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Intermezzo ~ Kisnoth

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    Non avrebbero saputo dire quanto tempo fosse passato dal momento in cui Owl -nella sua forma animale di gufo albino- era volato via per portare all'esterno della barriera la notizia di quanto accaduto in quel parco divertimenti, il luogo che li aveva man mano lasciati sempre più tesi e angosciati, sempre più immersi in sensazioni spiacevoli e sinistri presagi.

    La visita a quel luna-park itinerante -per l'occasione ospite di Kisnoth, cuore del Pentauron- era iniziato per caso, col tentativo maldestro del Gufo di riavvicinare uno Yoko reso distante dalle preoccupazioni ad una Drusilia sempre più in pena per quell'atteggiamento, e... in quel senso, aveva funzionato: la coppia aveva passato piacevolmente il pomeriggio insieme, nonostante l'aria sempre più inquietante di quell'ambiente;
    l'incubo era cominciato dopo.

    Prima c'erano state le grida di dolore, le urla di paura e il pianto dei bambini... poi erano iniziati i rastrellamenti nelle abitazioni, e mentre un variegato assortimento di sgorbi deformi e grotteschi portava via la gente per ammucchiarla in piazza, l'Alfiere e il Magister avevano trovato riparo in una delle casette già perquisite: erano entrati da una porta divelta, avevano superato la cucina con pietanze ancora calde in tavola, e trovato una postazione relativamente sicura con molte vie di fuga aperte... Oltre che una finestrella da cui tener d'occhio la situazione da un'angolazione defilata.

    Forse, però, era il caso di dire che il Demone poteva vigilare mentre il suo amato Angelo prendeva un po' di respiro: la permanenza in quel luogo, difatti, le stava provocando più di un fastidio: ansia, nausea -per il momento leggera-, e un mal di testa basso e pulsante ad un emisfero del cervello; certo, alcuni avrebbero potuto imputarlo al suo stato “interessante”, ma era un'ipotesi da scartare a priori: Drusilia era una Galanodel, e la sua stirpe non era soggetta per natura a problemi del genere; in più, aveva anche già affrontato un'altra gravidanza in passato, e non aveva mai sofferto nulla di simile...


    jpg
    « Signore e Signori! Ordine, vi prego! »
    lo schiocco secco di due mani che si scontrano dipanò il silenzio al di fuori
    « Siete pregati di disporvi in file ordinate, e di mantenere la calma. »

    Nella piazza su cui l'edificio si affacciava, la Maschera abbigliata con la parodia di un completo elegante si rivolse ai suoi prigionieri, e -addomesticati dal dolore e pietrificati dalla paura già sperimentati- quelli si mossero docilmente per eseguire l'ordine, con la lentezza assente con cui del bestiame seguirebbe le indicazioni del suo pastore; purtroppo per loro, però, a differenza degli animali, quegli uomini, donne, vecchi e bambini sembravano consapevoli della loro situazione: non capivano cosa stava succedendo né il perché, ma... sapevano di trovarsi in pericolo di vita.

    Ciò non di meno, ribellarsi era inutile -i corpi abbandonati sulle strade ne erano testimonianza e monito-, e mentre una rassegnazione pesante come il piombo li incatenava in una immobilità peggiore di quella di ceppi e catene, il Mimo prese ad aggirarsi tra quell'umanità schierata come soldatini di stagno: di tanto in tanto -senza logica apparente- si fermava davanti a qualcuno, lo squadrava con attenzione da capo a piedi, e si carezzava pensosamente il mento (la sezione di maschera che copriva quel punto) prima di fare cenno ai mostriciattoli che lo accompagnavano e proseguire nella sua ispezione.

    A quel punto, uno degli sgorbietti che seguiva il superiore come un corteo prendeva in custodia il prescelto, che veniva allora scortato (spinto o trascinato) fino alle gabbie rimaste vuote, disposte in cerchio per delimitare il perimetro... e non era importante quanto quello urlasse, scalciasse, combattesse o si dimenasse: le creature sembravano a stento accorgersi delle percosse, proseguivano inesorabili le loro mansioni, e lo sventurato veniva caricato dentro la cella semovente da altri esseri predisposti a quel compito.

    Quella scena si ripeté più e più volte, ogni volta in varianti leggermente diverse, e quando -un interminabile tempo dopo- tutti i carri furono riempiti -e la folla dimezzata-, il Circense batté di nuovo le mani due volte per prendere la parola.


    « Bene, direi che possiamo tornare al tendone! »
    sentenziò allegramente la Maschera ai suoi dipendenti
    « Con il Raccolto abbiamo finito! »

    jpgAlcuni tra quelli esclusi dalla selezione -quelli che non stavano morendo dentro per la perdita di qualche amico o familiare- cominciarono silenziosamente a piangere di gioia per lo scampato pericolo, altri sentirono le ginocchia cedere e caddero in ginocchio, e qualcuno trovò persino la follia necessaria per sorridere.

    « ...il Padrone ha detto che possiamo tenere gli scarti per noi. »

    Con una calma agghiacciante, il Mimo volse la schiena ai superstiti e si allontanò a passo spedito in direzione del nascondiglio di Drusilia e Yoko; dietro di lui, la carneficina che si scatenò alle sue spalle esplose in un tripudio di grida da animali al macello, si consumò in fretta, e si spense nel giro di pochi minuti... lasciando solo sconfinate pozze rosse per terra e il suono disgustoso di strappi umidi nell'aria.

    png

    Imperscrutabile dietro la sua maschera, il Circense diresse i suoi passi verso una vicina fila di case: il grande giorno era arrivato, lo spettacolo sarebbe cominciato tra alcune ore, e gli ultimi preparativi fervevano; naturalmente, in quanto responsabile del Circo, lui doveva svolgere un sacco di lavori di supervisione: tolta la selezione di Primizie da offrire ai clienti, gli restava ancora da predisporre le tribune d'onore, assicurarsi che tutti gli Artisti fossero in dirittura d'arrivo, sincerarsi dei progressi delle altre loro missioni, risolvere gli intoppi dell'ultimo minuto, e...

    « Signor Aren...! Signor Aren, aspetti! »

    Con calma, la Maschera arrestò la sua avanzata, e -con le mani intrecciate dietro la schiena- si voltò in direzione del vicolo da cui proveniva -sempre più vicino- il cigolio sinistro delle ruote di una carrozzella, a cui facevano da contrappunto passi pesanti e il tintinnare delle catene; pochi istanti più tardi, il nuovo arrivato entrò anche nel campo visivo della coppia di Laputa, e tanto lo sguardo verde di Drusilia quanto quello dorato di Yoko non avrebbero faticato a riconoscere nel vecchietto segaligno e paraplegico l'anziano del Chiosco dei Dolci -con cui avevano avuto modo di scambiare qualche parola-, e nel corpulento omaccione pelato alle sue spalle -che spingeva la carrozzina- il suo aiutante al bancone. Diversamente da prima, però, quest'ultimo mostrava adesso occhi bianchi e vuoti, e un ghigno terrificante... Non perché stesse sorridendo, ma perché la bocca e parte del naso apparivano scavati e scarnificati, fino a lasciare esposta la dentatura.

    « Volevo chiederle se è riuscito a procurarmi tutti gli ingredienti della lista! »

    « Il carrozzone blu è quello diretto alle cucine. »
    rispose pacato l'interpellato, annuendo, prima che qualcosa ne catturasse l'attenzione
    « ...quelle alla cintura di Chris sono teste di bambino? »

    « Beh.. sì... ce n'erano tanti, e... »

    « Signor Mike: capisco le sue ragioni, ma devo chiederle di trattenersi per questa sera. »
    l'interruppe il Mimo con tono laconico, forte della sua autorità indiscussa
    « Alcuni degli avventori più in vista non apprezzano queste pratiche -hanno figli-,
    perciò è necessario evitare una brutta impressione su di loro. »

    proseguì, compito e noioso come un maestrino petulante
    « Sarebbe cattiva pubblicità: rischiamo di trovarci senza ingaggi per la prossima stagione. »

    « Sciocchezze: i marmocchi piacciono a tutti! »
    obiettò stizzito e incredulo l'anziano, tendendosi sui braccioli della sedia
    « Sono sempre la mia prima specialità che va a ruba! »

    « Sì... ma ai clienti non piace sapere come vengono lavorati -gli rovina l'appetito. »
    puntualizzò pacato il Clown Bianco, usando un tono ragionevole
    « Perciò, visto che siamo dei professionisti, il nostro lavoro è dargli quello che vogliono.
    Non mi costringa a far rapporto al Padrone. »


    jpg« Signor Areen! ♥ »

    Il cinguettio pigolante e lamentoso di una voce di fanciulla pose fine alla discussione, e mentre il vecchio Zio Mike del Chiosco dei Dolci si allontanava brontolando sulla sua carrozzella -sospinta dall'energumeno calvo-, la graziosa ragazza delle biglietterie (quella imbambolatasi a fissare la Kitsune) raggiunse il superiore di corsa; come se già i codini e quella tonalità di capelli rosa acceso non fossero stati sufficienti, era vestita in modo abbastanza appariscente, e reggeva una cartelletta per documenti sotto il braccio.

    « Oh, Harleen. »
    la salutò con tono annoiato la Maschera
    « Dammi la situazione degli altri. »

    Ferma ad una decina di metri dalla finestra dove Drusilia e Yoko erano nascosti, la ragazza -che aveva appena ripreso fiato- aveva già schiuso le labbra come per dire qualcosa, ma il contrordine sembrò farle dimenticare ogni altra cosa, e -con un'agitazione frenetica- recuperò la cartellina, la aprì e cominciò a scorrere diversi fogli.

