Call to Arms (III)

Intermezzo ~ Laputa

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    Viaggiatore dei Mondi

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    Presidio Errante ~ Città Alta
    Mastio – Sala del Trono

    Gli occhi scuri del giovane Ufficiale scorsero ancora una volta sulla lettera che gli era appena stata consegnata alla cancelleria dell'Isola, come se -nonostante ne avesse scorto più e più volte le righe- la sua mente ancora stentasse a metabolizzarne il messaggio... ma non era tuttavia nulla che fosse imputabile alla missiva in sé: la grafia era nitida e precisa, ma le parole continuavano a scivolare via dalla stretta dei suoi pensieri; le lettere erano minuziose ed eleganti, ma non addolcivano la notizia che veicolavano.

    Drusilia era in un grave pericolo. Lady Galanodel, il loro Alfiere, si era ritrovata intrappolata insieme al Magister Saddler nella capitale del Pentauron, attualmente messa sotto schiaffo da una banda di criminali non meglio identificata, e per di più sigillata entro i confini di una barriera mistica che la rendeva invalicabile... almeno a detta del mittente, cosa che avrebbe proprio voluto chiedere di verificare al personale del Magisterium. Non per nulla, il Rettore era stato immediatamente convocato, insieme a tutti gli altri alti ufficiali di Laputa.

    L'eco di passi lungo il corridoio che antecedeva le doppie porte della Sala del Trono lo avvertirono che gli altri erano arrivati, e, restando in piedi in fondo ai gradini che conducevano al seggio dell'Autocrate, Cesare Vittorio Borgia si volse nella loro direzione per accoglierli; sul volto giovane -che da anni aveva conosciuto preoccupazioni più grandi della sua età-, tutta la gravità di quella situazione.


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    « Sono spiacente se siete stati scomodati con tanta urgenza e così poco preavviso,
    ma le circostanze sono assai gravi. »

    premise, accogliendo gli astanti con un'occhiata seria, prima di porgere loro la lettera
    « Questa comunicazione è giunta pochi minuti fa dall'Est: l'Alfiere Orientale ci avverte che -mentre vi si trovava in visita insieme al Magister Saddler- l'Autocrate è rimasto coinvolto in un attacco a Kisnoth ad opera di ignoti. »
    tacque per un istante, per dar loro il tempo di metabolizzare la faccenda, poi continuò
    « La missiva dice che l'intera area è isolata magicamente, che esiste un sistema non meglio specificato per poter valicare la barriera, ma che avremo un'unica occasione per farlo.
    Per non rimanere indietro, dobbiamo mobilitare le truppe ed essere schierati sul posto entro due ore. »


    Con ostentata calma -che strideva con la tempesta che gli montava dentro-,
    il Condottiero li fissò uno per uno, in attesa di udire il loro responso.



    Edited by Madhatter - 22/9/2014, 00:21
     
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    Viaggiatore dei Mondi

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    Grifis
    ಸುಳಿವು

    [...] La tua lealtà alla nostra causa è ben gradita.
    Fra tutte le cose di valore che possediamo,
    di certo questa è la più riconosciuta,
    nonchè tesoro più grande.
    ~ Drusilia Galanodel


    Post Singolo

    Rifuggivi con le memorie alla Quinta Bolgia e potevi giurare che il Castigo fosse seduto tra voi, ridendo, mentre si aspettava che tu gli dicessi "ho sbagliato". Ripensandoci, forse non era del tutto vero che avevi scelto Laputa e gli Aviatori per fuggire alla prigione di Fanedell; il volto di Cesare, la missiva che stringeva tra le mani, l'importanza e l'urgenza di quella chiamata... per Aulë non c'era mai di che annoiarsi in quest'isola senza meta!

    Drusilia e Yoko.
    Intrappolati da una magia.


    Una leggera risatina. Eri visibilmente invidioso.

    Un po' mi spiace per questi poveri ignoti: in che guaio si sono andati a ficcare!

    Non avresti pagato un doblone per sapere se Cesare, e gli altri tutti, avessero bene in mente che quella barriera magica era forse più a vantaggio per la Dama che per chi aveva attaccato il Pentauron; dovevano solo farla arrabbiare. Tuttavia eri consapevole che in sua assenza su di te e sugli altri Ufficiali ricadeva un ruolo di incredibile importanza: organizzare Laputa e nel tuo caso le milizie.

    Non penso di dover ricordare a lor signori che Laputa non può essere lasciata da sola, o forse sì? Magari vi rinfrescherò la memoria rammentandovi che qualcuno di noi dovrà rimanere qui a gestire il Presidio mentre solo una parte dei presenti potrà andare a dare sul posto.

