Call to Arms (II)

Intermezzo ~ Palanthas

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    .†.Dancing Mist.†.

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    Presidio Est ~ Istvàn
    Palanthas – Sala del Conclave

    « Quindi sarebbe fattibile...? »

    Con un sospiro insofferente, il Violinista decise di tagliarla corta, voltandosi poi a fissare il Saggio in cerca di una risposta, interrompendo persino il nervoso passeggiare davanti al tavolo rotondo -su e giù sempre sullo stesso tratto, come un pendolo-, con cui minacciava di scavare un solco nel pavimento della sala.

    « Non mi sembra una buona idea... »

    Dopo un istante di meditabondo silenzio -e un crepitio del corno dorato-, la risposta della Corona Indaco giunse poco convinta... e -causa nervi a fior di pelle- la cosa generò solo un ennesimo e sonoro sbuffo da parte del giovane albino.

    « Non ci sono altre possibilità. »

    « Dirlo è inesatto: non è ancora stato svolto nessun riscontro pratico. »
    obiettò ragionevolmente la massima autorità di Regalia
    « Potremmo... »

    « Non c'è tempo. Drusilia è in pericolo: non possiamo aspettare. »

    « Ma così... »

    Il rintocco rapido e cadenzato di passi lungo il corridoio -ancora in lontananza, ma ben nitidi al suo udito da musico- lo avvertì dell'imminente arrivo degli altri Saggi... momento in cui -come aveva già preventivato- avrebbe sgomberato il campo e posto fine a quella conversazione.

    Avevano parlato fin troppo, e lui aveva ancora un ultimo viaggio da compiere
    e un messaggio da consegnare.


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    « Pensaci tu, qui... e ricorda la tua promessa. »
    concluse Owl, gettandogli uno sguardo da sopra una spalla, già scavalcando la finestra
    « Non devi dirlo a nessuno. »

    Così dicendo, il Matto sparì al di là del davanzale;
    pochi istanti più tardi, un gufo si librò alto nei cieli di Endlos.

     
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    Con gli occhi bigi ancora fissi sulla finestra da cui il Fratello era uscito, il Demone delle Tempeste rimase solo all'interno della Sala del Conclave in compagnia dei suoi pensieri; quella situazione era piuttosto spiacevole, e il fatto di non possedere dati sufficienti a stilare un protocollo efficace per la procedura di emergenza da adottare lo metteva di cattivo umore...

    Fortunatamente, il suo rimuginare non si estese che per pochi minuti: quando le doppie porte della camera si aprirono, il Raitei spostò lo sguardo color ardesia sui colleghi appena arrivati in risposta alla chiamata, appoggiò le spalle allo schienale del proprio seggio, e -con un crepitio azzurrino sul corno aureo- schiuse le labbra e prese la parola.


    « Meno di un'ora fa, un misterioso gruppo di ostili ha eretto una barriera attorno a Kisnoth, sigillato la zona, e cominciato a far strage della popolazione. »
    annunciò con voce chiara e ferma, passando ai fatti e saltando tutti i preamboli
    « Anche Drusilia e Yoko si trovano lì. Sono rimasti intrappolati all'interno. »

    jpgNonostante il distacco nella sua voce e il gelido nulla sul suo viso, lo sguardo bigio dell'Amal si posò sul volto pallido del suo amico Vampiro, interessato -preoccupato- a quella che sarebbe potuta essere la sua reazione: per Arthur, Drusilia era come una figlia... era la sua famiglia... e l'intensità di quel legame -e le variegate emozioni che poteva comportare in una situazione come quella- era una cosa che poteva capire persino lui.

    « Kalia è stata già avvertita, e ha diramato avvisi a tutti gli Alleati e alla compagnia mercenaria che ci ha assistito durante la caccia al Drago Divora-Mondo. »
    proseguì ancora il gigante, condividendo coi colleghi le informazioni in sui possesso
    « Naturalmente, anche Palanthas è stata chiamata a prender parte alle operazioni: abbiamo un'ora di tempo per prepararci – poi partiremo alla volta del Pentauron. »

    Terminato il comunicato, Brifos rimase quietamente seduto al suo posto;
    dopotutto, egli non aveva preparativi da approntare...
    solo nodi nei pensieri da sciogliere.



