosa, perché immobilizzata, ma era viva. O in una sorta di stato fisico che le permetteva di muoversi. Avrebbe impiegato diverse ore a fermarsi del tutto, e perfino allora -se stimolata- avrebbe ripreso a muoversi e agitarsi meccanicamente. Stava tutto nel chiedersi se si trattava delle conseguenze di una qualche necromanzia o altro, sebbene la natura stessa della bestia non era esattamente semplice da stabilire. Tutto pane per i denti dei saggi.

    _________________________________________________

    In seguito, nella serata di quello stesso giorno, mentre i due saggi provvedevano a muoversi come meglio ritenevano Vi avrebbe messo su il fuoco, offerto del cibo in scatola ai due uomini ed occupato il tavolo con i propri guanti potenziati, che smontò con cura e perizia allo scopo di pulire e oliare ogni singola componente. Era già buio quando un gracchiare metallico ed una voce radiofonica sorprese i presenti. Vi non si scompose più di tanto, perché sapeva in anticipo della presenza dell'apparecchio e identificò subito la natura del suono. Aprì uno dei banchetti che apparentemente dovevano essere una semplice dispensa rivelando un grosso apparecchio radio vecchio stile, con tanto di fili, lastre di metalli non meglio identificati e lampadine che si accendevano ad intermittenza. Masticando una gomma lo rimosse dal mobile in cui era adagiato e lo piazzò sul tavolo, a fianco dei sui guanti, armeggiò con le manopole finché la voce non divenne più chiara e distinta, e poi solo a quel punto prese in mano il microfono.

    « Ripeti. »
    Disse seccamente. Per qualche secondo si udì solo un disturbo radio, poi la voce tornò:
    « Stiamo montando campo »
    Vi alzò gli occhi al soffitto con aria scocciata.
    « Jayce, domani ti porto quei due impiastri e ci parli tu, nel frattempo non rompere. »
    « Ho capito, ho capito, l'Astronomican non si tocca. »
    « Il che?? »
    « E' così che l'ho chiamato! Sono certo si tratti di un enorme telescopio per vedere le stelle! »
    « Se lo dici tu... beh, qui chiudo. »
    « Aspetta! C'è qui Cait... ed anche il Vecchio. Beh, ha insistito per venire, e... non ce n'è, vuole incontrare i saggi il prima possibile. »
    « Siete dei pazzi! Il Donger non doveva nemmeno uscire dalla sua tana. Insomma: ha novantasette anni! Se spira un alito di vento da nord ve lo ritrovate giù a Merovish che rotola come una balla di fieno. Beh, come vi pare, noi vi raggiungiamo domani mattina. »
    « Non se ne parla, il Vecchio è stato categorico: veniamo noi lì. »

    _________________________________________________

    Ci volle un po', ma alla fine le due parti si vennero incontro. L'uomo chiamato Jayce che era alla radio sarebbe arrivato di prima mattina con al seguito "Il Vecchio", che si rivelò essere un importante Capo Artiere ed uno dei leggendari fondatori delle accademie per la ricerca sui reperti hextech e la comprensione del Malestrom, una branca piuttosto eminente fra gli scienziati del Garwec. Si definisce tecnologia extech tutta quella spazzatura tecnologia proveniente da altre dimensioni e chi la studia sono a metà fra alchimisti, meccanici e filosofi. Tentano di dare delle leggi fisiche e matematiche al caos entropico del warp cercando di comprenderne i fenomeni, anche se per lo più tutto ciò che esce dalle loro accademie è spesso denigrata dalle altre branche come meravigliosa ed interessantissima aria fritta (anche se loro giurano che le complicate equazioni su cui lavorano giorno e notte hanno una diretta correlazione con i bulloni avvitati nelle officine meccaniche).
    Un po' di tregua garantì a Brifos ed Arthur le gioie di un sano riposo e la possibilità di ristorare mente e corpo sui comodi letti a castello che Vi gentilmente concesse loro (contro ogni legge del galateo, lei preferiva dormire sul divano). L'indomani mattina, però, fu alquanto traumatico come risveglio. Se i due saggi si aspettavano la dolce aurora del mattino sulle palpebre, la delicata fragranza di pancake cucinati da un'improponibile Vi versione donna di casa oppure anche solo la buona, vecchia, cara sveglia elettronica, beh si sbagliavano. A tirarli giù dal letto fu lo sferragliare di una vecchia carcassa steampunk su due ruote ricavata da una moto provvista di sidecar dei primi anni '40 come quella usata dalle truppe naziste durante la seconda guerra mondiale (sì: c'erano ancora le matrici dell'esercito tedesco del terzo reich incise sulla carrozzeria!), la quale derpò in pieno stile pirata della strada ed irruppe nella placita proprietà con la grazia di un tirannosauro nel primo Jurassic Park. A guidarla un uomo vicino alla trentina con cappuccio, sciarpa e grossi occhialoni da aviatore, che una volta eliminato un primo strato di vestiario rivelò una mascella squadrata degna di Clark Kent e capelli accuratamente sistemati in una capigliatura alla James Bond. Si poteva spacciare per un supereroe, non fosse che aveva i modi di un fesso.
    Di fianco a lui, nel sidecar, quello che in un primo momento sembrava un mucchietto di cappotti, sciarpe, cappelli, occhialoni, ed una matassa di capelli canutissimi di un bianco quasi trasparente. Era il vecchietto più minuto e gracilino che i due saggi avessero mai visto, almeno fra gli umani. Perché era umano, il tizio, ma talmente vecchio da sembrare fragile come un foglio di carta. L'unica cosa veramente degna di nota, nel suo caso, erano gli occhi straordinariamente vitali, in cui riluceva una luce che aveva del preoccupante. Se perfino ora brillavano in quel modo, sulla soglia dei cento anni, veniva da chiedersi quali pazzie si riflettevano in essi quando quel vecchietto era nella sua gioventù. Perché anche adesso -perfino adesso!- non era necessario scrutare a lungo per trovare la follia tipica dei geni.