    Un attimo di silenzio. Che non durò solo un attimo ma questi sono dettagli. Eri certo che tutti i presenti stavano già immaginando la tua prossima risposta, qualcosa sulla falsariga del "ci penserò io a spazzarli via tutti, voi restate pure indietro". Forse per questo ti stuzzicò un po' l'immaginare le loro facce sorprese, quando sbuffando facesti:

    Io non ho alcuna intenzione di andare. Un po' perché non sono ancora pienamente in forma e un po' perché dubito che troverei nemici abbastanza in salute dopo aver incontrato Yoko e Drusilia.

    Un rapido sguardo ai presenti giusto per sottolineare il "sì, è esattamente come avete capito". Quindi con un certo menefreghismo ti accomodasti sulla tua seggiola da prode Capitano, gesticolando con certa grazia agli altri.

    Per quanto riguarda voi... fate ciò che volete ma suggerirei una equa partizione dei nostri uomini. Giusto in caso qualcuno voglia farci visita mentre la Dama non c'è. Su, il tempo stringe!

     
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    Le sabbie del tempo.

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    Cesare.

    Lui e gli altri ufficiali del Presidio Errante erano stati convocati con un’urgenza assolutamente inusuale e già la cosa cominciava a impensierirlo un po’; Drusilia non era a Laputa in quel momento quindi o si stava verificando un’emergenza catastrofica che il Borgia non era in grado di gestire da solo o era accaduto qualcosa all’Alfiere, nel peggiore dei casi entrambe le cose.
    Accompagnato dalle altissime cariche dell’Isola nel Cielo, l’Antico fece il suo ingresso nella Sala del Trono dove colui che li aveva convocati li stava aspettando, il giovane viso segnato tanto dagli eventi passati che dal peso della preoccupazione e dalla gravità della situazione attuale.
    Non presagiva assolutamente nulla di buono.

    Sono spiacente se siete stati scomodati con tanta urgenza e così poco preavviso,
    ma le circostanze sono assai gravi.
    Questa comunicazione è giunta pochi minuti fa dall'Est: l'Alfiere Orientale ci avverte che -mentre vi si trovava in visita insieme al Magister Saddler- l'Autocrate è rimasto coinvolto in un attacco a Kisnoth ad opera di ignoti.
    La missiva dice che l'intera area è isolata magicamente, che se esiste un sistema non meglio specificato per poter valicare la barriera, ma che avremo un'unica occasione per farlo.
    Per non rimanere indietro, dobbiamo mobilitare le truppe ed essere schierati sul posto entro due ore.


    Stava ragionando nel modo più logico e freddo possibile: cosa avrebbe potuto intrappolare due creature potenti come Drusilia e Yoko?
    Decisamente le possibilità erano ristrette ad una frazione infinitesima delle entità che esistevano nel Multiverso, comunque un numero sufficientemente elevato da far sì che azzardare un’ipotesi fosse come sparare nel buio.
    Un vago alone di distorsione comparve attorno al Sommo, la luce stessa si piegava terrorizzata dalla sua fredda ira, mentre rifletteva su di cosa avrebbero avuto bisogno per farsi trovare con un esercito al Pentauron in appena due ore: andava mobilitato un esercito, studiate le mappe, preparato un incantesimo di portale abbastanza grande e stabile da permettere il passaggio di tutte le truppe.
    Fortunatamente era sufficientemente esperto di magia da poter creare un varco del genere in non più di mezz’ora, il tempo di crearlo fisicamente sul suolo di Laputa, probabilmente avrebbe potuto chiedere aiuto a Shantotto, che lontana dalle mura del Magisterium passava da entità assolutamente invincibile e priva di alcun senso a semplice maga indescrivibilmente potente.

    Drusilia e Yoko.
    Intrappolati da una magia. Un po' mi spiace per questi poveri ignoti: in che guaio si sono andati a ficcare!


    Aveva anche il coraggio di ridere, Grifis.
    Probabilmente il viaggio di ritorno dalla morte l’aveva reso avventato e privo della lucidità necessaria a valutare i rischi, se non fosse stato così concentrato a creare mentalmente le linee magiche necessarie per creare il portale per il Pentauron lo avrebbe colpito con il proprio bastone,
    Se non altro il Falco aveva deciso che rimanere a Laputa fosse la scelta migliore e con ogni probabilità aveva ragione, non era del tutto certo della sua stabilità psicologica ma nemmeno delle sue capacità in combattimento: era un rischio portarlo alla battaglia ma anche lasciarlo a governare il Castello nel Cielo.

