Oats In The Water

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    Nella quiete dei Reami dell'Est, un solo luogo esula dalla tranquillità e dalla pace. I canti armoniosi dei venti trovano una loro dissonanza sotto i cieli tersi e le nubi temporalesche del Garwec, dove pure -sotto i rombi dei tuoni distanti e le folgori che spazzano le montagne impervie- la vita persiste e l'umanità prospera. In un luogo così brullo, dove riecheggia il rimbombo delle frequenti tempeste, alcuni avvenimenti hanno messo in moto meccanismi ancora celati sotto una sottile patina di inconsapevolezza. Una lieve coperta di seta che perfino un refolo di vento può squarciare, rivelando segreti che fin dalla loro genesi bramano di non essere più tali. Da un capo all'altro dell'altopiano, le carovane nomadi ed i rarissimi insediamenti al loro risvegliano trovano fitti banchi di nebbia ed una sensazione diffusa di smarrimento. Perfino i più anziani, che hanno calcato senza sosta le strade dismesse della piana per trenta o più inverni, sollevano il capo all'orizzonte e si scoprono persi, giacché ogni punto di riferimento a cui sono abituati sembra prendersi gioco di loro. I dementi e gli scemi dei villaggi giurano che le montagne si sono trasmutate in giganti di pietra con gambe e braccia, e nel corso di una tempesta fra le più violente degli ultimi due decenni si sono levate ed hanno camminato per molte miglia, trasportando con se fiumi, foreste, strade intere. I relitti dei carri dei mercanti punteggiano le poche vie rimaste accessibili e che non scompaiono sotto le pendici di una catena montuosa sorta dal niente; sono come carcasse permeate dall'odore di merci avariate. Hanno con se carichi che varrebbero monete d'oro al mercato di Epartis, ma che giacciono a marcire sotto la pioggia. I loro proprietari sono rovinati. La strada è stata ingannevole con loro e li ha condotti in piste impraticabili, costretti a tornare indietro per molte miglia finché il fango ed i sassi non hanno tirato il loro solito tiro mancino, spezzando le assi o gettandoli malamente in un fosso.

    Di fiumi e foreste scomparsi nel nulla c'è una lista lunga quattro pergamene, i saggi di Palanthas hanno provato a raccogliere le dichiarazioni dei disgraziati andati a piangere dalla Dama Azzurra nella capitale dell'Est e quasi non bastava un intero carro di documenti e pergamene per trasportali tutti. Uno in particolare interessa ad una certa fanciulla, che a quei luoghi è avvezza e vorrebbe farvi ritorno una volta di più, forse per salutare il mormorio dei ruscelli o ascoltare le melodie del bosco. Si scopre perduta quando di colpo ogni punto di riferimento noto cessa di esistere, si ritrova a vagare per molte miglia finché non arriva nel punto esatto in cui, ne è certa, doveva sorgere la "sua" foresta.

    Non c'è niente. Solo roccia, sassi, nuvoloni neri e minacciosi lassù nel cielo.
    E quindi c'è da decidere che fare. Perché oggetti e persone si possono rubare, ma luoghi interi proprio no. E da qualche parte ci sarà anche un colpevole, e magari pure il maltolto. Ma come fare a trovare un posto, quando tutto il paesaggio sembra prenderti in giro e fornirti false indicazioni?
    Servirà molta perseveranza e una bella scarpinata per trovare, finalmente, un indizio. Un luogo già visto, e poco più in avanti un ruscello che è poco più di un rivolo, si tuffa nella roccia e lì muore, ma viene da lontano e le sue acque hanno odori e sapori familiari, oltre a trasmettere all'istinto della giovane la netta sensazione che è sulla strada giusta. Inseguendo a ritroso lo scorrere dell'acqua ecco infine che dalla pietra sorgono delle piante, ma se metà di quelle felci sembrano somigliare molto a quelle tipiche dell'Est, qua e là ciuffi di piante lussureggianti che paiono tropicali sembrano davvero fuori luogo. Bisogna camminare ancora un po' per giungere all'ingresso di quella che sembra una colossale foresta, in cui le piante e gli alberi più "normali" sono sovrastate da innumerevoli colossi dalla corteccia spessa, alberi alti cinque o sei volte le querce che crescono nei margini esterni di Fanedell e le cui chiome si trovano molto in alto, tanto da dare l'impressione di essere enormi stecchi nudi di dura roccia marrone almeno finché non ci si avvicina di molto alle nuvole. Sotto di loro, come fratellini più piccoli, alberi che si possono riconoscere come quelli di una certa foresta che però dovrebbe trovarsi lontano da lì. Molto lontano...