    « Ehm, signori... »
    Il giovane spense la moto e scese, avvicinandosi tendendo una mano anche se visibilmente era mezzo congelato per il viaggio.
    Il vecchietto, dal canto suo, rimase fermo nel sidecar, completamente immobile con l'eccezione per i suoi occhi. Jayce lo tirò fuori dal sidecar con cura e pazienza, poi una volta che riuscì a metterlo in piedi (tenendolo saldamente per un braccio perché aveva l'aria di non essere proprio stabile sulle proprie gambe), provvedette alle dovute presentazioni.
    « Ho il piacere di presentarvi Herr Heimendinger. Capo artiere, cinque volte preside dell'accademia per gli studi e la comprensione della tecnologia hextech, senatore ad honorem della cattedra ultima del Garwec, e... beh, insomma. Il capo. »
    Il vecchio alzò quei piccoli e profondi occhietti scuri e fissando intensamente i due saggi esclamò, dopo un lungo e interminabile istante di pausa:
    « L'alfiere. Il coefficente di Grunisberg è oltre dodici volte tanto. Sì. Voi dovete avvertire l'alfiere che il coefficente di Grunisberg è dodici volte tanto. »


    Ok, perdonatemi se tiro un po' a dritto. Avete immobilizzato e mutilato l'insettone, ora potete esaminarlo a piacimento, tenendo conto ovviamente che in breve riprenderà le sue normali sembianze con l'esaurirsi della soluzione alchemica di Arthur. Se avete particolari azioni da compiere non avete che da chiedere, possiamo benissimo accordarci in vie private per non dover fare inutili e tediosi giri di post la cui importanza potrebbe essere valida in futuro ma il cui interesse è abbastanza scarno e che pertanto preferisco evitare anche per banali motivi di tempo.
     
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    Era stato alquanto problematico per loro placare le ire di una Vi in preda al panico ed a una strana possessione che, personalmente, il Vampiro non aveva mai avuto modo di osservare. Sembrava come una creatura antica -più di lui- e dal linguaggio grottesco ed incomprensibile. Dai movimenti rapidi e pesanti, Arthur intuì anche la sua ostilità, pertanto si tenne lontano il più possibile dalla bestia ed i suoi tentativi di comunicazione verbale.
    Che fosse indoeuropeo?

    « Quanto a te... » oh, quindi Vi era tornata in sè « ceccacchio è successo qui?? Da dove sbuca questo coso, e dov'è finita la bestiaccia che ho accoppato io? »

    Il resto del tempo lo trascorsero nel ricostruire l'accaduto -solo concettualmente, quella casa era a pezzi- ed attendere l'arrivo dei colleghi della ragazza, o così parve loro di capire. Intanto erano rimasti da lei come ospiti ed Arthur aveva approfittato del tempo per riflettere a lungo sulle condizioni dell'insetto catturato. Inizialmente aveva pensato alla necromanzia ma c'erano alcune cose che non rientravano nei parametri classici: nonostante la creatura rimanesse non-morta, con il tempo sembrava perdere "vitalità", se così poteva definirla. Era come se possedesse una pila di riserva che, nel loro caso, si stava pian piano scaricando. L'idea che gli venne a quella constatazione fu di un qualche strano tipo di morbo, un organismo parassita, ma non aveva gli strumenti adatti per capirlo.
    Avrebbe atteso pazientemente la fine della visita, dunque, prima di approfondire la faccenda.
    ______________

    L'incontro con il resto del gruppo avvenne di mattina e fu annunciato dal rumore assordante di un qualche macchinario infernale che, personalmente, Arthur non vedeva da almeno un secolo buono, escluso il mezzo di trasporto della padrona di casa. A quel punto iniziò a domandarsi se tutti gli ingegneri del posto fossero masochisti... o enormemente interessati all'archeologia.

