Il Tramonto del Sole Rosso

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    La cosa più fastidiosa delle emergenze era il loro vizio di presentarsi all'improvviso, e questa non ne era che una nuova, ennesima riprova; già, perché -a quanto pare- non importa quanto tempo passi a difendere i confini, a monitorare i viandanti e le carovane, ad alimentare le sentinelle magiche, a mantenere sotto controllo i Fatati, o ad allenare le reclute provenienti dalla Valle: basta uno scherzo della Riscrittura, e tutto il tuo lavoro va a farsi benedire.

    Era già abituata a cose e persone che precipitavano tra o su i suoi alberi -bastava andare a riprenderli-, aveva anche accettato l'idea che colonie di bestiacce sbucassero di tanto in tanto da qualche buco nel terreno che prima non c'era -fare qualche disinfestazione periodica avrebbe tenuto i suoi in esercizio- e stava persino entrando nell'ottica di poter riformare un po' il suo organico per migliorare l'efficienza (giusto un aiutino, niente di che: lei era perfettamente in grado di prendersi cura di Fanedell!)... ma quella situazione andava ormai avanti da un po', e Sylvanas Windrunner -orgogliosissima e testardissima Capo-Ranger- cominciava a diventare insofferente.

    Quando il cielo smise finalmente di ardere di quella squillante tonalità di rosso, alcuni Falchi tirarono un sospiro di sollievo, ma lei no: la vita le aveva insegnato a guardare le cose con un certo cinismo, sapeva che -di norma- le cose peggiorano sempre e difficilmente migliorano, e -non ultimo- l'identità della task-force inviata ad indagare non la lasciava molto tranquilla. Poteva passare Isha, perché
    aveva fiducia in lei (nella sua forza, nelle sue risorse, e nel fatto che avrebbe fatto onore alla sua squadra e protetto quei due topi da biblioteca), ma cosa pensare dei due studiosi mandati da Kalia? Uno non lo conosceva affatto -ma non le era parso troppo sveglio-. e l'altro era Brifos, che era un Arcano. E dove interviene un Arcano ci sono guai – quindi non era per niente serena.

    ...e, infatti, che qualcosa fosse andato storto nella missione dei Saggi era divenuto evidente quando una voce disincarnata era risuonata nella sua testa come il richiamo di una magia, come un grido di aiuto proveniente dal folto della selva; poi, la montagna sospesa -quella zolla sgraziata e pericolante che il Maelstorm aveva lasciato a galleggiare sopra il suo territorio- aveva iniziato a crollare sugli alberi secolari del Bosco di Fanedell: sfruttando il network che connetteva la vegetazione, la bionda elfa era riuscita ad attivare parzialmente le difese del bosco ed arginare -seppur in minima parte- i danni, e -senza più alcun indugio- si era gettata con i suoi sul luogo dell'avvenuto disastro, per recuperare il trio di esploratori.

    All'arrivo sul posto, la vista degli alberi sepolti dai detriti le strinse il cuore in una morsa dolorosa, mentre quella dei tronchi spezzati dai massi più o meno grandi le bruciò nell'anima come una colpa imperdonabile, riaprendo vecchie ferite; non sapeva ancora come fosse accaduto, né se qualcuno ne avesse responsabilità, ma... quel che era certo era che
    qualcuno avrebbe dovuto darle delle risposte.
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    Fu così che, aggirandosi tra le rovine e scansionando la zona, i suoi sensi percepirono tre presenze non molto distante da lei: erano interrate a diversi metri di profondità, ma già il solo fatto di rilevarle le fece desumere che fossero ancora vivi, pertanto, non dovette far altro che voltarsi e dare disposizioni ai suoi ranger.

    « Ci sono tre persone, sepolte sotto quel punto. »
    segnalò, stendendo un indice nella giusta direzione
    « Tirateli fuori. »

    Effettuare il recupero dei superstiti al disastro non fu difficile: la montagna collassata su Fanedell ne aveva seppellito un'ampia porzione sotto tonnellate e tonnellate di terra e roccia, ma le indicazioni del Capo-Ranger -dettate dalle sue fini percezioni- erano state assai precise, e i poteri elementali di cui la maggior parte dei guardaboschi disponevano -retaggio del popolo silvano a cui appartenevano- aveva reso agevole aprire in quei ruderi un corridoio che li conducesse ai due studiosi che Palanthas aveva inviato per indagare il nuovo arrivo del Maelstorm e il Falco -loro compagno- mandato a difenderli.

    ...ma ciò che trovarono non era esattamente quello che la bionda elfa che deteneva il comando si sarebbe aspettata: ciò che dapprima trovarono fu un guscio di energia scarlatta, frutto di un qualche incantesimo di protezione che doveva aver racchiuso i tre in una di capsula salvataggio per scampare al crollo, ma -con sua perplessità- delle tre persone al suo interno scoprì di poterne riconoscere una soltanto.


    « Isha Tandris. »
    scandì la donna-elfo, dissimulando la sorpresa con l'autorità
    « Dove sono i Saggi? »

    Torreggiando sui tre dall'orlo della buca da cui i suoi soldati si sporgevano per aiutarli a risalire, Sylvanas non poté far a meno di notare che la composizione del gruppo era stata decisamente modificata: al posto del gigante dai capelli blu e del trasandato alveare di anime che aveva lasciato passare all'andata, si ritrovava adesso a recuperare una graziosa bambina dagli abiti curiosi e un tipo belloccio -fascinoso ed elegante- che le ispirava tuttavia l'istintivo diffidente disagio che erano soliti trasmetterle i non-morti.