    « Dunque: Steel e Azshara hanno recuperato l'ospite e stanno tornando. »

    « Bene. »
    intervenne con tono sbrigativo, interrompendola di nuovo
    « Aloysium è già arrivato? »

    « Sì, al momento è in città, ma... è saltato fuori che il sorvegliato aveva due cani da guardia. »
    spiegò la ragazza, tormentandosi le labbra con un indice
    « Proprio adesso sta dando loro la caccia: ci raggiungerà appena avrà finito. »

    « Capisco. Qualche ospite ha fatto sapere se arriverà in ritardo? »

    « Ah... in ritardo no, però ce n'è uno in anticipo...! »
    rispose Harleen con un sorriso ebete, ricordando il motivo per cui era corsa lì
    « Il Visconte Iblis è già arrivato! In effetti, ero venuta proprio per chiederti che fare, e... »

    In silenzio -con calma- Aren sfilò la cartellina rigida dalle mani della sua assistente, la chiuse con un gesto secco della mano guantata, e la abbatté con forza sul faccino della ragazza dai capelli rosa, che cadde seduta sulle proprie natiche con un piagnucolio infantile; quando l'altro parlò, la sua voce era pacata e compassata, ma i suoi occhi facevano paura.

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    « E quando pensavi di dirmelo...? »
    naturalmente, non si aspettava una risposta, così proseguì
    « Va a prenderlo, scusati per l'attesa, e accompagnalo immediatamente al Mausoleo che c'è qui dietro: io lo riceverò e cercherò di intrattenerlo mentre tu vai dritta al tendone e fai preparare la tribuna numero 15. »

    Senza fiatare, Harleen si rimise in piedi in un lampo, si spolverò la corta gonna piena di balze, e ripartì di gran carriera nella direzione da cui era venuta; Aren, invece, infilò sottobraccio la cartellina, costeggiò la casetta di cui la coppia di Laputa aveva fatto il suo nascondiglio, e si allontanò diretto al punto di ritrovo pattuito, lasciando al Magister e alla Dama del Vento la possibilità di seguirlo per sperare di apprendere qualche informazione sui piani dei loro nemici.

     
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    "L’inferno dopo la morte è sempre meno credibile.
    Quello prima della morte non ha bisogno di essere creduto".


    Carlo Gragnani


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    Interno della Barriera.
    Presidio Centrale, Endlos.

    Il cielo oscuro che li sovrastava si tingeva a tratti sfumature cremisi, quasi a riflettere l'inferno sulla terra. Le ali bianche del Gufo avevano abbandonato la gabbia, portando con sè le speranze di chi era costretto a restare.

    Approfittando della confusione, l'Alfiere Errante ed il Magister erano riusciti a raggiungere una casa appena perquisita da orrendi esseri grotteschi, trovando in un angolo di quella che doveva essere la cucina un luogo abbastanza riparato per poter osservare l'esterno e non essere scoperti. Nonostante la nausea e strani mal di testa giunti senza una ragione apparente, Drusilia ebbe l'accortezza di accertarsi che vi fossero più vie di fuga, qualora la situazione fosse peggiorata. Poi si accasciò per terra, mantenendosi la testa con la mancina e sfiorando il ventre con la gemella; trattenne a stento alcuni gemiti insofferenti mentre la frustrazione continuava a salire.
    Non era mai stata male in vita sua -non per malattie o gravidanze- e quello era decisamente il momento peggiore in assoluto.

    « Signore e Signori! Ordine, vi prego!
    Siete pregati di disporvi in file ordinate, e di mantenere la calma. »


    Mettendo da parte la confusione mentale, con movimenti un pò sofferenti, Drusilia si allungò verso la finestra in modo da riuscire almeno a scorgere la fonte di quella voce. Si sentì perplessa: nonostante fosse abbastanza palese, sulle prime non capì il perchè le i cittadini del Pentauron lo stessero obbedendo. Che fossero giunti i rinforzi di Lord Aeon? No, non era possibile... quegli esseri orripilanti erano lì con lui e non lo attaccavano.
    Mentre il bestiame veniva smistato, Drusilia lanciò a Yoko uno sguardo smarrito, come se non riuscisse a cogliere qualcosa di importante. Perchè dividevano le persone?
    In base a cosa?


    « Bene, direi che possiamo tornare al tendone!
    Con il Raccolto abbiamo finito!
    ...il Padrone ha detto che possiamo tenere gli scarti per noi. »


    Fu allora che giunse l'orrore: nonostante si fosse già compiuta la tragedia, ciò che vide Drusilia in quel momento andò oltre le sue più macabre fantasie: non tortura e nessuna guerra, solo paura, violenza ed un miscuglio di sentimenti e concetti contrastanti di cui, nemmeno in futuro, avrebbe trovato una parola adatta per descriverli.

    Sentì la rabbia crescere ancora, il dolore diventare acuto: si sarebbe gettata in mischia se solo Yoko non l'avesse presa per i polsi, strattonandola indietro. L'accolse fra le sue braccia, stringendola per non farla scappare, ben attento a coprirle la bocca così da non lasciarle sfuggire provocazioni a gran voce. Drusilia, ovviamente, si dimenò, ma un altro giramento di testa finì per stordirla, lasciandola inerme nell'abbraccio della Volpe.

    Era debole, troppo debole per reagire.
    Avrebbe dovuto assistere al massacro, stringendo i pugni, gli occhi colmi di lacrime. Famiglie distrutte, sogni infranti: il trionfo della violenza sulla civiltà, la dimostrazione che, nonostante tutto ciò che aveva fatto, aveva fallito su tutta la linea.

    « Va a prenderlo, scusati per l'attesa, e accompagnalo immediatamente al Mausoleo che c'è qui dietro: io lo riceverò e cercherò di intrattenerlo mentre tu vai dritta al tendone e fai preparare la tribuna numero 15. »

    Ma no, non era ancora finita.
    Fallimento o meno, li avrebbe portati con sè nella tomba se fosse stato necessario. Ma Yoko non l'avrebbe lasciata andare in quello stato.

    -Seguiamolo di nascosto: ci servono informazioni.

    Non che avesse molta intenzione d'intraprendere la via della politica... ma in questo modo si assicurava libertà d'azione, almeno in quel momento. La priorità era che Yoko la lasciasse andare al Mausoleo.

     
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    Accettare quella condizione sarebbe stata la parte meno complicata del compito che gli era stato assegnato. Restare nascosto, vigilare e mantenere il sangue freddo; routine quotidiana di un passato oramai lontano.
    Il sangue demoniaco l'avrebbe aiutato a risvegliare il suo vecchio istinto da ladro, se la sarebbe cavata.

    « Signore e Signori! Ordine, vi prego!
    Siete pregati di disporvi in file ordinate, e di mantenere la calma. »


    Non credette a quel pensiero nemmeno per un misero istante.
    Fra tutte le motivazioni che avrebbe potuto cercare per convincersi ad accettare la loro costrizione, quella sarebbe stata la più stupida; che gli piacesse o meno era cambiato troppo per sperare di affrontare una situazione del genere con la leggerezza che avrebbe desiderato.
    Non sarebbe riuscito a restare impassibile, qualora si fosse verificato un altro massacro.
    Incrociò per un istante lo sguardo perso e preoccupato di Drusilia.
    Era lei la sola ancora che gli avrebbe consentito di restare lucido.

    « Bene, direi che possiamo tornare al tendone!
    Con il Raccolto abbiamo finito!
    ...il Padrone ha detto che possiamo tenere gli scarti per noi. »


    Sarebbe stato lei il solo riferimento in grado di costringerlo a restare lucido.
    L'afferrò con energia per i polsi non appena la sua compagna accennò ad un minimo movimento. La tirò, la strattonò con ogni forza che aveva in corpo quasi stesse cercando in lei un modo per sfogare la frustrazione di quel momento. La strinse infine contro il proprio petto, non in un abbraccio ma in una gabbia; non l'avrebbe lasciata andare, a costo di farsi odiare per il resto della sua vita.
    Non possiamo, avrebbe voluto sussurrarle nell'orecchio.
    Nemmeno lui sarebbe stato in grado di accettare una risposta del genere, non in quella situazione.

    « ...quelle alla cintura di Chris sono teste di bambino? »

    Doveva restare lucido.

    « Beh.. sì... ce n'erano tanti, e... »

    Doveva
    proteggerla.

    « Va a prenderlo, scusati per l'attesa, e accompagnalo immediatamente al Mausoleo che c'è qui dietro: io lo riceverò e cercherò di intrattenerlo mentre tu vai dritta al tendone e fai preparare la tribuna numero 15. »

    Lasciò andare la presa sulla sua compagna solo quando fu sicuro che l'intera zona fosse sgombra da ogni genere di pericolo.

    -Seguiamolo di nascosto: ci servono informazioni.

    Avrebbe dovuto fermarla, pensò.

    « Nemmeno uno. »

    Avrebbero dovuto mantenere la copertura, nascondersi ed attendere l'arrivo dei rinforzi.

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    « Non risparmierò la vita di nessuno di quei bastardi. »

    La mano del Demone strinse ancora quella della compagna; stavolta non per bloccarla, ma per essere al suo fianco.