    Sta di fatto che, ammucchiato fra vari tipi di stoffa, era nascosto un vecchietto piccolo e ricurvo ma con occhi estremamente vispi e leggermente folli. Di lui, in realtà, ne aveva già sentito parlare inquanto responsabile a Codec: si trattava di un uomo dal grande talento e dedizione che, col trascorrere degli anni, era stato lentamente messo da parte per far spazio a studiosi più giovani di lui. Ora era un professore e ricopriva una carica onorifica che, tuttavia, valeva poco o nulla nella città delle macchine.

    Per un pò -lo stesso tempo che impiegò anche il loro interlocutore- Arthur rimase a fissarlo con lieve dispiacere. Non c'era nulla di peggio per un uomo di scienza rimanere imprigionato in un corpo decadente e con facoltà mentali in rapida discesa e, in un certo senso, era stata questa la ragione che l'aveva spinto a cercare l'immortalità così disperatamente. Col senno di poi se ne era pentito... ma la vecchiaia restava comunque un mostro terrificante.

    « L'alfiere. Il coefficente di Grunisberg è oltre dodici volte tanto. Sì. Voi dovete avvertire l'alfiere che il coefficente di Grunisberg è dodici volte tanto. »

    -Sarà fatto- rispose il cainita in tono affabile, dopo essersi presentato -Tuttavia ci premerebbe conoscere l'intera situazione nel dettaglio, se non è un disturbo.

    Anche perchè Kalia -e in parte nemmeno loro- avrebbero ricavato qualcosa di vagamente sensato da quelle affermazioni.

     
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    « Eh? Bava...? No, no, NO, ASPET...!!! FERMO, LA TAPPEZZERIA E' NUO...!!! MASSEIFUORI??? »

    Sempre abituato a monitorare la situazione attraverso il Mantra -più che con occhi aperti od orecchie tese-, Brifos non parve prestare alcuna attenzione alla voce della padrona di casa... così, quando l'avvertimento di Vi -o i suoi monchi tentativi di lanciarne uno- si articolarono nell'aria, era già troppo tardi per trattenere la lancia del Raitei: la lama si abbatté con precisione sull'attaccatura di ogni zampa del mostro, gambizzandolo come da programma -rendendogli impossibile muoversi per nuocere ancora-, e incidendo la pavimentazione come effetto collaterale.

    « BRUTTO PEZZO DI... »

    Un vasto assortimento di parole sconosciute ed esotiche si riversò nuovamente fuori dalle labbra della loro guida come un fiume in piena, e -pur non conoscendo il significato di neanche la metà di loro- il Demone delle Tempeste si limitò a fissare la fanciulla con espressione vacua, reclinando il testone cornuto da una parte, in attesa che finisse; normalmente, la sua sete di nozioni lo avrebbe spinto a fare domande in merito a quei lemmi -così da colmare le sue lacune-, ma... un'intuizione sul fatto che quella femmina di ningen avesse una scarsa attitudine all'insegnamento, lo spinse a considerare la possibilità di affrontare autonomamente quella ricerca una volta tornato a Palanthas: dopotutto, c'era un'intera libreria per i testi di linguistica e ad una prima analisi dei suoni prodotti, si era già fatto un'idea della fonetica. Doveva essere indoeuropeo.

    « Scusa. »

    Nel primo attimo di bonaccia in cui un silenzio teso si distese nell'aria ancora elettrica per la sfuriata, la voce profonda eppure innocente del gigante echeggiò di quell'unica parola... ma Vi non parve neppure ascoltarlo: dopo averlo sgridato in quell'aspra lingua straniera, la donna gli aveva voltato le spalle per fare ritorno allo scantinato, lasciando all'Amal il tempo di congedare la lancia ed emettere un perplesso e ronzante crepitio elettrico lungo il corno dorato; quando ne riemerse, aveva con sé un secchio pieno di flaconi di plastica, da cui spuntava anche l'asta lignea di una lancia per le pulizie.

    « Tu: Caitlyn sarà qui domani in giornata. »
    lo apostrofò lei, sbolognandogli l'occorrente addosso piuttosto di malagrazia
    « Ora puoi rimettere tutto a posto oppure vedertela con lei, scegli tu.
    Io me ne lavo le mani, per una volta non c'entro niente.
    »

    Senza aggiungere altro, la furia purpurea spostò le sue attenzioni su Arthur -a cui sarebbe toccato l'onore e l'onere di riportare alla loro ospite le dinamiche secondo cui si erano svolti i fatti-, e a Brifos non rimase che mettersi a sedere sul pavimento a gambe incrociate, e prepararsi a lavorare nella mansione che gli era stata affidata.