    « Esigo un rapporto su quanto accaduto. »
    ordinò, sempre rivolta alla Eldar
    « E voglio sentirlo subito. »


    .Il Canto del Sole Rosso ~ Epilogo.La quest si conclude, ma non per questo la giocata si ferma qui! Pur con una versione in scala ridotta di Laputa che gli cade sulla testa, Isha, Iade e Mercuzio sopravvivono grazie alla malia di quest'ultimo, che aumentando le capacità di concentrazione della piccola pellerossa le permette di completare a tempo di record un incantesimo di protezione che genera una barriera protettiva, difendendo il trio da morte certa schiacciati dal tempio.

    Il rompicapo era molto difficile anche solo da capire, infatti la soluzione più semplice e sicura era di fuggire via, anche perché l'unica cosa che vi tratteneva sul posto era la possibilità di riaprire la "Scala degli Anziani" e raggiungere Brifos e Julian all'interno del tempio, una possibilità che però era molto remota e che non valeva decisamente il rischio che avete corso. Come avete capito tutti facilmente il tempio ha preso a crollare a causa dell'incantesimo di Iade -che serviva a chiedere aiuto-, ma a provocare il crollo non sono state le rune sbagliate bensì l'interferenza con le altre rune disegnate dai Cacciatori Irochesi per evocare la Scala degli Anziani. In pratica è come se le rune fossero dei circuiti: Iade ha inserito dei circuiti affianco di altri circuiti pre-esistenti provocando un cortocircuito in piena regola. La soluzione al rompicapo era semplice: bastava che cancellavate le rune disegnate da Iade. In effetti, una volta capito che a provocare il crollo del tempio sono le rune di Iade appena disegnate, bastava intuire che cancellandole tutto tornava nella norma. In pratica... bastava dare una pedata alle rune, tutto qui.

    Comunque, grazie all'intervento di Mercuzio, Iade è riuscita a generare una barriera che vi salva la vita ed a completare il suo incantesimo, richiedendo involontariamente l'aiuto di Sylvanas e dei suoi ranger, che sopraggiungono sul posto per tirarvi fuori dalle tonnellate di terra sotto cui siete sepolti. Teoricamente dovreste rimanere sepolti sotto terra per qualche ora prima che arrivano i ranger, però ho pensato che sarebbe stato noioso costringervi a ruolare diversi turni di nulla cosmico, quindi vi prego di perdonare questa licenza poetica così proseguiamo direttamente ad una parte che minaccia di essere molto, molto divertente...!
     
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    Che cosa è successo?
    Quella domanda rimbombò più volte nella sua scatola cranica, vagolando in un nero ovattato. Gli sembrò di essere stato percosso sul capo da un'asta di ferro. Il dolore veniva da dietro gli occhi, come se qualcuno gli stesse premendo le palpebre con le dita. Tentò di alzare il busto, ma dovette riportare indietro la schiena, travolto dalla stanchezza. Era sfinito. La testa gli faceva male. Le ossa gli facevano male. Ogni singola parte del suo corpo doleva.
    Ruotò il capo con difficoltà, cercando di voltarsi per vedere se c'era qualcuno accanto a lui. Sì, c'era Iade... e l'Arlecchina, più in là, sfocata. Nessuna traccia degli altri.
    Che cosa è successo?; se lo chiese più volte, ma non riusciva a pensare. C'era una specie di vuoto nella sua mente che lo costringeva all'abulia. Vide lo strano guscio scarlatto, poi un cielo di pietre sopra di sé: la cosa lo riempì di uno stupore che, piano piano, si riempiva di consapevolezza. Ma era così stanco... così confuso...
    Portò indietro la testa. Chiuse gli occhi.

    - -

    Doveva essere passato del tempo. Lo immaginò, perché la volta di pietre era scomparsa, e ora riusciva a vedere lo squarcio del cielo. Sentì le nari piene di polvere, e poi voci, urla e chissà cos'altro ancora che veniva da tutt'intorno. Capì, allora, che il tempio doveva essere crollato loro addosso.

    Ah, il tempio..., pensò, rigirandosi lentamente.

    Il dolore diffuso, un fuoco che dalle midolla arrivava all'epidermide, gli fece comprendere che erano ancora vivi. Ma come? Fissò un punto lontano dinanzi a lui, finché i suoi occhi verde-oro non scorsero qualcosa: soldati, di quelli che aveva già incontrato prima; una donna autoritaria, dalla lunga chioma, che capitalizzò immediatamente la sua attenzione. Sembrava conoscere l'Arlecchina, perché la stava rampognando con asprezza, esigendo un rapporto di quanto era accaduto.

    Mercuzio si portò una mano alla fronte. Quel dannato mal di testa sarebbe passato presto, lo sapeva, ma intanto non poteva fare a meno di provare fastidio. Si alzò dandosi aiuto con l'altra mano; quando fu in piedi, barcollò.
    Che fatica, essere vivi.

     
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    Fece un piccolo errore di valutazione, una volta al cospetto di Sylvanas dei ranger di Fanedell. Nel valutare nel complesso il suo tono autoritario e la violenta sfumatura di furore sdegnoso nella sua voce, pensò ingenuamente che fosse il suo modo di parlare standard, e non alterato in qualche modo dalle circostanze. Era un tono che dal suo punto di vista si addiceva bene ad un capo o ad un alto capotribù, pertanto non la sfiorò nemmeno la possibilità che il crollo del tempio non le fosse andato a genio e che in quel momento fosse davvero molto, molto arrabbiata. Oltretutto dal personalissimo punto di vista di Iade, l'accaduto non era affatto un disastro: dopotutto la distruzione della cittadella volante significava anche che le migliaia di Creature in incubazione al suo interno erano sigillate per sempre. Rimanevano libere forse poche dozzine di Bestie braccate dai suoi fratelli Irochesi, esperti cacciatori senza paura armati con le loro potenti lance di luce, il che scongiurava il pericolo che si espandesse anche in quel posto pacifico la guerra dei millenni che i vichinghi avevano condotto ai popoli dei Grandi Laghi. In pratica per la piccola indios era andato tutto per il meglio e una volta tanto se l'era cavata senza farsi del male o rimetterci un arto, quindi l'elfa al cui cospetto si trovava non poteva di certo essere arrabbiata!
    A sottolineare il tutto, assunse il suo più bel sorriso luminoso e le rivolse un bel saluto vivace:

    « Me è Iade, salute a te grandissimo capo di Gente che Vive Distante! »
    Il termine "gente che vive distante" l'aveva coniato sul momento, le pareva abbastanza attinente e suonava bene. Di fianco a lei c'era Isha che tentava di balbettare qualcosa, ma le fu impossibile spiccicare parola. La ragazzina dagli abiti colorati era assai più rumorosa di una Eldar arlecchina costernata.
    « Di grande vittoria si parla, sì! Ora che tempio dedicato ai Grandi Spiriti crollato più nulla da temere hanno le vostre genti, sì! E nessuno fatto male! »

    « Sono costernata, mia signora... »
    Si introdusse Isha, il capo chino e la voce desolata.
    « Abbiamo trovato una colonna di luce, un passaggio che portava nella struttura sospesa, » si guardò attorno, indicando i detriti che erano tutto ciò che restava del tempio, « all'insaputa di tutti, Julian è entrato da solo senza attenderci. Brifos ha dichiarato di volerlo seguire, ma nella mia esitazione non sono riuscita a rimanere al suo fianco. I due saggi sono entrati da soli, ed ora... »

    « Oh, giusto! »
    Disse Iade, sbattendo una mano sull'altra sottolineando che si era completamente dimenticata dei due uomini che avevano attraversato la scala degli anziani. Nonostante questo sorrise contenta:
    « Beh, forse allora loro fatti male, sì! Sigillati per sempre con un po' di Creature, mi sa, sì! »
    Riprese un'espressione un po' seria, ci pensò su per cercare di capire se aveva tralasciato qualcos'altro, poi concluse dicendo:
    « Solo loro, però! »
    Che non era male, tenendo conto della proporzione della minaccia rappresentata dal tempio in disfacimento e delle creature che si stavano nutrendo della sua energia.
    « Grandissimo capo di Gente che Viene da Lontano, avrei una richiesta! »
    Disse allora, cambiando repentinamente nome ai popoli di Endlos.
    « Può lei condurmi da potenti cacciatori Irochesi nostri alleati, sì?? »

     
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    « Me è Iade, salute a te grandissimo capo di Gente che Vive Distante! »

    La voce allegra di una ragazzina distolse l'attenzione delle iridi verdi dall'esame inquisitorio in cui stavano indugiando sull'Eldar, catalizzandola invece sulla figuretta di una giovane sconosciuta, che -dalla foggia degli abiti- Sylvanas poté facilmente ipotizzare essere una naufraga o una visitatrice; tuttavia, prima del suo vestiario, ciò che la colpì -e non in positivo- fu il suo ampio sorriso raggiante. E non c'era proprio un bel nulla da sorridere.

    « Di grande vittoria si parla, sì! Ora che tempio dedicato ai Grandi Spiriti crollato più nulla da temere hanno le vostre genti, sì! E nessuno fatto male! »

    Che la fanciulla non avesse evidentemente afferrato niente della situazione le parve quantomai lapalissiano, ma pur comprendendolo al volo e non volendogliene razionalmente fare una colpa, l'irritazione della Ranger non poté far altro che montarle dentro: una parte di lei riuscì a costringerla a dominarsi quel tanto che bastava a serrare le labbra e stringere i denti fino a farli scricchiolare (scongiurando così il rischio reale di investirla con un torrente di improperi, <s>o di staccarle la testa a morsi), limitandosi a fulminarla con uno sguardo fiammeggiante.

    « Sono costernata, mia signora...
    Abbiamo trovato una colonna di luce, un passaggio che portava nella struttura sospesa...
    »
    l'intervento di Isha dirottò altrove la sua ira, salvando l'innocente
    « ...all'insaputa di tutti, Julian è entrato da solo senza attenderci. Brifos ha dichiarato di volerlo seguire, ma nella mia esitazione non sono riuscita a rimanere al suo fianco. I due saggi sono entrati da soli, ed ora... »

    « Li hai lasciati entrare da soli...? »
    ripeté sgomenta l'Elfa, livida in volto e sbarrando gli occhi, furent
    « Isha Tandris, Avevi. Un. Solo Compito. »

    Avrebbe voluto evocarle sotto i piedi un nido di rovi e ordinare ai viticci di divorarla, ma la delusione fu troppa: l'Arlecchina le era piaciuta fin dall'inizio per le doti, lo spirito pragmatico e il temperamento, aveva riposto in lei la massima fiducia, aspettava di vederla ascendere agli alti ranghi e divenire il suo braccio destro, e invece... Invece non era nemmeno capace di eseguire una delle mansioni più semplici.

    Arricciò le labbra disgustata e in collera -non tanto per l'inadeguatezza di Isha quanto per l'amarezza bruciante del suo stesso errore di valutazione-, e si prese qualche istante ancora per pensare a cosa fare a quel punto e cosa dirle, ma quel tradimento la lasciò svuotata; fu allora che Iade parlò di nuovo.

    « Oh, giusto! Beh, forse allora loro fatti male, sì!
    Sigillati per sempre con un po' di Creature, mi sa, sì! Solo loro, però!
    »
    esclamò tutta pimpante la Irochese, prima di darsi un minimo di contegno
    « Grandissimo capo di Gente che Viene da Lontano, avrei una richiesta!
    Può lei condurmi da potenti cacciatori Irochesi nostri alleati, sì??