    Edited by Brifos - 18/9/2014, 19:25
     
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    Quel meraviglioso cielo azzurro si rifletteva negli occhi della Gemma, che come suo solito stava a osservare fuori dal grande finestrone nel suo studio. Lo aiutava a pensare, e nel frattempo osservare. Ma quel cielo azzurro, che voleva mostrare a tutti tranquillità e pace, mentiva. Certo, agli occhi di chiunque sarebbe parso un giorno come un altro, ma ai suoi occhi -nel profondo- i suoi sensi gli dicevano di non fidarsi di quella quiete. Un senso di stranezza lo pervase. Perché si sentiva così... vuoto?

    D'improvviso, qualcuno bussò insistentemente alla porta.

    - - -

    A grandi passi e lo sguardo fisso davanti a sé, il semidio percorreva i corridoi di Palanthas, pensieroso: i Saggi erano stati convocati nella Sala del Conclave con la massima urgenza. Ogni tanto capitava che -pensando a ogni possibile evenienza- il ragazzo stringeva i pugni, unico segno che palesava il suo nervosismo. Voleva sapere cosa stava succedendo, e lo voleva sapere subito.
    Raggiunse le porte della Sala seguito dagli altri Saggi e spalancò le porte con più forza del voluto, suscitando in lui una certa sorpresa. Che stava facendo? Non sapeva ancora di che si trattasse e già la curiosità era sul procinto di divorare la sua calma?
    Fece un sospiro per calmarsi e notò che Brifos li aveva già preceduti. Il suo sguardo -appena poco prima- era puntato verso una finestra aperta, ma Uriel non gli diede peso e prese posto a sedere.
    «Meno di un'ora fa, un misterioso gruppo di ostili ha eretto una barriera attorno a Kisnoth, sigillato la zona, e cominciato a far strage della popolazione.»
    La tranquillità della voce del Raitei stonava con il volto del semidio, ora corrucciato dalla notizia. Presagiva già una brutta giornata. Ma non era tutto qui...
    «Anche Drusilia e Yoko si trovano lì. Sono rimasti intrappolati all'interno.»


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    «...!»
    Non ci poteva credere. Drusilia, la sua Signora, era intrappolata all'interno della barriera.
    L'agitazione era sull'orlo di assalirlo, ma restò pressoché al suo posto, tamburellando con la gamba.
    «Naturalmente, anche Palanthas è stata chiamata a prender parte alle operazioni: abbiamo un'ora di tempo per prepararci – poi partiremo alla volta del Pentauron.»
    Un'ora di tempo gli sembrava esagerata. Avrebbe voluto partire subito, ma per sua fortuna era un tipo che agiva molto raramente d'impulso, lasciando ampio spazio alla ragione. In un'ora avrebbero potuto organizzarsi meglio, e nonostante il semidio era certo di essere pronto in una decina di minuti, avrebbe atteso pazientemente i tempi di tutti senza tuttavia sforare l'orario designato.
    «Dobbiamo sbrigarci. Ogni secondo è prezioso.»
    Parole calme, pronunciate a pugni stretti.


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    Edited by _Maffy_ - 19/9/2014, 12:47
     
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    Sala del Conclave, Palanthas.
    Presidio Orientale, Endlos.

    Raggiunse la Sala del Conclave immediatamente dopo il Semidio: avendo assistito alla sua entrata quasi brutale, la Corona di Kymeia ebbe la premura -una volta dentro- di accostare lievemente le ante della porta alle sue spalle, così da permettere un ingresso agevole anche a coloro che lo avrebbero seguito. Differentemente da Uriel, Arthur sembrava abbastanza tranquillo: non era la prima volta in cui veniva convocato per questioni urgenti, pertanto quel giorno non gli sembrava poi così diverso dagli altri; con passi rapidi ma eleganti aveva preso posto senza mostrare particolare enfasi nei propri gesti, poi aveva garbatamente incrociato le braccia in paziente attesa dell'arrivo degli altri.