    In una radura nelle vicinanze sorge una struttura che suggerisce una presenza umana. Somiglia ad un albero, ma è fatto di metallo. Sono travi dritte intrecciate fra loro e per lo più color rame, ma che anche a quella distanza mostrano le sfumature della ruggine. E' un costrutto metallico imponente che sale alto nel cielo e sovrasta gli alberi più piccoli originari di Endlos, arrivando circa a metà dei colossi che formano la foresta. E' possibile raggiungerlo muovendosi verso di lui per scoprire cos'è, ma un suono non lontano finisce con l'attirare l'attenzione. Un breve, basso mugolio che ricorda il latrato di un cane, ma debole e sofferente...
    Arriva da oltre le felci, giù nella barriera impenetrabile allo sguardo di cespugli e rovi.
    Che fare...?

     
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    Vuoto...

    I saltelli erano ormai divenuti passi lenti e misurati, i sensi della Circense già sempre in allerta si erano fatti più acuti. Il Giullare avanzava lì dove una volta c'era la 'sua' foresta, o almeno quella che ella considerava tale. I luoghi che per la fanciulla rappresentavano la propria rinascita sembravano svaniti nel nulla. Inghiottiti dalla terra, rubati dalla notte. La Strega della Luna avrebbe potuto pensare d'aver smarrito la strada di casa se non fosse stato per l'unico segno evidente che si trovava nel posto giusto, le sue culle. I ruscelli che l'avevano trasportata con le loro correnti dopo esser stata partorita.
    Jester faceva parte di un piano meraviglioso. Un ciclo infinito, quello nato dal Caos, il ciclo della vita. Tuttavia, come sempre del resto, un cerchio si richiude su se stesso e forse era per questo che nel cuore della mezza Selvatica albergava il vuoto. Forse ora era nuovamente il turno del disordine che aveva fatto sparire la foresta.

    -Anche se il vuoto non ha colore...
    Può esserci la finzione,
    Perché nel nulla non c'è amore
    E allora neanche la ragione
    Solo un limpido dolore
    Dove affoga ogni passione!-


    Il rombo dei tuoni e il tintinnio dei sonagli sugli abiti vivaci della donna accompagnavano una dolce e malinconica melodia. Una voce di miele sulle ali del vento che si intrecciavano fra le fronde di una lussureggiante foresta. Le iridi scure si allargarono a dismisura a quella vista. Una natura lussureggiante e selvaggia che non riconoscevano. Piante tropicali del tutto fuori luogo del fresco Est.
    La Dama variopinta continuò la sua ricerca inoltrandosi in quella natura poco familiare. Attorno alla figura snella volteggiavano invisibili braccia di tenebra che avrebbero tenute distanti creature pericolose. Jester, pur essendo stanca dal lungo cammino, era decisa a scoprire cosa era accaduto a quelle lande. Infine, dopo parecchio tempo, si ritrovò difronte a quelli che sembravano alberi di Endlos. Una radura a cui la giovane sentiva d'appartenere. Un sorriso sereno si disegnò sul suo viso, poi questo lasciò il passo ad un'espressione interrogativa. Proprio nel mezzo di quella fetta di casa vi era una struttura forgiata in un ferro color ruggine. Una specie di costruzione a forma d'albero che troneggiava sulla flora endlosiana.


    Tuttavia la Strega della Luna non avanzò. Le sue orecchie tese avevano sentito i suoni di un lamento. Una musica triste e sconsolata. A dirla tutta l'aura della giovane aveva già captato delle impercettibile vibrazioni a qualche metro da lei. Nulla sarebbe mai potuto sfuggire a quella ragnatela che non era altro che l'estensione di un Hunter. Nonostante ciò la giovane l'aveva ignorata pensando che potesse trattarsi di un ladruncolo da quattro soldi. In quel caso avrebbe agito solo in caso di necessità. Ma ora le cose erano diverse. Se qualcuno stava soffrendo la mezza Selvatica non l'avrebbe ignorato.

    -Hai bisogno di una mano
    Sei salvo e sano?-

    Chiede la Strega mentre si avvicinava alla fonte del lamento la cui vera natura era celata da alti roghi e cespugli.

    Energia: 110%
    Stato fisico: Stanca
    Stato mentale: Confuso

    Non ho ricontrollato lo faccio domani perdona gli orrori

    Passive:

    Passiva d'orrore, aux di movimento (raggio 30 m), +10%, 50% velocità e 50% agilità
     
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    Dei presagi apparvero sulla via di Jester mentre si avvicinava alla fonte del latrare basso e sofferente. Le impronte provenivano dal folto della foresta, e dovevano appartenere ad un cane di taglia enorme oppure ad un grosso lupo. Mostravano un'andatura irregolare, segno che la bestia era ferita ad una zampa, ed erano accompagnate da una scia di densi umori malsani di un nero putrido. Quel sangue di un colore innaturale formava pozze nel terreno ricco di humus della foresta, ed era schizzato sulle alte felci che sbarravano il cammino alla giullare. Ce n'era talmente tanto che la giovane avrebbe finito con il lordarsi gli abiti se voleva trovare la fonte dei guaiti, veniva da chiedersi come fosse possibile che la bestia non fosse già morta dissanguata.