    In vero, l'Amal non aveva mai fatto prima le pulizie in vita sua, ma -in linea con la filosofia della Via delle Leggi- confidava di poter arrivare a capire la procedura per deduzione: aveva le sue capacità di analisi, le attrezzature fornitegli dalla loro guida da cui raccogliere le informazioni necessarie, e... su molte delle bottigliette c'era un'utile etichetta che ne descriveva la composizione e le istruzioni per il protocollo di utilizzo; certo, per quanto lo affascinasse, la chimica non era propriamente una delle materie di sua competenza, ma aveva avuto spesso modo di lavorarci insieme ad Arthur, perciò si sarebbe divertito un po' con quei
    nuovi giocattoli - e una entusiasta scintilla azzurrina percorse la lunghezza del corno dorato.

    png

    Senza bisogno di fermarsi per favorire della cena offerta dalla Tecnocrate, lo Youkai era riuscito a sfruttare il tempo a disposizione per rimediare ai danni inflitti al pavimento; certo, inizialmente aveva incontrato qualche difficoltà -come il non trovare un detergente indicato per quella superficie-, ma con qualche nozione sui reagenti era riuscito a distillarne uno adatto. E ci erano voluti solo sette tentativi.

    Con un crepitio soddisfatto lungo il corno, il gigante si rimise in piedi e stese uno strategico tappeto sulla giusta porzione di pavimento, nascondendo così alla vista la parte che era rimasta corrosa dall'eccessiva acidità del prototipo di mistura “numero 2”; la donna -seduta al tavolo per fare manutenzione dei guantoni- gli stava rivolgendo le spalle,
    e non se ne sarebbe accorta.

    D'un tratto, una cacofonia di interferenze invase il placido silenzio della sera, e mentre una voce distorta da un qualche antiquato apparecchio di trasmissione risuonava da chissà quale punto della casa, Vi abbandonò il suo lavoro per raggiungere a passi spediti una dispensa da cui cavò una vecchia radio, che depositò sul tavolo – accanto a guantoni.

    « Ripeti. »
    ordinò perentoria al microfono, dopo aver sistemato la frequenza

    « Stiamo montando campo »
    annunciarono dall'altro capo, suscitando una certa insofferenza nella giovane

    « Jayce, domani ti porto quei due impiastri e ci parli tu, nel frattempo non rompere. »
    « Ho capito, ho capito, l'Astronomican non si tocca. »
    « Il che?? »
    « E' così che l'ho chiamato! Sono certo si tratti di un enorme telescopio per vedere le stelle! »
    « Se lo dici tu... beh, qui chiudo. »
    « Aspetta! C'è qui Cait... ed anche il Vecchio. Beh, ha insistito per venire, e...
    Non ce n'è, vuole incontrare i saggi il prima possibile. »

    « Siete dei pazzi! Il Donger non doveva nemmeno uscire dalla sua tana.
    Insomma: ha novantasette anni! Se spira un alito di vento da nord ve lo ritrovate giù a Merovish
    che rotola come una balla di fieno. Beh, come vi pare, noi vi raggiungiamo domani mattina.
    »

    « Non se ne parla, il Vecchio è stato categorico: veniamo noi lì. »

    La conversazione si concluse così, e dal momento che non avrebbero dovuto far altro che aspettare l'indomani insieme all'Alchimista, sempre in quello stesso posto, il Figlio della Folgore avrebbe trascorso la maggior parte della notte a studiare la carcassa animata dell'insetto; dopotutto, per uno youkai, il sonno non era un bisogno così vitale.

    png

    Quando un fracasso metallico annunciò l'arrivo degli ospiti alle porte dello chalet, Brifos stava buttando giù qualche appunto sul suo taccuino: fissare su carta tutti gli elementi che ricordava di quello strano caso sarebbe potuto essere d'aiuto nel trovare un filo conduttore... ma l'alba era ormai giunta, e con essa il momento di scendere dal letto a castello, uscire dalla stanza, e fare la conoscenza degli amici di Vi.

    « Ehm, signori... Ho il piacere di presentarvi Herr Heimendinger. »
    esordì il motociclista dalla mascella squadrata, accompagnando il vecchietto
    « Capo artiere, cinque volte preside dell'accademia per gli studi e la comprensione della tecnologia hextech, senatore ad honorem della cattedra ultima del Garwec, e... beh, insomma. Il capo. »

    Alzando il volto dalla pella smunta -ma gonfio per la florida barba canuta-, l'anzianissimo Ningen scrutò i Saggi per un lungo istante, indugiando sulle loro figure (che forse neppure vedeva più bene) con una intensità quasi febbrile nei vispi occhietti scuri.

    « L'alfiere. Il coefficente di Grunisberg è oltre dodici volte tanto. Sì. »
    esclamò poi, suscitando un crepitio interrogativo lungo il corno del Raitei
    « Voi dovete avvertire l'alfiere che il coefficiente di Grunisberg è dodici volte tanto. »

    -Sarà fatto-
    si limitò a replicare con cortesia il Cainita, dopo le presentazioni
    -Tuttavia ci premerebbe conoscere l'intera situazione nel dettaglio,
    se non è un disturbo.


    « Che cos'è il coefficiente di Grunisberg? »
    chies invece di getto il Raitei

    La matematica, dopotutto, rientrava a pieno titolo nella competenza della Via delle Leggi...
    ...e non c'era niente che Brifos trovasse più divertente dei calcoli compressi.