    Il semplice fatto che siano intrappolati oltre ad una barriera che non sono in grado di sfondare dovrebbe darti un’idea del fatto che chi li ha bloccati abbia poteri fuori del comune.
    Comunque appoggio l’idea di Grifis che lui resti qui.


    Poi rivolgendosi direttamente al Comandante Verde.

    Prepara i tuoi soldati, li porteremo quasi tutti con noi, lasciando qui solo quelli che svolgono funzione di Forze dell’Ordine.
    Come tutti saprete è appena stato completato il mio progetto denominato Sole di Mezzanotte, che ha dotato Laputa di un esercito, per ora non numerosissimo ma comunque agguerrito, di golem.
    Il sistema è sicuro, naturalmente, e perfettamente funzionante entro i confini dell’Isola ma non sono del tutto certo per ciò che riguarda il resto di Endlos dato che test appropriati non sono ancora stati eseguiti.
    I Golem sono sotto il comando di Galio, in assenza dell’Alfiere, conferisci con lui in caso di problemi e di necessità di impiego.


    Appena finito quell’incontro avrebbe dovuto conferire con Galio, sollevandolo dall’obbligo di eseguire ogni ordine Grifis gli avesse impartito: si fidava assai più del giudizio del costrutto che lui stesso aveva creato con le proprie stesse mani che non di quello del Falco, tornato dalla morte dopo un viaggio tra i più insensati e allucinanti che l’Antico avesse mai fatto.
    In ogni caso c’era da andare a salvare Drusilia.

    Decisamente in questo presidio non ci annoia mai, mi chiedo come mai non sei venuto a prendermi prima.
    Volevi tenerti tutto il divertimento per te eh?

    Un divertimento senza confini.


    Lo scambio di battute mentali tra lui e il proprio famiglio chiuse, per l’Antico, quella piacevolissima riunione d’emergenza.
     
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  4. Shantotto
     
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    Il solo fatto che lei fosse stata convocata rappresentava un'accurata anticipazione dello scenario drastico a cui avrebbe dovuto far fronte.
    Nessuno si sarebbe mai permesso di far scomodare Shantotto dai suoi impegni per partecipare ad una riunione. Drusilia rappresentava la sola eccezione cui il Rettore si sarebbe prestato di buon gusto, e non sarebbe potuto essere altrimenti, vista la bontà con la quale l'Alfiere accoglieva ogni suo genere di richiesta. Ma quella missiva?
    Ricevere una convocazione urgente da parte di Cesare descriveva fondamentalmente agli occhi della Tarutaru due possibili alternative: il Cancelliere del Presidio Errante si era stancato di vivere, o l'intervento della piccola Maga era seriamente -inevitalmente- necessario.

    « Sono spiacente se siete stati scomodati con tanta urgenza e così poco preavviso,
    ma le circostanze sono assai gravi.
    Questa comunicazione è giunta pochi minuti fa dall'Est: l'Alfiere Orientale ci avverte che -mentre vi si trovava in visita insieme al Magister Saddler- l'Autocrate è rimasto coinvolto in un attacco a Kisnoth ad opera di ignoti.
    La missiva dice che l'intera area è isolata magicamente, che se esiste un sistema non meglio specificato per poter valicare la barriera, ma che avremo un'unica occasione per farlo.
    Per non rimanere indietro, dobbiamo mobilitare le truppe ed essere schierati sul posto entro due ore. »


    Al cospetto dei restanti Ufficiali e delle più alte cariche dell'Esercito, il Rettore ascoltò l'intero discorso senza mai battere ciglio. Conservò la stessa espressione impassibile anche quando fu il Falco Bianco a prendere la parola; si sforzò, per lo meno, di fingere di non aver avvertito l'arroganza di cui era intrisa la sua voce. Una riflessione corretta, però, l'aveva elargita: la necessità di non farsi prendere dal panico, e di badare con la stessa importanza all'integrità del Presidio.
    Intelligente in tal senso si rivelò l'intervento del Comandante Blu, una delle poche persone lì presenti su cui Shantotto era fermamente convinta di poter fare affidamento.
    Fra i vari Magister dell'Accademia era sicuramente quello con cui poteva vantare una maggior condivisione di vedute (oltre che di interessi).
    Pensò, dunque, che sarebbe stato meglio andare direttamente al punto della questione, evitando di perdere del tempo (mai così prezioso come in quel momento) in inutili chiacchiere e riflessioni.