    -Hai bisogno di una mano
    Sei salvo e sano?-

    Chiese la saltimbanco, e in tutta risposta il guaire si interruppe bruscamente, sostituito da un ansimare appena percettibile e poi, basso e lento, un ringhiare sommesso che divenne più forte e minaccioso ad ogni passo della ragazzina. Le percezioni extrasensoriale dell'Hunter individuarono la bestia molto prima che degli altri sensi, mandando l'immagine mentale di una fiera accovacciata al suolo, accartocciata su se stessa in una pozza maleodorante del suo stesso sangue. Non era un cane. E nemmeno un lupo. Non sembrava niente che fosse mai stato visto su Endlos prima di allora. Canide solo in apparenza, aveva il corpo privo di pelo fasciato di una carne nera e dura, lucida come plastica artificiale ma dura come i nervi. Sacche di un rosso striato di arancio che sembravano bubboni grossi come palle da tennis sorgevano ai lati del cranio, lì dove avrebbero dovuto esserci gli occhi, e si replicavano sui fianchi in simmetrie disgustose. Pulsavano, sembravano piaghe sanguinanti scavate nella carne. Come ebbe Jester nel suo raggio percettivo, senza smettere di ringhiare in tono sempre più feroce e minaccioso si alzò lentamente sulle uniche tre zampe che gli erano rimaste, e lì seguitò a puntare in direzione della viandante aprendo le fauci corrotte da sangue nero e pus in una minaccia esplicita. Era delle dimensioni di un'autovettura. Svettava sull'intrusa di tutta la testa, e doveva essere capace di strapparle la metà superiore del corpo con un morso ben assestato. Ma la quantità di ferite che crivellava il suo corpo era impressionante, sufficiente ad ammazzare un intero branco di lupi normali. Erano proiettili che lo avevano quasi ucciso, pallottole di calibro più piccolo che avevano scavato nella carne nera arrivando agli organi interni e crateri di grosso calibro tanto larghi che Jester avrebbe potuto infilarci tranquillamente il pollice e rotearlo senza sfiorare i lembi cauterizzati circostanti. Aveva in corpo tutti quei danni ma era vivo... e pericoloso.

    Degli ululati si alzarono da qualche parte alle spalle della selvaggia. A piccoli gruppi di due o tre riecheggiarono da molte direzioni diverse, amplificati da un eco malevolo.
    La foresta non era avara di sorprese, quel mattino... E nemmeno di pericoli.

     
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    Le mani della Hunter accarezzarono le lame fredde delle carte all'udire di un ringhio. La prima ipotesi di Jester circa il fatto che l'essere captato poco prima fosse umano impallidì. In seguito svanì completamente quando da dietro il cespuglio di roghi apparve una bestia dalle dimensioni tutt'altro che modeste.
    Ad un'occhiata veloce l'essere apparve alla donzella come una specie di lupo gigante. Nonostante fosse una creatura maestosa ed elegante era gravemente ferito. Con tutta probabilità era sfuggito a dei cacciatori o a qualcosa del genere. Subito l'elastica mente della mezza Selvatica elaborò tutti i dati che potevano esserle utili in un eventuale scontro. Pieno di pallottole e con una zampa mozzata il lupacchiotto non era in grado di correre e forse non sarebbe stato neanche all'altezza d'un duello. Tuttavia il fatto che non potesse scappare unito all'evidente paura che provava nei suoi confronti creò nella ragazza la consapevolezza che, probabilmente, l'avrebbe aggredita.
    Era ovvio! Glielo avevano insegnato anche all'accademia. Se qualcuno è spaventato o si difende o scappa. Nonostante ciò la matta volle incamminarsi verso un'altra possibile via...

    -Sssh... Stai tranquillo,
    No, non ti strillo! -


    Sussurrò la giovane estraendo con un movimento cauto ma rapido un Asso dalla tasca. Intanto dentro di lei si sollevarono mille dubbi. Sarebbe stata in grado di curarlo? Lo avrebbe dovuto sopprimere per dar fine alle sue sofferenze? Harry Potter avrebbe lasciato quella sciacquetta rossiccia per lei?

    Poi quella miriade di domande vennero spazzate via dal vento che trasportava altri problemi, ululati non troppo lontani. Jester sospirò, quella sarebbe stata una lunga giornata...
     