    Edited by Silver Shadow - 27/8/2014, 00:04
     
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    Rapido e silenzioso, il Clown Bianco percorse le vie della città deserta, procedendo a capo chino e passo svelto: teneva le mani intrecciate dietro la schiena, e il pensiero era rivolto a null'altro che alla scelta delle parole che avrebbe usato per accogliere il suo eminente ospite; fortunatamente, quella Kisnoth era senz'altro un gioiello dell'architettura, e il Visconte aveva sempre dimostrato un certo interesse per le cose belle... quindi, una cornice del genere avrebbe certamente garantito al Circo un modo sicuro per fare colpo su di lui.

    Era per quello che aveva voluto incontrarlo davanti ad uno dei più preziosi monumenti della piazza principale, poco colpita dai preparativi: avrebbero iniziato al solito con qualche convenevole amichevole, e...
    e poi che altro? Non lo sapeva, ma avrebbe improvvisato, e intanto l'avrebbe accompagnato alla sua tribuna... sperando che Harleen avesse -nel frattempo- fatto la propria parte.

    ...e mentre il Mimo si arrovellava sui suoi problemi di organizzazione e gestione, l'Angelo e il Demone erano sulle sue tracce: lo seguivano ad una certa distanza, premurandosi di non attirare l'attenzione di alcuno, ma sebbene in quella zona della capitale sembrasse davvero non esserci più nessuno all'infuori di loro, le prime difficoltà del pedinamento vennero fuori nel momento in cui il Circense abbandonò il riparo delle vie -e dei palazzi- per percorrere l'ampia piazza antistante quello che poteva essere solamente il mausoleo menzionato poc'anzi.


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    Come avvicinarsi senza essere scoperti? Ridurre la distanza prendendo una strada dall'alto sarebbe sembrata la scelta più conveniente, e -difatti- nonostante la fastidiosa emicrania di Drusilia, raggiungere in volo la cima delle case, e da lì percorrere silenziosamente di tetto in tetto lungo il semicerchio che li separava dalla meta fu una manovra piuttosto facile per creature avvezze a prove atletiche come quella.

    jpgAren -intanto- aveva rallentato l'andatura, e quando iridi d'oro e di smeraldo notarono la macchia nera in piedi sul sagrato del Mausoleo, fu facile intuire il perché: l'ospite era già arrivato, e per quanto da quell'angolazione fosse azzardato stabilire le proporzioni e notare i dettagli, una prima occhiata all'uomo in attesa davanti alle porte denotava che fosse piuttosto alto, che vestiva un cappotto scuro con l'eleganza di un indossatore, e che aveva dei ribelli ricci e scuri; la sua sola vista trasudava un certo magnetismo: non fu difficile capire che l'interesse della Maschera fosse principalmente il non mostrarsi frenetico o goffo al suo cospetto.

    A quel punto, nonostante potesse apparire rischioso, calarsi nuovamente nelle strade per usare le mura del monumento come copertura sarebbe stata per la coppia di Laputa una scelta quasi obbligata: dalla loro posizione sopraelevata non sarebbero riusciti ad ascoltare una sola parola tra i due, e per quanto ricorrere a qualche potere sarebbe stato forse più sicuro per la loro incolumità, si sarebbe rivelato anche un evitabile sperpero di energie... o, magari, persino una controproducente segnalazione della loro presenza.

    Quando il Mimo scalò i pochi gradini che conducevano al portone, la Volpe e la Dama avevano preso posizione dietro l'angolo di svolta che conduceva al retro, una mezza dozzina di metri più lontano.


    « Signor Iblis, a nome dello staff le porgo il benvenuto...! »
    principiò, con un lieve inchino e un tono solenne; poi, proseguì esitando
    « Non vi aspettavamo con così tanto anticipo...
    Lo spettacolo non comincerà prima di stasera... »


    « Sì, lo so: scusate...!
    E' che oggi avevo una riunione che è finita prima, perciò... »

    esordì con tono amichevole e allegro una voce suadente
    « Sarebbe una seccatura se aspettassi l'inizio nella mia tribuna? »

    « Niente affatto, Signore! Saremo lieti di offrirle ospitalità! »
    si affrettò ad incensarlo il Circense, prima di esternare un suo piccolo dubbio
    « Solo... Mi perdoni la domanda, ma... siete solo? »

    L'altro, per tutta risposta, esalò un lungo sospiro quasi mortificato; una sbirciata oltre il riparo della pietra avrebbe rivelato ai pedinatori un volto bello e dalla carnagione bronzea, atteggiato in una buffa smorfia desolata.

    jpg
    « I miei diavoletti sono qui in giro... Sa come sono a quell'età:
    vedono una città nuova, strade larghe, spazi aperti... e partono in esplorazione. »

    ammise il Visconte, un po' sconsolato per essere stato abbandonato
    « Se li trovate a ficcanasare o scorrazzare in giro, potreste cortesemente rendermeli? »

    Per un istante calò il silenzio; evidentemente, il Clown Bianco doveva essere rimasto gelato dalla paura che il Vecchio Mike potesse averli condannati tutti allo scandalo, e... sarebbe voluto fuggire di corsa ad ispezionare la cintura di Chris per togliersi dalle viscere quel senso di panico, ma non poteva permettersi di perdere l'aplombe: avrebbe allarmato il Visconte, o -peggio- fatto intendere di non avere il giusto controllo sui suoi sottoposti. Doveva prima accompagnare il cliente in tribuna, e trovare come tenerlo impegnato; dopo, avrebbe passato al setaccio tutte le gabbie delle cucine.

    « ...naturalmente! Andrò a cercarli di persona! »
    si riebbe Aren, prima che quella pausa si prolungasse oltre il sospetto
    « Intanto... le mando una delle ragazze a tenerle compagnia? »

    « Oh, non sarebbe male. Il lavoro in quest'ultimo periodo è davvero molto, e...
    ...è da tanto che non mi rilasso come si deve. »


    « Preferirebbe Selina o Azshara...? »
    propose con garbo irreprensibile la Maschera
    « Sarebbero entrambe felicissime di rivederla. »

    ...ok: quella conversazione iniziava a prendere una piega strana.
    Strana e -per Drusilia, in quanto donna- forse pure un po'
    imbarazzante.
    O, peggio: strana, imbarazzante, e un filino offensiva.

    « Ah... questa è una scelta difficile! »
    si crucciò l'altro: un bimbo davanti a due giocattoli, e la possibilità di sceglierne uno solo
    « Devo scegliere per forza? »

    « Purtroppo abbiamo una tabella di marcia... »
    fece presente il Mimo con tono sinceramente costernato
    « ...e temo di non poter rinunciare a ben due elementi durante l'allestimento... »

    « Non sia mai! Non voglio mica abusare della vostra disponibilità! »
    si affrettò a rassicurarlo il Moro, perché tra galantuomini ci si viene incontro
    « ...però non so davvero scegliere. »
    sospirò afflitto, prima che gli giungesse l'illuminazione
    « Lascerò farlo alla sorte! »

    Frugandosi una tasca, il Visconte ne tirò fuori un dischetto metallico: era un gettone più che una moneta, ma sarebbe comunque servito allo scopo, così lo stese sul pollice della mano guantata, caricò una bella spinta e... il soldino roteò in aria, sfuggì alla presa dell'uomo per un cattivo tempismo, e -tintinnando argentino- rimbalzò e rotolò lontano, fermandosi oltre l'angolo. A pochi passi dai piedi della Volpe.

    « Vado a recuperarla... »
    si offrì prontamente Aren

    ...e dal momento che aveva già mosso un paio di rapidissime falcate, avrebbe finito per vederli di sicuro, se il suo interlocutore non lo avesse bloccato immediatamente – e bruscamente.

    « No. Lasciala dov'è. »
    lo ammonì Mr. Iblis, con un'autorità che avrebbe fatto tremare molti re sui loro troni
    « Non devi raccoglierla. E' per scaramanzia! Dalle mie parti, se un sorteggio fallisce o resta in sospeso non va ripetuto: vuol dire che il destino ti sta chiedendo di fidarti di lui... »
    riprese paziente, di nuovo più pacato e colloquiale
    « Personalmente, quando mi capita così, abbandono l'oggetto al caso: è una sorta di pegno... Un po' come il Karma! »

    jpg
    « Ehm... come desidera, Signore... »
    annuì perplesso il Mimo, voltandosi per fare dietro-front e raggiungerlo
    « Po- posso almeno rifonderle la moneta...? »

    « Nah! E' solo un gettone per le attrazioni che ho scambiato alle biglietterie... »
    minimizzò il Visconte con un'alzata di spalle
    « ...chi lo troverà potrà farsi un giro gratis, e magari gli sarà d'aiuto.
    Tutti hanno bisogno di un colpo di fortuna, ogni tanto. »


    Così dicendo, il Moro si voltò e cominciò a scendere gli scalini del sagrato, muovendo qualche passo in direzione dell'incombente tendone che -in lontananza- oscurava il cielo di Kisnoth; immediatamente, il Circense si affrettò ad andargli dietro per affiancarlo e fargli strada.

    « Beh, andiamo: non vedo l'ora di mettermi comodo! »
    cinguettò gioviale l'ospite, rinfilandosi in testa la tuba
    « Quanto alla mia dama di compagnia, lascio scegliere alle ragazze! »

    « Naturalmente, Signore. »
    lo assecondò docilmente
    « Da questa parte. »

    Così, le due creature si allontanarono a passo svelto,
    lasciando la Dama e il Magister soli col sollievo di uno scampato pericolo.