    L'impulso di metterle una mano al collo o di tirarle uno schiaffo fu in vero piuttosto forte, ma... a cosa sarebbe servito? Non avrebbe per magia messo in sicurezza i saggi, non avrebbe liberato lei dalla sua frustrazione, né avrebbe in qualche modo nascosto o allontanato la delusione di Isha dalla sua mente. Senza contare che picchiare una bambina sarebbe stato un atto vile e da deboli.

    Il pensiero che quei modi irrispettosi e quelle parole inopportune potessero essere frutto di qualche turba mentale, di una concreta difficoltà linguistica o di chissà quale misteriosa cultura le sovvennero solo in un secondo momento.
    Ma non gliene fregò comunque granché.

    « Non so di cosa tu stia parlando. »
    la apostrofò con voce piatta ed incolore, proprio come una lama d'acciaio
    « ...ma ora ti farò portare dal mio “Gran Capo”, così ne parlerai con lei. »

    Con quella catastrofe abbattutasi sul suo bosco, Sylvanas avrebbe avuto altro da fare.
    E poi, Kalia era decisamente più brava di lei con i bambini
    speciali.

     
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    « Non so di cosa tu stia parlando. »
    Per quanto l'ampio sorriso luminoso, tanto ingenuo quanto inopportuno, esibito fino a quel momento non ne voleva proprio sapere di abbandonare il visetto imbambolato di Iade, era fin troppo palese che era un po' interdetta circa la risposta perentoria dell'Elfa. Dato che non rispondevano alle sue invocazioni (e okay, aveva pasticciato un po' con le rune, ma se quei Vichinghi erano accorsi qualcosa doveva pure aver funzionato nel suo incantesimo!), non si erano fatti vivi per combattere le bestie (e, com'è risaputo, i Cacciatori vantano un potente Sesto Senso per i pericoli!), e non ne volevano sapere di apparire nemmeno adesso che il tempio era collassato e si era schiantato al suolo, perfino lei iniziava a sospettare che qualcosa doveva essere capitato al gruppo di Cacciatori che l'avevano preceduta nel portale, all'inseguimento del tempio e del suo carico di mortali creature divoratrici di tempo vitale. Iade è un'ottimista -beh, molti stupidi tendono ad esserlo...- e perfino di fronte a quell'accumularsi di evidenze rifiutava di credere che quei valorosi guerrieri potevano essere tutti quanti morti, lasciandola da sola.
    Anche perché c'era un nutrito gruppetto di Creature scampato alla distruzione del tempio. E c'era assolutamente da inseguirle, sterminarle tutte una ad una prima che inizino a riprodursi infestando quel piano dimensionale come un'epidemia. E lei -contro ogni pronostico- l'aveva scampata senza neanche perdere un arto, una volta tanto! Ci teneva a continuare così, ma sbrigare sola-soletta un impegno così gravoso le sarebbe costato ben più di un braccio o una gamba!

    I Cacciatori dovevano esserci, da qualche parte.
    Chissà, magari erano impegnati nella ricerca di cibo. Perfino lei aveva fame in quel momento...

    « Prima di andare da vostro Grande Capo potete voi portare Iade dove mandrie pascolano a cercare di Cacciatori...? »
    Quella domanda irreale venne obliata dal suono stridente delle unghie di Isha che tentano inutilmente di prodigarsi nel fiero sport nazionale Eldar dell'arrampicata sugli specchi, praticato con alterni risultati fin dalla Dodicesima Crociata Nera quando smarrirono per strada una mezza dozzina di vascelli stellari in grado di ridurre un pianeta ad un mucchietto di asteroidi, quindi nessuno fra i presenti dette udienza alla piccola pellerossa e la sua richiesta cadde nel vuoto. Il che, in un certo senso, fu un bene...

    « Non... uno dei saggi si è... ecco, lui è sgattaiolato nel portale all'insaputa di tutti. »
    Il che era una cosa talmente idiota che chiunque l'avrebbe ritenuta una scusa delle peggiori. Insomma: Brifos e Julian erano dei Saggi di Palanthas perché appunto erano dei saggi, ed un saggio è detentore di saggezza, quindi quale individuo degno di questo titolo si sarebbe mai infilato da solo in un varco dimensionale che conduceva ad un luogo ignoto e quasi certamente mortale all'insaputa dei compagni?
    Questa è una cosa che gli Eldar non hanno mai imparato dall'umile razza che chiamano Shim-maigh, che non per niente infesta la galassia in lungo e in largo e perfino il remoto semipiano di Endlos: a volte la verità suona come una menzogna più di una bugia!
    « Io intendevo solo... entrare nel portale era un suicidio, ma... l'altro saggio ha deciso di seguire il compagno. »

    « Oh, sì! E' stato quando facevi di capriole in aria. »
    Iade batté le mani tutta contenta, rammentando la scena con Brifos che implorava tutti di rimanere compatti e l'Arlecchina che in tutta risposta eseguiva complicate movenze nell'aria.
    « Puoi farlo di nuovo, sì? »
    E, poiché l'autocontrollo di Sylvanas non è una dote innata dei 'recchieappuntite, se in quel momento la terra non avrebbe preso a tremare furiosamente smuovendo zolle di terra presagendo l'avvento di qualcosa di terribile, molto probabilmente Isha avrebbe tentato di strozzare la sacerdotessa pellerossa...