     
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    « Dunque... »
    Si grattò la nuca con la mano libera, mentre con l'altra cercava di convincere l'anziano a muovere qualche passo e raggiungere la relativa sicurezza di un luogo caldo. Il vento gelido spirava dal nord, e vicino alla rumorosa moto d'epoca l'unica cosa che bruciava era lo sguardo furente di Vi.
    « E' difficile da spiegare. Potete stare tranquilli perché è una teoria inesatta, comunque... »
    Jayce stava cercando di glissare su di un argomento su cui lui stesso non sembrava molto sicuro di se, ma sarebbe bastato un minimo di insistenza da parte di Jayce o Brifos per costringerlo ad andare avanti con il discorso:
    « E' una teoria formulata mi pare circa quindici anni fa, come minimo. All'epoca mio zio si lavorava ancora, cercavano di esprimere in termini matematici i movimenti del Warp, in modo da poterli stimare con precisione nel momento stesso in cui si manifestano. Riuscirono a scoprire un certo cristallo bianco estratto nelle caverne sud... Scoprirono che se intagliato correttamente e disposto in precise forme geometriche riusciva a percepire certi tipi di energie eteriche anche a grandissime distanze. Chiusi in una serie di paratie che fungevano da filtro riusciva a recepire solo ed esclusivamente le energie che, secondo loro, venivano rilasciate ogniqualvolta il Warp cozza con il semipiano. Per farla breve il dispositivo "Goniometro dei Mondi" che avevano ideato era una sorta di diapason cristallino, collegato a due strumenti di misurazione che esprimevano in termini matematici le distanze fornendo un certo coefficiente, che può essere usato per calcolare la distanza dell'epicentro del fenomeno Warp e la sua estensione in metri cubi.
    La sua efficacia venne contestata da diversi collegi, finché circa dieci anni fa avvertirono di un cataclisma nell'Undarm. La successiva spedizione era la stessa che per prima scoprì la città fantasma di Klemvor ed entrò in contatto con il leggendario Gruppo Hati della nuova terra di Laputa... »

    A dire il vero la storia che sia Brifos che Arthur ricordavano era ben diversa. Era vero che il primissimo contatto fra autoctoni di Endlos ed i naufraghi di Laputa fu ad opera della squadra da combattimento di reietti Von Seamond guidata dalla tigre antropomorfa Khaleesi Dothraki e dal goblin Raylek, tuttavia incrociarono non una spedizione del Garwec, ma bensì una carovana che si stava muovendo attraverso l'Undarm verso Merovish! Imbarazzato, ad un'eventuale richiesta di spiegazioni il giovane si sarebbe così giustificato:

    « In realtà c'era stato un banale errore di calcolo e l'epicentro risultò molto più a sud del previsto. La spedizione non trovò niente alle coordinate fornite e si separò, l'Hati incrociò per caso un drappello di mercenari assoldati per la protezione degli scienziati che tornava verso Merovish. Però la metratura era corretta, questo ve lo posso giurare! C'era stato un margine di errore di appena una manciata di metri quadrati su di una superficie vastissima. Il collegio però contestò ugualmente i risultati e non accettarono il Coefficiente di Grunisberg in mancanza di controprove. Tutti i successivi tentativi di confermarlo fallirono, ed alla fine Klemvor fu considerata solo frutto di un caso. A dire il vero... »
    Arrossì visibilmente.
    « Sono stato proprio io a porre la parola fine sugli esperimenti per comprovare il Coefficiente di Grunisberg. Quando ero ancora in accademia, alcuni mercanti di Merovish mi assunsero come consulente. Io trovai i dati di ventidue casi di microformazione di terra ad opera del Warp e vi applicai il Coefficiente, ma i risultati erano sempre largamente errati. Mio zio insisteva che la grandezza dei territori generati era troppo piccola per applicarlo, ma secondo gli appunti dei suoi colleghi tutto ciò che veniva percepito dai cristalli doveva essere misurabile. Il concilio delle cattedre approvò i miei risultati e... i mercanti tirarono fuori una clausola secondo cui potevano riscattare i cristalli del macchinario ad una cifra ridicola. Si andò per avvocati, ma avevano il contratto dalla loro, e così il Goniometro di Mondi venne privato del suo cuore e doveva essere non più funzionante... »
    Guardò il vecchio Heimendinger, che frattempo si era sfilato con una certa difficoltà la sciarpa ed aveva tirato fuori un cameo dall'aria antica, foderato di incisioni minutissime raffiguranti libri e ingranaggi e impreziosito da alcune gemme.
    « Doveva, per l'appunto... Vi pregherei di non farlo sapere troppo in giro, ma a quanto pare quei quattro professori, forse temendo un furto, avevano alloggiato in un vano nascosto una sorta di... motore di riserva, che conteneva una piccola quantità di cristalli. Una specie di versione in scala molto ridotta del cuore originale rimasta miracolosamente intatta. Io stesso ne sono rimasto stupito! I cristalli erano così piccoli che non potevano percepire niente al di fuori del Garwec, e sarebbero rimasti inattivi anche se ci fosse stato un fenomeno di microformazione a pochi chilometri di distanza! Ma a quanto pare, ciò che è successo meno di quarantotto ore fa è stato un fenomeno talmente vasto da risvegliarli. E, non so come, mio zio era lì, si era alzato nel cuore della notte e aveva riempito quattro lavagne di calcoli. La cifra che risultava dal calcolo del Coefficiente di Grunisberg era... » tirò fuori un foglietto dalle tasche e lo lesse ad alta voce: « uno virgola uno-nove-zero-quattro-sette-sei-uno-nove-zero-quattro-sette eccetera eccetera... »
    Ripose il foglio in tasca.
    « Klemvor se ben ricordo era assai più piccola, qualcosa tipo zero virgola zero nove-quattro-quattro e spiccioli. In pratica... »