    « Predisporremo immediatamente un teletrasporto magico. »

    Esordì quindi in ordine di priorità; un compito di cui si sarebbe potuto facilmente occupare il solo Magisterium, lasciando agli altri la libertà di prepararsi il più velocemente possibile per la battaglia.
    Gli ci sarebbero voluti meno di dieci minuti.

    « Per quanto riguarda la barriera »

    Interruppe quella frase per un istante, senza mai tuttavia abbandonare la compostezza che fin dall'inizio l'aveva contraddistinta.
    Nessuno dei presenti si sarebbe potuto rendere conto della pesantezza di quelle parole.

    « sarò io in persona a testare la possibilità di farvi breccia. »

    Non fece caso al silenzio che calò d'improvviso in seguito a quell'affermazione.
    Mai prima di quel momento il Rettore aveva abbandonato l'Isola. Non una sola volta dall'istante del suo arrivo su quel semipiano.
    Ed il significato era molto più profondo di quanto gran parte dei presenti non potessero nemmeno immaginare.

    « Laputa assumerà lo stato di massima allerta.
    Innalzeremo tutte le difese magiche del Presidio, nessuno potrà entrare o uscire dall'Isola nel momento in cui le truppe si allontaneranno.
    Questa condizione resterà valida sino al mio rientro. »


    Non le importava che i presenti riuscissero a comprenderne le ragioni. In un certo senso, era meglio così.
    Su una cosa però volle essere chiara, rivolgendosi a Cesare -e a nessun altro- in prima persona.

    « Sono stata chiara? »

    Qualcosa nello sguardo della Tarutaru gli avrebbe fatto comprendere che non si trattava di una presa di posizione ingiustificata. Né tanto meno di un atto di tirannia, di delirio di potere o di qualunque altra ragione potesse venire in mente ai partecipanti di quella riunione.
    Era una questione di importanza vitale per l'equilibrio del Presidio stesso.

    Le difese citate da Shantotto prevedono l'innalzamento di una tempesta perenne ed invalicabile che avvolge il Presidio da ogni lato.
    E' una condizione d'emergenza che viene attivata in caso di rischi estremi da Āciriyar, lo spirito del Magisterium, il quale si occupa di mantenerla costantemente attiva.
    Nessuno (eccezion fatta per Drusilia) è a conoscenza dell'esistenza di questo incantesimo.
     
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    Impeto e tempesta

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    -Stai scherzando, spero!

    Ok, era riuscito a rimanere zitto per quelli che erano stati i primi minuti di quella convocazione, in parte perchè si era trattenuto dal fare pessime figure davanti agli Ufficiali -temeva che Shantotto lo avrebbe trasformato in coniglio, per poi mangiarselo, altrimenti- ed in parte perchè era rimasto paralizzato all'idea che il loro Alfiere fosse finito in una trappola di tale portata. Non dubitava del potere della Dama del Vento, ma l'idea che non fosse riuscita a fuggire, nemmeno se supportata dal Magister Saddler, lo metteva in allarme sulla gravità della situazione. Per questo aveva accompagnato la sua esclamazione stringendo i pugni e battendoli con vigore sul legno massiccio di quel tavolo.

    -Il nostro Alfiere è in pericolo! La sua stessa immagine lo è, come la nostra: quegli stronzi ci hanno fatto un affronto! Ci hanno trattati come insetti, ci hanno presi in giro... e tu non hai intenzione di fare nulla?!!?!?

    Lanciò uno sguardo carico di risentimento verso Grifis, del tutto incurante del fatto che fosse il suo diretto superiore. Forse era semplicemente il suo legame con l'Alfiere a renderlo così emotivo... o forse il semplice fatto che fosse poco più di un ragazzino.

    -UN PO' DI ORGOGLIO, DANNAZIONE!

    Battè ancora i pugni sul tavolo, poi si accasciò al suo posto con sguardo basso ed occhi lucidi. Non sopportava l'idea che Drusilia potesse morire come non accettava il fatto che un Alfiere potesse essere messo sotto scacco così facilmente, senza nemmeno aver creato la trappola appositamente per lei.
    Chiunque fosse il colpevole, non li aveva solo colpiti.
    Li aveva anche umiliati.
    Inaccettabile.

    -La mia Legione è quella più impiegata all'estero, nonchè quella con più esperienza nei combattimenti campestri- spiegò le proprie ragioni agli altri, anche se una loro risposta affermativa o negativa non avrebbe cambiato proprio nulla, almeno per quello che lo riguardava -Io ed i miei uomini scenderemo in campo. E per tutti gli dèi erranti... giuro che gli apro il culo a quegli stronzi.