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    Ci fu un lungo istante di silenzio, in cui la giullare ebbe l'ardire di avvicinarsi alla belva ferita, sussurrando una rapida rima come se sperasse in tal modo di calmare l'animale ferito a morte. La bestia si ritrasse, le zanne scoperte che fremevano grondanti sangue nero. Il ringhio si fece ancora più basso e baritonale, minaccia crescente sempre più pressante. Una molla tesa al massimo, pronta a scattare ed uccidere. Lentamente, una nota per volta, quel suono di minaccia seguitò a diventare sempre più basso, sempre più sottile... finché quasi l'udito umano non poteva distinguerlo dai suoni del sottobosco. L'animale era fermo, immobile, e così pure la Selvaggia. Si giunse poi ad un attimo che parve di totale silenzio, in cui anche i rumori della foresta si affievolirono fino a spegnersi. Il tempo sembrò dilatarsi, solidificarsi... poi lo scoppio. Un'esplosione distante che riecheggiò nell'aria, interrompendo la tensione del momento. Uno stormo di uccelli si levò in aria terrorizzato, stornendo e gridando per la paura, mentre l'eco dello scoppio ancora diramava il suo riverbero nel bosco. Ai richiamid degli storni seguì un ruggito di una belva diversa, e voltandosi Jester poté vedere levarsi in volo una creatura che sembrava delle dimensioni di una collina, tanto era vasta. Aveva un'apertura alare superiore a quella dei più grandi dragoni di Endlos, il becco adunco nero pece che si protendeva in avanti come un giavellotto, e carni dello stesso colore corvino. Si stagliò all'orizzonte, molto distante dall'Hunter, eppure lo spostamento d'aria che provocò mandò ventate sferzanti perfino lì dove si trovava Jester. Contemporaneamente, da una terza direzione, alcune raffiche di mitragliatore seguirono la scomparsa dell'enorme creatura volante, e fu allora che la situazione precipitò definitivamente.

    Priva di una zampa posteriore, la belva non aveva forza sufficiente per darsi uno slancio tale da portarsi su Jester in un balzo, tuttavia perfino così riuscì a sfruttare l'incauto avvicinarsi dell'Hunter per gettarsi malamente su di lei, le fauci come tenaglie che si chiudevano sul cranio della ragazzina, pronte a decapitarla di netto. Se anche la Selvaggia fosse riuscita a sottrarsi a quel morso letale, avrebbe dovuto fare i conti con diversi quintali di carne e sangue corrotti che le piombavano addosso: la bestia era di diverse volte più grande di un normale lupo, estremamente più aggressiva e resa folle dal dolore delle ferite.

     
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    Rabbia e delusione...

    Ecco cosa provò Jester mentre l'enorme creatura l'attaccava. Rabbia di essere stata così sciocca e delusione di non esser stata all'altezza. Solitamente gli animali le si strusciavano addosso quando la sua aura d'orrore non era estesa e, per lei, era molto importante che un Hunter avesse un buon rapporto con quelle creature. Lo aveva sentito dire all'accademia qualche volta ed era per quel motivo che le scocciava enormemente che quel cucciolone non fosse caduto ai suoi piedi. Sicuramente la matta non avrebbe mai ammesso di non essere stata in grado di graziarsi una di quelle bestiole...

    Il lupacchiotto fu veloce e sembrava del tutto motivato a mozzarle la testa e a quella constatazione Jester arricciò il naso. Di certo non avrebbe esaudito i desideri di quella 'cosa'. In più al momento era davvero furiosa e non avrebbe avuto pietà. Mentre la sua aura iniziava a pulsare sotto pelle fino a trapassarla ed espandersi minacciosa decise il da farsi. Avrebbe approfittato della propria velocità per sovrastare la bestia malconcia. In fondo quanto poteva essere forte una creatura in quelle condizioni?
    La Strega della Luna avrebbe lanciato una carta-lama in direzione del muso del lupo. Poi, quasi nello stesso attimo, si sarebbe impegnata a tuffarsi verso destra con una capriola per poi ritornare ritta sulle gambe.

    Gli occhi di fuoco. La mezza Selvatica trattenne il respiro, i muscoli contratti, e diede il via alle danze. Si era preparata in un milionesimo di secondo a quella performance e ora si chiede chi l'avrebbe spuntata. Ma in realtà, nel profondo del suo essere, non aveva dubbi....
     
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    Colpita in pieno muso, la bestia non rallentò nemmeno nella sua carica scoordinata, e rovinò malamente la suolo fra gli ululati inferociti dopo aver azzannato l'aria, lì dove si trovava Jester un attimo prima. Era lenta, troppo debilitata dalle ferite e dalla perdita di sangue, inoltre con un arto reciso mancava completamente di coordinazione. Perfino così, dimostrava un'incredibile forza vitale, che rasentava il sovrannaturale, ed una ferocia del tutto insensata che lo spingeva ad annaspare, e mordere, e ferirsi al solo scopo di rimettersi in posizione eretta e ritentare una seconda carica. Non poteva farcela in ogni caso, la giovane Hunter era piccola e rapida, mentre lui era grosso e moribondo. Jester comunque avrebbe notato come la sua arma da lancio aveva appena scalfito la spessa scatola cranica dell'animale, tagliando la pelle e aprendo uno squarcio ma senza trapassare lo spesso strato osseo che la separava dal cervello. L'animale era straordinariamente resistente, dopotutto era sopravvissuto a danni ben peggiori di quello.