    « Oltre dodici volte tanto. »
    Lo interruppe il Donger con voce chiara. Era una cifra fuori di testa, significava che nel bel mezzo del Garwec era comparsa dal nulla una zona ampia dodici volte la città delle macchine, ma e nel pronunciare quella sentenza Heimendinger aprì il cameo con aria febbrile. L'attenzione andava dritta ad una foto d'epoca, in bianco e nero, che rappresentava quattro individui, tre uomini e una donna, tutti sui trenta ad eccezione di un anziano che aveva l'aria di un professore in mezzo ai suoi pupilli, e di cui si potevano riconoscere i lineamenti del vecchio che i due saggi avevano di fronte. Nella foto sorridevano, ma ai piedi di ciascuno dei tre sconosciuti si potevano leggere due date per ciascuno, talmente minute da confondersi con lo sfondo grigio degli scalini su cui poggiavano. Le date di nascita... e quelle di morte.
    Ma subito accanto alla piccola foto, qualcosa di meno immediato saltava all'occhio. C'era una minuscola pietra bianca sul lato opposto del cameo, incassata nell'oro. E attorno ad essa, tante piccole pietre viola. Non ci voleva molto per intuire che su quel cameo, in qualche modo, Herr Heimendinger doveva aver riprodotto in piccolo il cuore del Goniometro di Mondi, quasi volesse portare sempre con se il ricordo di quel fallimento del passato, oppure desiderasse con tutto se stesso di dimostrare al mondo l'efficacia dell'ultima creazione di quel gruppo prima che venisse il suo momento di incidere le uniche date mancanti sulla foto a fianco, ovvero quelle che dovevano essere scritte ai suoi piedi.

    « Mio zio tiene molto a quel macchinario. »
    Disse Jayce, guardando il cameo. Probabilmente anche lui lo vedeva aperto per la prima volta.
    « Si ritiene colpevole del fallimento del Goniometro. Fu lui a sbagliare i calcoli sull'epicentro di Klemvor. Nel giro di pochi anni i suoi amati discepoli morirono in varie spedizioni in giro per Endlos, senza poter perorare la loro causa. Lui ritiene che se solo non avesse fatto quel piccolo e fatale errore, oggi gli studenti a Codec avrebbero studiato il Coefficiente di Grunisberg sui trattati matematico-filosofici sul Maelstrom. Per un uomo di scienza è come uccidere qualcuno altrimenti destinato all'immortalità... »

    L'anziano si chinò a terra, tirando fuori da chissà dove un gessetto che iniziò a consumare sul pavimento. Vi biascicò qualcosa e si tenne in disparte, il volto corrucciato e le braccia conserte. Non approvava l'azione, ma non voleva interrompere il vecchio. Sotto lo sguardo di Brifos ed Arthur, l'anziano professore prese ad enunciare formule e teoremi, graffiando e segnando ogni singolo centimetro del pavimento finché non arrivò alla parete e dovette chiedere aiuto per rimettersi in piedi. Imbrattò anch'essa, continuando a semplificare espressioni, senza mai smettere di spiegare quanto stava facendo come se fosse tornato con la mente ad oltre un decennio prima, quando ancora aveva una cattedra di insegnante. I due saggi erano i suoi unici studenti, perché né Jayce né tanto meno Vi potevano star dietro a quel ritmo forsennato e quell'enorme quantità di dati.
    Alla fine ne uscirono delle coordinate. Era l'epicentro del fenomeno di terracreazione dovuto al Warp, a chilometri e chilometri di distanza da Codec, dove Heimendinger aveva ricavato i dati utilizzati per formulare quelle espressioni matematiche. Ed era un dato veramente spaventoso, se il Coefficiente di Grunisberg era corretto come lo era stato per Klemvor...

    « Bene, cervelloni, vi annuncio che io non ci ho capito niente. »
    Annunciò severa Vi, le braccia sui fianchi ed il tono di chi aveva fatto uno sforzo tremendo per restarsene quieto ad aspettare che gli altri tirassero le somme. Era una donna di azione, attendere non faceva parte della sua indole.
    « La domanda adesso è semplice: che si fa? »


    Se ci sono domande, non esitate a chiedere. Usate pure il topic in bacheca, anche se in effetti le vie telefoniche sono forse più rapide.