    « Meno di un'ora fa, un misterioso gruppo di ostili ha eretto una barriera attorno a Kisnoth, sigillato la zona, e cominciato a far strage della popolazione. »

    Brifos parlò quando furono riuniti tutti i presenti a Palanthas quel giorno. Alle se parole, il sopracciglio del vampiro si inarcò impercettibilmente, segno di una visibile perplessità. Ancora il Pentauron. Sembrava un pensiero stupido, ma che lo stesso posto fosse colpito per ben due volte in modo così plateale e nel giro di pochi mesi iniziava a suonargli strano: prima il Drago Divoramondo ed ora questo... che non fosse tutto casuale?

    « Anche Drusilia e Yoko si trovano lì. Sono rimasti intrappolati all'interno. »

    Gli si gelò il sangue.
    Nonostante la posa rilassata e composta, nello sguardo del Saggio lo sconcerto e l'apprensione furono quantomai evidenti; infondo tutti a Palanthas conoscevano il suo rapporto con l'Alfiere Errante, da quello professionale derivante il suo legame con l'estinto casato Galanodel a quello affettivo di considerarla come una figlia. L'aveva educata e cresciuta lui soltanto, consolata e protetta da quando era in fasce... ricevere una notizia del genere fu come una pugnalata al cuore.

    «Naturalmente, anche Palanthas è stata chiamata a prender parte alle operazioni: abbiamo un'ora di tempo per prepararci – poi partiremo alla volta del Pentauron.»
    «Dobbiamo sbrigarci. Ogni secondo è prezioso.»


    Abbassò lo sguardo senza mai scomporsi, come per riflettere sulla questione. Coloro che meglio lo conoscevano avrebbero potuto pensare anche ad un tentativo dell'uomo di riacquistare lucidità mentale chiudendosi in sè stesso e metabolizzando il duro colpo appena ricevuto. Eppure tutti sapevano -lui compreso- che nulla da quel momento sarebbe cambiato: la sua bambina era in pericolo di vita, e questo dato di fatto pendeva sul suo raziocinio come una spada di Damocle.
    Si concesse uno sbuffo, prima di alzarsi e dirigersi verso l'uscita.
    Differentemente dal solito, non aveva nulla da dire.

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    -Vado a prendere le mie cose- informò semplicemente i colleghi, senza nemmeno rivolgere loro uno sguardo -Sarò presente alla partenza.

    Poi scomparve oltre la soglia.
    Senza lasciar traccia.

     
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    Essere convocata a Palanthas non era certo una novità, ma la nota di urgenza che aveva colto nella voce del paggio giunto a convocarla non lasciò indifferente la giovane erede di Arcadia. Il libro che la Fata teneva in grembo si chiuse con un tonfo prima di essere riposto con cura sullo scaffale, e Amelie si ritrovò a scrutare con irrequietezza la sala, senza però riuscire a cogliere il motivo di tanta preoccupazione. Semplicemente, per il suo sesto senso, qualcosa non quadrava.

    Ci mise poco a percorrere l'ampio e luminoso corridoio che conduceva alla sale del Conclave.
    La luce invadeva l'andito annegando i colori nella sua sfumatura avvolgente e calda, costringendola a stringere appena gli occhi per mettere a fuoco la visione: davanti a lei gli altri Saggi tracciavano la strada, ma nessuno di loro sembrava agitato, tutt'altro: sembravano tranquilli, tranne Uriel, che malcelava il nervosismo stringendo spasmodicamente i pugni. Fu anche il primo a varcare la soglia, mostrando tutta l'irrequietezza tipica delle Gemme nell'irruenza con cui spalancò l'entrata.