    Altri spari da una zona imprecisata della foresta, e i movimenti del sottobosco che annunciavano l'arrivo di altri predatori. La giullare non aveva scelta: doveva finire in fretta il suo avversario o abbandonarlo lì dove si trovava, indugiare oltre e rimanere ferma in quel posto significava dare il tempo al branco di lupi di piombarle addosso, e per allora avrebbe avuto a che fare non con un singolo canide ferito e morente, bensì con un intero gruppo di spietate macchine di morte dure a morire al pari dell'essere senza nome che aveva di fronte. Fuggire, quindi, ma dove? Nell'aria era sparito il riverbero dell'esplosione di poco prima, ma la Selvatica aveva avuto modo di individuarne la direzione e quindi poteva seguirla. C'erano poi quelli spari, provenienti da una seconda direzione, senza contare la strana struttura metallica intravista prima di essere distratta dal lupo mutato. C'era da fare delle scelte, e farle subito.


    Il tuo attacco va a segno, ma non sortisce quasi effetto. La stazza massiccia del lupo e la sua resistenza straordinaria gli permettono quasi di ignorare la ferita ricevuta, segno che dovresti provare con zone più sensibili, oppure ricorrere ad un attacco più potente. In ogni caso si approssimano gli ululati, e la foresta si anima di movimenti che indicano altri predatori in arrivo. Devi decidere il da farsi, e fra le varie opzioni hai quella di muoverti in direzione degli spari, cercare la fonte dell'esplosione descritta nel post precedente, inoltre c'è la struttura di metallo che hai intravisto poco prima di ficcarti in questa situazione. Sei ovviamente libera di improvvisare e cercare altre strade oltre a quelle citate.
     
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    La creatura è lenta, debole, indifesa. Jester se n'era accorta fin dall'inizio ma ora, vedendola così impacciata al suo attacco, ne è più che consapevole. Un sorriso sadico nascose il dispiacere della folle. Un turbine d'emozioni che ella stessa non sapeva comprendere. Con smisurata pietà e sangue freddo la Hunter corse verso la creatura e lasciò che una carta-lama gli tagliasse la giugulare. Quello sarebbe stato il suo regalo per una creatura non adatta alla foresta.

    Poi ai rumori e agli ululati sempre più vicini si aggiunsero anche degli spari. Le orecchie della fanciulla si tesero e le gambe iniziarono a muoversi in direzione della fonte. Jester si mosse veloce e silenziosa. Non voleva che la persona, o le persone, si accorgessero di lei. Se si fosse trattato di un gruppo di cacciatori di taglie avrebbero potuto crearle qualche problema, tuttavia doveva scoprire cosa era successo a quella foresta. Cioè... non era normale che un luogo cambiasse radicalmente da un giorno all'altro, no?!

    La Strega della Luna era spaesata. Pur essendo in cammino da diversi minuti non riusciva a capire perché l'En non riuscisse a cogliere i movimenti del pistolero o del gruppo e neanche quello dei lupi. Mentre si faceva largo fra le fronde degli alberi mille dubbi si insinuarono prepotenti nella sua mente. Si chiese se quella non fosse una trappola, se non fosse meglio fare dietro front, tuttavia continuò. Naturalmente il buonsenso non era il suo forte...
     
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    Mano a mano che la Selvatica si muoveva in direzione degli spari, inconfondibili segni di lotta iniziarono a mostrarsi lungo il suo cammino, spingendola a rimanere in piena allerta perché qualsiasi cosa si celasse in quella foresta, non doveva essere niente da prendere troppo alla leggera. L'incontro con la belva ferita l'aveva avvertita sui pericoli di quel luogo: l'animale era forte, aggressivo e tenace: solo uno stolto si sarebbe detto di poter uscire del tutto indenne dall'incontro con un esemplare simile in piena forma. E le ferite che aveva addosso erano frutto di armi da fuoco, di svariato calibro per lo più, segno che in giro dovevano esserci individui armati e almeno altrettanto pericolosi. Lungo il suo tragitto, dappertutto c'erano rami spezzati, intere piccole radure create dal fuoco incrociato di armi automatiche, bossoli neri lasciati qua e là e le cortecce degli alberi sfigurate dai proiettili, e poi sangue. Sangue rosso, non nero come quello del lupo. E poi tracce di stivaletti e zampate di quadrupedi.
    Entrambe le impronte erano diverse da quell che la giovane Hunter si sarebbe aspettata. I primi erano... piccoli. Poteva appoggiare il piede su di esse per coprirle interamente. Le seconde erano diverse da quelle dei lupi, appartenevano a bestie più piccole, pure queste quadrupedi ma con tre dita munite di artigli. Ciò non toglieva che quelle belve delle dimensioni di automobili le erano alle calcagna, poteva ancora sentire i loro ululati di tanto in tanto, ma quella foresta così fitta e scura era amica di chi non voleva farsi trovare, e finché rimaneva sottovento poteva eludere il loro fiuto. I fruscii argentini di un torrente l'avvertirono della presenza di un corso d'acqua, oltre il quale la Giullare vide un affioramento roccioso e alcuni anfratti che potevano nascondere una persona, forse anche più di una. Per avvicinarsi però doveva per forza di cose uscire in bella vista ed esporsi, a meno di non trovare un qualche espediente. Una chiazza di sangue su di una foglia le confermò che si trovava sulla pista giusta, ma i suoi sensi le dicevano che non era l'unica ad aver seguito quella pista.