    Edited by - Destino - - 29/8/2014, 12:47
     
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    Seguire il Clown non si era poi rivelato così difficile, almeno non quanto Drusilia sospettava: il Pentauron era un intricato labirinto di palazzi e grossi edifici con un numero infinito di posti in cui nascondersi. Terminata la selezione, poi, sembrava quasi che i mostri dessero per scontato che fossero tutti morti o loro prigionieri. Le forze nemiche avevano abbassato la guardia, per quanto fosse possibile considerando che, prima o poi, sarebbe giunto qualcuno dall'esterno nel tentativo di distruggere la barriera che li separava dal resto del mondo.

    Il problema per Drusilia -però- era un altro.
    La testa continuava a girare e, ad ogni minimo spostamento, arrivava puntuale la nausea, come a minacciarla di improvvisi ed indesiderati conati di vomito che sarebbero -ovviamente- diventati insostenibili nei momenti meno opportuni. Più che un inseguimento, pensò la Dama nei rari istanti di completa lucidità, sarebbe finita per diventare una lotta contro sè stessa ed i suoi malori.
    Però al momento riusciva a controllarli, il che era già una cosa positiva.

    In realtà, forse non erano nemmeno così gravi: semplicemente Drusilia non era abituata a quelle sensazioni. Conosceva il dolore fisico della lotta, la fatica degli allenamenti, i tagli e le ustioni; era perfino abituata alla tortura... ma non si era mai ammalata nè aveva provato malesseri in vita sua, principalmente perchè umana non lo era del tutto. Longeva oltre ogni misura -tecnicamente immortale, se non per morte violenta- e priva delle necessità primarie dei comuni individui, era solitamente immune a certe cose.
    Magari la situazione sarebbe presto migliorata.
    Forse abituandosi a quello stato ne avrebbe sofferto di meno.

    Con enorme fatica Drusilia e Yoko riuscirono quindi a pedinare il loro bersaglio per un pò di tempo, finchè non giunsero in uno spazio aperto. Non potendo ovviamente proseguire, dovettero salire sui tetti delle strutture limitrofe per poi scendere al punto più vicino possibile senza usare alcun potere. Troppo alto, infatti, era il rischio di essere scoperti. Meglio non peggiorare le cose.

    « Signor Iblis, a nome dello staff le porgo il benvenuto...!
    Non vi aspettavamo con così tanto anticipo... Lo spettacolo non comincerà prima di stasera... »


    « Sì, lo so: scusate...!
    E' che oggi avevo una riunione che è finita prima, perciò...
    Sarebbe una seccatura se aspettassi l'inizio nella mia tribuna? »


    A parlare fu una voce profonda e suadente proveniente da un uomo -un demone- straordinariamente bello ed elegante. Alla sola vista non fu difficile capire per Drusilia in modo istintivo che fosse estremamente carismatico.
    Lanciò un'occhiata a Yoko, come ad accertarsi che anche lui stesse ascoltando: convenevoli a parte, forse avrebbero potuto scoprire qualcosa di utile per combatterli o almeno uscire da quel postaccio.

    « Intanto... le mando una delle ragazze a tenerle compagnia? »
    « Oh, non sarebbe male. Il lavoro in quest'ultimo periodo è davvero molto, e... è da tanto che non mi rilasso come si deve. »
    « Preferirebbe Selina o Azshara...? Sarebbero entrambe felicissime di rivederla. »

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    No, ok... parlavano seriamente?
    Certo, non che ritenesse strano per un circo di demoni assetati di sangue offrire anche servizio di prostituzione per i suoi ospiti fuori orario ma... era imbarazzante. Profondamente a disagio, l'Alfiere Errante si strinse fra le proprie braccia, rabbrividendo. Guardò Yoko come a chiedere aiuto ma, qualora si fosse girato, lei avrebbe immediatamente abbassato lo sguardo, arrossendo.
    Non si era mai sentita tranquilla nel gestire certe situazioni, ecco.

    Fu il rumore di una monetina a destarla da quello stato d'intimo imbarazzo, una specie di gettone che, rotolando, era finito ai piedi di Yoko a causa di una distrazione del Visconte Iblis. Bastò un solo attimo per raggiungere la piena consapevolezza di cosa stesse per accadere, lo stesso attimo che permise al panico di sostituire completamente il precedente disagio e sopprimere i suoi malori.

    « Vado a recuperarla... »
    « No. Lasciala dov'è. »

    Resa sempre più agitata dall'adrenalina, la Dama del Vento finì inconsapevolmente per irrigidirsi, pronta a scattare in qualunque momento al primo passo falso. Non era stupidità: sapeva che probabilmente non ce l'avrebbe fatta facilmente senza informazioni precise su di loro e che, in un certo senso, se l'avessero scovata sarebbe andato tutto al diavolo. Se si fossero avvicinati troppo, sarebbe stata lei ad attaccare per prima, così da garantirsi almeno l'effetto sorpresa.
    Ma così non fu.

    « E' solo un gettone per le attrazioni che ho scambiato alle biglietterie... chi lo troverà potrà farsi un giro gratis, e magari gli sarà d'aiuto. Tutti hanno bisogno di un colpo di fortuna, ogni tanto. »

    Momento di perplessità.
    Gli occhi smeraldini si sbarrarono, mentre inarcava lievemente il sopracciglio destro. Si voltò verso Yoko, confusa.
    Lo aveva fatto apposta?

    Mentre i demoni se ne andavano, la Dama del Vento tornò a fissare il gettone per terra: nonostante fosse molto vicina, retrocedette impercettibilmente e senza nemmeno accorgersene. Non le piacevano le monete, non da quando aveva visto cosa era accaduto alla Luna... e a Bess.
    Per non parlare del fatto che gliel'avesse data un loro nemico, almeno su carta. "Mai fidarsi dei demoni", dicevano sempre i suoi. E' vero, non erano molto credibili considerando le loro pratiche familiari... ma non credeva avessero torto su quell'affermazione.
    Quando fu sicura che Aren ed Iblis se ne fossero andati, si lasciò sfuggire un unico commento.

    -Potrebbe essere una trappola.



    Edited by Drusilia Galanodel - 3/9/2014, 01:09
     
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    Era certo che qualcosa non stesse andando per il verso giusto.
    Non dal loro punto di vista, per lo meno.
    Fu fin troppo facile riuscire a pedinare quell'individuo; surreale, pensò in quei momenti il Demone. Sebbene i suoi trascorsi da ladro l'avrebbero potuto aiutare nei loro spostamenti, era altrettanto certo che quel tizio mascherato stesse lasciando loro una finta libertà di movimento. Lui voleva essere seguito. Li aveva già notati nel nascondiglio precedente.

    « Signor Iblis, a nome dello staff le porgo il benvenuto...! »

    No, non aveva senso.
    Perché mai sarebbe stato interessato a lasciarsi seguire? Perché mai li avrebbe dovuti risparmiare dal massacro? Stava pensando troppo, doveva concentrarsi su ciò che stava accadendo intorno a loro.
    Erano soli, in quel momento. Due contro due, in uno spiazzale aperto e completamente desolato.
    Ne avrebbero dovuto approfittare?

    « Mi perdoni la domanda, ma... siete solo? »

    No... parlavano a voce troppo alta.
    Non riusciva a liberarsi di quella maledettissima convinzione.

    « I miei diavoletti sono qui in giro... Sa come sono a quell'età:
    vedono una città nuova, strade larghe, spazi aperti... e partono in esplorazione. »


    E forse era meglio così: in quelle condizioni difficilmente ce l'avrebbero fatta. Drusilia era debilitata, per tutta la durata dell'inseguimento il Magister si era premurato di supportarla, aiutandola ad ogni singolo spostamento.

    « Preferirebbe Selina o Azshara...? Sarebbero entrambe felicissime di rivederla. »

    Sarebbero dovuti restare sulla difensiva, senza esporsi ad inutili rischi sino a qua-

    uyiy_zpsba666cd7

    Incrociò per un istante lo sguardo della sua compagna, e vide le gote divampare d'improvviso d'un rosso acceso ed intensissimo. Solo quando la Dama si strinse fra le braccia dell'Elessedil quest'ultimo ne comprese la ragione; fu costretto a soffocare un sospiro di sollievo: temeva si trattasse di una qualche specie di attacco febbrile, o di un aggravamento delle sue già precarie condizioni...
    ...possibile che provasse ancora dell'imbarazzo nell'ascoltare discorsi di quella natura?!

    « Lascerò farlo alla sorte! »

    Sentì il corpo della sua amata irrigidirsi fra le proprie braccia, e la moneta tintinnò sino a comparire dinnanzi alle sue iridi dorate.

    « Vado a recuperarla... »

    Fu allora che la Volpe serrò nuovamente la sua presa, pronto a trattenere un'eventuale reazione della Dama del Vento; non dovevano rischiare, cercò di farle comprendere stringendola con forza.
    Li avrebbe ingannati, qualora si fosse reso necessario. Si sarebbe servito delle illusioni, avrebbe camuffato la loro presenza.

    « No. Lasciala dov'è. »

    Trattenne il respiro.

    « ...chi lo troverà potrà farsi un giro gratis, e magari gli sarà d'aiuto.
    Tutti hanno bisogno di un colpo di fortuna, ogni tanto. »


    Ciò che era un dubbio divenne infine una certezza.
    Lo sapevano: li avevano scoperti fin dall'inizio.
    Ed ora? Sarebbero dovuti uscire allo scoperto? Avrebbero dovuto combattere?