    Avrebbe continuato ad inveire e vaneggiare, se solo non fosse stato distratto dalla presa ferma e dolorosamente stretta del capitano Keiran. Ci fu un breve scambio di sguardi.

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    Il Capitano Liam Keiran sostava garbatamente seduto fra Beilschmidt e l'Ufficiale Minos, al centro di due fuochi, quasi disinteressato allo scambio di battute unilaterale da parte del collega albino e chiassoso. O almeno, così sembrò all'inizio: quando Gilbert prese a vaneggiare oltre il consentito -ed il sopportabile- non ebbe alcun indugio nell'afferrargli il braccio, così da bloccarlo.

    -Vorrei farti notare che non siamo in una taverna- gli rammendò, lanciandogli uno sguardo gelido -Inoltre, l'Ufficiale Minos non è il tuo compagno di merende, quindi evita di mancargli di rispetto per motivi inconsistenti, se ci riesci.

    -Non me ne frega nulla! L'Alfie...

    Gilbert non ebbe mai tempo di finire la frase: senza farsi nemmeno scrupolo di avvisare, il Capitano Keiran gli assestò un improvviso gancio sulla faccia, abbastanza violento da sbalzarlo verso Carriedo, seduto oltre Beilschmidt. Prima che potesse ricadere sul collega, ebbe tuttavia la rapidità di afferrare l'albino in tempo, tenendolo per i capelli. Lo riavvicinò a sè, fissandolo con il suo volto inespressivo ed al tempo stesso spaventoso. Gli occhi scuri ridotti a piccole fessure.

    -Ricordati che ricopri una carica di responsabilità, quindi non costringermi ad insegnarti l'educazione- parlò con voce calma e compassata, nonostante continuasse a tenere uno Gilbert ferito per capelli. Un rivolo di sangue gli scendeva dalle labbra pallide -Pur ammettendo di alzare tutte le difese e di rendere il Presidio Errante una cassaforte... se accorressimo tutti a salvare il tuo Alfiere ed al Pentauron finisse male, credi che sia furbo lasciare il Presidio Errante completamente privo di cariche politiche e militari? Dobbiamo assicurarci che vi sia un numero minimo di sopravvissuti se non vogliamo far cadere tutto in rovina!

    Aveva specificato quell'appellativo per la Galanodel poichè aveva già intuito da cosa erano dipesi i vaneggi del collega. Pertanto aveva preferito fargli notare che lui sapeva e poteva prendere provvedimenti, giusto come monito per i futuri colpi di testa.

    -Laputa ha bisogno di qualcuno che la protegga. Io resto: tu piuttosto, cerca di non farti ammazzare.

    Lo lasciò andare bruscamente, dunque incrociò le braccia e tacque.

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    Ascoltare le conversazioni dei suoi concittadini non era poi così complicato, non dopo anni di residenza sul Presidio Errante. Per quanto Antonio fosse probabilmente uno dei pochissimi naufraghi a non aver ancora imparato a parlare la lingua, era comunque in grado di comprendere la fonetica e tradurre in modo relativamente corretto quel che avevano da dirgli. In quel caso, il messaggio era abbastanza urgente: per non delle ben precisate ragioni ed a causa di nemici ignoti, l'Alfiere si era ritrovata intrappolata nel Pentauron in compagnia del Prorettore Saddler. A quanto gli era parso di capire, non erano in grado di uscirne, ma erano riusciti a lanciare un allarme, in modo da chiedere rinforzi.
    Bene.

    -UN PO' DI ORGOGLIO, DANNAZIONE!

    Confuso, sollevò lo sguardo sul collega furente. Davvero non capiva la sua agitazione: certo, era un'emergenza ma... quante volte erano già capitate loro situazioni orrende, oltre che assurde? Troppe per agitarsi a quel modo, almeno per come la pensava lui.
    Sta di fatto che riteneva strano che nè l'Alfiere e nemmeno il Magister fossero in grado di fuggire. Che fosse colpa di qualche abracadabra di cui non conoscevano l'antidoto? Maledetti stregoni e le loro macumbe. Personalmente lui non ne capiva nulla e non sapeva nemmeno a cosa sarebbero potuti servire così tanti soldati, se poi a risolvere il problema dovevano essere dei maghi.

    -Liam tiene razòn- cercò di consolare Gilbert, quando ormai fu liberato -Io resto: porta la Legione de Ryusang, se necesita.