    Alla sua destra, fra dei rovi, un movimento catturò la sua attenzione. Qualcosa delle dimensioni di un grosso cane era schizzato a gran velocità proprio al limite delle percezioni sensoriali del suo En, sfiorandolo quel tanto che bastava da fornire alla Hunter Selvaggia un'immagine mentale di un grosso roditore -decisamente troppo grosso per essere un topolino. Un ramo spezzato, dei rami che si muovono a venticinque-trenta metri di distanza. La foresta era viva, aveva occhi, orecchie, zanne e artigli. Lì nelle vicinanze c'era chi aveva sparato... e il motivo per cui l'aveva fatto.


    Intuisci che nell'affioramento roccioso di fronte a te probabilmente si è attestata la persona che ha sparato le raffiche di proiettili che hai sentito. Il problema è che per avvicinarti devi uscire allo scoperto -salvo espedienti. Non sei però l'unica ad aver seguito quella pista, e tutt'intorno a te ci sono un numero imprecisato di creature ostili, le quali verosimilmente ti stanno circondando per aggredirti. Hai l'iniziativa, decidi cosa fare.
     
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    La Strega della Luna avanzava ascoltando i suoni della foresta. I suoni che la percorrevano le facevano apparire quel luogo estraneo familiare. Tuttavia la quiete di quei rumori venivano di tanto in tanto rovinati da quelli delle armi. La fanciulla dopo un attento ascolto aveva capito che non poteva trattarsi solo di un intruso, gli spari erano troppo diversi tra loro e sparati a volte uno a poca distanza dall'altro. Pian piano la Circense comprese che il suo solitario pellegrinaggio stava per concludersi. La cosa divenne palese quando il paesaggio attorno a lei mutò e la mano dell'uomo si fece sempre più evidente. Dappertutto vi erano i segni del passaggio di intrusi. Rami tagliati, macchie di sangue e notando quest'ultime Jester seppe che non erano della stessa specie della creatura uccisa poco prima. Se quelle chiazze vermiglie appartenevano ad uno degli intrusi voleva significare solo una cosa, c'ero un ferito e lei aveva un vantaggio.

    La Hunter si sedette su una pietra piatta nascosta dalla vegetazione. A pochi metri di distanza un corso d'acqua affiancato da alte rocce, probabilmente un buon nascondiglio per un gruppetto di persone. Nel mezzo di queste constatazioni qualcosa attraversò il raggio d'azione dell'En della matta catturando la sua attenzione. Automaticamente si alzò, affinò i sensi e prese un Asso. Dalle poche immagini che era riuscita a discernere si trattava di una specie di topo gigante. Si mordicchiò il labbro inferiore chiedendosi per quale ragione in quel bosco tutto fosse diventato così maledettamente grande.

    Erano passati pochi secondi da quell'avvistamento che la Hunter non poteva ignorarlo. La stavano circondando. La ragazza si trovava ora davanti ad una scelta. Attraversare il ruscello ed uscendo allo scoperto incrementare il possibile numero di avversari o trovare un'altra strada. Il quesito non ebbe vita lunga. La Strega della Luna schioccò le dita e il suo abito divenne d'un tessuto simile a quello dei costumi da bagno. Se quegli individui erano ostili sarebbero stati guai... guai per loro!
     
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    Jester scelse di rimanere nel suo posto, come in un gesto di sfida, ma tutto ciò che la foresta ebbe da ribattere fu silenzio. Perfino il canto delle averle, che di solito anima i boschi, abbandonò la giullare lasciando il posto ad un inquietante assenza di vita, come se d'un tratto quel luogo così alieno si fosse svuotato d'ogni suo abitante. Era la quiete che annunciava la tempesta, il più grande campanello d'allarme che luoghi come quello poteva offrire a chi si avventura nei suoi meandri. La giullare ebbe pochi, lenti battiti di cuore prima di subire la seconda aggressione nel giro di poche ore in cui aveva messo piede in quel luogo maledetto.
    I grandi occhi nocciola della Cacciatrice vagavano a destra ed a sinistra, captando i più piccoli movimenti ma senza discernere la presenza dei pericoli che pure si annidavano da qualche parte oltre le foglie, gli arbusti e i rovi. Il suo En fremeva affinato al massimo, pronto a captare la più piccola presenza entro il suo campo d'azione. Tuttavia avvenne l'incalcolabile, un mortale imprevisto. Perché ciò che aveva di fronte la ragazzina non era una belva ferita e pazza di dolore, bensì un gruppo di spietati assassini plasmati da chissà quale intelligenza malevola.