     
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    Nonostante la sua persistenza, il sorriso sul faccino della piccola Iade cominciò a mostrare una prima incrinatura quando un'ombra di incertezza la colse: effettivamente, i Cacciatori stavano tardando -e molto- al rispondere al suo richiamo, quindi l'eventualità che potesse essere capitato loro qualcosa era certamente ben più che remota... ma, vittima del più estremo ottimismo, la ragazzina preferì assecondare il suo cuoricino speranzoso -e il suo stomaco brontolante- e credere che fossero -boh!- andati a cercare qualcosa da mangiare.

    « Prima di andare da vostro Grande Capo
    potete voi portare Iade dove mandrie pascolano a cercare di Cacciatori...?
    »

    Sylvanas volse lo sguardo di smeraldo nella sua direzione, e schiuse le labbra per dire qualcosa, ma quella richiesta scivolò in secondo piano quando Isha prese nuovamente la parola, forse in un tentativo di mitigare la delusione profonda che aveva suscitato nel proprio superiore.

    « Non... uno dei saggi si è... ecco, lui è sgattaiolato nel portale all'insaputa di tutti. »
    dimentica di Iade, Sylvanas squadrò l'Eldar incredula: come poteva essere...?
    « Io intendevo solo... entrare nel portale era un suicidio, ma...
    L'altro saggio ha deciso di seguire il compagno.
    »

    Per quanto idiota e sprovveduto fosse quel comportamento potesse suonare, un atteggiamento così diametralmente opposto alla saggezza da poter venire considerato come una lampante bugia, la Ranger dovette riconoscere alla sua povera sottoposta il beneficio del dubbio: vero era che, data la sua “devozione” nei suoi riguardi, l'Arlecchina avrebbe comprensibilmente fatto il possibile per discolparsi, ma... quanto poteva fidarsi di quei dannati nerd?

    Delle due Corone conosceva Brifos abbastanza bene da dubitare che fosse potuto entrare in un posto tanto pericoloso da solo... ma -d'altro canto- se fosse stato l'altro a compiere l'idiozia, era piuttosto plausibile che il gigante si fosse mosso per seguirlo: chissà, magari pensava di salvarlo... Due tonti in ogni caso, comunque la si guardasse. Forse, la “colpa” di Isha aveva delle attenuanti, per quanto ugualmente incontrovertibile.

    « Oh, sì! E' stato quando facevi di capriole in aria. »
    intervenne la piccola Naufraga, battendo le mani divertita
    « Puoi farlo di nuovo, sì? »

    Ora: ok avere problemi di comprensione dovuti alla lingua diversa, ma... quella ragazzina ce lo aveva una filtro mentre-bocca? Sempre più esasperata e sempre meno controllata, la leader dei Falchi di Fanedell era piuttosto propensa a chiederglielo, quando un tremore improvviso la costrinse a riconsiderare l'ordine delle sue priorità, lasciando scivolare il rimbeccare Iade in fondo alla classifica: qualcosa stava risalendo le zolle, e questo significava che presto avrebbero subito un attacco dal basso, ma di preciso dov...

    Senza preavviso, un getto di viscoso liquame nero -in apparenza simile a petrolio- eruppe dal terreno ad un paio di metri da lei, e Sylvanas istintivamente arretrò di un paio di metri con un balzello, imbracciando l'arco ed incoccando una freccia... ma il dardo di pura energia scoccato contro il miasma non parve sortire altro effetto se non quello di catalizzare l'attenzione su di lei: il geyser di nera pece parve allora orientarsi verso l'elfa come un'entità senziente, si ripiegò su sé stesso come l'onda di uno tsunami, e divenne una ribollente colonna prima di precipitarle addosso dall'alto.

    Tuttavia, i divoratori di tempo vitale che -ammassati gli uni sugli altri- costituivano il corpo di quell'offensiva non la raggiunsero mai: qualcosa la spinse di lato prima dell'impatto, finendo a sua volta travolta dal loro impeto, e mentre il vortice catramoso risaliva verso il cielo, la vista elfica della Capo-Ranger riuscì a malapena a cogliere il corpo dell'Arlecchina investita dalla colonna; poi, il branco di Creature si frammentò, disperdendo ogni scheggia nera oltre l'orizzonte in una direzione diversa, e quel che rimase di Isha Tandris ricadde dolcemente al suolo – nulla più che una manciata di polvere bianca nell'aria, presto spazzata dal vento.


    Impallidendo e senza parole, Sylvanas Windrunner crollò in ginocchio.

     
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    « Molto di brutta cosa... »
    Come una folgore color pece, lo sciame di Creature si era manifestato senza preavviso e altrettanto repentinamente si era dissolto, salendo in cielo come una spire nera e sciogliendosi in letteralmente migliaia di frammenti, che animati ciascuno di chissà quali intenzioni si dispersero ai quattro angoli del presidio, anime dannate che stridevano e gettavano grida all'orizzonte ormai libere dalla loro prigione che avrebbe dovuto contenerle per l'eternità. A terra rimasero i ranger atterriti per quella tremenda esperienza, Mercuzio ammutolito dalla scena, la frastornata Sylvanas, il corpo ormai del tutto irriconoscibile di Isha ed infine una Iade che sembrava sull'orlo di una crisi di pianto. Ancora a terra, sembrava incapace di rialzarsi. Per la tensione aveva il faccino avvampato di rosso e teneva le iridi castane fisse nel punto nel cielo in cui si era dissolta e dispersa l'orda di ombre.