    Non gli venne molto altro da aggiungere. Nonostante l'aria paciosa era abbastanza in apprensione: sperò solo che la situazione non degenerasse e si risolvesse nel migliore dei modi.


     
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    Nesrìn
    Il grosso portone che conduceva alla sala del trono si spalancò con forza, spinto con una foga così innaturale che gli scricchiolii echeggiarono in tutto il salone per una buona manciata di secondi. La responsabile di quel baccano si mostrò presto agli occhi increduli e seccati dei colleghi con un largo sorriso colmo di malizia stampato in faccia, selvaggia chioma rosso fuoco a incorniciare il viso ferino e profonde iridi ambrate che ardevano come fiamme, la voce roca e squillante come al solito.

    Il drago è arrivato, principesssine!
    Esclamò ironica, mentre allargava le braccia in un gesto di saluto tutt’altro che ligio alle formalità.

    Un’entrata in scena trionfale, dettata più che altro dall’arroganza e dall’ansia del drago di scatenare l’inferno: un’emozione molto familiare, che l’aveva accompagnata per tutta la vita e avrebbe continuato a farlo per il resto dei suoi giorni. La lotta era il solo e migliore modo che il drago conosceva per poter sopravvivere, perché ogni nemico caduto significava una maggiore probabilità di sopravvivenza per lei. Certo, poi lo scontro si faceva più interessante quando entravano in gioco avversari degni della bestia, ma il brivido della sfida passava in secondo piano quando bisognava affrontare un pericolo dalla natura ignota.

    Il drago bramava lo scontro, guidato come sempre dall’istinto, ma se c’era una cosa che Drusilia le aveva insegnato, era di non lasciare che la bestia offuscasse la sua capacità di giudizio. Domare il drago, non rinnegarlo: questo e nient’altro le aveva chiesto la Dama del Vento ... un impegno che, in realtà, lei aveva cercato d’onorare fin dal giorno della sua nascita, per non cadere preda della follia, ma che spesso e volentieri aveva finito con l’ignorare, vittima inconsapevole del Caos che le scorreva nelle vene.

    [...] l'Autocrate è rimasto coinvolto in un attacco a Kisnoth a opera d’ignoti.
    Strinse i pugni, la focosa, mentre il viso ferino mutava in una smorfia rabbiosa.

    A quella notizia il drago avrebbe tanto voluto ruggire tutta la sua furia, partire alla volta del Presidio Centrale e scatenare l’inferno su quei fottuti bastardi che avevano osato alzare un dito contro l’Alfiere; l’avrebbe fatta pagare cara a quegli stolti, così folli da osare mettersi contro il drago e la sua ira selvaggia! Sapeva per esperienza che Yoko e Drusilia erano guerrieri formidabili, in grado d’affrontare qualunque difficoltà senza troppi problemi, ma erano pur sempre suoi amici e preziosi alleati del drago ... e lei per nulla al mondo avrebbe esitato a dare alle fiamme le fottute chiacchiere dei Comandanti per correre in loro aiuto!

    Era già pronta a farlo, ma ...

    Stai scherzando, spero! Il nostro Alfiere è in pericolo! [...] Quegli stronzi ci hanno fatto un affronto! Ci hanno trattati come insetti, ci hanno presi in giro ... e tu non hai intenzione di fare nulla?! UN PO' D’ORGOGLIO, DANNAZIONE! [...] Io ed i miei uomini scenderemo in campo. E per tutti gli dèi erranti ... giuro che gli apro il culo a quegli stronzi!

    ... Gilbert riuscì a batterla sul tempo.

    Lo fissò incredula per una buona manciata di secondi, la rossa, per poi scoppiare a ridere.

    Quell’uomo era molto più simile a lei di quanto s’era immaginata! Mentre Grifis, Khatep e Shantotto s’erano già persi in noiosi sproloqui su come difendere Laputa da un pericolo incombente: con golem saltati fuori da chissà dove, magie bislacche e inutili raccomandazioni sulla buona ripartizione degli uomini, Gilbert era stato l’unico ad avere fatto un commento sensato! Alle fiamme il Presidio Errante, invece di perdere tempo a prepararsi contro una remota minaccia, era necessario dare la priorità al salvataggio dell’Alfiere! D’altronde, l’attacco non era forse la migliore forma di difesa? Dovevano agire ... e subito!