    Annunciata solo da un breve tremito, la terra si aprì sotto i piedi della giovane quando artigli delle dimensioni di tavole spalancarono il suolo formando una buca profonda quasi tutto il corpo della ragazza e larga abbastanza perché vi si potesse sdraiare. Somigliava quasi ad una tomba, ma in realtà era una trappola mortale da cui rischiava di non uscire più. Le bestie sciamarono in massa, balzando fuori dalle fronde e lanciandosi in balzi poderosi sfruttando arti posteriosi grottescamente sviluppati, di una muscolatura sgraziata come se sottoposta ad eccessive dosi di steoridi. Somigliavano a conigli, per il muso e per la peluria rada di un nero-grigio sporco, ma avevano occhi rossi stirati sul viso, orecchie da topo e lunghe e sinuose code da ratto. Grossi quasi quanto un cane di grossa taglia, dovevano essere almeno una dozzina anche se era difficile dirlo quando ti arrivano da praticamente ogni lato. E di certo Jester non poteva perdere tempo a contarli, visto che ciascuno di loro era ben lieto di strapparle via larghi lembi di carne a morsi, e doveva concentrarsi al meglio per mantenere tutti i suoi arti al proprio posto.

     
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    La Hunter non riuscì neanche a toccare le sponde del ruscello che un silenzio di tomba si propagò per tutta la foresta predicando un messaggio di imminenti guai. In pochi secondi l'aura della Strega tremò bombardata da tante entità. Esseri che la fanciulla associo a conigli giganti, l'attaccarono. L'espressione non tradiva emozione ma gli occhi di tenebra sembravano incendiarsi mentre evitava di cadere nelle grinfie nemiche. Gli artigli nemici erano al pari delle carte che ora la Circense usava per difendersi. Sferrava colpi per uccidere ma spesso si sarebbe accontentata di mutilare per il piacere di vedere il terreno tingersi di rosso ed ascoltare i lamenti di quelle creature riempire il vuoto.

    Nonostante ciò la mezza Selvatica aveva sfidato quei luoghi e i suoi abitanti e ovviamente la speranza di uscirne indenne sprofondò con la terra sotto le sue scarpe ricciolute. Per evitare di essere inghiottita la Hunter dovette fare una scelta e, cercando di cavarsela alla meno peggio, lasciò che una striscia cremisi si colorasse sul suo braccio sinistro. L'adrenalina fece il suo corso e la Dama variopinta continuò la sua carneficina.

    Era lei folle a non arrendersi alla Natura o era la Natura ad esser pazza a non arrendersi a lei?

    Frase finale... Non ha prezzo farla senza senso!
     
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    Le bestie erano numerose, più di quanto Jester avesse preventivato in un primo momento. Appena riusciva a smembrarne una con rapidi colpi delle sue armi da taglio, immediatamente il suo En ne rilevava altre due, tre, quattro. Venivano da ogni direzione: dal profondo della foresta, dalla sua destra, da sinistra, perfino dal basso, sbucavano come lombrichi deformi e tentavano di artigliarle le caviglie con quelle zampe nere dure come osso. Era un autentico assedio, in cui la giullare poteva solo arretrare in direzione del ruscello che gorgheggiava dietro di lei, sempre più incalzata da quella marea murina. Infine, quando il suolo cedette di nuovo aprendo una seconda voragine sotto di lei, l'equilibrio la tradì e si ritrovò a vacillare per un attimo, un solo istante sufficiente affinché una mezza dozzina di bestie le balzasse alla gola per cercare di aprire la sottile pelle del collo a morsi e farsi largo verso la trachea.
    Fu allora che una serie di spari spazzò la scena, ributtando indietro un paio di quei disgustosi roditori neri e falciando le foglie secche del sottobosco.
    Ci fu un suono secco, ed un grosso proiettile squadrato di un rosso acceso rimbalzò proprio davanti alla Matta, sussultando per un attimo prima di diffondere ovunque una densa nube biancastra dall'intenso odore di ammoniaca, che per qualche istante tolse la visuale a Jester, prima di diradarsi appena in tempo per permettere alla Hunter di vedere i suoi avversari battere in ritirata, le code da ratto che si perdevano fra i cespugli.
    Cattura-38
    « Chi sei? »
    Ingiunse con tono duro una figura minuta apparsa dall'altra parte del ruscello.
    « Non muoverti. Dov'è il tuo promoter? »
    Per quanto ce la mettesse proprio tutta a sembrare minacciosa, la ragazzina aveva un aspetto decisamente malridotto e appariva stanca e provata, aveva vistose ferite su braccia e gambe ed era pallida come un cencio -febbricitante a giudicare dalla fronte madida di sudore. Si tirava dietro una grossa valigia ed esibiva uno sguardo duro e risoluto nonostante non dovesse passarsela bene. Nell'attimo di stallo che seguì la sua comparsa in scena, gli ululati in lontananza rimbalzarono fra gli alberi colossali di quella mortale foresta infestata da presenze maligne assetate di sangue ricordando a Jester quanto fosse brutta la situazione in cui si trovava, e quanto disperata dovesse essere quella della sua interlocutrice, che con tutta probabilità era tutto fuorché immortale...