    « Beh, andiamo: non vedo l'ora di mettermi comodo! »
    « Naturalmente, Signore. Da questa parte. »

    « ... »

    Rimasero immobili ed in perfetto silenzio sino a quando non furono certi che i due individui si fossero realmente allontanati.

    -Potrebbe essere una trappola.

    Solo allora la Volpe rilasciò la presa sulla sua compagna. L'espressione visibilmente spaesata, lo sguardo rivolto alla monetina abbandonata dinnanzi ai loro piedi.

    « Probabilmente lo è. »

    Le fece eco, con aria sempre più assorta e pensierosa.

    « Ma non riesco a comprenderne il motivo: perché lasciarsi pedinare? »

    Restava valida l'ipotesi che fossero veramente passati inosservati, ma... stentava talmente tanto a crederci che non considerò nemmeno di presentarla come condizione valida alla sua amata.

    « Emana un'energia magica, ma non riesco ad identificarne la natura. »

    Non sembrava ostile, ma non avrebbe potuto garantire nemmeno il contrario.
    Che cosa avrebbero dovuto fare?

    « ... »

    Non avevano molte scelte:

    « Correrò io il rischio. »

    Esordì infine, rivolgendosi con aria risoluta verso il suo Alfiere.

    « Siamo in trappola, facciamo parte del loro gioco. »

    Sapeva che non sarebbe stata d'accordo, ma...

    « Se avvertirò un qualsiasi tipo di minaccia la getterò il più lontano possibile. »

    Quello era il massimo che avrebbero potuto fare.
    Per il momento.
    Qualora lei avesse infine acconsentito, il Demone avrebbe infine raccolto la monetina.

    Percezione Magica
    La magia è ben più che una passione per la Volpe. Pochi possono vantare una conoscenza così premurosamente approfondita, al punto da riuscire ad individuarla con una naturalità disarmante.
    Peculiarità del demone-argentato è infatti quella di essere in grado di percepire la presenza di trame magiche (relative ad incanti od oggetti incantati) entro un raggio di 30 metri.
    Oltre a questo, sarà in grado di definirne la classe di appartenenza (sia essa un'evocazione, un'illusione, di natura elementale e via dicendo).
     
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    Lunghi istanti passarono prima che l'eco dei passi del Demone e del Mimo -accresciuto dal silenzio desolante della città deserta- si spegnesse in lontananza, restituendo agli Innamorati il velo lascivo eppure odioso di un silenzio pesante come un sudario, e mentre due paia di occhi -d'oro e di smeraldo- indugiavano sull'argento della moneta abbandonata al suolo, mille pensieri -ipotesi, congetture e paure- scuotevano la mente e il cuore dei due.

    -Potrebbe essere una trappola.
    suggerì la Dama, indietreggiando istintivamente di un passo

    « Probabilmente lo è. »
    assentì la Volpe, sciogliendo l'abbraccio in cui si erano stretti
    « Ma non riesco a comprenderne il motivo: perché lasciarsi pedinare? »

    Quella domanda, come molte altre, sarebbe rimasta per il momento insoluta; dopotutto, nella situazione in cui si trovavano incastrati non c'era modo per discernere se quella sensazione fosse stata un'intuizione geniale o piuttosto uno spettro della paranoia: ogni teoria era buona quanto l'altra, pertanto, il senso pratico imponeva di prendere in considerazione sempre lo scenario peggiore, così da essere preparati a tutto. La questione più concreta e immediata era decidere cosa fare di quel “gettone per le giostre”.

    « Emana un'energia magica, ma non riesco ad identificarne la natura. »
    constatò Yoko, percependo il potere latente di quel dischetto di metallo
    « Correrò io il rischio. Siamo in trappola, facciamo parte del loro gioco.
    Se avvertirò un qualsiasi tipo di minaccia la getterò il più lontano possibile. »


    Raccolto l'oggetto, la coppia rimase per qualche momento sul sagrato del Mausoleo, interrogandosi con lo sguardo su cosa fare da lì in avanti, ma prima che potessero giungere ad una conclusione, un rumore distante reclamò la loro attenzione, spingendoli a tendere le orecchie: dapprima flebili, poi sempre più nitidi man mano che si avvicinavano, tonfi cadenzati di piedi in marcia preannunciarono l'arrivo di uno squadrone degli stessi mostriciattoli che avevano accompagnato Aren nei rastrellamenti.

    Erano molto numerosi e di grossa taglia, localizzati in diversi gruppetti che convergevano all'interno della piazza dalle diverse strade che vi si immettevano: probabilmente erano stati di ronda, eppure restava oscuro il motivo per cui si stessero radunando nello spiazzo, e... sarebbe stato di certo interessante intrattenersi per scoprirlo, ma poiché affrontarli non sarebbe stato facile nemmeno in circostanze normali -figurarsi in un consesso dove non potevano permettersi di sprecare energie preziose-, il non dare nell'occhio era un imperativo prioritario.

    Se fossero rimasti lì avrebbero finito per restare intrappolati; se avessero cercato a ritroso la via dei tetti, qualcuno li avrebbe visti levarsi in volo, e così... seguire cautamente le mura fino al retro del Mausoleo si profilò come una buona prospettiva; quello che trovarono proseguendo da quella parte, fiancheggiando le colonne del portico scolpito, fu il malinconico eppur suggestivo paesaggio del cimitero confinante, dal cui verde giardino al di là dei cancelli si ergevano lapidi di roccia, croci di marmo, splendidi angeli di pietra...


    jpg

    ...e un uomo, in piedi davanti a una tomba. Colti di sorpresa alla vista di qualcuno, il primo impulso fu quello di nascondersi acquattandosi all'istante dietro al muretto divisorio che recintava il suolo consacrato, e bastò loro uno scambio di sguardi per ritrovare il sangue freddo e tornare a mettere sotto controllo l'accesso di adrenalina; la prima cosa da fare era sincerarsi che il figuro non li avesse notati, così da farsi almeno un'idea della situazione in cui erano, e fu per questo che -muovendosi con la massima cautela- si arrischiarono a sbirciare dal loro riparo di mattoni e ferro battuto.

    jpgAnche stavolta li separavano alcuni metri, eppure -da quella angolazione- la prima cosa che il Magister e l'Alfiere videro di lui fu il suo sgargiante vestiario: d'altronde, la vaporosa mantella bianca che indossava sarebbe saltata all'occhio anche ad un cieco, così come vistosi erano anche gli stivali rosa brunito -e con la punta un po' arricciata- che spuntavano al di sotto... ma quei dettagli erano poca cosa se paragonati al voluminoso candido cilindro -decorato con una treccia di nastri rosa e pervinca- che gli sormontava il capo. Per non parlare dell'ombrello di tela rosa -e con l'impugnatura a guisa di cono gelato trigusto- che teneva aperto sopra la testa nonostante non ci fosse pioggia, e su cui un sarto davvero incapace doveva aver applicato con cuciture goffe e sgraziate delle toppe di stoffa raffiguranti una ciambella, un cupcake e altri dolci.

    Nonostante tutto ciò che indossasse fosse oggettivamente pacchiano in maniera indifendibile, quel tipo così bislacco esprimeva paradossalmente una certa raffinatezza -forse perché quel completo e quei colori si armonizzavano bene con i suoi capelli viola-, ma... ciò che contava davvero era che -fortunatamente per loro- sembrava non essersi minimamente accorto della coppia di Laputa: se ne stava lì in piedi, in silenzio, con lo sguardo fisso sulla lapide e l'aria assorta, e probabilmente così sarebbe rimasto se una melodia in crescendo non lo avesse riportato indietro da chissà quali pensieri.

    L'uomo in bianco si riebbe con un sussulto, appoggiò l'asta dell'ombrello su una spalla, e mentre la mano così liberata scivolava a ghermirgli il mento e il pizzetto caprino, l'altra si infilò in una delle tasche: ne estrasse un cellulare -ovviamente rosa- da cui ciondolavano tintinnando un gran numero di portachiavi, campanelli, pupazzetti e pendenti... insomma, tutto quel genere di cose che ci si aspetterebbe di vedere appeso al telefono
    di una ragazzina modaiola, non certo a quello di un uomo fatto.

    « Buongiorno. ★ »
    esordì composto e gioviale, con una voce roca modulata per essere cordiale
    « Sì, lo so: non me lo sono dimenticato... Tranquillizzali, no?
    Per montare le infrastutture ci vuole un attimo. »

    proseguì dopo un momento, certamente in risposta al suo ipotetico interlocutore
    « Beh, digli che mi sto vestendo e non sono ancora uscito di casa,
    che arriverò a Kisnoth non appena sarò pronto. »


    Davanti a quell'ultima evidente bugia, a giudicare da come il figuro si affrettò ad allontanare il ricevitore dall'orecchio, dall'altra parte dell'apparecchio dovette provenire qualche animata protesta, ma dal momento che la cosa non doveva interessargli granché, fu con un sorriso mefistofelico e divertito che si affrettò a chiudere quella comunicazione.