    Questa volta, però, non avrebbe inveito contro i suoi compagni. Se quegli sciocchi volevano giocare agli strateghi, erano affari loro! Elaborare tattiche non era il suo forte ... e mai lo sarebbe stato, ma poteva comunque capire le loro intenzioni. Certo, il drago li avrebbe sempre visti come un branco di vigliacchi che preferiscono discutere di un problema invece di risolverlo con azioni chiare e concrete, ma ora, grazie all’esperienza avuta con Drusilia quel giorno all’Arena Celeste, sapeva che non era la paura a guidare le loro decisioni, bensì la prudenza: un'emozione che il suo lato umano aveva dimenticato, soffocata dall’orgoglio del drago. Questo, però, non cambiava affatto la sua opinione in merito all’intera faccenda!

    Dovevano intervenire ... e al più presto!

    Ssono d’accordo con Gilbert ...
    Esclamò con voce calma e decisa, mentre puntava lo sguardo sul Capitano della Prima Legione.

    ... ma immagino che lasciare Laputa priva di difesse non ssia una buona idea.
    Una pausa, in cui la rossa mostrò una smorfia combattuta.

    Il suo lato umano dava ragione a Liam e Antonio, alla loro lucidità e prudenza, ma il drago ardeva dal desiderio di scatenare l’inferno su quei viscidi e infidi bastardi che avevano osato sfidare la sua furia.

    Fate quello che credete più giussto.
    Un sospiro. Lei sapeva solo combattere ... e quello avrebbe fatto!

    Io vado a ssalvare l’Alfiere!
    Voce roca, il fuoco negli occhi.



    Edited by Nesrìn - 27/9/2014, 23:27
     
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    Quando lessi la firma di Cesare Borgia incisa sulla missiva che mi venne recapitata, ebbi il primo sentore che qualcosa non stesse andando per il verso giusto.
    Per quanto l'Ufficiale rappresentasse una figura nobile e rispettata all'interno del Presidio, era assai raro ricevere convocazioni che portassero il suo nome; era sempre stato l'Alfiere in persona, od al più Ufficiali appartenenti alla gerarchia militare, a richiedere con una certa urgenza la presenza di un Capitano.
    Ritrovare riunite in una sola stanza le più alte cariche del Presidio, constatando inevitabilmente l'assenza fisica della Dama del Vento, non fece altro che alimentare ulteriormente i miei timori.

    « L'Alfiere Orientale ci avverte che -mentre vi si trovava in visita insieme al Magister Saddler- l'Autocrate è rimasto coinvolto in un attacco a Kisnoth ad opera di ignoti. »

    Calò un silenzio innaturale.
    Per ben più che qualche istante nessuna delle persone riunite in quella sala ebbe il coraggio di commentare quelle parole.
    Mai prima di quel momento ci eravamo ritrovati in una situazione del genere; il nostro Alfiere era in pericolo di vita.
    Lontana dalla nostra terra.
    Mi si raggelò il sangue.

    Non penso di dover ricordare a lor signori che Laputa non può essere lasciata da sola, o forse sì? Magari vi rinfrescherò la memoria rammentandovi che qualcuno di noi dovrà rimanere qui a gestire il Presidio mentre solo una parte dei presenti potrà andare a dare sul posto.

    Fu il Falco Bianco il primo a prendere il controllo della situazione, e la lucidità del suo intervento
    rese evidente a tutti i presenti le ragioni che portarono Drusilia a proclamare Grifis uno dei suoi secondi in comando: al di là della maschera ironica ostentata durante il suo discorso, dimostrò una freddezza ed una capacità d'analisi degna di rispetto.
    Fu in primo luogo un richiamo all'ordine ed alla calma, all'organizzazione, alla difesa ma al tempo stesso all'offensiva.

    Comunque appoggio l’idea di Grifis che lui resti qui.
    Prepara i tuoi soldati, li porteremo quasi tutti con noi, lasciando qui solo quelli che svolgono funzione di Forze dell’Ordine.


    A seguire vi fu l'intervento di un altro Ufficiale, il Comandante Blu degli Aviatori. Seguirono le raccomandazioni di Shantotto, le sfuriate di Gilbert ed il richiamo Liam.
    Chi più e chi meno, era evidente come tutti i presenti avessero accusato in maniera non indifferente una notizia di quella portata.
    Ed io... che cosa avrei dovuto fare? Fino a quel momento fui incapace di formulare anche solo un pensiero di senso compiuto.
    L'idea di dover decidere da solo, di non poter rispondere ad un comando del nostro Alfiere...

    Fate quello che credete più giussto.

    Le iridi castane si soffermarono infine sull'animo insolitamente calmo e risoluto del Drago.