     
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    Un attimo, un secondo...

    La Strega della Luna pensò a tutto e a niente mentre cadeva all'indietro come una bambola di pezza. Probabilmente i suoi amici pelosi l'avrebbero fatta a brandelli se si fosse lasciata andare. Jester per non atterrare di testa si protesse con le mani ruzzolando all'indietro e finendo in posizione accovacciata nella buca che la terra sembrava aver deciso sarebbe diventata la sua tomba. 'Col cavolo!' fu il pensiero della matta mentre stringeva una carta-lama nella destra e vedeva i suoi avversari piombarle addosso. Poi, improvvisamente, captò qualcosa. Ad ore nove un'aura diversa dalle altre era appena entrata nel suo raggio d'azione. Subito dopo degli spari abbatterono due aggressori e a pochi passi dalla pazza una specie di pallottola scarlatta esplose creando una nuvoletta dall'inteso odore d'ammoniaca. Probabilmente quel tanfo aveva infastidito le creature che, la Selvatica sapeva grazie al suo En, se l'erano data a zampe gambe. Il Giullare si girò con una mezza piroetta in direzione del nuovo arrivato e con sorpresa i suoi occhi scuri incontrarono quelli decisi di una ragazzina dall'aria sofferente. Era malconcia e visibilmente provata.

    « Chi sei? »


    La Strega avanzò un passo verso il ruscello che le separava.

    « Non muoverti. Dov'è il tuo promoter? »



    Jester ascoltò l'avvertimento e si bloccò. Non perché avesse paura dell'altra, ma perché sapeva di doverla mettere a proprio agio per ricevere delle informazioni, non avrebbe voluto usare la tortura su una giovincella così carina. Sorrise inclinando la testa e alzando le mani, vuote. Era stanca ma sicuramente meno della sua interlocutrice...

    -L'ho perso mi dispiace
    Non mi darò pace...
    Finché non lo trovo
    Da questo posto non mi muovo!-

    Una menzogna che la Hunter sciorinò senza problemi.

    -Comunque Jester mi chiamo
    Sai dirmi bene dove siamo?
    Sei da sola o con qualcuno?
    Posso avvicinarmi di passo uno?-


    Forse aveva azzardato troppo, o forse si era appena guadagnata un po di fiducia. In quest'ultimo caso l'ingenuità dell'altra sarebbe stata premiata. Non le avrebbe fatto del male. Voleva sapere solo cosa stava succedendo lì...
     
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    « Eccone un'altra fuori di testa... »
    Sussurrò cupa in tono stanco, ma nel farlo abbassò l'arma.
    « Resta lì dove sei. Non ti ho mai vista, quindi sei sicuramente dei quartieri esterni. Quelli che vengono da lì sono tutti matti e contaminati più del normale. Non mi fido di quelli come te. »
    Le sfuggì un ascesso di tosse, tanto forte che riuscì a malapena a coprire la bocca con una mano.
    Quando la ritrasse, Jester poté intravedere una macchiolina rossa sul palmo.

    « Il mio Promoter è morto, » disse a fatica, « l'ho visto mentre veniva divorato da un Gastrea di grado tre. » Un 'click' secco annunciò che la sicura del fucile era tornata al suo posto, « ha insistito per guadagnare una posizione rialzata per cercare un contatto visivo con l'obbiettivo, come risultato è uscito troppo allo scoperto e siamo stati attaccati. Aveva lui le mie medicine, quindi... »
    Lasciò in sospeso la frase.
    « Io voglio tornare indietro. Questa missione è una follia! » Frugò per un attimo in quella grossa valigia che si portava appresso e ne tirò fuori una scatoletta scura, che aprì mostrando un ago rosso guizzante che ruotava come impazzito. « Le bussole non funzionano e di notte le stelle sono tutte strane, perfino il sole sorge dal lato sbagliato! » Era stanca ed esasperata, spinta sull'orlo del pianto da quella situazione. Chissà per quanto tempo era rimasta da sola in quella foresta ostile?
    Senza contare la storia delle medicine...

     
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16 replies since 5/9/2014, 02:32   274 views
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