    « Adesso ho da fare: ci vediamo dopo, come d'accordo.
    E non richiamarmi. »


    « ...ASPETTI, LORD SAAAAMAEEEEEL....!!! »

    L'urlo lagnoso e disperato che si sprigionò all'altro capo del telefono fu talmente potente da giungere -flebile nel silenzio del cimitero- persino alle orecchie dell'Angelo e del Demone nascosti poco lontano... ma la cosa non smosse naturalmente il cuore di quel tale, che pigiò il bottoncino per riagganciare senza il benché minimo scrupolo o rimorso; poi, lo sconosciuto lasciò scivolare nuovamente l'apparecchio dalla mano guantata di lilla all'interno della tasca, e contemporaneamente ne estrasse qualcosa -qualcosa di piccolo- che produsse un tintinnio argentino quando -cadendo- colpì l'altarino di marmo che custodiva il sepolcro.

    jpg
    « “Dacché di conoscer chiedi qual vento mai per queste plaghe spiri,
    poiché buon viso -di solito- hai fatto a questo mio ricomparirti innanzi...

    eccomi dunque anch'io fra la masnada.” »


    Un sospiro vacuo evase dalle sue labbra come a fargli coraggio, ponendo fine a quei versi recitati a sé stesso in un mormorio della voce impostata, da commediante; poi, si raddrizzò la visiera del cilindro con un tocco della mancina, e si voltò per allontanarsi da quel luogo, svanendo tra le lapidi.

     
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    Le rassicurazione dell'amato non la convinsero del tutto. Questo perchè consapevole dell'esistenza di un potere in grado di minacciare seriamente gli Arcani e che era strettamente legato a delle monete. Kora ne aveva fatto le spese per prima; legata da un sortilegio di un uomo spregevole, si era poi chiusa nella Curtis per anni senza che nessuno potesse anche solo sospettare di ciò che le era davvero accaduto. Se Drusilia poteva dire di esser riuscita a scoprire qualcosa sulla Luna, era stato principalmente grazie a Bess: con i suoi poteri l'aveva guidata in ricordi orrendi, così da aprirle finalmente gli occhi. In quel mosaico di informazioni parziali e rimembranze distorte erano tuttavia ancora in molti i punti oscuri, ma almeno ora poteva vedere l'inizio della strada da percorrere per salvare i propri fratelli dalla disfatta.

    « Correrò io il rischio. Siamo in trappola, facciamo parte del loro gioco.
    Se avvertirò un qualsiasi tipo di minaccia la getterò il più lontano possibile. »


    Storse le labbra, poco convinta che lanciarla via fosse davvero servito in caso di sorprese indesiderate. Fatto stava, però, che si trattava di un'altra moneta, profondamente diversa da quella maledetta; appariva come un gettone da giostra ed emanava aura magica non abbastanza negativa da far insospettire Yoko. La moneta di Kora, invece, emanava brutte vibrazioni: gliel'aveva detto Desdemona.
    Sospirò, annuendo con aria afflitta.

    "Perchè lasciarsi seguire?" si era poi domandato Yoko. Le alternative non erano molte: Iblis poteva essere un alleato, ed in quel caso il loro era stato davvero un colpo di fortuna. Sapeva per cultura personale che, nonostante la rigidità delle demonarchie, i componenti erano soliti per natura andare in conflitto fra loro e pestarsi i piedi giocando con i mortali, quindi era possibile non incontrarli sempre come avversari diretti. Oppure, molto più probabile, quello della moneta non era altro che un demone capriccioso che preferiva nutrire di speranze le sue prede, prima di distruggerle. Non si sarebbe stupita di una cosa simile -anzi- avrebbe trovato l'ipotesi abbastanza realistica.
    Maledizione.

    La Dama del Vento chiuse gli occhi, respirando profondamente, ma non fece in tempo a massaggiarsi le tempie che giunse un nuovo problema ad accavallarsi a quelli esistenti. Non seppe dire con certezza di cosa esattamente si trattasse, ma suppose fosse un gruppo di ronda nemico: sta di fatto che li mancarono per un soffio, aggirando il mausoleo e giungendo ad un cimitero all'aperto fatto di lapidi, croci, angeli di pietra... ed una strana presenza.

    Si nascosero nuovamente, spaventati.
    Drusilia maledì la sua condizione: non temeva il nemico, ma portare un figlio in grembo e l'amato al proprio fianco non era esattamente l'ideale per dare il meglio di sè; la Dama del Vento era un'abilissima combattente... ma un pò lunatica e folle. O meglio, era proprio il suo pensiero laterale a darle quel tocco di imprevedibilità che la rendeva così pericolosa. Il peso delle responsabilità, invece, non le permetteva nulla di tutto ciò: doveva pensare alla sua famiglia. Al figlio che portava in grembo ed all'uomo che sarebbe morto pur di tenerla in salvo. Se fosse caduta in quella circostanza, inoltre, non avrebbe salvato un bel niente.
    Quindi doveva essere prudente e non farsi prendere da idee strane.

    « Buongiorno. ★
    Sì, lo so: non me lo sono dimenticato... Tranquillizzali, no?
    Per montare le infrastutture ci vuole un attimo. »


    La voce di quell'essere la riportò alla realtà, inducendola a tendere bene le orecchie.
    Infrastrutture? Cosa dovevano montare?

    « Beh, digli che mi sto vestendo e non sono ancora uscito di casa,
    che arriverò a Kisnoth non appena sarò pronto.
    Adesso ho da fare: ci vediamo dopo, come d'accordo.
    E non richiamarmi. »


    Bugiardo.
    Mentiva, ma perchè? Non voleva che sapessero che si trovava lì? Per quale ragione? Oppure, semplicemente, era un amante della privacy? Fissò a lungo l'abito pacchiano oltre ogni limite e si convinse che no, probabilmente si trattava di un egocentrico o qualcosa di simile. Magari era un bugiardo cronico.

    « “Dacché di conoscer chiedi qual vento mai per queste plaghe spiri,
    poiché buon viso -di solito- hai fatto a questo mio ricomparirti innanzi...

    eccomi dunque anch'io fra la masnada.” »


    Lo fissò perplessa, notandolo lasciar cadere qualcosa sulla lapide che fissava da un pò di tempo. Poi se ne andò verso chissà dove e, francamente, Drusilia si scoprì sorprendentemente disinteressata alla cosa. Sbuffò scocciata, ma la mano dell'amato le pungolò il braccio e, quando l'Alfiere si voltò, finì per scontrarsi sull'espressione smarrita di una volpe che non aveva evidentemente capito nulla di quel discorso.
    -Credo sia una poesia o qualcosa di simile- disse semplicemente, facendo spallucce. -“Dato che chiedi di conoscere quale vento spiri mai su queste terre, poiché buon viso -di solito- hai fatto a questo mio ricomparirti innanzi... eccomi dunque anch'io fra la gente di malaffare.”

    Drusilia Galanodel poteva vantare una cultura abbastanza vasta grazie agli insegnamenti di Arthur, quindi era in grado di tradurre in linguaggio più comune quei versetti. La traduzione era quella, non c'era altro da aggiungere.
    Però ebbe la sensazione che qualcosa di importante le stesse sfuggendo.

    -Voglio vedere cosa ha lasciato sulla lapide... e cosa c'è scritto sopra.

    Non che fosse una che amava farsi gli affari degli altri, ma in un ambiente ostile ogni dettaglio era prezioso.

     
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    Comprese l'espressione di disaccordo di Drusilia, condivideva il suo stesso identico scetticismo: se si fosse offerta lei per afferrare la moneta avrebbe brontolato infinitamente di più.
    La verità è che non avevano scelta: se si fosse trattato di una trappola, beh... non avrebbe peggiorato di molto la loro già pessima posizione. Ma se si fosse trattato di un qualche aiuto, sarebbe stato ancor più rischioso privarsene per un timore al momento infondato.
    Faticava lui stesso ad autoconvincersi con quelle ragioni.

    Fu il rumore di una marcia, d'improvviso, ad interrompere i pensieri della coppia; un esercito, probabilmente che convergeva da ogni strada verso la piazza dove il duo si era rifugiato.
    Possibile che un arsenale di creature di quella natura potesse muoversi senza alcuna preoccupazione dentro il Pentauron? Il Presidio di Lord Aeon in persona?
    Si sarebbe aspettato l'intervento delle forze alleate -non necessariamente Laputensi- nel giro di pochissimi minuti, ma...

    « Sul retro »

    Si rivolse alla Dama del Vento a bassa voce, indicandogli la sola strada che avrebbero potuto percorrere in quel frangente: la fuga, ancora una volta. La disparità numerica rafforzò la convinzione che non avrebbero potuto fare niente sino a quando qualcuno non sarebbe stato in grado di fare breccia nella barriera.
    Confidando che non sarebbe stato troppo tardi, chiaramente.

    « Buongiorno. ★ »

    Gli sarebbe piaciuto dire di aver notato la presenza di quell'individuo solo nel momento in cui aveva avvertito la sua voce.
    Ma avrebbe mentito spudoratamente.
    La pacchianità di quel figuro era talmente forte che avrebbe potuto associare un colore persino alla sua voce.
    Viola, pensò. In perfetto allineamento con gli altri colori sgargianti.

    « Sì, lo so: non me lo sono dimenticato... Tranquillizzali, no?
    Per montare le infrastutture ci vuole un attimo. »


    Era certo che si sarebbe dovuto interessare a quel che era la conversazione, ma le ciambelle, i cupcake e gli stivali rosa catturavano le attenzioni più di ogni altra prima donna.

    « Beh, digli che mi sto vestendo e non sono ancora uscito di casa,
    che arriverò a Kisnoth non appena sarò pronto.
    Adesso ho da fare: ci vediamo dopo, come d'accordo.
    E non richiamarmi. »


    Certo era che quell'individuo non rappresentava l'ultimo degli arrivati. Non un ospite, pensò, probabilmente un organizzatore.
    Infrastrutture...
    Per che cosa?