    Io vado a ssalvare l’Alfiere!

    Mai prima di quel momento avrei immaginato che nei suoi modi di fare avrei potuto trovare una risposta alle mie incertezze.

    « Andrò anche io. »

     
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    La fresca brezza del mattino scivolò sugli steli umidi di rugiada della vasta distesa erbosa, scuotendo gentilmente il prato come fosse stata un'unica armoniosa verde onda di marea, facendo dondolare in un delicato assenso le teste dei profumatissimi fiori bianchi che trapuntavano il tappeto smeraldino, e scorrendo distrattamente le pagine del libro con dita invisibili; più in alto, la volta celeste era tersa e luminosa, e un caldo sole dorato completava lo scenario di quella giornata perfetta.

    Eppure, nonostante ogni dettaglio dell'ambiente non sembrasse altro che lo specchio della più completa serenità, qualcosa turbò la quiete atarassica di quell'idillio: nell'aria frizzante echeggiò d'un tratto minaccioso il boato remoto di un tuono lontano, e -per quanto lieve ed attutito- fu proprio quel suono a ridestarlo dal suo sonnellino... e, nel tirarsi a sedere di scatto, uno strano senso di urgenza e di pericolo lo colse.


    jpg
    « ...cosa? »

    Per qualche istante rimase seduto nel bel mezzo della prateria, con i sensi all'erta e le orecchie tese, ma tutto ciò che gli riuscì di catturare fu il ripetersi di quell'eco; perplesso, il giovanotto biondo sollevò gli occhi blu al cielo limpido, e se pure avvertì vibrare nell'aria elettrica il presagio di una imminente tempesta, il suo sguardo non riuscì a scorgerne alcuna avvisaglia. Stava forse per accadere qualcosa...?

    jpgDopo la vittoria conseguita durante la Caccia al Drago Divora-Mondo, e aver salvato Drusilia dalla Strega Rossa che aveva vigliaccamente osato aggredirla, la donna bionda che aveva preso a visitare i suoi sogni nell'ultimo periodo lo aveva accolto in quello strano luogo onirico, gli aveva fatto tutto un discorso su pericoli che minacciavano la sua casa e le persone a cui voleva bene, e... gli aveva offerto la possibilità di raggiungere la forza necessaria a proteggerli: così era cominciato per lui un addestramento speciale.

    In verità, la Dama dei Sogni non gli aveva fornito molti dettagli, ma Ryusang aveva subito sentito di potersi fidare di lei; era una cosa che non sapeva spiegarsi, ma di cui era fermamente convinto, e poi... aveva occhi verdi come quelli della mamma Gran Maestro e la stessa malinconica dolcezza della mamma'Alfiere Orientale – e proprio come loro, anche lei gli aveva insegnato molte cose; tuttavia, senza spiegargliene il motivo, un bel momento ella aveva preso congedo, dicendogli di aspettare il suo ritorno – e lui era stato ubbidiente.


    ...ma un terzo rombo di tempesta lo mise in agitazione. Quanto tempo era trascorso da quando la Luna era andata via? E lui? Da quanto mancava da Endlos? Da quanto tempo mancava da casa? Sull'onda di quell'interrogativo, il suo pensiero corse a Laputa, alla sua famiglia... e un brutto presentimento lo assalì; d'un tratto, l'idea di restarsene lì con le mani in mano gli divenne intollerabile, e -insofferente a quell'inerzia- il Nibbio balzò in piedi, pronto ad andarsene. Fu allora che una manina si aggrappò alla sua, per trattenerlo.

    « No... Lei ha detto che non devi uscire da qui. »
    mormorò accorata la voce della ragazza ora in piedi alle sue spalle
    « Devi avere fiducia... Tutto andrà per il... »

    png

    Poco o affatto cosciente di come fosse giunta in quella stanza, ristette in piedi accanto al giaciglio dove il biondo Principe dell'Isola giaceva in stato di incoscienza da ormai lunghi mesi, rinchiuso in un sonno mistico e misterioso; la sua mano candida, stretta a racchiudere quella del dormiente.

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    « ...meglio. »

    Le labbra pallide si incurvarono in un sorriso gentile, e mentre si accoccolava per terra al suo capezzale, l'albina reclinò il capo da una parte e lunghe ciocche d'argento scivolarono sulle piccole corna nere e ricurve che le incorniciavano il faccino; lei sarebbe rimasta lì a lungo, ma con il Presidio Errante in fermento, nessuno avrebbe mai notato quel singolare evento... Dopotutto, il sogno non ha testimoni.

     
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