    « Molto, moooolto di brutta cosa...! »
    Si tenne le guance con le mani, gli occhi che traboccavano di lacrime.
    Si era stupidamente autoconvinta di aver quasi finito quel lavoro così orribile, con le poche e isolate Creature rimaste in circolazione prossime a diventare prede per i Cacciatori dei Grandi Laghi, che con le loro potenti lance di energia potevano benissimo braccarle una ad una delegando a lei il solo (comodo) ruolo di apripista. Era convinta che da quel momento avrebbe solo dovuto traghettare i guerrieri Irochesi nelle tane delle Bestie-di-Buio, senza mai doverci veramente entrare in prima persona; era certa che il suo lavoro fosse ormai praticamente finito.
    Quanto si sbagliava... si era aperta una breccia nel tempio ed erano traboccate fuori tutte quelle Creature... ognuna di esse poteva nutrirsi fino a creare un nido, ibernarsi e schiudere nel giro di una stagione uova sufficienti a iniziare oltre dieci cicli. Con sufficiente nutrimento nel loro raggio di azione, potevano tranquillamente sommergere una zona vasta quanto lo sterminato l'Impero Inca del profondo sud, e per quanto ne sapeva Iade là in giro potevano anche esserci dozzine di villaggi enormi con cento persone o addirittura di più, fra cui donne e fanciulli ricchi di nutrimento per quei predatori di tempo vitale. Rischiava non solo di perire di lì a poco nel tentativo disperato di arginare quella marea di catrame vivente, ma addirittura di fallire totalmente, perché quel mondo così lontano da casa correva seriamente il rischio di diventare una landa desolata e senza vita.

    « Non temete. Solo una su dieci sopravviverà alle prossime ore. »
    Una vocetta dal tono noncurante irruppe nel silenzio che era calato sul gruppo, e quando la piccola sacerdotessa alzò gli occhi si trovò a fissare la sagoma imponente del gigante blu che era scomparso all'interno della Scala degli Anziani. Recava sul testone cornuto la figura minuta di un emissario del Grande Spirito, una periferica spirituale della volontà degli antenati con il potere di guidare le sacerdotesse contro i Demoni Ancestrali e contro le Creature scatenate dai popoli d'Europa contro il suo popolo.
    « Grande Spirito... »
    Una scintilla di speranza sbocciò in lei. Forse gli antenati si erano pronunciati a favore di quel mondo distante, e magari anche a favore della povera Iade.

    « Il balzo dimensionale le ha rese più astute... e affamate. Si sono coalizzate in un'unica entità spirituale ed hanno messo energia sufficiente a forare la bolla dimensionale che conteneva il tempio. Lo sforzo ed il successivo trauma quando si sono di nuovo separate ne ridurrà di parecchio il numero, e le rimanenti saranno costrette a ibernarsi. Vi basterà agire in fretta e con un po' di fortuna riuscirete ad evitare che si riproducano troppo. Avete anche una lancia ad energia dei cacciatori, vi basterà usare quella... »
    Come sempre, nonostante l'aspetto innocuo e l'espressione completamente incolore, l'emissario era capace di dire parole di grande saggezza. Iade non aveva capito un decimo di quello che aveva appena detto, però annuì freneticamente intuendo che erano buone notizie. Poi dopo cinque minuti buoni assimilò una parte abbastanza importante della frase.
    « Uuuuh... Come mai avete di lancia di cacciatori...? »
    Anche il tono con cui pose quella domanda fece intuire che ormai gli indizi erano troppi anche per un personaggio patologicamente stupido come lei. Una fitta di dolore le prese al petto, allorché intuì finalmente come stavano le cose.
    Non c'era più nessun cacciatore da guidare...
    Era rimasta da sola.

    « Non importa... Piuttosto: »
    Kyuubey saltò giù da Brifos, e si trasferì sulla spalla della sacerdotessa. Poi con una zampian indicò un punto indeterminato, da qualche parte al riparo della foresta.
    « Sei stata brava, piccola Iade. I tuoi padri saranno sicuramente fieri di te, ma adesso è arrivato il momento di riposare. »
    « Riposare...? »
    La bestiolina sorrise e annuì.
    « Le Creature sono opera di umani. Adesso tocca agli umani occuparsi di loro. Qual'è l'antico scopo delle sacerdotesse...? »
    « Proteggere le tribù dai Demoni invisibili che uccidono e divorano. »
    Rispose lei, prontamente.
    « Brava. Ed è questo che faremo. »
    Si rivolse infine a Brifos, in tono gentile:
    « Fai strada tu...? »

     
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    « Dai, la gita è stata divertente. Dovremmo rifarne un’altra. »
    propose disinvolto il collega, prima di iniziare a fischiettare un motivetto
    « Magari con più gente la prossima volta. »

    Voltandosi a guardarlo, il Demone delle Tempeste si limitò a fissare il Protodeus per un lungo istante; poi, il corno dorato sfrigolò una scintilla azzurrina, il testone blu cobalto si inclinò da un lato con perplessità, e le sue labbra articolarono l'unica possibile risposta a quella richiesta.

    « No. »
    disse soltanto, prima di girare i tacchi e riprendere ad allontanarsi

    …l'abbiamo già detto che Brifos non capisce le battute? Ad ogni modo, i Saggi ripresero così la loro avanzata nei bui budelli di roccia incrostata di guano, seguendo le indicazioni che Kyuubey -comodamente arroccato sulla cima del suo cranio- snocciolava al loro indirizzo con un tempismo impeccabile, che molti navigatori odierni avrebbero trovato invidiabile.

    Più volte lungo il tragitto, mentre rimuoveva a mani nude le macerie per aprirsi un varco ostruito dai crolli, l'Amal si ritrovò ad apprezzare la conoscenza precisa che quell'esserino sembrava possedere della planimetria del Tempio... e ipotizzò perfino che esso potesse disporre di un qualche sistema anti-rilevamento, dal momento che nessuna delle Ombre aveva notato la loro presenza o provveduto ad aggredirli.
    Se avesse potuto esserne certo, lo avrebbe volentieri usato per andare a recuperare la lancia dispersa...

