Augustus sembrava scosso e in qualche modo irritato dalla presenza di Ghanrci. Cercava di nascondere una certa espressione di disappunto, ma era talmente evidente che neppure una maschera sul volto del burocrate sarebbe riuscita ad occultarla del tutto. Karakuriki guardò il servo, dopo che il collega studioso aveva portato sul tavolo un’ ottima tesi sulla bontà dell’ uomo. Il due gambe stava per rispondergli per le rime, quando il suo stesso Re lo rimandò sul loro pianeta d’ origine. Guardò con aria sconsolata il tavolino e lo ripulì dal suo sangue:
”Scusami, ma i goblin non saranno mai in grado di perdonare gli umani. Gli hanno fatto vivere troppi orrori in guerra.”
Karakuriki sospirò e guardò colui che veniva da un’ isola volante. Cercò di guardare più affondo degli occhiali e perfino dei lineamenti della faccia. Cercava in qualche modo i suoi pensieri, ma distolse subito lo sguardo e tornò a guardare i libri della biblioteca.
”Per quanto riguarda me invece, ti considero un tipo in gamba. Continua a rimanere meno umano possibile.”
Sorrise in modo quasi sarcastico, alzandosi dalla sedia che lo aveva sostenuto per tutto il discorso.
”Sono qui al Sud per cercare delle cose, ma devo dire che è stata comunque una piacevole chiacchierata uomo venuto da Laputa.”
Detto questo iniziò a camminare avviandosi all’ uscita delle “Cave del Sapere”. Alzò la mano per salutare e così, come per incanto, scomparve tra gli scaffali, portandosi ben impresso nella mente che quel giorno, un uomo chiamato Augustus, gli aveva fatto rivalutare gli umani.