    Lei, al contrario, fu l'ultima a varcare la soglia, ma quello che colpì di più la sua attenzione fu la presenza di Brifos, silenziosa a imperturbabile, a dominare la scena con la sua sola presenza. Immobile come un statua di marmo, era forse lì ad attenderli già da un po', ma anche nella vacuità del suo sguardo la Fata poté cogliervi le tracce ambigue di una preoccupazione non dichiarata, e forse nemmeno del tutto compresa da lui stesso

     
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    La voce del Raitei si spense, e mentre alle sue parole seguiva un lungo denso momento silenzio, il Principe Demone lasciò scivolare le palpebre sulle iridi di ametista, e rimase immobile al suo posto - fermo fuori dalla Sala del Conclave, con le braccia conserte sul petto e la schiena appoggiata alla parete accanto alla porta dai doppi battenti, rimasti spalancati all'ingresso degli altri Custodi delle Sette Vie.

    jpgDall'interno della stanza, una certa tensione ristagnò nell'aria immota, ma nessuno trasalì, nessuno alzò la voce,
    nessuno tradì la benché minima emozione, e quando ruppero la quiete per addurre qualche commento, ogni reazione fu straordinariamente pacata e pragmatica: in fondo, nell'apprendere una notizia di tale portata, sarebbe stato naturale provare sconcerto e smarrimento, e invece... per essere un luogo di cultura con la fama di paniere di teste d'uovo, a Palanthas non mancava né una valida potenza di fuoco, né una disciplinata prontezza di spirito.

    ...ma di questo, Kerobal aveva già preso coscienza fin dal suo arrivo in quella realtà: suo padre ce lo aveva trascinato senza nemmeno avere la decenza di spiegargliene il perché, e -nel periodo che aveva dovuto trascorrere ad Ovest sotto la sua supervisione-, oltre a non aver avuto alcuna voglia di andarci, lo Youkai non aveva trovato alcuno stimolo per rimanerci. Almeno fino all'arrivo dei Saggi e dei Circensi, che avevano invaso il suo territorio, fatto irruzione nel suo atelier, e -non ultimo- messo a soqquadro la sua vita.

    Aveva perso ogni notizia di suo padre, scoperto -in parte- la verità sulle sue origini, ed era stato deportato alla Biblioteca da quel pinguino inamidato di Arthur, che aveva deciso di tormentarlo in pianta stabile facendogli da tutore; la faccenda non gli era piaciuta -per niente-, ma su Endlos aveva anche trovato qualcosa di bello... qualcosa per cui valesse la pena fermarsi: un posto dove potersi esprimere, qualcuno che apprezzasse la sua arte...

    Qualcosa da voler ritrarre.

    Incidentalmente, il soggetto in questione era anche la sua sorellastra: Drusilia Galanodel.
    Era passato del tempo da quella scoperta, e -oltre ad averla osservata attentamente- l'aveva anche incontrata un paio di volte, ma... il Principe non aveva ancora deciso cosa pensare effettivamente di lei: l'aveva vista giacere nella natura incontaminata come un ninfa, far fronte alla banale routine di una madre, combattere come una virago, e stridere di furia come un'arpia; a volte l'aveva trovata incantevole, altre sgradevole, talune adorabile e talaltre temibile... ma la sensazione persistente era di non essere ancora riuscito ad afferrarne l'essenza. Perciò, non si sarebbe perso l'occasione di studiarla meglio.

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    « . . . »

    Era solo per quello? Mentre si staccava dalla parte e scioglieva il nodo delle braccia sul petto -con movimenti rigidi e controllati- per allontanarsi lungo il corridoio, Kerobal si ritrovò a chiederselo senza riuscire a trovare risposta... ma in fondo non era necessario venirne a capo proprio in quel momento, non quando il mondo di Endlos -luogo di meraviglie e di orrori che cominciava a considerare la sua nuova casa- ondeggiava pericolosamente sull'orlo di una guerra, che egli prospettò ancora più grande di quella sostenuta contro il Drago Divora-Mondo.

    Perché, una bestia -per quanto colossale- ha solo il mero istinto,
    al contrario di quei misteriosi nemici, che sembravano proprio avere un piano...
    ...e, neanche a dirlo, la cosa
    peggiorava di molto la situazione.

     
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