    « Oh, adesso vi consiglio di chiudere gli occhi... »

    La bestiolina li aveva condotti ad una stanza chiusa -un vicolo cieco-, ma non appena la sua voce telepatica ebbe pronunciato quelle parole, il muro davanti a loro esplose verso l'interno, investendoli con un nuovo polverone; quando i detriti si furono depositati, i Custodi di Palanthas furono finalmente in grado di vedere il passaggio apertosi per una stanza circolare, luminosa, e... pulita.

    « Siete a destinazione. Provate a rompere quella parete.
    Dovrebbe essere abbastanza fragile...
    »

    Brifos non se lo fece ripetere due volte, e sebbene il corpo fosse provato dagli sforzi profusi in quell'avventura, assestò qualche colpo dove indicatogli: la parete si spezzo come un guscio d'uovo, e... dall'altra parte, il familiare cielo azzurro dell'Est abbracciò l'ardesia del suo sguardo; certo, la prospettiva delle dimensioni era un po' ribaltata, ma contrastare le due contrapposte forze di gravita non fu un problema per la sua costituzione fisica, ed evitare di spiattellarsi sulla foresta fu facile con l'ausilio della levitazione.

    « Abbiamo fatto la nostra parte, e rispettato i patti.
    Adesso tocca a voi fare la vostra.
    »

    jpgCavandosi fuori dalla faglia dimensionale, il corno dello Youkai emise una scintilla azzurrina, e la sua voce -calma e quieta- si rivolse con neutra cortesia all'animaletto che gli stava accoccolato in testa.

    « Per dovere di trasparenza, voglio premettere che nel nostro accordo
    non è mai stato menzionato alcun decorso temporale per la validità dello stesso. »

    esordì, perché se Kyuubey affermava di non aver necessità di ingannarli, lo stesso era per lui
    « Ho promesso che io e i miei Fratelli porremo fine all'esistenza della Puella, ma non sono obbligato a farlo qui, né adesso... Così come le modalità in cui avverrà lo smaltimento della Gemma dell'Anima sono state interamente lasciate alla mia discrezione. »
    spiegò, per amor di logica intellettuale – niente che riguardasse i sentimentalismi
    « Puoi seguirmi per restare ad assistere, se ritieni di tuo interesse assicurarti
    che l'accordo venga rispettato. »


    In quel momento, ad interrompere il discorso concorse un evento inaspettato: dalle chiome degli alberi della foresta -una verde distesa che si allargava sopra di lui a perdita d'occhio- eruppe d'un tratto un getto nero, liquido e ribollente... ma non si trattava di liquido, e l'esperienza appena vissuta all'interno del Tempio non rese difficile al Raitei riconoscere quel fiotto color pece per quel che realmente era: una quantità spaventosa di Creature, compresse insieme fino ad apparire -complice anche la distanza- come un'unica indistinguibile massa; naturalmente, nessuna ombra di emozione attraversò il suo viso, ma un piccato -e preoccupato- scintillio azzurrino crepitò in cima al corno dorato.

    « Andiamo. »

    Sfruttando le sue capacità di volo, l'Amal cominciò rapido la discesa verso il bosco, lasciandosi ben presto alle spalle Rekishi Julian e precipitandosi in direzione del punto in cui aveva visto i Mostri di Buio erompere in superficie per poi disperdersi chissà dove – la stessa area in cui percepiva la presenza di Sylvanas; al suo arrivo, quando atterrò con leggerezza in mezzo alle rovine della costruzione crollata, ciò che trovò fu i Ranger trasecolati e indaffarati, l'intruso di nome Mercuzio semplicemente attonito, e la piccola Iade sull'orlo delle lacrime. Stava per dire qualcosa, ma Kyubey lo precedette.

    « Non temete. Solo una su dieci sopravviverà alle prossime ore. »
    disse, rivolgendosi agli astanti e denunciando la loro presenza

    « Grande Spirito... »
    esalò la piccola, riconoscendolo

    « Il balzo dimensionale le ha rese più astute... e affamate. Si sono coalizzate in un'unica entità spirituale ed hanno messo energia sufficiente a forare la bolla dimensionale che conteneva il tempio. »
    si premurò di spiegare loro la creaturina bianca, con tono distaccato
    « Lo sforzo ed il successivo trauma quando si sono di nuovo separate ne ridurrà di parecchio il numero, e le rimanenti saranno costrette a ibernarsi. Vi basterà agire in fretta e con un po' di fortuna riuscirete ad evitare che si riproducano troppo. Avete anche una lancia ad energia dei cacciatori, vi basterà usare quella... »

    « Uuuuh... Come mai avete di lancia di cacciatori...? »

    Dopo un lungo momento di silenzio, la ragazzina avanzò con innocente naturalezza quella domanda, segno evidente che ancora nessuno doveva averla informata della tragica sorte toccata alla sua gente; a quel punto, anche se -probabilmente- stava per arrivarci da sola, sarebbe stato onesto dirle la verità... ma la spiegazione che l'Incubator gli aveva fornito in merito al ciclo di trasformazione di una Puella in Strega aveva portato il Raitei a concludere che farlo sarebbe stata una mossa controproducente: se ad accelerare l'inevitabile processo degenerativo erano il consumo di energie spirituali e l'accumularsi di stress psicologico, <i>la cosa migliore era ridurre il rischio dovuto ad entrambi i fattori. E l'isolamento è universalmente riconosciuto come un elemento di deterioramento mentale, perciò tacque.