    In buona sostanza la quest può finire qui oppure proseguire per un ulteriore post, a vostra discrezione. In questo post vi ho fornito dati importanti, quali l'epicentro della zona creata dal Warp ed una sua grandezza teorica. Non potete avere la certezza che i dati che avete in mano siano corretti, ma il vostro istinto ed i precedenti illustri del Goniometro di Mondi dovrebbe sussurrarvi qualcosa...
    Decidete se tornare a visitare la struttura che Jayce ha battezzato "Astronomican" o se fermarvi qui per organizzare una spedizione usando come punto di riferimento le coordinate date dal Donger. A voi la scelta!
     
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    La situazione era più complicata del previsto, o almeno così pensò Arthur mentre ascoltava in religioso silenzio tutto ciò che l'anziano aveva da dire. Qualunque amante di pseudoscienza o bigotto mascherato da uomo di cultura avrebbe certamente screditato a priori quelle teorie, non solo per i precedenti disastri ma per completa mancanza di prove. Non avrebbe poi avuto tutti i torti... se solo non avesse bellamente dimenticato di considerare fattori fondamentali quali le condizioni iniziali dell'esperimento o le dinamiche stesse. Per capire se una teoria avesse senso o meno non bastavano infatti dei semplici risultati: chi era chiamato in causa doveva analizzare l'intero fenomeno in tutte le sue casistiche ed il coefficiente di cui parlava il vecchio professore restava ancora un'incognita, per quanto sottovalutato.

    Che fare, dunque?

    Procedere per grado di priorità, ovviamente. Erano sì scienziati, ma per prima cosa avrebbero dovuto assicurarsi che su Endlos non vi fossero cataclismi di sorta. Pertanto era necessario sincerarsi di quanto calcolato dal vecchio.

    -Penso sarebbe un bene seguire quelle coordinate: solitamente per coefficienti particolarmente grandi vi sono probabilità sempre maggiori di riscontrare eventi consistenti- affermò fiducioso -in caso contrario avremo comunque un'ipotesi scartata, che è comunque un risultato.

    Avrebbe poi preso fra le mani un piccolo apparecchio, intento a contattare i suoi laboriosi scienziati a Codec.

    -Chiederò ai miei dipendenti di recarsi alla struttura precedentemente analizzata, così da studiarla meglio e provvedere a rimetterla in sesto. Se non ricordo male aveva problemi di alimentazione elettrica- infine avrebbe lanciato un'occhiata al collega -Brifos, che ne pensi?

    -Contatterò i ricercatori dei miei laboratori a Codec, ordinando loro di rimettere in sesto la struttura appena visitata con Brifos, soprattutto per quanto riguarda l'alimentazione.

    -Scegliamo la seconda opzione, cioè organizzare un team e raggiungere il punto segnato dalle coordinate.
     
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    .†.Amakudari.†.

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    Nonostante fosse al vecchietto che il gigante aveva rivolto la sua domanda, e fornirgli risposta fu invece il suo più giovane e più lucido -e perciò limitato- accompagnatore; con una scintilla elettrica lungo il corno dorato, che nel suo personalissimo codice emotivo -noto solo ad Arthur e alla famiglia- corrispondeva ad una metaforica scrollata di spalle, Brifos si rassegnò ad ascoltare quella versione spuria della spiegazione per sua bocca, continuando però a spostare periodicamente le iridi color ardesia dall'interlocutore al reale ideatore di quella nozione.

    « E' una teoria formulata mi pare circa quindici anni fa, come minimo. »
    esordì allora il ragazzo umano, preparando un'introduzione all'argomento
    « All'epoca mio zio si lavorava ancora, cercavano di esprimere in termini matematici i movimenti del Warp, in modo da poterli stimare con precisione nel momento stesso in cui si manifestano. »

    In attento silenzio, il Demone delle Tempeste ascoltò quel racconto: cristalli bianchi (forse i famosi Cristalli di Luce dell'Upperdark?), le loro proprietà per la misurazione dei movimenti del Maelstorm dopo una certa lavorazione specifica...

    « Per farla breve, il dispositivo "Goniometro dei Mondi" che avevano ideato era una sorta di diapason cristallino, collegato a due strumenti di misurazione che esprimevano in termini matematici le distanze fornendo un certo coefficiente, che può essere usato per calcolare la distanza dell'epicentro del fenomeno Warp e la sua estensione in metri cubi. »

    ...e quello era incredibilmente affascinante (per quanto, ancora, meramente teorico), soprattutto per il Raitei, in quanto Corona della Via delle Leggi; se si fosse riusciti ad approfondire un simile studio e a costruirci besi solide, si sarebbe giunti ad una scoperta rivoluzionaria: poter rilevare le contrazioni del Maelstorm (e, perchè no, anche a prevederle e prevenirle) avrebbe aperto nuovi orizzonti di indagini sul fenomeno della Riscrittura, da sempre croce e delizia di ogni ricercatore del semipiano. Sussisteva persino la possibilità di scoprire un modo per fermare o contrastare l'arrivo dell'Inverno: poteva trattarsi, senza mezzi termini, di una conquista senza precedenti.