    « “Dacché di conoscer chiedi qual vento mai per queste plaghe spiri,
    poiché buon viso -di solito- hai fatto a questo mio ricomparirti innanzi...
    eccomi dunque anch'io fra la masnada.” »


    yokoespr_zpsd22d9d4d

    Seguì un momento di silenzio.
    Che si prolungò per diverso tempo anche quando quell'accozzaglia di cose colorate decise finalmente di allontanarsi dal cimitero.
    Cosa... aveva detto?
    La più spontanea delle reazioni fu andare a ricercare con lo sguardo lo smeraldo della sua amata. Con la convinzione di trovare anche in essa la stessa identica confusione.
    Cosa che non accadde.
    Era concentrata, anzi, probabilmente pensierosa riguardo quell'affermazione.

    « Ehm.. »

    Era un Magister, questo era vero.
    Ed aveva anche speso parecchi anni a consultare la biblioteca degli Elessedil.
    Ma si trattava pur sempre di faccende di natura puramente magica, non certo letteraria!

    -“Dato che chiedi di conoscere quale vento spiri mai su queste terre, poiché buon viso -di solito- hai fatto a questo mio ricomparirti innanzi... eccomi dunque anch'io fra la gente di malaffare.”

    « Oh. »

    Non aveva capito nemmeno quello.
    Questa volta però confinò quella constatazione nella propria testa.

    -Voglio vedere cosa ha lasciato sulla lapide... e cosa c'è scritto sopra.

    Su questo aspetto, per lo meno, poteva dire la sua.
    Avevano avvertito un tintinnio, al termina della poesia; si sincerò che non vi fosse nessun altro individuo nei paraggi, prima di assecondare la richiesta della sua compagna.

    « Andiamo. »

    Che si trattasse ancora una volta di una moneta?

     
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    Con dubbi e perplessità nella mente, che gravitavano attorno allo stornello sciorinato dallo strano uomo vestito di bianco, la coppia decise di arrischiarsi fuori dal proprio nascondiglio al riparo del muretto di mattoni che costeggiava il cimitero... all'inseguimento di un'intuizione della Dama del Vento.

    -Voglio vedere cosa ha lasciato sulla lapide... e cosa c'è scritto sopra.

    « Andiamo. »

    Scavalcare la cancellata di ferro battuto non fu difficile, e calarsi dall'altra parte richiese appena un po' di attenzione; particolare (e pertanto degno di nota), fu tuttavia notare come -non appena oltrepassato quel limite- la terra consacrata desse sollievo al malessere dell'Angelo e trasmettesse un certo disagio al Demone... insieme alla strana sensazione di sentirsi osservato: doveva essere di certo solo una suggestione dell'adrenalina e dello stress di quelle circostanze, ma la Kitsune avrebbe quasi potuto scommettere che -mentre non le stava guardando- le statue di pietra lo fissassero di nascosto.

    jpgjpgParanoia a parte (ammesso che solo di quello si trattasse), muoversi per il camposanto fu tutt'altro che difficile: la vegetazione era forse un pochino più rigogliosa e selvaggia di quanto si competesse ad un ambiente urbano -evidentemente, lasciata a sé stessa per lunghi periodi dell'anno-, ma i sentieri che si snodavano tra croci, catafalchi e tempietti erano visibili e ben tenuti, e le tombe -pur nella loro eterogeneità- erano più o meno tutte conservate in un buono stato; più complicato fu, invece, identificare la lapide giusta in mezzo a quelle schierate... ma il colpo d'occhio di Drusilia si rivelò risolutivo nel venire a capo di quel mistero.

    Le erbacce attorno a quel tumulo in particolare erano molto alte e folte, segno che non doveva godere di molte attenzioni né aver ricevuto troppe visite in tempi recenti, e sebbene le incisioni nella pietra fossero ormai in parte erose e i loro contorni fin troppo smussati dal passare del tempo, una volta rimosso alla meglio lo strato di muschio fu possibile indovinare la forma delle singole lettere e mettere insieme il nome del defunto che vi era stato sepolto chissà quanto tempo prima.


    Maya Rowansky: così recitava la lapide. Un nome sconosciuto, per l'Alfiere ed il Magister, ma -dopotutto- cosa potevano aspettarsi di trovare nel cimitero di una città che non era la loro? Nella speranza di ricavare dall'oggetto lasciato da quel figuro stravagante qualche altro indizio che potesse essere più illuminante o utile, i due dovettero cercarlo a tentoni in mezzo alle piante spontanee... e tra un brivido di ribrezzo dovuto qualche insetto svolazzante o strisciante, e il rinvenimento di chincaglieria come pezzi di vetro e tappi di bottiglia, fu la mano della Dama a sfiorare l'unico elemento estraneo a quel paesaggio.

    Le dita affusolate di Drusilia si schiusero sui contorni sottili di un freddo fiore di metallo: un'ispezione dello sguardo smeraldino le rivelò che doveva trattarsi di una sorta di fermaglio per capelli, di spilla o comunque qualche piccolo ornamento... e sebbene neppure i sensi di Yoko rivelassero alcuna particolarità alla sua percezione magica, la donna avrebbe sentito impresso su di esso un
    qualcosa -una specie di vibrazione- che non le lasciava alcun dubbio sulla preziosità dell'oggetto. Un valore non venale, ma affettivo.

    Un improvviso fruscio tra le fronde che circondavano il piedistallo di una vicina statua li riscosse entrambi dai loro pensieri, interrompendo la contemplazione del reperto e riportandoli alla contingente realtà della loro situazione, e anche se non si trattava di nulla più che un serpentello -di certo spaventato più di loro da tutto il movimento di quel giorno-, gli servì a ricordare quanto esposti fossero in quella posizione; forse, per quanto poco quell'atmosfera potesse andare a genio alla Volpe, trovare rifugio dentro il sacrario non sarebbe stata un'idea tanto malvagia...
    Dopotutto, era solo fino all'arrivo dei rinforzi.

     
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    Non appena lo sconosciuto se ne fu andato, entrambi oltrepassarono lentamente la cancellata che li separava da quella terra consacrata. Non era eccessivamente complicato, considerando la preparazione atletica della Dama del Vento -retaggio di una vita trascorsa a fuggire e combattere- tuttavia la lasciò sorpresa la premura con cui Yoko l'aiutò in ogni singolo movimento.
    Che fosse il suo stato di malessere a preoccuparlo?
    Oppure l'idea che suo figlio giaceva ora nel grembo dell'Alfiere?

    Arrossì, la bella Drusilia, tenendogli la mano e distogliendo lo sguardo dagli occhi del Magister. Riteneva che la situazione fosse quantomai inopportuna per il romanticismo, ma l'apprensione sul volto del Demone non lo sfigurava, piuttosto lo illuminava di una irradiante bellezza. Qualcosa di unico ed irripetibile, l'unica malia in grado di imbrigliare il cuore dell'Amore stesso e farlo completamente suo.
    Nell'insondabilità della sua mente, Drusilia si trovò a pensare che -finchè lui fosse rimasto con lei- sarebbe stata certamente la donna più fortunata e felice del mondo.

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    Giunti alla lapide, la Dama del Vento non perse tempo a guardarsi intorno o pensare, piuttosto si inginocchiò e prese a grattar via dalla pietra tutto ciò che nascondesse l'identità del proprietario.
    "Maya Rowansky", un nome anonimo, se non del tutto sconosciuto. Drusilia sospirò demoralizzata, come se si aspettasse davvero una qualche rivelazione. Giunse però d'un tratto una nuova scintilla ad illuminare il suo sguardo, dunque iniziò a cercare fra la sterpaglia l'oggetto buttato via da quell'essere che -supponeva- fosse loro nemico, data la situazione.

    Si trattava di un fiore di metallo, forse un fermaglio per capelli. Probabilmente era un'idea stupida, ma pensò che appartenesse alla defunta.
    Sollevò il braccio, attenta a mantenere il monile sul palmo così da mostrarlo a Yoko. Quando ebbe la certezza che non fosse un oggetto magico, iniziò a fissarlo senza un'apparente ragione. Non era altro che un oggettino senza alcun potere e valore... ma qualcosa dentro di lei le diede l'idea che fosse importante.
    Non voleva che una cosa così preziosa fosse lasciata al nulla, a qualche metro di distanza su di un cadavere che non avrebbe potuto raggiungerla. Lo trovava triste. Per questo lo prese e lo indossò: puntellando sulla clip con le dita affusolate, riuscì ad agganciarla alla veste. Sul cuore.
    Chiuse gli occhi e sorrise.

    -E' strano... ma in questo posto mi sento meglio.

    Non mentiva.
    La nausea, il malessere e lo sguardo offuscato erano scomparsi, e quella piccola isola di pace riuscì a darle un sollievo che non osava più sperare. Forse, in tutto quell'orrore, qualcosa di buono poteva ancora sopravvivere.
    Forse non era ancora stata pronunciata l'ultima sentenza per quei luoghi.
    Forse quello non era il vero Inferno.
    Forse... no. Quella parola non aveva ragione di esistere.

    Nessun dubbio.
    Era lì per cambiare le cose.