    « Non importa... Piuttosto: sei stata brava, piccola Iade. »
    con un balzo, l'animaletto cambiò mezzo di trasporto, spostandosi sulla spalla di lei
    « I tuoi padri saranno sicuramente fieri di te, ma adesso è arrivato il momento di riposare. »

    « Riposare...? »

    « Le Creature sono opera di umani. Adesso tocca agli umani occuparsi di loro. »
    chiarificò la bestiola, sorridendo e puntando la zampina in direzione degli alberi
    « Qual'è l'antico scopo delle sacerdotesse...? »

    « Proteggere le tribù dai Demoni invisibili che uccidono e divorano. »

    « Brava. Ed è questo che faremo. »
    concluse il Grande Spirito, prima di tornare a rivolgersi allo Youkai
    « Fai strada tu...? »

    « Naturalmente. »

    Imperscrutabile come al solito, il gigante dai capelli blu avanzò di un passo fino a torreggiare sulla piccola Sacerdotessa; poi, con le poche energie che gli rimanevano, evocò attorno a lei un vento soporifero per farla addormentare: se avesse funzionato, ne avrebbe afferrato il corpo esanime prima che potesse cadere al suolo, issandosela tra le braccia insieme al piccolo Kyuubey come passeggero extra.

    « Sylvanas, dirama lo stato di allerta in tutta Fanedell. »
    e la sua voce profonda e severa riscosse la Capo-Ranger dallo stato di shock
    « Assicuratevi che Julian Lambert raggiunga Palanthas con la lancia, ed isolate l'area delle Rovine senza toccare niente: manderò un perito a coordinare lo smaltimento e ad assicurarsi che tra i ruderi non ci sia niente che possa tornarci utile. »
    dopodiché, voltò le spalle ai presenti e di preparò a puntare verso la meta
    « Appena ti è possibile, recati a Lordaeron: ti verranno fornite tutte le informazioni sulla situazione e stabiliremo con Kalia le adeguate contromisure. »

    Finito di parlare, si sarebbe librato nuovamente in volo per fare rotta alla massima velocità in direzione della Valle del Vento e della sua capitale, Istvàn... diretto a Lordaeron, il Maniero della Dama Azzurra.



    Status Fisico: Stanco
    Status Psicologico: Estraniato
    eremita
    Energie Residue: 30% - 5% = 25%

    Mantra: [Vista Cieca | Sense Illusorio | Sense Psionico]
    Levitazione: [Volo]
    Hado: [+10% di Mana]
    Rianimazione: [Immortalità]
    Memento: [Istant-Casting]
    Ataraxia: [Resistenza al Dolore | Anti-Malia]
    Intuizione: [Vista Karmica]
    Voce della Saggezza: [Aura di Saggezza]


    Vento del Letargo: Appellandosi alla forza lenitiva dell’Aria, si evoca un vento lieve -tiepido, carezzevole, fumoso e agrodolce- che avvolge il soggetto, agendo sulle cellule recettive di chi lo inala, causando un intorpidimento dei sensi e facendo scivolare in un sonno profondo e riposante chiunque si trovi nell’aria d’azione del potere; l’effetto preponderante di questo incanto -però- consiste nel fatto che la brezza accarezza eventuali ferite del bersaglio richiudendole, sebbene non sia in grado di rigenerare il sangue e le energie perse. GDR-only, per scene concordate; non utilizzabile in combattimento.
    Consumo: Basso
     
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    « Puoi seguirmi per restare ad assistere, se ritieni di tuo interesse assicurarti
    che l'accordo venga rispettato. »

    Dall'alto della sua portantina vivente, la creaturina agitò la candida coda fluente e ribatté sorniona:
    « Un accordo è vincolante, Brifos. Chi non lo rispetta ne subisce inevitabilmente le conseguenze, in questo caso un tuo errore costerebbe a questo intero mondo molto più di quanto tu possa immaginare. Questa è solo e soltanto una tua responsabilità, noi ormai in questa faccenda non abbiamo più potere, né oneri. »
    Il che tradotto in termini più terra-terra significava che il gigante blu si era ormai accollato tutto il peso di quella situazione spinosa. E se mai la puellae si fosse schiusa in una creatura paradimensionale in bilico fra le realtà, capace di eludere ogni forma di percezione e divorare enormi quantità di energia uccidendo per poi riprodursi liberamente in assenza dei suoi predatori naturali, ogni colpa sarebbe stata da attribuire al raitei. Gli incubator erano creature strane, odiose secondo i canoni umani perché del tutto privi di empatia, eppure asettiche nei loro metodi politicamente indiretti, che facevano pensare all'esistenza di chissà quali leggi cosmiche che ne regolavano le azioni.
    « Però vorrei comunque venire con te! Questa periferica ha una carica limitata, non può perdurare più di un paio di secoli. Tuttavia questo posto mi interessa, ci sono cose che vorrei vedere prima di spegnermi... »

    Lo dice il nome stesso: un semipiano è una dimensione solo in parte, manca di tutta una serie di caratteristiche che ne farebbero una vera e propria realtà a parte, staccata dal resto del cosmo e con una propria identità. Gli incubator non possono avere interesse per un luogo del genere, quale vantaggi potrebbero mai trarne? E cosa potrebbero mai dare indietro agli umani che lo abitano? Pace, violenza, gioie e dolori, felicità e disperazione, ogni giorno tutte le razze che abitano Endlos rilasciano una quantità di energia enorme, che va semplicemente sprecata nel ciclo chiuso dell'entropia, ma sfruttarla richiederebbe risorse che quella razza aliena priva di emozioni non possiede, e necessità che al momento non hanno. Non finché possono sfruttare il luogo di origine di Iade, ricco di risorse e costantemente in stato di guerra da oltre due secoli. L'ingordigia e figlia dell'avarizia, che a sua volta possiede i semi dell'invidia e del disprezzo per se stessi: niente di tutto questo anima Kyuubey ed i suoi padroni...

     
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