    La storia di Jayce proseguì, narrando della prima spedizione organizzata dal centro di ricerca; certo, la versione da lui riportata aveva delle incongruenze con quella che gli era capitato gli leggere negli almanacchi di Palanthas, ma -ugualmente- la immagazzinò con interesse: dopotutto, ogni bravo scienziato dovrebbe tenere a mente che la verità non è mai una cosa assoluta, e che -per quanto oggettiva- essa può venire rovesciata e stravolta in qualsiasi momento in cui il progresso avanza, ampliando -e talvolta disfacendo- assiomi e sistemi di riferimento considerati veri per secoli.
    “Dovrebbe”, per l'appunto.

    Quelli che avevano presieduto il precedente Collegio di Garwec, evidentemente, non erano bravi scienziati, e una certa mestizia gli trasmise l'apprendere della cancellazione di un progetto con così tanto potenziale. E pensare che qualunque uomo di scienza sa che il fallimento fa parte del processo di apprendimento: fermarsi alle prime difficoltà era alquanto disdicevole... così come disdicevole era anche il modo in cui i materiali di quell'esperimento erano stati smaltiti.

    Fortuna che, a sorpresa, l'anziano ningen era riuscito a trafugare il frutto del suo lavoro, ora custodito nel gioiello che gli stava esponendo: un cammeo cosparso di incisioni bellissime:
    formule e calcoli. Certo, era una versione molto ridotta in scala -stava spiegando loro Jayce-, e in teoria inutili a qualsiasi rilevamento, eppure... la teoria si era sbagliata ancora una volta.

    « ...a quanto pare, ciò che è successo meno di quarantotto ore fa è stato un fenomeno talmente vasto da risvegliarli. E, non so come, mio zio era lì, si era alzato nel cuore della notte e aveva riempito quattro lavagne di calcoli. »
    raccontò il giovanotto, cavando di tasca un foglietto di carta e leggendone il contenuto
    « La cifra che risultava dal calcolo del Coefficiente di Grunisberg era...uno virgola uno-nove-zero-quattro-sette-sei-uno-nove-zero-quattro-sette eccetera eccetera... Klemvor se ben ricordo era assai più piccola, qualcosa tipo zero virgola zero nove-quattro-quattro e spiccioli. In pratica... »

    « Oltre dodici volte tanto. »

    A parlare era stato l'anziano professor Heimendinger, e nel riportare le iridi grigio ardesia su di lui, Brifos considerò l'ipotesi che lo scienziato aveva appena paventato: certo, il Saggio non era mai stato di persona nella Città delle Macchine, ma aveva letto in merito, e sapeva quanto fosse estesa; una metropoli grande dodici volte Klemvor...

    Mentre il gigante indugiava nei suoi pensieri e il ragazzo spiegava la storia dell'anziano zio, questi si accucciò a terra e -armato di un gessetto bianco- cominciò a tracciare un fitto intrico di numeri e formule che finirono per occupare buona parte del pavimento e una parete quasi intera; alla fine, il calcolo dell'ometto si trasformò in una vera e propria lezione frontale a beneficio esclusivo dei due Saggi, e il Raitei si soffermò persino a prendere diligentemente appunti sul suo taccuino.
    Alla fine delle semplificazioni, rimasero delle coordinate.

    « Bene, cervelloni, vi annuncio che io non ci ho capito niente. »
    brontolò Vi al termine della dimostrazione, con voce provata
    « La domanda adesso è semplice: che si fa? »

    -Penso sarebbe un bene seguire quelle coordinate: solitamente per coefficienti particolarmente grandi vi sono probabilità sempre maggiori di riscontrare eventi consistenti in caso contrario avremo comunque un'ipotesi scartata, che è comunque un risultato.
    replicò con prontezza Arthur, pescando il suo telefono dalla tasca della giacca
    -Chiederò ai miei dipendenti di recarsi alla struttura precedentemente analizzata, così da studiarla meglio e provvedere a rimetterla in sesto. Se non ricordo male aveva problemi di alimentazione elettrica...
    Brifos, che ne pensi?


    « Sono d'accordo. »
    asserì quieto il l'Amal, dopo un lungo istante di meditabondo silenzio
    « La struttura dove siamo già stati sembrava sicura,
    pertanto gli accoliti non dovrebbero trovarsi in pericolo. »

    proseguì, condividendo il pensiero alla base della sua decisione
    « ...d'altro canto, non sappiamo cosa incontreremo sull'altopiano,
    perciò è meglio che vada chi ha più esperienza – e prudenza. »


    ...e, ben diversamente dalla sua ultima missione a Fanedell, il Demone delle Tempeste sapeva che con il Nosferatu come compagno sul campo non avrebbe mai avuto di che preoccuparsi per mancanze di quel tipo.

     
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