     
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    L'ingresso nel cimitero non si rivelò particolarmente complicato: fu sufficiente scavalcare il cancello di ferro per riscoprirsi separati dal mondo circostante. Un gioco da ragazzi, vista l'agilità del Demone; si sincerò tuttavia di supportare in ogni singolo passo la sua compagna: l'aiutò ad arrampicarsi prima, invitandola a fare leva sul proprio corpo, e l'accompagnò infine con estrema gentilezza anche nella sua discesa.
    Vederla arrossire per quel gesto strappò lui un sorriso imbarazzato; era convinto che l'avrebbe infastidita, esagerando con tutte quelle premure.
    Forse avrebbe dovuto farlo più spesso, si ritrovò invece a pensare un po' colpevole.

    Barcollò.
    Nel momento in cui allungò il passo nel tentativo di raggiungere Drusilia, che nel frattempo era avanzata molto più spedita del solito, avvertì un giramento alla testa.
    E, d'improvviso, un disagio opprimente.
    Non erano soli, in quel cimitero. Qualcuno li stava osservando, pensò mentre allertava al massimo ogni sua singola percezione; avrebbe giurato che qualcuno fosse nascosto all'interno di quel loro stesso recinto, pronto ad assalirli da un momento all'altro.
    Le iridi dorate si spostarono immediatamente verso il Gran Maestro, intenta con noncuranza a frugare nell'erba alla ricerca probabilmente dell'oggetto abbandonato; sembrava... tranquilla. Nessun turbamento, nessun allarmismo.
    Se ci fosse stato qualcuno nei paraggi lei se ne sarebbe certamente accorta per prima.
    Approfittò di quel momento per indagare ancora con lo sguardo nel paesaggio circostante, riscontrando con un certo scetticismo -per l'ennesima volta- una calma disarmante.
    Era colpa dello stato d'ansia?

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    Annuì in direzione della Dama quando ella mostrò vittoriosa una spilla fra le proprie mani: aveva trovato la fonte di quel rumore metallico. Non una moneta, questa volta.
    Ci mise qualche secondo per comprendere che stesse attendendo un suo responso magico.

    « E' tutto apposto. »

    Si limitò a dire, ostentando una compostezza che in quel momento non gli apparteneva.
    Non riusciva a non distogliere lo sguardo da quelle lapidi per più di un secondo.

    -E' strano... ma in questo posto mi sento meglio.

    Furono le parole della sua amata tuttavia a far rinsavire la lucidità del Demone.

    « Sul serio? »

    Per un istante pensò che stesse cercando di mentirgli, forse per aiutarlo a tranquillizzarsi. Sarebbe stato difficile non notare l'agitazione che corrodeva mente e corpo del Magister in quei frangenti; eppure la luce irradiata dalla sua compagna aveva ripreso a brillare d'una intensità viva e confortante.
    Che non si trattasse di una casualità? Le loro condizioni si erano invertite, una volta entrati in quel cimitero.

    « Meglio così... »

    Si sforzò di sorriderle per rincuorarla, mentre piegandosi sulle proprie gambe andava ad accomodarsi con il corpo sopra un ciuffo d'erba lì vicino.

    « Restiamo un po' quì, allora. E' un buon rifugio, potrai recuperare con calma le tue forze »

    Sarebbe andato bene così, pensò: avrebbero potuto attendere i soccorsi nascosti lì dentro.
    Non era un problema, lui l'avrebbe sopportato in silenzio.
    Le condizioni fisiche della sua amata e del loro bambino avevano la priorità assoluta su qualunque altra cosa.

    « E' una spilla? »

    Solo allora si rese conto che l'oggetto incriminato era stato indossato dalla Dama del Vento sopra i propri vestiti. Le avrebbe chiesto le ragioni, in condizioni normali, ma con i pensieri fastidiosamente offuscati riuscì a focalizzarsi unicamente sulla loro posizione.

    « Pensi che sia una buona idea tenerla? »

    Avrebbe voluto dirle che le stava bene indosso.
    Una rosa, le donava.
    Ma non sapeva se la cosa avrebbe comportato un rischio.
    Cosa ne avrebbero dovuto fare?



    Edited by Silver Shadow - 20/9/2014, 02:16
     
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    Spaventato dalle presenze che avevano invaso anche quell'angolino tranquillo -forse l'ultimo rimasto in una città del tutto impazzita-, strisciò via in mezzo all'erba alta, costeggiando l'edificio e raggiungendo un'altra area del muretto con tutto l'intento di acciambellarsi sulle sue spire -magari al riparo di qualche bel sasso ancora arroventato dal sole della mattinata- e schiacciare un pisolino lungo... beh: se avesse potuto scegliere,
    avrebbe volentieri dormito per sempre.

    Ma non poteva scegliere, per questo -non appena varcato il perimetro del terreno consacrato, la voce del Padrone risuonò suadente nella sua testolina a punta di freccia, e l'animaletto non seppe costringersi ad ignorarne il richiamo: saettò la linguetta biforcuta un paio di volte, per saggiare l'aria, poi scivolò pigramente per le vie deserte, serpeggiando sinuoso tra cadaveri ed effetti personali abbandonati nella fuga o durante i rastrellamenti, stando attento a non finire in mezzo al fango o alle larghe pozzanghere rosse in cui ogni tanto si imbatteva.

    jpg
    « Eccoti qua, Polly...! Si può sapere dov'eri finito? »

    Giunto a destinazione, il suo Signore lo apostrofò con quel quesito... ma, non essendo in quella forma dotato di una bocca connessa ad un apparato fonatorio funzionante, si risparmiò anche solo lo sforzo di provare a rispondere; dopotutto, era solo una domanda retorica: non gli importava davvero.

    « Dobbiamo tirarci a lucido per questa sera... »

    Lentamente, proseguì verso un paio di eleganti calzature nere -parzialmente nascoste dai drappi neri di una lunga gonna-, e quando una mano candida tese il palmo verso di lui -così da offrirgli in braccio per arrampicarsi-, l'aspide vi si avvinghiò con familiarità, iniziando a risalire verso la spalla esile, il collo sottile, i corti capelli di un rosso sanguigno -sormontati da un bizzarro copricapo-, e il viso bianco di cerone, fissando di rimando due occhi cerulei, cerchiati dal disegno nero di un trucco pesante.

    jpg
    « Finalmente, il momento che aspettiamo da tanto a lungo è giunto. »
    argomentò, vezzeggiando il famiglio con dita affusolate ed unghie laccate di nero
    « ...perciò, ora dovrebbe proprio smettere di giocare e andare a prepararsi,
    Signorino Rubicant. »


    Lo sguardo ceruleo del Pierrot si posò sul giovanotto che le dava le spalle, qualche metro più in là: alto e slanciato, quello si riavviò con nonchalance i lunghi capelli rossi come il sangue di una ferita fresca (come quelle sul corpo dell'omone legato ad un palo davanti a lui, dalla cui pelle flaccida erano state asportate intere sezioni di carne), e poi ripulì la lama irregolare di Scorticante -il suo compagno di merende- su di un lembo degli abiti della sua vittima – abiti che, prima, dovevano essere stati molto pregiati e costosi.

    « Eddai, Porcellana... »
    cominciò il Dolore, col tono lamentoso di un bambino in vena di capricci
    « ...ancora cinque minuti. »

    jpgjpgA quella richiesta fece seguito un profondo e paziente sospiro; il Vermiglio era rimasto quiescente fin troppo a lungo per i suoi rinomati standard di spirito collerico, e si era attenuto al disegno con una precisione e una meticolosità che la Farfalla Blu non avrebbe creduto possibile pur avendolo spontaneamente richiesto come proprio socio.

    « ...e va bene. Dopotutto, non vedo perché no:
    se lo è meritato. »

    concesse il Cappellaio, con tono condiscendente e un'alzata di spalle
    « Ma la prego di non metterci troppo:
    alla Prima sarà presente anche il Signor S., dicono... »

    proseguì il pagliaccio, arricciando un po' il naso nel pronunciare quel nome
    « ...perciò, scegliere cosa mettermi per la serata sarà più complicato: sarebbe imbarazzante se ci confondessero di nuovo. »

    In risposta all'ordine mentale del suo padrone, il rettile percorse nuovamente la manica della sua giacca, e quando la testolina raggiunse il palmo, la mano del Pierrot si chiuse in un pugno, generando una luce che percorse tutto il corpo della creaturina, facendola svanire nel nulla e spedendola per direttissima alla tribuna prenotata per loro: in fondo, non c'era ragione che aspettassero entrambi i comodi dell'Amante.

    Il signore del Pozzo di Norimberga, invece, rimase assorto per qualche momento ancora nei propri pensieri, contemplando con occhi di rubino la paura più assoluta che aveva reso vitreo ed assente lo sguardo del suo giocattolo: era stato un uomo potente in quella città, grande e grosso, sia fisicamente che socialmente... ed era per questo che lo aveva salvato dai rastrellamenti, traendolo in inganno e spacciandosi per il suo salvatore - un benefattore che lo avrebbe condotto via da quell'inferno. Così, aveva potuto infliggergli la sua più generosa lezione di umiltà, perché non importa quanto sei ricco o importante:
    per il Dolore, erano tutti uguali.

    Ma, al momento, non era mica su quello
    che vertevano le profonde riflessioni del Vermiglio.


    jpg
    « ...potresti tornare ad indossare la tua divisa, per l'occasione. »
    propose il fulvo, congedando il tomo e accendendosi una sigaretta
    « Un reggicalze e un cappello... come ai vecchi tempi. »

    Dense volute di fumo sublimarono pigramente nell'aria.

     
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